PROFUMO DI MUSCHIO

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In questi giorni c’è un profumo di muschio in casa che rincuora l’animo e risveglia sopite emozioni di letizia e comunanza partecipativa familiare. Quel profumo di muschio fresco, intenso, penetra nelle radici come un balsamo ricostruttore del proprio passato, custodito gelosamente ma un po’ oblato dagli eventi e dal tempo. Aspirando ti accorgi che lo ieri mantiene intatto tutto il suo fascino e comprendi che seppur nel presente chi c’era materialmente non c’è più, spiritualmente c’è e vive e partecipa con te. Si, sembra quasi che la casa si riempia di volti, suoni, risa e anche di contese elettrizzanti e allestire il presepe non è un fatto meccanico di tributo a una tradizione è oltrepassare il tempo, entrare in una dimensione in cui vivi e rivivi, stati d’animo, affetti e significati. Il profumo di muschio che aleggia tutto muta. Si trasforma in un qualcosa che riporta alla luce visi amati, tanta allegria, tanto amore e tenerezza. Così, mentre stendi il muschio, fai collinette, laghetto pieno di paperelle e tracci stradine è come se ridisegni l’esistenza tua e dei tuoi cari e al contempo rispondi a un appello ancestrale importantissimo e fondamentale che mantiene integre le radici identitarie.  Alberelli, casette, pecorine, pastori e angioletti, asino e bue e figurette di donne e uomini di cartapesta, inerte e scolorita da tanti riutilizzi, non appartengono più a un epoca precisa, collocabile in un temporaneo vissuto. Posati, a mo di ognuno, sul muschio fresco, riprendono i colori originari, vivono, comunicano e interagiscono all’evento straordinario che anno dopo anno riporta memoria e olfatto a quel simbolo testimonianza forte e innegabile di unione, pace, fratellanza, perdono, amore incondizionato. Porre la capanna storta, rudere d’infanzia lontana, a rifugio di un bambinello chiamato Gesù, Maria e san Giuseppe, con quel profumo di muschio che ti invade è un emozione senza pari!  Consola e ristora da ogni afflizione ordinaria. Ti avvince e ti riporta all’essenziale, ai valori concreti distratti da clamori, esteriorità, egoismo, superficialità. Non c’è Natale in casa senza profumo di muschio che vuol dire Presepe. Perchè? Nella vita di un cristiano credente la natività è il punto fermo del divino fatto uomo per amore dell’uomo. L’ho ben compreso nella basilica di Betlemme! Ma la natività segna anche una svolta storica che non può e non deve essere ignorata in quanto fonte ispiratrice inesauribile di valori umani che accompagnano nel cammino evolutivo di convivenza, egualitarismo, pacificazione e riconciliazione. San Francesco fu il primo a comprenderlo e proprio per non farla esaurire fu lui il primo a ricostruire l’evento che cambiò il destino del mondo, includendovi anche quella parte di fede popolare bisognosa di una visiva ricostruzione corporea dei protagonisti messianici. Al presente si parla tanto di presepio e di canti natalizi ma in tanto accalorarsi e accapigliarsi ci vedo un po’ troppa enfasi ipocrita più corrispondente a una certa italianità da non toccare che al valore emblematico connesso da salvaguardare. 

Comunque sia, il profumo di muschio che respiro in casa mi annulla i detrattori del presepe e toccando il muschio mi par veramente che le note di stille nacth, in versione italiana astro del ciel, fluiscono e… mente e cuore si riempano dell’immensità fulgida e inalterabile del “pargol divin” che “luce dona alle genti, pace infonde nei cuor”. Ogni anno, nel fare il presepe ritrovo le radici, i volti, e gli affetti ma è nell’odore fresco del muschio che afferro quel non so che di puro che trasforma il giorno della nascita di Gesù da festa familiare qualunque a giorno solenne .

by dif

Vite strappate

vite strappate

Con la scia di brutalità che avvolge il globo e tiene col fiato sospeso milioni di persone, oggi, parlare di violenza sulle donne sembra quasi anacronistico. Fermo restando che la violenza è sempre e comunque un atto di ferocia, più o meno intellegibile a seconda le ragioni addotte da chi la compie, mi pare che quella sulle donne richiama comunque un distinguo. Lo richiama perché quasi sempre cresce e matura tra le mura domestiche di ricchi e poveri, acculturati o semianalfabeti, allorché sussiste un contorto rapporto di valori, per lo più affettivi, tra uomo e donna. Quanti mariti, compagni, figli, spasimanti, fidanzati, ex sono rei di violenza? Tanti, troppi, direi al 98%. Dite che esagero poiché son di parte? Macché, son le statistiche a parlare! Basta dare un occhiata alle elenco delle vittime e di chi le ha strappate alla vita per averne conferma! A parte rare eccezioni di delitti su donne a causa di rapine armate o di occasionali scatti per futili motivi di uomini particolarmente aggressivi, la mano assassina era di chi le stava accanto, di chi diceva di amarla, di chi le doveva il dono della vita. Sicuramente alla base del rapporto, più o meno stabile o transitorio, di convivenza uomo-donna, c’è un modo erroneo di amare se sfocia in omicidio. Appare evidente in qualunque violenza perpetuata sulla donna e in ogni parte del mondo che c’è un profondissimo e distorto senso della gelosia, del possesso, del mancato rispetto verso la figura femminile che arma la mano. Abitualmente la mano violenta scatta e si abbatte senza pietà allorquando non si vuole perdere il predominio maschile sull’”oggetto” delle brame e poco importa che sia madre, partner o sposa, ciò che interessa è uccidere per affermare un diritto di proprietà. Ovviamente ciò per l’assassino è inconfutabile motivo per spezzare una vita umana senza batter ciglio. Ma se l’omicidio di una donna, da parte di un familiare convivente o meno, fa scalpore e finisce sui media, purtroppo c’è un tipo di violenza sulle donne ancor più subdola e pestilenziale che difficilmente trova voce a meno che la stessa donna non trova il coraggio per dargliela. E qui io mi incacchio. Perché? Per due motivi. Il primo è che quando trova animo di farlo spessissimo, per non dire sempre, la sua ribellione non la salva in quanto non trova un ascolto che la mette al riparo da atti di ritorsione ne psicologica ne di salvezza esistenziale. Il secondo perché in certo modo viene interpretata, giudicata, discussa, quasi quasi incolpata di scatenare la violenza maschile col suo comportamento. Quante volte si sente e si legge che minigonne, tacchi, indipendenza, sono provocazioni che scatenano la violenza? Molte. Inaccettabile ma disgraziatamente diffusa opinione per giustificare l’atto crudele o la furia schiavista egocentrica dell’uomo. Per liberare le donne dalla violenza ce ne è di strada da fare! Tanta tanta se da un sondaggio un giovane su 4 afferma che la violenza sulle donne è scusata dal troppo amore e dal livello di esasperazione a cui gli uomini sono condotti proprio dall’atteggiamento o troppo spigliato, o eccessivamente indipendente o enormemente provocatorio delle donne.

