LASSU’ …

Non passa giorno senza che un fattaccio di cronaca scuota l’animo, storie di ingiustizia sociale feriscano più di una coltellata al cuore, meschinerie e insulti di politici e aspiranti politici rendano l’aria più irrespirabile di una fogna a cielo aperto, corruzione, malaffare, piccole e grandi disonestà in ogni ambito fiacchino mente e gambe che vien solo voglia di fuggire il più lontano possibile…ma dove? credo che più o meno ovunque sia la stessa solfa…allora? si resta…. e… si guarda al cielo….forse lassù  le cose van meglio…

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LASSÙ…

DOVE VIVI TU

NON C’È FREDDO

FAME

CATTIVERIA

MA QUA

CI SI SCANNA

E CI SI ARROVELLA

PER FARE A TUTTI LA GUERRA

LASSÙ

SI RESPIRA ARIA FINA

NESSUNO TI INVIDIA

NESSUNO TI RAPINA

QUAGGIÙ

NON PUOI PASSEGGIARE

SENZA IL TIMORE

CHE QUALCUNO TI ASSALE

E TI GUARDA MALE

LASSÙ

I BIMBI SONO FELICI

IL VENTO LI CAREZZA

LA PIOGGIA LI RISTORA

LA GENTE LI CONSOLA

QUAGGIÙ

C’È CHI LI MASSACRA

RAPISCE

GLI RUBA LA VITA

LASSÙ

NESSUNO È SENZA LAVORO

SENZA PERDONO

QUAGGIÙ

TI INFANGANO

RESPINGONO

OPPRIMONO

LASSÙ

DOVE VIVI TU

GIUSTIZIA

DIRITTO

RISPETTO

NON SONO PAROLE

LASSÙ

AMORE

E LIBERTÀ

SONO FRATELLI

MA QUAGGIÙ

SOLO BALZELLI

***

BUON WEEK END A TUTTI

DIF

 

 

 

“LA DONNA DELL’APOCALISSE”

 un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle “

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E’ in questo versetto dell’apocalisse che per secoli l’immaginario popolare ha identificato  la Regina della sorte di cielo e terra, la donna icona  del riscatto,  bellissima, superiore e imparagonabile a qualsiasi figura femminile alla quale anche la “serpe malefica “dovrà sottomettersi.

Per noi oggi “la donna dell’apocalisse” è  l’Immacolata Concezione, Maria, la madre amorevole del Dio Redentore, unica intermediaria salvifica, alla quale possiamo rivolgergi per intercedere presso suo Figlio il perdono, trovare conforto, ottenere sollievo agli affanni morali e materiali.

Anche le dodici stelle nella bandiera blu europea sono un chiaro richiamo alla “donna dell’apocalisse” e alle radici cristiane degli stati comunitari

 Quand’ero bambina, l’8 dicembre era un giorno specialissimo, la mamma ci faceva indossare abiti nuovi, voleva che si andasse alla Messa solenne dell’Immacolata”con un aspetto curato in onore della Vergine, in più a suo modo cercava di assolvere al detto della tradizione: “chi rinnova per Maria scampa una malattia” A dire il vero anche se oggi le cose son molto cambiate, e, il giorno dell’Immacolata per molti è una occasione per andare a sciare, fare una giterella magari in qualche capitale europea o andar per mercatini, la cosa è rimasta tanto impressa in me che non posso fare a meno di far indossare ai miei figli almeno un paio di calze nuove. Allora, grandi e piccoli, si aspettava con ansia l’evento poichè era legato anche alla credenza che si vedesse da terra passare in cielo la Madonna con gli angeli che andava a Loreto,  le sere dell’8, 9, 10  dalle 9 in poi si era tutti con il naso all’insù, non si pensava al freddo, ci si rammaricava solo se nevicava perchè in tal caso il passaggio era impossibile vederlo  Oggi, non ricordo ciò che vedevamo ma non importa, anche se era solo la via lattea  dentro mi è rimasto il ricordo di una sacralità intensa, colorita da voci e volti di devozione a Maria di una  comunità che sapeva stupirsi con poco, oltrechè  di unione familiare verso i valori trascenti senza tuttavia pesantezza, con spirito allegro e libero..

