Se ne è andato. Chissà cosa avrà trovato dietro l’angolo.

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Già, anche Maurizio Costanzo, in un baleno ha voltato l’angolo estremo della vita secolare e se ne è andato in quel regno ignoto dell’ultra. Una malinconia constatarlo. Perché? Beh, perché è sempre profondamente triste doversi separare da un volto, una voce, un essere umano a cui in un modo o un altro sei affettuosamente legato o apprezzi per le sue qualità. Ma, lo è ancor più quando una voce t’annuncia che è chi per lunghi anni, col suo modo di essere, di comunicare e interagire, intelligente e unico, ti ha empaticamente conquistato. Seppoi in serate di solitudine fatto compagnia, in momenti di estrema preoccupazione, privi di luce e fiducia, strappato un sorriso, con un oh di meraviglia, per qualcosa o qualcuno di strano, sollevato il morale, comanche molto spesso fatto riflettere o almeno porti qualche domanda in più su tematiche sociali, di costume, di circostanze temporali, giammai avresti voluto separarti.

L’andarsene di M. Costanzo per me, è veramente una strappo animistico, tristissimo da accettare senza un moto di irritazione verso un permanere terreno passeggero. Purtroppo è una realtà costrittiva dell’esistenza di tutti. Qualche volta nella sua amarezza del distaccarti da un essere che “ami” sarebbe opportuno soffermarsi un po sulla sua costante presenza. Sebbene neutrale nella sorte del genere umano, affianca nel cammino e senza preavviso lo interrompe a chiunque. Di regola non c’è ricchezza, talento, fama che può mutare la sua crudezza oggettiva di svoltarti l’angolo.

Chissà se dietro quell’angolo che in un modo o nell’altro lo incuriosiva e gli poneva un interrogativo Maurizio ha trovato la risposta che razionalmente si aspettava. O perlomeno, quella che gli ha soddisfatto quell’intimo desiderio di sapere con chiarezza cosa c’era dall’altra parte, gli ha finalmente aperto il sipario dell’enigmatico mistero che disgiunge la materia dallo spirito. Mi auguro di si. Quel che è certo adesso lo sa. Sfortunatamente è altrettanto certo che il suo finalmente sapere immalinconisce, crea una sensazione di distacco che mai avrei desiderato, tantomeno i suoi cari e nemmeno il suo smisurato pubblico. Per certi versi quel sipario che gli ha aperto la comprensione dell’ignoto, ha creato un vuoto incolmabile nell’affollatissimo scenario comunicativo. Seppur di contatto indiretto coinvolgeva quanto quello immediato con un amico. Talvolta anche assai di più perché spaziava in modo incredibile su una varietà umana senza deferenza alcuna al ceto, cultura, prestigio sociale, nemmeno di preclusione etica e etnica. Con grande maestria, arguzia, acuto senso del potenziale attrattivo per una platea virtuale eterogenea, sapeva collocare autorità, intellighenzie, star mondiali, sconosciuti tutti sullo stesso piano conviviale.  Al contempo, con una semplicità unica di interloquire con l’uno o l’altro, distinguere le differenze, dar risalto al talento, elevare le incisività private, mettere in luce doti. Insomma trasferire all’esterno di ogni partecipante seduto nelle poltroncine, da Lui allestite con un criterio all’apparenza casuale ma ben studiato in tempi di spettacolo interfacciato alle diversità di offerta di intrattenimento, un non so che di particolarità. Talvolta di singolarità ieratiche contrapposte alle mondane che affascinava e vivacizzava la platea presente e quella via cavo seduta sul divano. Credo che questo suo modo di essere rimanga ineguagliabile. Tanti han già provato a imitare nessuno fin ora ha saputo decifrare il quantum distintivo del suo servirsi di un mezzo comunicativo per informare, sensibilizzare su scomode realtà del nostro paese, focalizzare l’attenzione su tematiche impopolari, a volte convergere l’opinione pubblica su un talento da renderlo celebre, un personaggio ermetico o portatore di scienza e conoscenza concreta e immaginifica, mistica e anticonformista, generare ruoli innovativi, divertire senza mai stancare.

Non so come era Maurizio Costanzo nel suo insieme essenziale di uomo, padre, marito, e se il suo esternare nel privato, in chi gli stava accanto, condivideva pensieri e azioni nella vita di tutti i giorni si accordava a quella dell’immagine nel pubblico. Quel che so, analogo o del tutto differente, nel mio immaginario ciò non ha rilevanza, Maurizio Costanzo è stato , è, resterà un essere umano indiscutibilmente geniale, dotato di un appeal esplicativo sofisticato espresso con modi e maniere lineari e talmente genuine che arrivava a chiunque . Anche quando ispirava a discutere, in un senso o nell’altro, non era mai per qualcosa di oltrepassato, sempre per qualcosa che vincolava a proiettare le considerazioni in direzione evolutiva, sia sul piano socio-umano che su quello strettamente collegato al mondo tele -virtuale. So anche che molti gli debbono tantissimo, spero come esternano in questo momento, non lo dimentichino. Un pensiero di cordoglio e profonda vicinanza ai figli, a Maria, alle ex e a quanti collaboravano con Lui.  

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 Buon viaggio interstellare. Il tuo show, “bontà loro” senz’altro continua !

bydif

 

Continuando…

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Continuando, il già detto dei possibili eventi globali che  illudersi a tutti fa male. Andando ai segni che delineano lo schema cosmico, che può esporre invece ad hoc il sibillo? Beh, ad hoc per ognuno uhmm…! Nel complessivo… In primis può esprimere che il 2023 al primo venticello marzolino par proprio riservare una sorpresa generale da evolvere la sorte a tutti. In meglio o in peggio? Dipende da quel che a livello individuale uno intende! Una cosa è comunque certa. Quella di stare allerta in modo da cogliere l’attimo per afferrar il rametto di salvataggio che  nell’arco dell’anno dal fato cosmico è offerto. In ogni caso, in cielo si mormora che attenti e distratti a tutti i 12 segni qualcosa di diverso li desta. Qualcuno percepirà che è l’ attimo per sbarazzarsi di quel che è arcaico per affermarsi; qualcun altro intuirà di tuffarsi di lena in quel che fa per finanziariamente risollevarsi; altri d’iniziar a riflettere su quel che veramente voglion o possono ottenere da collaborazioni cogli altri; certuni che pazientare è inopportuno ed è meglio sbrogliarsela cambiando strada ai traguardi; tal altri, più fortunati, che finalmente si ricomincia a sognare di avanzare spediti verso la vittoria ambita. Al dunque come la va sibillo? In sintesi le stelle dicon che ai segni di acqua quest’anno la va un po’ a tutti ma agli scorpione meglio di tutti; ai segni di aria che da fare ce ne è per tutti ma è la bilancia a destarsi prima per cantarle a tutti; a quelli di fuoco che quest’anno possono rinvigorirsi e imbarcarsi per nuovi ambiti percorsi ma è l’ ariete a batter tutti; ed ai segni di terra che può dir di meglio se non che dal sol di maggio possono rimpinguare le casse ma è il toro a intascar la fortuna grassa. Ciò detto, quel che  il sibillo puo’ ai singoli segni segnalare di bello o meno è quanto segue:

ariete: meglio non dormire, conviene da subito mettersi in moto e ripartire. Col bel venticello che spira e riarma l’energia deterministica, è opportuno attivarsi a osare e non a indugiare. Per cui, fissare obiettivi, traguardi e avventurarsi in nuove sfide nella giungla professionale, è il mantra annuale da sfruttare per risalire nella scala economica-sociale e riaccendere quel fuoco passionale ottimo per guerreggiare e vincere. Al dunque, la sorte è propizia a rialzar la testa e instradarsi con fiera volontà verso le mete auspicate. Quest’anno, non delude i progetti e l’impegno. In ogni settore fornisce l’occasione giusta per riequilibrare l’esistenza su un livello di sollievo, in più, in ambito lavorativo e professionale la chance per alzar la posta di ingaggio e in quella relazionale di pacificar gli animi. Tuttavia vai di lena nel primo semestre, nel secondo un po’ rallenta ma se sul finir dell’estate sbuca un contratto finanziariamente vantaggioso, sii accorto, non precipitarti a firmare, leggi tutto e annota i segnali che invia il tuo intuito.

