MA… fateme campà!!!!

no bavag..pngno bavag..pngno bavag..png

Legalità legalità legalità

ma quale legalità

bla bla bla

quella dei miei stivali

me so costati no occhio

de a testa da franchetta

li trovo a quattro lire

da na cinese

su na banchetta

bla bla bla

garantismo nu è legalità

legalità nu è faziosità

sopra le parti chi ce sta?

la luna le stelle i pianeti

che se ne possono fregà

tanto nu hanno da magnà

legalità legalità legalità

gracida la rana nel pantano

cra cra cra

da sto ramo nun me smovo

gli è responde lo furetto

se ribella lu grillo zighettino

gliene sona co lo vecchio

sviolino

tip tup tiptà

la cicala canterina

se sbraguglia la peppina

cic ci cic cia

il rospino ciuffolino

se sgranata il cuculino

bip bep bip ba

la civetta ribaltina

se sbrocchina la forcina

zigulì zigulà

lu pipistrello me vo fregà

lo mi futuro se vo ingoià

legalità legalità legalità

ma quale legalità

sbla sbla sbla

spaperacci e spaperocci

cantan notte e di

e nun me fan più durmì

legalità ligalitè ligalitù

bla bla blablu

34 24 17 chi sei tu?

so lu magico numeretto

che sbataccio zuccherino

a figlietto du cecchino

legalità ligalitì legalitù

si nu grandina o tira broglio

so boni pe lu lotto

va diciendo lo gigetto

nu bel terno mo te sbrocco

lega li lega là lega su

li ciancini me viengon iù

ora te schiatto e te matasso

li sonni te sciabatto

illibaraio sbarbascio

legalità ligalitì ligalitù

sblu sblu sblufufu

nu me po’ fregà de certo tu

la pultrona se sbullona

e te vien ghiù da sola

patapum patapam

legalità nu sta pe lealtà

lealtà nun fa legalità

sfarfuglia sfarfaglia

lu consenso lo ammetto

mi ce l’ho grande allocco

in quattruequattruotto

lo sgambetto te trombazzo

legalità legalità legalità

ma ndo sta sta legalità?

Ma fateme campà

sto tormentone ma proprio scuccià!

 

><

 

UN FELICE E SERENO  WEEK END  A TUTTI

di legale riposo !!!!

per chi è in partenza buonissimeissime vacanzeeeeeeeeeeeeeee

dif

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I CACTUS…REGIONALI

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Con tutto quello che è avvenuto, si  è sentito e letto ormai le regionali sono diventati “cactus” del pd e del pdl
Ognuno per conquistarle dice, stradice e si contraddice
Ma chi riuscirà ad imbonire meglio gli elettori e ad aggiudicarsele?
A detta del leader pd il vento va nella sua direzione
secondo il leader del pdl tira dalla sua
Il vento di solito spira dove gli pare, a tutt’oggi non mi risulta che nessuno scienziato sia stato in grado di “imbottigliarlo” o qualche mago abbia catturato il suo spiritello
Per sapere chi si aggiudicherà il governatorato delle regioni in ballo basta contare i cactus:
 i grandi cactus se li prende il grande
i piccoli cactus li arraffa il piccolo
agli altri
andranno le spinette che perdono
Ma
chi è il grande?
e chi è il piccolo?
Questo è il rebus
da risolvere

MULINELLA LA STONATA

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La tiepida e assolata giornata invogliò Mulinella la fanciulla stonata ad uscir di casa, inforcò la bicicletta bianca da poco comperata per pochi spiccioli in uno stock fallato del discount e pedalando beata si inoltrò nel cerreto lasciando che il sole le accarezzasse la pelle ingrigita dal lungo inverno e da notti insonni, rotolate tra lenzuola troppo ruvide e un materasso deformato dal battipanni che ogni mattina usava per scacciar gli acari, a suo parere causa d’ogni tormento notturno, si infilavano tra le ciglia con i loro aguzzi tentacolini per impedirle di chiudere gli occhioni grigi azzurri sempre stralunati. Neanche spellata avrebbe ammesso che a tormentarla non erano gli invisibili parassiti ma i ghiribizzi che gli frullavano davanti agli occhi simili ad una specie umana erculea che si contorceva e sudava tanto da gocciare come i cenci del bucato appena stesi o come il vicino Rossicino quando si azzuffava col Nerino. Mulinella pedalava e pedalava inebriata dalle sensazioni che la sfioravano senza soffermarsi con lo sguardo su nulla e con la testa inaridita, come se all’improvviso il cervello si fosse fuso e sole e vento si fossero alleati per farla andare e andare all’infinito senza bagaglio e senza meta. Andando, andando superò il cerreto e si trovò in un luogo inbrullito dal gelo che ai suoi occhi sembrò il paradiso e si disse: “devo aver pedalato assai assai per  anni.”  Poi sfiorò  i lunghi capelli, il viso le braccia,  si toccò e ritoccò, frugò ogni angolo del corpo ma non trovò nulla di diverso. 

