La palla San Remo ha tirato ma.. purtroppo rotolando, rotolando nella marea votante, come ogni anno, non ha centrato il bersaglio da me desiderato. Vabbè, una delle tre canzoni che avrei voluto sul gradino più alto quasi ce l’ha piazzata e le due altre uno poco piuggiù. Un premietto comunque a ognuna l’ha riservato a una “Una vita in vacanza” dei 5 ragazzi dello stato sociale quello della sala stampa radio e tv web dedicato a Lucio Dalla, il che non è male considerato che son snob capiscioni e la giuria di qualità, sic sic qualità de che poi chissà, una bella affossata gli aveva dato. A “almeno pensami” un testo poetico del mai dimenticato L.Dalla, sussurrato dall’amico Ron gli ha fatto giungere il premio della critica dedicato a Mia Martini, invece a “la leggenda di Cristobalda e Pizzomunno” ugulata da max Gazzè quello assegnato dall’orchestra, in memoria di Giancarlo Bigazzi come migliore composizione musicale. Beh, coi tempi che corrono bisogna me contento, in fondo son premietti de peso assai perché chi li assegna non son popolani, che si sa, negli ambienti sofisti son considerati troppo piacioni de motivetti canterini e poco di quelli pregni de valore cultural-intellettuale, ma competenti e anche attenti a cogliere pregi e particolarità. D’altronde San Remo gira la su palla a luci accese e qualcuna è normale che talvolta l’abbaglia e sul podio ce scaglia na urla de lagna, non voglio dì che quella che ha vinto lo è perché non m’aggrada, è che me suona uno poco troppo sonata se il tema che tratta è na realtà inquadrata davvero spietata, dacché con la retorica urlata l’evincere nobile finisce banalizzato e in testa alla gente il senso dell’orrore si fa un niente. Comunque anche a riflettori spenti San Remo è sempre San Remo e i sui “fiori” più belli ogni anno li regala al giardino del tempo.
Sulle note della melodia da ognun preferita l’ augurio di una giornata felice.
bydif
I testi delle mie tre preferite:
UNA VITA IN VACANZA, una riflessione irrompente, piena di ironia e per niente banale sul mondo del lavoro del non lavoro interpretata da i cinque ragazzi della band bolognese LO STATO SOCIALE con tanto di “vecchia” acrobata eccezionale al secolo Paddy Jones. Il testo mi visualizza un dipinto del manifesto futurista ma al contrario, li l’irrompere sanciva il movimento dinamico quasi parossista qui mi figura uno stato irritante del valore del lavoro e del tempo distorto e solidificato dal parossismo del senso dinamico.
E fai il cameriere, l’assicuratore
Il campione del mondo, la baby pensione
Fai il ricco di famiglia, l’eroe nazionale
Il poliziotto di quartiere, il rottamatore
Perché lo fai?
E fai il candidato poi l’esodato
Qualche volta fai il ladro o fai il derubato
E fai opposizione e fai il duro e puro
E fai il figlio d’arte, la blogger di moda
Perché lo fai?
Perché non te ne vai?
Una vita in vacanza
Una vecchia che balla
Niente nuovo che avanza
Ma tutta la banda che suona e che canta
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori
E fai l’estetista e fai il laureato
E fai il caso umano, il pubblico in studio
Fai il cuoco stellato e fai l’influencer
E fai il cantautore ma fai soldi col poker
Perché lo fai?
E fai l’analista di calciomercato
Il bioagricoltore, il toyboy, il santone
Il motivatore, il demotivato
La risorsa umana, il disoccupato
Perché lo fai?
Perché non te vai?
Vivere per lavorare
O lavorare per vivere
Fare soldi per non pensare
Parlare sempre e non ascoltare
Ridere per fare male
Fare pace per bombardare
Partire per poi ritornare
*********
ALMENO PENSAMI, interprete RON, che dire se non che il testo del grande Lucio Dalla è una lirica che trasporta con semplicità nell’immaginario mondo della creatività originale e magica del desiderio candido dell’amore, non scivola mai nel banale ma focalizza una tenerezza di sentimento quasi mistica per l’essere agognato lontano, forse irrangiungibile nella realtà ma tangibile sul piano sognante che a me memorizza l’arte poetica della pittura surreale.
