La mitica storia del principe etrusco e la ninfa del lago.

principe e agilla

La storia è legata a un lago della mia terra, la cui visione ti sorprende, incanta e riempe gli occhi di meraviglia. Da qualunque parti arrivi, quella distesa verdeazzurra che sbuca all’improvviso da dietro le verdi colline coperte da viti e olivi o frammezzo le chiome dei pini e degli alti cipressi ti da la sensazione di una apparizione fatata. In qualsiasi periodo, con quei suoi luccicori abbaglianti, perlacei riflessi danzanti, trasparenze cromatiche esclusive che si accavallano e si dileguano, ti strega l’occhio, seduce e traina l’anima in lussureggianti rive amene in cui distendersi e godere di brezze e profumi fluttuanti carichi di magico carisma. Ed è forse per queste sue caratteristiche ammalianti che tante narrazioni fiabesche son fiorite attorno a questo specchio di acqua. A cominciare proprio dal suo nome: Trasimeno. Una leggenda di amore tra un principe etrusco e una ninfa che varia da sponda a sponda. Da quella che guarda a est si narra che in tempi lontanissimi gli argini del lago fossero popolate dalle ninfe, cioè leggiadre creature divine di rara bellezza, prediligenti habitat boschivi nei pressi di sorgenti, fiumi, laghetti per lo più dedite a guazzare spensierate e gioiose tra le acque cristalline. Popolarmente erano considerate fanciulle misteriose, prive di gravami esistenziali dei comuni mortali, dalla bellezza rara, riservate ma di modus vivendi liberi tanto che a volte il biancore della nuda silhouette balzava agli occhi di chi riusciva a scorgerle, protettrici della natura e dell’acqua, apportatrici di fertilità alla terra, ispiratrici di delicati sentimenti umani, attrazione amorosa e per chi si bagnava nelle acque da loro frequentate dispensatrici di coronamento dei sogni di maternità e matrimonio, nonché magiche guarigioni da ogni male fisico e incorporeo. Per cui aggraziati esseri femminili dotate di poteri e virtù benigne all’ambiente e genere umano . Tra le ninfe che risiedevano nei pressi del lago, allora senza un nome preciso, ve ne era una bellissima che spiccava su tutte per grazia, leggiadria e incomparabile fascino da incantare  chiunque incrociasse il suo sguardo. Un giorno, mentre in tutta la sua avvenente bellezza se ne stava appartata sulla riva del lago a guardare il lento ondeggiare di quelle acque trasparenti, dai cromatismi cangianti, ad un tratto intravvide riflessa la sagoma di un aitante e magnifico cavaliere che in sella al suo bianco cavallo sembrava correre sfrenato sulle acque del lago. Incredula si stropicciò gli occhi, riguardò la superficie dell’acqua e in quel tremulo effetto ondeggiante il volto di un giovane bello e sorridente balzò veemente fin al suo cuore da istantaneamente innamorarsene. Si racconta essere il principe Trasimeno, rampollo di un re etrusco, capitato sulle sponde del lago nel suo ozioso vagare nelle terre del regno del padre. Il bel principe, ignaro di ciò, alla vista di quella limpida distesa verdeazzurra affascinato e accaldato dal suo galoppare sotto i raggi di un sole sfavillante, decise di fermarsi per rinfrescarsi in quello specchio d’acqua contornato da un verde lucente. Nel mentre si ritemprava guazzando in quelle limpide acque gli sembrò di scorgere tra il canneto una bellissima fanciulla. Incuriosito si diresse verso il punto dell’avvistamento della giovane donna. Avanzando tra le acque Il fato volle che incrociò lo sguardo della ninfa al che sentì come penetrarsi da un fulmine rovente da perdere l’equilibrio e andare sott’acqua. La ninfa, di nome Agilla, già perdutamente invaghita, accorse in suo aiuto e lo trasse a riva. Il principe ferito nell’orgoglio, ma con un tanto di fierezza del suo rango regale nell’espressione alla sua vista sbalordì dalla rara bellezza e grazia da rimanerne ammaliato e non volerne più distaccarsene. Meditò di conquistarla e diede l’ordine alla sua scorta di approntare un accampamento per sostare. La ninfa, già innamorata, capì che era l’occasione per sedurlo con il suo melodioso canto per cui rimase nei paraggi. Per due giorni si guardarono l’uno in silenzio l’altra melodiando, al terzo si avvicinarono per conversare, ma siccome l’attrazione già infiammava il voler di entrambi, neanche passò un minuto che tra i due irruppe una passione travolgente tanto che il principe Trasimeno mandò il suo scudiero a informare il padre che finalmente aveva trovato la fanciulla dei sogni e desiderava farne subito la sua sposa. Il re, informato della decisione dell’erede rimase perplesso. Da tempo desiderava che si accasasse ma, dacché, in tutte le fanciulle che gli aveva proposto, a suo parere degne d’ essere sua sposa, di solito aveva trovato una manchevolezza per scartarle e rimandare le nozze, si disse: “che mai avrà questa per averlo conquistato in un baleno”? Voglio proprio andare a vedere cos’ha di speciale” e partì con tutto il suo regale seguito. Giunto al lago, nel vederla accanto al figlio capì. Insieme erano talmente belli e radiosi di felicità che ne rimase stupefatto e acconsentì alle nozze. Fatto sta che in quattro e quattrotto la corte al suo seguito approntò tutti i preparativi degni di un erede al trono e Trasimeno e Agilla furono uniti dal re nel vincolo sponsale. Celebrate le nozze, la loro felicità di innamorati follemente l’uno dell’altro era indescrivibile tanto che la voce si propagò nel regno e contagiò tutti a rallegrarsene con canti, balli e tripudi inneggianti al loro principe che aveva trovato la sposa ideale, l’amore della sua vita. Il re, esultante di aver finalmente accasato l’erede, dopo aver fatto dono del lago e tutte  terre costeggianti  e lasciata al figlio la decisione di dove stabilirsi con la sua adorabile sposa, ripartì con tutto il seguito per la sua regale dimora. Trasimeno e Agilla al settimo cielo per aver subito coronato la loro passione decisero di rimanere almeno per un po nei luoghi dell’incontro fatidico. L’idillio dei due proseguiva a gonfie vele e per i sudditi delle vicinanze vederli abbracciati e raggianti passeggiare nei boschi, cavalcare sfrenati o bagnarsi e divertirsi sulle sponde del lago era un piacere. Ognuno però auspicava da quel connubio tra un mortale principe etrusco e una avvenente creatura semidivina, di loro memoria mai accaduto, di presto festeggiare l’ arrivo di un principino da appagare la curiosità che tanto animava le loro serate chiacchierecce. Passò del tempo, non si sa quanto. In una serata di luglio, Agilla sempre più incantevole, sotto un cielo stellato col volto radioso sussurrò a Trasimeno di essere in dolce attesa. Il principe, esultò di gioia, la circondò di tenerezze e inviò all’istante un messaggero a informare il re, suo padre, al che la lieta novella si sparse velocemente e tutti se ne rallegrarono. I più facoltosi inviarono immediatamente doni favolosi, i meno iniziarono a costruire tutto ciò che reputavano esser benaccetto dagli