Auguro a tutti di passare una lieta giornata in compagnia

della “donna dell’apocalisse”

 con Lei accanto nulla si deve temere

Dif

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Per la cronaca: La devozione a Maria, l’ Immacolata, è molto antica. Precede di millenni la proclamazione del dogma che ha coronato la diffusa tradizione del popolo, specie nella chiesa d’oriente,  ponevano la Vergine Maria al di sopra del peccato originale, definendola : ” intemerata, incolpata, bellezza dell’innocenza, più pura degli angeli, giglio purissimo, germe non avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata ” In occidente invece, la teoria della concezione di Maria senza il peccato, comune a tutti i mortali discendenti di eva, trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più eccelsa delle creature, ma per mantenere ferma la dottrina del riscatto ottenuto solo in virtù del Cristo. Si deve al francescano scozzese Giovanni Duns, detto scoto e anche ” dottor sottile ” il superamento dello scoglio dottrinale con la sua convincente riflessione che anche Lei era stata redenta dal peccato originale in conseguenza del sacrificio del suo divino figlio ma fuori da ogni tempo comune. Così, nel 1476, tra polemiche e dissidenze la chiesa introduce la festa della Concezione di Maria nel calendario romano, poi, nel 1661, papa Alessandro VII con la bolla pontificia – -Sollicitudo omnium ecclesarium – la inserirà in quello universale della chiesa. Due secoli dopo, l’8 dicembre del 1824 Pio IX con la bolla -Ineffabilis Deus – sanzisce il dogma dell’Immacolata Concezione decretando con grande coraggio la fine delle secolari diatribe sul concepimento senza l’originale peccato della “donna vestita di sole” Quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes confermeranno il dogma della Vergine Maria:” tutta bella – piena di grazia – priva di ogni macchia del peccato originale” il prodigio sembrò un ringraziamento al coraggio del papa e le abbondanti grazie che piovvero sull’umanità alla devozione secolare del popolo al cuore dell’Immacolata. Attualmente, la chiesa per stigmatizzare l’importanza della Concezione Immacolata della Beatissima Vergine Maria celebra la messa -gaudens gaudebo-

 Molti sono gli artisti che hanno cercato di raffigurare la grazia e l’ indiscutibile purezza di Maria, quella sopra è un’opera del Tiepolo conservata al museo del prado a Madrid

GRAZIE SIGNORE

Ultimamente ho avuto un tantino di imprevisti e diverse preoccupazioni che sto superando grazie alla forza interiore che ricevo da chi mai mi abbandona  :

Grazie Signore dell’amicizia trovata

Grazie della speranza donata

Grazie del tuo amore

Grazie delle attenzioni

Dall’uomo

Quasi nulla ho avuto

Ho

Da te

Tanto ricevo e non so

Da te

Ricevo e non do

A furia di aspettar dall’uomo

Un po’ di calore

….Comprensione

Impietrita sono mio Signore

Liberarmi vorrei

Ma

Non so staccarmi dall’ arida materia

Mi ha annichilita

Eppur

Aggrappata ci sto

Perché mio Signore

Non so

Se è umana debolezza

Ignoranza

Insana condiscendenza

So

Da te ricevo e non do

Dall’uomo nulla ho

Tutto do

 

Grazie Signore

Sei il mio raggio di sole

 

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SANT’ANNA

 

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Oggi è S. Anna, una santa che fin dall’infanzia senza un perchè preciso mi è entrata nel cuore e ho considerato mia protettrice. In particolare credo, anzi ne sono certa, mi ha e mi sostiene costantemente nel mio percorso di mamma dandomi quella forza e quel coraggio necessari per superare indenne i momenti gravosi dell’esistenza.

Senza il suo sostegno spirituale non avrei superato prima le difficoltà di quattro maternità ravvicinate e un lavoro da portare avanti, successivamente aiutato a crescere e educare i miei “pargoletti” amati senza subire l’angoscia devastante di una situazione familiare complicata dalla fatalità.

Quando sento di mamme che cadono in depressione post partum, e oggi accade spessissimo, o leggo notizie di gesti estremi e tragici commessi da mamme, mi si stringe il cuore di tristezza e dolore. Penso a quanto sono stata fortunata ad avere la protezione di questa “mamma” che mi ha aiutato a mantenermi salda, a non perdere gioia e ragione. Sono fermamente convinta che se queste mamme si fossero rivolte a sant’Anna non avrebbero perso la speranza, visto talmente nero da togliersi o togliere la vita alle creature che avevano partorito, nella migliore delle ipotesi a lasciarsi andare trascurando se stesse e i propri figli, nella peggiore a cadere in gorghi depressivi senza ritorno.

Comprendo che chi non ha fede attribuisce le cause della prostrazione totale all’indifferenza o alla sottovalutazione familiare della condizione psicologica che vive la donna alla nascita di un figlio, ai mali sociali che non supportano il ruolo della donna diventata madre e spessissimo la costringono a mutare vita quotidiana, progetti professionali, di carriera e relazioni sociali facendole subire traumi psicologici profondi che poi come un tarlo minano l’autostima e conduno a gesti insani.

