Lupi solitari? No. Sputi di carogne!

Non chiamateli lupi solitari ma sputi di carogne.

strage nizza

L’immagine è eloquente,questo un lupo non lo fa. Ha un comportamento più fiero.

Smettiamola di definirli  lupi solitari, chiamiamoli per quello che sono: sputi di carogne.

Si, chi massacra, stermina figli, padri, madri, sogni speranze, uccide con ferocia premeditata per astio incomprensibile, mette fine alla vita libera di chiunque per esaltazione di una dottrina o di un qualunque altro cavillo mentale partorito a tavolino, non può essere altro che sputo di carogna. Chiamarli lupi è un privilegio che non meritano. È fare un torto grave agli umani e agli animali. I lupi in branco o in gruppo sono tutt’altra cosa. Seppur selvatici hanno molto più rispetto dell’esistenza terrena. Primo non agiscono da marionette imbonite, secondo non attaccano indiscriminatamente per furia omicida ma solo per necessità legata alla sopravvivenza propria o del branco, terzo aggrediscono per difendersi e solo se provocati, rarissimamente sfiorano i bambini, comunque se accade sempre per circostanze accidentali. Solo gli sputi di carogne invece riescono a farlo con fredda intenzionalità. Perché? Perché gli sputi non hanno alcun criterio di discernimento e nessunissima umana qualità. Sono sputi. Sputi fetidi. Beoti rigetti di carogne imbonitrici. Carogne ipocrite che gozzovigliano e si ingozzano di pretesti, poi senza ritegno a destra e a manca scatarrano assurdità e fanno mucchi di sputi. Sputi inzuppati di idioti lordumi della loro vogliosa avidità che ammorbano, appestano, generano microbi killer. Invisibili malvagi bacilli killer liberi di circolare, liberi di infettare, liberi di sterminare. Gli sputi di carogne sono difficili da individuare. Organizzare un vaccino, un antibiotico, un qualsiasi rimedio che contrasti e neutralizzi le loro ignominiose azioni stragiste attualmente è molto complesso. Ogni terreno è fertile per incrementare i loro corrotti batteri. Sono germi sparpagliati che anche nelle fogne nere riescono a galleggiare e sviluppare quei microbi contagiosi che si compiacciono nello sguazzare nel sangue, di banchettare sulle vite altrui. Che trovano diletto nel seminare panico, scioccare, devastare, schiavizzare diritti e libertà individuali e collettive. Ormai le cantilene di inorridimento mondiale, gli autoappelli al coraggio, i “ non ci abbatteranno” “non ci ruberanno democrazia” “non impediranno la normalità” “ non ci rinchiuderemo nelle nostre case ma continueremo a uscire, ad affollare piazze, strade, bar, stadi, ristoranti “ sono inflessioni di rassicurazione che non rassicurano nemmeno le mosche. Inutile dirlo, questi sputi di carogne sadicamente stanno appestando l’aria in ogni dove. Forse più nell’occidente. D’altronde sono sputi killer di carogne ben bene infarciti di lerce logiche immolatrici, di valori eroici, di paradisi eterni, vergini a iosa e ogni sorta di delizie. Idiozie espettorate che incantano idioti, i loro idioti sputacchi killer assoggettati dove capita per uccidere, appropriarsi di vite altrui senza pietà. Purtroppo gli sputi non hanno un anima umana, sono muco salivoso espulso da bocche fetide. Se ti arriva in faccia fa orrore, ti procura una repulsa, se poi non te lo aspetti è uno sfregio umiliante che ti segna per sempre il modo di vivere la realtà comune. Le carogne li chiamano soldati. Pfff…i soldati affrontano il “nemico” e si battono con onore. Gli sputi di carogne come i vigliacchi infettano  nell’ombra e massacrano al buio.

Basta guardare anche queste foto per comprendere che sono sputi e non possiamo chiamarli lupi solitari ma sputi, sputi pestilenziali di carogne  miasmatiche.

nizza stragenice

Comunque non rassegnamioci. Continuamo la ricerca, tutti insieme, prima o poi un vaccino antisputo di carogna  lo troviamo.

By dif

 

le foto le ho prese dal web.

Le perle di san Giovanni

acqua 7 erbe

Secondo una antica credenza popolare le goccioline di rugiada sui prati, fiori cose di questa notte sono diverse dalle solite: più bianche brillanti e trasparenti, tanto da riflettere magicamente la luce pura del creato e tanto belle da sembrare perle, per l’appunto le “perle” di san Giovanni. Ma perchè sono diverse? Perchè non scendono dal cielo ma salgono dalla terra che piange. Le goccioline acquose, sono il  pianto della terra. Un pianto triste che ogni anno la terra ripete a ricordo simbolico della vigilia del martirio del Battista, Il Giovanni asceta precursore di Cristo che lavava e purificava proprio con l’acqua, l’acqua del Giordano. Tantissimi i riti e le usanze folkloristiche legati all’acqua, uno fra tutti il ” bagno di guazza” A parte ciò, è arcinoto come la notte che precede la festa di san Giovanni Battista è la più positiva, magica, rituale dell’anno. Popolarmente si ritiene che sia la notte in cui i raggi lunari impregnano ogni cosa di luce protettiva, erbe, fiori, acque, liquidi, pietre, cristalli, persone ecc. Esporsi alla sua luce toglie le negatività accumulate per gli incerti della vita, purifica lo spirito e ridona all’aurea personale la sua luce naturale offuscata o alterata da percezioni emotive catastrofiste, aggressività compresse, sentimenti astiosi con effetti comportamentali contrari all’indole. Ma è anche la notte dove bene e male si contrappongono. Infatti si va dai riti scaramantici-purificatori come falò, bagni di guazza, acque limpide, fontane, mare, lavaggi con acque alle erbe e fiori, a quelli rituali sabbatici-satanici come raduni di streghe, satiri , maghi, cultori dell’occulto diabolico, intrisi di musiche particolarmente eccitanti, danze sfrenate evocative di sacrifici, patti, magia nera e rossa.
Ovviamente lungi da me quest’ultime. Sono ritualità che hanno scopi malefici. Il solo pensarle m’incutono inquietudine e terrore. Malgrado ciò mantengo tre tradizioni popolari legate a San Giovanni : l’acqua delle sette erbe, il liquore ciliegino e il nocino. Tradizioni familiari a me care innocue, direi anche gradevoli e da sorseggiare in compagnia. E la consuetudine di una passeggiata meditativa nel prato, di primo mattino e a piedi nudi per avvertire le “perle di san Giovanni” ovvero guazzarmi di rugiada. Di solito ci traggo un gran beneficio. Mi chiarisce assai le idee su qualche perplessità. Un po’ come se la luce del mattino di san Giovanni mi illuminasse il da farsi e in più mi pacificasse con me stessa.
Magica è la notte…guai sprecarla…un bel falò all’aperto…4 risate in compagnia… e poi una guazzata per svegliarsi tutti con un sorriso… Ricopritevi di “perle di san Giovanni”,vi assicuro sono miracolose per “pulirvi” dal superfluo che vi opprime e farvi ritrovare gioiosamente voi stessi.

