Vite strappate

vite strappate

Con la scia di brutalità che avvolge il globo e tiene col fiato sospeso milioni di persone, oggi, parlare di violenza sulle donne sembra quasi anacronistico. Fermo restando che la violenza è sempre e comunque un atto di ferocia, più o meno intellegibile a seconda le ragioni addotte da chi la compie, mi pare che quella sulle donne richiama comunque un distinguo. Lo richiama perché quasi sempre cresce e matura tra le mura domestiche di ricchi e poveri, acculturati o semianalfabeti, allorché sussiste un contorto rapporto di valori, per lo più affettivi, tra uomo e donna. Quanti mariti, compagni, figli, spasimanti, fidanzati, ex sono rei di violenza? Tanti, troppi, direi al 98%. Dite che esagero poiché son di parte? Macché, son le statistiche a parlare! Basta dare un occhiata alle elenco delle vittime e di chi le ha strappate alla vita per averne conferma! A parte rare eccezioni di delitti su donne a causa di rapine armate o di occasionali scatti per futili motivi di uomini particolarmente aggressivi, la mano assassina era di chi le stava accanto, di chi diceva di amarla, di chi le doveva il dono della vita. Sicuramente alla base del rapporto, più o meno stabile o transitorio, di convivenza uomo-donna, c’è un modo erroneo di amare se sfocia in omicidio. Appare evidente in qualunque violenza perpetuata sulla donna e in ogni parte del mondo che c’è un profondissimo e distorto senso della gelosia, del possesso, del mancato rispetto verso la figura femminile che arma la mano. Abitualmente la mano violenta scatta e si abbatte senza pietà allorquando non si vuole perdere il predominio maschile sull’”oggetto” delle brame e poco importa che sia madre, partner o sposa, ciò che interessa è uccidere per affermare un diritto di proprietà. Ovviamente ciò per l’assassino è inconfutabile motivo per spezzare una vita umana senza batter ciglio. Ma se l’omicidio di una donna, da parte di un familiare convivente o meno, fa scalpore e finisce sui media, purtroppo c’è un tipo di violenza sulle donne ancor più subdola e pestilenziale che difficilmente trova voce a meno che la stessa donna non trova il coraggio per dargliela. E qui io mi incacchio. Perché? Per due motivi. Il primo è che quando trova animo di farlo spessissimo, per non dire sempre, la sua ribellione non la salva in quanto non trova un ascolto che la mette al riparo da atti di ritorsione ne psicologica ne di salvezza esistenziale. Il secondo perché in certo modo viene interpretata, giudicata, discussa, quasi quasi incolpata di scatenare la violenza maschile col suo comportamento. Quante volte si sente e si legge che minigonne, tacchi, indipendenza, sono provocazioni che scatenano la violenza? Molte. Inaccettabile ma disgraziatamente diffusa opinione per giustificare l’atto crudele o la furia schiavista egocentrica dell’uomo. Per liberare le donne dalla violenza ce ne è di strada da fare! Tanta tanta se da un sondaggio un giovane su 4 afferma che la violenza sulle donne è scusata dal troppo amore e dal livello di esasperazione a cui gli uomini sono condotti proprio dall’atteggiamento o troppo spigliato, o eccessivamente indipendente o enormemente provocatorio delle donne.

Oggi si dice che il sentimento che prima unisce e poi separa, attraverso l’omicidio, uomo e donna è malato, o chi lo compie è un folle, un disadattato, un essere tormentato dalla gelosia che deforma la realtà o è un debole che ammazza per autodifendere il “territorio” di suo dominio affettivo. Sarà anche vero ma a me appaiono scuse, balle giustificative di un maschilismo radicato e coltivato in ogni tortuosità sociale. Mi sembra più veritiera che la causa principale di qualunque violenza sulle donne scaturisce da una assoluta perdita di rispetto della vita altrui, acuita da un cinismo, una ambiguità un non sapere accettare i cambiamenti, il progresso, i diritti paritari di due specie complementari quanto indispensabili l’uno all’altra al crono universale della continuità. È pur vero che la donna è sempre stata un po’ il possesso- trastullo dell’uomo e ha sempre dovuto subire, in quasi tutte le culture, un rimarcato concetto di dipendenza soggettiva o almeno sopportare l’esclusività di oggetto-possesso del desiderio, o la tirannide del padre, fratello, figlio padrone, in breve una specie di schiavismo mascherato da amore. Ciononostante, tranne che nei paesi con credenze religiose esacerbate la violenza gratuita era inferiore e nessun femminicidio trovava radice nell’antagonismo fra specie, semmai l’ intercettava nei conflitti dovuti ai cambiamenti egualitari epocali e nelle fratture dei sistemi ideologici culturali dei luoghi d’appartenenza.