Oggi si dice che il sentimento che prima unisce e poi separa, attraverso l’omicidio, uomo e donna è malato, o chi lo compie è un folle, un disadattato, un essere tormentato dalla gelosia che deforma la realtà o è un debole che ammazza per autodifendere il “territorio” di suo dominio affettivo. Sarà anche vero ma a me appaiono scuse, balle giustificative di un maschilismo radicato e coltivato in ogni tortuosità sociale. Mi sembra più veritiera che la causa principale di qualunque violenza sulle donne scaturisce da una assoluta perdita di rispetto della vita altrui, acuita da un cinismo, una ambiguità un non sapere accettare i cambiamenti, il progresso, i diritti paritari di due specie complementari quanto indispensabili l’uno all’altra al crono universale della continuità. È pur vero che la donna è sempre stata un po’ il possesso- trastullo dell’uomo e ha sempre dovuto subire, in quasi tutte le culture, un rimarcato concetto di dipendenza soggettiva o almeno sopportare l’esclusività di oggetto-possesso del desiderio, o la tirannide del padre, fratello, figlio padrone, in breve una specie di schiavismo mascherato da amore. Ciononostante, tranne che nei paesi con credenze religiose esacerbate la violenza gratuita era inferiore e nessun femminicidio trovava radice nell’antagonismo fra specie, semmai l’ intercettava nei conflitti dovuti ai cambiamenti egualitari epocali e nelle fratture dei sistemi ideologici culturali dei luoghi d’appartenenza.

Per concludere è tristissimo ai nostri giorni constatare che la violenza sussiste e colpisce donne di ogni età. Se poi investe bimbe piccolissime è aberrante. Purtroppo non è infrequente leggere cronache di stupri su esseri agli albori della vita, credo repulsivi a chiunque abbia un minimo di sentimento e coscienza umana. Difatto sta che una giornata non risolve nulla. Altrimenti i numeri delle vite strappate sarebbero diversi. Forse per essere efficace e cambiare questo anomalo comportamento verso le donne, anzi verso chiunque, perché in me la violenza non trova differenza di genere, ogni giorno dovrebbe essere la giornata antiviolenza. Ma, vista l’escalation in ogni ambito…temo che sarà difficile. Io ci spero. Ci spero perché conosco tantissimi uomini che non scambiano la compagna per proprietà privata e l’amore per diritto decretativo di vita o di morte. Anzi, sarà utopico ma ci spero poiché tanti uomini combattono per eliminarla.

Mi piace pensare che a questa sequela di vite strappate proprio gli uomini metteranno se non fine almeno un quoziente ammissibile.

                                                     by dif

il je suis…? Non basta.