Toro: quest’anno spira un vento forte, giusto giusto a un cambiamento che spazza via l’ anticaglia che da un po’ impaccia la proverbiale pazienza e ti rilancia su ogni piazza in cui venturi la solerzia. Bensì, prima di elaborare progetti e azioni idonee a migliorar l’attuale posizione, puntella bene i piedi da non perder l’equilibrio e cadere a terra. Oggettivamente scrutando il ciel che ti sovrasta il vento è favorevole ad agevolare il variare in meglio l’esistenza, ma un tantino pazzerello, per cui c’è rischio che sul più bello ti trottola a mulinello da invertire la marcia ai traguardi ritardando il successo o concludere quanto in progetto. Quindi fino a maggio stai ben attento da che parte gira da batterlo sul tempo, poi vantaggia le idee positive a mirare un tantino più in alto e nelle questioni economiche-operative tira fuori iniziativa e competenze e vai dritto dritto al punto d’arrivo con un bel bottino. Tuttavia tra settembre e ottobre nelle relazioni sii ancor paziente in modo da evitare spinosi conflitti a lungo termine, anzi….anzi se in famiglia o con soci t’avvedi circolar qualche malumore fai la valigia e parti per un lungo viaggio all’estero.

gemelli: non sarà un anno carico di frizzi e capricci da brillar in società e tantomeno per sfoggiare la scaltra dialettica accattivante qua e la. Piuttosto è di quieto ragionare sul come agire per progredire il complessivo esistenziale e orientare le competenze professionali a misurarsi con maggior senso pratico nella realtà circostante, dimodochè stabilizzare i guadagni e facilitare la realizzazione dei prefissi traguardi. Quindi, a ben intendere il fin dell’anno, più che contare sulla fortuna devi contar sulle qualità logiche, pertanto nei momenti un po’ ostici che è accertato non mancano di bussare ogni tanto alla porta, diventa fondamentale mantener il controllo nervoso e salutare chiarire ogni qui pro quo con colleghi, partner e familiari.

cancro: ecco un anno buono per cancellare dall’agenda della memoria sconfitte e disillusioni per finalmente recuperare fantasia e buonumore e cogliere inedite opportunità per inaugurare una nuova esistenziale stagione. Dunque non essere indolente e affidati al buon vento. Anzi, nei primi tre mesi metti in moto le antenne intuitive e ripulisci l’ambiente dalla soggettività, poi in aprile ristruttura la volontà ad essere indipendente dal clima affettivo che ti serra l’agire dinamico e creativo. Così, a maggio, la buona sorte può spalancare le porte per muoversi in ogni settore senza intoppi, e passo dopo passo elargire consistenti occasioni per concretizzare i desideri e rendere gratificanti tutte le operative azioni e, perché no, incontrare anche l’amore. Però stai attento al solleone, troppe emozioni rallentano la digestione!

leone: scegli tu… in quest’anno se vai oltre nel pretendere non concludi e ci perdi l’ occasione di aumentare guadagni e reputazione. Se ti accendi litighi inutilmente, trasformi un puntiglio in dissidio, comprometti il successo dei progetti e la sicurezza di poter contare sull’appoggio di colleghi, famiglia e partner. Ma se pazienti negli intenti ambiziosi, ti riconquisti gli amici, sbaragli i nemici e arrivi ai traguardi senza alcuna difficoltà in ogni ambito, inoltre eviti rischi e pericoli da stress. Tieni a mente che se vuoi mutare le condizioni attuali, le migliori opportunità, in ogni settore, la sorte le offre nel primo e ultimo trimestre, per cui occhio a non garbugliar gli eventi con la solita solfa egocentrica che sei er meio der meio, tra giugno e settembre, zitto zitto qualcuno può rifilarti una brutta sorpresa.

Vergine: con una serie di contrattempi l’anno sembra proprio metterti alla prova del nove. Tuttavia se mantieni ben saldi i nervi e lasci da parte polemiche ed esitazione, sfoderi l’arma dell’ardire tenace, al tirar delle somme incameri un bel bottino di padronanza da avvantaggiare l’avanzare programmatico lavorativo e al destino complessivo. Per cui un anno un po’ bizzoso negli eventi pratici quotidiani, in alcuni momenti assai stressante e psicologicamente impegnativo per fronteggiare e risolvere le grane ma costruttivo all’avvenire. Può essere che nelle relazioni vecchie, trovi un buon socio, in quelle nuove, il partner  che da tempo sognavi. 

bilancia: in quest’anno hai tutte le chance di ritrovar il quid diplomatico che ti fa brillar in ogni ambito, però, fino a giugno vai adagio nel giudicare scarse le possibilità di incassare compensi equi al merito. Particolarmente evita di questionar in famiglia e accetta le offerte di collaborazione dimodochè aver tempo per concentrati ad ampliare le competenze professionali appropriate ad ammodernare i metodi del pianificare e dribblare in anticipo sleali e concorrenti. Ma poi lanciati a razzo con entusiasmo sugli obiettivi programmati, trascinerai la fortuna dalla tua parte che faciliterà l’occasione di eventi e relazioni da ricavare un posto al sole a portafoglio, sentimenti e professione.

scorpione: non iniziare l’anno turbato da un fato che, diciamolo pure, ha intralciato e reso difficile ogni sentiero battuto e qualche volta pure beffato negandoti il successo meritato, poiché questo è tutt’altro. Infatti, a ben scrutare sei tu al comando del favor stellare, senza dubbio il 2023  ti riserva una bella fetta di fortuna da rifocillar corpo e animo in ogni esistenziale campo. Quindi rinfranca lo spirito di iniziativa a programmare gli obiettivi pratici in modo positivo e posiziona l’eccellente intuito sulle mete da raggiungere senza indugio. Poiché, la buona sorte, già all’arrivo della primavera, con una serie di opportune coincidenze ti darà un assaggio di come intende spianar la via del successo a quanto in progetto, e da ottobre in avanti, mette sul piatto, un carico di gratificazioni in prestigio e soldoni e la certezza di un domani migliore, non dar credito agli imbroglioni e non perder la calma in discussioni. Con tutto ciò, per non farti perdere lo smalto combattivo propone all’ambizione anche qualche azzardo in più che gestito con testa e passione, in certe trattative, fa ottenere vantaggiosi accordi.

