Quelle impronte che …

Quelle impronte che …lasciate da piedi inconfutabilmente umani nel fango,  riaffiorano alla vista dopo 23 mila anni e mandano in tilt le ipotesi acclarate sulla datazione degli insediamenti umani in un territorio, beh non è per caso che si son rese visibili. Non è per caso perchè in quelle orme impresse nel molle fango da nudi piedi di donne, uomini, adolescenti, bambini, c’è stigmatizzata una vitalità dinamica che comunica un vivo senso alla libertà, al godimento della luce e degli elementi naturali. Perchè ognuna di quelle impronte, aggregate,  talune in modo illineare, quasi giocoso, trasmette un esuberante imput di riemergere alla luce, per raccontare la propria storia che va oltre il momento immortalato dal fango. Qualcuno obietterà che è una ipotesi cretina pifferando la logica comune che ogni ritrovamento di resti, del vissuto passato umano o di quantaltro vivificava e movimentava il pianeta terra, non è dovuto al caso bensì esclusivo risultato di studi e accurate ricerche. Vero, nella scoperta c’è lo zampino dei ricercatori, tuttavia, se quei piedi non volevano riemergere alla luce del mondo ai ricercatori, come migliaia di altre volte, andava buca e tutto restava sommerso per altri millenni. Li hanno individuati perchè non volevano più restare immobili piedi di ignoti esseri umani ma dinamiche tracce narranti precise vite individuali con tanto di bagaglio dell’umano esistere sia in senso di appartenenza comunitaria che di radicamento in un territorio. Raccontare che in ognuna di quelle orme c’era un essenza, un corpo, un anima, un pensiero, una volontà. C’era una vitalità di lotta espansiva, di azione, rischio, alternative, ingegno, paure e attese, a volte enigma, magia, rito, altre vulnerabilità e forse, proprio per quel momento, per un dopo inaspettato, diverso, imposto dalla sopravvivenza. C’era un prima e un dopo di avventura esistenziale. Migliore, peggiore? Non si saprà mai!Alle mille domande per cogliere appieno il vissuto di quei piedi l’unica risposta certa è la cristallizzazione di esistenze vere, con tutto il loro patrimonio di sentimenti, emozioni, aspettative, incognite, esperienze, realtà vissute in tempi lontanissimi.

Chiaramente, le impronte, ancor vibranti di energia femminile e maschile, più o meno gagliarda e giovanile, aggiungono un tassello importante alle ipotesi di ricostruzione della storia di popoli e civiltà, al contempo, testimoniano, insieme a tutte le altre, quanto parzialmente sappiamo. Soprattutto quanto ancora c’è da scoprire per arrivare a decifrare tutta la cronologia evolutiva del genere umano e non dal suo inizio. 

orme 2

Prima o poi, con l’aiuto delle vibrazioni degli occulti indizi fossili, riconducibili ai tempi cronologici dell’origine, studiosi e ricercatori ci arriveranno. Ma non sarà per caso, perchè nell’universo nulla è magmatico, tutto è organizzato in successione ritmica di tempi e luoghi. A ritroso e in divenire, tutto corrisponde a un ordine temporale preciso.

orme di piedi

Bydif

per la cronaca:

Le su citate impronte umane fossili, trovate dai ricercatori della Bournemouth University, in collaborazione con lo US Geological Survey, sul fondo di un lago asciutto, nel White Sands National Park nel New Mexico, si è stabilito che risalgono a 23milioni di anni fa. attraverso l’analisi al radiocarbonio.