terrorismo

È comprensibile se il mondo è sotto choc, i leader mondiali sgomenti, i francesi sconvolti per il trucidamento a sangue freddo, di più di cento connazionali e ogni individuo normale porta in se quel minimo di inquietudine e turbamento orrido che per reazione tramuta in un: je suis Paris. Comprensibile si, bensì infruttuoso! Vi ricordate qualche mese fa? Vi sembra che il ” je suis Charlie Hebdo” evocato in ogni dove è servito? Se è risuccesso decuplicando i morti….!!! Evidentemente alla reazione emotiva serviva altro per trasformarsi in un efficace propellente demolitore di stragi selvagge. Serviva uscire subito dai propri recinti, unire le intellighenzie, i servizi segreti, i competenti di guerriglia e atti terroristici, i diplomatici, tutti gli uomini e le donne senza distinguo, senza i soliti paletti. Da venerdì 13 tutti i Charlie chiamano i leader, stazionati nei propri orticelli a studiare difese egoistiche, limitandosi a fare comunicati di condanna circostanziali, a uscire dalla propria ortaglia. Li chiamano uno a uno a radunarsi nel grande campo mondiale comunitario per sezionare le reazioni e le decisioni del passato onde evitare di ripetere i danni che han prodotto. Chiamano gli strateghi a autoanalizzare le risposte belligeranti precedenti per capire le voragini prodotte a medio e lungo termine e trovare alternative alla guerra armata. Chiamano al coordinamento politico-decisivo globale per correggere e schivare tutte le storture prodotte da conclusioni individualistiche soggettive. Li chiamano perché il terrore è l’arma letale del fanatismo ma la paura è la sua miccia. Quindi è necessario reagire, creare un fronte forte, una barricata mondiale di uomini e donne che non si lasciano paralizzare dal panico seminato dai terroristi. Quelli lo creano apposta. Ormai conoscono tutte le pecche, le contraddizioni, le divisioni ideologiche e territoriali. Quelli che manovrano le capocce indottrinate fanaticamente prima hanno studiato e hanno imparato, convivendoci per anni, come dividere, far discutere, scomporre, intimidire per far approdare a niente. Soprattutto hanno compreso la limitatezza deliberativa comune delle super potenze per quisquilie egocentriche e l’incapacità determinante di sottopotenze, la balbuzie politica di alcuni leader, la cecità di altri, l’ambiguità di altri ancora. I satanassi ideatori e seminatori di panico e terrore conoscono a fondo i vizi dei governi e dei governanti da poterli vendere a tutti quei cercatori di sangue, di eccitamento violento spietato e gelido. 132 morti e più di 300 feriti sono una bazzecola se non si fa qualcosa di diverso dalla rituale chiacchiera e non si smette di liquidarli con i soliti slogan di esseri infami, incivili, e..e..ecc! I divulgatori di morte hanno ormai campi vasti di erbe malefiche cresciute a dismisura per sottovalutazione, pigrizia di status quo e, purtroppo anche di doppiezza, per cui urge una vera emergenza autocritica senza se e senza ma, di tutti quelli che veramente vogliono evitare una catastrofe mondiale, per rasarle. Quanto accaduto venerdì costringe tutti a azzerare le dissertazioni del passato. Un fenomeno complicato e viscido obbliga a una consapevolezza: che il je suise…diventi proficuo. Se c’è coscienza collettiva a ogni livello che il credo pianificato e inculcato è colpire, colpire, non importa chi purché produca, paura, rabbia, risposte spicciolate, reazioni scomposte, ovvio che l’isteria collettiva che fa il giochino dei massacratori si evita e il je suise un… pinco pallino, potente o qualunque, muta. Nessuno arretra e si piega alla paura, resta acritico e isolato zappatore del proprio sicuro orticello. Ogni je suis esce dal suo egoistico recinto, si unisce, congiuntamente ragiona, vanga e spezza la catena subdola del proselitismo invasato, isola i massi organizzati della guerriglia sfiancante, fende il reclutamento e il manipolamento di teste attraverso i social, estirpa i modelli distorti del terrore fanatico, le mine vaganti, gratta scava e denuda l’inquietudine esplosiva, affossa manovre e manovratori di violenza indiscriminata d’origine jihadista. Soprattutto comprende, chi sottobanco procura denari, mezzi, armi, ai fomentatori di odio per mattanze di esseri umani inermi.

 by dif

valeri

 insieme a tanti altri a cui va il mio pensiero

Affamati di…. intrighi e scandali!