sposi per quell’arrivo speciale, le ninfe a darsi da fare a migliorare l’habitat da renderlo ancor più prospero, ameno e sano. Nel fermento dell’attesa, benché la calura non dava tregua e in tutto il reame si ansava, i giorni sembravano volare. I due felicissimi sposi, colmati da ogni attenzione dalle ninfe e dai fedeli servitori del principe, passavan le giornate di canicola coccolandosi all’ombra di pini, querce e olivi, tra il canneto del lago, a riva spruzzandosi le fresche acque e ogni tanto appaiati nuotando, per lo più senza mai allontanarsi dalla costa per timore di compromettere la lieta attesa. Un pomeriggio mentre se ne stavan seduti e trasognanti con i piedi a mollo in quelle limpide acque, Trasimeno assorbì un tale benessere di refrigerio che lo eccitava a tuffarsi per ancor più goderne l’effetto benefico in una lunga nuotata. Tuttavia, pensando alla sua dolce sposa per un po resistette all’impulso, bensì la magia attrattiva di quel limpido specchio d’acqua invase la sua volontà e ad un certo punto abbracciò e baciò Agilla, sussurrò di amarla tanto tanto e si tuffò in quel placido acqueo verdeazzurro. Con l’irruenza della sua gagliardia regale nuotò e nuotò a tutta forza arrivando al centro del lago. Come fu come non fu lì il bellissimo principe sparì alla vista di Agilla che lo seguiva con l’occhio. Li per li pensò che volesse farle uno scherzo e nuotava sott’acqua. Ma il tempo passava Trasimeno non riaffiorava, l’’ansia saliva, la bellissima moglie-ninfa comprese che qualcosa non andava e all’istante si gettò per andare a soccorrer l’amato. Nuotò e nuotò, si tuffò e rituffò, cercò e cercò, in quell’acqueo trasparente il suo sublime principe non trovò. Per giorni e giorni, per notti e notti continuò a cercare, a invocare “Trasimeno, Trasimeno, Trasimeno”. Esplorò in lungo e in largo senza sosta il lago. Si appellò, fino allo sfinimento, alle potenze divine tutelari delle acque di restituirgli l’adorato marito finché la vana faticosa ricerca esaurì le sue energie e anch’ella sparì. Con immenso struggimento del re degli abitanti e delle ninfe l’idillio finì. Non la storia. Si riporta che i dimoranti di quei luoghi nel fruscio degli alberi che costeggiavano gli argini e delle canne che ne delineavano i confini iniziarono a percepire il lamento straziato di Agilla; nell’incresparsi improvviso delle acque i movimenti angosciosi della sua vana ricerca dello sposo; nel brillio delle onde i lucciconi delle lacrime e nel silenzio della notte la sua voce ripetere continuamente Trasimeno, Trasimeno. Siccome lo scandire il nome del principe, bello e innamorato inghiottito dalle acque, tutti lo distinguevano chiaramente, pian piano fece spander la convinzione  che era un segno degli dei, quel lago  doveva mantenere viva la storia e l’immagine del principe. Poichè  il lago in cui era sparito era proprietà del principe,  venne da se farne sua memoria. Fu così che quel magnifico specchio d’acqua umbro, fin allora senza un nome preciso,  venne tramandato al tempo come il lago del Trasimeno.  L’epilogo dell’amore tra il principe etrusco e della bellissima ninfa come era prevedibile  diffuse varie narrazioni. Certa narrazione riporta che il principe non era etrusco, si chiamava si  Trasimeno  ma era figlio del re Tirreno. Altra  un destino di coppia completamente diverso.  Alcuna sostiene che il principe Trasimeno da aitante guerriero riuscì a salvarsi dalla furia delle acque, mai più lasciò sola la sposa e alla nascita dell’erede si trasferì nellentroterra umbro e li vive e continua la sua stirpe.  Altra che fu rapito da un semidio invaghito di Agilla, fatto schiavo riuscì a liberarsi e tornare a casa ma giunto lo informarono che Agilla dopo aver dato alla luce un meraviglioso principino era svanita. Annichilito inveì contro tutti gli dei e per settimane ne mangiò ne dormì, poi  con l’aiuto delle ninfe superò lo choc, si dedicò al figlio che diventò un valoroso guerriero etrusco e a sua volta sposò una ninfa. altra ancora che la coppia sparita nelle acque, fu salvata dagli dei ma diventò invisibile  e ancor oggi vive vicino al lago  e in certe notti estive di luna splendente alcuni li vedono camminare  sulla riva  abbracciati e felici. Se li vede una coppia è benaugurante al futuro, se un solitario alla prossima luna incontrerà l’anima gemella.Tra le tante, varianti della mitica leggenda, una narra  che al centro di quello specchio d’acqua di origine misteriosa v’è una cavità segreta che ha  un potere di attrazione che spinge chiunque vi capita sopra a inabissarsi senza alcuna possibilità di riemergere. C’è da dire che tale ipotesi fiabesca  resiste al tempo tanto che nella tradizione nel bagnarsi in quelle acque ancor oggi si raccomanda prudenza, mai spingersi oltre i limiti dei paletti o in gommone, pattino o barca mai sostare al centro del lago. In relazione  va anche detto  che chi abita nei paesi prospicienti le sponde considera il lago infido e traditore, più la superficie si manifesta quieta più è pericolosa, invoglia a scartare la cautela per poi all’improvviso scatenarsi in un moto ondoso da trascinarti giù o ribaltarti e mai più farti riaffiorare. Tant’è che i pescatori prima di uscire in barca son soliti scrutarlo attentamente. Affermano che solo chi lo conosce bene riesce ad intercettare i segnali allarmanti che se vai  ti fregano.  Una convinzione che ho potuto costatare in vari episodi che è più di una popolar tradizione verbale. Diverse volte, in momenti di relax, con amici o parenti, a riva di una delle spiaggette del lago liscio come l’olio, da specchiare l’azzurro del cielo e tutta la vegetazione intorno senza il benché minimo tremolio, in pochi attimi abbiam visto la superficie del lago cambiar colore, sollevarsi, rimescolarsi in un moto ondoso violento e tra le sue acque sparire anche esperti e gagliardi giovani nuotatori, o gommoni al largo con coppie e amici, specie di forestieri, alzarsi, frullare e rovesciarsi i cui corpi poi cercati e ricercati mai recuperati. Solo in una circostanza e si gridò al miracolo. Il giorno dell’Assunta, una famiglia che stazionava nel campeggio vicino, attratta da quello specchio calmo e augurante a passare una giornata di acqua e sole tranquilla, uscita in canotto fu travolta dai flutti improvvisi e scomparve alla vista. Considerati i casi precedenti, tutti immaginarono il peggio, ma dopo tre giorni fu ritrovata tra le canne del lato opposto. Dopo esser stata soccorsa dai medici per qualche escoriazione, e rifocillata da acqua e cibo, assaltata di domande da giornalisti e curiosi non riuscì a spiegare il come si era salvata. Uno dei figli però disse che aveva visto una mano afferrare il canotto e depositarli nel canneto. Tutti l’archiviarono pensando a una fola fantastica del ragazzino. Mah…??? Ma fatto sta che la loro avventura finita bene suscitò una serie di deduzioni, tutte geniali, nessuna dimostrabile. Dopo mesi fu definita un mistero.