A proposito di…

spigolatrice sapri

A proposito del can can mediatico sulla statua bronzea della “spigolatrice di Sapri”, ovvero la figura emblematica del risorgimento poetizzata da L. Mercantini e plasticamente realizzata dall’artista E. Stifano su commissione delle autorità locali…Ci può stare un tanto di controversia valutativa perché…Perché non è insolito che l’esposizione di un opera d’arte scatena una reazione clamorosa e l’artista che l’ha realizzata sia sommerso da una marea di critiche più o meno opportune o accettabili. Si sa, la fruizione di un una qualsiasi opera visiva o letterale o… è piuttosto soggettiva per cui può piacere e non piacere e ci sta che susciti opinioni contrastanti anche vivaci. Tuttavia quello che non ci sta sul putiferio polemico della scultura è la motivazione, davvero disgustosa. Disgustosa e anche piuttosto irritante per la deduzione che nulla a che vedere con l’arte ma assai assai con una concezione alquanto ipocrita e cecarina dell’estrinsecazione visiva del soggetto. Cioè l’aspetto plastico della “spigolatrice “ che non è altri che un bronzeo corpo di giovane donna la cui leggera veste, sfiorata dalla brezza, evidenzia le forme femminili. In tutta concretezza ragionativa, guardandola attentamente, da dove nasce tanto frastuono attorno a tale scultura proprio non saprei dirlo. Non ravviso nella scultura un qualcosa di astruso che possa far insorgere qualsivoglia biasimo di protesta, ne un aspetto della “spigolatrice” estraneo all’essenza muliebre che possa offendere o denigrare qualsiasi donna, e neppure un contrasto di immagine storico-poetica. Presumo che tutta la grancassa nasca da una deformata e quantomai fastidiosa esplicazione dell’apparenza al femminile. Ovverosia da un eccesso di banalità cervellotiche sulle forme esteriori con presupposti difensivi della donna che mistificano e mandano a quarantotto proprio la sua natura e, talvolta, sinanche la ghettizza a una appartenenza ideologica che nulla ha da spartire con i suoi sacrosanti diritti nell’essere e nell’apparire. Se fosse altrimenti la statua della spigolatrice non avrebbe suscitato una tale buriana di esternazioni paradossali collegate alla forma fisica a cui l’artista ha dato percettibilità visiva quali: “Ancora una volta ci viene chiesto di subire l’umiliazione di vederci rappresentate in forma di corpo sessualizzato, privo d’anima e di legame con le questioni sociali e politiche….o statua diseducativa e fuorviante, che banalizza le donne e vanifica ogni comizio in favore della parità di genere…” ; oppure “nulla ci racconta dell’autodeterminazione di una donna che sceglie di non andare al lavoro per schierarsi contro l’oppressore”; o anche comparato l’immagine forgiata alle veline, definito l’opera un’offesa alle donne” , una bomba sexi,

Francamente certe affermazioni mi tuonano strampalate bagatelle di mal intendere e recepire un opera scultorea. Per intenderci, pregiudizi interpretativi dell’apparenza, distorta concezione della trasferibilità di contenuti del linguaggio espressivo. Una statua per quanto provocatrice evocativa di un modo di essere donna, o figurativa di un corpo più o meno esuberante nelle forme e nell’espressione, non è di per se portatrice di simbologia lesiva ai valori peculiari di genere o istigatrice di distorsioni e involuzioni socio-educative. Nuda o vestita è l’idea estetica recepita dall’artista. Tutto ciò che scaturisce dal suo concludere è esegetico. Chiaro, è sempre lecito esprimere un parere dissenziente una espressione artistica, tuttavia è delittuoso imporlo agli altri. Altresì chiaro che quando la logica del dissentire oltrepassa il buon senso dell’occhio fruitore invalida i presupposti di una opinione e rende indigeribile il frastuono del divergere. A conclusione del baccano originato dalle rotondità corporee della “spigolatrice” accentuate dalla veste trasparente mi surgon due domandine semplicine, semplicine:

bruttina, infagottata, depressa e disperata la statua era più educativa e rappresentativa delle donne ? o lo era più filiforme, con un retro rinsecchito, da scheletrica top model che nessuno scandalizza e se la fila come immagine nociva a tante giovani donne?

Bah, intuire quale forma anatomica della “spigolatrice di Sapri” era conforme alle menti calderaie è arduo! Ma nell’arte non è mai stato facile tant’è che neanche un pittore del calibro di Jean-François Millet c’è riuscito. Infatti, allorché, nel 1857, quando espose al Salon la sua tela Des glaneuses, ossiaLe spigolatrici”, oggi visibile al Musée d’Orsay di Parigi, suscitò un coro di polemiche. Perché poi le sollevò? Ovvio, per l’immagine delle spigolatrici! Immagine valutata descrittiva di “miseria intollerabile”; “ provocatoria per la rozzezza delle donne definite “le tre grazie” dei poveri” e se non bastasse pure “portatrice di un messaggio eversivo che poteva incoraggiare lotte”. Nessuno ravvisò nell’opera, a cui Millet aveva dedicato 10 anni di studio prima di eseguirlo, come le tre donne, poste in luce, in primo piano, da umili lavoratrici, assurgevano a donne eroiche e monumentali.

