Oggi è il giorno della memoria.

shoa

Un giorno di Memoria che mai dovrebbe dissolversi, essere distorto, alterato, messo in dubbio o negato. Perché? Perché è memoria inconfutabile di quel 27 gennaio 1945 quando le truppe russe entrando nei campi di concentramento di Auschwitz scoprirono l’orrore dei forni crematori e rivelarono al mondo intero il più orribile eccidio di massa che memoria d’uomo ricordi. E, si! Quei soldati sovietici liberando i pochi sopravvissuti svelarono alla collettività l’agghiacciante sorte di altri milioni di esseri umani, in tutta la orribile verità consumata in quei campi: il genocidio nazista, o olocausto.

Già l’olocausto, il cui termine significa “bruciato interamente” e oggi identificato con il termine ebraico Shoah.  Una pagina di storia terrificante che nessuna memoria umana, degna di appartenere al genere, doveva, dovrebbe mai registrare. Una orribile pagina di odio cieco, di atroce barbarie, di inammissibile perversità in cui milioni di uomini donne bambini ebrei, furono  gasati e arsi mediante un’accurata pianificazione che i nazisti denominarono “ soluzione finale della questione ebraica”.

Quello di oggi è un giorno di memoria istituito dagli stati membri dell’Onu per non dimenticare quei milioni di vite “ incenerite ” con metodi simili a quelli di una efficiente fabbrica o distrutte con il concorso di numerosi specialisti dello sterminio. Veri sanguinari depravati e maniaci che con scuse banali e assurde uccisero con una freddezza cinica e sprezzante esseri umani incolpevoli se non d’esser ritenuti indesiderabili. Un giorno di memoria per riflettere e soprattutto per restituire dignità a quei 15 milioni di uomini donne bambini, ebrei sinti e rom, religiosi, comunisti, omosessuali, disabili mentali, portatori di handicap ecc.

Per me è un giorno di memoria di insegnamento basilare, per scongiurare di ripetere un simile orrore doveroso per tutti e tutto il mondo anche se… Anche se purtroppo, la memoria di siffatti crimini umani non mi sembra che ha quell’effetto di mai più sulle coscienze o ha raggiunto la memoria di tutti se, per una infinità di motivi che definirli pazzeschi è un eufemismo, in ogni parte del pianeta, seppure non in quel modo o in quella maniera massiccia di milioni di vite rubate a un popolo il cui unico torto era quello di essere ebreo o di minoranza, si continua a epurare, bruciare, sgozzare, torturare, respingere, discriminare esseri umani.

Credo, e mi spiace moltissimo ammetterlo, che nessuna memoria per quanto drammatica e sconvolgente riesce a sconfiggere le idee balzane e tramutare la vanagloriosa follia dell’inumano in umano. Anzi, anzi  alla luce di quanto è avvenuto e sta avvenendo ultimamente in certe zone del mondo, credo che ne l’antisemitismo ne il nazismo  siano concetti superati.

bydif

Immagine 2

L’Italia che non mi piace

è…

italia no - Copia

è…

l’Italia del lavoro che ammazza

della pace che arma

dei diritti che bidona

l’Italia della giustizia che nega

della onestà che tarocca

dei mammoni che paga

l’Italia della politica che bara

pluralista che separa

dei favori che schiava

l’Italia della bellezza che maltratta

della cultura che imbratta

del patrimonio che espatria

l’Italia delle lacrime che frana

dei rifiuti che accatasta

della cricca che allatta

l’Italia del pallone che sfascia

dei talk che sbraca

del perbenismo che falsa

l’Italia della mafia che divora

degli apparentati che sfama

degli influencer che aizza

l’Italia del pregiudizio che spacca

della istruzione che imbraga

dei bulli che allatta

l’Italia del folklore che scarta

del buongusto che letama 

della cristianità che sfregia

l’Italia delle faziose contese

le ciarlatanerie indebite

le gogne mediatiche

L’Italia che non mi piace

è

l’ Italia del dopo e mai prima

delle promesse dismesse

delle reiterate scorrettezze

è

quella Italia dei sofismi

che s’appella ai cavilli

buggera i suoi fragili figli

è

l’Italia strillona

che farlocca la verità

confonde la parità

abusa della libertà

ital che

Quella che mi piace ? Ce ne è tanta ma… lo dirò un’altra volta!

bydif

 