Buona notte che sia per tutti magicamente rugiadosa, si dice che ciò che si sogna di bello in questa particolare notte si avvera quindi …felici sogni. Intanto, considerato che  c’è un caldo noioso, non ho sonno  e una luna splendida e molto invitante mi occhieggia vado un po’ a  guazzarmi e farmi un bagnetto di luce lunare, è il mio pianeta, chissà che non mi ispiri qualche bel sogno.    

vento

 

by dif

E…Se qualcuno ha voglia..di provare i benefici dell’acqua profumata di san Giovanni alle 7 erbe ecco le istruzioni :

Acqua delle 7 erbe. L’acqua delle sette erbe è una infusione di erbe e fiori: rosmarino, salvia, timo, basilico, alloro, rose, gerani, o in alternativa gelsomino. Si raccolgono all’aba, si mettono in una ciotola di vetro, o trasparente, si coprono d’acqua. Esposte alla luna, secondo la leggenda in acqua ci cadono le “perle di San Giovanni” più conosciute come guazza che la rendono prodigiosa sia per proteggere la pelle, sia per sanarla da piccoli fastidi, tipo acne, macchie..ma anche per alleviare bruciori come il fuoco di sant’Antonio. Debbo dire che non so se è per effetto di convinzione, per influenza della luce notturna o di quale altra “magia” ma funziona. Bagnando la pelle con quest’acqua si ottengono davvero degli effetti straordinari. Spruzzandola su tutto il corpo poi …si provano sensazioni energetiche meravigliose.

in altro post le ricette dei liquori,  Ciliegino e nocino.

Auguri Mamma!

mamma

Auguri mamma!!!

Tantissimi, da riempirel’infinito.

Oh, se per un momento potessi annullare il tempo mamma! Quel tuo inconfondibile profumo invaderebbe così tanto questa stanza da render questo mattino maggiolino magico. All’improvviso quel tuo sorriso, più splendente e luminoso di un sole, fugherebbe da ogni angolo buio e freddo e in ogni poro sentirei il tuo calore. Tutto l’intorno a me avrebbe un sapore così dolce e gioioso, così intenso di colore e luce, così pieno di energia e amore da trasformar questi attimi di vita in uno straordinario giardino d’emozioni. Occhi e cuore incrociati quanto si direbbero mamma! Quanto ti direi io, mamma, che non ti ho detto. Ti aprirei il mio cuore come non ho mai saputo o forse voluto fare. Perché? perché non l’ho chiaro Mamma. Forse un tantino perché sono sempre stata un ostinata, cocciuta, introversa fai da te e un tantino per pudore. Ma  oggi …oggi che mi manchi tanto, tantissimo mamma…oggi ti racconterei tutto..tutto ciò che covo e nascondo nel mio intimo. Oh se potessi trasvolare il tempo e essere vicina a te! Così vicina da sfiorare la tua  fronte, i riccioli color del grano un po’innevati, carezzar le tue mani e rannicchiarmi tra le braccia sode e forti, ascoltare la musica del tuo cuore, di quel tuo cuore generoso e ardente…come ti svelerei i miei segreti mamma, ti inonderei di quelle parole che tu pazientemente aspettavi e volevi, vuoi ancor sentire da me …e io? Io, dura come l’acciaio o come pietra marmorizzata ancor mai ho articolato. Che sciocca di figlia devi aver pensato e quanto dolore il mio silenzio ti ha causato. Perdonami mamma. Perdonami se non ho compreso quello che anelavi. Era poco, pochissimo in confronto a quello che tu mi regalavi. Non è stata insensibilità, piuttosto credere che c’era tempo. Invece non c’era. Purtroppo no mamma.. Devo confessarti che non immaginavo che il distacco tra noi fosse così improvviso, intenso e traumatico e che nulla valeva più di te in questo mondo. Probabilmente credevo  che  la tua mancanza rientrasse nella ineluttabilità del destino umano e che lavoro, figli, amicizie potessero riempire la mia vita, forse sostituirti.  Invece..invece, tardi, troppo tardi ho compreso che niente poteva e può sostituire la tua voce, il tuo dirompente sorriso, i tuoi silenzi, il tuo sguardo, le tue amorevoli attenzioni, la tua infinita generosità, il tuo coraggio, il tuo inesauribile fare, saper partecipare e donare con anima e cuore. Dolorosamente mamma, in quell’altro mattino, in un attimo, ho scoperto quello che per testardaggine non avevo concesso al mio cuore di buttar fuori. Oh .. Se in quel maggio, Mamma, avessi ascoltato l’impulso del cuore. Oggi..oggi i miei auguri sarebbero senza il rimpianto di non averti espresso tutto l’amore e l’ammirazione che avevo per te. Se quel mattino avessi dato retta a ciò che mi sgorgava nell’intimo, creduto all’intuizione, mamma, nel farti gli auguri… Ti avrei stretto così forte da trasmetterti l’amore, il rispetto, la gratitudine che provavo. Quanto ti avrei resa felice mamma e quanto i tuoi occhi si sarebbero riempiti di gioia? Infinitamente!  Purtroppo non l’ho fatto e ora lo so. Allora …credevo… prima o poi… invece.. Invece quel soffio di vento ci ha temporaneamente divise .. ma quel soffio mi ha insegnato che ogni minuto potrebbe essere l’ultimo quindi devo considerarlo una vita intera e devo sfruttarlo al massimo per dire e non per tacere quanto ho nell’animo a chi amo, ammiro, e nel mio pensiero rappresenta la vita, il mondo intero.

Oggi i miei figli mi riempiranno di auguri e frasi scherzose ma il mio pensiero magicamente varcherà la soglia, andrà oltre, ti raggiungerà mamma. Perché l’amore oltrepassa ogni forma di frontiera. Oggi, ovunque tu sia mamma nel farti gli auguri sussurrerò quello che non ho saputo dirti prima: quanto  eri meravigliosa e  insostituibile,  quanto ti ammiravo per le tue qualità di donna, gentile, sensibile, coraggiosa, delicata e al tempo stessa ferrea, spirituale  nell’animo realistica nell’affrontare il quotidiano, ambiziosa nei progetti ma semplice e spontanea nell’apprezzare quello che il fato ti concedeva. Sarà la più bella festa della mamma che passeremo insieme.

Auguri mamma, infiniti quanto l’amore e… salutami l’altra mamma che ti ha accolto e tutte le mamme invisibili che ti fanno compagnia.

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Con amore la tua dif

 

 

1 Maggio. Ieri una festa, oggi tutta un’altra cosa!

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Ieri, la festa dei lavoratori  dell’1 maggio era una festa. Oggi’ Oggi è tutta un’altra cosa. Perchè? Perchè il lavoro è un sogno e di conseguenza ha perso sicuramente quel fascino festaiolo di partecipazione familiare e di ritrovo comunitario per una causa o un’idea! Nessuno va più in piazza col fazzoletto rosso legato al collo come se fosse un trofeo da mostrare con orgoglio o un simbolo d’identificazione del mondo operaio.  Si direbbe che per le famiglie è un’occasione per un week end da tintarella. Infatti, son più quelli che la festeggiano in luoghi di mare che in raduni in piazza. D’altra parte nelle piazze di paesi e città si respira un’atmosfera d’indifferenza verso il valore contenuto in questa celebrazione, probabilmente dovuta in parte al cambiamento di costume e in parte a un diverso modo di dialogare sui contenuti espressi dal lavoro come conquista di diritti ed evoluzione sociale. Oggi, infatti, tutti i giorni si è subissati da prediche e predicozzi sull’essere flessibili negli orari e disponibili a considerare l’occupazione, un transito mediato dalle esigenze tra offerta e domanda. Il lavoro non è più un bene sacrosanto da difendere e mantenere, un diritto ottenuto in conformità di abilità specifiche, acquisite attraverso studi e formazione professionale o semplicemente conquistato per un progetto di vita futura .  E’ un optional. Un miraggio. Sembra diventato una specie di contorno del vivere,  non il fulcro che permette di campare onestamente, formarsi una famiglia, crescere dei figli, avere un tot per pagare affitti e ammennicoli vari. Oggi…Se il lavoro l’hai bene, . é una fortuna e mangi. E se non l’hai? Ti arrangi. Se non ti arrangi… ti suicidi. Tanto nessuno piange per uno sfigato disoccupato.  Gli stessi sindacati non hanno più il potere delegante delle masse ne  la stessa incidenza nel difendere lavoro e lavoratori. Un tempo invece..