A volte è vero ma non sempre e non in modo da giustificare i troppi casi che si sanno e i tanti che non vengono alla luce. Penso che le tragedie sono frutto di un decadimento dei valori della comunità che carica la donna di troppe responsabilità, trasmette modelli femminili di successo sfrenato, di forma fisica perfetta, di coppia senza problemi, di famiglie corrispondenti a prototipi inesistenti nella realtà che in momenti delicati si mescolano nella psiche e influiscono negativamente sul percorso del cambiamento che indubbiamente la nascita di un figlio provoca nella vita di una donna e nel suo rapporto col compagno.

Non mi importa se qualcuno riderà pensando che è un utopia credere che basta rivolgersi a sant’Anna per non finire in cose simili e svolgere un ruolo di mamma senza patemi emotivi. Dico che a forza di scardinare i valori spirituali, privilegendo quelli materiali, senza fornire supporti giusti o valide alternative in momenti difficili e delicati della vita, tutti perdono facilmente il controllo emotivo e di conseguenza la stima in se e negli altri che conduce poi a non credere di avere una possibilità, qualcuno che ti comprende e aiuta a tirarti fuori dalla situazione, distorce la volontà e la capacità di reagire positivamente a eventi traumatici.

Comunque sia chi elegge un santo a protettore si affida a lui e coltiva in se la certezza di ricevere aiuto, nel frattempo non si perde d’animo e continua a lottare adeguandosi ai cambiamenti e supera le sue difficoltà.

Ho deviato un po’ il discorso su sant’ Anna, ma credo veramente che l’essermi affidata a lei che è la mamma della Sacra Vergine, Mamma delle Mamme, colei che ha portato in grembo il Cristo Salvatore, delegata a essere intermediaria degli uomini tra i valori terreni e celesti, mi abbia aiutato. Probabilmente ad aggrapparmi all’impossibile per ottenere il possibile, forse a non mollare, forse a non cedere alle tentazioni negative dello sconforto, forse ce l’avrei fatta ugualmente perchè sono cocciuta, per ora non so la risposta ma non mi interessa, mi preme mantenere in me la certezza che Lei mi è stata accanto e spero continuerà.

Non per niente il suo nome in ebraico Hannah significa “grazia” ed è la santa patrona delle famiglie, delle partorienti, delle madri specie delle donne madri, per essere diventata madre in modo insolito; degli orefici, falegnami ebanisti e carpentieri per le sue qualità di pazienza.

E’ una santa veneratissima e tantissimi ospedali, paesi, strade e chiese portano il suo nome anche se il suo nome non è riportato nei testi biblici consueti ma appare insieme a quello del marito Gioacchino nei testi apocrifi.

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BUON ONOMASTICO A TUTTE LE DONNE CHE SI CHIAMANO  ANNA

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l’immagine si riferisce all’incontro di S. Anna col marito Gioacchino affrescato da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova.

La leggenda narra che questo bacio suggelli il giorno della fecondazione di Anna, annunciata in sogno a lei e suo marito da un angelo in quanto lui era sterile.

GRAZIE SANT’ANTONIO

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Oggi a Padova é festa grande, ormai da secoli il 13 giugno si celebra la ricorrenza della morte di sant’Antonio un santo cui la mia famiglia deve molto.

Gli deve la guarigione di mio padre dato già per morto dai medici.  Sì, era spacciato ma guarì grazie all’intercessione di sant’Antonio e alla fede incrollabile di una suora che le era molto affezionata, nonostante il mio papà allora fosse quasi miscredente.

Le cose in breve andarono cosi:

Dopo che gli avevano somministrato l’olio santo verso le 10 di sera, la suora gli pose un’immaginetta di sant’Antonio sul petto e si mise a pregare. Mio padre senza credere minimamente che servisse a qualcosa le sorrise e la ringraziò di quel gesto con gli occhi, non riusciva più a parlare e il respiro era quasi inesistente. A un tratto verso le cinque del mattino si sentì come sollevare, poi lo invase un gran calore e poco dopo riprese a respirare, parlare regolarmente e vispo come un uccellino chiese qualcosa da spizzicare, tanto che la suora che lo vegliava stupefatta quasi svenne dall’emozione. Chiamò subito i medici, questi increduli non riuscivano a raccapezzarsi dell’accaduto, mille spiegazioni nessuna certezza.  Telefonarono a mia madre e i miei zii che erano ad aspettare nei pressi della clinica di recarsi subito all’ospedale < era proibito ai parenti stare di notte all’interno dell’ospedale> Logicamente pensarono che riguardasse l’avvenuto decesso, invece con grande meraviglia il primario un po’ confusamente spiegò loro che il paziente non solo non era morto, ma a quanto avevano di fretta costatato non c’era più traccia della malattia. Comunque lo avrebbero tenuto alcuni giorni in osservazione per capire.  Nessuno parlò di miracolo ma nessuno seppe spiegare come mio padre nel giro di poche ore da moribondo era guarito tanto che visse parecchi anni dopo l’accaduto.