Scese dalla bicicletta bianca fallata, si sdraiò  in mezzo alla stradicciola  sbalordendo  un tordo in siesta sul  ramo di un  pioppo, guardò in alto raggiante d’essere arrivata nel giardino delle delizie senza sfacchinare e senza perdere l’aspetto suo. Con i suoi occhioni stralunati scrutò per vedere chi c’era lassù, vide una nuvoletta grigia che tentava d’oscurare tutto, le parve il facciotto d’un tale cassinista  appiccicato all’angolo del paese che la braccava con  telefonate, dispacci e preghierine  blaterando  che l’aspettava  al centro. Chissà se della piazza o della rotonda.  Stonata com’era non aveva afferrato. Intanto una cornacchia ballonzova sguaiata nel cielo d’un azzurro simile alla bandiera di Pupette. Ogni giorno la sventola per un cavallerizzo amico suo, un  poveretto che bazzica tra Roma e Milano,  stracotto da spioni sciamani, abachicchi fricchettoni,  fattucchieri infiltrati nei capezzoli d’una mamma santona che per stupettare  si son venduti pure la nonna. A  Mulinella sembrò che la  cornacchiona svolacchiante somigliava a un tale stogattato che aveva visto in un fumetto a casa della Nocciolina coperto da segnacci,  le parve che tra gli unghioni teneva  il povero Rossicino spelacchiato dal forzuto Nerino e gli  crocidava che lo teneva stretto  cosi  insieme potevano ingozzarsi  l’adone di Pupette buttando i resti  nel fosso del castello in cima al colle e tanto che c’erano potevano incolpare  l’ospite che vi soggiornava perchè cricchiava stonato. Il Rossicino  intontito dal garbuglio  degli sproloqui dell’ingorda annuiva, però non capiva  perché s’era bardata con  una sciarpa viola, uguale alla stola  quaresimale di don Ugetto e non con quella rossa. Poveruomo pensò la Mulinella  deliquiava se non capiva che l’insolente se l’era messa per aumentare la iella al cavallerizzo. Il tanto crocidare  bilioso della cornacchiosa divenne per Mulinella un tormento peggiore dell’insonnia cronica da farle  girare la capa. Tentò di scacciare l’uccellaccia fischiando, per ripicca quella scese rapida  e la beccò sulla cosciotta, dal dolore Mulinella  urlò con tutto il fiato. Urlò così forte che fece sussultare la terra, sparire la nuvoletta, impietrire la cornacchia e il Rossicino mezzo strozzato,  accorrere tutti gli abitanti appresso che stavano spaparacchiati davanti alla tv a lustrarsi gli occhi con gli albergati della D’urso o di Giletti. Infatti,  corsero fuori  infastiditi, avrebbero perso gli insulti, i rinfacci i bisticci  gonfiati ad arte. Al contrario i conservatori  furono contenti di avere una scusa per squagliarsela, erano spappolati dallo zapping,  giravano come palline i canali illudendosi di trovare un  programma  stile collegio per rilassarsi  giacché erano inibiti litigi furiosi, pareri contrari, idee strane, tutto era pacioso e idilliaco e non faceva saltare  i peli dell’inguine. Invece i  dimoranti ibridi del paesucolo, intenti a sognare  mete esotiche, non sentirono l’urlo scassa timpani e continuarono a dormirsela alla grande. Anche i  paurosi rimasero appiccicati alla tv fregandosene degli affari altrui. Così solo i destrini e sinistrini stanziali del paese ancora scossi  dall’urlo selvaggio arrivarono sfiatati e mezzo vestiti  dove era partito l’urlo. Sulle prime, vedendo la  Mulinella  immobile in mezzo all’agro del Verdusso reso pantanoso dalla neve sciolta, si ammutolirono pensando al peggio e si  fecero il segno della croce in segno di rispetto, la poveretta era di certo andata nel regno dei più cadendo  dalla bicicletta,   sapevano che era fallata e solo una brocca  poteva comprarla. Poi avvicinandosi la videro contorcersi e arzigogolare con le mani sui capelli, tentava di togliersi una tacchetta sfuggita alla cornacchia impietrita, allora si rinfrancarono  e  l’assalirono di domande. Mulinella frastornata da tutte ste attenzioni insolite girò qua e la i suoi occhioni grigio azzurri,  li guardò e li riguardò e poi disse: “che bello paisà essere tutti insieme in paradiso”  Si guardarono muti come pesci, poi il piccoletto bruschino esplose: “ma quale paradiso e paradiso, questo è l’agro del Verdusso, sei proprio la solita stonata imballata !!!! Tutti capirono che avevan corso per una delle solite fole visionarie della Mulinella, le aveva da quando il suo bacarozzo era scappato con la bianchetta, inviperiti lasciarono la poverina e la sua bicicletta a terra, pronunciando un sacco di spropositi tornarono a imbottirsi di ciarlanerie davanti alla tv.