spigolatrici di millet

Detto ciò, non esprimo un giudizio, ne a pro ne a contro, sull’autore della spigolatrice di Sapri, sottolineo che afferrare nel suo complessivo un opera d’arte è soggettivo e spesso la lettura di forme e contenuti espressi di qualsivoglia autore è influenzata da concetti estetici individuali, nonchè fattori emozionali. In conseguenza, forse Stifani stilisticamente non è pari a un mastro Donatello ma che so anche se l’artefice della scultura fosse un certo Michelangelo Buonarroti di sicuro certe bocche si sarebbero ugualmente sviscerate a confutarne la realizzazione formale e taluni, pur di blaterare, a tirarci fuori significati formali e contestuali di tutt’altra tematica. In definitiva, l’arte si sa non suscita pareri univoci e un tanto di controversia valutativa ci può stare. Perché? Ovvio, la fruizione, in qualunque forma, visiva, testuale, musicale o…, sia espressa ha sempre un effetto recettivo molto animistico. Quello che mai ci sta con l’arte è volerla corrispondente alle proprie congetture.

Bydif

Remoto

Immagine

persa al tempo

la mia nudità

stelle fissa

allumate file

di purezza spersa

in velli scarni

remoto spettra

in file compatte

andata gioventù

affanni tronfi

la notte brucia

e.r.

images

Talvolta, le parole espresse da altri esprimono un momento evocativo

di un proprio riflessivo  vissuto !

bydif

La stornella golosina golosella

golosini

Nel bosco qui vicino c’è un folletto piccolino

Golosello golosino

il naso rosso a palloncino gli occhietti a bottoncino

ti sorride accattivante per avere una mellina

golosetta golosina

da portare alla sposina paffutella e rosatina

con la bocca a pallina Golosella golosina

seduta al chiar di luna coa figlia Molestina

se intreccia un canestrino rotondetto e celestino

per metter le melline golosette golosine

racimolate dallo sposino golosello Golosino

nella zucca multitengo nel pometo de Rampino:

Golosella e Golosino

arriempito il canestrino e appienato il pancino de melline

 se poggian sotto il fico a cantà affeliciti la bella canzoncina

golosella golosina da addormì la figlia Molestina

folletta dispettosa e furbettina da impazzì da sera a mattina

le rape Abbroccolone che nell’ora ammortaccina

se appiattano la craponzola a ronfà na out solfa

da sopì Golosello e Golosina

e arrisveglià la figlia Molestina

a petulà a tamburello che arvuole andà a giocherello

col folletto Scioccarello de la selva Rosichina

che s’anfratta a ranocchià nello stagno de Leccornia

da sossoprà la crapa a gnomo Assaputello

da mandallo arrovistà nella fanghiglia per attrovasse uno sgrullo

che a su corte se lo appiglia e invoglià gli elfi Mucchiarelli

a uscì da lor tanella a sconquasse di sghignazzi

col ranocchio Brigarella che accomunella coll’elfo Minchianello

se bagatella a cambià colore a le raganelle del giardino

de mastro Accomodino super visore de tutta la selva qui vicino

da enfurià il folletto Annasparella a ideà de sbazzì dal contado

Golosello Golosina e la scassafiglia Molestina.

Ma il silfo Piantaggione che tutto fa meno che stassene a piantà

batacchia e sbavaccia col grullo della boscaglia

da spaventà la marmaglia annà a trillà a mago Borione de accorre

quello affurbettato da gnomo Rosicchione

pe’ apposteggià la questione squilibrina 

sveglia le fate de monte rampiglia a magicasse

e salvà dallo sbarazzo l’elfa famiglia

de Golosello Golosina e Molestina.

