Tre iorni e un pezzettino iè l’estate de’ San Martijo
Lo primo, stua la botte e saggia lo vino
‘mazza lo porco e spartisci co io vicino
coci lo pane e lo dolcino piccia el lume e lo camino
‘loggia e sfama lu poverino poia la zucca sol cuscino
dormi e sogna e no’ pensà el demane chi’è sarà
Lu secondo, ‘sloca l’oio da’ mulino solca lu campo co’ viccjno
da semenza a ugellino poia lu mosto ne’ io bottino
copri moie e bambino addiidi pane co’io miserino
scruta lu monte se ha cappeio e lu fosco lu pianello
piccia foco e lumino pe’ vede lu cammino
Mangna e bei a cor felice ballotta e spagnotta
Spranga l’uscio allu diavolaccio ricoera lu poieraccio
Poia la zucca sol ganciale dormi e sogna el demane.
Lu terzo, mungni vacca, spraia l’aia pilja ascia e canestra
va a macchia a fa’ la frasca la fastella a fascina
mucchia grano e sfarina aggrega moglie e vicina
marita figlia zitellina scampana donna birichina
tira lo vicino pe’ fondello pe’ scampà dall’onferno
piccia foco ne’io camino metti tizzo no’ scaldino
cuccia lo caldaro pe’ faiolo mesta e rimesta co’ ramaiolo
brustola pane salsiccia e costacina sgreppia fino a mattina.
Lu pezzetto chie rimane te serve pe’ demane
tizza carbone carica schioppo va’ a salà lu maiale
rimpinza la pansa e sona campane no scordà lo salame
ringrazia San Martijo chie l’inverno iè vicino
Non conosco l’autore di questa canzoncina dialettale che da ragazzini insieme ai grandi si cantava correndo a cerchio intorno ai falò accesi in onore di San Martino mentre qualcuno suonava l’armonica a bocca o l’organetto e qualcun altro cuoceva le castagne.
Penso che tutti ormai conoscono l’aneddoto del dono spontaneo e caritatevole, prima della metà del suo mantello per dar riparo a un vecchio mezzo nudo e quasi assiderato dal freddo e poi anche dell’altra, mentre da soldato romano tornava da una missione di guerra e successivamente per un sogno in cui Gesù diceva ” Martino ateo mi ha rivestito” ne determinò la conversione. Tuttavia credo che c’è da sottolineare che tale gesto non derivava da una convinzione cristiana in quanto era ateo ma da un senso di generosità altruista, semplicemente umana verso un proprio simile. Per cui da questo santo, a prescindere dalla leggenda dell’estate che si narra originata dal suo gesto generoso, c’è tutto da apprendere in fatto di condivisione solidale, aiuto fraterno a chi si trova in stato di disagio, necessità di essere soccorso senza tanti preamboli o giri di parole come purtroppo si riscontra giornalmente.
bydif
Per la cronaca :
San Martino di Tours, primo santo venerato non martire, era di Pannoia, un paese dell’attuale Ungheria. Dal significato simbolico della spartizione del mantello è patrono dei poveri e dei mendicanti; dal significato del suo nome che deriva da Ares, Marte, dio della guerra e dalla professione di soldato romano che esercitava prima di convertirsi, lo è dell’esercito e della fanteria. Da noi è anche patrono del fuoco, dell’amore non corrisposto, degli imprevisti nei viaggi. Invece qui, probabilmente poichè in tempi passati in questi giorni si svolgeva la fiera degli animali con le corna la fantasia popolare ha coniato il detto “Per San Marten volta e zira, tot i bech i va a la fira” ovvero “per san Martino volta e gira, tutti i becchi vanno alla fiera e lo ha eletto protettore dei mariti traditi. Simbolicamente sono associate al Santo la palla di fuoco rotolante e il bastone pastorale. Il colore rosso. I numeri 11 e 4, quest’anno anche il 2.