” Una Signora vestita di bianco”

 

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Una signora vestita di bianco più brillante del sole che diffondeva una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente sulla strada di Leiria si posa su un piccolo leccio e all’improvviso si presenta in tutto il suo virginale splendore agli occhi di tre bambini Lucia, Francisco e Giacinta. Tra un lampo e l’altro di luce accecante, in una domenica precedente quella dell’Ascensione ”una signora vestita di bianco…” dal volto indescrivibilmente bello, “né triste, né allegro, ma serio, le mani giunte appoggiate sul petto e volte verso l’alto, dalla cui destra pendeva un rosario, le vesti che parevano fatte soltanto di luce” entra nelle vite di tre piccoli pastorelli di 10, 9 e 7 anni che abitavano ad Aljustrel e dopo la messa pascolavano spensierati e tranquilli le loro pecore a Cova de Iria, un piccolo appezzamento di terreno nei pressi di Fatima.

Era il 13 maggio 1917, quando “una signora vestita di bianco..” per la prima volta Senza scarpe ma con calze bianche, occhi neri, altezza media, un mantello bianco che dalla testa arriva fino in fondo, dorato da catenine dalla vita in giù; la gonna fino al ginocchio, tutta bianca, dorata dall’alto al basso e in obliquo da catene; una giacca bianca non dorata; le mani giunte con due o tre collane. Alle orecchie dei bottoni molto piccoli; al collo una catena d’oro con una medaglia sul petto per la prima volta si manifesta a tre fanciulli portoghesi. Semplici e normalissimi come milioni di altri coetanei.

Era giusto 100 anni fa, nel pieno della grande guerra, cheuna Signora,… “ vestita con calze bianche e un abito tutto dorato, la gonna bianca fino al ginocchio, tutta dorata da quelle collane che la ricoprono. Una giacca bianca, anch’essa dorata, e un mantello bianco” e “molto bellina” appare a due fratellini e una cuginetta. Tre normalissimi bambini, piuttosto poveri e, com’era allora costume, neanche istruiti che erano si soliti recitare sempre il rosario mentre accudivano i loro greggi ma come tutti i ragazzini, per poter giocare, lo interpretavano tanto da recitarlo in modo alquanto abbreviato .

A quella 1° apparizione, del 13 maggio, ne seguirono altre, precisamente: Il 13 giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre, più una straordinaria il 19 agosto. A quella del 13 i tre pastorelli “sequestrati” non erano presenti ma La Madonna, senza apparire, rese certa a tutti la sua presenza la folla sente un forte tuono a cui segue un lampo…una piccola nube bianca appare per qualche istante sospesa sopra il leccio poi si alza verso il cielo e scompare e il volto delle persone, gli abiti, le piante, il suolo si colorano in diverse tinte….” Per inciso, le apparizioni della “signora vestita di bianco più…” furono precedute nel 1914-15 da tre piccole visioni angeliche, e da  tre vere apparizioni di un giovane di luce che in primavera, estate, autunno nel 1916 si presentò come angelo di pace, angelo custode del Portogallo, Angelo messaggero del mistero della SS Trinità.

Come logico quel 13 maggio ” una signora vestita di bianco..” cambiò la vita ai a quei tre bambini pastorini, e cambiò il futuro del luogo e delle persone.

Da quel giorno Cova de Iria, nei pressi della parrocchia di Fatima, da un luogo di pascolo, si trasformò in luogo di richiamo. Si, un fortissimo luogo di richiamo per anime in cerca di armonia, e misericordia. Un luogo in cui ogni anima pellegrina giunge per “rifugiarsi” e trovare nello specchio di se stessi il riflesso di Dio che seda i marasmi intimi, converte la propria “guerra” in pace. Come memorò Lucia: la Madonna aprì per la prima volta le mani, fino a quel momento le aveva tenute giunte, comunicò, a mezzo di una specie di riflesso che emanava da lei, una luce così intima che, penetrando nel nostro cuore, e fino al più profondo della nostra anima, faceva sì che vedevamo noi stessi in Dio, che era questa luce, più chiaramente di come ci si vede in uno specchio.”

Una “signora vestita di bianco e più ..” quel 13 maggio di cent’anni fa ha cambiato quell’angolo di suolo portoghese tanto ubertoso per il gregge dei pastorelli in spazio “d’accoglienza del gregge divino”.