Per concludere è tristissimo ai nostri giorni constatare che la violenza sussiste e colpisce donne di ogni età. Se poi investe bimbe piccolissime è aberrante. Purtroppo non è infrequente leggere cronache di stupri su esseri agli albori della vita, credo repulsivi a chiunque abbia un minimo di sentimento e coscienza umana. Difatto sta che una giornata non risolve nulla. Altrimenti i numeri delle vite strappate sarebbero diversi. Forse per essere efficace e cambiare questo anomalo comportamento verso le donne, anzi verso chiunque, perché in me la violenza non trova differenza di genere, ogni giorno dovrebbe essere la giornata antiviolenza. Ma, vista l’escalation in ogni ambito…temo che sarà difficile. Io ci spero. Ci spero perché conosco tantissimi uomini che non scambiano la compagna per proprietà privata e l’amore per diritto decretativo di vita o di morte. Anzi, sarà utopico ma ci spero poiché tanti uomini combattono per eliminarla.

Mi piace pensare che a questa sequela di vite strappate proprio gli uomini metteranno se non fine almeno un quoziente ammissibile.

                                                     by dif

Lucy e il fascino del suo mistero

lucy

A quarantanni dalla sua scoperta, avvenuta il 24 novembre 1974 nei pressi del fiume Awash nella regione dell’Afar in Etiopia, Lucy mantiene tutto il fascino del suo mistero. Ma chi era lucy? Lucy era un ominide di sesso femminile del peso di 29 kg, alta poco più di un metro, scomparsa a 25 anni che visse in Africa tra i 3 e i 4 milioni di anni fa. A quanto appurato dai rilevamenti successivi sullo scheletro, Lucy aveva un cranio piccolo paragonabile a quello degli attuali scimpanzé, mentre il bacino e le gambe erano più sviluppate e già simili a quelle dell’uomo moderno. Fin dal suo ritrovamento questo piccolo essere dall’aspetto a metà strada tra uomo e scimmia ha diviso pareri di scienziati e evoluzionisti e alimentato nell’immaginario collettivo l’ enigma del nostro divenire su questa terra. Lucy, il cui nome deriva dall’ascolto incessante degli archeologi durante gli scavi della canzone dei Beatles ”Lucy in the Sky with Diamonds” è il più antico, completo e meglio conservato fossile di ominide fin qui rinvenuto e per certuni rappresenta una scoperta eccezionale che fa luce sull’evoluzione della specie umana. Ma Lucy, ovvero l’Australopithecus afarensis è non è l’antenato dell’homo sapiens? Secondo il paleoantropologo statunitense Donald Johanson, suo scopritore, Lucy è il nostro più lontano antenato, tesi avvalorata attraverso gli studi effettuati dopo il rinvenimento. Se per il suo scopritore Lucy è di sicuro un nostro remotissimo parente per altri, come gli anatomisti evoluzionisti di fama mondiale Lord Solly Zuckerman e Charles Oxnar, non lo è per niente. Entrambi affermano che non solo Lucy bensì tutta la specie Australopithecus è da escludere dal nostro albero genealogico. LordZuckerman, dopo 15 anni di studi su vari esemplari di Australopithecus con un team di 5 esperti peraltro sostenuti dal governo britannico, conclude che questa ominide in realtà è solo una specie di scimmia incapace di camminare in posizione eretta. Mentre Charles E.Oxnard invece paragona la struttura scheletrica di Lucy a quella degli oranghi moderni. Al contrario di loro, altri paleoantropologi invece reputano questo resto fossile un vero anello di congiunzione fra l’uomo e la scimmiaUn opinione, a quanto pare, supportata da studi e varie considerazioni rivela che lucy è l’antenata dell’homo sapien sapiens. Difatti, tra le più importanti scoperte dei paleoantropologi c’è quella del ginocchio sinistro valgo di Lucy, una circostanza che dimostra chiaramente che questo ominide camminasse mantenendo una posizione eretta. Inoltre anche il rapporto tra lunghezza delle braccia e delle gambe rafforza l’ipotesi del legame e altresì enuncia che all’epoca i nostri antenati erano in una fase non solo di piena evoluzione ma in progressiva differenziazione dalle caratteristiche fisiche dei primati. Infatti le gambe si accorciavano e le braccia si allungavanoDa ciò è opinione diffusa, che lucy è l’antenata dell’homo sapiens.

