Se anche gli scimpanzé credono nel divino allora…

scimpanzè

Allora perché non dobbiamo crederci noi umani? Già, perché non crederci. È curioso assai. Non siamo mica tanto dissimili dai nostri “cugini” ! Calma, non sto dicendo idiozie inventate, lo affermano studiosi in biodiversità. Lo hanno scoperto tramite una lunga osservazione con telecamere nascoste piazzate nella foresta di Guinea. A quanto spiegato da una del team, la ricercatrice Laura kehoe, esperta di effetti comportamentali delle operosità umane, dell’Università Humboldt di Berlino, al Daily Mail, dall’attenta osservazione è emerso un contegno stupefacente degli scimpanzé che: “ forse abbiamo trovato la prova del fatto che anche gli scimpanzé creano una sorta di santuario con degli alberi sacri”.

Chiaramente l’ argomentazione però avvalorata dai video ha sbigottito il mondo della scienza nonché posto tanti interrogativi. Perché? Perché l’osservazione ha rivelato un dato inconfutabile, cioè gli scimpanzé credono nel divino. Infatti nei video è palese un rituale simbolico “religioso” molto esplicito e assai somigliante a quello di nostri antenati. Specificatamente, nelle vicinanze di enormi alberi i primati edificano una specie di “misteriosa cappella” per riunirsi in posecontemplative. Cioè, prima edificano tempietti di pietre, o per meglio dire dispongono, dandogli un senso pressappoco divino, cumuli di pietre che ricordano assai i “ nostri” dolmen e menhir, poi in gruppo, si piazzano in atteggiamento ascetico di “adorazione” . Chi “adorano” è difficile da stabilire. L’albero…la natura… l’intorno….la materia inerte… Mistero. Mistero che può giacere in qualcosa di simbolico molto, molto antico. Qualcuno obietterà che danze rituali per fenomeni come fulmini, incendi della savana  dei nostri “cuginetti” sono risaputi, ciononostante in questa ricerca è palese che è diverso, con l’atteggiamento i primati qualcosa divinizzano! Strano o inverosimile? Niente affatto! Il senso del divino non è prerogativa esclusiva dell’umanoide sentire va oltre, appartiene a tutte le creature dell’universo. Perché? Perché il Divino è congenito in qualunque forma vivente. Quindi è normale sia percepito da ogni tipo d’essere. Ma, se anche gli scimpanzé credono nel divino allora… Allora perché non dobbiamo crederci noi umani? Forse perché l’idea che Esista surclassa, sminuisce, toglie autorità intellettiva liberale, o come dicono certe intellighenzie il crederci è da idiota. Bah, fatto sta che oggidì chi crede nel Divino, qualunque esso sia o venga appellato a secondo i luoghi, le culture, l’appartenenza etnica, spesso è tacciato di essere un sempliciotto, uno che si lascia abbindolare, manipolare, trascinare dall’illogica, qualche volta è deriso e persino costretto a nascondere le sue convinzioni, altre finisce pure ammazzato. Eppure il supporre che ci sia qualcosa di diverso che valica ciò che riusciamo a vedere, o un essere trascendente con poteri singolari non è da pazzi o creduloni, altrimenti non si spiegherebbe come mai è un esigenza da sempre avvertita dal genere umano, tant’è che in ogni luogo del pianeta se ne riscontrano tracce millenarie. Certo variano modi e forme ma il succo del significato no. Da che mondo è mondo l’uomo più o meno evoluto nella sua quotidianità ha riservato un posto al sacro. Eppure nell’era del progresso più sviluppato in termini di umano processo conoscitivo, sebbene non nascondo che ci siano tantissime distorsioni, per non dire palesi abusi con eccessi profittatori del Divino percepire, è facile riscontrare uno sberleffare il sacro e chi ci crede. Ma questa quasi repulsa a qualunque forma d’essere che eccella sull’uomo non è altro che un segno di debolezza dell’uomo. Perché? Perché è vigliacco, alquanto spudorato nell’attribuirsi poteri selettivi di logica tra l’esistente e l’ultraterreno, nonché perché ha una fottuta paura di perdere quell’onnipotenza umana che si arroga con tanta prosopopea. Eppoi, ammettere l’esistenza del sacro sarebbe come dire che deve guardare oltre se stesso, farsi delle domande scomode, soprattutto avere coscienza che ha limiti di autorità manovriera sull’universo. Inoltre, può scoprire, cambiare, perfezionare, magari deformare, snaturare, come già fa, ma giammai potrà ottenere il potere incondizionato del cosmo. Quello no, proprio no. Perché? Ovvio, quello dell’universo è un potere tantissimo agognato per ambizioni dominatrici sul Tutto tutt’altro che a fini universalmente benefici e pacifici, per cui deve restare irraggiungibile e nessuno mai potrà controllarlo, e ciò che chiunque espugna con la forza o la ragione è ciò che gli è concesso e se viola ordine e regole prima o poi ne paga le conseguenze. Come? Come è già avvenuto, con un mutamento dello status quo. In fondo basta guardarsi in giro, da ogni parte spunta una conferma!

