La mitica storia del principe etrusco e la ninfa del lago.

principe e agilla

La storia è legata a un lago della mia terra, la cui visione ti sorprende, incanta e riempe gli occhi di meraviglia. Da qualunque parti arrivi, quella distesa verdeazzurra che sbuca all’improvviso da dietro le verdi colline coperte da viti e olivi o frammezzo le chiome dei pini e degli alti cipressi ti da la sensazione di una apparizione fatata. In qualsiasi periodo, con quei suoi luccicori abbaglianti, perlacei riflessi danzanti, trasparenze cromatiche esclusive che si accavallano e si dileguano, ti strega l’occhio, seduce e traina l’anima in lussureggianti rive amene in cui distendersi e godere di brezze e profumi fluttuanti carichi di magico carisma. Ed è forse per queste sue caratteristiche ammalianti che tante narrazioni fiabesche son fiorite attorno a questo specchio di acqua. A cominciare proprio dal suo nome: Trasimeno. Una leggenda di amore tra un principe etrusco e una ninfa che varia da sponda a sponda. Da quella che guarda a est si narra che in tempi lontanissimi gli argini del lago fossero popolate dalle ninfe, cioè leggiadre creature divine di rara bellezza, prediligenti habitat boschivi nei pressi di sorgenti, fiumi, laghetti per lo più dedite a guazzare spensierate e gioiose tra le acque cristalline. Popolarmente erano considerate fanciulle misteriose, prive di gravami esistenziali dei comuni mortali, dalla bellezza rara, riservate ma di modus vivendi liberi tanto che a volte il biancore della nuda silhouette balzava agli occhi di chi riusciva a scorgerle, protettrici della natura e dell’acqua, apportatrici di fertilità alla terra, ispiratrici di delicati sentimenti umani, attrazione amorosa e per chi si bagnava nelle acque da loro frequentate dispensatrici di coronamento dei sogni di maternità e matrimonio, nonché magiche guarigioni da ogni male fisico e incorporeo. Per cui aggraziati esseri femminili dotate di poteri e virtù benigne all’ambiente e genere umano . Tra le ninfe che risiedevano nei pressi del lago, allora senza un nome preciso, ve ne era una bellissima che spiccava su tutte per grazia, leggiadria e incomparabile fascino da incantare  chiunque incrociasse il suo sguardo. Un giorno, mentre in tutta la sua avvenente bellezza se ne stava appartata sulla riva del lago a guardare il lento ondeggiare di quelle acque trasparenti, dai cromatismi cangianti, ad un tratto intravvide riflessa la sagoma di un aitante e magnifico cavaliere che in sella al suo bianco cavallo sembrava correre sfrenato sulle acque del lago. Incredula si stropicciò gli occhi, riguardò la superficie dell’acqua e in quel tremulo effetto ondeggiante il volto di un giovane bello e sorridente balzò veemente fin al suo cuore da istantaneamente innamorarsene. Si racconta essere il principe Trasimeno, rampollo di un re etrusco, capitato sulle sponde del lago nel suo ozioso vagare nelle terre del regno del padre. Il bel principe, ignaro di ciò, alla vista di quella limpida distesa verdeazzurra affascinato e accaldato dal suo galoppare sotto i raggi di un sole sfavillante, decise di fermarsi per rinfrescarsi in quello specchio d’acqua contornato da un verde lucente. Nel mentre si ritemprava guazzando in quelle limpide acque gli sembrò di scorgere tra il canneto una bellissima fanciulla. Incuriosito si diresse verso il punto dell’avvistamento della giovane donna. Avanzando tra le acque Il fato volle che incrociò lo sguardo della ninfa al che sentì come penetrarsi da un fulmine rovente da perdere l’equilibrio e andare sott’acqua. La ninfa, di nome Agilla, già perdutamente invaghita, accorse in suo aiuto e lo trasse a riva. Il principe ferito nell’orgoglio, ma con un tanto di fierezza del suo rango regale nell’espressione alla sua vista sbalordì dalla rara bellezza e grazia da rimanerne ammaliato e non volerne più distaccarsene. Meditò di conquistarla e diede l’ordine alla sua scorta di approntare un accampamento per sostare. La ninfa, già innamorata, capì che era l’occasione per sedurlo con il suo melodioso canto per cui rimase nei paraggi. Per due giorni si guardarono l’uno in silenzio l’altra melodiando, al terzo si avvicinarono per conversare, ma siccome l’attrazione già infiammava il voler di entrambi, neanche passò un minuto che tra i due irruppe una passione travolgente tanto che il principe Trasimeno mandò il suo scudiero a informare il padre che finalmente aveva trovato la fanciulla dei sogni e desiderava farne subito la sua sposa. Il re, informato della decisione dell’erede rimase perplesso. Da tempo desiderava che si accasasse ma, dacché, in tutte le fanciulle che gli aveva proposto, a suo parere degne d’ essere sua sposa, di solito aveva trovato una manchevolezza per scartarle e rimandare le nozze, si disse: “che mai avrà questa per averlo conquistato in un baleno”? Voglio proprio andare a vedere cos’ha di speciale” e partì con tutto il suo regale seguito. Giunto al lago, nel vederla accanto al figlio capì. Insieme erano talmente belli e radiosi di felicità che ne rimase stupefatto e acconsentì alle nozze. Fatto sta che in quattro e quattrotto la corte al suo seguito approntò tutti i preparativi degni di un erede al trono e Trasimeno e Agilla furono uniti dal re nel vincolo sponsale. Celebrate le nozze, la loro felicità di innamorati follemente l’uno dell’altro era indescrivibile tanto che la voce si propagò nel regno e contagiò tutti a rallegrarsene con canti, balli e tripudi inneggianti al loro principe che aveva trovato la sposa ideale, l’amore della sua vita. Il re, esultante di aver finalmente accasato l’erede, dopo aver fatto dono del lago e tutte  terre costeggianti  e lasciata al figlio la decisione di dove stabilirsi con la sua adorabile sposa, ripartì con tutto il seguito per la sua regale dimora. Trasimeno e Agilla al settimo cielo per aver subito coronato la loro passione decisero di rimanere almeno per un po nei luoghi dell’incontro fatidico. L’idillio dei due proseguiva a gonfie vele e per i sudditi delle vicinanze vederli abbracciati e raggianti passeggiare nei boschi, cavalcare sfrenati o bagnarsi e divertirsi sulle sponde del lago era un piacere. Ognuno però auspicava da quel connubio tra un mortale principe etrusco e una avvenente creatura semidivina, di loro memoria mai accaduto, di presto festeggiare l’ arrivo di un principino da appagare la curiosità che tanto animava le loro serate chiacchierecce. Passò del tempo, non si sa quanto. In una serata di luglio, Agilla sempre più incantevole, sotto un cielo stellato col volto radioso sussurrò a Trasimeno di essere in dolce attesa. Il principe, esultò di gioia, la circondò di tenerezze e inviò all’istante un messaggero a informare il re, suo padre, al che la lieta novella si sparse velocemente e tutti se ne rallegrarono. I più facoltosi inviarono immediatamente doni favolosi, i meno iniziarono a costruire tutto ciò che reputavano esser benaccetto dagli sposi per quell’arrivo speciale, le ninfe a darsi da fare a migliorare l’habitat da renderlo ancor più prospero, ameno e sano. Nel fermento dell’attesa, benché la calura non dava tregua e in tutto il reame si ansava, i giorni sembravano volare. I due felicissimi sposi, colmati da ogni attenzione dalle ninfe e dai fedeli servitori del principe, passavan le giornate di canicola coccolandosi all’ombra di pini, querce e olivi, tra il canneto del lago, a riva spruzzandosi le fresche acque e ogni tanto appaiati nuotando, per lo più senza mai allontanarsi dalla costa per timore di compromettere la lieta attesa. Un pomeriggio mentre se ne stavan seduti e trasognanti con i piedi a mollo in quelle limpide acque, Trasimeno assorbì un tale benessere di refrigerio che lo eccitava a tuffarsi per ancor più goderne l’effetto benefico in una lunga nuotata. Tuttavia, pensando alla sua dolce sposa per un po resistette all’impulso, bensì la magia attrattiva di quel limpido specchio d’acqua invase la sua volontà e ad un certo punto abbracciò e baciò Agilla, sussurrò di amarla tanto tanto e si tuffò in quel placido acqueo verdeazzurro. Con l’irruenza della sua gagliardia regale nuotò e nuotò a tutta forza arrivando al centro del lago. Come fu come non fu lì il bellissimo principe sparì alla vista di Agilla che lo seguiva con l’occhio. Li per li pensò che volesse farle uno scherzo e nuotava sott’acqua. Ma il tempo passava Trasimeno non riaffiorava, l’’ansia saliva, la bellissima moglie-ninfa comprese che qualcosa non andava e all’istante si gettò per andare a soccorrer l’amato. Nuotò e nuotò, si tuffò e rituffò, cercò e cercò, in quell’acqueo trasparente il suo sublime principe non trovò. Per giorni e giorni, per notti e notti continuò a cercare, a invocare “Trasimeno, Trasimeno, Trasimeno”. Esplorò in lungo e in largo senza sosta il lago. Si appellò, fino allo sfinimento, alle potenze divine tutelari delle acque di restituirgli l’adorato marito finché la vana faticosa ricerca esaurì le sue energie e anch’ella sparì. Con immenso struggimento del re degli abitanti e delle ninfe l’idillio finì. Non la storia. Si riporta che i dimoranti di quei luoghi nel fruscio degli alberi che costeggiavano gli argini e delle canne che ne delineavano i confini iniziarono a percepire il lamento straziato di Agilla; nell’incresparsi improvviso delle acque i movimenti angosciosi della sua vana ricerca dello sposo; nel brillio delle onde i lucciconi delle lacrime e nel silenzio della notte la sua voce ripetere continuamente Trasimeno, Trasimeno. Siccome lo scandire il nome del principe, bello e innamorato inghiottito dalle acque, tutti lo distinguevano chiaramente, pian piano fece spander la convinzione  che era un segno degli dei, quel lago  doveva mantenere viva la storia e l’immagine del principe. Poichè  il lago in cui era sparito era proprietà del principe,  venne da se farne sua memoria. Fu così che quel magnifico specchio d’acqua umbro, fin allora senza un nome preciso,  venne tramandato al tempo come il lago del Trasimeno.  L’epilogo dell’amore tra il principe etrusco e della bellissima ninfa come era prevedibile  diffuse varie narrazioni. Certa narrazione riporta che il principe non era etrusco, si chiamava si  Trasimeno  ma era figlio del re Tirreno. Altra  un destino di coppia completamente diverso.  Alcuna sostiene che il principe Trasimeno da aitante guerriero riuscì a salvarsi dalla furia delle acque, mai più lasciò sola la sposa e alla nascita dell’erede si trasferì nellentroterra umbro e li vive e continua la sua stirpe.  Altra che fu rapito da un semidio invaghito di Agilla, fatto schiavo riuscì a liberarsi e tornare a casa ma giunto lo informarono che Agilla dopo aver dato alla luce un meraviglioso principino era svanita. Annichilito inveì contro tutti gli dei e per settimane ne mangiò ne dormì, poi  con l’aiuto delle ninfe superò lo choc, si dedicò al figlio che diventò un valoroso guerriero etrusco e a sua volta sposò una ninfa. altra ancora che la coppia sparita nelle acque, fu salvata dagli dei ma diventò invisibile  e ancor oggi vive vicino al lago  e in certe notti estive di luna splendente alcuni li vedono camminare  sulla riva  abbracciati e felici. Se li vede una coppia è benaugurante al futuro, se un solitario alla prossima luna incontrerà l’anima gemella.Tra le tante, varianti della mitica leggenda, una narra  che al centro di quello specchio d’acqua di origine misteriosa v’è una cavità segreta che ha  un potere di attrazione che spinge chiunque vi capita sopra a inabissarsi senza alcuna possibilità di riemergere. C’è da dire che tale ipotesi fiabesca  resiste al tempo tanto che nella tradizione nel bagnarsi in quelle acque ancor oggi si raccomanda prudenza, mai spingersi oltre i limiti dei paletti o in gommone, pattino o barca mai sostare al centro del lago. In relazione  va anche detto  che chi abita nei paesi prospicienti le sponde considera il lago infido e traditore, più la superficie si manifesta quieta più è pericolosa, invoglia a scartare la cautela per poi all’improvviso scatenarsi in un moto ondoso da trascinarti giù o ribaltarti e mai più farti riaffiorare. Tant’è che i pescatori prima di uscire in barca son soliti scrutarlo attentamente. Affermano che solo chi lo conosce bene riesce ad intercettare i segnali allarmanti che se vai  ti fregano.  Una convinzione che ho potuto costatare in vari episodi che è più di una popolar tradizione verbale. Diverse volte, in momenti di relax, con amici o parenti, a riva di una delle spiaggette del lago liscio come l’olio, da specchiare l’azzurro del cielo e tutta la vegetazione intorno senza il benché minimo tremolio, in pochi attimi abbiam visto la superficie del lago cambiar colore, sollevarsi, rimescolarsi in un moto ondoso violento e tra le sue acque sparire anche esperti e gagliardi giovani nuotatori, o gommoni al largo con coppie e amici, specie di forestieri, alzarsi, frullare e rovesciarsi i cui corpi poi cercati e ricercati mai recuperati. Solo in una circostanza e si gridò al miracolo. Il giorno dell’Assunta, una famiglia che stazionava nel campeggio vicino, attratta da quello specchio calmo e augurante a passare una giornata di acqua e sole tranquilla, uscita in canotto fu travolta dai flutti improvvisi e scomparve alla vista. Considerati i casi precedenti, tutti immaginarono il peggio, ma dopo tre giorni fu ritrovata tra le canne del lato opposto. Dopo esser stata soccorsa dai medici per qualche escoriazione, e rifocillata da acqua e cibo, assaltata di domande da giornalisti e curiosi non riuscì a spiegare il come si era salvata. Uno dei figli però disse che aveva visto una mano afferrare il canotto e depositarli nel canneto. Tutti l’archiviarono pensando a una fola fantastica del ragazzino. Mah…??? Ma fatto sta che la loro avventura finita bene suscitò una serie di deduzioni, tutte geniali, nessuna dimostrabile. Dopo mesi fu definita un mistero.