Qualunque sia il mistero che ci lega o non lega a questa piccola vegetariana ominide sarà il tempo e tutti gli studiosi in materia a farci luce.

Indubbiamente Lucy conserva un fascino inalterato e stuzzica la fantasia e la conoscenza di uomini di scienza, appassionati e curiosi della storia evolutiva della specie umana.

Personalmente il ritrovamento di questa minuscola ominide donna mi ispira una tenerezza che quasi quasi mi piace l’idea di essere una remotissima remotisima discendente!

 

bydif

 

 

 

 

 

 

il je suis…? Non basta.

terrorismo

È comprensibile se il mondo è sotto choc, i leader mondiali sgomenti, i francesi sconvolti per il trucidamento a sangue freddo, di più di cento connazionali e ogni individuo normale porta in se quel minimo di inquietudine e turbamento orrido che per reazione tramuta in un: je suis Paris. Comprensibile si, bensì infruttuoso! Vi ricordate qualche mese fa? Vi sembra che il ” je suis Charlie Hebdo” evocato in ogni dove è servito? Se è risuccesso decuplicando i morti….!!! Evidentemente alla reazione emotiva serviva altro per trasformarsi in un efficace propellente demolitore di stragi selvagge. Serviva uscire subito dai propri recinti, unire le intellighenzie, i servizi segreti, i competenti di guerriglia e atti terroristici, i diplomatici, tutti gli uomini e le donne senza distinguo, senza i soliti paletti. Da venerdì 13 tutti i Charlie chiamano i leader, stazionati nei propri orticelli a studiare difese egoistiche, limitandosi a fare comunicati di condanna circostanziali, a uscire dalla propria ortaglia. Li chiamano uno a uno a radunarsi nel grande campo mondiale comunitario per sezionare le reazioni e le decisioni del passato onde evitare di ripetere i danni che han prodotto. Chiamano gli strateghi a autoanalizzare le risposte belligeranti precedenti per capire le voragini prodotte a medio e lungo termine e trovare alternative alla guerra armata. Chiamano al coordinamento politico-decisivo globale per correggere e schivare tutte le storture prodotte da conclusioni individualistiche soggettive. Li chiamano perché il terrore è l’arma letale del fanatismo ma la paura è la sua miccia. Quindi è necessario reagire, creare un fronte forte, una barricata mondiale di uomini e donne che non si lasciano paralizzare dal panico seminato dai terroristi. Quelli lo creano apposta. Ormai conoscono tutte le pecche, le contraddizioni, le divisioni ideologiche e territoriali. Quelli che manovrano le capocce indottrinate fanaticamente prima hanno studiato e hanno imparato, convivendoci per anni, come dividere, far discutere, scomporre, intimidire per far approdare a niente. Soprattutto hanno compreso la limitatezza deliberativa comune delle super potenze per quisquilie egocentriche e l’incapacità determinante di sottopotenze, la balbuzie politica di alcuni leader, la cecità di altri, l’ambiguità di altri ancora. I satanassi ideatori e seminatori di panico e terrore conoscono a fondo i vizi dei governi e dei governanti da poterli vendere a tutti quei cercatori di sangue, di eccitamento violento spietato e gelido. 132 morti e più di 300 feriti sono una bazzecola se non si fa qualcosa di diverso dalla rituale chiacchiera e non si smette di liquidarli con i soliti slogan di esseri infami, incivili, e..e..ecc! I divulgatori di morte hanno ormai campi vasti di erbe malefiche cresciute a dismisura per sottovalutazione, pigrizia di status quo e, purtroppo anche di doppiezza, per cui urge una vera emergenza autocritica senza se e senza ma, di tutti quelli che veramente vogliono evitare una catastrofe mondiale, per rasarle. Quanto accaduto venerdì costringe tutti a azzerare le dissertazioni del passato. Un fenomeno complicato e viscido obbliga a una consapevolezza: che il je suise…diventi proficuo. Se c’è coscienza collettiva a ogni livello che il credo pianificato e inculcato è colpire, colpire, non importa chi purché produca, paura, rabbia, risposte spicciolate, reazioni scomposte, ovvio che l’isteria collettiva che fa il giochino dei massacratori si evita e il je suise un… pinco pallino, potente o qualunque, muta. Nessuno arretra e si piega alla paura, resta acritico e isolato zappatore del proprio sicuro orticello. Ogni je suis esce dal suo egoistico recinto, si unisce, congiuntamente ragiona, vanga e spezza la catena subdola del proselitismo invasato, isola i massi organizzati della guerriglia sfiancante, fende il reclutamento e il manipolamento di teste attraverso i social, estirpa i modelli distorti del terrore fanatico, le mine vaganti, gratta scava e denuda l’inquietudine esplosiva, affossa manovre e manovratori di violenza indiscriminata d’origine jihadista. Soprattutto comprende, chi sottobanco procura denari, mezzi, armi, ai fomentatori di odio per mattanze di esseri umani inermi.