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Una curiosità  mi assilla: come mai  tale  scoperta è  resa nota al mondo nell’anno della scimmia? Coincidenza. Uhm ..in scienza le coincidenze non sono ammesse …anche se  nela scienza come nella vita se hai “fede” tutto è possibile!

by dif

DEVE ESSERE L’AUTUNNO

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Deve essere il cielo grigio, le foglie che mulinellano e poi cadono a terra come ali di farfalle trasformando il mio giardino in un quadro impressionistico a farmi recepire in modo curioso e impertinente certe notiziole.

Si, devess’essere l’atmosfera autunnale che mi impedisce di comprendere come, in un grande paese dalla millenaria cultura, a qualcuno venga in mente di definire la scelta di un comitato di assegnare per il 2010 a Liu Xiaobo il nobel per la pace “scandalosa provocazione paranoica “

Devono essere le foglie che si staccano dai rami a confondermi se credo che qualcuno in quel grande paese si è adoperato ossessivamente per non far trapelare sul territorio la notizia dell’affronto, ha oscurato tutti i mezzi di informazione, invece che plaudire con orgoglio ha messo agli arresti domiciliari la moglie. E’ proprio buffa sta cosa, un premio nobel mica lo prendono tutti, in tanti lo sognano ma pochi lo ottengono e qualunque paese dovrebbe esultare se un proprio “figliolo” viene insignito di tale prestigio.

Si, deve essere il turbinio delle foglie se mi prude il naso e mi par che in quel paese ci sia una grande muraglia che impedisce alle idee di circolare con libertà e misconosce i più elementari diritti umani. Forse con l’autunno ho una digestione lenta se mi pare che c’è una cecità a tempo: vede la potenza economica in espansione di quel paese e non vede la brutale e disumana repressione di qualunque libertà che esercita.

Devo prendere la citrosodina.

Eh si, mi ci vuole proprio sennò l’acidità mi offusca la comprensione e mi par di vedere gente, compresa me, che urla :“ no pena di morte a Sakineh”e il giorno dopo muta come una triglia se in altri “civilissimi” stati altre donne e uomini vengono giustiziati.

Mea culpa, mea culpa, da sempre sostenitrice che nessun uomo o stato ha il diritto di punire un reo tirandogli pietre, mettendogli una corda al colla, facendogli una puntutrina, sparandogli un colpo alla testa o …. mi è stato facile cadere nel trappolone di una fanfara mediatica e credere che il dissenso contro la pena di morte era universale e non circoscritto a un “turismo per caso”.

Deve essere anche la prima nebbiolina delle valli padane ha rendermi stomachevole il continuo turbinio delle notiziole su un certo “orco” in arene, su due più due meno due, sul cinque o alle diciassette.

Stavolta però non mi indigno e non mi irrito, evito il trappolone mediatico che mi farebbe dire:

“ cervelloni, disquisitori, psicocriminologi, sministrelli informatori, sfogatoi di buchi neri, branditori di certezze, investigaintenzioni, certificatori del perchè, per come per quando è inutile che sviscerate le budella dell’orco per mostrare l’orrore del misfatto, una settimana prima avevate sezionato indecorosamente proprio quella creatura innocente che volete cavare dal pancione. Il vostro parlottio salottiero più che informazione mi sembra orrida ostentazione”

Eh no, non cado nel trappolone!