sagittario: smetti di dubitare, rimetti le ali a brio e passione e affronta l’anno con leggerezza ed entusiasmo poiché è quello giusto per metter all’angolo gli impegni tortuosi che tanto hanno intralciato il quotidiano del recente passato. Eh si, la sorte sta maturando un bel cambiamento in cui per primo ti rimette in cammino verso le mete ambite o progettate ancor non conquistate per diverse circostanze che han frenato, talvolta duramente avversato, le possibilità di arrivare al traguardo. Poi ti rinvigorisce il carnet relazionale con qualche conoscenza improvvisata ma altamente adeguata per inserirti in quella parte di società affine al tuo gentil pensar e facilmente comunicare. Dopodiché, da maggio in avanti darà nuovo slancio a professione e sentimenti facendoti fare un bel salto di qualità in prestigio, guadagno con ottima intesa col compagno . Infine ad agosto penserà al tuo look donandoti un aspetto determinato e assai brillante da vincere qualunque timore di critiche ambigue, da novembre a interagire con ottimismo e osare anche una bella fuga temporale per accrescere la visione culturale. 

capricorno: scalpita scalpita, avanza e indietreggia, che ci credi o no, sei prossimo alla vetta. Quindi, fin ad aprile prosegui spedito verso l’obiettivo ambito che con avvedutezza hai pianificato e tanta energia, costanza e decisione impegnato, per superare le varie complicanze. Bensì a marzo, stai ben accorto agli eventi del circostante e in ambito professionale registra i movimenti insoliti di colleghi e concorrenti, da ambedue puoi apprendere delle novità da sfruttare a vantaggio nella carriera e astutamente collocarti in una posizione di maggior autorevolezza con al seguito un aumento di guadagno. Oltre a ciò, il 2023, attraverso occasioni fortuite e mezzi razionali per intercettarla, propizia anche un importante mutamento, coincidente, soprattutto, con la sfera personale e i settori connessi alle attività pratiche. Invero, alla luce oggettiva, la trasformazione è già in atto da lungo tempo, per cui non c’è da temere un brutto tiro della sorte, o cambiamenti fatali, piuttosto la conclusione di un ciclo evolutivo essenziale al progredir nell’esistenza. In ogni caso, tutto il contesto cosmico palesa d’esser un anno intenso di eventi giovevoli alla crescita finanziaria speculare alla competenza nonché, a parte alcuni brevi contrattempi, di successo gratificante. Tuttavia lascia poco spazio a distrazioni, concede alcuni momenti per coltivare relazioni e nuovi interessi, qualche emozione piacevole negli affetti.

Acquario: non sarà un anno incolore, ma di frizzante rivoluzione. Eh si, finalmente si esce dal tunnel scialbo e si rivede la luce del dinamismo libertario. A tutti gli effetti, scrutando il ciel, si intravede un cambio di look determinante per rimettere in gioco al presente determinazione e dialogo e aprire al futuro un nuovo sistema di viver e condividere la vita. Non c’è che dire, volenti o nolenti è l’anno da mettere in moto tutti i talenti per convincere il destino a cedere le redini e offrire tutte le opportunità per mettere al bando incertezza e blocchi e fare scelte risolutive da pilotare, i come e i perché dei settori dell’esistenza, in modo concreto, affine alle qualità specifiche e soprattutto appagante intelligenza e spirito. Quindi il mantra del 2023 è condurre attività professionale, relazioni, sentimenti ed avvenimenti in autonoma percezione e fattività. D’altronde l’anomalia dei modus operandi sta negli ultimi anni, scardinati da quella disinvolta originalità e ribellione al tran tran e interrati nelle remore delle delusioni. le chance migliori le offre al primo sol di febbraio e marzo, al solleone d’agosto e al frescolino autunnale, quelle un tanto ancor di paure, conflitti e indecisioni a maggio e ottobre.

Pesci: stai attento a chi conosci o per caso ci intavoli un dialogo, può essere il tuo pesce propizio a instradarti in un percorso innovativo nel quale scoprir potenzialità ancor inesplorate che messe in pratica ti faran guazzare in acque produttive da assecondare la realizzazione di quei progetti accantonati e pure quelli ai quali mai avevi pensato. Per di più, un buon vento da fine marzo a tutto aprile, e da fin novembre a natale spirerà in direzione ottimale da recuperare un po’ di chiarezza intellettuale per resettare l’ambiente operativo e relazionale da poi avventurarti senza timore in lidi perfetti per creare rapporti gratificanti e certi. Comunque, Il top delle idee e del fiuto proficuo a captare come realizzare i desideri l’anno lo riserva sul finir di ottobre, quello da lasciar stare ogni azzardo speculativo o relazionale a metà luglio.

Per concludere, il ciel delinea le possibilità fortunose ma è l’individuo a praticarle. In conseguenza, la buona o cattiva sorte di un destino ognuno se la decide. Pertanto può essere che qualcuno ribalta ogni indicativo pronostico del segno cosmico, certuni, con le loro decisioni, vanno oltre il personale e possono perturbare gli eventi di tutti quanti.

 Ah…perchè  ora e non prima? Beh  ormai lo sapete che i tempi  del sibillo son di lassù e non quaggiù. 

                    1 ariete-horz

Ad ogni modo augura di far le mosse giuste e di viver il 2023 senza troppe angustie. 