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Come sia nata la leggenda dell’amore tra il principe e la ninfa non si sa, di certo nella storia c’è il lago Trasimeno che per la amenità che ispira il luogo e la bellezza cromatica cattura l’attenzione di chiunque vi capita.

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per la cronacail lago Trasimeno è situato a nord-ovest dell’Umbria, nella parte al confine con la Val d’Orcia della provincia di Perugia.

È noto per la peculiarità di essere tettonico, vale a dire plasmato dal riempimento di una cavità della crosta terrestre; come lago più esteso di tutta l’Italia centrale, nonché per una famosa battaglia tra le legioni del cartaginese Annibale e quelle del console romano.

Il nome trasimeno secondo gli storici deriva dal nome della montagna a nord del lago, in tempi lontani definita – oltre il monte imeno- per cui nella realtà le origini del nome nulla hanno a vedere con la leggenda del principe e la ninfa.

Il lago, prima di essere identificato in modo univoco come lago Trasimeno, ha subito una serie di nomi, Clitonio, Agillino, Umbrio, Plestina , Lago di Perugia, acqueo dolce…

A volte è definito il lago del verde cuore d’Italia.

Ospita tre isole: Polvese, Maggiore, l’unica con abitanti , Minore.

É ricco di pesci d’acqua dolce, carpe , tinche lucci, persici reali, anguille.

Le colline che l’attorniano sono l’anfiteatro della produzione vinicola e dell’olio extraveergine.

Dal 1996 ogni anno a luglio grazie al festival trasimeno blues attira da tutto il mondo turisti appassionati di musica blues.

 

Poesia dal mondo: Segno e destino

urlo

Hai parlato abbastanza e non sei contento
Non ti piace mostrare le tue viscere segrete
E invece ci caschi di nuovo
Potresti e ripeti il motivo che ti irrita

Parli ti fai notare ti laceri la carne
E consenti l’accesso a occhi estranei
Vuoi spezzare le corde che ti legano agli altri
E le riannodi
Catturi l’aria la fai tua e la regali
Conquisti orizzonti e li distribuisci
Fai luce nell’ombra e la offri
Come un pacchetto di solitudini pentite della propria forza
Che funerale è questo in cui ti seppellisci
Nei cuori stranieri?