Oggi a Cova de Iria l’erba verde da brucare è sparita sotto bianche lastre ricoperte da un brulichio di piedi e lumi, il leccio della Vergine è una rimembrante colonna di posa nella cappellina. Tuttavia non è sparito il pascolo per le “anime”. È altrettanto abbondante da ricreare quell’atmosfera di gioia, concordia, fede e accettazione che effondeva il cuore semplice di quei tre bambini.

Oggi, Cova de Iria è una grandissima immensa piazza fiorita di occhi, volti, colori, fede, speranze, curiosità che ti invade in ogni poro e ti emoziona nel profondo. E, quella piccola Vergine, nella teca di vetro, adorna in analogia con le apparizioni, con quella corona, donata dalle donne portoghesi, così bella ma così “legata a eventi tragici dell’ultimo secolo “ tanto pesante da piegarLe la testa e lo sguardo, da sembrare che voglia posarlo su ognuno per rassicurarlo che non ha nulla da temere, il peso di tutti lo regge Lei,  è davvero un incontro puro, indimenticabile. Un incontro di madre premurosa che ti accoglie in silenzio, garbo, delicatezza, comprensione, senza giudicare e senza prevenzioni. Dire coinvolgente è dir poco. È così avvolgente da entusiasmare anima e corpo. Perché? Perché in quel volto minuto e tenero, quegli occhi dolcissimi ci si può immergere e dimenticare ogni dolore, oppressione, orrore umano. Leggere una infinità di messaggi tanto incoraggianti da infondere una immensa fiducia, sollevarti e farti sentire una piuma che si affida a ogni vento della vita con sorriso e ottimismo.

Chi ha la fortuna di arrivare nel luogo del leccio, sostare nella cappellina delle apparizioni, è come se arrivasse in un habitat straordinario, una “nicchia” di mondo senza confronti in cui trovi ciò che hai bisogno anche se non lo sai, non lo chiedi esplicitamente o sei agnostico.

Quella “Signora vestita di bianco più splendente del sole” a nessuno nega ciò che cerca, a nessuno preclude l’accesso della via che conduce al suo cuore Immacolato, a nessuno impedisce il viaggio verso le vette impervie della fede, delle aspettative o semplicemente di esplorazione.

La vergine di Fatima è una “Signora che accoglie tutti, tutti abbraccia, tutti conforta”. Nessuno se ne va da Cova de Iria senza un dono, un qualcosa di inafferrabile eppur tangibile beneficio nell’umano camminare.

Eppure in tanti nella Vergine di Fatima ancora vi incontrano solo il segreto. Tutti o quasi, quando si parla di Lei e delle apparizioni, prima di tutto corrono col pensiero al segreto, il terzo, quello che in 100 anni tanto ha richiamato l’attenzione, fatto scrivere, meditare, discutere, ipotizzare, profetizzare, speculare, solo dopo rimemora la Sua mistica divinità. Un segreto in teoria svelato da Giovanni Paolo II nell’anno giubilare del 2000 ma che in pratica continua a suscitare perplessità, presupporre non detti per nascondere flagelli orrendi che travolgeranno i destini della chiesa, dei suoi pastori e dei suoi fedeli; calamità apocalittiche, tanto più tragiche di quelle conosciute che colpiranno l’umanità, e se svelate provocherebbero nei deboli panico, nei forti profittazione e calcolo.

In realtà come ha scritto suor Lucia “non diciamo che Dio castiga; è il contrario. Sono gli uomini da se stessi che si preparano il castigo. Dio rispettando la libertà che ci ha dato premurosamente avverte e chiama al buon cammino; perciò gli uomini sono responsabili”.

Inoltre, come ha sottolineato, quello della Madonna di Fatima è solo un appello al mondo “ un invito che non vuole riempire le anime di paura solo esprimere un urgente richiamo. Non c’è problema ne materiale ne spirituale, nazionale o internazionale che non si possa risolvere con preghiera, sacrificio e devozione. Maria tergendo le lacrime dal suo cuore immacolato consolerà”.

Quindi il “segreto” non è una predizione immutabile, è modificabile dalla condotta umana e dalla invocazione oratoria assidua.