bydif

Mai avrei supposto che…

2Come succede a tutti i mortali anche la regina dei due secoli Elisabetta II sovrana del Regno Unito e del Commonwealth l’8 settembre ha concluso il suo percorso di vita terreno per trasferirsi in quello ultra. Come era ipotizzabile il suo andarsene non poteva ne passare inosservato ne senza un cerimoniale di saluto conclusivo adeguato al suo rango. Debbo dire che diluito in 11 giorni e studiato nei minimi particolari è risultato alquanto aderente, sia come tributo d’onore a una sovrana che per 70 anni è stata intelligente guida cardine del suo popolo, indiscutibilmente ferrigna nello svolgere il suo dovere con dedizione, sia di omaggio a una donna, di stile, coraggio, fede, com’anco di spettacolare sublimazione comunicativa di un passaggio di regno. Tuttavia nell’ultimo viaggio “mondano” di Elisabetta II a stupirmi imprevedibilmente non sono stati i rituali cadenzati, cavalli e cavalieri della Royal Navy, le giubbe rosse, i grandi colbacchi neri, le cornamuse, i costumi, il folklore tradizionale , le mise delle dame, re, principi e quant’altri giunti da ogni parte del mondo per l’estremo saluto. E no, a sorprendermi è stata la enorme commozione che ha sommerso il suo popolo, i volti scossi, addolorati, esterrefatti come se persa Lei perso tutto o non vi fosse più certezza di un domani. Quell’incredibile folla di ogni età che assiepata ha fatto ala silenziosa ad ogni suo passaggio come a stringerla in un abbraccio, o magari a dirle: “weh,ci sono anch’io a omaggiarti!” . Ma più di tutto a sbalordire il mio seguire l’evento sono state le lunghissime file di persone di variegata età, fede, etnia, livello sociale che istintivamente per uno sguardo di pochissimi secondi ha atteso ore e ore. Beh, quello inimmaginabile lungo serpentone di gente composta e silente per esserci un attimo, mi ha davvero trasmesso sensazioni da un lato di meraviglia dall’altro di riflessione sul cammino esistenziale di questa longeva regina . La prima che col suo modo di essere Elisabetta II si era conquistata affetto, considerazione e ringraziamento popolare. La seconda che la circostanza che coinvolgeva un popolo a partecipare in massa all’addio alla sua regina specchiava un immagine di una umanità ancora capace di andare oltre le beghe terrene, rattristarsi, commuoversi e manifestare apertamente i suoi sentimenti. Il che scollava assai con un mondo attuale fluido che in un istante brucia valori secolari, sperpera patrimoni di cultura, educazione tradizioni, massacra il certo precedente per tuffarsi nel fugace conseguente senza un beo di ponderazione. Altresì sorprendeva piacevolmente perché dichiarava che nel profondo, forse profondissimo l’essere umano riesce a mantenere un briciolo della sua essenza originaria, che poi è il suo perché esiste e per breve o lungo soggiorna su questa terra. La terza, nessuno quaggiù ha il privilegio di una sosta eterna. Cosicché, poveri diavoli, ricchi signori, superpotenti, santi e criminali, han la stessa sorte. Di fatto, poco conta la differenza sociale, la storia personale o il patrimonio, prima o poi, con gloria o con oblio, costernazione o indifferenza, ognuno fisicamente è destinato a marcire e animicamente trasvolare nell’ultra. Lampante, sta di là certezza di ciò. Vale a dire constatare che si è essenza incorporea indistruttibile e corporea deperibile. Certo, ci si può credere o no che alla fine di qua si inizia a vivere di là. Lecito dubitare, tuttavia meglio non scartare l’ipotesi che una parte inesorabilmente finisce mentre un altra continua all’infinito di là . Per cui mi son detta: misà che debbo cambià strategia vivendi, che inizio a equilibrare le energie terra cielo, progredire ed evolvere conciliando le necessità in armonia, quindi esplicarmi in quelle materiali senza escludere quelle spirituali. Particolarmente iniziare a coltivare la logica a elevare le aspirazioni, sintonizzare i desideri a confluire verso l’alto. Il che vuol dire non lasciarmi più assorbire ogni pensiero a mirare al sostanziale e lasciare spazio ai richiami extra, ma anche più amare che ignorare, perdonare che odiare, pacificare che aizzare, meditare il silenzio per captare la musicalità del codice dell’infinito Difficilissimo. Difficilissimo perché fin ora aggrappandomi al raziocinio e anche alla convenzionalità circolante su certe tematiche ho cercato più di esiliare che accogliere i messaggi extrasensoriali diretti e indiretti, o perlomeno mai in modo da poi esprimerli in toto. Ci proverò. Sarà la volta buona? Si vedrà…

Sta di fatto che mai avrei supposto che seguire l’andarsene della regina Elisabetta II mi suscitasse tanto considerare l’ultra e debbo ammettere per quel sorriso contagioso provocato un brivido di tristezza e commozione.

reg - Copia

bydif

 

A proposito di…

spigolatrice sapri

A proposito del can can mediatico sulla statua bronzea della “spigolatrice di Sapri”, ovvero la figura emblematica del risorgimento poetizzata da L. Mercantini e plasticamente realizzata dall’artista E. Stifano su commissione delle autorità locali…Ci può stare un tanto di controversia valutativa perché…Perché non è insolito che l’esposizione di un opera d’arte scatena una reazione clamorosa e l’artista che l’ha realizzata sia sommerso da una marea di critiche più o meno opportune o accettabili. Si sa, la fruizione di un una qualsiasi opera visiva o letterale o… è piuttosto soggettiva per cui può piacere e non piacere e ci sta che susciti opinioni contrastanti anche vivaci. Tuttavia quello che non ci sta sul putiferio polemico della scultura è la motivazione, davvero disgustosa. Disgustosa e anche piuttosto irritante per la deduzione che nulla a che vedere con l’arte ma assai assai con una concezione alquanto ipocrita e cecarina dell’estrinsecazione visiva del soggetto. Cioè l’aspetto plastico della “spigolatrice “ che non è altri che un bronzeo corpo di giovane donna la cui leggera veste, sfiorata dalla brezza, evidenzia le forme femminili. In tutta concretezza ragionativa, guardandola attentamente, da dove nasce tanto frastuono attorno a tale scultura proprio non saprei dirlo. Non ravviso nella scultura un qualcosa di astruso che possa far insorgere qualsivoglia biasimo di protesta, ne un aspetto della “spigolatrice” estraneo all’essenza muliebre che possa offendere o denigrare qualsiasi donna, e neppure un contrasto di immagine storico-poetica. Presumo che tutta la grancassa nasca da una deformata e quantomai fastidiosa esplicazione dell’apparenza al femminile. Ovverosia da un eccesso di banalità cervellotiche sulle forme esteriori con presupposti difensivi della donna che mistificano e mandano a quarantotto proprio la sua natura e, talvolta, sinanche la ghettizza a una appartenenza ideologica che nulla ha da spartire con i suoi sacrosanti diritti nell’essere e nell’apparire. Se fosse altrimenti la statua della spigolatrice non avrebbe suscitato una tale buriana di esternazioni paradossali collegate alla forma fisica a cui l’artista ha dato percettibilità visiva quali: “Ancora una volta ci viene chiesto di subire l’umiliazione di vederci rappresentate in forma di corpo sessualizzato, privo d’anima e di legame con le questioni sociali e politiche….o statua diseducativa e fuorviante, che banalizza le donne e vanifica ogni comizio in favore della parità di genere…” ; oppure “nulla ci racconta dell’autodeterminazione di una donna che sceglie di non andare al lavoro per schierarsi contro l’oppressore”; o anche comparato l’immagine forgiata alle veline, definito l’opera un’offesa alle donne” , una bomba sexi,

Francamente certe affermazioni mi tuonano strampalate bagatelle di mal intendere e recepire un opera scultorea. Per intenderci, pregiudizi interpretativi dell’apparenza, distorta concezione della trasferibilità di contenuti del linguaggio espressivo. Una statua per quanto provocatrice evocativa di un modo di essere donna, o figurativa di un corpo più o meno esuberante nelle forme e nell’espressione, non è di per se portatrice di simbologia lesiva ai valori peculiari di genere o istigatrice di distorsioni e involuzioni socio-educative. Nuda o vestita è l’idea estetica recepita dall’artista. Tutto ciò che scaturisce dal suo concludere è esegetico. Chiaro, è sempre lecito esprimere un parere dissenziente una espressione artistica, tuttavia è delittuoso imporlo agli altri. Altresì chiaro che quando la logica del dissentire oltrepassa il buon senso dell’occhio fruitore invalida i presupposti di una opinione e rende indigeribile il frastuono del divergere. A conclusione del baccano originato dalle rotondità corporee della “spigolatrice” accentuate dalla veste trasparente mi surgon due domandine semplicine, semplicine:

bruttina, infagottata, depressa e disperata la statua era più educativa e rappresentativa delle donne ? o lo era più filiforme, con un retro rinsecchito, da scheletrica top model che nessuno scandalizza e se la fila come immagine nociva a tante giovani donne?

