Grazie Sant’Antonio

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Ormai da secoli il 13 giugno a Padova si celebra la ricorrenza della morte di sant’Antonio, un santo cui la mia famiglia deve molto, ed è festa grande. È festa grande per i devoti, i tanti pellegrini che accorrono da tutto il mondo attratti dal suo grande Carisma ma soprattutto per un infinità di opere prodigiose ricevute che spesso rimangono chiuse nel segreto dei cuori di chi le ha implorate e ottenute o perlomeno non sempre hanno una risonanza tale da essere esplicite alla gente. Come accennato sant’Antonio è un santo cui la mia famiglia è devotissima e deve molto. Eh, si, gli deve la guarigione di papà dato già per morto dai medici. Sì, era spacciato ma guarì grazie all’intercessione di sant’Antonio e alla fede incrollabile di una suora che le era molto affezionata, nonostante lui allora fosse quasi miscredente.

Le cose in breve andarono cosi:

Dopo che gli avevano somministrato l’olio santo verso le 10 di sera, la suora gli pose un’immaginetta di sant’Antonio sul petto e si mise a pregare. Mio padre senza credere minimamente che servisse a qualcosa le sorrise e la ringraziò di quel gesto con gli occhi, non riusciva più a parlare e il respiro era quasi inesistente. A un tratto verso le cinque del mattino si sentì come sollevare, poi lo invase un gran calore e poco dopo riprese a respirare, parlare regolarmente e vispo come un uccellino chiese qualcosa da spizzicare, tanto che la suora che lo vegliava stupefatta quasi svenne dall’emozione. Chiamò subito i medici, questi increduli non riuscivano a raccapezzarsi dell’accaduto, mille spiegazioni nessuna certezza. Telefonarono a mia madre e i miei zii che erano ad aspettare nei pressi della clinica di recarsi subito all’ospedale – era proibito ai parenti stare di notte all’interno dell’ospedale – Logicamente pensarono che riguardasse l’avvenuto decesso, invece con grande meraviglia il primario un po’ confusamente spiegò loro che il paziente non solo non era morto, ma a quanto avevano di fretta costatato non c’era più traccia della malattia. Comunque lo avrebbero tenuto alcuni giorni in osservazione per capire. Nessuno parlò di miracolo ma nessuno seppe spiegare come mio padre nel giro di poche ore da moribondo era guarito tanto che visse parecchi anni dopo l’accaduto.

Solo mio padre e la suora non ebbero dubbi sull’intervento miracoloso di San Antonio.

Come era naturale ciò cambiò radicalmente papà e promise al santo che per ringraziarlo e onorarlo tutti gli anni sarebbe andato in pellegrinaggio al santuario nel giorno della festa e così ha fatto finché è vissuto. In me di quei pellegrinaggi in sua compagnia o successivamente con mamma è ancora vivo l’odore inconfondibile del giglio del santo che si spande in tutta la città, spesso ricordo gli sguardi dei devoti incredibilmente provenienti da ogni angolo del pianeta rivolti verso la statua che i frati della basilica pongono in fondo alla navata principale. In particolare rammento la venerazione silenziosa di papà. Oggi mi reco alla basilica con mia sorella, non abbiamo probabilmente la sua religiosità ma ci sembra un dovere mantenere la tradizione di fede e riconoscenza verso il santo, inoltre ci pare un modo di continuare ad amare e comunicare con il nostro papà, di renderlo felice nel vederci unite.

La guarigione non è stata mai divulgata o comunicata alle autorità ecclesiastiche. Mio padre ha testimoniato la sua gratitudine direttamente al santo con fede e cambiando completamente stile di vita e idea sull’oltre. Veramente qualcuno che in un modo o nell’altro sapeva quanto era accaduto a mio padre, il cambiamento che in lui aveva prodotto il fatto e la sua estrema fiducia e fede oggi lo credono capace di ottenere intercessioni particolari dal santo. Un mio cugino è convintissimo di ciò. Due anni fa ci ha raccontato che dopo che gli avevano diagnosticato un tumore alla gola, giovane e con due bimbi piccoli era disperato, gli è solo venuto in mente di rivolgersi a mio padre chiedendogli di aiutarlo. Pochi giorni dopo l’ha sognato che gli diceva: “Non ti prometto nulla, non è in mio potere, posso solo domandare a sant’Antonio di intercedere, lui chiederà e se è possibile, vedrai che tutto passerà, intanto tu prega e stai sereno” Fatto sta che questo mio cugino giovane e disperato tornando dai medici, dopo i controlli di rito, si è sentito dire che stranamente il tumore non lo riscontravano più, forse la diagnosi iniziale era sbagliata.