 by dif

valeri

 insieme a tanti altri a cui va il mio pensiero

SAN MARTINO

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Oggi è San Martino, credo che a quasi tutti sia noto l’episodio del suo gesto caritatevole verso un povero vecchio che incontrò in pieno inverno. Vedendolo infreddolito non esitò a dividere il suo mantello per dargli un po’ di riparo. In quel momento il suo gesto non fu dettato da carità cristiana, in quanto era un soldato ateo ma semplicemente dalla sua innata umanità verso un suo simile. Da quel gesto poi scaturirà la sua conversione. Si narra che Martino la notte sognò Gesù Cristo che diceva ai suoi angeli: “Martino che non è battezzato mi ha rivestito.” Svegliatosi trovò il suo mantello intero. Ne rimase tanto colpito e meravigliato che da quel giorno non fu più lo stesso. In seguito lasciò l’esercito, si fece battezzare e divenne un monaco fondando a Ligugé anche il primo monastero conosciuto in occidente. Questa storia di carità ha molto da insegnare, specialmente ai nostri giorni. Di umanità si sente tanto parlare ma poi ai fatti è l’egoismo a prevalere. Mi son chiesta, quanti di quelli che si professano cristiani oggi donerebbero, se non la metà del loro piumino, almeno un maglione a un povero vecchio sulla strada? Da ciò che si raccoglie con l’orecchio in giro …Basta pensare ai bambini migranti non per scelta che in questo momento sono al freddo, ai muri che si innalzano per respingerli, ai rimbalzi politici per scaricarli per comprendere che un gesto umano disinteressato e spontaneo è raro quanto vedere un sole in piena notte.
Tanti i detti e le storie popolari fiorite intorno a questo umanissimo Santo:
“Per San Martino stura la botte del vino” o “Per San Martino spilla il botticino”
“Per San Martino cadon le foglie e si spilla il vino” –
“Par Sa’ Marten u s’imbariega grend e znèn ” cioè per San Martino s’ubriaca il grande e il piccino”
“A San Martino passa il beccaccino ”
“Chi cià moje, tie’ pe’ casa San Martino”!
“Per San Marten volta e zira, tot i bech i va a la fira” ovvero “per san Martino volta e gira, tutti i becchi vanno alla fiera – tempi addietro per San Martino si svolgeva la fiera degli animali con le corna. La fantasia popolare romagnola ha promosso san Martino patrono dei mariti traditi.