Ti esalti e ti plachi
Ti plachi e diventi freccia nel cuore
Più cieco di qualsiasi tempesta
Parli e protesti
E di nuovo parli e protesti
Diventi albero e offri le tue foglie ai venti
Diventi pietra e offri la tua durezza ai fiumi
Diventi mondo e ti dissolvi nel mondo
Oh volontà contraria ad ogni istante
Beneficio della terra e grandi freddi e grandi caldi
Ogni chicco maledizione! reca segni futuri
Un destino d’onda che deve dare il suo rumore
E morire dolcemente
Hai molto parlato e sei triste
Vorresti un paese di sogno
Dove le lune nascono dalla terra
Dove gli alberi hanno luce propria
E ti salutano con voce così affettuosa che la tua schiena trema
Dove l’aquila ti manda segnali
E le montagne ti chiamano a gran voce
E poi vorresti confonderti nel tutto
E distenderti in un riposo di uccelli estatici
In un bel paese d’oblio
Fra i rami senza vento e senza memoria
Dimentico di tutto e che tutto ti dimentichi

Vicente Huidobro

Ogni volta che leggo questa poesia, così carica di richiamo a un mondo immaginario a misura del proprio desiderio e sentimento ma irrealizzabile, in parte per il destino e in parte dal proprio modo di essere e reagire, mi sovviene alla mente che rispecchia la gran parte del vivere reale degli esseri umani.

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per la cronaca :
Vicente Huidobro è poeta cileno tra i più rilevanti della poesia ispanoamericana del secolo XX. Nato nel 1893 da famiglia ricca e aristocratica ebbe la fortuna di viaggiare molto, conoscere varie culture, entrare in contatto con le avanguardie e stringere amicizia con artisti come Picasso e Gris. Autore di numerose opere poetico-letterarie ha attratto l’ attenzione di giovani e studiosi. è considerato il padre del creazionismo

Quel giorno, a Gerusalemme , passo dopo passo sulla Sulla Via Dolorosa.

...18 gesù crocefis

Quel giorno, a Gerusalemme, non ricordo il giorno della settimana, forse era mercoledì, o venerdì, pellegrina tra pellegrini, percorrendo da mattina a sera strade e stradine, in cerca di comprensione, certezze ed anche emozioni, convinzione, rivelazione, attendibilità storica, scoperta degli enigmi della fede, in verità esalati dalla terra e percepiti ad ogni passo, son giunta in quel groviglio di vicoli della città vecchia, in cui si snoda la via Dolorosa. La via del “cammino di Cristo con la sua croce”. Il quartiere musulmano che tra botteghe strapiene di ogni sorta di spezie, motorini che ti sfiorano, venditori che ti assalgono, giovani che sulla ripida scalinata si scaracollano giù, carretti che arrancano, bambini che scherzano, donne paludate in lunghi abiti, uomini in fogge stravaganti, canti, grida, richiami del muezzin, vocio di gente di ogni colore, lingua, luogo della terra, rosari e orazioni riporta la mente, il cuore, la curiosità di ogni pellegrino alla narrazione degli avvenimenti tragici di Gesù. Percorrendola, pur tra un miscuglio indescrivibile di volti, distrazioni a gogò, mercanteggi, odori prorompenti che all’improvviso si infilano nelle narici o ti sollucherano lo stomaco, via vai di persone,di vita quotidiana movimentata, beh, non so come non so il perché ma ad ogni passo ti cambia la percezione di quel guazzabuglio. Passo dopo passo, una specie di atmosfera quieta, armoniosa t’avvolge, isola dal contesto, fa prendere coscienza dell’importanza del luogo, percepire la storia, cogliere tangibilmente il patimento di Cristo. In un certo qual modo trasporta oltre il tempo, a rivivere in tutta la sua crudezza la circostanza tragica di un condannato a morte dall’umana imbecillità. Percepire con forza l’insondabile mistero del Divino, del Suo cammino verso la morte per amore proprio di quell’umana stoltezza che un giorno lo Osanna e quello dopo con brutale cinismo lo condanna e Crocifigge. Quel giorno, non so se del primo viaggio o dell’altro, inoltrandomi, assieme a una folla pellegrina e no, su quella via Dolorosa ho vissuto emozioni indescrivibili. Passo dopo passo m’è sembrato di camminare al fianco di Cristo, avvertire, in quel tragitto, tutto il patimento del dono della Sua  vita per amore. Passo dopo passo ogni sosta vivficava ogni momento dolente  di quell’ultimo percorso di Gesù.  Era come si aprisse un sipario che ti svelava un pezzettino di storia sacra, del figlio di Dio sceso in terra per offrirsi in olocausto e al contempo ne eri parte. Partecipavi e ti nutrivi l’anima di straordinario. respiravi e ti avvvolgevi cuore e cervello di una intensità di sentimenti che mai avevi provato. Guardavi e gli occhi registravano una singolarità di immagini sconosciute che ti ribaltavano ogni supposizione, ogni concetto che ti eri costruito sulla storia degli ultimi respiri di Cristo, forse per tradizione, forse per opinione, forse per superficialità della fede.  Fatto sta che passo dopo passo, quel giorno, nella tappa dell’orto degli ulivi, nell’ora che umilmente Gesù si rimetteva alla volontà del Padre ho aspirato il suo mistero umano e tutto il mondo m’è parso morire in quella pietra ancor rossa di sangue e di sudore. Passo dopo passo, su quel lembo di terra verde e silenziosa, tra i secolari ulivi una ventata mi ha trasmesso l’ amarezza del vile tradimento per pochi denari. Avrei voluto fuggire per il disagio di tanta meschinità. Passo dopo passo, scena dopo scena, quel giorno ho percepito una immensa sofferenza per la stoltezza, l’avidità, la superbia umana che con freddo cinismo ingiustamente accusava,  condannava un “uomo” al supplizio e godeva del Suo strazio. Mi ha fatto provare sconcerto e vergogna. Avrei voluto rintanarmi nel buio androne di quella via, non proseguire quel cammino. Ma sarei stata una vigliacca, così interiormente scossa  ho proseguito.   Passo dopo passo, ad un certo momento in quel marasma di respiri e orazioni, un suono triste che somigliava a un lungo lamento o a un pianto sconsolato, ha sommerso i presenti, gli ha fatto volgere il capo per comprendere da che parte o da chi provenisse. Nessuno capì. Ma in quella nenia triste  ho avvertito una fiammata di calore, di forza carismatica invisibile che ti attrae, fascina e sconvolge.  Con una fitta al cuore, s’è aperto un varco nel mio pensiero, è volato oltre il tempo, ai piedi di una madre che guardava suo Figlio coronato di spine, grondare di sangue, cadere più volte sotto il peso di una pesante croce per offrire una chance di salvezza all’umanità intera. Passo dopo passo, in quel giorno pellegrino, nell’attimo che ho visualizzato quel Figlio che veniva inchiodato a quella croce, pianto   nel silenzio da Sua Madre mentre certi altri guardavano con indifferenza, quasi compiaciuti, ho percepito uno disorientamento spirituale che mi soffocava il respiro. Il mio pensiero, è andato  oltre la marea di pellegrini, oltre il vocio dei figli di questa terra santa, oltre ogni limite,  all’istante che la croce si alzava da terra e Cristo, nudo, solo e trafitto, piegava il capo e perdonava, agonizzava e assolveva, mostrava la sua fragilità umana.  Di fronte a ciò mi son sentita piccola piccola, indegna di quel martirio ma anche tanto, tanto irata e avvilita dalla crudeltà dei miei simili. Passo dopo passo, quel giorno, sosta dopo sosta, scena dopo scena, orazione dopo orazione,  quel giorno in cima alla via Dolorosa ho percepito un profumo  di incommensurabile dolcezza. Sapeva di  eterno e tra il sol che mi feriva l’occhio intravisto lo splendore del volto Divino.  Mi son sentita avvolgere da una luce, cospargere da cima a piè da  un immenso amore che mi ha empito l’animo di gioia e speranza. Soprattutto di certezza che la nostra vita non finisce davanti a una pietra. Va oltre.

...18 gesù inchiodato in croce

Passo dopo passo, quel giorno a Gerusalemme, su quella via del “cammino di Cristo con la sua croce” ho vissuto un esperienza che si è scolpita nel mio essere. Tutti almeno una volta dovrebbero passare di lì. Se non cambia la vita, di sicuro ogni passo su quella terra, su quei luoghi, fa riflettere.

resurgi

Nella luce di Cristo, Risorto auguro a tutti una Santa Pasqua serena, anzitutto di Rinascita.