Direi che mio cugino non ha dubbi, semmai io e mia sorella dubitiamo, non sappiamo cosa pensare. Vero che nostro padre aveva una grande fede ma viveva normalmente, come tutti i mariti e i padri, forse un pochino più saggio e sereno spiritualmente di altri, niente di particolarmente bigotto o morboso, perciò ci appare strano quanto ci ha riferito.

Non so perché mi è venuto in mente di raccontare pubblicamente ciò, siamo sempre stata una famiglia riservata, poco propensa a raccontare i fatti propri e in particolare la guarigione di mio padre, abbiamo sempre pensato che il santo preferiva essere ringraziato e onorato con la preghiera e la devozione a chi è sopra di lui, senza tanti strombazzamenti. Forse perché pochi giorni fa con mia sorella siamo andate al santuario ed è successo qualcosa di straordinario, forse perché è il momento di testimoniare quanto sia prodigioso questo santo onorato in tutto il mondo, forse perché in questo momento la chiesa vive attimi terribili e qualcuno ricordi che il bene e il male convive nell’uomo e non bisogna fare di ogni erba un fascio ma distinguere.

Ad ogni modo, sant’Antonio per la mia famiglia è qualcosa di più di un santo, è l’intermediario di Dio, chi si rivolge a lui con fede, anche se non ottiene interventi prodigiosi, vi trova serenità e forza per affrontare le avversità che lo assillano, e non è poco, ne so qualcosa in proposito, non mi resta che dire

Grazie sant’Antonio

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by Dif

..per la cronaca:

-Sant’Antonio era nato in Portogallo da famiglia nobile

– è il santo più venerato al mondo

 

 

 

Il mistero Trino

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Nella liturgia cristiana, oggi, domenica dopo Pentecoste, si celebra il mistero Trino. Cioè, una di quelle celebrazioni rituali fondamentali della fede in quanto gloria il mistero Uno =Tre.

Per meglio dire quell’arcano del divino di Tre Essenze Divine, Padre, Figlio, Spirito Santo, distinte e Unica sostanza. Come dire, Dio è Uno e al contempo è Tre. Al che vien da dire è impossibile, un essere è un essere e non può anche essere tre esseri ben differenti. E qui sta il sostanziale di questa celebrazione per ogni credente cattolico. Perché? Perché non è facile comprendere e nemmeno tanto agevole da recepire senza meditata fiducia nell’accettare logicamente senza riserve l’indecifrabile. Tuttavia un tale concetto sembra irrazionale ma non lo è. Non lo è in quanto Il mistero Trino, o S.S.Trinità, è parte integrante del mistero della salvezza voluta da Dio per mezzo del Figlio, Gesù, incarnato dallo Spirito Santo nel grembo di Maria per essere carne viva della Redenzione.

È chiaro come il sole, questa è una solennità ardua da afferrare e spiegare, tuttavia nel suo mistero offre un opportunità essenziale sia per cementare in se stessi la fede senza riserve sia per riaffermare nel gesto e nelle parole del segno della croce la vera essenza di Dio, non nell’unità ma nella triplicità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre essenze: misericordia, sapienza e amore, una sola fonte.

Meglio di me si è espresso in merito papa benedetto XVI in un angelus: “…”Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “…

Ciò detto, il mistero Trino, arcano principale della religione cristiana, è quell’ ignoto del divino di amore e di luce inaccessibile alla logica umana che solo una fede profonda connette alla realtà divina. Tanto più effettiva congiungendo il pensiero a Gesù che ci manifesta la Trinità facendoci conoscere il Padre; sé stesso, uomo, Figlio e Parola di Dio incarnata; lo Spirito Santo, disceso su Maria e apostoli, nostro Consolatore e Avvocato.

