Giornata contro la violenza sulle donne

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Non mi piacciono le giornate a dedica. Non risolvono i problemi che stanno alla radice, scaricano solo la coscienza di quanti dovrebbero e potrebbero se non impedire almeno correggere scempi, discriminazioni, ingiustizie, aberrazioni sociali, economiche, culturali in più rimandano al mittente la grana, qualsiasi sia la questione che tratta.Sebbene i numeri di donne morte ammazzate siano impressionanti, da vera emergenza comportamentale deviata di partner, conviventi e apparentati, tutte le manifestazioni contro questi, quasi giornalieri, massacri mi suonano un po’ insulse, prive di genuinità verso i drammi delle vittime. In certi casi come veri e propri business, in altri da revival folcloristici di bandiera ideologica,in altre ancora ravviso un fondo di devastante ipocrisia della società in relazione ai rapporti che nell’ambito di essa stabilisce con la figura femminile tant’è che raramente le concede di competere liberamente in ruoli paritari, la relega in diritti di genere, tipo quote rosa … grrr….Ancor più assurda mi suona questa giornata di ribellione verso la violenza scaricata in maggioranza dall’uomo sulla donna se penso che è dovuta a una sommatoria dei suoi contorti malesseri, per lo più alimentati da una antiquata travisata potestà con diritto di vita e morte, come se la donna fosse un suo esclusivo oggetto di uso, consumo e abuso e non un essere umano di sua pari dignità. Non nego che il silenzio, l’indifferenza, l’assuefazione rassegnata di questi aberranti crimini sarebbero peggio, dico solo che un così complesso e grave trucidio non si evita e non si risolve con simboli, slogan, flash mob, seminari, concerti, libri, moltiplicando una ribalta di celebrazioni maggiormente coinvolgenti donne, quindi le probabili vittime, avrebbe bisogno di ben altro. Quindi…starò alla larga  e anche se adoro le scarpe rosse  oggi non l’indosserò, non mi va di confondere un mio sfizio di donna con un simbolo diventato il feticcio di una giornata inutile.  Se così non fosse, da anni gravi dilemmi come la fame, l’abuso e lo sfruttamento dei minori nel mondo, tra giornate, discussioni, forum, comitati, onlus, pubblicazioni, sensibilizzazioni, richieste di aiuti e chi ne ha più ne metta, invece che essere in crescita sarebbero scomparsi o quantomeno rappresenterebbero dati sporadici di mala governance territoriale. Di certo c’è che nessuna giornata celebrativa, per quanto concettualmente giusta nella sua istituzione, elimina sopraffazioni morali, psicologiche e fisiche, modifica atteggiamenti e pensieri malati, soprattutto educa al diritto umano all’incolumità, alla solidarietà, alla legalità, alla non violenza, sradica secolari diseguaglianze. O no?

 giornata proficua a tutti

bydif

Festa dell’albero

albero

Era bello partire tutti in fila da ogni scuola per ritrovarci in piazza. Non che da parte nostra non ci fosse l’incoscienza e un pizzico di malizia di vivere la giornata dedicata all’albero, lontana dalle aule e dalle facce, spesso seriose dei prof allegramente, con schiamazzi e occhi scrutatori verso i gruppi studenteschi per adocchiare l’amica del cuore o il filarino per farsi segni e fissare appuntamenti. Ma c’era rispetto sentito e dovuto verso tutte le varie pianticelle rappresentative del nostro territorio addobbate con nastrini colorati e che una volta benedette dal vescovo sarebbero andate ad arricchire il nostro patrimonio boschivo. C’era la consapevolezza che quei piccoli pini, abeti, ginepri, olivi…erano indispensabili alla nostra sopravvivenza, erano i tutori dei nostri pendii, delle piagge, delle scoscese montane che in estate ci accoglievano e ci ristoravano nelle lunghe passeggiate o nelle scorribande facete. C’era rispetto per l’oratore che ci spiegava il perché era importante la giornata dell’albero, lo stavamo a sentire in silenzio immagazzinando i pregi civici di quel rito ossequioso, soprattutto involontariamente recepivamo quanto era importante piantarli, amarli e rispettarli. Ancora oggi se guardo un albero o passeggio in una qualsiasi pineta mi risuonano quelle parole e non posso fare a meno di provare un sentimento di gratitudine verso la natura che ci fornisce tanta bellezza e tanti strumenti per aiutarci a vivere al meglio. Certo, l’uomo a un certo punto per cretineria, egoismo, faciloneria e ignoranza civica e ambientale un bel giorno ha smesso di considerare gli alberi guardiani del futuro delle nostre terre per cui ha abolito di trasmettere ai giovani la cultura boschiva ma basta vedere quanto avviene un po’ ovunque per rendersi conto di quanto male ha fatto a se stesso. Di quanto è responsabile di disastri che portano via vite e risorse, distruggono famiglie e economia. L’anno scorso un po’ in sordina l’ha ripristinata. Doveva invece urlarla per farla entrare nelle teste e nei cuori. Un buon insegnamento non si dimentica mai, neppure si sacrifica per denaro facile. C’è un proverbio polinesiano che dice: c’è un tempo per fare l’albero e un tempo per fare la piroga. Oggi è tempo di fare l’albero e smettere d’essere piroga. Le sue radici ci sono indispensabili.

Felice giornata

by dif