Bydif

per la cronaca:
la Via Dolorosa è una strada a gradoni, per lo più in salita, all’interno delle mura della città Vecchia di Gerusalemme che parte dalla Chiesa della Flagellazione, più o meno il luogo in cui Gesù fu giudicato e condannato a morte da Ponzio Pilato e in poco meno di un chilometro giunge alla Basilica del Santo Sepolcro, che più o meno corrisponde al  Golgota, il luogo nel quale Gesù fu crocifisso, deposto e sepolto. Dunque la via Dolorosa corrisponde all’amaro tragitto di Gesù e la sua pesante croce  per giungere al punto in cui verrà inchiodato, trafitto, lasciato morire. Di fatto è la via che percorrendola rimembra tutte le fasi salienti delle ore finali della vita di Gesù Cristo sulla Terra. Nello Specifico, una parte della narrazione della Sua via Crucis messa a fuoco in 14 momenti, però, gli ultimi 5 sono all’interno della Basilica del Santo Sepolcro. Tali momenti cruciali, comunemente definiti stazioni, in quanto i pellegrini sostano per  considerare l’avvenimento e pregare sono;1, condanna a morte di Gesù; 2, Gesù è caricato della Croce; 3, cade la prima volta; 4, incontra la Madre; 5, è aiutato dal Cireneo; 6, è asciugato dalla Veronica; 7, cade la seconda volta8, consola le pie donne; 9, cade la terza volta; 10, è spogliato; 11, è crocifisso; 12, muore; 13, è deposto dalla croce; 14, è sepolto.

A prescindere dal credo tutti i turisti in visita a Gerusalemme prima o poi transitano in questa via che a distanza di anni la narrazione che sviluppa in quel marasma del souk continua ad essere radice di convinzione mistica.

Attualmente, si può dire che per opera dei francescani che tra l’altro conservano il privilegio dei “quadri” rappresentativi per lo più di terrecotta, delle 14 “stazioni, la via dolorosa o via crucis si può percorrere in qualunque luogo vi sia un edificio di culto.
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Curiosità sulla via Crucis
c’è un detto popolare che recita “anche lui o lei ha fatto la sua via crucis! Cioè ha subito una serie di sfighe che gli han causato patimenti e sofferenze.
In un altro senso, ” gli è costato una via Crucis! Cioè, lui o lei per ottenere quel posto, quel documento, quel diritto, è stato costretto a rivolgersi a così tanti e a girare in lungo e in largo   da contorcersi dal dolore.

La garrula fanciulla

... garrula

La garrula fanciulla a festa vestita per colline andava, tra querce felci e tigli cercava magici olivi per adornarsi la testa e incoronarsi regina de na accasinata massa de paesani. Ne scovò uno fantastico. Oh! che fortuna garrulò, con questo adorna rivali non avrò tutti i villani impazzirò. Ridendo e saltellando scese in piazza per farsi ammirar tanta bellezza. Molti incantò altri disorientò.

Convinta d’esser irresistibile la garrula fanciulla non si perse d’animo, studiò, se acconsigliò, col su olivello su e giù andò e pensò: son troppo bella prima o poi ce la farò! Gira qua, gira la, incontrò na specie de sardina, le parve assai carina e ne fece una spillina. Gira qua, gira la, col suo bel ramoscello in testa se sbracciava a sorrisà a chiunque incontrava. Su e giù per la piazza, s’adocchiò un capitano che le parve adattino a favorire le su mire da regina. Le fece un sorrisone e quello se la prese per adornà la su vetrina. Se disse: beh, nun è quel che aspiro ma va ben, e per non assembralle troppo snob o aviduccia de potere se fece modestina e  mentre se  accomodava in una piccola poltroncina in su  la su vetrina  se lo guardò coi suoi occhioni timidina. Per un po’ se sorrise e se fece ammirar da chi di la passava. Però, nell’intanto che quello se parlava e zitta zitta se faceva rimirar da chi passava, se pensava: prima o poi quel grassoccio capitano lo sbaraglio dal su piedistallo. Passò qualche mese a fa la statuina, poi venne a sapè da un belloccio che se voleva apparì al su occhio uno che a ella ce teneva, che un capitano se addoveva andà in pensione e se addoveva fa la su sostituzione. Woow, se disse garrula la fanciulla, è la mi occasione a famme acclamà regina! Lesta lesta se lasciò la poltroncina e garrula garrula col su bel ramoscello in testa se prese a girà per piazze e città per fasse ammirà la su loquacità de nobil signorina acconcia de sapere e de appeal a fasse ben volere da conquistasse il podio de regina. Gira qua, gira la, ridi qua sguazza la, se incontò un capitano famosello avverso a quello che avvoleva surclassà. Le roteò gli occhioni, le svolazzò come una libellula, lo riempì de sorrisoni e se guadagnò li su favori. Arzilla de avello acconquistato, se rimise a girà. Gira qua, gira la, parla qui riparla li, incontrò un conticello un pochetto presuntuosello oh, che bello che bello, esclamò, me pare assai abile e utilino a invoglià il su populino a zappà il mi giardino! Le scosse la su bella chioma, lo guardò coi suoi occhioni da timidina che quello se pensò de daie na manina. Accontentissima de la conquista,  garrula se rimise a girà. Gira qua, gira la, bercia qua, chiacchiera la convinse altri capitani a faie da cavalieri per guidalla sui sentieri e gabbà gli stallieri da broccà il cavallo de lo grassoccio avversario. Come fosse, come sta, garrulando garrulando scortata in su le piazze de paesi da le su conquiste, la fanciulla garruletta  al populino apparì di su piacere a soddisfallo alla bisogna de assilli giornalieri che se attrezzò a inghirlandaia de beltà e virtù da sparpaglià la chiacchiera che era er meglio che se se poteva trovà per finalmente cambià e fa cessà il vocià de qua e la che nun poteva più sopportà. Fatto sta che un bel di la garrula fanciulla san vide riconosce da tutti i villani del su e altrui paesello  esse tanto divina e opportuna a diventà lor regina. Al sapello, uhuh, nun sto addì la gioia de ella, te pareva na campana che batacciava a festa da richiamà la tempesta. Sfregolando de orgoglio, per appari al meglio, se corse ad acconciasse col su ramoscello de olivello,  poi con le chiome al vento e l’agghido  da non figurà sofistico al populino a gran sorrisoni andò nel piazzatoio de regno. Uh, che ammeraviglia addivenne il su arrivo. Iera tanto l’entusiasmo de avè la garrula fanciulla regina da sembrà che fosse scesa en terra  la maliarda de galassie a sparge de olezzi da fa arrisorge li morituri e rinsavì i capezzi.  Insomma, tra evviva de contento, esulti de glorie, elogi de quanto era intelligente, bella, e sopraffina a biascicà le parolette de sapè arruinì tutti a pensalla uguale, la garrula fanciulla se coronò er sogno de esse regina de tutti li villani. Assisa en pompa magna dal populino sul tronetto, subito se mise a squaqquerà de fa qui e de fa la. Se accircondò de paggi, staffieri e damine. Se chiamò na specie de  sardine a teneie lontano col loro profumino chi avvolesse blandirla per appoi faie no sgarbo sgraditino da rimandalla a fa la belloccia in su la vetrina. Se rabboni li vecchi marpioni, se tranquillizzò li volponi, se mise il grassoccio capitano in la poltroncina a faie da vetrina de modo che nun potesse ne dì ne fa nessuna cosina a su sfavore. Se accantonò tutti li cavalieri che l’avvevano su e giu infiorettata da fallì senti de miserelli citrulli boni solo a comparì per la su gloria per poi dovè sparì alla su comanda che ie facevan ombra.  Se mise in cantina  i musoni, li iellatori, i tiepidini  alla su incoronazione dacchè se tifan de vedè sul tronetto il capitano un po grassottello ma dall’occhietto strizzarello. Se zittì li vecchi capitani ciaciatori e li stralunati che se astavano ampietriti da la su impreveddibbile acclamazione a guardalla da li balconi. Per assecondà la su garrula stretegia de apparì na verace fanciulla populina se  accircondò de villanelli pronti a servilla in ogni sua agricola bisogna. infine, per sollazzà la su mania de arrimanè la  prima della fila se assoldò qualche innocuo pavoncello che bel bello  svolazzasse in su le piazze da incantà li accasinatori  del su regno. 

Ma la storia non finisce qui. La garrula fanciulla da incoronata ….

... garrula

bydif   continua …..

Non aspettare domani

Imma 7

Non aspettare domani

Per dire una parola gentile

Domani potresti non trovarla

Saresti costretto a cercarla

Nel mezzo d’una notte nera

Annichilito da una scena

Al canto triste d’una sirena

Non rimandare a domani

Uno slancio del cuore

Lascia che il gesto vada

Dove il cuore vola

Non piangere domani

Le persone che ami

Domani

Potresti non vedere

Nascere il sole

Di chi

Ragionando aspettava

Un gesto che scaldava

Non essere egoista

Ripiegato in un cantuccio

Esci vai in mezzo ai lupi

Lasciati sbranare piuttosto che

L ’indomani dover dire

Perché

Non sono andato immediato

A scostare

Dalla mente e dalla mano

il gesto insano?