Un tempo era qualcosa in più di un concertone e qualche melassa ipocrita. Era la vera celebrazione del lavoro e dell’importanza del lavoratore nell’equilibrio comunitario.   Infatti, del 1 Maggio in memoria giovane conservo bei ricordi legati alla famiglia, alla gente e all’atmosfera seppur  fricchereccia che durante la giornata si respirava ovunque. Ricordi che il tempo non ha scalfito perchè la festa dell’1 maggio era veramente una festa di partecipazione e di allegria del popolo operaio o di quanti credevano nel valore fondato sull’equo diritto di avere un’occupazione che garantisse una vita dignitosa a se e a quanti si aveva sotto la propria responsabilità, figli, mogli, genitori ecc. Allora la gente, col vestito buono delle feste, un immancabile fazzoletto rosso legato al collo, cestini con panini, bandiere e tanto entusiasmo si ritrovava in piazza, dove, verso le 10 del mattino, sul palco allestito per l’occasione, si alternavano a parlare personalità legate al mondo sindacale e politico. Veramente questa parte mi piaceva poco perché mio padre voleva che si ascoltasse in religioso silenzio parola per parola, ma ciò che veniva enfaticamente sciorinato sotto un sole cocente, con la gente che mentre il vestito festaiolo gli si inzuppava dal sudore ascoltava a bocca spalancata come se l’oratore di turno fosse un oracolo vivente, a me e sorella sembravano inutili predicozzi che ritardavano i momenti spensierati. Perciò vivevamo quelle 2 orette sbuffando e implorando il santo protettore che i relatori la facessero corta. Anche mia madre sbuffava, perchè vi partecipava per amore di mio padre ma da donna del fare più che del dire a stare impalata s’infastidiva, le sembrava sprecare tempo. Eppoi non le interessava per niente la politica. Anzi era tanto timorata di Dio, che partecipare alla “festa dei rossi” le appariva un tradimento, non a Dio ma a don Sestilio, il parroco, che ogni domenica tuonava e lanciava strali ai professatori di comunismo operaio, a dire il vero poco misericordiosi e tolleranti, oggi papa Francesco li troverebbe se non abominevoli condannabili da ogni punto di vista. C’è da tener presente che la festa del 1 maggio allora era considerata un po’ come il simbolo di fomentazione di sinistri individui per avversare chiesa e clero, tantè che in fondo alla navata principale della parrocchia, in modo che tutti entrando potevano leggerli, era facile vedere appesi in bella mostra elenchi di scomunicati. Cioè liste di coloro che osteggiavano i sacramenti, perchè preti e robe connesse alla fede cristiana erano come il fumo negli occhi. Di ciò, mi torna alla memoria il volto di qualche mio compagno di scuola e di quanto era rosso di vergogna e si sentiva come un verme quando o padre o madre erano in quegli elenchi. Devo dire che con la solita cattiveria dell’innocenza ragazzina venivano un po’ guardati come dei diversi. addirittura considerati una specie di rinnegati da espellere dal gruppo. Anche perchè spesso padri e madri di opposte fazioni vietavano ai propri figli di mescolarsi nel gioco. Gli uni e gli altri temevano “cattive influenze”. Per nostra fortuna noi sorelle abbiamo avuto due genitori aperti. per niente ancorati a meschinerie faziose, non ci hanno mai detto di non frequentare questo o quello e pur essendo fra loro politicamente di pareri discordanti l’uno ha sempre rispettato l’altro e trovato un punto d’incontro nell’educarci libere, senza mai imporci il loro credo o le loro opinioni. Certo, allora avevamo un’età in cui era lecito non comprendere appieno tutto e considerare la politica una cosa da grandi e se c’erano attriti che se la sbrigassero fra loro. Per cui, alla festa del 1 maggio, essere disinteressate alla parte oratoria era normale, in fondo a noi interessava la parte godereccia, avere i dolcetti, i palloncini che erano in bella mostra, ridere e scherzare con gli altri ragazzini, partecipare ai cori festosi e alle danze che chiudevano al meglio le celebrazioni.. A ben ricordare anche per mia madre era il momento più bello della giornata, le piaceva tantissimo ballare ma essendo una donna avvenente mio padre, da gelosissimo, difficilmente ce la portava. Comunque era un giorno di grande spensieratezza e tutti si tornava a casa a notte fonda felici, i grandi  ricaricati di speranze vere e di energie pronte per far fronte alle durezze e ai sacrifici imposti da lavoro, orari, obblighi padronali.. Forse è per questo che per me  quella del primo maggio oltre che un ricordo dì infanzia di buoni sapori e odori,  di gente con delle facce zigrinate, le mani rudi e callose, piena di vigore e ottimismo, orgogliosa di avere un’occupazione onesta che solennizzava con tutto l’ardore dato dalla cosciente consapevolezza che il lavoro era  il pilastro del progresso delle famiglie, della democrazia e della società, resta una festa importante. Una festa  da tramandare ai figli come monito per non dimenticare le lotte sostenute dai tanti lavoratori del passato per vedersi riconosciuti benefici, minimi ma pur sempre migliorativi. Oggi  considerando che  in gran parte vanificati o addirittura ripudiati con la scusa del tempo che cambia,  ancor più.

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Buon 1 maggio a tutti i lavoratori e tanti auguri fortunosi a chi il lavoro purtroppo lo può solo sognare.

by dif.

ahi ahi temo d’esser stata prolissa come gli oratori del passato fanciullesco!

Per la storia:

La festa dell’1 maggio è celebrata in quasi tutto il mondo a ricordo di battaglie operaie sostenute per ottenere un minimo diritto legislativo che fissasse un orario lavorativo giornaliero dignitoso quantificato in otto ore. Le sue origini risalgono a una manifestazione del 5 settembre 1882 a New York organizzata dei cavalieri del lavoro e ripetuta nel 1884 dove fu deciso che l’evento avesse una cadenza annuale, tuttavia a determinare la data rievocativa dell’1 maggio furono i gravi incidenti accaduti a Chicago e conosciuti come rivolta di Haymarket quando vi furono numerosi morti provocati dalla polizia che sparò sui dimostranti per disperderli. In Europa la festa fu formalizzata dai delegati socialisti a Parigi nel 1889 durante l’internazionale. In Italia fu adottata nel 1991, sospesa durante il periodo fascista e ristabilita nel 1945 dopo i due conflitti mondiali. Nel 1947 purtroppo la sua ricorrenza in Sicilia fu macchiata dal bandito Giuliano che non si sa ancora bene per quale motivo o per ordine di chi sparò su un corteo di lavoratori che sfilava in località Portella della Ginestra causando morti e feriti. Dal 1991 le confederazioni sindacali per celebrare la festività organizzano a Roma un concerto maratona cui partecipano artisti e gruppi famosi che richiamano una folla enorme.