Quelle magica magica con le bacchette vanno oltre

e te combinano no spaparacchio magicoso

da saettà mastro Accomodino a marmorizzà Annasparella

accomparì lo spiritello dell’elfo dai poteri sovrumani che se asta 

abbeato a ammonticchià la granella ne la su terra

stregallo a contemplà de accaricasse a sbazzì la questione brigarella 

accussi ogni sera se po’ accontinuà la stornella

golosina golosella

de folletti del boschetto qui vicino

golosetti golosini.

golosello

Bydif

Lo sapevi che…

Lo sapevi che secondo un’antica teoria piante e fiori portano energia positiva e poste in ambienti promuovono la fortuna? Per esempio che: 

violetta africana

La viola africana i cui petali assomigliano a monete attira ricchezza?

lucki bamboo

Il Lucky Bamboo ha un influenza positiva sulla vita quotidiana e secondo il numero dei gambi, con due radoppia la fortuna; con quattro il successo; con sei aumenta le entrate di denaro, con otto favorisce la produttività e con 10 steli le soddisfazioni della vita?

crassula

La pianta di Crassula ovata o albero di Giada, messa in casa o in ufficio, aumenta i guadagni e favorisce la prosperità economica?

arance

Tutte le piante da frutto in terrazze e balconi apportano abbondanza all’interno ma quelle di agrumi accrescono l’estroversione e il piacere di “gustareil dono della vita ?

er peonia

l fiori della peonia o rose senza spine’ sono portatori di fortuna e posti in ambienti lavorativi creano vibrazioni positive per realizzare buoni affari? money treee

La Money Tree, o “Pachira Aquatica”, per le 5 foglie che crescono su ogni ramo, ognuna collegata a uno dei cinque elementi : metallo, legno, acqua, fuoco, terra e se anche di 5 fusti intrecciati ha una energia vibratoria attira fortuna che posta in qualsiasi ambiente produce un mutamento di condizioni economiche che gradualmente passano da scarse a prospere?

Beh, Se non lo sapevi…adesso lo sai e…e in questi tempi magri, che anche la scienza afferma che le piante, come le persone,  hanno un energia beh…

   By dif

A proposito di ambizione

Benché :

Immagine 11

Immagine 10

Immagin 7

Immagin 8

Immagine 11

Tuttavia un minimo d’ambizione nella vita serve!

Beh, basta ricordarsi che: 

“L’ambizione è virtù quando è desiderio di migliorare, volontà di acquisire meriti; è vizio quando è solo desiderio di potere, volontà di conquista egocentrica” 

                                    e sarà una leva positiva. 

bydif

Arriva il bufalotto!

bufalotto

Eh, si, con la luna nuova di stasera 11 febbraio, arriva il bufalotto, ovvero l’animaletto celeste che per credenza legata a Budda, in Cina e vari paesi orientali, incarna l’anno 2021 e in conseguenza fino al 31 gennaio 2022 governa e determina la sorte terra a terra.

Che anno auspica?

Beh, come gli altri 11 animaletti dello zodiaco cinese che ogni anno si avvicendano a guida della sorte, vaticina secondo le peculiarità di cui è dotato!

Sarebbe? Sarebbe che gli avvenimenti annuali saranno espressione della natura, categoria ed elemento del bufalotto. Vale a dire?

Vale a dire che…

in base alla natura: raziocinio, lavoro, metodo, praticità, concretezza, conservazione e tradizione saranno la cifra distintiva di qualsiasi attività o evento in terra.

per categoria, yin, femminile, lunare, ricettiva, di forza emotiva passiva: sentimenti, fecondità, armonia, introspezione, mutevolezza, discrezione saranno pulsioni e fulcro di fatti collegati. .

per elemento connesso al metallo, talune qualità come magnetismo, indipendenza, ambizione, tenacia, inflessibilità, fermezza avranno un ruolo di imput per azioni e reazioni di sviluppo e evoluzione.

Al dunque che anno prospetta?

Sinteticamente il bufalotto indica un anno di fertile prosperità e riscatto, bensì frutto di costante onesto lavoro, riflessione intelligente, quieta praticità e senso di ostinata sopportazione dei momenti difficili. Un anno di supporto al risanamento psico/fisico, di favore a svolte, personali e professionali, positive. A livello globale, emblematico di saggezza, armonia ed equilibrio, effonderà sentimenti più di calma e distensione che di belligeranza armata, da così spegnere sul nascere sfide belliche o comunque render difficile intenzioni di perseguire strade improntate alla violenza, all’attacco aggressivo, la lotta armata.