Ah fossi un piccione
Che dai tetti vola giù fino al suo cuore
Almeno fossi in quel bicchiere
Che quando beve le andrei giù fino a un suo piede
Fossi morto tornerei
Per rivederla ogni mattina quando esce
Avessi il mare in una mano
Ce ne andremo via fino al punto più lontano
Almeno pensami
Senza pensarci pensami
Se vai lontano scrivimi
Anche senza mani scrivimi
Se è troppo buio chiamami
Prendi il telefono parlami
Io e la notte siamo qua
Ma come si fa
A tenere un cuore
Se ho le mani sempre sporche di carbone
Son già passati mille anni
Tanto è il tempo che ti guardo e non mi parli
Senza lei io morirei
Ma chiudo gli occhi e so sempre dove sei
Sempre più lontano
O dentro questa goccia che mi è caduta sulla mano
Almeno pensami
Senza pensarci pensami
Se vai lontano scrivimi
Anche senza mani scrivimi…
Se è troppo buio chiamami
Prendi il telefono, parlami
Io e la notte siamo qua
Ma come si fa
Almeno pensami
Senza pensarci pensami
Se vai lontano scrivimi
Anche senza mani scrivimi…
Se è troppo buio chiamami
Prendi il telefono, parlami
Io e la notte siamo qua…
Se è troppo buio svegliati
Se stai dormendo sognami
Se mi sogni io sono lì
Dentro di te
Sempre più lontano
O dentro questa goccia che mi è caduta sulla mano
*******
LA LEGGENDA DI CRISTALDA E PIZZOMUNNO, un testo originale e coraggioso interpretato da MAX GAZZE’ che narra la leggenda pugliese del marinaio tanto innamorato della sua Cristalda da resistere alle lusinghe delle sirene e da queste per vendetta trasformato in pietra a Pizzomunno, sulla spiaggia di Vieste. Nella fragilità di oggi una favola di amore eterno non può che suscitare un emozione viva e anche un po’ di voglia di viverla.
tu che ora
Non temi,
Ignorane
Il canto…
Quel coro ammaliante
Che irrompe alla mente
E per quanto
Mulini
Le braccia oramai
Non potrai
Far più niente.
Ma se ti rilassi
E abbandoni
Il tuo viso
A un lunghissimo
Sonno,
O mio Pizzomunno,
Tu guarda
Quell’onda
Beffarda
Che affonda
Il tuo amore indifeso.
Io ti resterò
Per la vita fedele
E se fossero
Pochi, anche altri cent’anni!
Così addolcirai gli inganni
Delle tue sirene…
Cristalda era bella
E lui da lontano
Poteva vederla
Ancora così
Con la mano
Protesa
E forse una lacrima scesa
Nel vento.
Fu solo un momento,
Poi lui sparì
Al largo
E lei in casa cantando…
Neppure il sospetto
Che intanto
Da sotto
La loro vendetta
Ed il loro lamento!
Perché poveretta
Già avevano in cuore
I muscoli tesi
Del bel pescatore,
E all’ennesimo
Suo rifiuto
Un giorno fu punito!
Ma io ti aspetterò…
Io ti aspetterò,
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
E allora dal mare
Salirono insieme
Alle spiagge
Di Vieste
Malvage
Sirene…
Qualcuno le ha viste
Portare
Nel fondo
Cristalda in catene.
E quando
Le urla
Raggiunsero il cielo,
Lui impazzì davvero
Provando
A salvarla,
Perché più non c’era…
E quell’ira
Accecante
Lo fermò per sempre.
E così la gente
Lo ammira
Da allora,
Gigante
Di bianco calcare
Che aspetta tuttora
Il suo amore
Rapito
E mai più tornato!
Ma io ti aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni!
Si dice che adesso,
E non sia leggenda,
In un’alba
D’agosto
La bella Cristalda
Risalga
Dall’onda
A vivere ancora
Una storia
Stupenda.
*******