Solo mio padre e la suora non ebbero dubbi sull’intervento miracoloso di San Antonio.

 Mio padre promise al santo che per ringraziarlo e onorarlo tutti gli anni sarebbe andato in pellegrinaggio al santuario nel giorno della festa e così ha fatto finché è vissuto. In me di quei pellegrinaggi è ancora vivo l’odore inconfondibile del giglio del santo che si spande in tutta la città, spesso ricordo gli sguardi dei devoti provenienti da tutto il mondo rivolti verso la statua che i frati della basilica pongono in fondo alla navata principale. in particolare rammento la venerazione silenziosa del mio papà. Oggi mi reco alla basilica con mia sorella, non abbiamo probabilmente la sua religiosità ma ci sembra un dovere mantenere la tradizione di fede e riconoscenza verso il santo, inoltre ci pare un modo di continuare ad amare e comunicare con il nostro papà, di renderlo felice nel vederci unite.

La guarigione non è stata mai divulgata o comunicata alle autorità ecclesiastiche. Mio padre ha testimoniato la sua gratitudine direttamente al santo con fede e cambiando completamente stile di vita e idea sull’oltre. Veramente qualcuno che in un modo o nell’altro sapeva quanto era accaduto a mio padre, il cambiamento che in lui aveva prodotto il fatto e la sua estrema fiducia e fede verso questo fraticello lo credono capace di ottenere intercessioni particolari dal santo. Un mio cugino è convintissimo di ciò. Due anni fa ci ha raccontato che dopo che gli avevano diagnosticato un tumore alla gola, giovane, con moglie e due bimbi piccoli era disperato, gli è solo venuto in mente di rivolgersi a mio padre chiedendogli di aiutarlo.   Pochi giorni dopo l’ha sognato che gli diceva: “Non ti prometto nulla, non è in mio potere aiutarti, posso solo domandare a sant’Antonio di intercedere, lui chiederà e se è possibile, vedrai che tutto passerà, intanto tu prega e stai sereno” Fatto sta che questo mio cugino giovane e disperato tornando dai medici, dopo i controlli di rito, si è sentito dire che stranamente il tumore non lo riscontravano più, forse la diagnosi iniziale era sbagliata.

Direi che mio cugino non ha dubbi, semmai io e mia sorella dubitiamo, non sappiamo cosa pensare.   Vero che nostro padre aveva una grande fede ma viveva normalmente, come tutti i mariti e i padri, forse un pochino più saggio e sereno spiritualmente di altri, niente di particolarmente bigotto o morboso, perciò ci appare strano quanto ci ha riferito.

Non so perché mi è venuto in mente di raccontare pubblicamente ciò, siamo sempre stata una famiglia riservata, poco propensa a raccontare i fatti propri e in particolare la guarigione di mio padre, abbiamo sempre pensato che il santo preferiva essere ringraziato e onorato con la preghiera e la devozione a chi è sopra di lui, senza tanti strombazzamenti. Forse perché pochi giorni fa con mia sorella siamo andate al santuario ed è successo qualcosa di straordinario, forse perché è il momento di testimoniare quanto sia prodigioso questo santo onorato in tutto il mondo, forse perché in questo momento la chiesa vive attimi terribili e qualcuno ricordi che il bene e il male convivono nell’uomo e non bisogna fare di ogni erba un fascio ma distinguere.

Ad ogni modo, sant’Antonio per la mia famiglia è qualcosa di più di un santo, è l’intermediario di Dio, chi si rivolge a lui con fede, anche se non ottiene interventi prodigiosi, vi trova serenità e forza per affrontare le avversità che lo assillano, e non è poco, ne so qualcosa in proposito, non mi resta che dire 

GRAZIE SANT’ANTONIO

***

                       AUGURO A TUTTI UNA SERENA DOMENICA                         

E A CHI A QUALCHE PROBLEMA CHE IL SANTO LO AIUTI COME HA AIUTATO LA MIA FAMIGLIA

IL PAPA SA

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Nell’ascoltare attentamente gli ultimi  discorsi pubblici del papa ho compreso che lui sa, vi erano troppi riferimenti simili a quello che so per avere dubbi in proposito:

Il papa sa.