In particolare?

Beh, non è un animaletto che ama stravolgimenti, voli pindarici, bizzarrie, innovazioni, predilige il ragionare quieto e ponderato, i progetti concreti a breve o medio termine, l’azione costante, la riuscita meritata. Quindi dal bufalotto non v’è da aspettarsi facilitazioni, fortuna o comunque qualcosa che all’improvviso cade dal cielo e toglie le castagne dal fuoco. Anzi contare o affidarsi alla buona sorte come risorsa risolutrice alle contingenze che assillano, pubblico e privato, può rivelarsi un atteggiamento attendista pericoloso. Di fatto presagia un anno in cui ogni risultato ambito, individuale o collettivo, lo si consegue attraverso un paziente e consapevole sforzo fisico e mentale. Per meglio dire, un anno i cui risultati di progetti e mire, in ogni settore, possono essere concretamente notevoli ma raggiunti solo attraverso l’impegno serio e costante, e a volte pure silente e non confortato da immediate gratificazioni riconoscenti. Chiaramente il secondo animaletto del “cielo” cinese, messaggia che nel 2021 in qualunque ambito il successo arride laddove responsabilità, disciplina, iniziativa, onesta applicazione, rispetto a tutto ciò che è tradizione e spirito di conservazione è principio e fondamento di dialogo, collaborazione, azione pratica. Per cui, di norma è premiante, puntare i piedi in terra, concentrarsi sullalla realtà presente e dove si intravede la possibilità di vincere, o ottenere il massimo desiderato, lottare estenuamente per ottenerlo. Viceversa è regola antifallimento abbandonare illusioni di facile riuscita, sperare in scorciatoie, crogiolarsi in pigrizie.

Specificatamente quello del bufalotto è un anno di attiva energia fisica e mentale, stimolante l’abilità operativa accentrata al conseguimento concreto di obiettivi e progetti personali ambiziosi, nonché di vantaggio economico. Pertanto promozionale al convinto valore individuale nelle scelte lavorative programmatiche, utili al progressivo sviluppo dello status quo con garanzia di conquista dell’autonomia finanziaria. Contestualmente, in tutte le professioni, siano pubbliche o private, aumenta la consapevole responsabilità, la costante applicazione, la fermezza nel proporre le idee personali e il battersi con eloquenza brillante per affermare i propri punti di vista, a volte anche in toni accesi e qualora vi sia convincimento di ostacoli pregiudiziali pure con modi violenti. Ovviamente essendo un animaletto improntato a privilegiare la concretezza, incrementare input di attiva fattività pratica, in campo socio-sentimentale non promette strabilianti emozioni o fulminie attrazioni per tematiche o persone che possono coinvolgere e stravolgere la vita.Tuttavia, in particolari circostanze, data la sensibilità emotiva in incontri di singoli o gruppi può intercettare esigenze affettive e delineare considerazioni da produrre cambiamenti d’interazione sostanziali, nei soggetti maschili in senso protettivo, in quelli femminili di intimo attaccamento. Comunque, essenzialmente, orienta a migliorare il confronto interpersonale, agevola la ristrutturazione delle situazioni socio-familiari complicate. Inoltre, favorisce l’amicizia per affinità spirituale, l’intesa fra partner, mantiene in buona armonia i rapporti solidi, aiuta a trovare soluzioni concilianti per stabilizzare quelli precari. Nondimeno, in soggetti particolarmente vulnerabili, ricettivi al sodalizio, può sollevare diffidenze e accese discussioni, indurre reazioni contrarie a calma e logica con affrettate conclusioni di reciproci isolamenti. Nel complesso il bufalotto presagia un anno di allontanamento da gravi crisi e spettri di default finanziari, di lenta e progressiva ripresa di introiti per quasi tutti. Sicuramente un anno migliore, del precedente retto dal Topo che purtroppo, tra le tante buone prerogative da mettere a sorte ha scelto quella più nefasta.

Vabbè ma singolarmente che dice?

Dice che per tutti gli “animaletti” zodiacali, cioè topo, bue, tigre, coniglio o gatto, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane, cinghiale o maialetto, c’è un cambiamento positivo, in specie per quelli che hanno problemi di lavoro e soldi.

