Francesco, il santo d’Assisi

FrancescoEsultano

Che San Francesco d’Assisi è Patrono d’Italia probabilmente lo sanno tutti.
Ma quale San Francesco incarna lo spirito dell’identità nazionale, quello dell’iconografia stereotipata:
il mingherlino santo dei poverelli che passeggiava nella amena umbra campagna ammirando prati e fiorellini;
il mistico dei fioretti che all’ombra dei secolari olivi canticchiava lodi a sole stelle acqua e vento;
il sognatore che adunava e parlava agli uccellini e sui monti eugubini ammansiva i lupi cattivi;
l’ invasato che in san Damiano crede de udir la voce de’ Cristo ordinaie de “andà a riparà la su casa in rovina” e sen va’ a Foligno a vendesi le stoffe preziose del papuzzo per raggranellà i soldi per riparà la chiesetta;
il folle idealista del gesto eclatante che in piazza ripudia beni e vestiti se mette un sacco e va a messaggià gioia e letizia al viver in penuria e umiltà;
un giovane eccentrico che si ribella a babbo e società e ramingo nel mondo se ne va a predicà che bianchi neri e gialli nun c’è diversità, semo tutti fratelli da amasse senza difficoltà;
il pazzo infervorato di martirio che si vo’ gettà nel foco per dimostrà, al sultano e la su corte, che con la su fede ne esce vivo; un rozzo sempliciotto che pe capì come era nato Gesù a Greggio te raduna il paese in una stalla e te mette inscena cristiani pecore e asinelli ;
un “bizzarro ” imbevuto d’amor da fasse trafigge alla Verna pe sanguinà serafico a vita;
il visionario de Cristo, la Madonna e angeli della Porziuncola che te pensa basta venì, pentisse pe’ liberasse ” dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno e all’ora dell’entrata in questa chiesola;
un menestrello de pensiero pacifista che te en va a di che la guerra nun è di nessuno sorella.
O il Francesco patrono d’Italia, l’incarna quel santo realista, con i piedi ben piantati per terra, conscio di vivere in un momento di profondi sconvolgimenti che stanno rivoluzionando l’occidente cristiano;
il ragazzo di arme ricco e ben istruito che sa cogliere le sfaccettature del suo tempo e scegliere senza tentenni da che parte schierarsi;
il raffinato parlatore capace dimostrare con valide obiezioni ai valori egemoni della propria società secolare distorsioni e ingiustizie sociali;
il giovane capace di mollare tutto, agi, ricchezze, amori, lussurie, amicizie per coerenza di fede al Vangelo di Cristo;
l’ abile diplomatico di coesione internazionale che, partendo dalle peculiarità di ciascuno, dialoga con tutti e da tutti si fa ascoltare;
il coraggioso precursore del dialogo interreligioso senza indugio e paura che affronta disagi e pareri contrari per andare a confrontarsi con un potente sultano islamico, acerrimo nemico del cristianesimo;
il precursore della letteratura italiana che col suo Cantico delle creature è protagonista di uno dei più bei canti del paradiso di Dante;
il giovane uomo dai chiari e limpidi concetti sul valore dell’uomo e dell’umano che esprime pensiero e idee  in un linguaggio universale;
il rifondatore del legame chiesa-classi, povere;
il liberatore della corruzione economica-mondana che imperversa nel cattolicesimo;
l’ operatore di fede difensore degli ultimi, i poveri, i lebbrosi, gli scartati della società;
un edotto della colpevole tentazione umana che chiede indulgenza e misericordia divina per ogni debolezza trasgressiva sinceramente pentita;
un essenziale minimalista che divulga l’idea di rispettare e conservare la natura e le sue creature per un giovamento comune;
un ambasciatore di pace oltre i confini, tutte le diversità, usi, costumi, linguaggio e credo;
un ricercatore di inesplorati territori spirituali e materiali convertito credente in Cristo che vive la sua avventura terrena in consapevole libertà di spirito e corpo;
un innovatore che con le armi dell’amore e dell’umiltà cambia l’Italia ed il mondo.
Altro si può aggiungere ma direi che ce ne è abbastanza, sia il Francesco uomo santo di fraternità, umiltà e povertà, e sia il Francesco, uomo forte, armato di fede e amore ben incarnano la figura di patrono nazionale.  In entrambi convive il vero spirito che anima ogni italiano.
Un tempo il 4 ottobre, giorno del “ transito” di san Francesco d’Assisi, era festa nazionale. Le scuole erano chiuse, anche gli uffici, le fabbriche.. per lo più rispettavano la solennità e solo in rari casi avevano l’orario di lavoro ridotto ( allora si diceva a mezza festa). Era festa nel giorno solenne commemorativo del patrono d’Italia e agli italiani si dava modo di rendergli onore. Oggi si è lavorato a tempo pieno ovunque. Anche se il 4 ottobre è sempre il giorno di Francesco, il santo popolare tra i più venerati nel mondo, che per volontà di papa pio XII dal18 giugno 1939, assieme a santa Caterina da Siena è il patrono d’Italia. È un po’ triste constatare come, un po’ alla volta, nel nostro paese per scelte dettate da un esagerato senso egoistico, mirato più al materialismo monetario accaparratore per pochi che al progresso umano esteso a beneficio di tutti, si siano smantellate tante feste e tradizioni e la festa del patrono nazionale sia stato un giorno qualunque. Eppure san Francesco d’Assisi, è un uomo santo fondamentale nella storia e nella cultura del nostro paese. E per i valori che rappresenta, specie in questi tempi, diversi ma assai simili per certi versi ai suoi, meriterebbe un attenzione in più.

7stigma

by dif

una curiosità interessante:

San francesco figlio di un ricco mercante di Assisi dalla madre fu chiamato Giovanni, ma il padre al ritorno da un viaggio in Francia talmente entusiasta di quel paese  impose di chiamarlo Francesco. Prima Giovanni e poi Francesco. Nomi a caso o nomi profetici di due papi che…