Per digerire l’orrore delle notiziole autunnali che mulinellano più numerose delle foglie, sono più grigie del cielo come quella di quattro bare coperte da una bandiera, sbarcate stamani all’aeroporto fra lacrime, sofferenza, visi affranti e visi di circostanza, orrore di una missione di pace che ha fatto saltare in aria altri quattro giovani, non basta la citrosodina, mi serve altro.

Qualcosa che mi faccia scaricare a terra rabbia e dolore e mi tolga la nausea autunnale.

Devo muovermi, camminare.

Ho trovato, vado alla cantina a prendere un po’ di mosto per fare i “sughi”

Fuori le foglie mulinellano, gli alberi si spogliano, il cielo è grigionero, ma con la tv spenta tutto mi sembra una delizia mentre mi sbafo una coppetta del mio budino di uva.

Provare per credere, è semplice prepararlo, vi lascio la ricetta:

Procuratevi un quarto di succo d’uva ( mosto) nero o bianco è indifferente; mettetelo in un pentolino con 2 cucchiai di farina e 2 cucchiai di zucchero; mescolate bene per evitare grumi; ponete sul fornello e mescolando portate a ebollizione; tre quattro minuti di cottura e poi togliete dal fuoco; lasciate raffreddare 10 minuti poi versate in una o due coppette e ponete in frigo, se vi piace freddo. Un’oretta ed è pronto da gustare.

Il budino d’uva, o sughi oltre che delizioso è un’ottimo ricostituente e si conserva benissimo in frigo. Potete farne una quantità diversa moltiplicando le dosi.

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 Avete assaggiato? Non è una delizia per togliersi l’amaro in bocca?