In dettaglio per gli animaletti? Nel prossimo post!

bufalo

Intanto col Bufalotto a tutti Happy New Year!

bydif

Cantastorie

cantastorie

stornellata de’ appolitica

L’appolitica l’è na cosa
che te canta una storia
e affà un’altra cosa
se ie te provi a contestà
te addice che nun se fa
addevi ammollà
e allascialla allavorà
se nun te avvoi dannà
se approvi a dì
che te attradì
te arrisponde nun è accosì
e attu volgo no poi accapì
l’appolitica nun è vangà
è na tattica de aggovernà
de anteragì co avversari
co frammischi e avvocaboli
e addecide pe i popolani
se avvoi accapì…
l’appolitica l’è n’arte
de aggorgheggià na storia
e pe potere affà un’altra cosa.

er politic 1

stornellata  de’ farlocchi

i appolitici farlocchi
se arriconoscono a vista d’occhi
accome fossero strangozzi
ammollati nello sugo
ca’ s’arruotano a fanfarozzo
e anvitano le ganasce
a magnà a sbrodalozzo
pe’ sollazzo de pataracchio
su a blusa accandidata
e straluno de lo popolo
che allovora allavora
e se strapinazza
pe appotè arriempi la panza
appoia ammiserello
ie attocca ammasticà
lo avanzo assudiciato
de appolitica farlocchia
addelegata da su allocco
udite udite
pe arriempì la su panza

er politic 2

Stornellata de cialtrone

lo appolitico cialtrone
ha li occhi a salvagente
la bocca a stornella
lu naso a ciambella
magna a ufo e ie strimpella
cheie assà assà
eie affa e affa
ammentre se trastulla
se gingilla se agghinda
e s’ arruota su assedia
come ie fosse na forcella
da acconcià la capitozza
a arresiste a li avventi
pe aggodesse lo briccone
lo fannullo su balcone
a scapitozzo de affatiche
de allacrime e de angustie
de no popolo secchione
gaglioffato da su esibizioni
co stornelli e appantomime
udite udite
cheio avrebbe assai assai
allavorato da affallo
arriposà su no soffice sofà.

cantastorie - Copia

bydif

Una sofferenza dover…

page morric

A volte le persone non si conoscono direttamente ma si amano. Perderle turba profondamente l’animo. È successo in questi giorni. Una sofferenza dover dire ciao a Ennio Morricone. Sebbene mai Ha avuto la minima consapevolezza della mia esistenza il Suo “andarsene” mi ha profondamente scosso. Con Lui andava un “pezzo” di vita! Vero che non ho mai incontrato la persona ma ho incontrato la sua musica. E che musica! Unica e indimenticabile. Sempre immaginativa, “divinamente” vibrante, a volte con toni struggenti altri elettrizzanti, ha costellato di momenti di indimenticabile sensazione emotiva il mio vissuto, tanto da “amarlo” come e più di quelli di assidua relazione. Per omaggiarlo e porgergli l’ultimo saluto, siccome, data la notorietà mondiale, in tanti han magistralmente detto e scritto che altro potrei aggiungere? Credo poco se non ripetere il già stigmatizzato da altri. Per cui per onorare l’ artista cantore del suono, dell’arte, della bellezza, ringraziare il cesellatore di attimi musicali inimitabili, dir ciao all’ “amato amico di sensazioni d’ascolto” rasserenanti il mio inquieto circostanziale, riferire un po’ sull’ uomo, popolarissimo e stimato in tutto il mondo, giacché per “andarsene” ha preferito il silenzio al clamore, ho concluso che non v’era nulla di meglio che farlo attraverso alcuni Suoi dire…  