Dalle nostre parti si festeggia molto, d’obbligo castagne arrosto e vino novello.

                                                           CIN CIN
by dif

  San Martino

San Martino, di origine ungherese, patrono dei sottufficiali, è il primo non martire venerato.

Un po’ d’ironia

Qui, oggi è una magnifica giornata di sole. Per godermelo ho fatto una lunga passeggiata in campagna. Come farne a meno. Non capita spesso, in questa grigia pianura, avere in autunno giornate così invitanti, da andarsene a zonzo in maniche corte. Mentre girovagavo come una bimbetta sotto i raggi del sole ho potuto pure godermi l’arrivo di tante  specie  di uccelli. Esemplari rari che approdano in questa terra per  svernare  o nidificare nell’Oasi Celestina. Credetemi è stata una vera goduria camminare e poter respirare un’aria profumata di aratura. Era così deliziosa che mi sembrava  sentir quella di cioccolato!  Mi ha messo addosso tanta allegria che m’ha fatto voglia di un po’ d’ironia e…per  far sorridere un po’ chi passa nel blog ecco qua 4 vignette se non d’ironica attualità almeno di allegra opinione dovuta a un…colpo di sole…

papafrancesco modified

salvini-berlusconi

alfano meloni

RENZI- grillo

 

Un salutone e buon week hend

by dif

 

 

 

 

Affamati di…. intrighi e scandali!