gradevole settimana a tutti

dif

IPOCRISIA MEDIATICA

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Nell’ascoltare, ieri sera su la 7, l’infedele condotto da Gad Lerner le solite  analisi sull’utilizzo della donna come merce di scambio in politica, negli affari, in una certa società legata al malaffare o in talune trasmissioni televisive, mi si è rivoltato lo stomaco. Di quali donne  parlavano? Quelle che conosco io non vendono il loro corpo per qualche favorino, lottano con unghie e denti per farsi rispettare. Non  mostrano tette e culi per fare carriera, studiano, si informano, si specializzano, fanno faticosamente carriera per merito. Non nego che ci sono donne che cercano scorciatoie ma sono una minoranza. Perché mettere tutte nello stesso calderone. Perché far passare  le escort per vittime e non dire che hanno scelto liberamente di  vendere  il proprio corpo a caro prezzo piuttosto che impegnarsi in settori meno renumerativi e di maggiore responsabilità. Ovviamente non parlo delle migliaia di ragazze obbligate dalla criminalità a prostituirsi.  Perché ridurre il mondo femminile solo materia da utilizzare a scopi sessuali. Dove lo mettiamo il cervello delle donne, di tutte quelle scienziate ricercatrici ecc. che si fanno onore nel mondo. Mica provengono da un altro pianeta o sono mostri che debbono starsene in antri bui. Al solito strumentalizzazione politica per dire altro. Sono stanca di sentire la stessa manfrina sulle veline per ricamarci su sermoni di falso puritanesimo. Chi vi aspira è giusto lo faccia, se poi per arrivare prima all’obiettivo concede le sue beltà saranno cavoli suoi. Perché non si rispetta chi fa un lavoro dove conta anche il corpo e si presenta come una volgarità. Fare la velina, la soubrette, la ragazza immagine o quant’altro di simile non è mica sommatoria di due più due per dire uguale scarsa etica o  mignotta.  Perché non parlare di tutte quelle giovani ragazze belle, intelligenti e professionalmente preparate che fanno scelte diverse, ragazze che hanno sogni ed obiettivi meno eclatanti, lontani dall’apparire in un contenitore vuoto o su qualche copertina. Forse perché non producono scandalo, forse perché per farsi apprezzare devono lavorare il doppio degli uomini. Forse perché preferiscono conservare la loro dignità e non usano il loro corpo per scambi immorali. Forse perché non si lasciano corrompere dal miraggio di arrivare in vetta senza guardare dove mettono i piedi, preferiscono salire osservando bene gradino dopo gradino dove li poggiano. Ragazze che sanno distinguere il bene dal male, non temono il sacrificio, non hanno fretta perché sanno che il successo si conquista progressivamente, preferiscono assaporarlo lotta dopo lotta, impegnandosi con   determinazione, volontà e costanza per arrivare vittoriose al traguardo, e poi continuare, senza adagiarsi sugli allori, un nulla può far franare il risultato  conquistato in anni di sforzi. Donne che  preferiscono realizzarsi in settori meno provocanti, quelli  imprenditoriali, artigianali, professionali, quelle che sognano di fare il medico, le educatrici, le mamme a tempo pieno o le bariste, le fioraie, le stiliste, le coltivatrici. Vi sono  milioni di donne che fanno altre professioni,  differenti da quelle di veline,  escort o starlet, si impegnano onestamente nel lavoro, nella società, nel volontariato, nell’assistenza, in famiglia e non se ne parla mai, solo in casi di disgrazie, di cronaca nera o per motivi commiserativi. Perché? Perché queste donne non alzano gli ascolti, non producono pruriti ai cervelli ottusi e faziosi, non suscitano clamore per ore di trasmissioni televisive, non sono stuzzicanti per gossip salottieri e rivistaioli, non richiamano titoloni di mesi e mesi sui quotidiani.  Ancor più ributtante  è stato  ascoltare il modo riduttivo di trattare la donna come un oggetto ad uso e consumo del mondo mediatico, come se non avesse un’anima, una sensibilità, una qualsiasi reazione e ribellione a lasciarsi adoperare dal primo imbecille che apre la bocca o gli promette soldi, potere, visibilità, carriera  in virtù del corpo.   Perché ridurre il mondo femminile solo pettegolezzo facendolo passare per analisi della realtà, informazione, divulgazione sociologica, diritto di presentare la verità. Perché fare tante trasmissioni per deprecare l’uso del corpo femminile e usarlo nel modo peggiore ? Soprattutto non dire esplicitamente che ci sono donne che acconsentono liberamente di usare quanto madre natura le ha fornito per facilitarsi la carriera e altre che invece neanche obbligate lo fanno e spesso ci rimettono tutto anche la pelle. E gli uomini che usano il corpo e altri mezzucci allo stesso scopo dove li mettiamo, nel paradiso perché sono maschi.

Ipocrisia mediatica. Per grazia Deus era l’ultima puntata.

SANTO SACTORUM

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Ho una vera fobia per i sensi unici, ogni volta che ne imbrocco uno mi viene la pelle d’oca, subisco un effetto freudiano, lo associo a un grande budello che mi ingoia togliendomi la libertà di cambiare, un obbligo costrittivo ad andare nella stessa direzione di chi precede o segue senza scampo finché non trovo un buco, a destra o sinistra, per svoltare e liberarmi dall’incubo onirico di una traiettoria inversiva.