papa

È avvilente constatare come l’intrigo, lo scandalo, il pettegolezzo, il tradimento, appassioni ben più del comportamento etico corretto. Basta frugare negli share di programmi TV per constatarlo. Telenovele che pullulano di personaggi dove i grovigli, i complotti, di questo o quel personaggio, inchiodano milioni di spettatori per anni. Che dire poi dei vari “intrattenimeti”? Quelli inzuppati di scalpore, risvolti equivoci, doppi sensi, sputtanamento rimpinzano gli affamati di garbugli dalla mattina alla sera. Mentre, i programmi, per contenuti, fattura e quasi sempre per recitazione e professionalità, migliori vengano ignorati o visti da un ristrettissimo pubblico. Per non dire di come libri, articoli, reportage, interviste fanno chiasso e catturano l’attenzione quando il tema centrale è la rivelazione sensazionalistica di fatti pubblici e privati e invece passano inosservati se sviluppano argomenti di qualità e utilità informativa, scientifica, di costume ecc.Mi si dirà chei pizzardonnoiosi non attraggano spettatori e lettori, hanno un target di pubblico e appassionati di nicchia. Può darsi.Tuttavia non si può negare che alla base del successo di libri, riviste e programmi c’è l’inciucio, l’auscultazione fraudolentail risalto gossipparo a tutto campo.Si parla tanto di etica e trasparenza ma sono i segreti a far pruderie e a scatenare l’interesse collettivo. È l’abuso, l’intrallazzo, la sconcezza, in sostanza i retroscena che solleticano il fruitore al punto da imbullonarlo giorni, mesi, a volte anni, su fatti e piste se non false almeno distorte. Amore di trasparenza lo chiamano.Per me è na  balla. È Una imperante schiera affamata di intrecci e scandali che pilota la divulgazione divicende, personaggi, inchieste! Prendiamo ad esempio quanto fa notizia a 360° in questi giorni: Avarizia, di Fittipaldi e Via Crucis,di Nuzzi. Due libri in uscita “venduti” alla massa affamata di macchinazioni come atto di “dovere” di un cronista informato di fatti e in possesso di prove documentali.Già, ma su carteggi trafugati da corvi e raccattati da cacciatori! Eh eh, dove c’è un corvo… c’è sempre un richiamo uccellatore. Addirittura ho letto che i corvi hanno regalato una “carrettata” di documenti riservati implorando di scriverci su e pubblicarli per far sapere al Papa tutte le malefatte che circolano in Vaticano. Domanda: non era più semplice al corvo portarle direttamente al Papa. Perché informarlo attraverso un libro? Non so a voi, a me par ovvio che lo scopo del corvo era sputtanare la chiesa dando in pasto al mondo il Papa per toglierselo di torno. Lo sanno tutti che ci sono tanti lupi che non aspettano altro che sbranarselo. Troppo scomodo e troppo ancorato a valori riferenti agli insegnamenti del Vangelo per essere amato da chi è attaccato a quelli del potere e del profitto. Meglio liberarsene. D’altronde operazione già riuscita in sordina con Benedetto 16°. Uomo di fede si ma mica cretino. Da pragmatico intellettuale aveva captato l’antifona e dato le dimissioni spalancando, con l’aiuto dello Spirito Santo, la porta del tempio di Pietro a uno poco avvezzo a sottostare a diktat della curia etantomeno a sorvolare sui comportamenti in contrasto con la missione evangelica del Pastore e del gregge. Altra domandina: il,o i giornalisti, i libri son due e riportano quasi tutti gli stessi documenti, beneficiari di cotanta “ magnanima beneficenza” di monsignori e affiliati, han bevuto il piacerino che questi facevano al Papa e hanno afferrato il tutto come un dono calato dal cielo in virtù del loro duro servizio alla collettività, o hanno avuto qualche dubbietto? Mi stupirebbe la loro credulità. Non sono sprovveduti di primo pelo ma navigati professionisti.Mi suona più che han fatto finta che era verità cristallina per comodo. Ho anche letto e sentito che i contenuti e i documenti divulgati sono un favore al Papa. Una specie di servizio aiutino giornalistico per pubblicizzare, in vari paesi, almeno un libro esce tradotto in 23 paesi, la sua opera di pulizia e riassesto del sistema curiale a tutto campo. Uh,mi immagino i salti di gioia di Papa Francesco, saranno stati così giocondi e veementi che avrà rotto la Sedia di Pietro! Anch’io l‘avrei fatti. Specialmente se l’idea circolante era quella che l‘obolo dei fedeli invece che nelle tasche dei poveri cadeva nelle bocche. Come, io “predico” una chiesa povera per i poveri e i soldini se li mangiano i “bivaccatori” in tunica cardinalizia? Mi spezzo in quattro per la pace e tuono contro armi e trafficanti e qualcuno investe i soldini raccolti in fabbriche di armi? Concentro tutte le mie energie per spappolare la corruzione e riportare sul sentimento di trasparente condotta morale e ti scopro che qualcuno comercializza le beatificazioni? Caspita che goduria di salti. Li avrei fatti così alti che il mio vicino sarebbe subito accorso per capire se avevo visto un alieno all’uscio o me ero impanzolita sul filo spinato messo nell’ ortorecinto a protezione di intrusi! Sarà che ho la malizia ma non la scaltrezza del cronista se le motivazioni, di chiarezza e di sevizio al Papa, non mi convincono e mi suonano come uno strattagemma per non dire: avevo i documenti, sarei stato un fesso a non ricavarci uno scoop sensazionalistico. Tanto più che riconosco che chi ha scrupoli non fa grandi progressi, al massimo cattura qualche risultato per bravura ma resta ai più anonimo. È chi non si pone domande di chi come e quanto può danneggiare, agli occhi dell’opinione pubblica,che fa grandi progressi nella notorietà. Seppoi intralcia l’operato, sminuiscee dirotta una immagine su binari equivoci, beh! chissènefrega. I comportamenti edificanti non fanno cassetta. Spie e traditori che vanno a braccietto con carnefici e vittime riempono forzieri! Ad ogni modo, non posso biasimare i giornalisti ma nemmeno plaudire. Aldilà di quanto affermano, a me pare una gran bufera scandalistica a pro di tanti meno che del Papa. Essendo lui il “capo” responsabile, in questo momento storico, è più facile che il tutto veicoli contropartite denigratorie. Soprattutto crei spazi giustificativi per incrementare atti di violenza a chi è già contro i cristiani –nessuno ne parla ma ne vengono trucidati più oggi che ai tempi delle persecuzioni- Accumunandoli alla corruzione, l’avidità, il ladrocinio sarà il pass per fanatici, insensati e scellerati? Non si può escludere.D’altronde ciò che monopolizza l’occhio non è l’acqua trasparente dei fiumi onesti ma ciò che di scottante e sudicio trabocca dai vasi della società a tutti i livelliComunque prosegua la vicenda, per Papa Bergoglio la lotta sarà durissima-sembra ci siano tante altre carte, foto, registrazioni trafugate – Certo, Francesco è un uomo forte e deciso, lo ha già dimostrato, e non saranno quattro carte mercanteggiate, a fermare la sua ferrea volontà di riportare la chiesa sui sentieri di Cristoe non dei farisei.

Per concludere, è deprimente constatare ogni giorno quanti affamati di intrighi e scandali vanno in cerca di cibo e quanti corvacci, falchi,civette glielo offrono.

Vi siete chiesti come mai papa Francesco non tralascia mai di ricordare ai credenti di pregare per Lui? Beh ora lo sapete!