tras 1

Come sia nata la leggenda dell’amore tra il principe e la ninfa non si sa, di certo nella storia c’è il lago Trasimeno che per la amenità che ispira il luogo e la bellezza cromatica cattura l’attenzione di chiunque vi capita.

 bydif

per la cronacail lago Trasimeno è situato a nord-ovest dell’Umbria, nella parte al confine con la Val d’Orcia della provincia di Perugia.

È noto per la peculiarità di essere tettonico, vale a dire plasmato dal riempimento di una cavità della crosta terrestre; come lago più esteso di tutta l’Italia centrale, nonché per una famosa battaglia tra le legioni del cartaginese Annibale e quelle del console romano.

Il nome trasimeno secondo gli storici deriva dal nome della montagna a nord del lago, in tempi lontani definita – oltre il monte imeno- per cui nella realtà le origini del nome nulla hanno a vedere con la leggenda del principe e la ninfa.

Il lago, prima di essere identificato in modo univoco come lago Trasimeno, ha subito una serie di nomi, Clitonio, Agillino, Umbrio, Plestina , Lago di Perugia, acqueo dolce…

A volte è definito il lago del verde cuore d’Italia.

Ospita tre isole: Polvese, Maggiore, l’unica con abitanti , Minore.

É ricco di pesci d’acqua dolce, carpe , tinche lucci, persici reali, anguille.

Le colline che l’attorniano sono l’anfiteatro della produzione vinicola e dell’olio extraveergine.

Dal 1996 ogni anno a luglio grazie al festival trasimeno blues attira da tutto il mondo turisti appassionati di musica blues.

 

Un pensiero per te

festa m

Un pensiero per te non manca mai e non può mancare. Anche se i giorni si succedono uno dopo l’altro, a volte a una velocità impressionante da frastornare, altri lenti da snervare, in tutti prima o poi il pensiero trova uno spiraglio per collegarsi a te. Lo trova perché non c’è nulla di questo mondo che lo può occupare al 100% . Né c’è dell’altro che può ammaliarlo, impadronirsi dell’anima, inaridire la sua sorgente vitale e scollegarsi da te. Il tempo passa, in bene e in male si accumula sul mio vissuto, segna il mio volto ma non esaurisce ciò che ho nel cuore. Sempre intenso e profondo il sentimento. Sempre viva è la tua presenza, mamma. Forse sei stupita di come il mio pensiero rimane abbarbicato a te. Lo sono anche io. Non più di tanto però. Sapevo che ciò che ci legava era molto più di quel che era manifesto, più di quel che comunicava nei gesti e nelle parole, quel che appariva l’una dall’altra all’esterno. Almeno da parte mia. Un tanto per carattere un po’ silenzioso, un tanto per inabilità a trasferire nel visibile ciò che realmente è il sentire interiore. Un po mi cruccia non aver corrisposto con la stessa esuberanza che emergeva da te. Quasi certamente ti avrei reso felice. Ma chi meglio di te poteva già sapere che quel che si agitava in me non era uguale a quel che affiorava in superficie.  Poteva intuire quanto ami illimitatamente. Che mai e poi mai per nessuna ragione mi distacco. Che l’affetto, l’attaccamento, ciò che ci univa era inscindibile al pensiero.

Oggi più che mai quel pensiero che in ventanni mai è mancato vola a te e ti abbraccia.Ti abbraccia come mai è riuscito a fare.  Con tutto il calore, la tenerezza, la gratitudine del dono della vita, la gioia del tuo sorriso che serba in cuore  e fa risplendere anche la giornata più grigia.

Bydif

w mam

 

Day Repubblica Italiana

0-1 famil

Oggi, a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle alte cariche dello Stato, si solennizza il 77° anniversario della Repubblica Italiana. Ovviamente è una celebrazione assai importante per tutta la nazione in quanto la ricorrenza suggella l’inizio di un nuovo cammino storico-politico di vita comunitaria. Di pari passo ricorda a tutti gli italiani che ciò non è scaturito dal nulla ma dalla volontà del popolo di iniziare un percorso nuovo libero e repubblicano dopo averne subito uno assai doloroso e travagliato. Naturalmente i festeggiamenti per l’anniversario della Repubblica non si fermano a Roma ma coinvolgono tutto il resto del paese , dai capoluoghi di provincia ai paesini più piccoli e anche isolati , magari in forma meno pomposa, tuttavia in ogni lugo con grande riguardo partecipativo all’essenziale peculiare di un giorno che ha cambiato il futuro istituzionale della collettività.