Bah, intuire quale forma anatomica della “spigolatrice di Sapri” era conforme alle menti calderaie è arduo! Ma nell’arte non è mai stato facile tant’è che neanche un pittore del calibro di Jean-François Millet c’è riuscito. Infatti, allorché, nel 1857, quando espose al Salon la sua tela Des glaneuses, ossiaLe spigolatrici”, oggi visibile al Musée d’Orsay di Parigi, suscitò un coro di polemiche. Perché poi le sollevò? Ovvio, per l’immagine delle spigolatrici! Immagine valutata descrittiva di “miseria intollerabile”; “ provocatoria per la rozzezza delle donne definite “le tre grazie” dei poveri” e se non bastasse pure “portatrice di un messaggio eversivo che poteva incoraggiare lotte”. Nessuno ravvisò nell’opera, a cui Millet aveva dedicato 10 anni di studio prima di eseguirlo, come le tre donne, poste in luce, in primo piano, da umili lavoratrici, assurgevano a donne eroiche e monumentali.

spigolatrici di millet

Detto ciò, non esprimo un giudizio, ne a pro ne a contro, sull’autore della spigolatrice di Sapri, sottolineo che afferrare nel suo complessivo un opera d’arte è soggettivo e spesso la lettura di forme e contenuti espressi di qualsivoglia autore è influenzata da concetti estetici individuali, nonchè fattori emozionali. In conseguenza, forse Stifani stilisticamente non è pari a un mastro Donatello ma che so anche se l’artefice della scultura fosse un certo Michelangelo Buonarroti di sicuro certe bocche si sarebbero ugualmente sviscerate a confutarne la realizzazione formale e taluni, pur di blaterare, a tirarci fuori significati formali e contestuali di tutt’altra tematica. In definitiva, l’arte si sa non suscita pareri univoci e un tanto di controversia valutativa ci può stare. Perché? Ovvio, la fruizione, in qualunque forma, visiva, testuale, musicale o…, sia espressa ha sempre un effetto recettivo molto animistico. Quello che mai ci sta con l’arte è volerla corrispondente alle proprie congetture.

Bydif

“IO non sono lì.”

risorto

Non piangere sulla mia tomba: non sono qui.
Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillìo del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Sono il rapido fruscìo degli uccelli che volano in cerchio.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba: io non sono lì.

36 resurrezione-beato-angelico-

Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto” ci offre la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l’affanno.”

35 magritte

La Resurrezione di Cristo è  stato sempre un giorno specialissimo. Anche quest’anno lo è ma  purtroppo i motivi sono diversi. Sono motivi tragici e terribili di un nemico invisibile, il coronavirus, che stanno sconvolgendo  la vita dell’umanità intera. Questa  santa Pasqua  rimarrà impressa nella mente e nel cuore di tutti sia per il modo in cui bisogna viverla, sia per l le vicende  dolorose che giorno dopo giorno, da due mesi tengono il mondo intero col fiato sospeso. Ma anche se mancherà la letizia del ritrovarsi in comunità per condividere la gioia del Cristo Risorto, il piacere dell’abbracciarsi coi propri cari, scherzare, dialogare, raccontarsi con gli amici,  andare  tutti insieme a fare una passeggiata, tuttavia, in questa “Resurrezione” di duro sacrificio, quello che non mancherà sarà la riflessione sul valore intrinseco della Pasqua. Il messaggio essenziale di Cristo:

“Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.”

Quindi, una Pasqua diversa, molto sofferta per ognuno a causa dellerestrizioni emergenziali,  bensì molto molto intensa per vivere un giorno di  fede, speranza, soprattutto di ” rinascita individuale e collettiva. Quel che mi auguro e auguro che non sia un giorno che passi invano, a rimpiangere ciò che si è perso o non è impedito per necessità di fare liberamente, ma che sia un giorno vivo. Insolito ma vivo, che pacifichi gli animi tormentati, sollevi lo spirito ai sofferenti, dia vigore ai deboli. Tolga la croce a tutti coloro che per iniquità umane non ce la fanno più a portarla. Un giorno che Insieme a Lui faccia Risorgere quell’umanità opaca, distratta, serrata dal proprio egoismo, chiusa alla solidarietà e misericordia,  ingenerosa e assente ai valori altruistici.

Una Pasqua di  “ritorno alla vita” , in cui nessuno resti  nella sua ” tomba” del consueto, dell’abitudine scontata, dell’esistere nei cunicoli bui del materiale, e passato questo momento sconvolgente ognuno  possa dire a chi lo cerca:  IO non sono lì.” Non sono più li. 

Buona giornata di  santa Pasqua e #io sto a casa #anche tu stai a casa per amore a chi  ami  e dovere civico a  tutti. I medici e infermieri non staranno a casa, passeranno questo giorno fra le corsie degli ospedali a prodigarsi per la vita degli altri, anche della tua. A loro tutti  un grazie infinito e che il Cristo Risorto gli doni forza e sapienza.

Giornata di fede e luce a tutti.

bydif

….Canto degli indiani NAVAJO;

Papa francesco;

dalla lettera ai colossei san paolo Col 3, 2;

Perchè

don

Perchè tanta violenza sulla donna?

Non passa giorno senza che, in ogni parte del mondo, una donna sia essa bambina, adulta o vetusta subisca stupri, sevizie, accoltellamenti, soprusi, morte o… o… o…

Perché?

Perché è femmina, perché generatrice, perché competitiva, perché forte, perché libera, perchè  si veste come le pare, perchè ha il coraggio di ribellarsi a un modello di donna che deve lavorare, tacere e subire la volontà di usanze lesive di padri, mariti e chichessia le stia intorno?

O.. perché… l’uomo bestia egoista la considera una proprietà di suo uso, da poter violare, usufruire a capriccio, darle fuoco, distruggere impunemente?

O…perché l’uomo si sente un anonimo essere detronizzato dal mondo globale e sfoga i suoi istinti identitari animaleschi su figlie, compagne madri, donne qualunque che passeggiano, fanno la spesa, vanno in discoteca, lavorano, viaggiano,  o…o…o…

Perché non esiste più un confine di rispetto umano per l’altro?

Bah…??? L’unica evidenza è che son tante, troppe le donne d’ogni età bersaglio di violenza maschile e che succeda per un motivo o per un altro, in un luogo o in altro, a nessuna maria, Lula, Joana e le migliaia altre vittime di mano brutale è mai venuto a mente sia giustificativo del loro massacro.

nel buio

In qualsivoglia perché la violenza è un fatto barbaro inaccettabile a qualunque ragione.

bydif

C’è un italia vincente che …

...page gilli trini fantin morlacchi...xenia ghiretti bocciardo morelli

C’è un Italia bella, bellissima, entusiasmante. Un Italia che emoziona e commuove per come sa essere e non per come appare. Un Italia capace di andare oltre il fato, superare i propri e altrui recinti, sognare, eccellere. È quell’Italia che ogni giorno si misura con la dura legge esistenziale bensì non si ripiega su se stessa, non piagnucola o si nasconde dietro le “siepi” limitanti ma con forza di volontà le scavalca, va allo scoperto si “tuffa” nelle acque procellose dell’esistere pubblico. Un Italia di ragazze e ragazzi che sfonda le barriere del coraggio, si mette in gioco, fa sventolare il tricolore, infiammare i cuori a tutti e all’inno di Mameli battere le mani all’unisono. È quell’ Italia vincente che conquista medaglie, si ritaglia un posticino nella storia e ci onora nel mondo ma che quasi nessuno se la ga..ops considera.