 

 

 

 

YEAHH!!!

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 –  MONACI –                                    –  LES DEMOISELLES –
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Particolare affresco MASACCIO- Le capacità ritrattistiche dell’artista toccano il massimo-

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Les Demoiselles d’Avignon – Opera del periodo cubista di Picasso rimasta incompiuta

IL PALLONE

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BERY- LEMA

                                                                                                Fotomontaggio 

 

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Herni Julien Fèlix Rosseau detto il Doganiere :  I GIOCATORI DI PALLONE (1908) ” una rappresentazione contemporanea   che sembra esaltare i valori di gratuità e di gioco impliciti nel destino dell’uomo”

BROCCHE E CICLONE

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Qualche giorno fa, al mio paesello, è passato  un ciclone che ha fatto un po’ di cocci. Come succede spesso, le brocche che avevamo messo in bella mostra per abbellir le nostre variopinte aiuole non hanno subito  gli stessi  danni. Quelle messe ai cantucci, dipinte di  rosso, nero e ocra   la furia turbinosa, chissà perchè, le ha ridotte in polvere. I proprietari poverini  son costretti a ricomprarne una nuova di zecca per non  ammattirsi una vita a riappiccicar le briciole. Riunitisi han deciso di andare insieme  ad acquistarle. Tirando sul  prezzo senza irritare  il mercante pensano di concludere  un bell’affare portandosi a casa  un’anfora vistosa da far invidia ai vicini. Le brocche smaltate d’azzurrino c’abbelliscono la villa più grande del paese, il ciclone le ha sfiorate  sbeccando solo  il beccuccio. Una vera fortuna. Il proprietario con poco mastice può riappiccicarle e con un  destro ritocchino  farle sembrare appena sfornate evitando il pericolo d’ustioni cui va soggetto il terracottaio quando dimentica le presine o si distrae guardando le mosche che ronzano. Ad una  cinquantina di  brocche poste sul piazzale d’una spa multicolore,  orgoglio dei soci, il ciclone gli ha dato una bella zaffata. Metà  le ha sbriciolate, l’altra metà le ha crepate. Per gli azionisti un vero colpo. Adesso  il loro destino è un’incognita legata  ad un  restaura brocche volubile che non si pronuncia se accetta o no l’incarico. I malcapitati han perso il sonno, temono che se quello ci mette secoli a decidere le anforette diventan cimeli per pochi estimatori. Infine per  altri il ciclone è stato un dono della provvidenza, non solo non  gli ha rotto le brocche, addirittura le ha  riempite  di foglietti gratta e vinci dei due  tabaccai della piazza. I proprietari girano per il paesello sventagliandoli  come  un tesoro sottratto  ai corsari. Han  deciso di metter le brocche  all’asta per comprarsi morbide chauffeuse per metterci le chiappe affaticate dalla contesa.

