BROCCHE E CICLONE

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Qualche giorno fa, al mio paesello, è passato  un ciclone che ha fatto un po’ di cocci. Come succede spesso, le brocche che avevamo messo in bella mostra per abbellir le nostre variopinte aiuole non hanno subito  gli stessi  danni. Quelle messe ai cantucci, dipinte di  rosso, nero e ocra   la furia turbinosa, chissà perchè, le ha ridotte in polvere. I proprietari poverini  son costretti a ricomprarne una nuova di zecca per non  ammattirsi una vita a riappiccicar le briciole. Riunitisi han deciso di andare insieme  ad acquistarle. Tirando sul  prezzo senza irritare  il mercante pensano di concludere  un bell’affare portandosi a casa  un’anfora vistosa da far invidia ai vicini. Le brocche smaltate d’azzurrino c’abbelliscono la villa più grande del paese, il ciclone le ha sfiorate  sbeccando solo  il beccuccio. Una vera fortuna. Il proprietario con poco mastice può riappiccicarle e con un  destro ritocchino  farle sembrare appena sfornate evitando il pericolo d’ustioni cui va soggetto il terracottaio quando dimentica le presine o si distrae guardando le mosche che ronzano. Ad una  cinquantina di  brocche poste sul piazzale d’una spa multicolore,  orgoglio dei soci, il ciclone gli ha dato una bella zaffata. Metà  le ha sbriciolate, l’altra metà le ha crepate. Per gli azionisti un vero colpo. Adesso  il loro destino è un’incognita legata  ad un  restaura brocche volubile che non si pronuncia se accetta o no l’incarico. I malcapitati han perso il sonno, temono che se quello ci mette secoli a decidere le anforette diventan cimeli per pochi estimatori. Infine per  altri il ciclone è stato un dono della provvidenza, non solo non  gli ha rotto le brocche, addirittura le ha  riempite  di foglietti gratta e vinci dei due  tabaccai della piazza. I proprietari girano per il paesello sventagliandoli  come  un tesoro sottratto  ai corsari. Han  deciso di metter le brocche  all’asta per comprarsi morbide chauffeuse per metterci le chiappe affaticate dalla contesa.

 I compaesani che si dilettano di meteorologia però han detto  di non stare tranquilli, le nostre anfore sono ancora in pericolo. La coda del ciclone  fra qualche giorno scaricherà la sua furia e gli effetti non sono prevedibili tanto che l’han soprannominata refeballottadeum.  Chi vuole salvare le  brocche rimaste  in ballo deve agire in fretta. Ci han suggerito di prendere delle precauzioni, ossia  impacchettarle, porle  in solide casse  e andare a goderci il sole al mare. Quelli   costretti  a stare a casa per impegni inderogabili almeno  mettano le preziose anfore in  cantina dove la furia del tifone  non arriva riducendole  un mucchietto di rossa terracotta. A me son sembrati esagerati perciò non ho deciso quale opzione scegliere, sicuramente deciderò in base all’umore. Se la brocca si rompe  mica è la fine del mondo … magari è l’occasione per comprarne un’altra d’un colore che si adatta meglio ai fiori del mio giardino, così la mia vicina russa la smetterà di dirmi che quella che ho a lei non piace.