Deduco che sa ma non può dire quello sa.

Sembra un giro di parole ma non lo è.

Per  non creare angoscia trasmette sottilmente il messaggio di  avviso  al mondo intero  che è sull’orlo del baratro

I suoi richiami a mio parere non sono accidentali ma voluti e pesati parola per parola

Nel  discorso di Fatima :“ chi pensa  che la profezia della Vergine di Fatima è conclusa si illude

Nel campo sportivo della scuola di San Morone di Nicosia:    guai sottovalutare la verità  dei principi etici  della legge naturale».

Sono messaggi precisi

Un richiamo generale  a non sottovalutare la natura e ciò che avviene nel mondo

Sono un appello accorato che va oltre la sua missione e il suo ruolo di capo della cristianità

Sono parole che escono dal cuore di un uomo che probabilmente sa di eventi  che mettono in pericolo il mondo  e non può rivelarli, solo segnalare genericamente la possibilità di accadimenti  tristi

Sa che troppi segni hanno indicano la via del pericolo profetico per restare indifferenti o far finta che tutto vada come al solito

Sa che molti mali “nella pancia della chiesa”  sono diventati cancrena

La comunità clericale si è “allevata” inconsapevolmente serpi velenosissime  difficili da stanare 

Ha compreso che nel  pianeta si  è varcata la soglia di sopportazione delle regole  morali  che lo reggono e ha il dovere di farlo presente

Quello che bolle sottoterra bolle anche sopra

Quello che il ventre del pianeta erutta non è altro che un avvertimento del malessere diventato insopportabile

Si rende conto con la sua intelligenza e esperienza di uomo attento al circostante che un niente può accendere una miccia difficile da smorzare senza  lasciare dietro di se una striscia di sangue e dolore lunghissima

Che esiste  una lieve possibilità, proprio  lievissima che il peggio non colpirà  con  tutta la sua virulenza

Occorre fermare “la macchina”  in moto su una ripida discesa interagendo con spirito solidale

La sua angoscia è per tutti, qualunque sia il credo, l’ appartenenza ideologica o l’etnia

Tenta di avvertire, di preparare ad eventi impensabili  che possono esplodere dal  marasma  che sta sotto gli occhi di tutti, eventi che nessuno vede o chi dovrebbe vedere sottovaluta

Sa che c’è un sommerso  aggressivo dovuto a sperequazioni sociali che ha colmato la sopportazione, sa che fame, miseria e ingiustizia non aiutano i processi evolutivi pacifici

Sa che individui, comunità e stati senza  guida  morale sono una minaccia per l’equilibrio e la stabilità globale

Sa che  egoisti  senza scrupoli  cibano menti insicure e istigano a reazioni imponderabili per una inezia

Esorta a smussare l’odio, di agire  presto per via diplomatica per raggiungere la pace nel medio oriente e nel resto del mondo dove impera  caos, tumulto sociale, discriminazione religiosa  

Invita a  non dare spazio alle provocazioni, a non raccogliere i sintomi di fanatismo

Appella  di  avere un atteggiamento di tolleranza verso i fratelli islamici o quanti professano una fede diversa

Le sue parole sono una  esortazione accorata interreligiosa, quasi una supplica rivolta a  tutti i credenti in un Onnipotente a  pregare per tentare in extremis di scongiurare  guai terribili,   ai laici per dissuaderli dal fomentare divisioni e sottolineare diversità

Sa che  il pericolo è globale

Altrimenti come spiegare i suoi accenni  precisi a mantenere controllo in atti tragici che colpiscono i cristiani come nel caso ultimo del vescovo ucciso in Turchia?

Il papa sa la profezia e teme

Io so e temo

Non è presunzione

Qualcuno un tempo anche a me tramandò memoria di quanto ho menzionato

Mi lasciò la speranza che all’ultimo il “male” poteva essere sconfitto,  non riusciva a  trionfare come credeva  per un pelo, cioè un caso che non era un caso ma frutto di resistenza di una volontà collettiva moralmente in armonia con le regole  eque opposta a una volontà collettiva inversa,  e forse, per l’umanità intera  si apriva un lunghissimo periodo, quasi un millennio di fioritura pacifica che andava oltre la sua conoscenza ristretta della realtà

L’altro ieri sul ciglio della strada ho visto due papaveri bianchi e appena più in la due papaveri rossi

Un chiaro messaggio simbolico colorato della natura di energie contrapposte in lotta

il bianco è luce formata dall’unione di tutte le vibrazioni dei raggi colorati, il rosso è un raggio singolo ma dalla vibrazione potente, infatti l’occhio lo cattura prima di altri

Naturalmente ho espresso un mio parere dedotto ascoltando le parole del papa

supportato da altre “conoscenze”  per così dire giunte per vie traverse

L’atmosfera di Fatima

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Questo 13 maggio, è il 93° anniversario della prima apparizione di Fatima. 