Eh si, nessuno o quasi se li fila 28 ragazzi e ragazze italiani che travalicando ogni tipo di ostacolo a colpi di coraggio superano se stessi, si guadagnano 74 medaglie: 29 d’oro, 23 di argento, 22 di bronzo. Bisogna riconoscerlo. In pochi hanno udito o letto di questi meravigliosi ragazze e ragazzi che non si arrendono ai se e ai ma, che malgrado lo svantaggio, la mancanza di infrastutture, le palestre, gli spazi adeguati, la sottocultura sportiva con sacrificio proprio e dei familiari si allenano, conquistano record e portano gloria azzurra nel mondo. Chi sono? Sono l’Italia più forte, l’Italia più nobile,sono i volti plurimedagliati di: Carlotta Gigli, Federico Morlacchi, Antonio Fantin, Arjola Trimi, Simone Baarlam, Stefano Raimondi, Francesco Bocciardo, Vincenzo Boni, Efrem Morelli , Xenia Palazzo , Alessia Berra, Marco Dolfin , Giulia Ghiretti, Monica Boggioni, Federico Bicelli, Cecilia Camellini, Salvatore Urso , Riccardo Menciotti, Francesco Bettella, Gioele Ciampricotti, Martina Rabbolini, Alessia scortechini, Talamona Arianna, Cordini Chiara, Massussi Andrea, Palazzo Misha, Sottile Fabrizio, Bassani Federico. 24 su 28 a medaglia!

...page dolfin brenna boggioni boni..--cammellini raimondi menciotti bicelli

Sono le italiane e gli italiani che a Dublino, dal 13 al 19 agosto in Irlanda, hanno scritto una bellissima pagina di vita personale, di esempio ostinato a farcela, di storia sportiva. Come in Germania, dal 20 al 27 a Berlino, con 6 ori, 3 argento, 8 bronzo han scritto altrettanto Oney Tapia, Assunta Legnante, Martina Caironi, Giuseppe Campoccio, Monica Contraffatto, Riccardo Bagaini, Simone Manigrasso, Andrea Lanfri Adawe Hadafo Fahran, Raffaele di Maggio insieme agli altri compagni in lotta. Sono la nazionale paralimpica di nuoto e quella di atletica italiana.

italy

Sono sportivi a tutti gli effetti che non riempono le pagine dei giornali gossipari e raramente finiscono nel ribaltone del chiacchierio urlaticcio dei tolk o quant’altro fa share. È triste ammetterlo ma è realtà che semmai i loro volti e nomi compaiono è sui gazzettini locali. È una vergogna dei più ignorare questi coraggiosi italiani che a prezzo di loro fierezza e valore si fanno onore e ci onorano nel mondo! Lo è tanto più, nel constatare che in questa Italia, dove ogni giorno la parola vergogna rimbalza da mari e monti per qualsiasi bazzecola e a trombone e magliette rosse bomba considerazione per tutti comprese le zanzare infette, beh, per questa vergogna non c’è posto. Non c’è posto neanche per sussurrare vergogna di restare indifferenti o quasi a legittimare il loro successo come nazionale sportiva come invece avviene per altre. Tant’è che sui canali tv importanti eccetto qualche sporadico cenno nei trafiletti poco o nulla si è informato, meno sentito scandire i loro nomi e niente s’è visto in onda. Solo seguendo rai sport è stato sapere orari e dirette e seguire le gare, esultare per i loro successi, soffrire per le piccole delusioni, il che, senza nulla togliere alla nazionale e agli atleti che dal 3 al 12 agosto hanno disputato gli europei di nuoto a Glaskov con gran sbandieramento informativo, mi par significativo. O no? Sfido chiunque a dir sia accaduto il contrario. Nel mentre, in giustizia di significato agonistico almeno di espressione nazionale, nonchè di civile opportunità sportiva, gli uni e gli altri meritano stessa considerazione. Entrambi raggiungono i traguardi a duro prezzo di dedizione, rinunce, disciplina, orgoglio, determinazione, amore e passione per lo sport. E se mi permettete, gli atleti della nazionale paralimpica, ne meritano un pizzico un più in quanto le complessità da abbattere anche solo per arrivare a garreggiare sono tante, e quelle per emergere a livello internazionale direi iperboliche. Quasi, quasi mi vien da pensar male, come se la vergogna del disinteresse, del non dare informativa e risalto alle imprese sportive di questi atleti, sia un vergognarsi di loro, un volerli eclissare all’occhio della massa, a esser gentili per non imbarazzarla, a essere perfidi per non deconcentrarla dalla loro consolidata attitudine a bearsi di parole sperzonalizzanti, visioni fatue, cimenti irrealistici e quantomai privi di quel valore che fanno dell’essere umano un degno rappresentante del suo genere. D’altronde nel regno dell’appiattimento fanno share apparenza, intrighi, insinuazioni, storie macabre, corpi super tatuati, peripatetici personaggi e lacrimosi fancazzisti. Per ragazze e ragazzi che nonostante i limiti scelgono di sfidare destino e se stessi, non rinunciano ai sogni, alle aspirazioni a essere eccellenti studenti universitari, impiegati, medici, funzionari di banca e perfino fashion blogger in sedia a rotelle oltrechè valenti sportivi da distinguersi, salire sul gradino più alto e regalare lustro al loro paese, ovviamente non c’è spazio. Se fosse per me ribalterei un po’ i concetti socio-cultural-divulgativi di livellamento. Concetti oscurantisti di quella parte di Italia bella, bellissima, moralmente vincente, sensibile agli altri, all’appartenenza, tanto da condividere spontaneamente il lutto per Genova e le sue vittime senza indugio, laddove in altri ambiti neppure su stimolo..ma è consolidato, nel grande circo massmediatico il pallone conta più delle persone. Poiché anche se a Dublino, o in qualsiasi altra luogo garreggia, invece che 74 medaglie ne conquista zero, è quella parte di l’Italia, di ragazzi e ragazze italiani da podio, non fossaltro per la dignità che rispecchiano. Così tanta per quanto ne manca a certi social-autocelebrati. Come minimo tutti gli si deve rispetto e stima. E non per sensibilità al condizionamento, gli si deve per diritto acquisito in vasca, in pista, sul campo di competizione.

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Grazie ,  è stato un onore seguirvi!
bydif

 

Caro papà

bimbo siriano

Carissimo papà,

Stamani, guardando la foto del papà siriano, con in valigia il suo bambino che dorme pacifico e tranquillo come fosse in una culla ovattata, nel mentre lascia la sua terra e tutto il vissuto a causa di violenza mi è venuto un groppone alla gola e uno sdegno da non dire verso taluni idioti riformatori di sacrali vincoli .