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 Sereno viaggio spirituale nel mistero Trino a tutti!

By dif

per la cronaca:

La solennità della Santissima Trinità, introdotta nel rituale cattolico nel 1334 da papa Giovanni XXI, si celebra sempre una settimana dopo quella di Pentecoste.

La sua più esplicita manifestazione Trina si ha nel battesimo di Gesù., dove, come da narrazione evangelica, la mano rappresenta la voce di Dio al di sopra della colomba che figura lo spirito santo che scende su Gesù, il figlio.

Il termine Trinità deriva da : Tri =3 +Unita = Trinità.

 

Un weekend

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Era un po che per svariati motivi non riuscivo a fare un week hend distensivo. Profittando di una possibilità, ho messo quattro cosette in un borsone e son partita a razzo. Naturalmente con due giorni disponibili la meta non poteva essere ne troppo distante ne insignificante al mio sentire. Così ho imbroccato l’autostrada che ero certa mi portava in posti in cui potevo ricaricarmi la visuale con orizzonti un tantino più fascinosi di quelli quotidiani e soprattutto finalmente quietare la voglia di mare che da un po era na fissa. E si, il mare, specie in questo periodo ancor di poca ressa e frastorni vacanzieri, è il luogo che stimola alquanto il desiderio di staccare la spina del tran tran. Forse sarà per l’aria frizzantina, il sole che va e viene, la spiaggia ancor selvaggia, le camminate in solitario a piedi nudi sull’acqua freddina che ti accarezza le caviglie e ti brivida un tantino che m’attrae. In verità è perché quella distesa di acqua che all’orizzonte si connette al cielo e in certi giorni sfuma i suoi colori pare amalgamarsi con la luce, in altri perdersi tra le nuvole, in altri innalzarsi nell’infinito volteggiare per poi risprofondare nelle sue viscere mi capriccia assai a livello emozionale. Per di più ascoltare il suo ondeggiante rumore mi ritempra il fisico e mi istilla sensazioni di armonia sonora con l’invisibile, quasi di concertuale appartenenza animica a una sinfonia simbolica che, con note variamente acute, fluisce nell’etere pacificando la mia irrequietezza interiore. Guardarlo fissando le onde mi da sempre una percezione di movimento ineluttabile in cui l’umanità, tra un onda e l’altra, va e viene senza mai ripetersi, a volte risucchiata, altre sbatacchiata, altre ancora frammentariamente riflessa, mai amorfa o statica. Bensì quel che mi affascina particolarmente di quella marea ondosa dalle innumerevoli sfumature policrome in movimento mai ripetitive è il potere che ha di stuzzicarmi il torpore abitudinario, farmi reagire nell’essenza profonda in quanto mi sintonizza su lunghezze d’onda impercettibili all’occhio ma alquanto vibranti per i sensi. Nondimeno è nell’aspirare quel suo profumo schiumoso che il mare mi inebria e trasporta oltre le correnti umane, mi denuda delle sovrastrutture ostruttive insulse e quantomai abbarbicate a un andare assuefatto, talvolta per comodo passivo al defluire delle vicende dell’esistenza. Specialmente quando è in burrasca. Coi suoi sbuffi, i mille impetuosi intrecci che si contorcono, s’accavallano, spumeggiando rumorosamente si sollevano, minacciosamente dal confine fra cielo e terra avanzano, con veemenza impattano sugli scogli, si frangono, disperdono in lunghe scie sulla sabbia, risucchiati rivolano placati per ritornare ancor più irruenti. Calmo, agitato o furioso, nelle sue spettacolari esibizioni di tinteggi delicati, infuocati o ferruginosi, i luccichii abbaglianti e i grigiori improvvisi, il mare mi depura l’anima e innesta nel pensiero un senso di liberazione. Direi di leggerezza che mi traina oltre il solito riferito terreno per librarmi in quei sentieri dell’immenso ancor inesplorati dall’essenziale. In sintesi, passeggiare sulla riva del mare o starmene immobile sulla sabbia a guardare le sue variegate sfaccettature di moto e colori m’aiuta sempre o a fossilizzare le preoccupazioni delle tempeste della vita o a chiarire quei perché mi frullano in testa e senza risposta m’assorbono preziose energie vitali. Non so per quale misterioso canale agisce, ma per me il mare è un balsamo fisico e spirituale. Può essere perché appartengo all’elemento acqua. Comunque sia quell’incessante oscillare d’acqua lieve o fragoroso è un qualcosa di musicale che mi reintegra l’armonia delle note sbagliate della vita. Purtroppo non sempre è possibile godere dei suoi coinvolgenti benefici, tuttavia, ogni qual volta v’è uno spiraglio di mezzi e tempo o la fortuna come quella di poter andare senza indugi corro. Perché anche un solo pomeriggio a contatto visivo con il mare mi basta per rivitalizzare le energie e riaffrontare il panorama della consuetudine. V’è da dire che il contatto con la natura in genere mi gratifica sempre e qualunque specchio d’acqua, lago, oceano o torrente, ognuno coi suoi inconfondibili colori, le sfumature paesaggistiche, gli effetti di luce, i rumori nello scorrere o nello sciabordare sulle rive renose, sassose o silvestri, mi proietta sempre in un mondo di trasparenze in cui ogni affanno perde consistenza, il tempo si ferma per dar spazio a un momento di limpida grazia.