Di solito ogni anniversario richiama una moltitudine di pellegrini provenienti da tutto il mondo, principalmente spinti da desideri di devozione verso la Vergine Maria, secondariamente da aspirazioni intime di ottenere grazie e intercessioni per problemi di umana sofferenza, in minima parte approda per curiosità escursionistica. Quest’anno anche papa Benedetto 16° è andato pellegrino a Fatima per ricordare: la prima apparizione dell’Immacolata ai tre pastorelli avvenuta il 13 maggio del 1917;  l’attentato mortale subito il 13 maggio del 1981 da Paolo Giovanni 2° in piazza S. Pietro al quale scampò, per l’intervento della Vergine Maria che deviò la traiettoria del proiettile, poi incastonato nella corona della Madonna per suo volere; soprattutto per pregare la Vergine di intercedere per i mali interni e esterni che attualmente affliggono la chiesa e il mondo intero. In particolare, dopo i fatti di pedofilia che coinvolgono numerosi prelati e che stanno riversando cumuli di “sporcizia morale” su tutta la chiesa cattolica mettendo in crisi la sua credibilità e il suo ruolo nel mondo, a consacrare sacerdoti  e laici al cuore Immacolato di Maria Sembra che il “ marcio”  venuto a galla e suscita reazioni che allontanano i credenti dalla chiesa e dai suoi ministri fosse contenuto nel terzo segreto di Fatima in forma indiretta. Ho letto la lettera, almeno quella resa nota, mi è parso di cogliere un monito verso ogni forma di comportamento umano ingiusto e scorretto che ricade e danneggia l’umanità più che un  riferimento specifico.

Qualche anno, fa anch’io mi son ritrovata pellegrina in quella folla immensa, non per una decisione partita da un desiderio personale di conoscenza o da un’esigenza religiosa incalzante, semplicemente come hostess di una persona cara, quindi per sentimenti di affetto e solidarietà.  Però  quando  il destino vuole,  trova tutte le strade per farti arrivare dove ti è necessario per migliorarti o semplicemente per prepararti ad affrontare situazioni future imprevedibili,  assai dolorose  che richiedono sangue freddo per superarle con razionale lucidità,  saldezza spirituale per viverle senza cadere nel baratro nero dello disperazione.

 Così è stato per me.

Quando approdai sul suolo di Fatima insieme al gruppo pellegrino  e  mia sorella, < si era accodata all’ultimo minuto con mio grande stupore, infatti non le avevo neanche chiesto se voleva venire sapendo benissimo il suo pensiero in proposito> mi sentivo staccata da quel contesto, solo una accompagnatrice di sostegno affettivo a chi mi era caro. Anzi, tanto io quanto mia sorella sembravamo due pesciolotte fuor d’acqua,  due note stonate che stridevano col gruppo pellegrino di padre Mauro;  risalta anche nella prima foto scattata  a ricordo dell’arrivo del gruppo. Per dirla tutta, gli altri partecipanti già alla Malpensa ci percepirono come due intruse, due snob signore ammazza tempo preoccupate del loro aspetto esteriore e non di quello intrinseco. Come dargli torto, in fondo avevano le loro ragioni di sentirci avulse, lontane da loro mai nessuno ci aveva sentito nominare o ci aveva visto partecipare ai loro raduni di preghiera a venerazione di Maria e riflessione sul mistero del santo rosario. Persino padre Mauro era perplesso tuttavia nel suo ruolo di guida spirituale ci accolse come sue fedeli, cercò poi di coinvolgerci alle attività previste senza forzarci, a suo onore devo dire che fu molto intelligente e anche spiritoso. A distanza di anni, quasi otto, era ancora viva suor Lucia, una delle principali depositarie dell’evento e dei famosi “segreti” legati alle sei apparizioni di Fatima,< avvenute ogni 13 del mese, da maggio a ottobre del 1917> avemmo anche  la rara fortuna di intravederla mentre pregava nel monastero di Coimbra. Dicevo,  a distanza di anni,  quei pochi  giorni di luglio  passati a Fatima e nei luoghi legati alle apparizioni si sono palesati più di un semplice gesto di cortesia compiuto per amore profondo verso qualcuno. Sono stati l’inizio di un cammino, non di fede e preghiera come verrebbe subito da pensare ma di accettazione di ferite e sofferenze passate e future. Difficile esporre  i meccanismi concreti agli altri essendo impercettibili anche a me stessa.   Mi spiego, prima  ho afferrato  la “guarigione” del passato, quello nascosto nel profondo, nessuno sapeva  e distingueva  ma  a me  causava enorme disagio, a volte era  un peso insopportabile in quanto lo ritenevo ingiusto, di fatto lo era ma impossibile da eliminare con un colpo di spugna o attraverso i tribunali  per vari motivi che non posso trasporre.  Un malessere che non riuscivo a superare con la ragione, stava diventando intollerabile, mi toglieva scioltezza  intima,  serenità, impediva di affrontare con filosofia le sgradevolezze della vita. In parole povere respirare allora  quella atmosfera ricca di astrattezza mi ha  liberata poi di  una spada di Damocle  che mi irritava da mattina a sera.

