MADRI RIBELLATEVI

Le polemiche sorte intorno alla canzone di Povia “Luca era gay”  hanno spinto la mia curiosità e la naturale  disposizione a non soffermarmi al sentito dire a leggere attentamente  il testo della canzone. Dire che sono rimasta esterrefatta dal contenuto è dire  poco, non per i passaggi sulla transizione che porta ad amare  prima un uomo e poi una donna, o viceversa, succede a tanti, ma dalle accuse verso la figura materna. Il messaggio della canzone di fatto è  rivolto ad un comportamento scorretto e fagocitario di una madre verso il figlio. Una madre egoista e instabile riversa sul figlio le sue frustrazioni di coppia, confonde l’identità, impedisce la crescita equilibrata, condiziona le scelte delle amicizie specie al femminile, distorce gli istinti sessuali del figlio al punto da spingerlo a pensare che è naturale essere attratto  ad amare un uomo, piuttosto che una donna, vergognandosi di se stesso e pieno di paura che gli altri scoprano questa sua tendenza. Quindi una esplicita accusa alla madre di aver manipolato la crescita e la libera espressione, d’averlo reso succube al suo volere trasformandolo in gay. Poi, nel momento che una donna prende l’iniziativa comprende di non essere gay, ma lo era diventato per colpa della madre, del suo modo di sobillare  le scelte, quindi d’esser vittima dell’amore esagerato, possessivo e ossessivo d’una madre irrealizzata con matrimonio finito male.

Francamente da madre  mi sento profondamente offesa dal messaggio che  la canzone volontariamente o non trasmette, è un attacco frontale alla donna madre e per di più in difficoltà, la dipinge come un’incapace a crescere un figlio maschio, a dargli una solida identità di ruolo sociale, soprattutto a renderlo consapevole e libero nella scelta di amare chi vuole e come vuole, una madre che travia, manipola e influenza nel modo più abietto il figlio al punto da farlo sentire diverso. Mi meraviglio che si sia fatta tanta fiera per l’orgoglio gay e non si sia sollevata una mosca a difesa delle madri che di certo sono ben altra cosa rispetto ai concetti espressi da Povia. Non capisco lo scalpore per uno che ha cambiato indirizzo sessuale, sempre sia vero e non una fola mediatica,  neanche il minimo sdegno ad un attacco frontale e duro verso le  madri. Non sono gli omosessuali il bersaglio di Povia sono le madri e il loro modo sbagliato di amare e allevare i figli, sono le madri le uniche responsabili delle scelte sessuali dei figli, vale a dire che solo le  madri influiscono nella psiche del figlio alterandone l’attrazione che lo rende etero o omo. Una vera corbelleria e una faciloneria scriteriata scaricare sulle madri quello che si è o non si è come se le madri fossero onniscienti e non semplici esseri umani soggetti a sbagli, ma di certo lontane mille miglia da quelle di Povia. Ma sua madre cosa pensa, non si ribella? Ho allevato da sola due maschi e due femmine, ho superato un sacco di difficoltà ma niente mi ha ferito come le parole di Povia, certo non dimentico che è una canzonetta ma il putiferio che si è scatenato intorno se non è di origine polico-commerciale è ignobile, significa una voluta disattenzione verso le donne specie le madri che non hanno un appoggio, la solita distorsione a dare contenuti secondo un criterio di scalpore piuttosto che di verità. Non mi meraviglierei se domani qualcuno paventasse che le  scelte sessuali sono solo il risultato di una educazione materna invece che di una scelta personale. Madri ribellatevi al messaggio di Povia, una canzonetta può far male più d’uno schiaffo. Mi aspetto di sentire qualche voce, se così non sarà vorrà dire che  le  donne madri valgono meno d’un gay o non fanno notizia degna di nota. In fondo se Luca prima era gay e poi etero vuol dire che ha cambiato idea o ha trovato l’alchimia dell’amore in una donna, una madre resta una madre e segue sempre un figlio, non cambia idea o figlio lo ama per quello che è, etero o omo che  differenza fa per una vera madre, niente. Non so se la canzone avrà successo o meno so solo che il contenuto è altamente dispregiativo per le madri.