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Difatto è stato un weekend in solitaria beatitudine e son tornata a casa rifocillata in ogni poro della pelle e ristorata nei meandri dell’inconsistenza intangibile e per niente è pesato, all’andare per la smania di godermi una vacanza marina e nel tornare al paesello padano, l’affrontare un traffico maleddettamente intenso e a singhiozzo che di solito mi sbalocchia i nervi.

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bydif.

L’Ascensione

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L’Ascensione, è un festività liturgica molto importante che si riferisce al momento in cui il figlio di Dio, Gesù di Nazareth, quaranta giorni dopo la Sua Risurrezione si eleva dalla terra, sale in cielo e si asside alla destra del Padre.

Come si sa? E’ narrato: Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio” …” Detto questo,… ” alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro”… fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”

Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” atti 7,55

Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.”

Dunque? Dunque l’Ascensione è un avvenimento storico-trascendente che rappresenta il compimento definitivo della missione umana di Gesù, in quanto di fatto Egli si congeda dai discepoli e dal mondo per tornare al padre e ritornare alla fine dei tempi.

Ma…ma come ha ben detto l’emerito papa J. R. l’ascesa al cielo di Gesù è qualcosa in più di una conclusione di vita terrena:“L’Ascensione conclude il periodo delle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione. Nel vangelo di Luca, Gesù si stacca dai suoi discepoli mentre li benedice: il gesto significa che Egli, andandosene, apre il mondo a Dio. Nell’occasione, Gesù non compie fisicamente un viaggio verso una zona lontana del cosmo, ma entra nella piena comunione con Dio. Anche se non è più fisicamente visibile, Gesù rimane comunque presente nel mondo in modo nuovo, grazie al potere di Dio che supera le limitazioni della spazialità; i discepoli ne sono consapevoli ed è per questo che non si rattristano, ma sono pieni di gioia”

Quindi la “salita” al cielo di Gesù che oggi si celebra con grande solennità è una festività di glorificazione e riconoscimento del Divino sull’umano, ma anche un momento di riflessione di fede e speranza da vivere con immensa gioia.

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Serena giornata di “ascesa”, di viaggio spirituale nelle altitudini dell’immenso a tutti! E…e a livello terreno tanto che ci siamo   un bacio a tutte le mamme e per chi può un agurio di  lieta giornata di festa in loro compagnia.

Bydif

per la cronaca: un tempo la ricorrenza della ascesa di Cristo al cielo era festiva, oggi non più, per cui la celebrazione nelle varie parrocchie si posticipa alla domenica successiva.

 

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by e. r.


pensando….in un centro commerciale … in uno scorrevole  pomeriggio  noioso….