papa

È avvilente constatare come l’intrigo, lo scandalo, il pettegolezzo, il tradimento, appassioni ben più del comportamento etico corretto. Basta frugare negli share di programmi TV per constatarlo. Telenovele che pullulano di personaggi dove i grovigli, i complotti, di questo o quel personaggio, inchiodano milioni di spettatori per anni. Che dire poi dei vari “intrattenimeti”? Quelli inzuppati di scalpore, risvolti equivoci, doppi sensi, sputtanamento rimpinzano gli affamati di garbugli dalla mattina alla sera. Mentre, i programmi, per contenuti, fattura e quasi sempre per recitazione e professionalità, migliori vengano ignorati o visti da un ristrettissimo pubblico. Per non dire di come libri, articoli, reportage, interviste fanno chiasso e catturano l’attenzione quando il tema centrale è la rivelazione sensazionalistica di fatti pubblici e privati e invece passano inosservati se sviluppano argomenti di qualità e utilità informativa, scientifica, di costume ecc.Mi si dirà chei pizzardonnoiosi non attraggano spettatori e lettori, hanno un target di pubblico e appassionati di nicchia. Può darsi.Tuttavia non si può negare che alla base del successo di libri, riviste e programmi c’è l’inciucio, l’auscultazione fraudolentail risalto gossipparo a tutto campo.Si parla tanto di etica e trasparenza ma sono i segreti a far pruderie e a scatenare l’interesse collettivo. È l’abuso, l’intrallazzo, la sconcezza, in sostanza i retroscena che solleticano il fruitore al punto da imbullonarlo giorni, mesi, a volte anni, su fatti e piste se non false almeno distorte. Amore di trasparenza lo chiamano.Per me è na  balla. È Una imperante schiera affamata di intrecci e scandali che pilota la divulgazione divicende, personaggi, inchieste! Prendiamo ad esempio quanto fa notizia a 360° in questi giorni: Avarizia, di Fittipaldi e Via Crucis,di Nuzzi. Due libri in uscita “venduti” alla massa affamata di macchinazioni come atto di “dovere” di un cronista informato di fatti e in possesso di prove documentali.Già, ma su carteggi trafugati da corvi e raccattati da cacciatori! Eh eh, dove c’è un corvo… c’è sempre un richiamo uccellatore. Addirittura ho letto che i corvi hanno regalato una “carrettata” di documenti riservati implorando di scriverci su e pubblicarli per far sapere al Papa tutte le malefatte che circolano in Vaticano. Domanda: non era più semplice al corvo portarle direttamente al Papa. Perché informarlo attraverso un libro? Non so a voi, a me par ovvio che lo scopo del corvo era sputtanare la chiesa dando in pasto al mondo il Papa per toglierselo di torno. Lo sanno tutti che ci sono tanti lupi che non aspettano altro che sbranarselo. Troppo scomodo e troppo ancorato a valori riferenti agli insegnamenti del Vangelo per essere amato da chi è attaccato a quelli del potere e del profitto. Meglio liberarsene. D’altronde operazione già riuscita in sordina con Benedetto 16°. Uomo di fede si ma mica cretino. Da pragmatico intellettuale aveva captato l’antifona e dato le dimissioni spalancando, con l’aiuto dello Spirito Santo, la porta del tempio di Pietro a uno poco avvezzo a sottostare a diktat della curia etantomeno a sorvolare sui comportamenti in contrasto con la missione evangelica del Pastore e del gregge. Altra domandina: il,o i giornalisti, i libri son due e riportano quasi tutti gli stessi documenti, beneficiari di cotanta “ magnanima beneficenza” di monsignori e affiliati, han bevuto il piacerino che questi facevano al Papa e hanno afferrato il tutto come un dono calato dal cielo in virtù del loro duro servizio alla collettività, o hanno avuto qualche dubbietto? Mi stupirebbe la loro credulità. Non sono sprovveduti di primo pelo ma navigati professionisti.Mi suona più che han fatto finta che era verità cristallina per comodo. Ho anche letto e sentito che i contenuti e i documenti divulgati sono un favore al Papa. Una specie di servizio aiutino giornalistico per pubblicizzare, in vari paesi, almeno un libro esce tradotto in 23 paesi, la sua opera di pulizia e riassesto del sistema curiale a tutto campo. Uh,mi immagino i salti di gioia di Papa Francesco, saranno stati così giocondi e veementi che avrà rotto la Sedia di Pietro! Anch’io l‘avrei fatti. Specialmente se l’idea circolante era quella che l‘obolo dei fedeli invece che nelle tasche dei poveri cadeva nelle bocche. Come, io “predico” una chiesa povera per i poveri e i soldini se li mangiano i “bivaccatori” in tunica cardinalizia? Mi spezzo in quattro per la pace e tuono contro armi e trafficanti e qualcuno investe i soldini raccolti in fabbriche di armi? Concentro tutte le mie energie per spappolare la corruzione e riportare sul sentimento di trasparente condotta morale e ti scopro che qualcuno comercializza le beatificazioni? Caspita che goduria di salti. Li avrei fatti così alti che il mio vicino sarebbe subito accorso per capire se avevo visto un alieno all’uscio o me ero impanzolita sul filo spinato messo nell’ ortorecinto a protezione di intrusi! Sarà che ho la malizia ma non la scaltrezza del cronista se le motivazioni, di chiarezza e di sevizio al Papa, non mi convincono e mi suonano come uno strattagemma per non dire: avevo i documenti, sarei stato un fesso a non ricavarci uno scoop sensazionalistico. Tanto più che riconosco che chi ha scrupoli non fa grandi progressi, al massimo cattura qualche risultato per bravura ma resta ai più anonimo. È chi non si pone domande di chi come e quanto può danneggiare, agli occhi dell’opinione pubblica,che fa grandi progressi nella notorietà. Seppoi intralcia l’operato, sminuiscee dirotta una immagine su binari equivoci, beh! chissènefrega. I comportamenti edificanti non fanno cassetta. Spie e traditori che vanno a braccietto con carnefici e vittime riempono forzieri! Ad ogni modo, non posso biasimare i giornalisti ma nemmeno plaudire. Aldilà di quanto affermano, a me pare una gran bufera scandalistica a pro di tanti meno che del Papa. Essendo lui il “capo” responsabile, in questo momento storico, è più facile che il tutto veicoli contropartite denigratorie. Soprattutto crei spazi giustificativi per incrementare atti di violenza a chi è già contro i cristiani –nessuno ne parla ma ne vengono trucidati più oggi che ai tempi delle persecuzioni- Accumunandoli alla corruzione, l’avidità, il ladrocinio sarà il pass per fanatici, insensati e scellerati? Non si può escludere.D’altronde ciò che monopolizza l’occhio non è l’acqua trasparente dei fiumi onesti ma ciò che di scottante e sudicio trabocca dai vasi della società a tutti i livelliComunque prosegua la vicenda, per Papa Bergoglio la lotta sarà durissima-sembra ci siano tante altre carte, foto, registrazioni trafugate – Certo, Francesco è un uomo forte e deciso, lo ha già dimostrato, e non saranno quattro carte mercanteggiate, a fermare la sua ferrea volontà di riportare la chiesa sui sentieri di Cristoe non dei farisei.