By dif

papa fran

Medjugorie: soprannaturale o …

medjugorie

In vista del pronunciamento di Papa Francesco I°, ultimamente si fa un gran parlare di Medjugorie. I veri o presunti contatti, a scadenze ricorrenti, che da 34 anni dicono di avere con la Vergine Maria i veggenti, hanno rispolverato quella marea di pareri contrastanti, che vanno dalla inaccettabile mistificazione alla speculazione più bassa della fede e della credulità popolare. A Medjugorie ci sono stata. Non avevo programmato di andarci ne per un desiderio di fede ne per curiosità. Ci sono approdata nel 2008 per fare un piacere a una amica che mi voleva con se a tutti i costi e poi all’ultimo istante defilata lasciandomi sola in mezzo a un gruppo di sconosciuti. Non presi bene la scortesia ma non rinunciai a partire, mi dissi che buttare i soldi versati era uno spreco e tutto sommato ci potevo visitare un luogo che non conoscevo. Quando posi i piedi in quella cittadina erzegovina nessun pensiero mistico mi sfiorava e men che meno coltivavo recondite speranze di assistere a eventi prodigiosi o soprannaturali. Direi che ero più sgombra di idee e con l’occhio neutrale del turista che animata da fervori mariani. Seguivo il gruppo, in modo solitario e astratto. A volte guardavo questo o quello in modo scettico e un tantino schizzinosa alle loro, a mio parere, esagerate esternazioni giaculatorie basate sull’esaltazione emotiva.Tuttavia, giorno dopo giorno, quel luogo mi trasmetteva qualcosa di insolito. Mi caricava di elettricità e calamitava l’ andare verso luoghi diversi da quelli organizzati per il gruppo in cui riscontravo una realtà inesistente alla logica che mi sconcertava e lasciava attonita e incredula. Però non condividevo con nessuno del gruppo ciò che vedevo e percepivo. Incassavo l’attrazione, andavo e rimanevo in silenzio. Non saprei dire se per pudore, vigliaccheria o scarsa socialità. D’altronde parlare del soprannaturale è difficile. È un argomento che subito crea una reazione di opinioni discordanti che accende gli animi e porta a uno scontro a volte verbalmente piuttosto violento.  Aldilà di quelli che ci marciano e ci magnano a più non posso. -sui media se ne vedono tanti… anche se poi sono quei lupi dalle ganasce smisurate, che senza scrupoli addentano qualunque cosa li ingrassi e alla fin fine non riescono mai a spolpare l’essenziale – camminare per  Medjugorie è stata una esperienza fortissima   Di innegabile posso asserire che quel luogo sprigiona una energia unica. Sale dai piedi alla testa e da una potenza che procedi sui sentieri di pietre acuminate come se scivolassi sul ghiaccioL’aria che respiri empie di forze che scali a piedi nudi il monte krizevak come se fossi piuma. – Chi c’è stato sa il perché.-  Ovunque vai qualcosa attira e canalizza lo sguardo su quel che li per li sembra una inezia senza senso e invece in un battibaleno cancella dagli occhi e dalla mente tutte le sgradevolezze viste e vissute nel passato. Soprattutto avverti una luce potente che avvolge, decongela, trasforma. Per me, è palese: a Medjugorie il soprannaturale alita e  senza essere sfegatati partigiani del credere alle apparizioni mariane li la Regina della Pace ci abita e lancia i suoi messaggi accorati al mondo. Per comprenderlo basta girare nelle sue strade, salire sui monti senza alcuna opinione pro e contro. Dappertutto, in quella valle, capti una corrente che pilota riflessioni che vanno oltre se stessi, dissigillano e aprono a problematiche umane universaliCome dire che a Medjugorie incontri il soprannaturale che non ti aspetti: quello che fa conoscere la realtà della guerra, l’odio e la ferocia umana, – la Bosnia ne porta segni inconfutabili -; quello che soffia l’amore, la gioia la pacificazione; quello che brucia continuamente il “male” che circola perché come gramigna spunta,cresce e vegeta ovunque. Andare a Medjugorie per vedere apparire la “Gospa” lo considero riduttivo, inscatola mediaticamente la presenza di Maria al mondano togliendoLe ogni tipo di Spiritualità oltreché di presenza Soprannaturalintermediaria del bene sulla terra del disegno Divino condizionato e pericolato dalla malvagiumana e non. E’ mia maturata opinione personale che chi capita a Medjugorie anche se non arriva a conversione o cambia parere sull’argomento non è immune al suo mistero. anche l’osservatore più negazionista percepisce una corrente che lo  porta a scrutare, analizzare capire più che in altri luoghi se la spiritualità vi transita o è una colossale bufala. Forse l’una e l’altra si intersecano. Poco importa se in  tanti vi trovano una risposta positiva o ricevono la “grazia” della serenità.  Di certo in quel luogo qualcosa è “magicamente” penetrato in me, mi ha sfossilizzato e guidato su strade che ritenevo impraticabili per tabù che mi bloccavano e inconoscenze che mi ostruivano l’accesso. Prova ne è questo blog. Il giorno prima del mio andare a Medjugorie non sapevo accendere un PC. E un blog? Un alienoE un mese dopo? …beh ero qua. Niente di straordinario direte, basta impratichirsi. Più che vero, bensì per me solo in parte, sino ad allora rifiutavo ogni contatto.Ehi ehi, non affermo che c’è del “miracoloso”. Dico che ancor oggi non trovo ragione a una esigenza improvvisa di un fare se non l’avevo nell’anticamera del cervello. Qualcosa a mia insaputa sarà accaduto.O no? Detto ciò, trovo più strano che il trascorso pellegrinante ha cambiato drasticamente il mio quotidiano senza mutare il vivere la fede ne trasformare la scettica a fanatica assertrice di verità incostatabili di veggenti e pellegrini. Infatti non sono qui a esprimere giudizi sui veggenti. Che siano sinceri o scaltri affabulatori di folle, se i messaggi divulgati in 34 anni provengono dalla voce divina o sono frutto di congetture per mantenere un business, se le apparizioni periodiche sono una fola per conservare l’attenzione dei fedeli e farli accorrere da tutto il mondo, se c’è un tipo di idolatria occulta mirata a vantaggi, a me poco importa. Se vedono, non vedono, parlano tutti i giorni con la Vergine Maria o se lo inventano giudicherà prima chi è preposto, poi la storia e il tempo. Neppure perchè affascinata  dai tanti che tutti i giorni o quasi dicono di aver ricevuto schiaffi, svegliarine e strattoni da Maria con metamorfosi da atei lupi a agnellini oranti. Bah…Vedo Maria come mamma amorosa che rimprovera col sorriso e non con la frusta ma siccome nulla è impossibile in questo mondo, figurarsi nell’altro! O coloro che per darsi un tono, la titolano solo in bosniaco “ La Gospa” e ne parlano come se mangiassero tutti i giorni con Lei. Sono qui, a distanza di anni,  per esprimere l’ opinione che  il soprannaturale li c’è e lo scopri innegabilmente senza cercarlo  e spero che il Santo Padre, arrivi a concludere che la Madonna a Medjugorie vi sosta, ascolta i “suoi figli” e talvolta interviene. Il perché li e non in altro posto non lo so. E il perché accade ad alcuni e altri no, nemmeno. Scienza e ragione, collaborando, troveranno in futuro la strada per spiegarlo? Io credo di si. Nei secoli tanti sono i fenomeni o i fatti inspiegabili che hanno suscitano perplessità e che in seguito, attraverso menti illuminate di studiosi ricercatori hanno trovato chiarimento. Ma quand’anche la scienza non trovasse la chiave per definire il trascendente in modo inequivocabile, lo farà un evento mondiale straordinario – fa parte dei 10 segreti rivelati dalla Vergine e custoditi dai veggenti e per il quale la Regina della Pace chiede costantemente di pregare almeno per annullarne gli effetti negativi sull’umanità – Quando accadrà nessuno scamperà al credere. Tutti saranno costretti a riconoscere che il soprannaturale esiste a Medjugorie come altrove e che in questo smisurato cosmo non tutto può essere controllato dall’uomo e deve ridursi a semplice prova provata per essere accettato dalla ragione e considerato possibile.