L’uomo: “non voglio disturbare”
le abitudini: “Mi alzo prestissimo, intorno alle 4.30, faccio ginnastica, leggo i giornali e alle 8.30 sono già al lavoro”.
Lo spirito: “Io prego un’ ora al giorno, ma anche di più. La prima cosa che faccio. Anche durante la giornata, per caso”.
Ia filosofia: “ Ama gli altri come ami te stesso; ecco, questo per me è un modo normale di essere”.”Identifica una persona onesta, altruista, rispettosa di Dio e del prossimo. Amare gli altri, anche se la parola amare può sembrare forte; però è così. Questo è importante. Io penso veramente al bene degli altri, che il prossimo non abbia il male dal mio modo di fare. Mi è perfettamente normale che debba fare una cosa per rispetto della persona che incontro”.
La riflessione: “La musica mi ha salvato da fame e guerra. Ma l’arte è puro talento, la sofferenza non c’entra”.
L’orgoglio, “A chi mi chiede di parlare di “western all’italiana” rispondo che parleremo un’altra volta. Odio quel termine: lo trovo riduttivo, superficiale, provinciale.”
la responsabilità: “Non facevo concerti quando i miei figli erano piccoli.”
la coerenza :“Ho sposato una siciliana, il che mi ha permesso di conoscere da vicino la sicilianità. Ma grazie all’arte di Tornatore ho avuto la conferma delle mie sensazioni su questa terra che è bella anche per le sue contraddizioni oltre che per la sua umanità”.
la fermezza:“I film di Sergio Leone sono dei capolavori. E basta”.
il ringraziamento: “quello di aver ricevuto la grazia del talento e di aver avuto la fortuna di studiare musica”.
l’artista: “Non scrivo per il successo. Scrivo per me”
L’ispirazione; “Essere originali diventa sempre più difficile”
L’etica: “Nei casi di plagio la malafede salta subito agli occhi. Cioè: alle orecchie”.
il mestro: “La musica esige che prima si guardi dentro se stessi, poi che si esprima quanto elaborato nella partitura e nell’esecuzione”.
La magia : “la musica è sicuramente vicina a Dio. Nello stesso tempo la musica è proiettata nell’ anima e nel cervello dell’ uomo. Gli permette di meditare. Il discanto, il falso bordone provengono dai primi trattamenti polifonici del canto gregoriano. Da lì è nata la musica occidentale. La musica è l’ unica vera arte che ci avvicina veramente al Padre eterno, e all’ eternità. Lo dico a me stesso, e qualche volta a mia moglie, che la musica già esisteva, tutta! La musica che è stata scritta e sarà scritta. È il compositore che l’ ha presa, e la prenderà! Secondo la propria epoca, secondo il momento in cui egli scrive e secondo la civiltà e lo stato della ricerca musicale del suo tempo. La musica è già esistente anche se non c’ è”.
Il compositore: “Quando scrivo nessuno mi può aiutare, perché chi scrive ha qualcosa di personale da dire”
la considerazione:“La musica poi è intangibile, non ha sembianze, è come un sogno: esiste solo se viene eseguita, prende corpo nella mente di chi ascolta. Non è come la poesia, che non necessita di interpretazione perché le parole hanno un loro significato”.
la convinzione: “un regista non deve essere esperto di musica deve fidarsi della musica
il realismo: “Dagli anni del mio esordio a oggi si è passati attraverso l’alta fedeltà, la riproduzione sempre più perfetta del suono, l’arricchimento tramite messaggi video. Tutto è diventato più accurato. E il mio modo di scrivere testimonia sempre l’esigenza di andare avanti lungo un percorso creativo”.
la confidenza: La più grande soddisfazione? “aver scritto la colonna sonora della vita delle persone”
la sensibilità: “ Il co-produttore del film, Fernando Ghia, mi portò a Londra a vedere il film. Di fronte al finale, ero piangente; a quella strage di indios e di gesuiti per mano portoghese e spagnola. Avevo davanti a me il regista e i due produttori e dissi, “No, io non lo faccio, è bellissimo così”. Credo di essere rimasto mezz’ ora a piangere. E loro insistevano. Finché cedetti: “Faccio la musica”. Non volevo farla perché se la sbagliavo avrei potuto rovinare il film. Lavorando su tre elementi distinti che non potevo ignorare, l’ oboe del gesuita padre Gabriel, la musica corale e quella etnica degli indios, credo sia stato un miracolo l’ esser riuscito a comporre una musica in cui tre combinazioni indipendenti di suoni funzionavano anche contemporaneamente”.
il creativo: “Ho usato suoni realistici in un modo psicologico. Con ‘Il buono, il brutto e il cattivo’ ho usato suoni di animali, come il coyote, così il suono animale è divenuto il tema musicale principale del film”.
Il misticismo: “non mi sono mai considerato un compositore mistico-sacrale. La mia carriera è iniziata con Il federale di Luciano Salce regista di commedie, che mi ha voluto per altre sue pellicole, ma un giorno mi chiamò e mi disse, “Devo lasciarti”. “Perché?”. “Perché io faccio film comici e tu fai una musica spirituale, sacrale. Devo lasciarti per forza”. Da allora siamo rimasti amici ma non abbiamo lavorato più insieme”. Questo episodio mi ha segnato molto. Grazie a lui ho cominciato a ragionarci su. Probabilmente a volte esprimo sacralità anche quando non la cerco o non ci penso. Non parlo nemmeno di ispirazione, che non esiste. Parlo di idee. Sono forse su un binario che porta verso questi esiti”. “ho toccato il massimo della sacralità quando ho raccontato l’anima dell’uomo, nei film per la tv su Giovanni XXIII e su Giovanni Paolo II, ma anche nelle pellicole di Sergio Leone dove oltre alla violenza c’è una speranza. Speranza che ho sempre messo implicitamente in tutte le mie partiture”.
la chiarezza:” la musica orazione? Certo! ma al di la della musica ci vogliono parole, intenzioni, concentrazione“…
I concerti: “Ho sempre diretto le mie musiche, ma solo in studio di registrazione. Poi mi hanno chiesto di dirigerle in concerto” .“Dirigere in teatro le mie musiche mi ha fatto uno strano effetto: abituato a sentire le note in cuffia, dal vivo mi sono trovato ad ascoltarle insieme al pubblico che respirava dietro di me in uno scambio di emozioni continuo”. “Ogni volta che sono salito sul podio non ho potuto non mettere sul leggio una suite delle musiche per i film di Sergio Leone e la colonna sonora di Mission”.
la percezione: “Posso avere anche centomila persone, alle spalle: non me ne accorgo. Sono troppo concentrato, sono solo. Solo fino agli applausi conclusivi. Allora tutto si scioglie. Il miracolo s’è ripetuto un’altra volta. E posso passare anch’io dalla parte del pubblico”.
ll bilancio: “Di Soddisfazioni professionali ne ho avute molte, ma a iniziare dall’Oscar non ho mai avuto il tempo di godermele perché ho sempre lavorato guardando avanti. Ho avuto anche momenti di profonda crisi superati grazie alla fiducia nelle potenzialità e nel talento che mi sono stati dati”.