Quanti morti ci vogliono

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Ci risiamo. Ma quanti morti ci vogliono per farli svegliare? Parole, supposizioni, analisi, proclami a bizzeffe. Fatti concreti? Zero assoluto! Questi vecchi ostinati individualisti, sterili di idee e di contenuti compartecipi, ripiegati come fogli scoloriti sul proprio tornaconto, imbottiti di centralismo finanziario e assurde attenzioni a dettagli furbeschi inutili alla società, se non si danno una svegliata tempestiva, sono un pericolo fatale al nostro futuro. Se continuano con la solita zolfa del dire tanto e concludere poco o niente, se rimangono chiusi ermeticamente nei propri armadi di convinzioni antiquate e anche molto, molto egemoniche, cattedratiche e escludenti non riusciranno a comprendere fino in fondo il perché i loro “ figli” ammazzino altri loro figli. Ne il perché si armano e si fanno esplodere con assoluta impassibilità rivelando una indifferenza allucinante del valore della vita propria e altrui. O il perché i “loro figli” finiscono nelle fauci di qualche imbonitore psicologico che da vicino o lontano li manipola al punto da farli diventare distruttori di nazioni, culture, valori liberali. Gli entra o no nella zucca che se non capiscono le cause scatenanti della insofferenza dei tanti “figli” aderenti a seminare panico e morte, a votarsi a morire e far morire, non sconfiggeranno neanche il moscerino che gli ballonzola sul naso. Che Terrore e terrorismo, islamista o pseudo tale prolificherà, e come gramigna ci ridurrà una globale erbacea poltiglia  se non scoprono chi e perché muove come burattini “alcuni figli”. L’hanno compreso gli stracotti burocrati dei maneggi-conteggi che se tutti insieme non si battono il petto con un mea culpa mea culpa per dare una virata di rotta, i mostriciattoli assassini che, ormai quasi a frequenza giornaliera escono dal ventre delle nostre deteriorate società, materializzeranno a tutti noi un lungo periodo di precariato quotidiano e, ben che vada sera e mattino ci comporteremo solo da fortunati sopravvissuti. L’hanno compreso che tutti gli stragisti violentatori della nostra libertà, delle nostre abitudini e delle nostre certezze democratiche pasciono beati nelle budella di una collettività monotona,ingrassano nella cretineria paladina del vuoto assoluto, sguazzano nel mare del disconoscimento di un modello di civiltà atrofizzato, espropriato di valori umani. L’hanno capito che questi figli detonanti su strade, piazze, aeroporti, stadi li hanno lasciati crogiolare nell’ozio della disoccupazione, li hanno massacrati con false speranze di annessione a una organizzazione sociale equa, li hanno parcheggiati in ghetti e quartieri privi di ogni diritto alla dignità, abbandonati a una sorte negletta, quanto mai nutrice di smarrimento e profondo allontanamento da valori etici comunitari. L’hanno compreso oppure, orrore dopo orrore, sangue dopo sangue, lacrime dopo lacrime, i capoccioni ottusati dal potere ci costringeranno ad assistere inerti allo sfacelo della sicurezza collettiva. Alla luce dei vecchi e nuovi accaduti terroristici e stando a quanto sparlottano,  razionalmente credo che ancora sono distanti. Quindi non mi accodo a sbracciare la mia impotente rabbia qui o là, preferisco pregare per le vittime e riflettere su un pensiero: “ la violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una nuova società”. Mi pare illuminante più dei loro ceri! Anzi, penso che tutti dovremmo rifletterci su. Non perché è pensiero di ideologia marxista  perché esprime in parole la realtà. Una inconfutabile tristissima realtà di violenza che sta terrorizzando il mondo. Quindi, stavolta non manifesto solidarietà con un addolorato Je suisse…A un sistema logoro e moribondo urge ben altro che un debole corale sdegno o quattro chiacchiere salottiere di conformista circostanza. Per arginare una deviazione di valori singoli e comunitari, smantellare occulti proselitismi, urge meditare sugli abbagli di salvaguardia del nulla. Urge scovare le falle e i difetti. Identificare modi e appeal con cui abusivi ideologi di futuro collettivo comprano nel presente teste e vite “di figli”, li eccitano alla follia devastante, istigano a immolare e immolarsi scioccando democrazie e inchiodando il quotidiano vivere globale. Insomma per tutelare la nostra sicurezza urge linfa nuova con idee e contenuti rivitalizzanti. Servono persone capaci di cogliere quei fermenti sotterranei di “figli” disgustati del se e degli altri, che non si perdono in ovvietà “partorendo” per abili malfattori del persuadere figli da reclutare per ribaltare libertà culturali, trasformare popoli  in un ammasso di sgomenti megalitici  becchini .

by dif

 megalitici

E dire che in un  post di febbraio 2011 scrissi  che dovevano svegliarsi.

Non lo fecero. Lo faranno?

Dovranno!!!

Voglio dire grazie a …

“giornata della donna”.

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“giornata internazionale  della donna”.

Non starò a dissertare con mie opinioni su questa “giornata” dedicata alla donna. Tanto, nella realtà, all’indomani della giornata-festa, alla donna, purtroppo resterà solo il profumo delle mimose e qualche stucchevole “chiacchiera” celebrativa. Infatti, in più di un secolo, poco ha fruttato alla donna in termini di riconoscimenti, dignità umana e pari condizioni di diritti, in nessuna società. Nemmeno in quella che si definisce, evoluta, democratica e civile. Anzi, in certi casi, le ha pure peggiorate. Piuttosto voglio dire grazie tutte quei milioni di donne senza rinomanza che in silenzio, senza chiedere nulla in cambio, in ogni angolo, anche il più sperduto e sconosciuto  si prodigano, si sacrificano e donano indiscriminatamente intelligenza, braccia e cuore per rendere migliore la permanenza agli esseri  di questo variegato pianeta umano. Voglio dire grazie a tutte quei milioni di donne che non mollano mai la speranza, il sorriso, la gentilezza, l’entusiasmo. Voglio dire grazie a tutte quei milioni di donne che sanno ascoltare con tolleranza, dialogare con giustizia, donare tempo e esperienza con gioia, battersi contro ricatti, ipocrisie e soprusi con estrema coscienza, essere stoiche nel pericolo, perdonare senza condannare, essere libere senza perdere rispettabilità, obiettività, essenza femminile. Grazie, milioni di donne amiche, colleghe, sorelle in sangue e spirito del vostro invisibile sostegno morale. È attraverso il vostro altruismo, ingegno e coraggioso impegno quotidiano che il vivere, su questo pianeta da donna, mi appare un miracolo. A tutte voi  dedico questo sonetto di W. Shakespeare:

Dovrò paragonarti ad una giornata estiva?

Tu sei incantevole e mite:

cari bocci scossi da vento eversivo

e il nolo estivo presto è consumato.