Realtà che spaventa l’oggi e atterrisce il domani

pesco

Realtà che spaventa l’oggi e atterrisce il domani? beh…

Se al mattino guardo dalla finestra il mio piccolo verde recinto in fiore, rimango abbagliata dallo splendore della forsythia, l’incanto del pesco, il rigoglio policromo di primule ciclamini, tulipani, giunchiglie e margherite, che tra arbusti e pietre insieme alle violette ai piedi del rosmarino sembran sprigionare una magia inneggiante alla vita. Aspiro con forza i profumi intensi dell’alloro, la salvia la menta che salgono su mi si apre il cuore alla gioia e tutto il mio essere si energizza d’ottimismo e di voglia di fare. Ma se poi scorro i giornali, leggo le news, mi sintonizzo su qualche canale tv, in un attimo, quella magica sintonia di sensazioni, colori e luci vitalizzanti, s’affossa in un caos di percezioni nere come la pece e mi assale una grandissima tristezza che floscia pensieri e entusiasmo da far una fatica boia a trascinare i piedi e mettermi in azione. Eh si, notizie, immagini, e quant’altro rintrona e si riversa nel mio animo è tanto ripugnante e negativo da sopraffare la visione idilliaca del mio piccolo recinto da scaraventarmi nella dura realtà che spaventa l’oggi e atterrisce il domani. Invero, non può essere altrimenti. Quel che gira nel mondo è un subbuglio di catarsi profetiche che promette tutt’altro che sicurezza e tranquillità. Una montagna di guai che si aggiungono a quelli che già ci sono come testimonia la mia ultima bolletta del gas che si inghiotte tutte le risorse della mia mensile sopravvivenza. Ma a chi importa se io, la Cesarina, la Doni o la Sandrocchia e tanti altri abbiamo il dilemma di come onorare le bollette e scampare all’incubo del come tirare la carretta giornaliera senza finire nel fosso dello sconforto fatale? A parole a tanti. A fatti…uhm, pochetti, pochetti.. D’altronde, di fronte all’incognita della “turbolenza” drammatica e sconvolgente per tanti esseri umani, che angoscia i“ capoccioni” e che ogni giorno si prodigano di tamponare con assurde e quantomai isteriche conclusioni che vanno nella direzione opposta ad uno stop, il nostro assillo è un inezia. Vero, rapportato a bombe e missili lo è, bensì se già angustia e affama tanti, non direi. Non direi in quanto non sono aumentate in modo abnorme per caso ma sono “figlie” di decisioni e politiche scarsamente lungimiranti, a volte di eccessi di comodo egoismo, altre per rabberci di falle malfatte e questo mi preoccupa assai. Mi allarma molto, poiché, gli “squarci” aperti dalla “turbolenza” sono delicati da trattare e richiedono estrema attenzione nella scelta delle “pezze” e gran maestria nel cucirle, nel mentre recepisco “rattoppifrettolosi e inadeguati che non solo sfilacciano, allargano ancor più lo squarcio e aggravano la possibilità di aggiustarlo. Ciò mi indigna in quanto la “ storia “ della turbolenza” va a braccetto con quella del caro bollette. Anzi, mi gela, perché se oggi in molti o siamo sul lastrico o ci stiamo per finire, coi rammendi dei capoccioni gli scenari si fan tragici. Mi domando. Come fanno taluni grandeur potenti a non capire che reazioni e parole spropositate sono rovinose alla soluzione dell’angoscia che subbuglia loro e agita noi ? Come fanno a non intuire che certe “sparate” emotive infiammano gli animi e intricano le conciliazioni? Come fanno a non considerare che è includente e assai poco avveduto caldeggiare le ragioni a senso unico? Soprattutto come fanno a non valutare che bisogna esser lesti a facilitare lo stop war, perché è solo un aspetto del problema che frantuma l’ideale ritmo dell’andamento abituale che si credeva solido, ma c’è ben altra insidia che troneggia sulle teste di tutti, molto, molto perversa e nebulosa da decifrare e che Dio ce ne scampi e liberi altro che far traballare status, libertà e democrazia, mette a rischio, il futuro globale? Booh…!!! Quel che mi sovviene o sono poco realisti, talmente sbalorditi da muoversi a casaccio, convinti che non c’è rimedio e tanto vale buttare all’ortica sensatezza e diplomazia e fare e dire quel che frulla in testa o…O non voglio manco pensarlo!!! A dir il vero certuni mi paiono narcotizzati da un continuum di furbesche narrazioni acconciate con un abbondanza di frasario enfatizzante che m’accappona la pelle. Perché? Per non dilungarmi rimando il perché ad altro post. Intanto mi scervello come fare a non crepare d’infarto e sopravvivere alle bollette scellerate.

Bydif

20220406_155008

Vi pare possibile andare avanti con queste cifre? 

Assì assì sefà appresto addì….

stranieri550

..addì acc’è loweekkeblaccke andua saffanno affari colossali!  Aqquando…

Ar venerdì…woo.. acc’è erweekkeblaccke… addevo annà.. amò addico a Cecco simmafa compagna…Cecco? vengiù, c’iemo affà no giro al weekkeblaccke. Ciassò li sconti abbomba attù lo sacci c’accumprà  arrisparmià me friccica assai.

mm??!!?

Addai, nun t’affà pregà accome no santino, vengiù c’assèfa tardi, naposso perde l’ ultra sconti dacumprà a spenne na cicca de sghei.

Mmx …

Atte spicci avvenì iù o addevo sonà la tromba saltarella? Lo assai c’ numme apposso essime de gì al mondayblaccke addove se po’ avè ogni assorta de frivoli arzigogoli a straccio .

Mmux.. mmux.

Essù ven iù che iemo a coiece l’occaparro de no mucchio de cosette hi-tecche ch’attanto t’appiacciono.

Uff … nu m’affrenesà co sto blaccke, enustatte a imbellettatte comme a reginetta de Scomignola  ammanco t’attirà fora lo borsone d’ attrascinà tanto seappò accompra tutto infad.

Acchè medì d’accompra infad? Eccheie po’ sto fad, na formula straluna pe facce arrinuncià a cumprà !

Mannò sequoia..iè no modo d’accomprà acciò chette sfrulla pea capezza sensa scomodasse!

Amme cumprà nu me scommoda pe gnente…appoi se arrisparmio la gambetta me sfrigola aggirà a scapitozza d’ apparemme degi in carrozza…apperciò spicciati nume fa spettà chamme ven l’uggia eassalgo a sgomberatte dassediola.

Uff… te converge statte bona… gi a girà numme sfrissica…apperciò nun cevengo… appoia manco attu ce po’ annà.

Accome accome nun ce posso annà.. ammica c’è lo locckedane ?

Ia detto la Giully canonsappò

Ambeh..die ala Giully s’affacesse li affaracci soi.. io ce avvado eccome!

Aho te vò arragionà o te avvoi empuntatte accome na scervella…la Giully nu ia detto pe amprigionatte la brama de gitte a spenne..ia detto pe ascansà el cassino d’annovax, innopasse, innomask, elli innoiasse c’ intrallano le piazze  empericolano chiaccircola c’amasche, ie approvvax e iseè appunturà p’ammortà lo sciaguro d’accoviddà assè elli compaesà.

Mea empunto essì de andacce…e noaddi noapposso usce p’accerti scalmanuzzi sensa u cervelluzzi ocacerti ambecillotti c’ sabbevono le scorbellerie de sfasulli sputaracci de meio ammorì cappunturasse chemme avvene l’uggia claustroaffobica. Eappoi, sanoseppo’ annà aggirà addove sta erbello dellosraddayblaccke?

Ambè.. lo bello accè eccome!

Assarà manno concerto.

Concerta, concerta.. attu appensa a aqquanto ie bello cliccà e cliccà e attogliese lo sfizzo de caparratte acchè te pare ar meio de contentà lattù saccoccia .

Assarà bello peattè..ammè sensa avvedè numme pare defà n’affare. Eppoia a stassene a cliccà na sfilza de alletti d’aqquesto aquello e queialtro pe accapì e addecide c’accomprà meavviene lo crampo da tristizia.

Addai ..nunfa la puntuta anvece appensa acchè t’appiace et’avvoi cumprà.

Accussì gnente me sfrigola la voia.. 

Assè approprio de coccio..appensa aqquanto cese spassa  attovrà chettavvoi avè appoco astà commodo sollo divano eiavvedrai c’avvoia t’ avviene.

Assarà come addici commodo…manumme sfinfera comprà a ceca…senno posso arrimirà e attoccà co mi mani ce o caso me traviso e m’ arritrovo scuntenta appoia addevo arregalà a Cesaretta pesbazzì dala mi furia.

Ammisà catteaddevi affà sfinferà de comprà accussi.

T’ho detto canno accompro sensa avvedè se mappiace o iè accome sballottano suie enviti degi aprofittà deieprezzi asbalordo attanto sonno d’arrigalati…addai annamo cassèaffà tardi annoi n’attrovamo appiù gnente.