Uno squillo di telefono bastava

A romper la monotonia

Farlo restar ancor in questa via

Almeno lasciarlo andare

Senza forzare la mano al pianto

Per un silenzio affranto

Non rimandare a domani

Un segno di conforto

Potresti dire perché l’hai fatto

C’ero io lungo la tua via

Domani

O.. forse dopo

Ti avrei soccorso

Scaldato la noia maledetta

Di bimbo vecchio abbandonato

In cerca di parola di carezza

Singhiozzi …

Frughi nella voce la risposta

 Oltre la finestra al gelo resta.

E. R.

A volte si rimanda, si rimanda, un gesto, una parola, un semplice squillo di calore umano, pensando di aver tanto tempo, o oggi o domani non fa differenza. A volte la differenza la fa, eccome se la fa. L’ addolorarsi dopo è arido .

Bydif

San Remo d’accasa de Luigina

Immagine

Vedè San Remo d’accasa de Luigina con la Spilunga e la Peppina, tre mi amiche affanatiche che nun se perdon mai er festival per ciancià il lor pensier, d’aggradimento o de accontro, è un vero spasso che nun posso perde. Così ier sera e l’altre, pe sta in ghirba me so bevuta na caraffà de caffè e so gita da luigina. Oh , manco a dillo, ieran già tutte lì agghindate e spaparanzate davanti al mega tv, co davanti na apparrecchiata de fregnacce, dolcetti e ialtre ghiottonerie da magnà nello stasse aggustà l’entrattenimento musicaiolo. Annaturale pe ammandalle giù nun potea mancà no bottiglione de passito e iuno de lambrusco e no termos de caffè a rinforzo a nottata da no perdesse ammanco un beo addato che per ammiccà a li gusti e affasse complimentà co l’appercentuali de oshare se po’ avvede e assentì de tutto e de più da fa sghignà ianche l’appiù accritica de annazional musicarola. beh, ner primo secondo e terzo step, pe arrimanè in ghirba me accè voluta tutta la voia de appartecipà a le confabule de questo, quello e queialtro de la luigina , la spilunga e la peppina ma né valuta, mai come aquest’anno ian trovato de arridì a cuntento o a scuntento da distramme un po e non famme assentì in colpa de sta agguardà no divertimento ammentre d’altra parte de sto monno iera na immane tragedia da fa accapponà la pelle. Beh, tanto perdì, ar primo step, l’entrè sul palco de l’amadeus e lo gianni nun ia fatto arcun effetto, bensì avvedè er presidente Mattarella presentasse all’ariston so tutte e tre impazzite de affelicità e giù a dì che iera lo idolo der core e giù a cantasse l’inno da fa bussà lo vicino al muro che acchè indiano de india no accapia er fracasso, pe affortuna ie comparso er Benigni a di la sua su a bellezza de’ costituzione che le ia ammutolite da sembrà cariatidi. Iè po voluta senti arrisonà la vocetta de Mahmood e Blanco co brividi, pe arritornate a ciarlà e saltà. Accussì, aqquanno ie apparsa la ferragna col su spot abito  se arsò scatenate coa linguaccia. Oh, ne han ditte e arriditte su a scritta. Ai lor parer assentirsi libera non basta se a povera Saman l’ha mandata intro na fossa, ce avvole de educar tutti gli individui arrispettar le altrui libertà. E nun ve addico quannno s’è appresentatata cor su abbitino co tanto de tette e ialtre cosette da assembrà nudina nudina e assè la mise fosse appoco pe fa sballottà le mi amiche, ie se messa arrecità no monologo. A dir sua pe assensibilizzà er popolo a accombatte li soprusi su annoi donne, ma a sentilla…ambè, iera no social ferragno spot super ego che te affacea avvomità de noia. Manco iaveva finito che nun ve dico le apparole che ie son fiorite a Luigina la Spilunga e la Peppina. Ve abbasti sapè da fa rincantuccià gigette, la cagnolina dea Spilunga sotto ar tavolo de ghiottoneria. Anvece, assentì i Pooh se assò ampazzite da arriempirli de tanti accomplimenti da sembrà tre languide affanatiche. Però avvedè er blanco piarsela co le rose  se assò accussì anfuriate da daie e ridaie dello screanzato e andà ar paese deo svergognato. Accomunque a rabbonirle ie bastato lo gianni che te pulia lo palco da sbracciasse a elogiarlo pe la su umiltà. Avvoi direte e le canzoni e i canntanti nun ia scatenato la ciarla? Altrochè ma addirò a pie. Intanto ve addico che ar secondo step la serata l’è stata avveramente magica che me ha fatto arrinveni la voia gustarola de arriguardà lo carrozzone deo festival. Essì, ie voluta la perfomance dei tre moschettieri, lo Massimo, lo Albano e lo Ammorandi  cantasse sul palco dell’ariston a incantamme e scordà che se nun fosse pe le mi amiche a stora sarei aggià a poltrì. Pecché de loro se appuò tutto di meno che non sanno cantà e assoprattutto fatte assaporà de melodie che cianno qualcosa da di che và dritto dritto a smove tutto er sentimento de arte poetica de anima, de core de calore edde umano assentì che nun te affà ammai stancà. Avveramente a dilla longa, la Luigina a sentì er Massimo l’è svenuta, la Spilungona co Albano s’è ieratizzata e la Peppina ie affinita a trasognasse ogni sorta de ammore co Ammorandi cheie anffin non so arrivati a rianimalle li ragazzi ammericani Black Eyed Peas me ian fatto attremà de ansia. Siccome alla serata nun potea mancà er monologo de accodduntrice a Fagnani, na bellezza che amme sta simpatica ma a la Peppina no e ia messo su na gazzarra da non famme capì er senso de cosa te avvoleva di sur carcere e li accarcerati, er Fedez che da annave se affacea le su repper sbullettate da mannà in confusione Ama e lo CDA, per approseguì ce semo addovute beve un tazzone de caffè. Insomma, de riffe e de raffe prima de salutacce e fissà de avvedecce per terzo step, le mi amiche ian potuto sbizzarrì addi de tutto. Arritrovate a gustà na serata co tutti i cantanti de 28 canzonette, iemo subito accominciato a chiarì de nun facce attrasportà da entusiasmo per questo o quillo an modo da addà a la serata uno ritmo meno accaotico. Manco a dillo appena ian saputo de Maneskin se assò sbracate addì na sfilza de accoionate o de aqquanto ieran bravi da fa scompari il Gianni, l’Ama e pure la stangona de pallavolista Egonu. Solo el grignani che s’è intoppato le ha calmate un po per appoi arriprende a pollaià ar vedè su la camicia no war e andasse de furia lasciando er povero Amadeus accolonnato cor su mazzetto de affiori  ma se appotea dì ie avrebbe dette da turasse le orecchie. Accomunque per no tiralla pe le lunghe de tutta la baldoria che s’è scatenata all’Ariston co i Maneskin io avveramente, avveramente capito che 3 minuti de suono de chitarra der mitico Tom Morello te avvalevano de stasse fino alle due addavanti a tv con la Luigina, la Spilunga e la Peppina. Ar fine non me ie importatato de ciarle de abiti, canzoni ammonologhi e de ialtri esagerati de San Remo de le mi amiche e stasera arivado a vedemme er 4 step. An fondo ie na accompagnia  goduria de arrisate. 

1

Ops… cosa han ciarlato su le canzoni , ambè ie lunga ma ino breve ve apposso riportà quello der nome de testi in fila de uscita de primo e secondo step: Un mare di guai! Si, ma all’Alba sarà un addio. A chi? a quei Due…. Apperchè? accè un Terzo cuore. Sei sicura? si ie ha detto Lettera 22. L’ampicciona, se poteva tacè. Si , bensì quando Te manca il fiato mica arriogioni… eh avvuole de daie Aria e se rinsava, Sarà ma è na balla che Non mi va. Eihi aqquanto sei monologa. Sarò monologa ma stacce tu Duemila minuti addascoltà una che se affà uno superspotegosocial. Ambè, se è accussì solo no stupido sta a sentì . Già, o te appuò di lasciami dormì attanto le attue son Cause perse e a pensasse liberi te avvien proprio voglia de spegne il tv . Vabbè te po spegne ma po che affai per carcassate fino alle addue de notte. . Me affò “Un bel viaggio” attanto addomani sto zibaldone addiventa Cenere e le Parole dette male se finiran in bocca a belve de aggiornali. Per l’amor del cielo non sia mai, ma se addeve avvenì ie meio augurasse no Splash” su a piscina de annave alluminata a spottarola o da egoista addentro bomboletta de rapper. Ma po “Il bene nel male” chi ha detto che non ce appuò sta nell’ambaradan, se nualtro cantallo serve a rimanè Vivo. Tel dico, ma nuè meglio movimentà la noia co no Tango. Afforse, eddechè tipo. Ambè, de assicuro de Made italy. Addici. Addico. E “se poi domani” te va lo po’ pure riballà con “Furore. Questo te appuoi a scordà nun so all’altezza de convince la mi metà e manco iovoia de attiramme le accritiche de webspettegolaie. Ar solo pensacce annudo annudo de remore me avvien i brividi Macchè te amporta, se attivà na cosa addevi fa, ammica se appò rimanesse addentro na scatoletta pe paura de aggiudicai anonimi che nun sanno anniente de tu guai. Hai arragione nun addovrei famme intimori ma anvedi io imparato assai bene che lo appoi fa se acconti e affai aggirà no ammasso apportà qua e la la tu brad impronta, sinnò nun lo po’ fa e ammanco te po azzardà addire intra orecchio de accqualcuno na paroletta decchè te frulla che te avvà a sputtanà allo contrario e appoi te attocca rintanatte an la piccionaia. Oh ma nu è ora de gi a dormì. Er Fiorello? Er Fiorello ce o vedremo antra ora de mattina.