ennio m

Ciao Ennio, uomo dall’animo e dal talento di potenza elevata sempre connesso a cielo e terra! Mistico e realista, raffinato e istintuale, innovativo e tradizionale, sarcastico e rispettoso, epico e futurista, popolare e esclusivo, intenso e narrativo, ardito e conservatore, originale e creativo, aristocratico e proletario, classico e avanguardista, melodico o pop  sempre sublime .

bydif
morricone

 

Per la storia: romano di nascita, artista per vocazione, colto per inclinazione, musicista per genialità, compositore per talento , direttore per eclettismo, concertista per ispirazione, arrangiatore per occasione, poeta per sensibilità, avanguardista per generosità, maestro per espressione, protagonista per abilità, giramondo per notorietà, ironico per intelligenza, verace per formazione, idealista per amore, creativo per italianità, trascendente per sentimento instancabile per predisposizione, riservato per riflessione, comunicativo per educazione, materialista per realismo, romanista per passione, star per ammirazione. Insomma,  un artista eccezionale , geniale compositore, innovativo e, con l’uso della voce umana, suoni della natura, oltre di strumenti mai utilizzati per le colonne sonore, inconfondibile, prestigioso direttore, sensoriale musicista , concertista di grande fama in tutto il mondo. Con oltre 400 film, collaborazioni con registi di calibro indiscusso, Leone d’ oro e Oscar alla carriera , Oscar per la colonna sonora The Hateful Eight, 27 Dischi d’ oro, 7 Dischi di platino, 7 David di Donatello, 3 Golden Globe, 1 Grammy Award, numerosissimi premi e riconoscimenti Ennio Morricone è e rimane “ mestro” immortale.