Iuffà… ia detto la Giully nonseappuò gi.. accè lo appericolo de contesti appiù coaqquarta de acoviddi c’avviaggia  ell’è meio sta a ca’!

Affigurati se arrinuncio…Attè se avvoi venì veni assennò astatte appure a cirullà c’smartphonne, ammi cotutti l’anviti deia affari affavolosi me bardo c’ assuper maska e avvado.

N’taccapisco apperchè attèpunti agì a girà quanno se appò fa tutto conno clic.

Apperchè m’appiace gi aggirà, vedè, toccà e se me aggradisca de spenne li sghei ascimunito addivertimme accomprà.

Assepo’ assapè addòvai addivertitte a spenne?

Accome duanvado… duaceassò l’annegozi co abbombasconti da spenne na sbazzecola!

Eacchè t’accompri coa bazzecola? 

D’assicurro me caparro la tivvù chea quilla c’acciò nu me ciappa manco no canale cavvoio agguardà, lo cashimino d’arriscaldo chemme friccica d’avè pe abbellamme easse me sfinfera de spenne accompro iancoatte e lialtri, assomma aggio  svoiamme d’apprendeme no sacco de cosette c’anno sto addì.

Ioccapì… l’ammundayblaccke tacitrullà…s’avvoi annà  vacce assinnò me rintroni…apperò sa Giully seccapriccia marchiudo neo studio eattè teaspicci li assù amproperi.

Noaffa a filippica… se assuccede c’ asse rabbia apperchè so iuta emme accolma d’amproperi measpiccio dammè .

Seatte vo’ gì… ammì accompro collo clic.

Anverso le addieci affelice so iuta all’erweekkeblaccke dassola.

Uh aqquanta aggente accera n’to la piazza ento lo corso ammucchià addavanti allineggozi sensa maska maia nopocouggià..attuttavia avvolevo prendeme lasmartivvù emme.ssògita agiramme. Attepareva,  addovunque me sfinferava d’acompramme nacosetta accera nop putiferio canno s’appotea avvedè manco nacicca affigurasse appotè  caparrasse acchè avvolevo. Aggira aggira messò assolo appirulata de scontento  aqquanto addove noccera gnente cassino noccera gnente chattè aggradava, saccera c’attappiaceva accostava nafolleria d’ addovella lasciasse duera. Oh iopassà tutto lo iorno a correme  aggirà, a correme aggirà colmi borsone sensa arriuscì amettece gnente  eassera sonnoarrivà accasa moscia moscia coapoccia a trottola dallo tanto giramme. Ammanco iavevo cavato le scarpe e poggià la schena chemme arribolliva d’accallore d’aggiramento sotutti niuti giùavvedè lemmispese. Accome messò ditta..apprima n’ avvolevano c’andassi appoi sonno aspettà acchè acciò da mostrà? Amò acchegnente degnente acciò cheienarro sensa famme accogliona? M’addevo attrovà nafakke….Addoponopo cannoavevo fatto nofrizzo quilli, c’accerte facce asserie dafamme scorpaccià daride s’esplodono addìmme

“embè se appò sapè cattesei comprà allo blaccke” 

Asiccome n’assapeano caprimma addoeo arrinvenimme d’attanta curbelleria desseme strascicata agì c’allusoria d’affavolosi caparri assensa acconclude gnente arrisponde meassòpresa commoda commoda. Ammentre quilli t’aspettavano colli occhi a strabuzzo de avvedè l’affavolosi caparri delloweekkeblaccke  all’invece gnente de gnente ciavvevo dammostrà  p’affalli schiattà d’anvidia… c’andifferensa aggiotirato fori dalla saccoccia no pacchetto d’ annoci pecamme. 

 Acchesò ???

Annò avvedete? Sonno nocci damagnasse! 

Ciavvoi coglionà o aggirà tuttoiorno t’ assei svalvolata…

Coglionà avvoi? ammai! ecchè  accera attanto accasino camanco accapì addove ierano li commerci…all’unica appoteo capparamme le pecamme.

Ammò voiece dì c’attai arrinuncià apprendete quillo c’attappiacea dagì a empericolatte neoaccasino dannovaxxe? 

coafacce de bronzo iosfinferà.. arrinuncià io? aqquandomai! Ecchè  accera attanto ammucchio dagente  camanco accapì addove ierano li commerci…all’unica appoteo capparamme le pecamme!

Oh…nun ce accredeano… eieson giti a rovistà ne aggarage apperfino agguardà neo sgabuzzo de chincaglie. Assiccome noccera gnente d’attrovà n’oattrovarono gnente. Addopo fattese n’arragione degnente ciavvevo da mostrà sesomisi a dimmene addogni. Sensa affiatà me sofatte asscivolà li improperi d’affalli gisse  tutti asbollì li vapori assù. Addopo n’po’ casennerano iuti sossalita affrescamme ammessomessa afischia eddì allosbrekkete c’arrivvado doman.

Ar Sabbato…Ar sabbato acconvinta d’appotè profittà d’àffaroni allosbrekke assò reuscita sensa avvisà. Aggiunta addove appotevo prendeme asmarttivvù coattanti ammassi decontesti cheattè acciurlicchiavano acchiunque se annava aggirà coabard ammanco so arriuscita a metterpiede n’to l’uscio derneggozio. Accussì me son aggita aggirà n’taltro paese d’avvedè addua appotessi acompramme nattivù a spenneappoco. Aggira, aggira… agguarda agguarda… gnente daffà. Addua appotevocontentà lamibrama accerano li scalmazzi cheattè appericolavano, addua noavvedevi ammanco no spillo t’appoteo comprà aqquanti sghei accostavano. Aribolle deppiedi messòaddovuta assedè a interrogamme apperché iero asecco d’acconclusione.  Assò accosì assofistica danoattrovà acciò chemme aggarba Accussì allusa d’scapricciamme assensa avecce naiddea dacciò chesceie d’apperdeme l’affare, accusì scalogna d’attrovà sempre niuno c’tassoffia l’affare attetallascia abeccosciutto? Addopo n‘oretta d’elucubra apperché noievo speso manco nosgheo mess’appalugina acchiaro acchiaro. Lo fattaccio iera cheaddopo attantogirà, giràagguardà n’avvevo avvisto anniente deappotè accompramme assensa affamme avvoltolà iacchè… iacchè  appiùt’aggiri  appiùtarrendi conto caqqueio arprezzo abbomba chette sfrigolava l’addesiderio d’sgancià lo sgheo noattrovi essè acchiedi apperchè noattrovi achissàapperchè assonfiniti eccessò armasti queie assensasconto. Peessece  cessò apperò assalati so.  Acussì attù aggiri eagguardi  appo t’atteconverti  c’asseavvoi compratte lasmarte addevi sgancià namannata de sghei dafatte s’panazzà la voia attanto t’asvota la saccoccia. Arragionamme messò acconvinta chera meio gi accasa a prenneme impropreri castamme ampericolamme ammezzo innoscassa tanto assì assì sefà appresto addì venì… veni ascapricciatte allosbrekke cattè accompri ennospenni aqquasignente,  aqquanno ciavvai t’artrovi  cannoevvero aqquasi gnente.  Aggiunta accà commè commè,  nisciuno seffatto vedè emmeso potuta gi a sbollome arabbia d’esseme attrascinata aqquà eallà annagiornata.