Sì, a Fatima s’immagazzina senza volere un’atmosfera particolare che ti scende nelle viscere, anche se non vuoi respiri qualcosa che ti serve, non sei neppure consapevole che ti è necessaria, quindi non la respiri volutamente o sei lì  per assimilarla, ti arriva da sola attraverso i pori della pelle, mentre cammini nei luoghi delle apparizioni, avverti zaffate che scambi per ventate. Direi di più, sei così distaccata che neppure preghi con devozione, come ho visto fare e che lì per li ho anche invidiato, per non esserne capace, sono credente ma sempre un po’ critica, come tanti ho paura di lasciarmi coinvolgere e diventare un’acquasantiera che prega, prega per paura di “castighi” o ingraziarsi i favori di “lassù” piuttosto che per instaurare un filo diretto con Dio.  Non sto dicendo che a Fatima basta respirare o camminare per  ricevere “miracoli”, può darsi, sto affermando che in quei luoghi spira un qualcosa di particolare inafferrabile e potente che t’invade, si insinua in te,  lo accogli senza domande e con naturalezza vedi sparire ciò che ti infastidiva e  ti ritrovi ad agire in modo totalmente diverso. Alla cappellina delle apparizioni di quella immensa  piazza, quasi senza confini e senza tempo, dico non ci arrivi a caso, neppure quando vai per curiosità, ci arrivi perché  ti è essenziale assimilare quello che non è spiegabile e comprendi in seguito.  Razionalmente inammissibile e da tacere per non passare per citrulla imbevuta di miti spirituali ma nell’intimo  costretta a riconoscerlo, almeno a porti qualche dubbio che”non tutto è come pare”e non tutto è identificabile attraverso i sensi mortali. Di sicuro arrivi di fronte a  quella minuscola statua, posta tra fiori e  protetta da vetri, per un motivo che non sai, sul momento la guardi e basta, non riesci a formulare un pensiero, a chiedere qualcosa, almeno io non ci sono riuscita, m’è parso superfluo, mi arrivava un tale profumo trascente che da solo bastava a colmare vuoti e dubbi. 

In quei giorni pellegrini, non posso dire che ho visto cose strabilianti, vissuto esperienze particolari da farmi asserire quanto sopra. Ho solo vissuto una moltitudine impressionante di gente d’ogni razza e colore che andava e veniva,  pregava notte e giorno,  stava in silenzio,  in adorazione per ore e ore , accendeva candele, cantava inni a Maria, piangeva, rideva, rimproverava i figli, scattava a ripetizione foto per avere un ricordo del vissuto. L’unica  reminiscenza speciale che ho  è il suono delle campane a festa, si propagava con festosità in quel clima venerale di spazio e tempo indecifrabile arrivando come ovattato, quasi fosse messaggio esclusivo diretto ad ognuno per lasciargli un ricordo insolito, suscitare una emozione, risvegliare un sentimento sopito.  Entrava dentro e  veniva voglia di trasporlo e condividerlo con gioia. A dire il vero c’è un altro particolare che  mi sorprese, mia sorella, allorquando tutta compassata nel suo impeccabile abito la vidi armeggiare nella ressa, poi telefonò a nostra madre ancora tra noi per farle ascoltare quel suono gioioso di campane  sventolando un  fazzoletto bianco. Ancora oggi mi chiedo a chi lo sventolava o perché, lei che da scienziata non si sbilancia mai e riesce  a mantenere in ogni situazione logica freddezza mi apparve un controsenso.

Come ho sopra accennato l’essere arrivata a Fatima aveva una sua logica d’inizio di nuovo cammino.