Non so se dal tuo mondo etereo dell’immenso azzurro si vede quanto succede in questo carnale piccolo recinto terrestre e nemmeno se è possibile scorrere con gli occhi o ascoltare criteri logici o idiozie circolanti. Se puoi, sai già che quella foto è emblematica e contiene le tante le ragioni che offrono uno spettacolo ne bello da guardare ne piacevole da udire e tantomeno da propalare se si ha un minimo di cognizione dell’essenza del creato. Ci sono guerre orrende che si consumano nell’indifferenza con persecuzioni celate, traffici umani obbrobriosi, fiumi di popoli sconvolti e confusi e fiumi di denaro che entrano in poche tasche e fiumi di parole senza coscienza che corrono più veloci del lampo che sgomentano e fissano concezioni di mutamento fallosi in equità sociali e ancor più in significati di valori e di patrimonio del genere umano. Se puoi papà, ben sai che fra tutto il guazzabuglio liquido intellettuale che scivola vogliono farti sparire. Vogliono che ti rinneghi per abbracciare una filosofia di vita collettiva in cui non esisti come entità genetica distinta che mi ha dato la vita. Vogliono dissolvere dalla mente di figlia il concetto di padre in “bontà” di una beota presunta ghettizzazione di certuni procreati in non so quali modi. Vogliono che dalla mia bocca non esca papà, ma un multiuso produttore di embrione per adeguarlo a un sistema d’insieme collettivo di entità fisiche mutabili, scambiabili e senza una natura di ruoli chiari percepibili. Mi è triste papà riscontrare una tale assurdità! Ancor più il non comprendere il fine di eliminare il termine papà, la pietra miliare generativa di ogni essere umano, bello, buono, brutto o cattivo che cammina in questo recinto terrestre sospeso nello sconfinato galattico. Come faccio papà a scacciare da mente e cuore una paroletta che al solo pronunciarla mi figura il tuo volto, il sorriso, le mani, le parole, i gesti. Mi dispiega una quotidianità che mi ha sorretto, consolato, consigliato accompagnato nella crescita con tanto amore e dolcezza. Mi narra tutto un vissuto passato insieme nella gioia e nella sofferenza, nel magro materiale e nel lusso spirituale, nel trovarsi e perdersi per necessità estemporanee, nel camminare fianco a fianco in silenzio e nel discutere animatamente su argomenti di vita, di pensiero, di principi e di decisioni esistenziali che tanto mi è servito a formarmi come donna, come madre come cittadina di un globo che gira? Come faccio papà a considerarti una sorta di caso che ci accomuna e non un uomo preciso che mi ha concepito condividendo emozioni, amore, intenzioni con la donna scelta per costruire insieme l’avvenire, una famiglia, spartire un destino nella privacy e in comunità ? Spiegamelo tu papà che sei nel luogo di verità come capire e accettare una siffatta illogica. Io mi arrovello ma proprio non ci riesco a recepire un sistema vivendi che mi demolisce i fondamenti padre-figlia, mi toglie la parola patrimonio di un fisionomia, un profumo, un insegnamento, un legame indissolubile al tempo e alle scelleratezze umane di pretesto, più discriminatorie dei discrimini che vuol eludere. Capisco che in confronto alla drammaticità che emerge e denuncia la foto di padre con figlioletto in valigia non è la cosa peggiore che può capitare nel corso dell’esistenza rinunciare a chiamare papà mio e non Carlo o tizio e sempronio. Sarò tarda e fuori moda ma non riesco ad abdicare a babbo, papà, paparino che tanto mi evoca nella mente e tanto mi colma di benessere mistico e morale.

In verità Papà, come mi hai insegnato, a essere intellettualmente onesta com me stessa, non voglio accettarlo. Proprio non ci sto a sopprimere una paroletta che nessuno insegna ma tutti a pochi mesi dell’esistenza articolano guardando un volto, ascoltando un respiro, afferrando una mano ruvida e calda.

Ti guardo papà. La foto è un po’ scolorita ma il tuo sorriso no. Quello è vivo, carico di infiniti momenti navigati insieme che hanno fatto e fanno la nostra storia di papà e figlia. Oggi, in dimensioni diverse proseguono e sono altrettanto belli, pieni di affetto, riconoscenza, significati di radici inestirpabili. Guardarti, papà mi trasmette una gioia immensa. Parlare con te ogni giorno mi riempe di fiducia e sicurezza. Ma è nel suono di papà che recepisco la consapevolezza dell’indistuttibile, l’essenza della vita, l’intensità di una attenzione infinita, l’armonia di un meraviglioso collegamento animico sinfonico che oltrepassa i confini della materia e riempe di letizia.

Anche se nell’attuale profano tutto si evolve così in fretta quasi da toglierti il respiro e tutto marcia in tale velocità e in così tante direzioni sbalestrate da non lasciar spazio e modo a riflessioni di salvaguardia ne di significati profondi ne di rispetto sacrale della vita nel creato, per mia fortuna, davanti alla tua foto papà tutto si ferma e rientra in una dimensione di valori solidi e concetti chiari di continuità di una stirpe, una cultura, un coraggio saggio di discendenza di sangue identificabile che mi permettono senza doverti “scartare o ribattezzare la genesi” di affrontare la realtà liquida dell’oggi. In fondo al cuore ho ben nitida la certezza che mi sei accanto e guidi i passi come fossero i primi e posso fregarmene di essere obsoleta agli occhi cecati di modernisti negativi.

Grazie papà di avermi dato la vita e di esserci sempre.

Però, prima di lasciarti con un bacio e augurarti ultraterrene delizie mi viene da chiederti: a me risulta che per essere presente sulla terra tutti, pure i robot hanno un “papi”che li ha concepiti, ma tu da lassù sai se quaggiù c’è qualcuno venuto alla luce senza il seme di un papà? In un modo o in un altro come sempre avrò da te risposta papà!

Un abbraccione in spirito di eco amorevole.

Dif

0padre e figlio

Woman’s Day. Un canestro di mimose senza memoria!

8 marzo 2018

Woman’s Day: Un canestro di mimose senza memoria storica.

Eh si! Un Woman’s Day al profumo di mimosa, frasi stucchevoli, banali auguri, frivoli spettacoli, raduni più o meno nostalgici, melense parolaie. Un busness rituale che a nessuna donna giovane, vecchia, bianca o colorata, impegnata nel sociale o nella sopravvivenza giornaliera interessa se poi.. Se poi la giornata dedica alle donne, celebra o autocelebra il nulla. Un nulla che non fa onore ne rende giustizia alle innumerevoli donne, discriminate, abusate, soppresse nel tentativo di acquisire un minimissimo diritto umano se non di parità, almeno di dignitosa condizione dell’esistere.

Ma si sa, la memoria ha durata breve, e oggi, poco importa che la Giornata internazionale della donna, scaturita dal rogo, in cui 126 donne operaie tessili, tra le quali 39 italiane, persero la vita sfracellate al suolo nel tentativo di scampare alle fiamme in un posto di lavoro in cui non esistevano diritti e sicurezza ma solo massacrante sfruttamento ai limiti dell’umana sopportazione, sia addivenuta un subbiss di manifestazioni leziose e scontate. E meno importa dei sacrifici eroici passati o del presente delle donne morte o vive in lotta per conquistare un diritto inalienabile di qualunque essere. 

In questo girevole globo, oggi importa invadere l’atmosfera di mimose e parole, di mero consumismo con sciorinamento di vanesio prolisso, ipocrisia festaiola, stereotipati fiorellini, caramellosi link, catene augurali, scarpette rosse e ombrellini. Importa un palesare interesse sui social con una quantità abnorme di canestri con mimose e cuoricini stucchevoli in bella mostra, auguri per non si sa quale desiderio la fortuna ti recapiti che nessuna donna affascinano nel momento in cui subisce una inammissibile disparità di trattamento sul lavoro, nella società, in famiglia.

D’altronde, un rametto, per quanto bellissimo o profumato, di mimosa, non basta a nessuna donna per colmare giorni e giorni di una manipolata differenza-indifferenza, nella quale deve essere diversa da quello che è per sopravvivere a una società fasulla, che oggi, a livello mondiale, parla e straparla di diritti paritari e valore femmineo nella vita comunitaria e domani…domani e anche meno la calpesta, l’ingiuria e le nega di farne parte a piena condizione.