Per concludere, è deprimente constatare ogni giorno quanti affamati di intrighi e scandali vanno in cerca di cibo e quanti corvacci, falchi,civette glielo offrono.

Vi siete chiesti come mai papa Francesco non tralascia mai di ricordare ai credenti di pregare per Lui? Beh ora lo sapete!

By dif

papa fran

Pasolini? Più vivo che mai!

pasolini

Oggi è il giorno celebrativo dei defunti.

Dalle mie parti si dice: chi è andato “lassù” , vivrà quaggiù finché qualcuno lo terrà vivo. Cioè, ricordare chi ci ha lasciato è un modo per continuare a farlo vivere.

Se c’è qualcosa di vero, PIER PAOLO PASOLINI è ancora vivo e vegeto!

A 40 anni dalla morte, da giorni carta stampata e media non hanno fatto altro che parlare di lui.

Chi l’ha tirato fuori dalla tomba per parlare della sua tragica fine con considerazioni più o meno acclarate. Chi per il suo essere uomo non proprio etero. Chi per il suo eclettismo. Chi per la sua produzione letteraria e cinematografica con tesi non sempre imparziali. Su un ” giornale” nazionale qualcuno ha scritto che i suoi film pochi li hanno visti e i suoi libri pochi li hanno letti per la banalità o pochezza dei contenuti. Pff . Cretinerie. Ma si sa il genio non è mai compreso dai vivi. Io li ho letti e visti e continuo, mio figlio li ha letti e visti, i miei amici lo stesso, eppure… non sono di sinistra o ex comunista. Chi l’ha riesumato per le sue idee, di sicuro non ipocrite, non di comodo presenti al contesto e coerenti con la sua onestà intellettuale. Qualcuno ha anche scritto che è vissuto un po’ troppo presto per essere compreso e apprezzato. Come dire era fuori moda in quel momento non poteva essere trend, se nasceva vent’anni o forse 50 anni dopo era al posto giusto nel momento giusto e tutto sarebbe stato un successone. Insomma con più o meno critiche velate o con più o meno apprezzamento tutti, dico tutti, per non  essere da meno, almeno un rigo l’hanno scritto e almeno una parola l’hanno spesa su P. P. Pasolini. Fatto sta, in base al proverbio, nel giorno celebrativo dei defunti che coincide con la data del suo assassinio, P.P.Pasolini è più vivo che mai.

pasolini p

bydif

per la cronaca:

le origini, del “ culto dei morti” si perdono nel tempo. Tante le leggende, i riti, le usanze, tradizioni e credenze nate attorno a questa ricorrenza. Per alcuni la festa risale al diluvio universale. Ciò che è strano secondo i racconti riportati  in tutte le culture di popoli anche lontanissimi e non in comunicazione tra loro è che  avvenne il diciassettesimo giorno del secondo mese, più o meno nel nostro novembre. Per altri ha radici precolombiane. Alla cristianità il suffragio dei morti fu ispirato da un rito bizantino che celebrava tutti i morti. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny. Nel 998 ordinò, dopo i vespri del 1 nov., di suonare le campane dell’abbazia con rintocchi funebri ed il giorno dopo l’eucaristia offerta “pro requie omnium defunctorum”. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’ordo romanusdel XIV sec.. è una celebrazione basata sul concetto che le anime dei fedeli, passate all’altra vita senza aver raggiunto la purificazione, per essere ammesse alla visione celeste, possono essere aiutate a ottenerla attraverso preghiere. 