Bye Bye

Indizi pro e contro per ..

Indizi pro e contro per i 12 animaletti astrali del coniglietto di acqua.

coniglietti

Nel generico espone che nel suo anno, 2023,  un po’ di fortuna l’assicura a tutti anche se ad alcuni coi quali si trova più a suo agio ne riversa con maggiore abbondanza. Precisa che singolarmente gli indizi di avvenimenti a pro scaturiscono da una preminente sintonia con le sue caratteristiche nel ragionare e agire, mentre quelli contro per lo più derivano da una contrapposizione di nature differenti o qualche disarmonia filosofica. Comunque, c’è sempre il fattore della sorte che può intervenire a suo piacimento a intralciare o agevolare, comanche ribaltare la condizione di favore-sfavore. Per cui quel che giova e vale ad ogni indizio è sempre il non lasciarsi impressionare ne se promette bene ne se promette male. Detto ciò, di seguito gli indizi per ogni animaletto secondo l’ordine cosmico:topo, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane,maiale. In fondo al post la tabella per decifrare il proprio, anche se chi è nato in gennaio o prima metà febbraio può essere quello precedente.

cats

1 topo =shu= Topo: combinazione complessa. Comunque anno propizio al progresso personale e posizionarsi in carriera su un livello di maggiore influenza. Di fatto il coniglietto offre diverse opportunità di avanzamento e di possibilità di soddisfare le ambizioni, attraverso un migliore autocontrollo emotivo e una diversa considerazione del prossimo. Tuttavia mai contrariare il coniglietto con un agire lontano dalla sua filosofia, altrimenti diventa diffidente e per un nonnulla scatena incomprensione e atti aggressivi, rendendo difficile, in ogni ambito quotidiano rapportarsi e raggiungere i traguardi in progetto. Conseguentemente un anno in cui la prudenza è di obbligo. Innanzitutto, dal punto di vista economico, prima di avventurarsi in speculazioni converrà meditare bene e non affidarsi a pianificazioni promettenti vantaggi stellari, si ma quelli del buco nero. Previsti invece benefici cambiamenti in famiglia, negli affetti e nelle relazioni socio-ambientali di rilievo pubblico.

2 bufalo = niu=Bue: combinazione discreta. In linea generica, un anno in cui ancora le cose non gireranno al meglio, tuttavia, rapportate all’anno precedente senz’altro in modo assai più vantaggioso e soddisfacente. Invero, si nota un clima di maggiore pacatezza in tutti i campi che assicura sviluppi favorevoli nelle attività svolte e progressivo incremento nel settore economico. Inoltre la prudente calma apportata dal coniglietto beneficia le relazioni per cui difficilmente si avranno scontri diretti negativi inficianti i rapporti nei vari settori dell’esistenza. Anzi l’anno è ottimo per quelle in campo pratico, supporto di lavoro o di interesse comune ai cambiamenti utili a diversificare la situazione complessiva, adeguarla a nuove sfide, renderla più produttiva e stabile. soprattutto a livello associativo e professionale. Possibile qualche evento imprevisto che fa vacillare la sicurezza di portare avanti i progetti e giungere ai traguardi desiderati, non perdete calma e convinzione, è solo un complicanza di breve tempo che si risolve al meglio.

 3 tigre= hu=Tigre: compatibilità complicata. In linea di massima un anno senza lode e senza infamia. Con il coniglietto meglio evitare iniziative aggressive e progetti azzardati, sarebbe uno spreco di energie in quanto difficilmente coronati da successo o conclusi. Tuttavia i problemi presenti con un pizzico di adattabilità sono risolvibili senza eccessive complicazioni e chi non avrà lesinato l’impegno otterrà un buon incremento monetario. Questo non è l’anno della facile socializzazione e tantomeno del rapportarsi impulsivo. Relazioni, collaborazioni e associazioni in genere richiedono molta cautela in azioni e comunicativa poiché esposti a input opposti: quieto vivere- combattività. In effetti, in caso di contrasti al massimo si riesce a stabilire una tregua, ma siccome non cancella i conflitti di fondo, il divario emerge e alla fine l’accordo salta. Comunque le questioni economiche e familiari sono privilegiate dal coniglietto, tanto in occasioni di assestamento finanziario e affettivo, quanto di opportunità propizie a tutelare risparmi e armonia.

 4 lepre= tu= Coniglio: combinazione neutra. Finalmente un anno positivo. Tutti i coniglietti,lepri o gattini possono ingegnarsi in un clima tranquillo e dedicarsi alle attività con sicuro profitto. Di fatto previsti probabili avanzamenti in carriera e buoni guadagni. È un anno favorevole per avvalersi di collaboratori simbiotici a progetti e intenzioni di espansione professionale, stringere rapporti di cooperazione commerciale e finanziaria, portare a conclusione con successo progetti e pianificazioni operative precedenti, in particolare se collegati a questioni affaristiche o business. Alquanto benigno per armonizzare nell’habitat contestuale, migliorare il dialogo con gli amici e i propri cari, rendersi affabile e cordiale in società, aumentare la disponibilità sentimentale col partner o a intraprendere nuovi rapporti. Comanche per risolvere agevolmente contrasti di opinioni e qualche evento sgradevole, oltrepassare senza alcunché sforzo i conflitti attuali e insorgenti. In ogni caso per i coniglietti ottimizzare la comunicazione sarà vincente su tutti i fronti.

5 drago=drago=Drago: combinazione misurata. Un anno senza particolari progressi positivi ma neppure di sussulti negativi. Invero, la flemma del coniglietto genera un clima di amabile tranquillo procedere quotidiano che affievolisce la fiamma incendiaria della esuberante energia rapida e incisiva dell’agire pratico. In conseguenza, è più probabile che programmazioni e ambizioni nell’anno scorrono su binari di una logica che disincentiva i modi incalzanti e privilegia quelli ponderati. Quel che è certo l’anno non confà ai progetti dinamicamente impegnativi, grandiosi, di particolare importanza all’avanzamento professionale, finanziario o alle questioni che richiedono grinta e fulminee azioni mirate al successo gratificante. Meglio rimandarle al prossimo. In questo, conviene maggiormente applicarsi per stabilizzare la posizione raggiunta in ogni ambito operazionale, carriera, profitti, relazioni sentimentali, rapporti sociali. Oppure dedicarsi a ridisegnare il proprio modus operandi negli accadimenti contestuali. Ciò detto, dal punto di vista relazionale, l’anno è invece eccellente. In effetti, nei rapporti associativi relazionali la sorte concede ampi spazi di manovra per ottenere riconoscimenti di valore personale, raggiungere intese collaborative profittevoli, far funzionare i rapporti lavorativi che scricchiolano in un ottica di aiuto vicendevole, migliorare le rispettive considerazioni di merito in quelle affettive e nell’habitat familiare.

6 serpent=she= Serpente: compatibilità accettabile. Di massima un anno favorevole e senza eccessivi eventi contrastanti progetti e iniziative di attività pratiche, mire di accrescimento di profitti, balzi in carriera o obiettivi personali extra. Comunque per realizzarli in modo concreto e gratificante ci vorrà impegno costante, chiarezza di intenti, soprattutto migliore comunicazione. Oltre a ciò, in campo professionale e finanziario, sarà fondamentale, onde evitare sgambetti e indietreggiamenti, mantener ben saldi i piedi nel posizionamento acquisito. Questo 2023 è un buon anno anche per incontri importanti, rafforzare i rapporti sociali, instaurare presupposti di futuro collaborativo, principalmente se mire di traguardi convergono su un punto comune d’arrivo, altrimenti, caratteri diversi impediscono di trovare una concordia operativa e a lungo andare l’ interdipendenza per interesse si sfalda. Previste invece maggiori soddisfazioni nelle relazioni di amicizia e quelle in campo affettivo attraverso ispirazioni percettive di supporto comprensivo alle problematiche, di condivisione di principi principi morali e interessi intellettuali, favorenti un clima distensivo, interagente e accomunante a fini e prospettive, nonché più intensa sintonia partecipativa. In ogni caso il coniglietto ai single assicura avventure romantiche e incontri amicali spontanei.