Il 2 giugno è e rimane un giorno fondamentale, ed è l’’occasione speciale da festeggiare con gioia di spirito e mente da tutti gli italiani, soprattutto per rimembrare, a destra sinistra centro, che la Repubblica, di cui da 77 anni beneficiamo di pregi e difetti, è regolata dalla carta Costituzionale. Carta Costituzionale che discende da una eroica resistenza, e che nei suoi primi punti non può che ribadire i concetti che l’hanno motivata:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. -Art. 1,1-

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. -Art. 3-

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. -Art. 4-

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. -Art. 11-

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. -Art. 36,2-

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. -Art. 48,3-

Per concludere…Oggi come oggi, con tutto ciò che ci circonda e ci sommerge di fatti non proprio tranquillizzanti, solennizzare l’anniversario della nascita della Repubblica Italiana è più che indispensabile è estremamente incisivo per giovani e meno, particolarmente per non commettere errori di valutazione e disperdere un patrimonio di valori fondanti, di vita libera e socialmente paritaria in diritti e doveri. Quindi, come ha detto un giorno il nostro Presidente il 2 giugno…

2 giugno -

Quindi…Felicissimo day repubblicano a noi tutti! Perché, come in  altro giorno un po più remoto disse il mai scordato presidente S. Pertini: “È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature.”

baydif

per la cronaca…

si potrebbe dire che La Repubblica Italiana ha tre date di nascita: la prima, il 25 aprile del 1945, giorno della liberazione d’Italia dall’ oppressione nazifascista. La seconda, il 2 giugno del 1946, day del referendum , repubblica o monarchia? Naturalment il 54,3%, degli italiani, con 12.718.641 voti contro 10.718.502, dopo 85 anni di regno, optò per la repubblica, tuttavia la Corte di Cassazione solo il 18 giugno ne confermò la vittoria. La terza, il 1 gennaio del 1948 allorquando venne promulgata la Costituzione.
-Il referendum ,repubblica o monarchia? fu la prima votazione a suffragio universale.
– passata da monarchia a repubblica ai regnanti di casa Savoia non restò altro che andarsene dall’italia. di fatto furono costretti a esiliare e da allora tutti i discendenti vivono in altre terre .
-anche se la vittoria della scelta della forma istituzionale venne confermata dalla Corte di Cassazione il 18 giugno, i festeggiamenti per il nuovo assetto del paese sono stati fissati al 2 giugno.
-di solito le cerimonie per l’anniversario della repubblica prendono avvio alla presenza del Presidente della Repubblica con la deposizione di una corona all’Altare della Patria, per poi proseguire , con la partecipazione di istituzioni e popolo ai fori imperiali per assistere alla tradizionale sfilata di tutte le componenti delle forze difensive e in attinenza, nonchòè lo spettacolare passaggio acrobatico delle frecce tricolori .

frecce tricol

Pentecoste: il sigillo di fuoco

4 discesa spirito

La Solennità di Pentecoste è una delle feste più importanti del calendario liturgico in quanto con la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli, riuniti insieme nel Cenacolo, Dio mette il sigillo di fuoco nei  fedeli, uniti nel Nome di Gesù. 

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2, 1-4).

In un certo qual modo la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue  di fuococompleta l’incarnazione, gloria la promessa di Gesù: Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Paraclito, un altro Consolatore, che rimarrà eternamente con voi “e segna l’avvio della chiamata missionaria della Chiesa. Chiesa come universalità del Risorto in cui gli Apostoli sono rivestiti di Spirito Santo per annunciare al mondo quel Verbo eterno, crocifisso e risorto.

Cos’è lo spirito Santo? E’ la luce di verità, il sigillo di fuoco che  guida nel cammino dell’amore in Cristo, pastori e agnelli.  
36 -6 pentecost

Si può dire che La Pentecoste è una solennità che ricorre nel 50° g. dopo Pasqua esalta quell’operare misterioso di Dio Uno e Trino!

BYDIF

…..per la cronaca

Inizialmente lo scopo primitivo della festa di Pentecoste era agricolo. Una lieta festa chiamata “festa della mietitura”o “dei primi frutti”. Si celebrava il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua in ringraziamento a Dio per i frutti della terra. In altri passi era nota come “festa dello Shavuot, cioè delle Settimane poiché cadeva sette settimane dopo la Pasqua. Presso gli ebrei indicava anche l’inizio della mietitura del grano. Ma, a poco a poco , gli Ebrei le diedero un significato nuovo tant’è che la Pentecoste divenne “il giorno del dono della Legge” e alla vigilia della festa a ogni israelita era fatto obbligo di passarlo a leggere la Legge. Tuttavia, la Pentecoste era una delle tre festività, dette Shalosh regalim, feste del pellegrinaggio a Gerusalemme di tutti gli uomini. Comportava l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un pellegrinaggio a Gerusalemme di tutti gli uomini, un’adunanza sacra ‘asereth o ‘asartha e particolari sacrifici.

La Pentecoste cristiana viene celebrata già nel periodo apostolico .Tertulliano è il primo a parlarne, come di una festa ben definita, in onore dello Spirito Santo. Nell’iconografia descrittiva difficilmente Lo Spirito Santo è stato raffigurato sotto forma umana. Nell’Annunciazione e nel Battesimo di Gesù è presente sotto forma di colomba e nella Trasfigurazione come nube luminosa. Sebbene più volte preannunciato nei Vangeli da Gesù, è nel Nuovo Testamento che viene rivelata la personalità della divinità dello Spirito Santo.

 

 

 

 

invocazione per la pace a S. Rita

s rita

Oh ammirabile Santa
perla rara del cuore di Gesù
tenerissima madre e sposa
votata a servire e soccorrere
e da dio eletta avvocata
delle cause impossibili
afflitti e disperati
da odi e discordie
che impediscono la pace
a Voi oggi con devozione
preghiamo e ci affidiamo
per intercedere grazia
di liberarci dall’incubo
di guerre e oppressioni.
Oh, Gloriosa santa Rita
dal cuore colmo di amore
serva fedele di Cristo
avvovcata della nostra speranza
umilmente Vi imploriamo
che nessuno in terra abbia più
da soffrire e spargere lacrime
per inimicizia e guerra.
Beatissima Santa della spina e della rosa
delle cause perse e disperate
ma a Voi rese da Dio possibili
onorandovi vi preghiamo
elargite a questa umanità
armonia e sollievo.
Oh, prodigiosa Santa
angelo di concordia
ricolma di virtù
intercedi per noi clemenza
da far rifiorire la pace in ogni angolo della terra.