L’occhio del cielo è spesso troppo caldo

e la sua faccia sovente s’oscura,

e il Bello al Bello non è sempre saldo,

per caso o per corso della natura.

Ma la tua eterna Estate mai svanirà,

nè perderai la bellezza ch’ora hai,

né la Morte di averti si vanterà

quando in questi versi eterni crescerai.

Finché uomo respira o occhio vedrà,

fin lì vive Poesia che vita a te dà.

.

Credo che in questi versi di Shakespeare c’è quel qualcosa di singolarità che va oltre le solite melense ossequiose da riservare alle donne!

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Felicissimo 8 marzo a tutte le mie simili e pure ai miei contrari perchè  spero sappiamo cogliere quello che noi donne ci aspettiamo , cioè egualitari diritti senza favoritismi.

Bydif

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..Per la cronaca: i sonetti furono pubblicati nel 1609, in tutto sono 154. è un enigma a chi furono dedicati. In molti dicono che 116 a un amico i restanti all’amata. Io ho scelto il 18 simo, perché credo che la poetica di Shakespeare esprime ben aldilà di quanto uno vi ravvisa. Poichè la traduzione potrebbe discostarsi un tantino metto anche il testo del sonetto in inglese:

Shall I compare thee to a summer’s day? Thou art more lovely and more temperate: Rough winds do shake the darling buds of May, And summer’s lease hath all too short a date:Sometime too hot the eye of heaven shines,And often is his gold complexion dimm’d; And every fair from fair sometime declines, By chance or nature’s changing course untrimm’d; But thy eternal summer shall not fade Nor lose possession of that fair thou owest; Nor shall Death brag thou wander’st in his shade,When in eternal lines to time thou growest: So long as men can breathe or eyes can see,So long lives this and this gives life to thee. W. S.

 

 

 

 

Che ha nel suo forziere messer 9, o 2016?

 

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Eh si, messer 8 non ha scampo. Ai rintocchi del tempo dovrà cedere il trono a un nuovo regnante: il 2016, ovvero messer 9. Da ogni angolo del mondo,chi prima chi dopo, accoglierà il successore con gran strombazzo. Come consuetudine, noi tutti saluteremo il nuovo arrivato con gran fracasso e scintillii di luci e colori sperando così di entrare nelle sue grazie e durante il suo regno ci ricopra di ogni sorta di fortune. Perché? Anche nella frenesia dei brindisi e dei botti, avremo la certezza che il nuovo anno non sarà mai come il precedente. Già, non lo sarà perché non può esserlo. È la regola d’oro della crono legge dell’universo. Ma la domanda è: che ha nel suo forziere per noi,per te, per me, questo sconosciuto signor 2016, ovvero messer 9 ? A saperlo… Neanche tra centomila congetture scoverò la risposta indubbia di quel che ci, che mi riserva! Di tutte le ipotesi una però è innegabile: la possibilità di vivere una nuova avventura di 366 giorni, uno in più essendo bisesto. Eccitante, se non fosse che..Che ogni nuova avventura comporta dei rischi! E non è questo il fascino suggestivo che invoglia ad accogliere il nuovo anno sfarzosamente? Beh, l’incognita è vero che è sempre stimolante ma…ma anche piena di dubbi assillanti! L’avventura può essere esaltante e bella se sogni, desideri, aspettative fioriscono, come mediocre e piena di altalenanti sprizzi di felicità e tormento, pure la solita zuppa ribollita di intoppi, abbagli e difficoltà, addirittura una via crucis senza prospettive e vie di fuga. Avere almeno un sentore di quel che serba…un po’ d’agitazione che cova sotto lustrini, auguri, baci e abbracci svanirebbe. Ehi, ehi, fantasticare e angosciarsi non serve a nulla. È saggio accoglierlo e iniziare a viverlo senza congetture. Svelerà giorno per giorno, mese per mese cosa ha nel suo forziere. Il saggio. ma il curioso? Fa fatica a frenare la voglia di qualche indiscrezione! Uhm, se La curiosità è più forte della ragione.. allora qualche indizio su cosa messer 9 potrà sciorinare in bene e in male ci sta. Innanzi tutto è meglio precisare che un pronostico non è una certezza e sulla carta anche la previsione più rosea o più funesta può essere ribaltata da una decisione collettiva e individuale. In secondo luogo gli indizi tracciano le cause che possono scatenare gli avvenimenti, accennano i settori più sensibili in cui collettività e singoli saranno coinvolti, ma non forniscono soluzioni o precisano quanto gravoso sarà il coinvolgimento. Infine, l’anno in arrivo, suggerisce si il punto focale su cui ruota probabilità di fortuna e sfiga però non indica la tecnica razionale appropriata decisiva al responso dell’annuale fato. Detto ciò, a differenza del suo predecessore, volto a realizzare interessi di natura tangibile circoscritta, messer 9 espansivo e moltiplicativo,più pubblico che privato, proietterà la sua potenza carismatica in senso più ampio e altruista. Sarà generoso e magnanimo nel concedere opportunità proficue a tutti soprattutto mirate a elevare le qualità insite di natura superiore, più taccagno invece in quelle materiali evoluttuarie. Infatti, l’umanità,l’apertura al mondo,la visione globale del benessere, la cultura sociale, il prossimo, l’evoluzione mentale, spirituale, la filosofia, l’arte la scienza, i diritti democratici saranno i temi fondamentali dell’anno su cui balleranno avvenimenti e vicissitudini del pianeta terra e dei sui abitanti. Logicamente convoglierà tempo, idee, energie,volontà e azioni in tali direzione. Di conseguenza anche circostanze e fatti esistenziali, singoli, collettivi e mondiali, avranno origine dai settori equivalenti o richiederanno impegno costante negli argomenti relativi. Perfezionista e conclusivo,in primis spingerà a eliminare tutti i sospesi accumulati negli anni precedenti. In un modo o nell’altro da subito impegnerà in negoziati per chiudere definitivamente le questioni aperte, sia personali che associative, nazionali e internazionali. Meglio assecondarlo,rimandare,indugiare,nicchiare provocherebbe il disastro totale con conseguenze gravi ai progetti futuri,propri e altrui. Quindi, meglio una intesa con qualche rinuncia che un rinvio. Concludere è il suo motto principale! Tanto più si cancellerà dal “libro nero” e si porteranno a compimento i progetti in corso, tanto più avremo in fortuna, aiuto e benefici per sbrogliare anche le matasse più aggrovigliate. Se liberarsi da pastoie e pasticcini che hanno assillato chiunque negli ultimi anni sarà la mossa vincente al contrario intraprendere o buttarsi in nuove imprese non lo sarà affatto, sotto il suo regno avranno vita breve, e più che profitti porteranno perdite e guai. Il 2016, favorirà tutte le decisioni equilibrate, obiettive, volte al bene comune, al conversare con tutti senza pregiudizi. È un messer che apre le porte della fortuna a chi usa la diplomazia il tatto, l’ascolto,l’amicizia,l’ordine e la correttezza. Le chiude e intralcia a chi adopera l’egoismo, l’individualità, l’attaccamento al proprio orticello,la mistificazione, la volgarità. Sempre con l’occhio al bene universale: l’uomo, l’armonia, la giustizia, l’amore,la compassione, il prossimo saranno i campi di battaglia in cui il 2016 accentrerà gli accadimenti più eclatanti e chiamerà al cimento diplomatico e non le potenze mondiali, gli uomini di pensiero, gli operatori assistenziali,i ricercatori,gli scienziati specie se cosmospaziali, gli esteti, gli artisti in senso lato, i capi religiosi, gli specialisti dell’economia internazionale. Se l’istruzione, la perfezione, l’impegno sociale sono il suo forte,e premia volontà e sacrifici a chi li pratica, di contro, accumulo, arricchimento, lusso, materialità non sono le sue qualità più valide. Pertanto non aspettiamoci fortune finanziarie, ma fortune intellettuali. Oltre a ciò,messer9,da grande idealista aggregatore, proiettato all’espansione del sostegno umano ai miseri e inferiori, al beneficio collegiale aborre le mezze misure e l’indecisione in tali tematiche, perciò in ogni situazione, stare o di qua o di la dalla barricata farà la differenza,cioè permetterà di vincere ostacoli e avversità e giungere indenni ai traguardi agognati in ogni campo,morale, professionale, economico,amoroso. Fornisce, intuito e creatività per portare a termine propositi lodevoli, e risolvere a pro qualunque problematica purché non sia mirata all’egocentrismo. Infatti prepotenti, individualisti, despoti, dittatori e similari sotto la sua influenza non avranno vita facile. Anno di ottime possibilità di concretizzare riconoscimenti definitivi in imprese già in cantiere. Di fioritura in ogni attività professionale-lavorativa sospesa. Di incassi in attesa. Di guarigione da malanni in cura. Di bonifica e pacificazione in diatribe di società,parentado, famiglia,processi, eredità.  Con messer 9 ognuno avrà la percezione del bene e del male quindi ogni decisione nell’uno e nell’altro senso sarà una scelta volontaria e non del caso o della malasorte.
Anno eclettico, un tantino stravagante trascinatore delle folle e dispensatore di ispirazione saggia,più applicato a far raggiungere l’equità a 360° che il potere guiderà individui e masse a migliorare le condizioni di tutto e di tutti. Per dirla con papa Francesco, il 2016 includerà, non scarterà. Anzi, a ben riflettere la scelta giubilare della misericordia e del perdono di papa Francesco sembra preispirata. Anno migliore di questo non c’era per indirlo.
Concludendo:un anno in cui dal forziere usciranno:
tante occasioni e opportunità per sistemare ciò che tiene sulla corda da tempo il mondo e i singoli. Qualche scatto di impulsività dovuto alla suscettibilità nei rapporti relazionali.
Qualche altalena nelle vicissitudini quotidiane collegate al lavoro alla famiglia e al denaro.
Successo in tutte le“vecchie” imprese. Impelagamento e fallimento in quelle nuove. Una maggiore consapevolezza dei bisogni altrui e tanta empatia e generosità. Maggiore  romanticismo e passionalità.
Aumento della spiritualità,dell’idealismo religioso,dell’etica, della comprensione.
Più pignoleria, formalismo,sospetti,emotività,ipersensibilità, reazioni esagerate.
Di per se non designa grandi favoriti, tuttavia i segni nei quali sciorinerà per primi le sue ricchezze sono i quattro cardinali:cancro,bilancia,capricorno, ariete. A seguire i segni mobili:sagittario,gemelli,vergine, pesci. Infine i fissi: scorpione, leone,toro,acquario.
Se durante l’anno si vuole dar spazio alla creatività e alla voglia di fare, viaggiare, conversare, soccorrere,guardare, approfondire, allargare orizzonti, competenze e prospettive sono la scelta giusta. Porterà freschezza di animo e pensiero e quel vento nuovo adatto per scendere in campo con tanta grinta l’anno venturo.
happy new year 2016