Ieri sera, nel seguire in streaming l’evento clou organizzato al pala Dozza di Bologna dal santo paladino della crociata della libera parlantina, protettore di tutti quelli che sono d’accordo con lui e portatore di rogna a quelli che pensano con la loro testa, cioè gli irriducibili “sovversivi” dell’informazione a senso unico, ho avuto le stesse sensazioni. Nonostante la mia innata repulsione, sopportavo gli effetti collaterali dei piatti serviti, dal santo eroe delle crociate dei talk show provvisoriamente oscurati, tutti a senso unico anti berlusca, seppure conditi con varie salsine, tipo sproloqui di qualche invitato dovuti a effetti allucinogeni o di devozione e ammirazione al gran maestro pedagogo della libertà, fin quando sulla scena non è spuntato un tale. Mi pare un  comico satirico, invitato dal santone semidio a pronunciare il suo oracolo anti oscuramento talk show e non ha trovato di meglio nel suo ristretto culetto di cervello di fare esempi strampalati, oltraggiosi per chiunque ma principalmente per le donne. Altro che pelle d’oca, mi è venuta l’orticaria. Nella pagliacciata benedetta dal santo sanctorum e applaudita da “pusillanimi piazzaioli” che applaudivano anche la cacata di una mosca pur di sembrare trendy e fedeli discepoli dei rituali del sadhana, nessuno ha ravvisato un che di volgare e disgustoso da fargli spendere due parole, dico due non mille, a salvaguardia della dignità femminile. Neanche uno ha percepito che l’esempio “lolito” mimato, prima di insultare il premier, violava figlie e compagne di vita. Considerarlo un professionista della satira è un insulto ai veri professionisti del settore. Nessuna causa per quanto giusta e nobile giustifica di andare “oltre”, utilizzare a propri fini spettacolari e con disprezzo la dignità umana. La sozzura è sozzura, rimane fetida, anche se ci spargi sopra ettolitri di profumo. Nulla mi scandalizza ed amo la libertà di parola e di pensiero più d’ogni altra cosa, non posso accettare per nessun motivo l’oltraggio all’essere umano, direi le stesse cose se al posto del corpo femminile avesse usufruito di quello maschile, è una questione che esula dal sesso d’appartenenza. Nessuno mi venga a dire che ciò che ieri sera un simile invitato ha detto serviva a rischiarare le menti sul problema dell’oscuramento temporaneo dei talk show, direi che se uno aveva dei dubbi, se era giusto o ingiusto sospenderli in periodo elettorale, li ha eliminati, un simile spettacolo non è auspicabile che entri nelle case mai. Se quel tale è otto anni che sta fuori dai canali che ci rimanga per sempre, nessuno perde niente. Lui ha centomila diritti di esprimersi ma nemmeno uno di fare similitudini allusorie utilizzando la dignità delle persone.

Oggi mi son presa la briga di leggere tutti i principali quotidiani non perché mi fosse venuta una voglia primaverile di lettura illuminata dai guru dell’informazione sulla kermesse, speravo tanto ma proprio tanto, di trovare almeno una riga di rigetto all’affronto alle donne.  Nisba de nisba, come al solito, ho potuto leggere contro la divinazione dell’invitato all’apoteosi del santo sanctorum. Il massimo che ho trovato sono stati “richiami sessuali anali”. Nessuno ha scritto che era satira trivia e grossolana, un’offesa nauseante all’individuo donna, nessuno ha avuto almeno il coraggio di scrivere l’imbarazzo che si leggeva sul volto delle due malcapitate giornaliste presenti.  Avrei dovuto saperlo che giammai, quando si tratta di donne, i “guru” dell’informazione hanno la sensibilità di cogliere il lato offensivo, alzano gli scudi, scrivono e riscrivono sulla donna trattata come oggetto di consumo, solo quando gli fa  comodo, solo per convenienza. Considerare la sua pantomima come espressione hard, mi è apparsa ancor più grave, significa che impera l’ipocrisia, la paura di essere tacciati da bacchettoni, il menefreghismo non solo verso la donna, un modo di sorvolare la questione per non contraddire un sistema dove la persona conta nulla, è uno share del 13% di qualche profeta. Un vero schifo, al confronto la mia fobia freudiana sul senso unico è uno zuccherino.

 

SANTA BARBARA

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Ieri era Santa Barbara, la protettrice dei vigili del fuoco, dei minatori, geologi, della  nostra Marina. Militare, dei campanari. Oggi rarissimi, il suono delle  campane che  alla domenica ci sveglia bruscamente è registrato,  difficilmente è un maestro campanaro a diffondere il suono.

 Mi piace ricordarla. Nel folklore del mio paese è ancora una ricorrenza sentita e rispettata nel valore simbolico della  Martire cristiana, ma anche nel valore di riconoscenza e gratitudine verso il lavoro di soccorso che svolgono i vigili del fuoco.