38 s rita

Bydif

Grazie amatissima Santa della mia terra. Di certo so che ascolti chi a te si rivolge con mente e spirito  fiduciosi.

L’artigiano, simbolo della dignità del lavoro

Chi è L’artigiano simbolo della dignità del lavoro? È SAN GIUSEPPE!

Eh si, proprio Lui, sposo di Maria vergine e padre putativo di Gesù. Il Giuseppe la cui celebrazione solenne come pater familia ricorre il 19 marzo ? Si! Allora? Allora la cui festività è anche il 1° maggio! Com’è? Com’è com’è… è per celebrare l’artigiano Giuseppe! Da quando? Da quando papa Pio XII nel 1955 , scelse il primo maggio, festa del lavoro, per ufficialmente eleggerlo patrono degli artigiani e degli operai! Lo scopo? Beh, lo scopo di commemorare san Giuseppe in questo giorno in primis è identificare la dignità dell’uomo nel lavoro, quindi funzionale alla sua rispettabilità nel contesto sociale nonché di completezza al suo essere. Per cui riconoscere il lavoro partner essenziale dell’esistenza umana, ma anche sottolineare che la necessità di dover svolgere un lavoro per dovere di sussistenza di se e di chi convive non è affatto degradabile, anzi come esplica l’esempio di Giuseppe è traino di elevatezza gratificante. Sinteticamente? Per sintesi dare un senso pieno alla vita e al viverla! O, ritenere la fatica un valore primario complementare alla soddisfazione umana, in qualità distinzione, proprietà , beneficio . Perché l’artigiano simbolo della dignità del lavoro è san Giuseppe? Intanto perché sembra appurato che era un artigiano del legno, un falegname, che all’occasione sapeva sbrigarsela anche come fabbro e carpentiere. Tant’è che nel Vangelo viene chiamato fabbro. Mentre Gesù chiamato “il figlio del carpentiere” e quando lo udirono insegnare nella sinagoga, dissero di lui: “Non è Egli il figlio del legnaiolo?”o in altra occasione con stupore e disprezzo: “ Non è costui il falegname?.” Quindi un lavoratore vero. Un instancabile operaio in proprio, che tutti i giorni, nella sua bottega artigiana, dal mattino alla sera guarnito dei suoi strumenti, pialla, martello scalpello …creava oggetti di legno, riparava, faticava, sudava. Poi perché pur essendo di nobili origini ma squattrinato non ha avuto nessuna difficoltà a chinare la testa, mettere a frutto mani e capacità. Per così dire ne sentirsi sminuito in dignità, ne del suo valore di uomo, marito e padre a lavorare sodo. Il che è assai per qualificarlo a immagine simbolica del mondo operaio. Poi per la funzione fondamentale che attribuisce al lavoro nella esistenza umana: sia come senso di responsabilità; come mezzo indispensabile qualificante l’individuo, sia all’adeguarsi alla sua dura legge, identica per tutti, per garantire un minimo status di agio ai propri cari in relazione alla comunità. In un certo qual modo per essere esempio concreto che l’occupazione è un impegno personale essenziale per gratificare l’esistenza propria e altrui per cui di rimando il lavoro è un diritto umano e sociale che non può essere eluso o precluso a nessuno da nessuna civiltà.

Detto ciò è facilmente intuibile il perché tra tanti santi proprio S. Giuseppe e non un altro è stato scelto a esprimere simbolicamente la dignità del lavoro. Inoltre il suo svolgere un tipo di operosità artigiana, quindi abile nel fabbricare oggetti utili alla collettività avvalora il simbolismo. Per quale motivo? Lo avvalora come modello onorario di piccola impresa che nella storia del progresso è sapere che diventa cultura del lavoro, fonte di conoscenza da trasmettere, radice di ogni piccola industria o grande imprenditoria e parte fondamentale della produzione. È da una “bottega” come quella di san Giuseppe che si acquisisce maestria per evolverla e trasformarla in industria. Purtroppo, oggi come oggi, per imbecillità, speculazione, profitto, globalizzazione, mancanza di stima in attività manuali e sottovalutazione della competenza, eccessiva ricerca nel sudare poco e guadagnare molto se non farsi pagare per starsene in ozio, queste preziose botteghe stanno scomparendo.

Per concludere, non c’è che dire, con papa Francesco suo grande devoto “Celebriamo san Giuseppe lavoratore ricordandoci sempre che il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità della persona”. “ preghiamo che nessuno resti senza lavoro” “Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona: l’uomo e la donna che lavorano sono degni” ci sono tante persone “che vogliono lavorare e non possono». E questo “è un peso per la nostra coscienza, perché quando la società è organizzata in tal modo” e “non tutti hanno la possibilità di lavorare, di essere “unti” dalla dignità del lavoro, quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra dignità incominci di qua.

Magari nell’invocare questo santo protettore di falegnami, ebanisti e carpentieri, senzatetto e persino dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno, immagine significativa della nobiltà del lavoro e di chi lo esercita, non fa male rammentare che anche la nostra costituzione lo ribadisce.

gerrit-van-honthorst-infanzia-di-cristo-circa-frammento-giuseppe-e-gesù-la-collezione-dell-hermitage-il-museo-eredità-dello-169143664

Con l’immagine iconografica di san Giuseppe* , auguro a tutti di avere già una degna occupazione oltreché una notte di sereno riposo.

bydif

per la cronaca:

Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale.

– Di lui non si sanno molte cose sicure, se non quelle riferite dagli evangelisti Matteo e Luca. Tuttavia nei cosiddetti vangeli apocrifi i narratori, intorno alla sua figura si sono alquanto sbizzarriti in notizie e storie leggendarie ma per lo più a cominciare da s. Agostino e San Girolamo ritenute inattendibili. Comunque quella che riporta del suo bastone prodigiosamente fiorito determinando nella “gara”tra contendenti la sua scelta a sposo di Maria popolarmente si è piuttosto divulgata e accreditata. Benché a tale leggenda si potrebbe anche dare un significato allegorico di passaggio tra il Vecchio e il nuovo testamento.

-In Oriente san Giuseppe è venerato dal IV secolo, in Occidente da verso l’ XI.