Addomenica…messò sveiata cuntenta quanno Cecco me strilla

“S’avvai allosbrecchetesfriddai vegno cottè aggiò apprendeme una cosetta hitechete” 

iorrisposto “se vo annà vacci dassolo oggi ammì sto a ca”

Apperchè?

Anummeva deusce iorrisposto.  Ammica iepotevo addì aggià amme enna corbella appotevo accapì acchè lo strombazzo de assuper assuper affaroni dell’ambreccke erap’affrenesà la cucuzza annà de fretta a prennese na scoppola!  Appotevo accapì c’assensa gi a scapicollamme affasse accoglionà ativvù er cashimino ascontosuper appotevo prenne  addietro l’angolo!

stranieri550

Bydif

 

Sarà perché è Ottobre?

ottobre

Sarà perché è Ottobre, l’inequivocabile mese ambasciatore della cognizione consapevole della dinamicità transitoria che riesco a sopportar tutta la cagnara divulgativa sulla covid pandemia.

Sarà perché è Ottobre che eleva l intelletto ad afferrar la sinfonica musicalità del variegar degli elementi naturali che riesco a deacusticare la artificiosa cacofonia sonora covid politica.

Sarà perché è Ottobre, mese di radiazione di luce positiva che declina a contemplar l’effluvio di taciturna bellezza che riesco a non sbottar a tutto l’olezzo prolisso dei balordi vociferi social-movida.

Sarà perché è Ottobre mese che ispira i sensi a goder la mitezza lineare del multicolore che riesco a non esplodere alla variopinta contorta pandem-virologa informazione.

Sarà perché è Ottobre, che declina l opulenza policroma del creato allo incanto della azione sequenziale al tempo che riesco a svicolare la ampollosa insipiente pochezza delle cape al governo.

Sarà perché è Ottobre, mese che ancora spirito e mente all equilibrio di Dio nell’autorevolezza dell’ assetto universale complesso che riesco facilmente a sgabbiare l’onnipotente  arroganza uni-covid- normo-imperativa che disordina la gente.

Sarà perché è Ottobre che tempra il fisico ad adattarsi con pacatezza ai rigori sincroni alla variabile momentanea che riesco con filosofia a pacificare le tre C giornaliere – cretinismo- caos-confusione, senza sprofondare nel pandem-covid-terrore.

Chissà!…

bosco

 Forse l’essenza del trascendente in questo Ottobre inebria di poliedriche viste, odori e sapori anti panico che evita di subire le dinamiche covid-informative seppur legittimate da oggettiva virus trasmissibilità social relazionale.

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bydif

Più che l’arte abolirei …il ministro.

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Sarà stata anche una battuta ironica, dovuta alla stanchezza, come dice Lui, ma un ministro ai beni culturali che durante una riunione con i sovrintendenti si lascia scappare che vuol abolire la storia dell’arte nei licei… embè fa dubitare di essere adatto a quel ministero. Vero che la competenza non è cifra distintiva per un incarico da ministro, basta dare una scorsa alle riforme dell’istruzione per avere una gamma di “stoltezze” da spiattellarti come una sogliola, tuttavia la facezia, sotto sotto, mette in forse che il ministro ha ben chiaro quale valore hanno, nella nostra storia identitaria, evolutiva, economica, i beni artistico- culturali. Di conseguenza non tranquillizza se è o non è  in grado di promuovere politiche efficienti alla conservazione, tutela, valorizzazione e fruizione di tale patrimonio. Tantomeno di saper selezionare e reclutare dirigenti museali idonei a difendere, migliorare, richiamare e incassare. Fa sospettare non tanto perché al liceo l’ora di storia dell’arte, Gli era una pena e non una beatutidine e volentieri, forse, avrebbe eliminato materia e insegnante. Altri liceali lo avrebbero fatto altrettanto , che so, con la matematica, la chimica, la filosofia. È cosa comune a ogni studente avere antipatia, trovare insopportabile o inutile una disciplina. In specie quando le lezioni sono impartite da una tipologia di insegnante funzionario-trasmettitore-nozionistico in attesa di stipendio per fare altro nella vita, senza passione, noioso, didatticamente disincentivante ogni forma di comprensione dell’esistere di tale materia come studio di utile conoscenza contributiva all’istruzione globale. Quindi, sul piano del rimembro personale la battuta, ironica o no, può anche essere accettabile. Invece non lo è nel contesto in cui Gli è scappata.

Il dubbio lo solleva il tempo: cosa è cambiato da allora ad oggi nel Suo considerare l’arte? È rimasta una tortura indelebile o è diventata un apprendere vantaggioso, se non per amarla, almeno per stimarla un valore da diffondere e custodire ? Dall’espressione verbale che gli è uscita, in una riunione con tutti i soprintendenti italiani dei beni e delle attività culturali umm… Freud direbbe poco o niente!

Pertanto, in quanto la conoscenza è la base indispensabile alla difesa e tutela, può il ministro garantire:

-di onorare i principi fondamentali della costituzione di offrire a tutti la possibilità di fruire in modo consapevole del patrimonio culturale archeologico, artistico, paesaggistico.?

-Attuare politiche efficaci a salvaguardia dei beni considerato l’enorme valore che rivestono nell’ambito dell’evoluzione di pensiero, linguaggio, scienza, civiltà, identità, costume di popoli e società?

-Creare condizioni idonee a proteggere il patrimonio artistico dall’usura del tempo, dall’indifferenza al rispetto e conservazione, dalla depredazione senza scrupoli, dallo scempio incivile?

Forse che si, forse che no!