Per concludere:

In cento anni, da che “ una signora vestita di bianco e più luminosa del sole” s’è manifestata agli occhi di tre ragazzini a Cova, cinque Papi e cinque guerre, se si comprende l’ultima che come affermato da papa Francesco è una guerra mondiale a pezzi “, hanno incrociato il Suo profetico. Sicuramente come ha ricordato nel 2010 Benedetto XVI, oggi papa emerito, non si è esaurito nel secolo : “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”.

Conseguentemente per la Chiesa e il mondo laico l’iter della donna vestita di bianco, Maria, e dei pastorelli continua? Continua! Ma che si può temere? “Non ti scoraggiare, il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio ” disse. Saperlo, qualunque timore catastrofistico passa. Constatarlo è un emozione profonda!

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bydif

Labor day.

1maggio

Labor day, Labor day. Ma che è?
É la Gran Festa del lavoro e dei lavoratori!
Dici?
Dico!
Bah, a me sembra solo un giorno festivo qualunque.
Qualunque!!! Ti sei forse scordata come è nata questa festa? Le lotte, le pene, i sacrifici, i morti, i…
No.
E allora? E allora son tempi andati, vecchi, stravecchi e fottuti!
Ma che dici, il tempo del lavoro non ha età, non va mai fuori moda,non ha scadenze è sempre attuale.
Illuso e pure visionario! Lavoro,lavoro, lavoro, ficcatelo nella zucca, il lavoro non c’è, è morto e sepolto, ovunque rimpiazzato da concertoni scassa timpani.
Mannò, sei catastrofista, il lavoro è vivissimo. Eppoi lo dice pure la Costituzione che è un diritto per tutti.
Diritto….fiuuuù …a stassene a casa a scassà le mosche, a implorà i santi de fatte dà na mano a trovallo, a scoiatte le meningi per improvvisarlo, a supplicà de togliete dalla dannazione giornaliera de invià curricula senza risposta, de fatte magnà pure a te na patata, de datte la possibilità de’ un minimo di dignità, de …de..
Aoh, te sei alzata col piede storto oggi che vedi nero?
No, me so alzata col sole in faccia che me fa vedé chiaro e limpido che la nobile fatica del lavoro è stata ridotta a indecorosa fatica de sognà il lavoro. Ma dai, io lavoro, non sempre ma ogni tanto arraffo tre mesetti de stipendietto de 800 euri, se poi ce metti che me posso coltivà l’hobby del rimedio qua e la, fa diverse cosucce senza l’incubo de sottostà a padrone me pare che oggi posso festeggià alla grande.
Si, pure io lavoro a 400 euri un mese si e uno no. Ma..
Ma che… Beh, me pare che oggi te poi stravaccà al sole senza pensà, la vicina mica ha sta fortuna, porina va sempre a magnà a casa de carità.
E i figli, i giovani. Non pensi a loro. Che futuro hanno?
Futuro, futuro.. ma che te vai a pensà, oggi si vive sull’oggi, il futuro è roba per paurosi, da popolani che non sanno adeguarsi alle sfide dei cambiamenti. Ma te pensi mai quant’è stimolante campà na vita in cui ogni mattina te devi inventà come pagare affitto, bollette, pizzicagnolo, scuola, asilo e tutto l’ambaradan?
Ce penso, ce penso assai che a volte so stracotta de rabbia e tristezza!
Beh, se te viene la melanconia, per tirarti su il morale, pensa ai politici, ai rikkie, ai… o ai… quanto so sfortunati, porinelli!
Che te staie a di, le scemenze o ..perchè se ce penso…uhh stamme alla larga che te stroncico la camicia e pure il faccino.
Dai non te surriscaldà.Rifletteci un tantino quelli se morono de noia, e quando non se morono esausti de noia se danno un gran da fa a ditte che il lavoro è un residuo antiquato, gli Adamo ed Eva oggi non se devono più sudà per vivere onorevolmente, sfamà e cresce i figli, oggi se devono sudà solo per arrostì al sole e sfoggià na abbronzatura da invidia. Me voi di che  non so porini de mente? Dici.
Dico. 
Pane e acqua  son pronti?
Si, chiama i ragazzi e andamoce al concertone a godé a tutta sto Labor Day. Tanto…
Tanto che?
Che…che…se sei precario, sottopagato, ricattato, senza lavoro, e..e…sei considerato un privilegiato.
Allora, è non è la nostra festa?
Eccome se lo è!
Allora, nun ce stamo proprio a pensà, godiamoci sto privilegio!

papaveri

Felice 1° maggio a tutti!

bydif