Nei secoli, la sua devozione ha raggiunto grande popolarità. Prova ne è la presenza di reliquie in vari luoghi : Notre-Dame di Parigi custodirebbe i due i anelli di fidanzamento, suo e di Maria; la chiesa parigina dei Foglianti i frammenti di una sua cintura; Perugia il suo anello nuziale; la chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dei camaldolesi il suo bastone; Aquisgrana le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe.

il nome Giuseppe, di origine ebraica sta a significare “Dio aggiunga”, tra i cristiani iniziò a diffondersi già agli albori del suo culto e si accrebbe assai nel tempo, in Europa soprattutto nell’800 e 900.

san giuseppe

* di s. Giuseppe, già Pio IX aveva in qualche modo riconosciuto la sua importanza come lavoratore quando, l’8 dicembre 1870, lo proclamò santo patrono universale della Chiesa.

*frammento di un opera di Gerrit- van- honthorst esposta all’ermitage di san pietroburgo.

Giovedì Santo

...2 cena eucarestia

Il giovedì santo è il giorno della Settimana Santa che conclude la quaresima e da avvio al cerimoniale basilare del mistero di Cristo, il Truido Pasquale. Ossia dei tre giorni conclusivi della vita terrena di Gesù Cristo. Per meglio dire richiama alla memoria tutti gli avvenimenti legati a Gesù, dalla cena con gli apostoli alla passione crocifissione, morte, fino alla resurrezione tre giorni dopo.

Il Triduo,  si può dire, il memoriale, cuore pulsante  dell’essenza della fede cristologica. Secondo il Rito Cattolico Romano inizia proprio ai Vespri del Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini o Cena del Signore o del Crisma, poiché si consacrano gli oli santi, e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.

Il rituale evocativo del Giovedì Santo, in primis ricorda l’istituzione dell’Eucarestia. Quel “cibosacramentale simbolo della consegna totale della vita di Gesù, di una nuova alleanza tra Dio e gli uomini, attraverso un pane spezzato e del vino versato durante l’ultima cena con gli apostoli. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.

ostensorio

Cena nella quale col cerimoniale della lavanda dei piedi memora l’amore che si fa servizio e dono. Eh, si, Cristo lo afferma nel momento in cui Lui, il Signore, il figlio di Dio, generosamente fattosi umano, con grande umiltà si inginocchia davanti agli uomini, suoi discepoli, per lavare loro i piedi. Durante la cena, …., Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”….Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. …..”Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: “… Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.”

...1 lav piedi

Di seguito rammenta quella del ministero sacerdotale ” Andate e diffondente nel mondo la Parola in verità”

gesùcoi discepoli

e del comandamento dell’amore fraterno.”  Amatevi l’un l’altro come Io ho amato voi”

1 gente

La Messa in Coena Domini del  giovedì Santo non termina con l’ite missa est ”la Messa è finita” bensì con un momento di raccoglimento  che in silenzio vivifica l’agonia di Gesù, raccolto  in preghiera col Padre, nell’orto dei Getsemani.

...4 ortgetsem

by dif

Le Palme o Passion Domine

...0 ingress gerus

Le Palme o Passion Domine è la celebrazione di un episodio cristologico fra i più importanti per i cattolici, in quanto rievoca l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme.

Secondo le scritture evangeliche il suo arrivo a Gerusalemme in sella a un asino, fu un tripudio glorificatrice di folla acclamante che agitava ramoscelli di alberi, foglie di palma, frasche colte dai campi; gridava osanna, osanna; stendeva tappeti al suo passaggio, tributandoGli onori riservati ai re. Ma, come succede spesso nelle vicende umanoidi, chiaramente l’osannante accoglienza di Gesù, contrasta nettamente con quanto consegue poi nella narrazione della Sua sorte. Infatti, poco dopo, allorché tradito per il vile denaro, arrestato e accusato di spacciarsi per il Messia, flagellato, deriso, coronato di spine, condannato a morte, mandato da Ponzio Pilato, quegli non convinto della sua colpevolezza, invita a scegliere tra Gesù e Barabba chi esentare dalla condanna, la stessa folla preferirà assolvere il brigante e condannare Gesù a una morte orrenda urlando:crocifiggiLo, crocifiggiLo”!

Di fatto l’episodio celebrato nella liturgia di oggi avvia la Settimana Santa. Ovvero i riti solenni che rievocano gli ultimi passi di Gesù su questa terra. Passi dolorosi, ermetici, di passione, falsità, rinnegamento, condanna iniqua, brutalità, crocifissione, morte. Tuttavia passi di consapevole accettazione di immolazione, di dono, di amore, di insegnamento, misericordia, perdono, rinascita. Innanzitutto, passi di conquista, liberazione, di trionfo della vita sulla morte. Dunque una ricorrenza di memoria rituale essenziale per i cristiani. Chiama a partecipare, ascoltare, silente meditare sul sacrificio immenso di Cristo; le friabilità etiche del genere umano; l’offerta del SE incondizionata a comprensione, mitezza, riscatto e salvezza eterna dell’umanità. Nondimeno, ognuno a riflessioni di riscontro del vivere la propria fede in parallelo con la via da Lui tracciata con tanta generosa amorevolezza e indiscutibile umiltà.

mazzetto di osanna

Qualcosa in più  su questa festività cristiana:

I Vangeli narrano che Gesù arrivato con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme, la sera del sabato, mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito. Il Vangelo di Matteo sottolinea che questo avvenne affinché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Giunto, la numerosissima folla, radunatasi dal ciarlare dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, tagliò rami di ulivo e di palma per agitarli calorosamente in suo onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.

La liturgia delle Palme, si svolge iniziando al di fuori della chiesa. Il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma. Dopo la lettura di un brano evangelico, li distribuisce ai fedeli radunati che li porteranno a casa in segno di devozione e augurio di protezione divina da fulmini , malattie e cattiveria. Dopodiché dà inizio alla processione per accedere in chiesa e celebrare la Messa, durante la quale c’è dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, la lunga lettura della Passione di Gesù. Articolata in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura. Ritualmente è alternata da tre lettori : il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso.

Tale lettura della Passione non è la stessa del Venerdì Santo, poiché nella celebrazione del venerdì si legge il testo del Vangelo di San Giovanni.