In conclusione, in un paese come il nostro, ricchissimo di opere d’arte che tutto il mondo ci invidia, per bellezza, ingegno, quantità, tecnica; viene a studiare, vedere, copiare, il solo affiorare di un idea di abolire la storia dell’arte dalla formazione scolastico-istruttiva è un paradosso. Oltre che contraddirne alcuni principi che si propone di realizzare , cioè “la consapevolezza della formazione del mondo moderno e dell’identità occidentale, nel rapporto di continuità-alterità tra oggi e il passato”. Rinnega millenni di conquiste, di sperimentazioni di scoperte e progresso umano. Nega l’acquisizione di contenuti tecnico-artistici adeguati a una corretta e sensibile fruizione del linguaggio creativo, nonché l’ educazione a una sensibilità, basilare a un comportamento individuale e collettivo di difesa e rispetto. Poi non scandalizziamoci dei saccheggi, delle deturpazioni e nemmeno delle bruttezze osannate!

L‘arte è nel DNA dell’uomo. Lo testimonia la storia. Si può non amarla o comprenderla ma negarla è “uccidere” il genio espressivo-evolutivo universale umano.

Certo, si campa anche senza sapere chi era Giotto, Michelangelo, Leonardo, Pollock o una mazza di Gotico, Barocco, Impressionismo, Istallazioni ecc, ma… siccome il vivere di per se è un arte… forse…ministro Bonisoli..  a conoscerla un po’…se ne può fare un capolavoro! 

salvator-dalc3ac-laurora-1948

By dif

 

Allibita. Irritata e anche disgustata.

ponte-morandi-il-giorno-dopo-690447.610x431Allibita dquegli applausi davanti alle bare allineate che proprio non dovevano esserci e stonavano più di un raglio d’asino irrompente nel quieto silenzio della notte in una valle montana. Da come la superficialità confonde i valori umani e rende inconsapevoli trasmettitori di sconsiderati e fuori luogo atti di elogio. Perché gli unici applausi di lode, e dovevano essere lunghi quasi da spellarsi le mani, dovevano essere in onore e saluto alle vittime, ai feriti, ai miracolati, a tutti gli uomini e le donne in divisa e non che hanno e continuano a scavare in quell’orribile, inguardabile cumulo di macerie del cedimento di una parte del viadotto Morandi di Genova.

Irritata poiché ancora non riesco a cogliere il senso della claque massifica di certi miei connazionali tributata ai due ministri-vice premier del nuovo governo, Salvini e di Maio, intervenuti ai funerali di stato dei morti nel drammatico cedimento del ponte a Genova. Che ci azzeccava? Era una ovazione di riconoscimento al nuovo politicame che avanza o una imbecillità incontrollata di sfogo collettivo a una tragedia inimmaginabile ancor non elaborata e smaltita? Per i fischi e le frasi di insulto scagliate verso i “vecchi” politicami l’applauso sconsiderato mi è parso più attinente alla prima ipotesi che a una reazione emotiva del tragico accaduto! Perchè non riesco a togliermi dalle orecchie quel momento di rintrono di battimani inopportuno e parecchio disdicevole alla circostanza dolorosa. Nonché di umiliazione a parenti e amici in lacrime davanti alle bare dei loro  morti nel crollo e ancor annichiliti dalla tragica, improvvisa, perdita degli amati in un modo psicologicamente inaccettabile da chiunque abbia un minimo di razionalità di come dovrebbero andare le cose a chi percorre una autostrada per recarsi al lavoro, in vacanza o va a fare consegne e invece vanno al contrario. Eppoi  per come non riesco a liberarmi da fischi e  urla di disprezzo, verso persone che erano li per aderire a un cordoglio nazionale,  esprimere in veste di liberi cittadini la loro vicinanza a defunti e familiari, a motivo di essere ideologicamente legati al precedente governo.

Disgustata perché quell’applauso ai due ministri- vice premier innanzitutto è stato un segno balordo al contesto e alla ragione per cui si era e si doveva essere li. Una sberla a una città, a tutto un paese in lutto, sconvolto da un accaduto surreale, ai limiti credibili da un sano intelletto, che partecipava con animo di considerazione effettiva verso il valore umano di ogni essere, in  specie spento fra lamiere e polvere. Poi, ha defraudato a una città l’importanza primaria di una presenza reverente a una funzione di commiato a vite umane, sparite in un baleno per cause intollerabili. Ha inquinato uno spazio di partecipazione amara, commossa,  rendendolo un flautolento exploit di compiacimento a personaggi, difficile da recepire a livello razionale in quanto non era un arena a consacrazione o rigetto di idee e sistemi political-governativi. Era uno ambiente pubblico allestito per una cerimonia di onore e rispetto a esistenze inghiottite da una voragine; un luogo di dimostrazione di umano amore verso il prossimo orribilmente perito in un crollo autostradale che giammai doveva ferificarsi. Un incontro di civile pietà verso donne bambini uomini gretolati fra calcinazzi, distrutti al futuro, ai sogni, alle speranze alla vita a causa di chissà quale incuria, di chissà quale sottovalutazione, di chissà quale balorderia di pareri, intrecci e interessi conformi a garantire la sicurezza di transito in un viadotto. Era un voler dire a ognuno di quei corpi serrati nelle bare che aveva una grande importanza e la sua tragica fine sarebbe rimasta una presenza tangibile nella memoria di tutti. 

Soprattutto annichilita, irritata e disgustata perché non era un momento del governo per esaltare il nuovo e disprezzare il vecchio, come se il novellino abbia merito di esencolpe e il vissuto l’incarni tutte. Era un momento di contingenza triste, di unione di cuori e anime di tutto il paese per acclarare rispetto ai morti e semmai per urlare il diritto di garanzie in ogni ambito, di sicurezza alla vita, che se pur difficile e fragile non può essere rubata. E quando lo è, o quando finisce polverizzata, di certo non è esencolpe ne stato ne privato. Bene han fatto i parenti che si son sottratti a un commiato di stato, seppur nello strazio, almeno recepivano che gli applausi erano solo di ossequio alle vite distrutte, lacrime e urla di empatica condivisione del dolore alla perdita cara.

C‘è anche da dire che questo è uno strano paese in cui si proclama una giornata di lutto e poi per qualche interesse vabbè anche se non si rispetta. Quindi un battimano, per quanto irritante… lo potevo assorbire.

genova_funerali

Con un pensiero di vicinanza alle anime volate in cielo, di cordiale sentimento al dolore di parenti e amici, di affettuoso auspicio di presto ristabilimento ai feriti, confido in Dio che mai più simile tragedia debba piombare il respiro di nessuno.  

By dif

….Le immagini le ho scaricate dal Web

Isola famosi, in isola fumosi?

