Fra pochi giorni, esattamente il 9 febbraio, è un anno che Eluana se ne è andata ma per me non è passato un giorno, ho ancora vivo il suo messaggio.
Solo le vibrazioni dell’amore o leggi certe sul testamento biologico l’avrebbero salvata da una fine tristissima e controversa.
Molti compresero le motivazioni del padre, pochi il silenzioso dramma che combatteva per far comprendere che In lei c’era la vita e non la morte. Certo una vita diversa da quella che consideriamo “normale”. Una vita in una dimensione estranea alla materialità, non agganciata ai luoghi comuni, alla routine, ai sensi che conosciamo, una vita forte e intensa che sentiva e partecipava utilizzando canali ancora a noi sconosciuti.
Il dramma della sua fine in gran parte si deve alle “certezze” di alcuni pseudo scienziati che valutano tutto in termini grossolani, riducono l’entità umana al pari di una pietra, di una massa corporea e basta. Gente così certa che le creature umane non siano altro che ossa ricoperte di muscoli e ciccia da rinnegare la scienza vera, quella che contempla: – niente è certo fin quando non è stato dimostrato il contrario –
Ma chi ha dimostrato che siamo solo materia?
Mi son chiesta: chi erano quei sapientoni per affermare che Eluana era solo un oggetto, un corpo vegetale e in lei non pulsassero sentimenti e intendimenti, non percepiva il circostante? Quale essere umano ha la verità, conosce l’essenza complessa dell’uomo da fargli dire che chi non ha un’autonomia funzionale è meglio eliminarlo, che il suo stato è irrevocabile, che non soffre, non pensa, è solo amorfo?
Nessuno scienziato, degno di tale nome, o persona di buon senso si sogna di fare certe affermazioni arroganti in virtù della consapevolezza che le cognizioni che possiede sono parziali, aldilà che sia ateo o abbia una fede. La storia umana insegna che non esiste mai una certezza definita, solo una parziale verità, altro c’è da scoprire. Quando l’uomo con la sua ricerca avanzerà avrà tante sorprese, molte certezze di oggi non saranno altro che un mucchio di ipotesi sconfessate, comprenderà quante assurdità ha sostenuto per mancanza di umiltà e competenza. Purtroppo non serviranno ad Eluana, a lei serviva ammettere che ci poteva essere un dubbio tra la sua realtà e la conoscenza umana.
Infatti, nel momento che ebbe la certezza che non c’era più amore per lei si arrese. Chi le stava intorno si adoperava per toglierle la sua possibilità, a niente erano valsi i messaggi che il suo corpo aveva mandato per far comprendere che in lei c’era la vita e voleva continuare a viverla. Afferrò che i camici che giravano non erano amorevoli come quelli delle suore, vibravano di morte, escludendola dalla vita. Preferì andarsene senza preavviso dando una lezione di dignità e di orgoglio, lasciò però un messaggio preciso che sapeva quanto avveniva intorno a lei, volle dire che l’ottusità è peggio di uno stato apparente di vita terrena.
Inutile dire che alcune “menti brillanti” allora come oggi sono rimaste nel loro misero orticello di presunzione a coltivare raperonzoli; convinti di sapere tutto sulle leggi che regolano la natura, non sanno saltare i loro recinti, scrutare oltre, neppure per capire da dove è sbucato il seme del loro raperonzolo….
Illusi, poveri illusi farciti di superbia, mancanti di qualità da veri uomini di scienza.!
Comunque quel 9 febbraio di un anno fa la vittima innocente si prese la sua vittoria senza ciance e rumore, arrivando con il pensiero dove l’uomo meschino non arriverà mai e batté tutti sul tempo. Purtroppo sapeva che la sua battaglia era diventata impossibile, aveva resistito per 17 anni solo per amore, un amore viscerale che allora come oggi pochissimi arrivano a percepire. Materialmente ha lasciato il pianeta, spiritualmente vive, e continua la sua battaglia mettendosi in contatto negli animi di tanti. D’altronde, prima dell’incidente, era una ragazza decisa e dalle idee ben chiare, eppoi nella tragedia si era disintonizzata solo nelle funzioni motrici, la sensibilità, la capacità di comprendere quello che avveniva attraverso gli occhi e l’udito le erano rimaste intatte e nel tempo, per legge del compenso, si erano centuplicate.
L’altranno, in questi giorni, in Italia e nel mondo la vicenda eccitò gli animi sollevando un gran polverone mediatico, e tanti parlamentari blaterarono sulla necessità di approvare una legge in proposito. Ma come dice un vecchio proverbio: “Passata la festa gabbato lu santo” tutto si spense alla svelta.
Lo scalpore empatico di un dramma personale non è servito a cambiare le regole, tutta la fretta è finita insabbiata nei gossip. Chiacchiere che al solito hanno rubato tempo e spazio a questioni importanti.
Urge una legge sul testamento biologico che faccia chiarezza, urge mettere regole e confini a chi definisce “ mostri viventi” creature in stato di alimentazione indotta per evitare il pericolo di eccessi, e, prima che a qualcuno venga in mente, come ai nazisti, che “ i disabili sono un problema da eliminare, non sono degni di vivere, sono esseri sgradevoli che deturpano e non hanno diritto di stare su questo pianeta. “
Dopo, solo dopo, a tragedia consumata, tutti, cadendo dalle nuvole, farebbero un gran vociare stonato strabuzzando gli occhi allibiti sul come, sul quando e il perchè, attribuendo responsabilità anche al vento per scaricare le proprie.
In questo paese il termine “prevenire” è duro, non entra nelle orecchie, se ci entra esce alla svelta.
Non si può e non si deve mettere nel dimenticatoio l’evento della morte di Eluana, le dobbiamo molto
Bisogna mantenere viva l’attenzione, non fosse altro per impedire all’inerzia politica- legislativa di ripetere una simile e drammatica condizione, costringendo famiglie e autorità giudiziarie a prendere decisioni estemporanee.