Per concludere, nel tempo ho compreso che a Medjugorie non ci ero finita per caso. Era stata una chiamata per interposta persona perchè si è ripetua per altro luogo. un giorno ne parlerò. Riferire con parole quel che ho visto, percepito e vissuto a Medjugorie mi è impossibile. Ma anche se lo fosse non l’ho feci  allora,  non lo farò oggi. Perché? Perché se pure una foto viene presa per artefatta e bugiarda figurarsi il dire, finirebbe per essere banalizzato e demolito dall’incomprovabilità!!

                                                        by dif

Giocarsi la vita

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In un mondo dove impera tutto e il contrario di tutto, dove lo stupire, con qualunque mezzo, è comunicare, socializzare, conquistare. Dove il pensiero dominante sembra essere quello di: NON SI È SE NON SI ESISTE MEDIATICAMENTE, è facile smarrire il valore della vita. Troppo facile confondere l’esistere con l’essere. Troppo facile perdere il controllo del se per mostrare all’altro che ci sei. Esserci è un solitario cammino di ricerca. Un continuo evolvere, modificare, mutare in armonia con l’incognito. È mera utopia soddisfare l’ego attraverso scorciatoie. Strabiliare per ottenere visibilità, ascolto, considerazione in un talk o in un click è come giocare a mosca cieca con la vita. Nessun follower t’assicura che acchiappi stima, amicizia, affetto tempo da vivere in sintonia con chi sei. È più facile che catturi finzione, illusione, realtà spropositata in accordo con chi non sei e mai dovresti essere. Nel palcoscenico dell’esistenza ognuno è primo attore, bravo o scalzacane, convincente o deprimente ha la parte principale e il successo non l’accaparra con lo sballo, le comparsate, le gomitate, le pasticche adulterate, i selfie spericolati, le opinioni strappalacrime e quelle populiste cialtrone. L’accaparra, e con applausi, nell’essere libero dentro e fuori, espropriando dall’ESSERE contaminazioni mediatiche mercifere che desertificano il raziocinio dell’ESSERCI. Nell’oggi in cui tutto social fugge e tutto anaspecifico sfugge a una velocità supersonica, l’artista accidentale dell’esistere si gioca la vita per il nulla. Sempre più spesso la visibilità che conquista, purtroppo, è un fatto di cronaca autodistruttivo che gli altri poi raccontano fino all’esaurimento. Vero è che non è facile sussistere senza rischi, ma giocarsi la vita per un plusvalore se non è da cretini è da bari.

bydif

Meglio il silenzio.

ayal

 Di fronte a simile immagine meglio il silenzio.