Il motivo di quel pellegrinaggio non premeditato infatti mi è apparso chiaro in seguito, attraverso eventi non proprio gradevoli che in passato mi avrebbero mandato in tilt, < tralascio per non annoiare> Precisamente nel momento della necessità temporale, ho appurato di essere mutata, non dal punto di vista dell’attaccamento a pratiche religiose, neppure in quelle di recita giornaliera del rosario purtroppo, nel modo di accettare pragmaticamente situazioni difficili e dolorose. Scoprendo che quel clima creato da tutto un contesto rimescolato di mistico e profano,  inconsapevolmente  mi aveva dotato di forza interiore, trasfuso energie e doti insospettabili di reattività alle difficoltà che prima non riuscivo a utilizzare, in parte perché  soffocata  da esperienze negative, in parte per sconoscenza di me stessa.  Ho dovuto ammettere che quell’esperienza aveva modificato il mio modo di essere e affrontare razionalmente le grane turbinose, principalmente  quanto, se fossi rimasta con quelle zavorre attaccate al mio spirito e al mio cervello, non fossi “guarita dalle ferite passate”, avrei procastinato il futuro, non saputo sostenere sofferenze e superare eventi senza crollare psicologicamente e anche fisicamente.

In quei cinque sei giorni  passati a Fatima, ripercorrendo  quei luoghi legati alle apparizioni, senza niente in testa di fervente o particolarmente attaccato al culto mariano che non fosse altro che spirito di solidarietà e affetto verso chi accompagnavo, avevo inalato energie positive straordinarie che mi  avevano  preparato a camminare nelle difficoltà, senza timori e cedimenti. Oserei dire avviato a un processo di  metamorfosi filosofica che mi  instradava  verso  la mia vera essenza. Non posso dire che  spiritualmente ho subito un “ tocco di grazia divina” da indurmi a pratiche religiose assidue, neppure che ho  trovato la fede perché l’ho sempre avuta, posso solo  attestare  che  senza l’intervento del caso  che mi ha portato a contatto con il mistero mariano di Fatima  ero destinata a  entrare nei gorghi del disfattismo che rendono arida, acida, intollerante ai bisogni altrui, oggi  sarei  una specie di brodo ristretto umano egoista, con il cuore colmo di acredine, niente  mi sembrerebbe tanto bello quanto la vita anche se ti chiede costantemente di accettare cose sgradite, quelle che non augureresti neppure al tuo peggior nemico. 

In conclusione, sento che ancora la mia metamorfosi non è completa, avverto che quel cammino iniziato a Fatima, il giorno del mio compleanno, < il pellegrinaggio era per l’apparizione del 13 luglio e io sono nata il 14> è ancora irto di diffocoltà, mi ha  chiarito solo una parte, altro mi aspetta.

 

 

 

E’NATO!!!

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E’ nato,

 il sacro bambino

è nato, 

nostro Signore

è nato,

il verbo  Salvatore

è nato,

  il nostro  Redentore

è nato

il buon Pastore

è  arrivato nella notte Santa

ad annunciar la lieta novella

è arrivato con la grande stella

a portare amore su tutta la terra

E’ nato,

 il celeste bambino

esultate gente d’ogni dove

esultate gente d’ogni colore

esultate gente nel profondo del cuore

E’ nato

è nato il divino amore

 è nato

il nostro pacificatore

 è nata

la speranza del cammino

è venuto

 a rischiarar l’uomo meschino

 Accorrete

gioite e  nella fede  venerate

Accorrete

 lodate e  nella speranza onorate                     

Accorrete  

 acclamate e  nella carità donate            

   Accorrete

  osannate e   nell’umiltà adorate

Accorrete

  glorificate e  nella pace rispettate

Accorrete

 celebrate e  nel perdono amate

E’ nato

lo sconfinato

è nato

 il  messia della profezia

è nato

 l’agnello divin sacrificato

venuto

a riparar l’originale peccato

a donare la vita

a essere immolato

E’ nato

Colui che fu Che E’ Che sarà

 alleluia, alleluia, umanità

 

 epf

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Realtà e ingegno


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Noi siamo energie compenetrate e compenetrabili dell’universo ma sappiamo ben poco in relazione alla sua complessa vastità. Sosteniamo il certo e tendiamo ad escludere l’incerto così spesso annulliamo la possibilità di accedere a piani di conoscenze insolite negando a noi stessi l’opportunità di evolverci in modo naturale e in armonia con quanto ci lega al vicino e al lontano. Talvolta è solo un fatto banale o il caso ad allargare gli orizzonti , a mettere in moto i meccanismi di studi ed esperimenti scientifici che  portano a scoperte, conquiste e progressi eccezionali.