Un Woman’s Day, o giornata mondiale della donna, al profumo di rose e fiori, può essere incantevole, anche piacevole, nel ricevere una frasetta leziosa con link da cliccare e rispedire a amiche e conoscenti per sciorinare che è il giorno mimosa-dedica-cuoricino, ma senz’altro inadeguato per debellare le storture per le quali le donne a tutt’oggi ancora debbono lottare e purtroppo anche perire.

Quanto sarebbe invece magnifico  un Woman’s Day che festeggia una società globale equa, in cui ogni donna ha la dignità di vivere e essere artefice del suo futuro, dove mai più, ripeto mai più, deve subire umiliazioni fisiche e morali da parte di chicchessia;  mai, mai più essere considerata,  inferiore, oggetto da trastullo, merce di scambio, contenitore riproduttivo? Assai tanto! Avrebbe un profumo inestinguibile da capogiro. Un colore vivo di certezza acquisita capace di soppiantare quel simbolo rosso e quel giallo sbiadito che oggi  circola nelle piazze stracolme d’ illusione.

Lungi da me apparire controcorrente o negare che qualcosa in meglio è cambiato nella condizione della donna, il fatto sta che come a qualsiasi donna che vive sulla sua pelle condizioni inique, interessa un ben altro Woman’s Day di mazzolini fioriti e sdolcinate frasette di convenienza. Prima di tutto interessa che la memoria storica dell’8 marzo non sia polvere brillantinata, cosparsa qua e la, per coprire fatti e misfatti di una ingiustificabile sperequazione di trattamento umano e poi che cortei, parole e tutto l’aldebaran giornaliero non siano brand di copertura per logiche donna=discrimine.

A quando un Woman’s Day, di canestri vuoti di mimose e stracolmi di parità umana? Chissà!!!

canestroA resistere donne, prima o poi possiamo farcela a cambiare del tutto la logica!

bydif

“ Una piccola matita nelle mani di Dio”

 

matite

 

“Sono come una piccola matita

nelle Sue mani, nient’altro.

È Lui che pensa.

È Lui che scrive.

La matita non ha nulla

a che fare con tutto questo.

La matita deve solo

poter essere usata.”

Madre Teresa di Calcutta

Non so se quella minuscola suora, missionaria di carità a Calcutta,  era la matita col quale il Padreterno disegnava sulla terra alcuni Suoi progetti. Se lo era, quella matita di certo si è resa una grafite malleabile e tenera, sempre disposta a cedere parte del suo guscio esteriore, lasciandosi temperare “il legno duro” per rendersi efficiente punta, pronta da usare, per eseguire abbozzi, scrivere, con un bel segno visibile, nei fogli di tante vite umane, sicura che ogni linea, punto, tratto, parola che tracciava era espressione palese del pensiero dell’Onnipotente. Se invece non lo era, madre Teresa  ha comunque agito come se lo fosse. Con la sua piccola matita esistenziale  ha tracciato linee di altruismo, compassione, dedizione dove nessun altro osava. Abbozzato piccoli sentieri di attenzione alla sofferenza, al dolore, all’abbandono in terre sociali dove nessun altro si avventurava che si sono riempiti di esseri umani, trasformandosi in ampie vie umanitarie di conforto, assistenza, aiuto agli ultimi, agli scartati, ai bisognosi. Scritto pagine e pagine di carità e di storia di amore per il prossimo, in tutto il globo. Con la sua piccola matita di donna ispirata da una inesauribile fonte di amorevolezza assistenziale estrema. Da un audace opinione di anteporre gli altri a se stessa, da un incondizionato senso di giustizia sociale e diritto alla dignità e alla vita, la piccola madre Teresa ha disegnato, occhi, mani, cuori ricchi di abnegazione. Li ha riempiti di colori accesi azzurri come il cielo, bianchi come la verità, rossi come la passione. Li ha animati di spirito di pazienza estrema senza confini. Fatti camminare nel mondo per stampare col sorriso, la fede, il coraggio, la convinzione in tanti poverissimi altri occhi di orfani, malati terminali, anziani, madri, conforto, sostegno, tenerezza.

Nei fatti, la piccola matita, o da strumento attuativo di un progetto divino o da libera professionista secolare, egregiamente e senza risparmio, ha consumato la sua “grafite” vitale, nelle strade di Calcutta e nel resto del pianeta, fino all’ultimo granello.

A vent’anni dalla sua scomparsa è innegabile che madre Teresa con la sua piccola matita, da suora, donna, essere umano,  ha tracciato tanti tanti fili alla pietà. Intrecciato tanti tanti sguardi alla generosità. Legato indissolubilmente tanti cuori al sacrificio. Dato vita e suono a punti invisibili della società com’anche ammutato giganti statue nei palazzi del potere. Portato luce nei vicoli tetri dell’indifferenza. Elargito senza incertezze carezze, parole, sguardi, speranza, colmato vuoti di solitudine disperata. Lasciato ampie e ben delineate linee guida all’inclusione, alla disponibilità, alla fratellanza, all’uguaglianza, alla pace, al bene senza contropartita interessata, senza demarcazione etnica e senza frontiere dottrinali a tantissime piccole matite colorate. Matite missionarie di carità, sorelle nelle difficoltà, volontarie stracolme di umana dolcezza.

madre teresa

MI sovviene, se con una minuscola matita madre Teresa è riuscita a lasciare un “museo di capolavori “di umanesimo, con quella gigantesca di Santa che farà? Farà meraviglie! Ne sono certissima. Disegnerà gioielli, di grazie e intercessioni, da donare a tutti quegli umani emarginati, scherniti, relegati nel dimenticatoio socio-economico. Da matita assai perspicace però veglierà e si accerterà che le sue matite colorate risplendano nei “musei filantropi “ poveri di apparenza ma ricchi di fede. Invece lascerà che la polvere si ammucchi nei musei delle cere, tanto ricchi di vesti pompose quanto privi di comunicazione animica.

madre-teresa-calcutta-giovanni-paolo-

bydif

per la cronaca:

la piccola suora al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu ma conosciutissima come madre Teresa di Calcutta era nata il 26 agosto 1910 a Skopje in una benestante famiglia albanese. il 5 settembre 1997 concluse la sua vita terrena a Calcutta dove è sepolta. Proclamata beata il 19 ottobre 2003 da papa Giovanni Paolo II, il 5 settembre 2016 è stata innalzata agli onori di Santa da papa Bergoglio.
Madre Teresa, la piccola matita di Dio, con la parola, l’esempio la spiritualità carismatica in vita si è adoperata e spesa senza soste diventando una celebrità mondiale. Ha ricevuto tante onoroficenze, attestati, premi, enormi riconoscimenti internazionali legati alla sua opera umanitaria, tra cui il Nobel per la pace. Veramente anche tante critiche con dubbi assai millantatori e controversi sulla sua attività di carità agli ultimi degli ultimi. Con umiltà e grandissimo senso di tolleranza nonchè di intelligenza, madre Teresa ha saputo andare oltre a opinioni contrarie senza mai abbassare lo sguardo o modificare il suo stile di suora, di donna di fede, di missionaria soccorritrice dei malati, dei “poveri più poveri” , gli esclusi, o come dice papa Francesco gli scartati.
Nel 1950 ha fondato l’ordine delle suore missionarie che nel loro bianco saio colorato da una striscia blu oggi continuano con lo stesso spirito gioioso la sua missione altruista in ogni continente.