Eh si!!!
In men di tre puntate l’isola dei famosi mi par proprio abbia ceduto l’ a alla u.  Non c’è voluto uno sloggio forzato. È bastata una piccola disattenzione sfogarella, non so quanto se per le solite nomination indigerite o se per rispetto a un principio di norma infranta, a trasformare l’isola dei famosi (famosi??? boh! affamati? yeye!!!) in isola dei fumosi. Il cambio vocalizio non è tanto avvenuto alle dichiarazioni sfuggite, di proposito o di covarello cruccio a Eva Henger, su una cicchetta drogarella quanto per il modo fumacchioso in cui la cicchetta piombata a tegolata sul reality show è stata scaricata. Lo stile fulmine, per cassare l’imprevista tegolaccia arrivata dalla palapa allo studio e di certo non garbata e neppure agognata da produzione e conduttrice, forse ha combusto le linguarelle social-medie-gossipine ma ha sprigionato un fumo così pungente da imbrogliar la vista anche ai mosquitos honduregni de cayo paloma e playa dos. Posso comprendere che la Marcuzzi, consolidata conduttrice del format, con un non so abbia provato un veloce rabbercio e con uno sbrigativo incredulo, accentuato da un isola ancor dietro al paletto, svignacolato dall’imbarazzante pulviscolo del tegolone scagliato in studio dalla spiaggiata ex diva dell’osè. Al suo posto, più certo che probabile, sarei saettata alla palapa a legargli la lingua dal tanto che mi inquinava il bucolico show. Quello di cui non afferro il senso limpido ma l’assai fumantino è il modo di buttar la tegola nel dopo. Primo, il dubbioso rimpallato sullo esporre della Henger con: sei certa, perché l’hai detto ora, perché non prima, è una vendetta nomination, non dovevi, è grave, è una tua opinione, è una parola contro un’altra, ecc. che bomba molto da rimbrotto all’isolana e per nulla a un minimo di considerar sia verità. Chissà…. la rivelazione meno a puntare il dito e più accortamente pulce nell’orecchio avrebbe avuto altro accolto. Secondo, il ritiro dell’isolano, ex tronista ex fidanzio di una Rodrighes, a dir spontaneo e ispirato da decisione di tutelar immagine e cari, il che è legittimo seppur mi piacerebbe tanto conoscere come ha fatto a saper del pericolo alla nomea, considerato che a ferreo regolamento nell’isole honduregne telefonini, pc, tv, gazzettini, riviste sono tabù.., ma che nel guardar il video persuade parecchio che il deciso sia indotto e l’annuncio dell’ abbandono di genuino contiene solo una buona lettura di un testo ben scritto e calibrato. Addirittura stride assai con i giorni precedenti del naufrago in cui non pareva aver alcun pensiero di ritirarsi ma parecchio quello di restar a limonar con l’ex madre natura del bonolis nonchè col silenzio tombarolo de naufraghi amici sul ritiro. Almeno un beo di rimpianto ci stava, ma anche una esplicita al dire della ormai non più naufraga era apprezzato per non suscitar la prudarella del chi tace acconsente. Terzo, a parol sfogata di naufraga ci vuol la prova provata. Lecito. Tuttavia insolito poichè ombreggia subito sulla naufraga bugiardaggine. La prova non c’è. Che si fa senza prova al formulato? Si liquida la cicchetta con un censorio a arenata spiona! Beh, si poteva far di meglio nel mettere il punto di chiusura alla vicenda. Vero che monte-henger-cicchetta drokarella è una brutta roba che scotta da sbarazzarsene al più presto. Bensì, se chi la roba l’ha mette in vista non è una pazza, un uscita di senno repentina, una totale sprovveduta di raziocinio assennato, non è smentita all’istante dagli altri 15 seduti in palapa deve pur avere un suo perchè il rischiare di attirarsi una contropartita che da esperta sa che ci sarà e sarà micciarola. Deve avere un suo perché parlare al plurale e marcare che tutti gli spiaggettati possono confermare e, tranne il naufrago gaspare che nel dire in casa non si stava a controllare il contenuto della cicchetta a chi fumava che non ha certo sconfessato ma semmai messo a  galleggio la verità, nessuno è saltato in aria o ha aperto la boccuzza che in settimana invece, fosse dove fosse, eccome se l’aveva aperta per dir su questo e quello.  Come deve avere un suo perché l’udito che in un reality targato mediaset è stato cosi fino da percepire una parolina non ammessa che c’è voluto l’amplificatore alla tromba d’eustachio per arrivre a decifrarla e in un altro reality è tanto sordo da non percepire un ammesso urlato alla soffiata in diretta. Forse la furia della spionata ha fatto inconsapevolmente deglutire l’ammissione o forse la violenta tegolata allo stomaco di riflesso gli ha chiuso i canali deflutori. Boh vacci a capire quel che è successo e i perché in aria restano. Fatto sta che la prova non provata nel social etere storma più a versione unilaterale il che coagula un implicito je t’accuse a Eva Henger. La bella Eva non mi è particolarmente simpatica, anzi da quando sua figlia Mercedes partecipò all’isola mi è proprio incompatibile, ma come la metti la metti la questione che ha portato alla luce nella 1 puntata dell’isola dei fa..fumosi le reazioni, da immediate a successive, nei suoi confronti, almeno a me, risultano assai stonate. Aldilà di una bricconata, grave o lieve, che semmai viola le regole contrattuali, di un partecipante al reality show su rete mediaset condotto dalla bella e disinvolta Marcuzzi, e a me non scalfisce un tubo, il senso di buttarla per ritardata esposizione sulla vendetta personale nomination, ribadita anche dagli spalla-opinionisti Venier e Bossari invece che su una eventuale possibilità di commessa birbonata non m’è proprio garbata. Non m’è garbata in quanto la scorrettezza, se c’è stata è ricaduta tutta sulla Henger e se non c’è stata lascia un ambiguo che fuma più di una caldera drokata. Non ho idea di dove il fumo si imbucherà. Frattanto il fumaiolo ha proprio spiaggiato nel peor piuttosto che nel mejor il reality isolano! Oddio non è che uno se ne fa un affanno da non dormirci la notte, è che i mosquitos del peor son tanto irritanti da diriger le antenne percettive verso la jungla stufaiola. E giacchè prima la seguivo solo un po’, ora…

alessia marcuzzi

bye bye isola!