La festività cristologica delle Palme, cade durante la Quaresima, che termina il Giovedì Santo, primo giorno del cosiddetto “Triduo Pasquale”.

È una ricorrenza mobile. Legata direttamente alla Pasqua, la cui data viene fissata in base alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera del 21.

La memoria della Passion Domine o delle Palme è celebrata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti.

L’ Evento di oggi rimanda alla ricorrenza ebraica di Sukkot, cioè la “festa delle Capanne”, in occasione della quale numerosissimi fedeli arrivavano in pellegrinaggio a Gerusalemme. Ognuno portava in mano il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie evoca il silenzio di fronte a Dio, legati insieme a una specie di cedro, l’etrog, con un filo d’erba, da agitare durante la salita al tempio peraltro ritmata da un continuo scandire Hoshana ( ossia salvezza )

Secondo alcuni l‘ingresso di Gesù in Gerusalemme, invece non corrisponde alla festa ebraica di Sukkot o delle Capanne, ma allorquando Gesù porta gli apostoli sul Monte Tabor mentre c’era la festa. Quindi alla nostra festa della Trasfigurazione, anche chiamata della Luce poiché è una solennità gioiosa dell’attesa del messia.

La saggezza popolare italiana ha prodotto alcuni proverbi sulla ricorrenza delle Palme:

L’olivo benedetto, vuol trovar pulito e netto.

La domenica dell’olivo tutti gli uccelli hanno il nido, e la merla furbarella l’ha per aria e l’ha per terra; ma il colombo sciagurato non l’ha ancora cominciato.

La palma benedetta, buone novelle aspetta.

Palma al sole, Pasqua con l’alluvione; oppure, Palma molle, Pasqua asciutta; Palma asciutta, Pasqua molle. Beh, se è vero, qui oggi ha piovuto quindi a Pasqua splenderà il sole.

col uliv

Comunque sia, pioggia o sole auguro a tutti una settimana di pacifica convivenza, di generosa disponibilità, in particolare di  spirituale vicinanza al Signore a chi ha fede in Cristo, e a chi non l’ha all’umana  esistenza del prossimo.

bydif

Festa della luce o del candore.

candelora

La Festa della luce, o del candore, per la chiesa cattolica è la ricorrenza della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme da parte di Maria e Giuseppe, prevista dalle leggi per tutti i primogeniti maschi a 40 giorni dalla nascita che corrispondeva anche al giorno in cui le madri, dovevano accedere al tempio dopo il parto, a fare un offerta, in segno di umiltà e obbedienza alle leggi di Dio, e ricevere una sorta di benedizione purificante, in quanto, nelle regole ebraiche, ogni donna nel momento che dava alla luce un figlio maschio perdeva il suo candore ed era considerata impura. Come dire per 40 giorni “sporca” e indegna di accedere ai riti del “sacro” tempio, per poi previa ripulita riammessa. -Boh-Comunque, secondo le scritture, alla presentazione di Gesù al tempio, era presente un vecchio di nome Simeone, il quale nel prenderlo in braccio subito ebbe una specie di sussulto di gioia illuminante che quel bambino non era uno qualunque, era il Messia, promesso da Dio al popolo ebreo e a lui, da tempi lontani profetizzato, che lo avrebbe visto prima di morire. Convinto di ciò esclamò:” nunc dimittis servum tuum, Domine! Ossia, “ora libera il tuo servo, Signore! I miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti  e gloria del tuo popolo Israele“. Dopodiché benedisse i genitori, alquanto turbati dalle sue esclamazioni, poi rivolto alla vergine Maria aggiunse la profezia:“Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Quindi, quella di oggi è una ricorrenza liturgica importante della cristianità, poiché pone, quel bambino, di nome Gesù presentato ai sacerdoti, al centro del mondo, in funzione di luce che “rivela e illumina tutti i suoi abitatori”. A meglio dire, non solo un evento narrativo della vita di Gesù ma focus introduttivo del mistero cristologico, il messia Lumen ad revelationem gentium. La “luce vera che illumina il mondo”, il fulgore in cui la profetessa Anna, nello stesso giorno vi vide dicendo  è il Redentore” … “ è il candore di Dio che i genitori, Maria e Giuseppe, offrendolo al tempio han donato al mondo.”

Dunque, luce e candore, riflessero gli occhi di Gesù a Simeone e Anna. Luce e candore, caratterizzano i riti di questa ricorrenza cristiana e che i fedeli ripercorrono con la processione delle candele accese in mano, in affermazione che Gesù è luce venuta ad illuminare e rendere degni di essere un giorno ammessi alla Suo Tempio, e in consapevolezza del ruolo della vergine Maria, l’unica che con la sua grazia di madre può intercedere per esserlo.

Oggi si è perso un po il senso primario del significato celebrativo della Presentazione al tempio, del concetto dell’umiltà che si ravvisa nella purificazione di Maria, difatti la ricorrenza è più nota come il giorno della Candelora, tant’è che intorno vi son fiorite una enorme quantità di detti e proverbi. Tuttavia in se la Luce mantiene un ruolo essenziale con la benedizione delle candele che poi si portano a casa in segno di protezione. 

Concludo augurando a tutti di trovare la Luce, quella luce vera che ti fa sempre scia al cammino onesto in ogni situazione. 

cand

 oh oh ..a proposito dei tanti detti sul giorno della Candelora ne voglio citare uno della mia bellissima terra: ” se l’ièbel, marz ascatenna lo infuerno; se l’ièabbrutt, giugnolo ammatura ogno frutto” cioè, se c’è bello, marzo scatena l’inferno; se c’è brutto, giugno matura ogni frutto”. Beh, qui un sole che non dico, asperammo de nò avverasse, sinnò…

Bydif

Per la cronaca: la Vergine Maria essendo povera sembra che  offrì due tortore.

La legge della presentazione dei primogeniti venne stabilita da Dio perché il suo popolo ricordasse sempre che egli fu liberato dalla schiavitù del Faraone,e allorchè l’Angelo uccise tutti i primogeniti degli egiziani e salvò quelli degli ebrei.

Capodanno lunare: è arrivato il coniglietooo!

5

In Cina e certuni paesi orientali a capodanno o “festa di primavera, è consuetudine fare i brindisi augurali al nuovo anno, e cincin per accogliere festosamente l’animaletto simbolo. Quest’anno a salir sul trono è il placido coniglietto, che sloggia la bellicosa tigre.