C’è così tanta dignità nel corpicino inerte, adagiato a riva da un onda pietosa, che qualunque parola, anche sussurrata per umana pietà, ancor più del mare, gli scipperebbe la vita. È un immagine in cui ogni parola perde il suo significato. Parla da sola, come solo sulla spiaggia, ne amica ne nemica, di Bodrum, è, senza respiro, il piccolo Aylan. Piccolo migrante siriano, in fuga dalla sua terra martoriata dalla guerra. Nella sua innocente bellezza strazia l’anima del cielo e nessuna parola in terra può rendergli giustizia. Di fronte a questa vita di bambino interrotta bruscamente nel suo cammino di speranza, inorridire, indignarsi, commuoversi, sa di troppo. D’inopportuno. Di ambiguo. Meglio il silenzio. Nella sua spietatezza sa di sincero e fa sperare che ci sia ancora nell’umano una volontà di riscatto, un raccogliere con dolcezza, prima che il mare, le bombe, la violenza, la fame, li strappi brutalmente al riso e al gioco, tanti piccoli corpi migranti vivi. Fa sperare che tanti Aylan Kurdi con la loro giacchetta rossa camminano e colorano il mondo liberi e senza paura. Forse, fa anche sperare, che la piccola Shems, nella sua madre lingua Speranza, nata in Ungheria nel casino di una mostruosità che offende e fa vergognare anche le fogne, proprio mentre le immagini del piccolo Aylan facevano il giro del mondo shoccando le coscienze e suscitando una marea di reazioni, sia quel filo di luce che illumina e rinsavisce la ragione umana in modo che un giorno possa liberamente traversare il mondo senza rischiare che l’imbecillità, l’egoismo, il profitto gli scippano la vita ancor prima di averla vissuta.

la piccola speranza

Ayal e Shems due bambini siriani. .Due vite sospese. tra cielo  e terra. due vite contese da luce e buio. Due immagini di bambini contrapposte : in una la vita, in una la morte. In una il futuro immateriale, in una il futuro reale. Due speranze umane in immagine. 

In entrambe un grande messaggio:

“Nella storia nulla è predeterminato; la storia è una traccia lasciata nel tempo da scelte umane molteplici e di diversa origine, quasi mai coordinate.”  Z. Bauman

bydif

NE HO PIENE LE SCATOLE

casamonica

È vero, stavolta hanno esagerato. Quelle gigantografie con “Vittorio Casamonica re di Roma” “Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso” sono un po’ troppo osannanti e irriverenti per una chiesa, oltretutto intitolata a don Bosco che di umiltà lastricò la sua vita. Ma chiunque, almeno una volta, si è imbattuto in un funerale di una comunità cinti o rom non troverebbe nulla di cui scandalizzarsi, polemizzare, farci una interrogazione parlamentare, chiedere le dimissioni del sindaco, avere da ridire sul parroco, tirarci fuori ore di analisi sul perché e sul percome quel funerale è stato tanto eclatante. Men che meno troverebbe anomala la presenza dei vigili a regolare la viabilità. Pure al mio paesello dove al massimo si possono incrociare quattro gatti, 2 cani, e una decina tra auto e cristiani, per una questione di controllo e ordine pubblico, carabinieri e vigili son sempre presenti ai funerali. Figurarsi se potevano mancare a uno di Roma! Il caos avrebbe fatto imbestialire anche il morto. Che dire poi di corone di fiori a iosa, incensamenti al morto con frasi, macchinoni ultralussuosi, strade ricoperte di petali di rose e fiori, partecipazione in massa con banda d’accompagnamento che suona brani musicali insoliti se non che  sono la normalità per l’addio terreno a un qualsiasi componente del clan. Se poi il “caro” estinto ha un ruolo di capo, ha origini “nobili” o è semplicemente un membro che gode di “stima e rispetto” il tutto si tramuta in tripudio di sfoggio che a noi può sembrare kitsch e inopportuno ma a loro no. Questione di cultura, tradizioni, usi e costumi. Niente di atipico c’è nel funerale di Casamonica. Neppure la carrozza trainata da sei cavalli col nero pennacchio e bardature dorate, la rolls-royse, i suv o altre auto costose sono un mai visto. Fanno parte del rituale d’accompagnamento all’ultima dimora in cui tutto deve essere estremamente vistoso. Anzi faraonico. Giusto o sbagliato che sia è il loro modo. Cadere dalle nuvole o vederci altro in un funerale del genere vuol dire non conoscere affatto sinti o rom. Peggio,  appare un ipocrito strumentalizzare e alzare polveroni giganteschi su un fatto per alimentare odi etnici e deviare l’attenzione da fatti e responsabilità di ben altro calibro. Scommetto che se i parenti non avessero scelto la musica del padrino tutto il can can attorno a questo funerale non c’era. Se pensate che sono anch’io sinti o rom vi sbagliate di grosso. È che non vivo fuori del mondo ma vicino a un paese nel quale vi è sepolta una loro “regina” e spesso ci sono funerali simili. Se invece il discorso si allarga e scivola su un terreno diverso da quello di un funerale a un “caro estinto di etnia cinti o rom”, che ha fatto tanto notizia da finire sui media di tutto il mondo, allora tutto cambia. Tante sono le domande a cui dovrebbero rispondere quelli che oggi polemizzano, gridano vergogna, scaricano su un povero “diavolo” elicotterista gli eccessi, affermano che il funerale ha ferito Roma, la chiesa e gli italiani, rimpallano grottescamente i non sapevo.  Dovrebbero chiarire come mai si è giunti a metterci ancora una volta in ridicolo, a farci sembrare tutti mafiosi, conniventi di un sistema criminale, stupidi al punto tale da ignorare che dietro a qualsiasi funerale c’è una prassi farraginosa che è impossibile ignorare dove e come si svolge. Non fateci scompisciare dalle risate parlando ora di attività criminose, droga, riciclaggio, usura e chi ne ha più ne metta per criticare un funerale show imbarazzante, un po’ di dignità intellettuale farebbe dimenticare qualche “fuoruiscita grigia”. Seppoi dietro e dentro alla bara c’è cotanto, questo si che è atipico.. Surge un dubbio.  Come mai nessuno, prima della dipartita del Casamonica, ha curiosato o ha fatto la domandina semplice, semplice, alla Totò, a chi di dovere “ La sua vita si svolge tra casa e chiesa… E va be’, ma nel tragitto che cosa succede? Forse si evitava agli italiani una figuraccia di m…a! Cosa è successo di lecito o di illecito nel curriculum vitae del fu “Vittorio” io non lo so. Ma so che oggi è stata la “somma che fa il totale” ha farci ridicolizzare in prima pagina in tutto il mondo e resta difficile distinguere i marioli dalle mariolate. Come noto la stalla va chiusa prima. Di logica dopo è inutile. Sbraitare ai quattro venti colpe e sviste sa più di presa per i fondelli che di riparo al danno. Purtroppo Ognuno ha la faccia che ha. Ma qualche volta esagera.” Comunque sta la storia, almeno io, dtelenovelle insulse ne ho piene le scatole. Di quelle di e su Roma capitale poi….meglio sorvolare…magari in elicottero gettando petali….certe puzzette di bruciato... sembrerebbero olezzo…..ahahahah