By dif

Perchè negare una speranza

un palloncino di vita

In questo mondo contemporaneo, dove spesso le cronache raccontano storie di piccoli esseri, nati belli e sani e gettati nei cassonetti, dalla finestra, sotterrati in spiaggia, soffocati in sacchetti di plastica, fatti sparire,  da madri e padri, dalle proprie vite nei modi più aberranti e con una indifferenza da far accapponare la pelle anche al più arretrato e inumano essere circolante sulla faccia del pianeta terra, la storia del piccolo Charlie sembra quasi paradossale. Si, sembra assurda e non solo. Eca nell’orecchio più crudele di quella dei piccoli buttati nella spazzatura con feroce scelta genitrice volontaria, paradossale in quanto rimbomba una storia al contrario, quella di un bimbo, Charlie, che nato e subito amato in modo incondizionato dai genitori, altri vogliono che sia sbattuto fuori dalle loro vite. Altri deliberatamente impongono a una madre e a un padre il proponimento di sbarazzarsi del loro piccolo, di buttarlo senza un beo di rincrescimento oltre le loro esistenze. E il tutto perché? Perché quel piccolo si è affacciato in questo mondo con un gene ereditato, noto come RRM2B, che colpisce le cellule responsabili della produzione di energia, quindi è da buttare. Il parere dei genitori? La libera scelta di una madre e un padre? Il diritto alla vita, breve o lunga di un piccolo? In questo mondo contemporaneo non conta. Conta il parere della scienza. E che dice la scienza? Dice che non conosce una cura e il piccolo deve essere soppresso. E come lo sa la scienza che da qualche parte non ci sia una scoperta che offre a Charlie una possibilità? Non è forse la stessa scienza che tante volte si è smentita, ha dovuto rettificare le sue cognizioni? Si, è la stessa ma argomenta che per il piccolo Charlie il tempo è inservibile e qualsiasi altro ragionamento attendista è da ostracizzare. E se i genitori si ribellano alla scienza, vogliono invece lottare con tutte le loro forze per cercare in tutto il pianeta l’esistenza di un barlume che offre una speranza e dare una chance al loro amatissimo bimbo? Quisquilie. Speranza non esiste nel vocabolario attuale della scienza. Charlie deve sparire e per estirparlo per sempre dagli occhi, dal cuore, dall’ammirevole coraggio dettato dall’amore la scienza ricorre alla forza. Elementare arguire che senza alcuna sensibilità e quel che è peggio senza nemmeno una briciola dubbiosa che esista un qualcosa che va oltre il sapere, oltre i parametri attuali la scienza sentenzia una fine, impone il giudizio di anticipare la sorte di Charlie, di estorcere, appellandosi ai giudici, ai tribunali, a tutto ciò che legalmente acclari un opinione, il diritto, a due valorosi genitori, di esplorare se esiste un opzione da tentare e nel caso contrario dare l’addio al loro piccolino nei modi e nei tempi naturali. Francamente un siffatto verdetto a qualunque madre e padre responsabile provoca un trauma profondo. Capisco che la storia del piccolino possa dividere i pareri degli esperti e pure quelli dell’opinione collettiva. Mi rendo conto che la battaglia è disperata e al limite del realizzabile. Che il conosciuto e provato scientifico ratifica di staccare i macchinari che supportano l’esistenza del piccolo ma…ma anche la scienza ha i suoi limiti. Dunque…già dunque perché negare una speranza a una scelta d’amore incondizionata, irta di immani difficoltà, durissima da sostenere a tutti i livelli ai coniugi Gard. Perché controbattere con spietatezza qualunque loro auspicio anche flebile, anche se al presente appare impossibile di riuscire a trovare un alternativa da offrire a Charlie un modo di esserci nelle loro vite. Già perché un giudice, una corte deve negare loro il diritto di sperare. Viene lecito dedurre che non hanno ben afferrato il motivo che è tempo, tempo per lottare insieme al loro piccolino una guerra immane. Eppure, per legittimare la loro richiesta di speranza a chiunque era sufficiente riflettere su quanti al loro posto avrebbero già mollato, quanti al loro posto avrebbero rinnegato quella piccolissima creatura venuta sul pianeta con un difetto che pare invariabile e quanti per togliersi un impiccio egoisticamente avrebbero invece implorato la scienza di emettere un verdetto ostile alla speranza, di escludere la battaglia di vita privilegiando quella di morte. Che stando alle cronache, e come spesso ricorda papa Francesco in una cultura che sostiene la moda dello scarto al posto di quella della responsabilità, purtroppo sono tanti.

Al dunque, oggi come oggi, eliminare Charlie è: perché la ragione vuol a tutti i costi prevalere sul sentimento e pure sul diritto; perché la conoscenza si adegua all’andazzo attuale di inchinarsi alla comodità di eliminare ciò che è complesso; perché nella coscienza non c’è più disposizione ad andare oltre, oltre quel tanto da intravedere la speranza anche laddove non appare nitida. Oppure perché la sapienza ha perso fiducia nella logica sperimentale che tanto ha apportato al progresso umano, non crede più di avere il dovere di opporsi ai limiti cognitivi, di arricchire il suo bagaglio di informazioni nonché di pratiche nozioni. Così ha abdicato: l’acutezza di trasgredire l’ovvio per conquistare l’ignoto; dimenticato il combattere aspramente per affermare il principio pragmatico del confronto empirico; di valicare l’apparenza invalicabile dell’oggi per intraprendere inedite vie e aprire all’umanità futuri diversi finanche a riuscire a donare alla fantasticheria, di due esemplari genitori come Connie Yates e Chris Gard, che non vogliono arrendersi all’evidenza a loro scientificamente prospettata, un differente futuro di realtà da vivere insieme al loro piccolo Charlie. Malauguratamente oggi taluna scienza è talmente barricata nel suo miserrimo recinto del presente da arrogarsi il diritto di escludere il di là da venire e concludere l’esistenza di un essere umano con un parere. Ma il negare a Charlie e a mamma e papà la speranza, di aggrapparsi con fede e amore a una qualsiasi competenza, allorché ritiene che non c’è reazione certa immediata allo status del piccolo di certo non gli porta onore. Inoltre demolisce a tutte quelle migliaia di studiosi la speranza di intravedere nelle loro ricerche un barlume di fondatezza sperimentale.

Per concludere, nemmeno in una società liquida e così tanto avvezza a lasciar che tutto scorra fluido e senza freni si può accettare una resa della scienza, e nemmeno si può accettare l’insensibilità a respingere con una scusa di inesistente possibilità di successo un tentativo non testato poiché è come asserire che la scienza ha la sfera di cristallo e sa già il responso rinnegando i suoi gloriosi valori passati fidati alla ricerca e anche all’estremo ricorso al minimo indizio di probabilità esistente.

Aldilà di qualsivoglia risvolto prenda la vicenda, e aldilà la caparbietà emersa nelle “controparti”nel battagliare le ragioni e di qualunque sentenza, in senso negativo o in quello positivo, il caso di Charlie farà storia. Non può essere altrimenti per tre elementari considerazioni. In primis quella che c’è un diritto a difendere l’arco vitale di un figlio che viene estorto con prepotenza dal potere. Di seguito nessuna scienza ha mai avuto in anticipo una verità inoppugnabile di quanto, come e perché una vita è capace di resistere e sussistere a condizioni logiche comprensibili, in ultimo ma non secondario sussiste il tempo manifesto provvisorio in cui talvolta si inserisce l’extra mutando condizione e tempo transitorio con criteri intellegibili all’umano.