Troppo spesso si dimentica che rischiano e muoiono per salvare  dalla  furia devastante  del fuoco acceso da piromani  persone, bestiame, boschi, case.

Legate  alla Santa si tramandano da generazioni  due espressioni:

 “ Pe’ Santia Barbra sta lu fuco e jardala”

Un modo di dire che si aggancia al lavoro agreste,  sancisce che le  faccende nei campi son terminate, l’inverno avanza, da ora si riposa e si  attende  che torni il tempo bello.

 “ Si vu scampà da fulminie e sajetta nu scurdà Barbra benedietta”

Espressione  più legata a un insegnamento, un monito ad agire giustamente per evitare ciò che  successe all’aguzzino della Santa il 4 dicembre del 306, quando la decapitò  senza ragione e subito dopo  punito dalla giustizia Divina,  morì colpito da un fulmine.

 

 A dir la verità, questo secondo detto mi ha suscitato qualche riflessione amara agganciata a certi avvenimenti recenti che hanno incendiato  pulpiti e tribunette, surriscaldato gli animi arroventando l’aria che si respira, già di per se soffocante, aizzato cori e coretti a cantare buttando benzina sul fuoco invece che evitare di  steccare.Mi hanno quasi rotto i timpani con le loro voci tonanti su Berlusconi che è la causa d’ogni sventura italiana, che gli italiani rinsaviti vogliono che si dimetta, (quali?) esca dalla scena politica, così i bravi lavanderini  finalmente smacchieranno il paese  e tutti vivranno felici…. Una serie di baggianate per toglierlo di torno, sgombrarlo, come ho letto da qualche parte, quasi mi fa pensare che sotto sotto l’interesse è diverso. Oh! Anche quelli che campano sulle sue spalle pubblicando libri e libretti e  girando qua e là  a straparlare  hanno l’onestà di ammettere: senza di lui come avrei fatto? Chi mi avrebbe fornito tanto materiale? Garantito introiti cospicui, colletto immacolato, scarpe lucide, capelli laccati,  avrei dovuto sgobbare,  indossare una lercia tuta, un paio di scarponi, avere le mani callose!!!

 Mi hanno seccato i modi melliflui, dico  e non ammetto, sono garantista ma indirizzo il  dibattito col principio opposto… alcuni mi sembrano bambini convinti che gettando tanti sassi  nello stagno prima o poi con  uno di quei sassi   centreranno il bersaglio agognato.

Non riesco più a digerire quello che circola in tv, su fc, o in certa stampa, il troppo storpia sempre,   la critica da obiettiva è divenuta ossessiva. Ieri sera poi, guardando anno zero, ho toccato il fondo della mia sopportazione, pur da fedelissima telespettatrice di Santoro e non di Vespa assistere al solito assalto alla diligenza è stato un travaglio così spossante da togliermi il desiderio di  ripeterlo al prossimo giovedì.

E che dire poi di tutto l’ esplosivo trans- tante da un canale all’altro in orari pomeridiani? Fulmini e saette si abbatteranno sulla mia testa se trovo inopportuno che certi argomenti vengono trattati in orari pomeridiani, quando i bambini girano per casa, con modi e toni contro ogni buon senso di informazione sociale e di contenuto educativo!! Ognuno ha diritto di scegliere come vivere la sua vita, se da donna, da uomo o mezzo e mezzo, ma nessuno ha  diritto di far passare normale un comportamento sessuale o di stile di vita per comune quando non lo è.

Il modo di fare informazione oggi, mi ricorda i tempi nei quali la lavatrice era poco diffusa, quando le donne si recavano a lavare i panni alla fonte pubblica,  mentre lavavano sciorinavano fatti e fattacci, ognuna li riportava a modo suo e alla fine quello che circolava  era una Santa Barbara di chiacchiere, una polveriera che in certi casi  provocava gravissimi danni a persone o  famiglie prese di mira ma siccome nessuno poteva risalire alla fonte ognuno dormiva tranquillo finché non gli toccava la stessa sorte.

Spero che la Santa mi perdoni lo sfogo che mi è esploso spontaneo.