2016

Augurissimi a tutti e se le frittelle di messer 9 non tutte saranno perfette evitate malumore e malinconia, la simpatia e la disponibilità sono il suo magnete portafortuna!!!
bydif 

a poco le previsioni sibille segno per segno

 

Il Santo”nato” da una pietra, ucciso da pietre.

giotto s-Stefanus 330 35

Si narra che la notte Santa, alcune donne, con i propri bambini in braccio, si unirono ai pastori in marcia verso la grotta per adorare Gesù Bambino e per far benedire da Lui i propri figlioletti. Tra le donne c’era una giovane sposa, siccome, anche se lo desiderava ardentemente, ancora non aveva un figlio, per non essere da meno delle altre spose, pensò bene d’inventarsene uno. Così prese una grossa pietra, mise una cuffietta in punta, l’avvolse in uno scialle, e proprio come se fosse un bambino appena nato, si mise a correre insieme alle altre tenendo la pietra stretta fra le braccia. Quando arrivò alla grotta, dopo essersi inginocchiata per adorare il figlio di Dio appena nato, guardò Gesù e nel vederlo così bello e sorridente, il pensiero le corse a quella pietra inerte che stringeva forte ma non poteva mostrare e far benedire, un po’ per l’inganno un po’ per il dolore scoppiò in un pianto accorato. Però quando si alzò per ritornare a casa, la Vergine Madre, le domandò:”Tecla, che cosa porti in braccio?” Seppur si sentì scoperta, rispose: “Allatto un figlio maschio!.” Allora Maria che aveva letto nel suo cuore e compreso il suo innocente inganno le disse: “Su, scopriti il seno e allatta tuo figlio. il tuo desiderio é stato esaudito. Da ora La tua pietra é diventata un bel bambino!” Tecla scostò lo scialle che avvolgeva la pietra e rimase di stucco. Tra le braccia al posto dell’arida e fredda pietra c’era proprio un bellissimo caldo bimbo, il suo primo figlio che la guardava sorridendo. Mentre esterefatta e felice del miracolo si allontanava dalla grotta la Madonna le sussurrò :“Ricordati però che egli é nato da una pietra e a colpi di pietra morirà”. Quel bimbo “nato” da una pietra cheTecla  chiamò Stefano, proprio  come disse Maria fu ucciso da pietre. Infatti, cresciuto divenne diacono e fu il primo  cristiano  a donare la sua vita per fede. Leggenda a parte, le  origini  di S. Stefano non sono certe. si suppone fosse greco, anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica. Di certo si sa che Stefano, il cui nome in greco ha il significato di “coronato, fu uno dei primi giudei a diventare cristiano e a seguire gli apostoli e che poi in ragione della sua schietta fede, cultura e saggezza fu nominato primo diacono di Gerusalemme, dei  7 diaconi scelti dalla comunità cristiana per aiutare gli apostoli, ormai troppo impegnati nel ministero evangelico, nel “servizio delle mense”, ossia una assistenza quotidiana a vedove e deseredati. Gli Atti degli Apostoli raccontano che Stefano nell’espletamento di questo compito era pieno di grazia e fortezza e non si limitava al lavoro amministrativo, era attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora che passavano per la città santa di Gerusalemme, e che convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto e compiva grandi prodigi tra il popolo. Ciò infastidì gli anziani e gli scribi. Secondo quanto riportato dagli Atti degli apostoli, i capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi giorni del Santo, verso il 36 d.C. questi lo catturarono e trascinandolo davanti al Sinedrio con falsi testimoni “Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato” lo accusarono di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Durante il processo inquisitorio alla domanda del sommo sacerdote: “Le cose stanno proprio così?” Stefano rispose con un lungo discorso. Il più lungo degli Atti degli Apostoli, in cui, ripercorrendo la Sacra Scrittura, come testimonianza che Dio aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti l’avvento di Gesù e che gli Ebrei avevano ignorato con durezza di cuore, concludeva: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”. Ovviamente le sue parole aumentarono rancore e odio contro di lui. ma Stefano ispirato dallo Spirito, non se ne curò e alzando gli occhi al cielo non potè fare a meno di aggiungere: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”. Ciò scatenò l’ira dei presenti che imbestialiti lo trascinarono fuori dalle mura della città e scagliando grosse pietre lo lapidarono. Concluso il martirio vendetta, deposero poi, a mo di omaggio di vittoria, i loro mantelli ai piedi del suo principale inquisitore accusatore, un giovane di nome Saulo. Nientemeno che Paolo di Tarso. Pensate un po’ il futuro “apostolo delle genti” che a sua volta finì martire della ferocia del popolo sobillato! Mentre crollava sotto i colpi degli aguzzini, Stefano pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”. Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda. A quanto sembra furono rinvenute il 3 dicembre 415 su suggerimento di un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, il quale ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio, che gli disse che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore e volevano essere sistemati in un luogo più decoroso. Gli indicò il luogo della sepoltura collettiva, che sarebbe stato riconoscibile dal profumo. Dei sepolcri due sarebbero stati infatti decorati da cestini di rose bianche, uno da fiori di zafferano e quello di santo Stefano di rose rosse. Con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, destò tanto stupore e le reliquie di Stefano cominciarono a spargersi per il mondo conosciuto di allora. Una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme. Sant’Agostino attesta che, subito dopo il ritrovamento a Gerusalemme del corpo di Santo Stefano, nei suoi luoghi di culto iniziarono a verificarsi dei miracoli. Si racconta che molti avvennero con il solo toccare le reliquie, addirittura solo attraverso il contatto con la polvere della sua tomba. In seguito la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati. Ne arrivarono così tante in Europa che il numero delle relique supera la realtà di un corpo umano. La celebrazione liturgica di S. Stefano non è stata fissata per caso subito dopo il Natale. La data del 26 fu scelta in quanto nei giorni seguenti alla venuta del Figlio di Dio furono posti i comites Christi, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.

