Venerdì Santo

sui passi di Gesù dalle palme alla resurrezione nei 3 giorni Santi

:Venerdì Santo: Giorno del sacrificio, della misericordia, del perdono.

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Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto.

CaravaggioEcceHomoAppena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

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Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

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Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: Che accusa portate contro quest’uomo?. Gli risposero: Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato. Allora Pilato disse loro: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!. Gli risposero i Giudei: A noi non è consentito mettere a morte nessuno. Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

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Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: Sei tu il re dei Giudei?. Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. Pilato disse: Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?. Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù. Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re?. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: Che cos’è la verità?. E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: Non costui, ma Barabba!. Barabba era un brigante.

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Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora.

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Poi gli si avvicinavano e dicevano: Salve, re dei Giudei!. E gli davano schiaffi.

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Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: Ecco l’uomo! 

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Come lo videro, i capi dei sacerdotie le guardie gridarono: Crocifiggilo! Crocifiggilo!.

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Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa. Gli risposero i Giudei: Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio. All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: Di dove sei tu?. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande”.

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Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: Ecco il vostro re!. Ma quelli gridarono: Via! Via! Crocifiggilo!. Disse loro Pilato: Metterò in croce il vostro re?. Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

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Essi presero Gesù ed egli, portando la croce,

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si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota

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dove lo crocifissero

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e con lui altri due,

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uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: Gesù il Nazareno, il re dei Giudei.

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Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: Quel che ho scritto, ho scritto.

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I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.

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Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio!. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno diaceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

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Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

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Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe.

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Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura.

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Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto.

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Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. Vangelo Giovanni 18,1 – 19,42 . 

bellini giovanni pietà E’ in questo giorno che si rivela la Grandezza del Divino!

“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

Chi mai potrebbe essere così altruista verso chi lo umilia, accusa igiustamente, lo crocifigge? Solo chi ha un amore sconfinato verso l’altro! Come ha detto: se voi amate soltanto quelli che vi amano, che merito avete? Anche i malvagi si comportano così!” (Mt 5,46).

In  spirito di luce e sofferenza umana.

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Il giorno del silenzio in arte poetica

Il Sabato Santo, incastonato tra dolore gioia, è il giorno segnato da un profondo silenzio; silenzio di Dio denso di sofferenza e di pesantezza della sua apparente sconfitta, ma anche di attesa di quella speranza centro di meditazione e fede che in ognuno suscita sensazioni e trova espressione diversa, talvolta solo di pensiero, talaltra di immagini, talora di parole in versi che distinguono varie sensibilità artistiche nonchè di ispirazione dei sentimenti del messaggio :

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L’ORA SESTA

Il sangue scorre da la bionda testa
coronata di spine, lungo il viso,
e asconde ai fili l’ultimo sorriso.
Urla la folla e ondeggia. È l’ora sesta.

Guardate intorno, voi che fate festa

e schiamazzate per averlo ucciso!
Il velo del gran tempio s’è diviso:
s’apre la terra e mugge la tempesta.

Mirate! Il ciel si schianta, il sol s’oscura,
sfolgora il lampo, rumoreggia il tuono;
grida al delitto e freme ogni creatura.

È l’ora nona. Dal divino trono

il Padre placa, a un cenno, la natura,
e pace ai peccatori offre e perdono.

Franco Berardelli

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Pianto della Madonna

O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio,
o figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi giocondi,
figlio, che non rispondi,
figlio, l’alma t’è uscita,
figlio della smarrita.
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio bianco e biondo,

figlio, volto giocondo,

figlio, perchè t’ha il mondo,
figlio, così spezzato?
Figlio, dolce e piacente,
figlio della dolente,
figlio, che ti ha la gente
malamente trattato!

Jacopone da Todi

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Calvario

Al Martire Divino hanno le braccia
robuste dei carnefici innalzato
sul patibolo infame, e nella faccia
insanguinata e smorta,
fissa lo sguardo ognun, tetro e feroce

Non una sola voce
di pietà, di rimorso o di rimpianto;
non un sospiro, un pianto,
tra quella turba sul Calvario accolta!

Sol la natura ascolta,
sol la natura freme,
e spezza pietre, e fa brillar nel cielo
rapidi i lampi, mentre il vento geme.

Fugge trepida allor quasi smarrita
nella nebbia incombente
la spaurita gente;
e tra il rumor del tuono
s’ode un bimbo che chiede: Perché o mamma,
l’han crocifisso s’era tanto buono?

Giovanni Ricci

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SABATO SANTO

Ritornavo: morìa sabato santo.
M’ero stancato i suoi piedi a baciare;
su quei piccoli piedi avevo pianto
le insensate mie lacrime più rare.

Movevan negri nuvoli lor manto

lacero su ‘l baglior crepuscolare
di primavera; l’aer tutto quanto
echeggiava di reduci fanfare.

E il brulicar pasquale, e un repentino

odor di terra smossa con la brezza,
tra case alte accigliate, da un giardino,

pareanmi, tra il bruciar de le mie cave

mani, una mia seconda fanciullezza
accompagnare d’un sorriso grave.

Francesco Gaeta

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PER IL SABATO SANTO 1953 

A Nando Fabro

Il gallo s’è sgolato per millenni.
E Cefa ha pianto. E dondolò dall’albero
lo scheletro dei Giuda. Balza fuori,
rovescia sopra il tetro nostro suolo,
o Signore, la pietra che Ti chiude.
Te Risorto presentono nei solchi
turgide gemme e pallidi frumenti.
Ripercorrono ansiosi i Due di Emmaus
l’antica strada. E là Maria di Magdala
nell’orto attende che Tu la sorprenda.
Hora est jam: il tedio e il lamento
vano, che noi tardi di cuore a credere
a guardia riponemmo del Sepolcro,
un Tuo urlo disperda, o Tu più forte
d’ogni morte, Gesu: de somno surge.
E gli Angioli, alleluja, e le campane
Annuncino alleluia, che Tu ritorni.

Per domani, Signore? Oh, da domani
s’inizino, coll’alba, i giorni nuovi,
alleluia, viso Domino. Alleluia!

Gherardo del Colle

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Il giorno del silenzio è il giorno della vergogna dei discepoli per essere fuggiti e d’aver rinnegato il Signore. Traditori, incapaci di far fronte al presente e al futuro di quei segni che inizieranno a scuoterli a partire dalla Domenica con il racconto del sepolcro vuoto e le apparizioni del Risorto.

Ma il giorno del silenzio è anche il Sabato di Maria, che con la sua forza d’animo di madre vive nelle lacrime l’attesa della Potenza Divina che risuscita e sorregge ogni  speranza umana di riscatto, di risalita nelle difficoltà dal buio “inferino” alla luce del trionfo trascente.

Nella luce del cielo turchino Buon sabato Santo !

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le immagini, a partire dall’alto, sono opere degli artisti::

-Giovanni Battista Tiepolo; Masaccio;Giotto di Bondone;Botero;Cimabue;Medina-