Eh si, dopo 60 anni, in base alle regole dell’alternanza binaria, yin-yang, e la rotazione ciclica dei 5 elementi essenziali acqua -fuoco-legno-metallo-terra- a salir sul trono, zodiacale 2023, tocca al coniglietto, o lepre, o gatto, di elemento acqua, natura yin, principio passivo, femminile, lunare, legato al buio, la quiete, la terra, le manifestazioni della natura. Al che, dopo una tigre yang, solare, maschile, che si è data un gran da fare in certi fatti nostrani e in altri del mondo, con veemente aggressività, tanto da sconvolgere gli equilibri geo politici di una parte sensibile del pianeta, beh, vien istintivo un “oh… meno male”!

Vien si, dopo le fiamme e le bufere dell’anno della tigre, spontaneo accogliere con un “oh di sollievo l’arrivo di un tipetto che “rosica” in mezzo alle vicende in maniera garbata e metodi amabili e discreti. D’altronde, stando alla tradizione è proprio il coniglietto-lepre- gatto il più adatto al ruolo di successione, poiché di indole schiva, pacifica, amante dell’armonia, del bello, del correre su acque placide, ha accorta capacità di escludere progetti stressanti e rischiosi, eventi drastici, e senza essere eclatante, di mediare l’onda d’urto provocata dagli input drammatici tigreschi, riconducendo eventi, idee e modi su un terreno di azione calmo, prudente e diplomaticamente dialogante. In conseguenza l’animaletto “celeste” prossima un anno di generale atmosfera all’insegna di quiete e distensione, amabile affabilità, cortese armonia, eleganza, discernimento lontano dai riflettori.

In concreto cosa c’è da aspettarsi dal coniglietto ? Tanto dietro le quinte poco sul palcoscenico! Quindi? Quindi, genericamente direi un anno rilevante, quasi magico e di buona sorte per tutti. Perché? Beh, perché portatore simbolico di fortuna e proficuità finanziaria. Eppoi, in quanto, ha uno spiccato senso degli affari vantaggiosi, maturati attraverso l’intuizione e sofisticati metodi da broker, aiuta a rimettere tutti in pista. Inoltre, elimina intralci e incertezza, facilita l’esito positivo di quanto si intraprende, ridona opportunità di crescita professionale e economica, supporta le società e la conciliazione fra individui, distende il clima sociale generale, migliora la qualità della vita e le condizioni ambientali. Si potrebbe azzardare che  è l’ anno nel quale si può ottenere tutto senza grande sforzo.

Dunque è l’ anno nel quale si può ottenere tutto senza grande sforzo, ricorrere a maniere forti, perdere sonno e rinunciare ai piccoli e grandi piaceri.

Nel collettivo promuove le attività artistiche, la fine diplomazia, la politica con la P maiuscola, la equa giustizia, le relazioni internazionali, le società finanziarie , tutte le attività che hanno a che fare con la discrezione, la psicologia, l’ educazione, l’armonia, facilita la soluzione di problematiche giuridiche, etiche, negoziabili.

Nel singolo favorisce l’immagine personale, il privato, la pace, la pacatezza familiare, il lavoro, lo studio, l’arte, il commercio, le relazioni sociali, l’economia, il guadagno, i legami d’amore profondi, le affinità spirituali, le amicizie riservate, lo svago salubre. Come dire…l’anno nel quale senza ricorrere a maniere forti, perdere sonno e rinunciare ai piccoli e grandi piaceri.

Allora si va alla grande. Uhm non ci metterei la mano sul fuoco! 

Invero, il coniglietto, gatto o lepre, secondo i luoghi, – personalmente preferisco riferirmi al gatto, è tutt’altro che docile e non si esprime con caratteristiche univoche ma polimorfe e un po’ sfuggenti, direi con una sommatoria delle peculiarità dei tre animaletti. Veloce e astuto come una lepre, conciliante e timido come un coniglio, scaltro, fantasioso e sornione come un gattino. Tant’è che i cinesi che basano sempre le loro previsioni politico-economiche-monetarie sul significato dell’animale annuale, quando cade sotto il coniglio preferiscono star nel vago. Per di più, l’animaletto celeste, molto ambizioso, magnetico e dotato di vari talenti che sfoggia lontano dal clamore che considera inappropriato a un essere elegante, colto e raffinato, è un gran illusionista della realtà, un fatidico che ti frega sotto il naso il “bottino” tanto faticato. Eh…Eh si, addirittura, nelle galassie si vocifera che nel suo “regno “ nulla è come emerge sulla scena”, dietro le quinte succede di tutto e di più, collaboratori, amici e quant’altro agiscono, si muovono decidono in autarchia, anzi, nelle retroguardie gli attori che concorrono alla vita quotidiana non sono campioni di schiettezza. Per cui occhio. È fondamentale vigilare e mettere in conto che qualcosa sfugge, trarre conclusioni dai dati che ci sembrano inoppugnabili, sottovalutare la sostanza delle persone e dei fatti, altrimenti si cade nei tranelli che rosicchiano il cammino, auspicato dal coniglietto garbato e prospero sotto ogni punto di vista, e si finisce sotto i dentini di quello ombroso, piuttosto spilorcio e iatturo.

Oh, oh… quindi se sto coniglietto non solleva dai guai e manco rimpingua il borsellino…che c’è da sperare? C’è tanto, bisogna solo farselo amico! Ah, e come… beh… per attirare gli influssi propizi che ha in uso dall’ordine cosmico e renderlo amico profittevole, in ogni occasione e situazione che ci coinvolge direttamente, è sufficiente assorbire appieno il significato, delle sue linee guida che scorrono sui binari della riservatezza, prudente valutazione delle circostanze e persone, sensibilità e cortesia verso il prossimo, eleganza e moderazione nelle relazioni. 

Riuscirci……Boh…Mannò dubitare… porta sfighetta…il coniglietto è sensibilissimo a captare i pensieri altrui…Ambè…In tal caso conviene essere ottimisti!

conig 0

Buon anno del coniglio di acqua!

Bydif   continua…

con gli indizi del coniglietto, lepre,gatto di acqua per il 2023, segno per segno,

per la cronaca. L’anno del coniglio di acqua va dal 22 gennaio 2023 al 9 febbraio 2024 e…

ops…non è che il 22 il coniglietto iatturo ha già messo il dentino rosichino? …

 .