Purtroppo i martiri cristiani uccisi per fede in Cristo iniziati col santo” nato da pietra e ucciso da pietre” non finiscono mai. Anche oggi nelle filippine in 9 hanno dato la vita.

                                                                       bydif

 

il je suis…? Non basta.

terrorismo

È comprensibile se il mondo è sotto choc, i leader mondiali sgomenti, i francesi sconvolti per il trucidamento a sangue freddo, di più di cento connazionali e ogni individuo normale porta in se quel minimo di inquietudine e turbamento orrido che per reazione tramuta in un: je suis Paris. Comprensibile si, bensì infruttuoso! Vi ricordate qualche mese fa? Vi sembra che il ” je suis Charlie Hebdo” evocato in ogni dove è servito? Se è risuccesso decuplicando i morti….!!! Evidentemente alla reazione emotiva serviva altro per trasformarsi in un efficace propellente demolitore di stragi selvagge. Serviva uscire subito dai propri recinti, unire le intellighenzie, i servizi segreti, i competenti di guerriglia e atti terroristici, i diplomatici, tutti gli uomini e le donne senza distinguo, senza i soliti paletti. Da venerdì 13 tutti i Charlie chiamano i leader, stazionati nei propri orticelli a studiare difese egoistiche, limitandosi a fare comunicati di condanna circostanziali, a uscire dalla propria ortaglia. Li chiamano uno a uno a radunarsi nel grande campo mondiale comunitario per sezionare le reazioni e le decisioni del passato onde evitare di ripetere i danni che han prodotto. Chiamano gli strateghi a autoanalizzare le risposte belligeranti precedenti per capire le voragini prodotte a medio e lungo termine e trovare alternative alla guerra armata. Chiamano al coordinamento politico-decisivo globale per correggere e schivare tutte le storture prodotte da conclusioni individualistiche soggettive. Li chiamano perché il terrore è l’arma letale del fanatismo ma la paura è la sua miccia. Quindi è necessario reagire, creare un fronte forte, una barricata mondiale di uomini e donne che non si lasciano paralizzare dal panico seminato dai terroristi. Quelli lo creano apposta. Ormai conoscono tutte le pecche, le contraddizioni, le divisioni ideologiche e territoriali. Quelli che manovrano le capocce indottrinate fanaticamente prima hanno studiato e hanno imparato, convivendoci per anni, come dividere, far discutere, scomporre, intimidire per far approdare a niente. Soprattutto hanno compreso la limitatezza deliberativa comune delle super potenze per quisquilie egocentriche e l’incapacità determinante di sottopotenze, la balbuzie politica di alcuni leader, la cecità di altri, l’ambiguità di altri ancora. I satanassi ideatori e seminatori di panico e terrore conoscono a fondo i vizi dei governi e dei governanti da poterli vendere a tutti quei cercatori di sangue, di eccitamento violento spietato e gelido. 132 morti e più di 300 feriti sono una bazzecola se non si fa qualcosa di diverso dalla rituale chiacchiera e non si smette di liquidarli con i soliti slogan di esseri infami, incivili, e..e..ecc! I divulgatori di morte hanno ormai campi vasti di erbe malefiche cresciute a dismisura per sottovalutazione, pigrizia di status quo e, purtroppo anche di doppiezza, per cui urge una vera emergenza autocritica senza se e senza ma, di tutti quelli che veramente vogliono evitare una catastrofe mondiale, per rasarle. Quanto accaduto venerdì costringe tutti a azzerare le dissertazioni del passato. Un fenomeno complicato e viscido obbliga a una consapevolezza: che il je suise…diventi proficuo. Se c’è coscienza collettiva a ogni livello che il credo pianificato e inculcato è colpire, colpire, non importa chi purché produca, paura, rabbia, risposte spicciolate, reazioni scomposte, ovvio che l’isteria collettiva che fa il giochino dei massacratori si evita e il je suise un… pinco pallino, potente o qualunque, muta. Nessuno arretra e si piega alla paura, resta acritico e isolato zappatore del proprio sicuro orticello. Ogni je suis esce dal suo egoistico recinto, si unisce, congiuntamente ragiona, vanga e spezza la catena subdola del proselitismo invasato, isola i massi organizzati della guerriglia sfiancante, fende il reclutamento e il manipolamento di teste attraverso i social, estirpa i modelli distorti del terrore fanatico, le mine vaganti, gratta scava e denuda l’inquietudine esplosiva, affossa manovre e manovratori di violenza indiscriminata d’origine jihadista. Soprattutto comprende, chi sottobanco procura denari, mezzi, armi, ai fomentatori di odio per mattanze di esseri umani inermi.

 by dif

valeri

 insieme a tanti altri a cui va il mio pensiero

Affamati di…. intrighi e scandali!