 I compaesani che si dilettano di meteorologia però han detto  di non stare tranquilli, le nostre anfore sono ancora in pericolo. La coda del ciclone  fra qualche giorno scaricherà la sua furia e gli effetti non sono prevedibili tanto che l’han soprannominata refeballottadeum.  Chi vuole salvare le  brocche rimaste  in ballo deve agire in fretta. Ci han suggerito di prendere delle precauzioni, ossia  impacchettarle, porle  in solide casse  e andare a goderci il sole al mare. Quelli   costretti  a stare a casa per impegni inderogabili almeno  mettano le preziose anfore in  cantina dove la furia del tifone  non arriva riducendole  un mucchietto di rossa terracotta. A me son sembrati esagerati perciò non ho deciso quale opzione scegliere, sicuramente deciderò in base all’umore. Se la brocca si rompe  mica è la fine del mondo … magari è l’occasione per comprarne un’altra d’un colore che si adatta meglio ai fiori del mio giardino, così la mia vicina russa la smetterà di dirmi che quella che ho a lei non piace.

Ce l’ha fatta!!!

Sono felice.  la mia amica è stata eletta al primo turno. Un vero “miracolo” per il suo partito che ha perso tante guarnigioni e fortini. Sono felice pensando alla sua soddisfazione  e ai  gugni  degli  ” amici “ipocriti e  scettici.    L’aiutino della salvia ha funzionato alla grande. La piantina, giorno dopo giorno, divenuta un vero spettacolo di rigoglio ha portato abbondanza di preferenze scatenando un putiferio di ipotesi sul come una annunciata disfatta si è tramutata in vittoria!!!

Per me il risultato era scontato. Nel profondo ero convinta che il frutto dell’esperienza popolare non avrebbe tradito l’ottimismo e la fiducia che riponevo nei   poteri della natura per aiutare un’amica in difficoltà, bersagliata da avversari e, cosa stupefacente, da manovre subdole e scorrette di persone della sua stessa “fede”. Ero certa che i mezzi poco ortodossi applicati mi avrebbero  dato un riscontro oggettivo migliore di quelli consueti. Gli insegnamenti di mia nonna  non potevano essere fasulli o frutto di fantasia perchè era una donna alquanto concreta, oserei dire materialista, per niente credulona  e dedita a pratiche astruse, quindi ciò che mi aveva trasmesso doveva contenere un fondo di verità.  Eppoi,  la nonna,  sempre pronta a rispondere a domande impertinenti o hai mille perchè di noi nipoti in modo semplice e diretto,  mai ci aveva mentito ho raccontato frottole per ingraziarsi affetto o carpire l’attenzione, quindi il detto sulla salvia doveva  funzionare.  Per intenderci, nonna Gemma, non era usa ricorrere a  favole e raccontini di carattere astratto e strabiliante, piuttosto ci ripeteva che dovevamo coltivare l’arte  del fare, così un giorno eravamo pronti a comandare, (?) delegare, contestare….tantè che il gioco lo considerava un passatempo pericoloso perchè ci poteva abituare all’ozio, quindi ad essere fannulloni. Parole sacrosante, oggi… nessuno di noi appartiene alla categoria nel mirino di Brunetta….ma …allora assai pesanti, mentre i nostri coetanei correvano spensierati noi ragazzi, in base all’età, eravamo impegnati in qualcosa di serio utile all’avvenire…

Essermi ricordata della nonna e della salvia forse non è stato un caso, forse la mia voglia di aiutare sinceramente un’amica, a sua insaputa, ha tirato fuori un lontano vissuto per ricordarmi di non disperdere la saggezza della gente semplice e, di non sottovalutare le vibrazioni dell’energia che si nasconde nella natura che ci ingloba. Soprattutto mi ha fatto riflettere sul perchè tanti giovanissimi vanno a zonzo a commettere stupidaggini, tipo  buttar giù sassi da un cavalcavia, ipotecando il loro futuro e  mettendo a rischio la vita delle persone.  Indirettamente mi ha confermato  che quando agisco con tutta l’anima, credo fermamente in quello che faccio  ottengo sempre un risultato proficuo, se  poi i fini  sono altruistici e implicano di mettere a tacere i sentimenti personali, campanilistici e faziosi, vi ricavo linfa rivitalizzante allo spirito e non è poco.  Sono doppiamente felice, orgogliosa della mia piantina di salvia e per aver contribuito ad un successo che la mia amica riteneva difficile da raggiungere, ovviamente per la crisi di consensi che sta subendo il PD, invece  è realtà. Da oggi farò  il possibile per tramandare quella ricchezza di  tradizioni popolari  che  conservo nella memoria, almeno eviterò che vengono ingoiate dal  marasma imperante che rigetta forme di credenze ritenute assurde immagini di proiezioni fiabesche, ossia forme irrazionali  prive di comprovato fondamento logico originate dalla superstizione e coltivate dall’ignoranza.