FALO’ E ACQUA DI SAN GIOVANNI

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Ovunque la vita mi trasporta, la sera del 23 giugno, vigilia della festa di S. Giovanni Battista, notte magica per eccellenza dal tempo dei tempi in tante culture, non posso fare a meno di mantenere due usanze della mia terra d’origine, cioè quella del falò e quella dell’acqua odorosa. Per la prima è facile, basta accartocciare qualche foglio di carta ai margini d’una strada, buttarci un cerino acceso e subito come recita la tradizione “ lingue di fuoco s’innalzano dal piccolo falò a rischiarar la notte fugando le ombre malefiche c’oscuran l’avanzar del  benigno dì ” Lo salto  tre volte per esprimere un desiderio o pensare ad un problema che mi assilla. Si realizza entro il solstizio invernale, purché l’uno o l’altro non siano per scopi egoistici o vanitosi altrimenti accade esattamente il contrario. Come si dice “San Giovanni non vuole inganni”…

La seconda usanza non sempre è facile rispettarla, specie se sono in qualche località arida come il deserto. Ho scoperto  che i Berberi celebrano questa notte. – Occorre reperire petali di  fiori e foglie d’erbe aromatiche fresche, sempre in numero dispari, depositarle in una caraffa con dell’acqua,  esporle  fino all’alba ai raggi lunari per far assorbire quelle energie positive del cosmo che solo al solstizio d’estate si propagano “ quando,  il sole sposa la luna,il principio maschile feconda il femminile,l’elemento fuoco si allea all’elemento acqua,tutto il cosmo irradia energia annullando ogni maltempo”   e per raccogliere “le   lacrime di S. Giovanni ” chiamate guazza. Ossia  la rugiada che si forma nella notte.

Al mattino, meglio se al momento dell’aurora, si immergono le mani nell’acqua profumata, si sfiora la pelle di tutto il corpo bagnandola partendo dalla fronte rivolta ad est in modo che i raggi solari la sfiorano, si ripete l’operazione per tre volte. Tale rituale, nell’immaginario popolare della mia terra,  ha una grande importanza perché custodisce segreti effetti benefici:

 Purifica liberando corpo e spirito da scorie negative accumulate nelle lunghe notti invernali –     allegoricamente richiama il  battesimo nell’acque del Giordano –

Ridona energia al fisico e alla mente, allontana  pesantezza e affaticamento dovuti allo stress del quotidiano – esprime  il vigore ardente della fede del Santo –

 Elimina le impurità della pelle, rimuove i malesseri di testa e stomaco dovuti a cause nervose o imprecisate. – a S. Giovanni fu mozzata la testa-

Protegge da invidie e gelosie di avversari e concorrenti fino al prossimo solstizio. – riporta alla condanna del    Santo dovuta alla perfidia di Salomè-

Nella tradizione più pagana, oltre a ciò, si coltiva la credenza che nell’acqua, scansando fiori e foglie prima di iniziare il rito del bagno, si vede il volto del futuro compagno di vita.

 Esaurito il rito mattiniero, l’acqua profumata non va buttata ma filtrata e custodita in una bottiglia perché ha virtù lenitrici, eccezionali nei disturbi dovuti a infiammazioni e sfoghi cutanei come il fuoco di S. Antonio. Inoltre si conserva a scopo beneaugurante per la salute. – “ L’aqua de’ San Giuagne te proteije d’ognie malannje

 Di solito l’acqua la  conservo e l’uso una volta al mese per scaricare l’accumulo di energie sfibranti e per mantenere la pelle sana e levigata. Quasi tutte le mie amiche, anche le scettiche, fanno e usano l’acqua di San Giovanni.

A queste due usanze non ci rinuncio, forse per non perdere il legame atavico o forse…  per quel” Sogno di una notte di mezza estate “ narrato da Shakespeare.

Comunque per onorare la terra che mi ha accolto con tanta generosità, e sentirmi vicina a un amico che oggi non c’è più, a queste due usanze umbre, ho aggiunto quella del nocino, un liquore corroborante e digestivo che si gusta con gli amici nelle serate fredde.

Come mi ha insegnato Domenico, il 13 giugno, festa di S, Antonio da Padova, in realtà di Lisbona, mi procuro 24 noci dal mallo fresco. La sera del 23 le lavo, le spacco, le metto in un capiente vaso di vetro, con chiusura ermetica, aggiungo 600g. di zucchero, un litro di alcool da liquori, 3 chiodi di garofano, 3 chicchi di caffè, 3 scorzette di limone e lo espongo alla “guazza” di S. Giovanni poi ai raggi della luna e del sole per 40 giorni. Vi aggiungo un litro di lambrusco bianco secco, vino della patria del nocino. Lascio ancora esposto il tutto per altri 40 giorni. Filtro e travaso il nocino in bottiglie di vetro scure che poi colloco in un luogo buio e fresco per continuare la maturazione del liquore fino al solstizio invernale. La vigilia di Natale espongo in bella vista una bottiglia per offrirlo in segno di amicizia e di augurio di prosperità. La noce è  un frutto augurale di fortuna, viene anche chiamata  “ ghianda di Giove.  Nel folclore esoterico  la similitudine del suo guscio col cervello umano è propiziatoria di buone e sagge idee, il che di questi tempi non guasta mai!!!     Felice e magico San Giovanni a tutti.

FALO’ E ACQUA DI SAN GIOVANNIultima modifica: 2009-06-17T16:02:00+02:00da difda4
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