Per fortuna che  gli italiani son tutta altra cosa, rispetto a quelli dipinti o  fatti circolare nel mondo mediatico, come ha ricordato il nostro Capo dello Stato ci sono migliaia di italiani che  agiscono concretamente sul territorio e anche fuori senza prima suonare la trombetta, italiani che ogni giorno con il loro volontariato suppliscono a tanta indifferenza verso i deboli, gli emarginati.

 

Pappagallo o libertà?

 

Son proprio stanca di “illuminati” impomatati e ceronati che gironzolano, 24 ore su 24, per stanze e stanzette dotate di riflettori, telecamere e microfoni per darmi dell’imbecille. Sono così stufa di ascoltare i loro sproloqui che ho deciso di chiudere i “rubinetti” che gli offrono l’opportunità di offendermi. Pontificano ossessivamente che sono un “italiana imbecille” senza un briciolo di capacità critica se la penso diversamente dai loro blateri. A parer loro decido, penso, mangio e prolifico come l’allocca incantata, o come figlia della coniglia cretina, solo le loro abluzioni quotidiane possono farmi diventare una “italiana purificata” Omologata ai loro standard non solo divengo “abile consapevole”  ma italiana bonificata degna di entrare nell’olimpo dei “più”  veri, corretti, giusti…ossia una “illuminata libera”   Libera di ragionare come mi pare o libera come il  pappagallo sul trampolo? Hanno una superbia e una tracotanza ributtante. Credono di avere la verità assoluta in tasca, il diritto di irridere chiunque esprima una idea diversa persuasi che scaturisca da una mono  turlupinatura ipnotizzante dei “ media”

Ma  se i “ media” sono vocal solisti come mai questi “illuminati del verbo” li  trovo piazzati negli scranni a fare i vocal coristi e sulle predelle a dirigere orchestre?  Sono “cantori” di x factor capitati lì per sbaglio, santerelli votati al patimento di salmodiare notte e giorno per salvarmi dai pericoli “concupiscenti” dell’ impostore camuffato, o sono  un mistero italico?….

Questi precettori filantropi garantiscono che  mi “informano” per schiodarmi dalla categoria degli imbecilli, aspirano solo a  disintossicarmi dalla “droga” inoculata dal “ media  solista” che mi ha scimunito  per elevarmi al  rango di “rischiarata” In sostanza  attraverso l’assimilazione della  loro “informazione corretta” da acritica imbevuta di cognizioni fasulle e settarie  divento un  soggetto pensante, indipendente e neutrale? Veramente la campana  mi suona male. Il batacchio rimuove  cognizioni dalla mia testa  mentre batte e ribatte  per rimpinzarla con altre cognizioni!!! Di certo la teoria è strana. Forse è mirata a rendermi una anatrella muta, una di quelle  in attesa di finire sulla tavola, come assaggio gastronomico, di qualche gazebo a feste e sagre  o una   “pigotta”   che infoltisce la polverosa collezione nei loro scaffali di pezza. Mah Tutto il loro altruismo mi pare una trappola ipocrita come la manifestazione sulla libertà di stampa.  Sono andata convinta di difendere il diritto di esprimere le idee con civile e democratica  libertà Ho scoperto che tutta la solfa sul “bavaglio dalla stampa”…. non era altro che una mistificatrice manifestazione contro il governo. Perchè non dirlo chiaro e tondo?

Aveva ragione  mio padre “ascolta tutti ma ragiona sempre con la tua testa se non vuoi essere un pappagallo parlante ingabbiato” Se mi fossi ricordata avrei risparmiato un viaggio faticoso e la vista di certi ipocriti che erano, a sentir loro, a difendere la libertà di stampa con in tasca una collezione di querele contro la stampa. Un controsenso farsesco, da sbellicarsi di risate se non fosse sfacciato e offensivo.  Il solito mistero italico: invoca obiettività con una mano e con l’altra ravana nell’acqua  torbida. Meglio essere imbecille libera che pappagallo. O…no….?