Un meriggio nell’orto

un giorno

C’è silenzio. Un silenzio rovente come può esserlo un meriggio con 35°. Ritmi lievi avanzano e retrocedono. Aspiro. Un sentore di essenze riposanti arrende i pensieri. Solitaria e all’ombra di un fogliame argenteo mi sento libera. Strano, anche assai ripulita da pensieri infestanti e rilassata da parermi morfizzata. Aspetti inediti di colori variegati insinuano il mio sguardo e affascinano il mio sostare. Sottilmente avverto che in questo angolo di terra, dai colori insoliti, i profumi sfuggenti e al tempo stesso penetranti c’è qualcosa di diverso. Cosa? Di preciso non saprei descrivere ma è qualcosa di vivo, unico che acutizza i sensi e organizza la sensibilità ad accogliere. Immobile mi pongo a recepire. Cosa non è chiaro. Tutto mi addiventa privo di ordinarie esigenze. Potrei essere qui da sempre senza avere percepito alcunché di turbamento materiale. Felice solo di esistere. Un lieve lieve percettio carica di potenza il silenzio che m’attornia.

All’istante intuisco che per accogliere quel senso “vivo” devo far tacere l’ego e ascoltare il silenzio. Cosa avrà da dirmi se è muto? Vabbè, non so cosa sentirò ma accolgo l’input percettivo. Ascolto. In tutto quel silenzio che preme nell’aria ascolto con rispetto il fuori e il dentro. Non so com’è ma appena mi pongo fiduciosa odo. E ciò che odo ha una musicalità che t’ammolla e stordisce, ti trasporta in alto e ti tonfa come un macigno in terra. Un cinguettio mi s’intrufola nell’udito. Il ronzio di un ape mi diventa un rombo di un cacciabombardiere. La magia è finita? Fisso lo sguardo sulle merlature antiche. Nessun pensiero mi stipa. Muto e incredulo lo sguardo vaga per comprendere però l’intorno mi si distrugge e ricrea, si ridistrugge e ricrea senza fornirmi indicazioni. Tutto mi sembra senza storia, senza età. Eppure…eppure di storia è carico ogni sassolino e l’età delle mura è plurimillenaria. Una farfalla frulla, si avvicina, si posa su un rametto secco, sbatte le ali riprende il volo. La seguo. Va verso le antiche mura di Gerusalemme. Mi sembra di percepire un invito a scrutare meglio se voglio accogliere e comprendere. Una croce in ferro mi è davanti. Gli olivi apatici nella quiete afosa, in attesa di rianimarsi l’ombreggiano. Sembra vogliano proteggere quei due pali di ferro dallo infocamento che deforma. Il silenzio è protagonista ma è così tanto appagante da farmi temere il ritorno di sgraditi suoni vociferanti. Echeggi di quei quarrequà umani che riducono un ammasso poltiglioso di spaventati. No. Permane. Denudo ancora raffinatezze sonore da concerto solista in cui il silenzio pigia, sbizzarrisce, riesce a intercettare note incognite, carpisce e interpreta magistralmente toni, sfumature, inespressi vocalizzi del combinare intimo. Transita attraverso la fisicità permettendo di compitarne l’immaterialità. Estrapola stonature, scongela armonie dell’essere, le riaccorda perfettamente sulle singolarità espressive che per paura diserta. È straordinario come in questo pendio eremitico nulla turba la quiete del paesaggio accaldato, nulla vibra in disaccordo con l’animo! Anzi, stupisce come decontestualizza, conforta, spiana pesi e orpelli. Tallona ma non calpesta, rinvigorisce e comunica nuove consapevolezze. Solo leggerezza ti circonda in quest’orto popolato da olivi, siepi di rosmarino, arbusti fioriti, contorti, agave, cactus. Una leggerezza esaltante e inconsueta che trae origine da ciò che immaterialmente aleggia e come una tromba d’aria ti investe, ti innalza, ti rotola e sospende. Sospesa incontri subbuglianti misteri, tutto si confonde e poi come per incanto tutto ti si svela. La verità affiora e ti colpisce da stordire la mente e inertizzare il corpo. Lontano vedi e leggi il tuo silenzio che decodifica i rumori obliati. Quei suoni euritmici che volutamente disconosci e solo raramente ti è proibito intercettare. Suoni abituali acuti, grevi che prima spiazzano poi perdono l’incognito, si fanno leggibili, fanno fremere all’inverosimile gli spaghi emotivi del tuo rozzo strumento interiore. Incredibilmente ti pare che mai suono più bello sia giunto al tuo orecchio, t’abbia rapito da farti scordar chi sei, dove sei, e perché ci sei. Già perché sono in quest’orto? Ci sono…Un arbusto dai piccolissimi fiorellini gialli attrae l’occhio. Forse è di senape. Mi alzo per annusarlo. Avverto un calore insolito. Ovunque poso sguardo e mente m’appare infocato. Una sirena irrompe, scuote il mio solitario sbalordio. Guardo l’orologio, 5 ore son passate come in un secondo. Con rammarico devo salutare quest’angolino di terra e correre giù altrimenti rimango appiedata. Mentre corro l’aria mi frizza e disincanta. Una grande statua in ginocchio mi sfila al fianco. Sento un trasporto insolito. Mi fermo. L’osservo nella luce di un rosso sole che tramonta alle mie spalle. Una stria lucente l’attraversa e si perde sulle pietre. Mi esplode una bomba nello stomaco da frantumarmi in scagliette. Comprendo. Comprendo lo straordinario che aleggia e il perché il luogo è veramente una strabiliante cassa di risonanza che tramuta l’impersonale guardare in coinvolgimento emozionale totale che mai ti farà tornare al solito insulso tran tran. La magia non era finita perché non era magia ma un respiro. Si, un respiro vitale dell’Assoluto. Accolto dal cuore della terra in silenzio e solo dal silenzio trasmesso al cuore dell’umano che approda anche per caso in questa terra renosa e polverosa.

