Caro papà

bimbo siriano

Carissimo papà,

Stamani, guardando la foto del papà siriano, con in valigia il suo bambino che dorme pacifico e tranquillo come fosse in una culla ovattata, nel mentre lascia la sua terra e tutto il vissuto a causa di violenza mi è venuto un groppone alla gola e uno sdegno da non dire verso taluni idioti riformatori di sacrali vincoli .

Non so se dal tuo mondo etereo dell’immenso azzurro si vede quanto succede in questo carnale piccolo recinto terrestre e nemmeno se è possibile scorrere con gli occhi o ascoltare criteri logici o idiozie circolanti. Se puoi, sai già che quella foto è emblematica e contiene le tante le ragioni che offrono uno spettacolo ne bello da guardare ne piacevole da udire e tantomeno da propalare se si ha un minimo di cognizione dell’essenza del creato. Ci sono guerre orrende che si consumano nell’indifferenza con persecuzioni celate, traffici umani obbrobriosi, fiumi di popoli sconvolti e confusi e fiumi di denaro che entrano in poche tasche e fiumi di parole senza coscienza che corrono più veloci del lampo che sgomentano e fissano concezioni di mutamento fallosi in equità sociali e ancor più in significati di valori e di patrimonio del genere umano. Se puoi papà, ben sai che fra tutto il guazzabuglio liquido intellettuale che scivola vogliono farti sparire. Vogliono che ti rinneghi per abbracciare una filosofia di vita collettiva in cui non esisti come entità genetica distinta che mi ha dato la vita. Vogliono dissolvere dalla mente di figlia il concetto di padre in “bontà” di una beota presunta ghettizzazione di certuni procreati in non so quali modi. Vogliono che dalla mia bocca non esca papà, ma un multiuso produttore di embrione per adeguarlo a un sistema d’insieme collettivo di entità fisiche mutabili, scambiabili e senza una natura di ruoli chiari percepibili. Mi è triste papà riscontrare una tale assurdità! Ancor più il non comprendere il fine di eliminare il termine papà, la pietra miliare generativa di ogni essere umano, bello, buono, brutto o cattivo che cammina in questo recinto terrestre sospeso nello sconfinato galattico. Come faccio papà a scacciare da mente e cuore una paroletta che al solo pronunciarla mi figura il tuo volto, il sorriso, le mani, le parole, i gesti. Mi dispiega una quotidianità che mi ha sorretto, consolato, consigliato accompagnato nella crescita con tanto amore e dolcezza. Mi narra tutto un vissuto passato insieme nella gioia e nella sofferenza, nel magro materiale e nel lusso spirituale, nel trovarsi e perdersi per necessità estemporanee, nel camminare fianco a fianco in silenzio e nel discutere animatamente su argomenti di vita, di pensiero, di principi e di decisioni esistenziali che tanto mi è servito a formarmi come donna, come madre come cittadina di un globo che gira? Come faccio papà a considerarti una sorta di caso che ci accomuna e non un uomo preciso che mi ha concepito condividendo emozioni, amore, intenzioni con la donna scelta per costruire insieme l’avvenire, una famiglia, spartire un destino nella privacy e in comunità ? Spiegamelo tu papà che sei nel luogo di verità come capire e accettare una siffatta illogica. Io mi arrovello ma proprio non ci riesco a recepire un sistema vivendi che mi demolisce i fondamenti padre-figlia, mi toglie la parola patrimonio di un fisionomia, un profumo, un insegnamento, un legame indissolubile al tempo e alle scelleratezze umane di pretesto, più discriminatorie dei discrimini che vuol eludere. Capisco che in confronto alla drammaticità che emerge e denuncia la foto di padre con figlioletto in valigia non è la cosa peggiore che può capitare nel corso dell’esistenza rinunciare a chiamare papà mio e non Carlo o tizio e sempronio. Sarò tarda e fuori moda ma non riesco ad abdicare a babbo, papà, paparino che tanto mi evoca nella mente e tanto mi colma di benessere mistico e morale.

In verità Papà, come mi hai insegnato, a essere intellettualmente onesta com me stessa, non voglio accettarlo. Proprio non ci sto a sopprimere una paroletta che nessuno insegna ma tutti a pochi mesi dell’esistenza articolano guardando un volto, ascoltando un respiro, afferrando una mano ruvida e calda.

Ti guardo papà. La foto è un po’ scolorita ma il tuo sorriso no. Quello è vivo, carico di infiniti momenti navigati insieme che hanno fatto e fanno la nostra storia di papà e figlia. Oggi, in dimensioni diverse proseguono e sono altrettanto belli, pieni di affetto, riconoscenza, significati di radici inestirpabili. Guardarti, papà mi trasmette una gioia immensa. Parlare con te ogni giorno mi riempe di fiducia e sicurezza. Ma è nel suono di papà che recepisco la consapevolezza dell’indistuttibile, l’essenza della vita, l’intensità di una attenzione infinita, l’armonia di un meraviglioso collegamento animico sinfonico che oltrepassa i confini della materia e riempe di letizia.

Anche se nell’attuale profano tutto si evolve così in fretta quasi da toglierti il respiro e tutto marcia in tale velocità e in così tante direzioni sbalestrate da non lasciar spazio e modo a riflessioni di salvaguardia ne di significati profondi ne di rispetto sacrale della vita nel creato, per mia fortuna, davanti alla tua foto papà tutto si ferma e rientra in una dimensione di valori solidi e concetti chiari di continuità di una stirpe, una cultura, un coraggio saggio di discendenza di sangue identificabile che mi permettono senza doverti “scartare o ribattezzare la genesi” di affrontare la realtà liquida dell’oggi. In fondo al cuore ho ben nitida la certezza che mi sei accanto e guidi i passi come fossero i primi e posso fregarmene di essere obsoleta agli occhi cecati di modernisti negativi.

Grazie papà di avermi dato la vita e di esserci sempre.

Però, prima di lasciarti con un bacio e augurarti ultraterrene delizie mi viene da chiederti: a me risulta che per essere presente sulla terra tutti, pure i robot hanno un “papi”che li ha concepiti, ma tu da lassù sai se quaggiù c’è qualcuno venuto alla luce senza il seme di un papà? In un modo o in un altro come sempre avrò da te risposta papà!

Un abbraccione in spirito di eco amorevole.

Dif

0padre e figlio

Caro papàultima modifica: 2018-03-18T18:29:32+01:00da difda4
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