7cavall=mà = Cavallo: compatibilità notevole. Un anno fortunato a livello personale in cui si può osare e rischiare, galoppare veloce verso la realizzazione concreta dei progetti pianificati senza problemi. In effetti, calma e serenità profusa in abbondanza dal coniglietto in ogni settore esistenziale, permetteranno di sollecitare ottimi impulsi per iniziative di progresso e ampliamento del raggio d’azione produttivo, pianificare azioni opportune a sviluppare profitti sicuri, programmare l’organizzazione operativa di interazione efficiente e vantaggiosa, comanche di attenta valutazione logica del contesto per concretizzare successo e benessere economico. Insomma un anno di intensa energia attiva che fa fiorire l’attività professionale sotto ogni punto di vista e al contempo offre opportunità di migliorie ad ogni settore dell’esistenza pratica. Inoltre, prospetta buon umore ed eventi di partecipazione associativa piuttosto interessanti per intrecciare nuovi rapporti utili al campo commerciale- finanziario, affettivo e di amicizia. Tuttavia, le intese relazionali in genere, seppur la forza di attrazione reciproca è intensa, evidenziano conflitti e continui contrasti in stile e opinioni, per cui ipotizzabile scarsamente costruttive di legami creativi proficui, soddisfacenti esigenze comunicative e passionali, duraturi nel tempo .

8 capra=yang=Capra o pecora: compatibilità propositiva. Un anno di sollievo intellettivo, sereno e creativo, soprattutto che fa da argine alle difficoltà del precedente. Di fatto il coniglietto è garanzia di apporto effettivo di miglioramento in tutti i settori esistenziali. Con una fusione di intenti pratici concretizza i progetti e le azioni mirate al progresso professionale ed economico; aumenta le opportunità fortuite di incamerare successi personali con al seguito guadagni extra; incassare maggiori riconoscimenti nell’ambito operativo e familiare. Oltre a ciò sembra l’anno perfetto per instaurare nuovi rapporti associativi e collaborativi convincenti e vantaggiosi alla qualità dell’habitat esistenziale, riscuotere apprezzamenti in campo sociale, armonizzare nelle amicizie e acquisire negli affetti empatici complicità e dialogo. Inoltre, evidenzia netta ripresa nelle relazioni sentimentali fortuite e abbondante crescita di intensità emotiva in quelle di partnership. Inoltre assicura anche un periodo di realizzazione di desideri, in particolare godono di ampia influenza fortunata e bendisposta a soddisfare quelli coltivati e ambiti enormemente negli anni precedenti.

9 scimmia =hou= Scimmia: Compatibilità discreta. I due non si attraggono ne si respingono per cui l’anno non evidenzia eventi conflittuali che mettono a repentaglio la calma d’azione in campo professionale o interferiscono nell’andamento proficuo e l’ intesa progettuale socio-collaborativa fruttuosa. Anzi, palesa d’esser molto fausto e privo di problematiche di rilievo. Invero, nel 2023, in tutte le attività pratiche, il coniglietto caldeggia un clima disteso e quiete interiore che agevola i propositi e apporta una maggiore continuità fattiva che garantisce successo ai progetti, progresso e riuscita materiale. Inoltre facilita il miglioramento delle eventuali tensioni nei rapporti familiari e il mantenimento dell’autocontrollo nelle interazioni dei fini comuni. Una ripresa nella vita sociale e di maggiore espansività in quella passionale- affettiva. Bensì, alle nuove relazioni sentimentali e di amicizia, difficilmente assicura un evoluzione di costanti rapporti comunicativi e di profittevole interscambio accrescitivo di esperienza, cultura, nonché di stimolanti interessi partecipativi.

10 gallo=ji = Gallo: combinazione ostile. Sui generis si può definire un anno ne buono ne cattivo. Comunque, il coniglietto promette un salto di qualità nel quotidiano complessivo. Vantaggi sicuri in ambito professionale attraverso rapporti con persone ricche di esperienza, competenza, abilità e capacità collaborative. In famiglia si impegna a mantenere un atmosfera più tranquilla, mentre in quelle di tipo sentimentale ad accrescere il romanticismo. Tuttavia, dal punto di vista relazionale extra habitat, indizia rivalità continue per diversità caratteriale che intralceranno la possibilità di mantenere un atteggiamento pacifico e un andamento profittevole. Di fatto, difficilmente nel 2023 nell’agire in comune riuscirà a sfoggiare la solita elasticità comunicativa, piuttosto esibirà l’indisponibilità a comprensione, perdono, conciliazioni, oltreché un accrescimento del proprio senso di supremazia, osservazione puntigliosa, pretenziosità di considerazione egoista da subalterni.

11 cane=gou= Cane: abbinamento positivo. Un anno assente da complicazioni e problemi ostici, ricco di benevoli auspici e sicuri buoni progressi in ogni settore. Molto positivo e appropriato per investire e intraprendere nuove attività. A tutti gli effetti è un anno da vivere appieno e con consapevole cognizione di saper sfruttare i propri talenti sia nella progettualità delle intraprese legate alla professione, il prestigio sociale, il fattore finanziario, sia a livello personale come accrescimento di stima e sicurezza. Inoltre, l’anno asseconda un atmosfera di armonia, rispetto e grande fiducia relazionale reciproca che facilita tutti i rapporti sociali, di lavoro, collaborativi e affettivi. Per di più offre buonissime occasioni di contatti e incontri che aprono possibilità di instaurare relazioni associative e sentimentali durevoli e intense. In alcuni momenti può evidenziarsi una certa diffidenza personale o un senso di scontento generico nelle proprie scelte che mette in discussione tanto la destrezza nelle proprie scelte operative quanto la scarsità di gratificazioni e successi per mancato appoggio della buona sorte. Meglio non farci caso, poiché è l’innato senso di perfezionismo che attiva il timore di non farcela in modo adeguato a supportare tutte le evenienze e le responsabilità di cui vi fate carico. L’ottimo per evitarli è prendersi del tempo libero per godersi la compagnia degli amici colti o dedicarsi a se stessi.

12 cinghiale= zhu= Maialino o cinghiale : compatibilità empatica. Un anno senza particolare caratteristiche di sviluppo e eventi ne a pro ne contro. Per ottenere qualche risultato pratico soddisfacente, in ogni settore il 2023 richiede ancora molto impegno assiduo e tanto lavoro di routine, per cui costanza, applicazione e sforzo psico -fisico sono gli unici alleati a cui riferirsi. Tuttavia, il coniglietto in vista di scopi comuni facilita e rende efficaci le collaborazioni, migliora l’accessibilità relazionale socio ambientale e aumenta l’ attrattiva e l’intesa sentimentale. A livello familiare e affettivo può essere che i modi un tanto rudi nel comunicare talvolta urtano quelli gentili del coniglio sollevando qualche reazione animata, ciononostante non impediscono di amalgamare i caratteri e collaborare a un fine comune.

zod

Sia a pro o contro l’indizio per il 2023, il coniglietto augura a tutti di sfruttare le sue potenzialità di armonia e intelligente calma nelle vicende. 

Nel salutarvi aggiungo un augurio di un susseguirsi di giorni vantaggiosi.

Bydif

tabella-segni-oroscopo_cinese

Per la cronaca: secondo la leggenda, i dodici “eletti animaletti” zodiacali delegati a succedersi al trono annuale, sono un premio di fedeltà concesso loro da Budda per essere accorsi alla sua chiamata di un saluto di commiato. Ovviamente decretò ad ogni animale un anno di dominio sulla terra a rotazione ciclica, secondo l’ordine di arrivo. Da quel momento, ogni anno in Cina e altri paesi d’oriente, si identificò con nome, essenza, yin e yang, e peculiarità dell’animale. Pertanto ogni animaletto ritorna sul trono ogni 12 anni, ma di elemento diverso, cioè o di acqua, fuoco, terra, legno, metallo,  mentre dello stesso elemento ogni 60. 

bye bye

” Grazia, Amore, Pace, e Pietà”

Grazia, Amore, Pace, e Pietà? Per il poeta  William Blake sono la:

pace e

La Divina Immagine 

Grazia, Amore, Pace, e Pietà

È Iddio, Padre caro,

Grazia, Amore, Pace, e Pietà

È l’uomo, Suo figliuolo e Suo pensiero.