papa

È avvilente constatare come l’intrigo, lo scandalo, il pettegolezzo, il tradimento, appassioni ben più del comportamento etico corretto. Basta frugare negli share di programmi TV per constatarlo. Telenovele che pullulano di personaggi dove i grovigli, i complotti, di questo o quel personaggio, inchiodano milioni di spettatori per anni. Che dire poi dei vari “intrattenimeti”? Quelli inzuppati di scalpore, risvolti equivoci, doppi sensi, sputtanamento rimpinzano gli affamati di garbugli dalla mattina alla sera. Mentre, i programmi, per contenuti, fattura e quasi sempre per recitazione e professionalità, migliori vengano ignorati o visti da un ristrettissimo pubblico. Per non dire di come libri, articoli, reportage, interviste fanno chiasso e catturano l’attenzione quando il tema centrale è la rivelazione sensazionalistica di fatti pubblici e privati e invece passano inosservati se sviluppano argomenti di qualità e utilità informativa, scientifica, di costume ecc.Mi si dirà chei pizzardonnoiosi non attraggano spettatori e lettori, hanno un target di pubblico e appassionati di nicchia. Può darsi.Tuttavia non si può negare che alla base del successo di libri, riviste e programmi c’è l’inciucio, l’auscultazione fraudolentail risalto gossipparo a tutto campo.Si parla tanto di etica e trasparenza ma sono i segreti a far pruderie e a scatenare l’interesse collettivo. È l’abuso, l’intrallazzo, la sconcezza, in sostanza i retroscena che solleticano il fruitore al punto da imbullonarlo giorni, mesi, a volte anni, su fatti e piste se non false almeno distorte. Amore di trasparenza lo chiamano.Per me è na  balla. È Una imperante schiera affamata di intrecci e scandali che pilota la divulgazione divicende, personaggi, inchieste! Prendiamo ad esempio quanto fa notizia a 360° in questi giorni: Avarizia, di Fittipaldi e Via Crucis,di Nuzzi. Due libri in uscita “venduti” alla massa affamata di macchinazioni come atto di “dovere” di un cronista informato di fatti e in possesso di prove documentali.Già, ma su carteggi trafugati da corvi e raccattati da cacciatori! Eh eh, dove c’è un corvo… c’è sempre un richiamo uccellatore. Addirittura ho letto che i corvi hanno regalato una “carrettata” di documenti riservati implorando di scriverci su e pubblicarli per far sapere al Papa tutte le malefatte che circolano in Vaticano. Domanda: non era più semplice al corvo portarle direttamente al Papa. Perché informarlo attraverso un libro? Non so a voi, a me par ovvio che lo scopo del corvo era sputtanare la chiesa dando in pasto al mondo il Papa per toglierselo di torno. Lo sanno tutti che ci sono tanti lupi che non aspettano altro che sbranarselo. Troppo scomodo e troppo ancorato a valori riferenti agli insegnamenti del Vangelo per essere amato da chi è attaccato a quelli del potere e del profitto. Meglio liberarsene. D’altronde operazione già riuscita in sordina con Benedetto 16°. Uomo di fede si ma mica cretino. Da pragmatico intellettuale aveva captato l’antifona e dato le dimissioni spalancando, con l’aiuto dello Spirito Santo, la porta del tempio di Pietro a uno poco avvezzo a sottostare a diktat della curia etantomeno a sorvolare sui comportamenti in contrasto con la missione evangelica del Pastore e del gregge. Altra domandina: il,o i giornalisti, i libri son due e riportano quasi tutti gli stessi documenti, beneficiari di cotanta “ magnanima beneficenza” di monsignori e affiliati, han bevuto il piacerino che questi facevano al Papa e hanno afferrato il tutto come un dono calato dal cielo in virtù del loro duro servizio alla collettività, o hanno avuto qualche dubbietto? Mi stupirebbe la loro credulità. Non sono sprovveduti di primo pelo ma navigati professionisti.Mi suona più che han fatto finta che era verità cristallina per comodo. Ho anche letto e sentito che i contenuti e i documenti divulgati sono un favore al Papa. Una specie di servizio aiutino giornalistico per pubblicizzare, in vari paesi, almeno un libro esce tradotto in 23 paesi, la sua opera di pulizia e riassesto del sistema curiale a tutto campo. Uh,mi immagino i salti di gioia di Papa Francesco, saranno stati così giocondi e veementi che avrà rotto la Sedia di Pietro! Anch’io l‘avrei fatti. Specialmente se l’idea circolante era quella che l‘obolo dei fedeli invece che nelle tasche dei poveri cadeva nelle bocche. Come, io “predico” una chiesa povera per i poveri e i soldini se li mangiano i “bivaccatori” in tunica cardinalizia? Mi spezzo in quattro per la pace e tuono contro armi e trafficanti e qualcuno investe i soldini raccolti in fabbriche di armi? Concentro tutte le mie energie per spappolare la corruzione e riportare sul sentimento di trasparente condotta morale e ti scopro che qualcuno comercializza le beatificazioni? Caspita che goduria di salti. Li avrei fatti così alti che il mio vicino sarebbe subito accorso per capire se avevo visto un alieno all’uscio o me ero impanzolita sul filo spinato messo nell’ ortorecinto a protezione di intrusi! Sarà che ho la malizia ma non la scaltrezza del cronista se le motivazioni, di chiarezza e di sevizio al Papa, non mi convincono e mi suonano come uno strattagemma per non dire: avevo i documenti, sarei stato un fesso a non ricavarci uno scoop sensazionalistico. Tanto più che riconosco che chi ha scrupoli non fa grandi progressi, al massimo cattura qualche risultato per bravura ma resta ai più anonimo. È chi non si pone domande di chi come e quanto può danneggiare, agli occhi dell’opinione pubblica,che fa grandi progressi nella notorietà. Seppoi intralcia l’operato, sminuiscee dirotta una immagine su binari equivoci, beh! chissènefrega. I comportamenti edificanti non fanno cassetta. Spie e traditori che vanno a braccietto con carnefici e vittime riempono forzieri! Ad ogni modo, non posso biasimare i giornalisti ma nemmeno plaudire. Aldilà di quanto affermano, a me pare una gran bufera scandalistica a pro di tanti meno che del Papa. Essendo lui il “capo” responsabile, in questo momento storico, è più facile che il tutto veicoli contropartite denigratorie. Soprattutto crei spazi giustificativi per incrementare atti di violenza a chi è già contro i cristiani –nessuno ne parla ma ne vengono trucidati più oggi che ai tempi delle persecuzioni- Accumunandoli alla corruzione, l’avidità, il ladrocinio sarà il pass per fanatici, insensati e scellerati? Non si può escludere.D’altronde ciò che monopolizza l’occhio non è l’acqua trasparente dei fiumi onesti ma ciò che di scottante e sudicio trabocca dai vasi della società a tutti i livelliComunque prosegua la vicenda, per Papa Bergoglio la lotta sarà durissima-sembra ci siano tante altre carte, foto, registrazioni trafugate – Certo, Francesco è un uomo forte e deciso, lo ha già dimostrato, e non saranno quattro carte mercanteggiate, a fermare la sua ferrea volontà di riportare la chiesa sui sentieri di Cristoe non dei farisei.

Per concludere, è deprimente constatare ogni giorno quanti affamati di intrighi e scandali vanno in cerca di cibo e quanti corvacci, falchi,civette glielo offrono.

Vi siete chiesti come mai papa Francesco non tralascia mai di ricordare ai credenti di pregare per Lui? Beh ora lo sapete!

By dif

papa fran