Qualunque sia l’origine la commemorazione dei defunti, testimonia una profonda sensibilità non disgiunta da timore dell’uomo verso la morte e il suo mistero.

crisantemo

La notte di Halloween.

halloween

Dolcetto o scherzetto?

Di solito mi strappava un gran sorriso quando i bambini suonavano alla porta strillandolo per avere dolcetti. Anche oggi ne sono venuti in massa, le bambine erano graziosissime. Ho dato a tutti un sacco di dolcetti e li ho accolti con allegria sebbene quest’anno non sono riuscita a entrare nello spirito bizzarro, lugubre e grottesco di halloween. Stranamente ho avuto la sensazione di una festa paradossale e stonata, che ha perso quel senso di gioia e luce delle origini celtiche e quel sapore magico delle sane tradizioni popolari, sia sacre che profane. Quasi fosse un horror viaggiante di forzata aggregazione sociale, in cui ognuno cerca di mascherarsi nel modo più orripilante possibile per inorridire il prossimo accentuando le paure, per spettri e roba simile, piuttosto che una festa di divertimento collettivo, mirato a esorcizzare, attraverso il gioco e il travestimento, le fobie che la notte di sahamain o Ognissanti richiama alla mente. D’ altronde mostri, zombie, spettri, scheletri, draculi, demoni, streghe e stregoni trucidi dai lunghi artigli non sono più una rarità. Ne girano talmente tanti che se ne incontrano tutti i giorni in ogni dove tanto che bisogna girare armati di ogni sorta di scongiuro per evitare di essere ghermiti e subire i loro malefici influssi. Tutti quei preparativi che mi energizzavano, mi sono apparsi avulsi dal mio sentire, direi quasi fastidiosi. Quindi, stasera niente addobbi pittoreschi, zucche, dolcetti macabri, abbigliamenti stravaganti e trucchi all’insegna del mostruoso. Ho preferito andare controcorrente. Riappropriarmi di quei valori che mi attraevano e mi incuriosivano senza eccessi distorsivi e anche un po’ autodistruttivi.

Una bella tunica bianca e tante luci sparse per la casa come ottima barriera contro ogni forza negativa. Melograni, noci e un bel bicchiere di vino rosso in tavola per coloro che varcano la porta del tempo in modo che sentano accoglienza e ospitalità e non restino all’uscio. Immagini di san Antonio da Padova, santa Rita da Cascia e san Francesco d’Sssisi, miei santi preferiti, per tenere lontanissimi i mostri luciferini.

In questa notte così carica di significati sacri ho percepito che ciò che ci vuole per scacciare paure recondite è qualcosa di luminoso, candido, rassicurante. Qualcosa di rituale che distende il viso, fa brillare gli occhi di stupore e riempie l’animo di profonda letizia, come un bel falò all’aperto.

Halloween così com’è ha perduto l’appeal del suo vero significato di gioiosa gratitudine, bellezza e letizia innocente contrapposta all’astuzia perversa e ingannatrice di spiriti furboni. Ha assunto forme e aspetti ludici talmente feticci e snaturati che non ha più senso agghindarsi in modo raccapricciante per appropriarsi del suo valore liberatorio.Travestirsi da angeli, oggi è il miglior repellente per scacciare spiriti erranti e demoni e propiziarsi luce e calore!

felice risveglio e buon ognissanti a chi passa

by dif

altri post sull’argomento:   ognissanti  –  archiv 30 ottobre 2010

la notte della transumanza   – archiv 30 ottobre 2011