La Grazia ha cuore umano;

Volto umano, Pietà;

Umana forma divina, l’Amore,

E veste umana, Pace.

Ogni uomo, d’ogni clima,

Se prega negli affanni,

L’umana supplica forma divina,

Amore e Grazia e la Pietà e la Pace.

Da tutti amata sia l’umana forma,

In Turchi si mostri o in Ebrei;

Dove trovi Pietà, l’Amore e Grazia,

Iddio sta di casa.

16- 4

 

Già. ” Grazia, Amore, Pace, e Pietà” . Parole troppo usate e poco praticate!

….per la cronaca:

William Blake poeta, pittore e incisore nato a Londra nel 1757, credeva nell’uguaglianza tra le razze e tra i sessi. Odiava ogni forma di oppressione, sostenne sempre l’idea di arte come totalità, pura attività spirituale soprattutto lontana dalla materialità.

Vele

vele

bianche trasparenze

veleggiano amiche

silenzi perduti

procellan vissuti

dissolti tempi

il vento mulina

fantasmi informi

l’acque antiche

rancori rivolta

squarciate vele

in torte mangrovie

l’anima arena

e.r.

Il mistero dei misteri

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In questi giorni, girare in certe stradine di borghi e paesini arroccati su colline screziate di verdi rossi e gialli, o sparsi nelle valli mirabilmente arricchite da pennellate violette, azzurri, vermiglie, aranci, cremisi sparse o in fila indiana in una marea di verdi, inondate da petali e petali di fiori, sparpagliati o composti in immagini più o meno ieratiche, per onorare e magnificare il passaggio processionale del Corpus Christi, è fare un pieno di aromatica bellezza, fede e tradizione dinamica che risveglia tutti i sensi a collegarsi al Divino. Eh, si, in ogni vicoletto, stradina o piazzetta quel flusso di profumi, colori e chiacchierii di grandi e piccoli contestuali all’evento devozionale, ti pervade e rivitalizza da incredibilmente distaccare ogni fibra dal sentire consueto e accedere a quella dimensione in cui palpiti e respiri tutta l’essenza mistica della realtà trascendente. D’altronde non può essere altrimenti. Tutto l’insieme è un “ode” che congiunge terra e cielo. Non perché l’allestimento è suggestivo, gioioso e avvincente da farti vagare con la fantasia, ma perché è un vero canto d’amore e di grande calore e riverenza popolare a Colui che si fece uomo per amore, per amore s’offrì in sacrificio, per amore concretizzò la promessa di farsi “pane “ di vita “, cioè sostentamento vivo in carne e sangue. In breve, perché crea quell’atmosfera collettiva e individuale che mette in intima relazione con il festeggiamento specifico di gloriare Cristo presente in carne e sangue nell’Eucaristia. Come dire il mistero dei misteri. Innegabilmente la celebrazione liturgica del Santissimo Sacramento o del Corpus Domini, tra i tanti enigmi legati alla fede, è quella più ermetica alla mente umana e in un modo o nell’altro non lascia e non può lasciare indifferenti. Va di per se sul come è possibile che un ostia seppur sacralizzata, sia realmente carne e sangue di Cristo non ha una logica che si assorbe, stimola mille domande interrogative e mette anche a dura prova la convinzione. Tant’è che il mistero eucaristico, del pane e vino che dopo la consacrazione, in un modo inspiegabile, diventano Cristo stesso, da sempre ha suscitato numerosi dubbi in credenti semplici, officianti e ovviamente nella scienza. Tuttavia, nel corso del tempo numerosissimi sono i fatti prodigiosi a testimonianza d’indiscutibile certezza, di Cristo presente in carne e sangue, avvenuti nell’atto di consacrare , spezzare l’ostia o nel momento della comunione, ma anche in casi relativi a sfregi, profanazioni, trafugamenti di ostie, atti di malvagità umana dell’ostensorio. Fra i tanti episodi miracolosi a conferma delle parole di Gesù: Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo! Prendete e bevete: questo è il mio Sangue! Fate questo in memoria di me!il più noto è senz’altro quello avvenuto nell’estate del 1264 nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena, allorquando, un sacerdote boemo, pellegrino, ufficiando la messa, interiormente dubitativo sulla reale presenza sotto le Specie del pane e del vino di Gesù vide stillare dall’ostia che consacrava delle gocce di sangue che caddero bagnando il corporale, i lini sacri e i marmi. Ma tantissimi altri fenomeni, simili e non, sono avvenuti in ogni parte del mondo, a volte in modo pubblico, altre meno, comunque sempre visibili e testimoniabili da più persone. Naturalmente a fatti così sorprendenti e oggettivamente distanti al comprendere dell’intelligenza umana, non potevano mancare gli oppositori, le disquisizioni di scettici e scienziati sulla inattuabilità effettiva, comanche i paladini della razionalità e gli abbondanti criticoni a chi forte della sua fede credeva.

Vero è che se l’intelletto umano fatica assai ad afferrare il mistero dei misteri, credere pienamente che il pane e il vino si possano trasformare in vera Carne e vero Sangue di Cristo, beh, altrettanto vero lo è che Egli non si arrende e sino alla fine tenta l’impossibile per catturare se non la convinzione almeno la sincerità dei cuori.

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In ogni caso ciò che si recepisce girando per borghi e paesini oltre un invito corale a partecipare con animo lieto alla festa in onore del Santissimo Sacramento, un esortazione a soffermarsi e gustare la meraviglia di quei tappeti multicolori e profumati allestiti con grande fierezza anche perizia creativa di artisti per il Suo passaggio e un richiamo fortissimo a oltrepassare il folkloristico per avventurarsi con leggerezza in quello della “grazia” .

By Dif

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per la cronaca:

La notizia del miracolo di Bolsena corse veloce fino a arrivare all’orecchio di papa Urbano IV che risiedeva a Orvieto. Per celebrare questo evento, il Papa promulgò la bolla “Transitrurus de hoc mundo”: si istituiva e si estendeva, così, a tutto il mondo cattolico la Festa del Corpus Domini,

Sulla lapide, posta a ricordo del prodigio sta scritto: “Improvvisamente quell’Ostia apparve, in modo visibile, vera carne e aspersa di rosso sangue, eccetto quella particella tenuta dalle dita dì lui…..” nella cappella di Santa Cristina si possono ancora ammirare i marmi tinti di sangue. Per tradizione il “miracolo ” di Bolsena si festeggia in grande stile devozionale e di spettacolare ricostruzione storica ad Orvieto. 

Il primo Miracolo Eucaristico avvenne nel 700 d.C a Lanciano, nella piccola chiesa di San Legonziano, per il dubbio di un monaco Basiliano sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia.I frati Minori Conventuali dal 1252, per volere del vescovo di Chieti, Landulfo, e con Bolla pontificia custodiscono l’Ostia di ” carne” in una teca e il sangue in una ampolla di cristallo, Dal 1902 il “Miracolo” così lo definiscono i Lancianesi per loro volere è custodito nel secondo tabernacolo dell’altare monumentale. Alle varie ricognizioni ecclesiastiche, condotte fin dal 1574, seguìte da  , quelle scientifiche e documentate da una serie di fotografie al microscopio, hanno dato questi risultati: La Carne è vera Carne. Il Sanue è vero Sangue. La Carne e il Sangue appartengono alla specie umana. La Carne è un “CUORE” completo nella sua struttura essenziale. Nella Carne sono presenti, in sezione, il miocardio, l’endocardio, il nervo vago e, per il rilevante spessore del miocardio, il ventricolo cardiaco sinistro. La Carne e il Sangue hanno lostesso gruppo sanguigno: AB.

Lo stesso risultato si è avuto da altri casi sottoposti a vaglio scientifico. Ovviamente sono tantissimi  per riportarli tutti dovutamente.

L’ultimo prodigio eucaristico che mi risulta si è verificato il 25 dicembre 2013 a Legnica.

Perchè e come  avvengono? Avvengono per intervento soprannaturale  onde confermare la reale presenza del corpo e sangue di Cristo nell’Eucarestia. 

La solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, nota come Corpus Domini, si celebra la settimana successiva a quella della Santissimà Trinità

Detto ciò, alcuni fedeli, sia dichiarati santi dalla Chiesa cattolica, come la beata Alexandrina Maria da Costa o è  in corso una causa di beatificazione, si afferma siano vissuti per alcuni o molti anni nutrendosi esclusivamente della Comunione quotidiana, senza assumere alcun altro cibo o bevanda.