 bye bye dif

70 anni di LIBERTÀ’

25 aprile

Fiumi di parole sono state dette, scritte, rievocate, da noti e meno noti, pro e contro la resistenza, in questi 70 anni, perciò non starò ad aggiungerne altre. Ciò che invece mi sembra opportuno e doveroso è avere MEMORIA. Quella MEMORIA che con tanto amore mi è stata inculcata e con tanta accuratezza morale tramandata, per evitare che figli, nipoti e pronipoti commettano gli stessi errori di padri, nonni, trisavoli. Oggi, in cui tutto va veloce, tutto si consuma e tutto si disperde in una frazione di secondo, tutto è globalizzato e tutto è socialsovraesposto, la MEMORIA può sembrare superflua ma non è così. No, non lo è e non può esserlo se MEMORIA È LIBERTÀ. Perché la memoria-libertà è un bene che non piove dal cielo, non è un self  e non si acquista con un clic sul PC. La libertà è come una nuvola bianca, come il vento, come il mare, come una melodia, come un sorriso, come l’amore, come il respiro, come il pensiero, come la poesia, come la perfezione, come la luce, come un fiore profumato sbocciato su una pietra che trovi, ammiri, annusi, vivi la sua bellezza se cammini veloce e non perdi mai di vista il sentiero maestro. Se lo perdi ti perdi e in un baleno potresti perdere la vita. Avere MEMORIA è importante nella vita di tutti i giorni, non se ne può fare a meno, se si perde, si perde l’autonomia, l’indipendenza, la libertà di scegliere e di agire, si è in balia degli altri, per questo si cerca di conservarla e preservarla con ogni mezzo. Ma se è indispensabile avere memoria per rimanere efficienti, e continuare la propria esistenza, ancor più indispensabile è avere MEMORIA-LIBERTÀ. Chi la sotterra, la ignora, o per incoscienza  la  butta nei rifiuti non sa che si sbarazza di un eredità preziosa di vite, lacrime, sangue, coraggio, stoicismo, sofferenza, umanità, paure, sospiri, fede, ideali, soprattutto significa che getta irreversibilmente la speranza. Quella speranza libera capace di salvare vite, futuri, sogni di uomini, donne, bambini in ogni parte del mondo. 70 anni di libertà sono un eredità inestimabile. Qualcuno ha scritto che “ la libertà è il virus più contagioso che l’umanità abbia mai conosciuto” Non conviene giocarsela con un antibiotico!

 tulipani

buon  anniversario 

by dif

 

 

Grazie Papa Francesco!

francesco 1

 

A un anno da quel primo buonasera che ci ha sorpresi e subito conquistati non possiamo che dirti grazie Papa  Francesco. Grazie di cuore di essere venuto dalla fine del mondo a Roma per farci riscoprire: la semplicità dei gesti, la bellezza di un sorriso donato senza un tornaconto, la leggerezza di una carezza, la gentilezza della misericordia, il coraggio di essere sempre se stessi in un mondo omologante, la fiducia che si può ancora credere e sperare che non siamo esseri viventi fatti solo per sbracciare, sgomitare, scardinare per sopravvivere. Ma anche per sognare, guardare le stelle. immergersi senza timore negli occhi di un proprio simile, serfare sulle acque calme dello spirito per vivere. Lo so che nella tua venuta c’è lo “zampino” dello Spirito Santo, e in quel Francesco 1° tanto impegnativo un pizzico di volontà di un umile fraticello umbro che tanto si batté per fede, ma ciò non sminuisce il mio sentire, il mio apprezzamento, anzi, è proprio per ciò che oggi Ti dico grazie. Grazie infinitissime Papa Francesco di aver accettato la “sedia” scomoda di Pietro per farmi, a poco a poco risalire dalle tenebre alla luce. Sei veramente un PAPA ok!  

Buonasera da 

Dif 

Credente tenace ma un po’ bizzarra