Devo ammetterlo. Di viaggi ne ho fatti. In posti strani ho sostato. Mai mi sarei sognata una cosa del genere. Poter credere e affermare a me stessa: se ascolti il silenzio, intercetti un concerto uditorio da lasciarti senza fiato. Se guardi ripulita dagli abbagli l’animo si inoltra, disintegra i desideri merciferi, il niente lo rimpiazza col tutto. Non il tutto che appaga afferrandolo, il tutto che gratifica sfuggendoti.

Bydif

Op s dimenticavo.. dove altro potevo trovarlo? Ovvio no. Solo nell’orto degli ulivi!

Giornata mondiale della felicità.

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Tra le tante giornate istituite dall’ONU, questa della world felicity mi sembra ottima come idea, seppur mi resta difficile credere a una felicità collettiva a comando, tanto più in questo momento particolare, almeno io, di gente felice in giro ne vedo poca. Ovunque ho la sensazione che nella sacca quotidiana la gente ha più preoccupazioni che letizia, più incertezza che ottimismo, più rabbia di fracassare tutto l’ambaradan che motivi di autofelicità. E che dire poi dei paesi in cui c’è la guerra, la dittatura, la fame, la lotta clandestina, la violenza di bande e scorribande? Non credo proprio che quei cittadini oggi abbiano almeno un motivo per mostrare una faccia felice. Malgrado ciò, appurato che il pessimismo oltre che non produrre niente di buono rovina la salute, ho determinato che una iniezione placebo di felicità può esser assai utile a migliorare lo stato d’animo di chiunque. Anche il mio. Si, per cui oggi mi sono imposta di essere felice a ogni costo! Mi son detta, beh, non aumenterò il buonumore mondiale ma il mio si. Di sicuro mi solleverò da uno stato apprensivo, e non è poco. Poi, forse, con la sinergia euforica prodotta riuscirò a scacciare gli spauracchi di turbolenze guerrafondaie, circolante disumanità, incontrollate violenze di baby gang , truffaldini citofonici, parolai camuffati da sapientoni, illuminati influencer di questo e di quello che mi producono un fastidioso prurito giornaliero che mi rende assai, assai agitarella e mi fa sprecare un sacco di euretti in inutili camomille che mi rallentano solo i riflessi e mettono a rischio la mia efficienza produttiva domestica. In più mi istigano a tirare qualche scodella che immancabilmente invece che in testa a chi dico io finisce a terra. Cosicché, mi par logico, oggi, sintonizzarmi alla mondial felicity euforia. Sarà contagiosa e interattivamente energizzante. Perché? Embè, almeno per un giorno mi concentrerà il pensiero positivo e neppure per un istante mi salirà l’ansia per ciò che succede in giro e tutta l’incertezza che vi regna sovrana. Eppoi.. eppoi di sicuro a sera scoprirò che almeno un motivo per essere felice lo avevo . Quale? Quello di avere tanti a cui voglio bene e mi vogliono bene. Perché affliggerli con la malinconia o accoglierli con una faccia scura? Li renderei infelici e non migliorerei il mio agir giornaliero!