Concludo auspicando a Charlie e ai suoi eccellenti mamma e papà che il braccio di ferro si chiuda a pro opportunità e apra loro un futuro di vita insieme, lungo o breve senz’altro per ognuno sarà eccezionale. Soprattutto auguro a loro e all’umanità che la prepotenza del potere razionale o della convenienza, giammai abbiano la meglio sull’amore di chi ha il coraggio di andare oltre, di sfidare i dettami di una società apparentata col vantaggio e declina in modo unilaterale la vita deliberando il fine per cui puoi esistere oppure sei destinato a schiattare.

charlie gard

 bydif

Tante ombre nere

 

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 Che volevano toglierselo dalle scatole era più che evidente che volevano “ammazzarlo” no. Anzi,  patentandolo da idiota polverizzarlo nel modo più abietto. Perché? Solo un idiota poteva rischiare una recidiva!  Alex non lo è, in più con tutto il clamore del passato aveva la consapevolezza che era nel mirino antidoping, vulnerabile a accuse di brogli. Non poteva sgarrare. Non voleva sgarrare tantè che si era affidato a un combattente storico del doping.  Vero, Alex aveva sbagliato, lo aveva ammesso e si era presa la punizione pagando un prezzo altissimo sotto ogni punto di vista, ma poi ha cercato di rialzarsi. Non era facile per un ragazzo prima osannato poi travolto dall’infamia da tutti abbandonato. Ha dovuto crederci con tutta l’anima che era possibile, tirar fuori tutto il coraggio rimasto, faticare, lottare disperatamente con se stesso. In un mondo che si arrende a tutto e tutti già questo andrebbe considerato. Vista la sentenza non è così. Sbagli? Sei atleta morto e morto resti. Nessun diritto di riscatto. Nessuna speranza di riprenderti la vita. Anzi, anzi se provi a rialzarti ti anniento. Difatti così è andata. Una squalifica di otto anni è una sentenza di morte sportiva per qualunque atleta. Nel caso di Alex va aldilà della preclusa attività agonistica diventa annientamento totale della persona. Quello che è incomprensibile è l’accanimento di volerlo radere al suolo. O per meglio dire lo è. Quella provetta giramondo con tanto di specifica nominale …uhm non specchia limpidezza però… dimostrare il suo opaco cammino… più difficile che dimostrare l’esistenza di un alieno. A guardare ben bene dentro la vicenda di Alex tante ombre nere accidentano la sentenza sportiva. Autorizzano a pensare maliziosamente. Due ombre appaiono più nere e interrogative delle altre. La prima: come mai dieci ore di torchiatura non hanno suscitato un filino di dubbio agli uditori. Erano forse sordi quindi impossibilitati a udire i suoni che uscivano dalla bocca e questi finivano nell’etere senza depositarsi nelle teste? La seconda: ci sentivano benissimo ma avevano già tutto chiaro in testa, Alex era recidivo colpevole e nemmeno con la prova provata del contrario la sentenza decretata in anticipo smollava dalla testa degli uditori? Lampante quanto farsesco e atroce, han fatto i sordi con Alex per udire benissimo chi aveva richiesto di condannarlo!  Insomma ombre che  fan lecitamente dubitare del verdetto di squalifica. Lo fanno somigliare più a un “guidato” responso lustra credibilità e copri altro che a una effettiva neutralità decisionale. A un fuori dai piedi Alex beffardo, umiliante e  senza scampo. Perché o perchì è difficile stabilirlo. Si può ipotizzare che l’“ammazza Alex” provenga dall’invisibile mondo degli affari sporchi. Le lobby del doping se decidono…. sono più devastanti di una bomba nucleare. Da un voler generale di ripulirsi le mani per offrirle specchiate all’opinione pubblica; da acrimonia sportiva generica o di qualcuno preciso…da…da…I da possono essere infiniti, considerato che nello sport ci sono due mondi molto contrapposti quello dell’atleta e quello degli affari…in più l’uno e l’altro son fatti da umani imperfetti. Entrambi possono sbagliare. Eh, eh in teoria ma in pratica… nel mondo degli affari pare mai si sbaglia. Dopo Rio, sembra inoppugnabile, nel mondo dell’umano atleta, se l’atleta commette un errore non ha via di scampo, in quello dell’affare no. L’affare nel suo mondo del  business di inumano potere  ha tante vie di fuga da scamparla sempre.

Senza essere fan partigiani oggettivamente la squalifica di Alex Schwazer è nebulosa e suscita perplessità. Sportiva o normale,  la giustizia dovrebbe sempre risultare limpida. Quando ciò non avviene lascia un che di ambiguo, di tradite finalità che fan male prima alla giustizia e poi al giustiziato. Verrebbe da dire che laddove la giustizia non rende giustizia è fallosa. Per dirla in gergo sportivo “dopata”. Come in un atleta ha i valori sballati. In conseguenza riprendersi vita e dignità puntando sui principi guida della sua funzione di diritto neutrale è pressoché impresa storica per chiunque. Se poi si chiama Alex Schwazer… addiviene impossibile.

Comunque la si pensi sul passato e sul presente di questo atleta, meritava il beneficio del dubbio di essere in verità, che non aveva barato. Troppo ci teneva a ritrovare un minimo di se stesso e troppo voleva  marciare sulle strade di Rio per confermare a se stesso che per leggerezza si può sbagliare e cadere ma con la ferrea volontà ci si può rialzare dalla caduta e ripartire. Alex #non ha barato. Stavolta no.  Che qualcuno lo guardi storto e non capisca il perchè stavolta è pulito ci sta. Ragiona con il suo metro. Quello che non ci sta è la condanna.   La squalifica ha un sentore di puzza inequivocabile. Chi ha un briciolo di sana e onesta obiettività la sente, il resto…Il resto ha l’alibi del naso tappato dalla certezza del qualunquismo, poi, non mostri meraviglia e nemmeno condanni chi approfitta dell’adulterato per adulterare un risultato, una vittoria, una performance, prende scorciatoie trionfali, semmai si stupisca di quelli che resistono all’imitazione.

I riflettori mediatici si sono già spenti.  Solo quelli che non cedono al fascino del “doping” verdetto restano accesi. Mi auguro per Alex che  restino accesi per cacciare le tante  ombre nere.

By dif