 

 

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MANCANZA DI BUON GUSTO

In questi giorni la tragedia che ha colpito il fiero popolo abruzzese è stata rivoltata come un calzino da tutti i mezzi d’informazione. Quello che mi ha colpito è il cattivo gusto di certi modi e certe domande poste da alcuni inviati a persone che hanno perso tutto affetti, ricordi, sacrifici, il gusto sadico nel trovare una dovizia di particolari nel dramma vissuto per arricchire il loro servizio informativo con l’obiettivo di aumentare le probabilità di ascolto da sbandierare come un trofeo conquistato per “eroismo”. Il cinismo in certi casi è stato veramente ributtante al punto da ottenere l’effetto contrario, quello di far spegnere il televisore per delicatezza verso chi veniva “violentato” attraverso un microfono e un immagine, per rispetto a chi veniva tolta l’unica cosa rimasta: LE LACRIME TRATTENUTE PER DIGNITA’. –  sconosciuta al cronista- Un conto è il dovere sacrosanto di informazione, un conto è il buon gusto nel modo di raccontarla. Quello che è mancato in questa terribile sciagura non è l’organizzazione tempestiva degli aiuti dei volontari accorsi da tutta Italia con grande generosità, come ho avvertito nella malizia dei servizi di anno zero e tantomeno è mancata la carità cristiana dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine nel suo complesso o il coordinamento della protezione civile ma solo il BUONGUSTO di rispettare la nobiltà  di un popolo colpito così crudamente e rabbiosamente dalle forze incontrollabili della natura. Naturalmente in questo mondo nulla è perfetto ! Inoltre riconosco che certe distorsioni dell’informazione derivano dal desiderio parossistico di alcuni di sapere tutto e più di tutto per sfamare la loro ingordigia, riempire il vuoto di valori trovando nella disgrazia altrui la fonte di lunga vita, il nutrimento “spirituale” e il godimento per sollevarsi  dalle loro frustrazioni d’anonimato. Altrimenti non  si spiegherebbe il successo d’ascolti dell’isola dei famosi e di altri reality impostati sul rendere degradanti i partecipanti per far godere il pubblico.

E’ sempre un grande dispiacere constatare come pochi mentecatti o forse impreparati ” cronachisti” manipolano una tragica notizia per renderla a loro parere appetibile all’uditorio dimenticando il rispetto, l’intelligenza altrui, la correttezza professionale ed anche la capacità critica della gente comune, quella sensibile, solidale, che rielabora e si informa direttamente, scava con le mani per salvare la vita di sconosciuti, non dorme, lascia famiglie e lavoro per accorrere dove c’è dolore, dove un suo simile è in difficoltà senza aspettarsi niente in cambio se non il sentirsi felice nel sorriso e nell’abbraccio fra chi aspetta tra le macerie, siano di terremoto o di guerra, di vedere sbucare il volto di un congiunto strappato alla morte dalla caparbia costanza di chi non si arrende all’impossibile.

L’Italia non è solo il paese bello per gli incantevoli paesaggi che da nord a sud si possono ammirare ma è bella per la ricchezza di tesori artistici che tutto il mondo ci invidia, tesori che testimoniano il buon gusto del popolo italiano, quindi non deve essere strappato e offeso dai tentacoli di qualche piovra spregiudicata che racconta la verità a modo suo tralasciando volutamente i fatti significativi, intervista qualche scellerato che sputa sul sacrificio spontaneo di tanti davanti ad un microfono col livore partitico o peggio ancora con l’insensatezza della lingua biforcuta d’un assatanato.

Di sicuro è nei momenti angosciosi e difficili che colpiscono un paese e parte della sua popolazione che spunta la differenza fra chi è un professionista sensibile, imparziale, discreto e capace di sacrificare il protagonismo per mettersi al servizio della comunità raccontando i fatti nella loro crudezza d’imperfezione umana senza speculare e chi invece come un avvoltoio s’aggira fra le macerie d’un popolo smarrito nel dolore e nello sbigottimento di qualcosa che non riesce a controllare per trovare qualche “iena” che vomita fango, divulgandola come una verità biblica. Anzi mi scuso con gli animali, non si abbassano mai a tanto, un minimo di buon gusto per istinto lo conservano!