Quindi, sorriso, ottimismo e gioia nel fare e dire oggi, anche se fuori la nebbia tutto ingrigisce, saran la mia guida. E domani ? Domani sarà primavera! Tutta la natura inizierà a rigermogliare e a risplendere rigogliosa. Ricaricando di esuberanza il fisico e lo spirito farà pensare meno alle criticità che subissano di allarmi e più a vivere la vita apprezzando quel che si ha e di buono viene. In fondo a rifletter, la felicità, per captarla alimentarla e farla compagna basta accentrar il pensiero sui contenuti del messaggio cristiano. Perché? Perché la felicità in se per se è effimera e quanto mai soggettiva, tuttavia radica nello stato d’animo profondo che trova il suo fine nell’essere e nell’esprimersi senza i fronzoli imposti da obiettivi estranei, per lo più figliati da false concezioni di compiacimenti esaurenti i desideri umani. 

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Un grandissimo positivo sorriso alla vita!

per la cronaca:

L’ONU, il il 28 giugno 2012 ha stabilito il 20 marzo giornata mondiale della felicità con l’obiettivo di riconoscere la rilevanza della felicità come aspirazione di benessere della vita, sottolineando che politiche e azioni di governo ne rilevino l’importanza individuale e collettiva e ne tengano conto nelle decisioni.

Tale giornata, per certuni, sembra sia scaturita da una proposta di un giovane consigliere salvato da madre Teresa di Calcutta , Jayme Illien, in cui invitava a esser felici ogni vigilia di primavera, e a celebrare la ricorrenza anche attraverso attività educative e crescita della consapevolezza pubblica. Per altri ispirata da un paese, il Bhutan, che misura il suo prodotto interno lordo comparandolo a quello prodotto della felicità dei suoi abitanti. Come dire: in tutto il mondo il 20 marzo di ogni anno è vietato essere infelici per far crescere il PIL! Tutto è possibile a questo mondo ma… a naso non ci credo.

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Comunque sia a tutti auguro buon World Happiness Day 2024!

bydif

QUANDO…

QUANDO 1

QUANDO …

LA VITA TI HA TRADITO.

L’UMANITÀ’ IGNORATO.

NON PENSARE

ALLA MORTE COME AMICA

NON VIENE LIMPIDA E COLORATA.

CO M’OMBRA ARTIGLIANTE

SENZA PIETÀ’

OLTREPASSA

LA SOGLIA DELL’ETERNO ANDARE

iNCURANTE

RASTRELLA E CATASTA

DA MARE A STELLE

SFIORA e DISSOLVE

NEL RULLIO ASCENSIONALE

FORMICAI D’ ANIME AMBULANTI

ANCORATE A SCALE DOLORANTI

C’ASPETTAN D’ESSER RISUCCHIATE

DAL GORGO IGNAVO.

QUANDO…

QUANDO LA VITA TI HA TRADITA,

NON PENSARE ALLA MORTE COME AMICA.

PENSA… PENSA…

CHE C’È UNA RAGIONE IN PIÙ

PER VIVERLA!

E.R

finestre

Nei momenti bui della vita capita di voler farla finita, ma… non conviene. Perché  Beh, perché  a pensarci bene in questo  mondo c’è tanto di imperfetto umano che ti crocifigge, ma anche tantissimo altro che nel suo essere, se ci rifletti un attimo, per fortuna  t’offre un appiglio per continuare a camminarci su e, giorno dopo giorno, far sparire il buio e inondarti di luce.

bydif