I messaggeri divini

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I messaggeri divini son quella schiera di misteriose creature celestiali a cui un tempo tutti o quasi credevano di averne uno accanto a mo di guida e tutela, al quale poter chiedere soccorso nelle necessità quotidiane, conforto nelle inquietudini interiori, semplicemente volgere un pensiero fiducioso della loro presenza, quand’anche ritenerlo un compagno per dialogare e tranquillamente esporre speranze e dubbi temporali. Oggi? In un mondo fanatico del materiale? Bah … d’acchito mi sovviene che per i più è una creduleria antiquata! O peggio. Un assurdo supposto di menti illogiche, folli e ossessionate dall’inesistente. Eppure…

Eppure numerose son le testimonianze bibliche, evangeliche e pure umane della loro esistenza. *

Chi sono i messaggeri divini? Sono quegli esseri intelligenti, immortali e dotati di volontà che connettono l’umano al divino! Gli incorporei naviganti” in quello spazio fra cielo e terra; puri spiriti in quel vuoto che separa il mondo terrestre dal regno di Dio. Esseri un po’ sopra gli uomini e a vari livelli al disotto del Creatore. In sintesi gli angeli!

angeli

Si, i divini messaggeri son le creature angeliche. Come dire un “esercito” di esseri eterei con funzioni specifiche di collegamento tra Dio e l’uomo che in sequenza monocentrica riportano alla trinità e in delega di ruolo al numero divino, cosicché alcuni vicinissimi a Dio, altri in progressione meno.

angel monete

E qual’è il loro compito? Beh…Variabile. In nesso di finalità referente! Per cui alcuni possono ascoltare direttamente la parola di Dio; altri dalle loro intuizioni estrapolare i concetti essenziali della volontà divina per rielaborarli in forma più comprensibile all’umano; tal altri addetti a materializzarli; altri a preservare e difendere il regno del padreterno; altri ancora decidere a chi far arrivare la sapienza o la filosofia rivelatrice; taluni a presiedere i confini della terra e proteggere tutto il creato; certi altri mostrarsi agli esseri umani per avvertire o comunicare una volontà divina; tutt’altri a salvaguardare tutti gli esseri umani con possibilità di interagire con i mortali in metodi e forme di propria scelta. In effetto angeli ai quali è concesso di calare ai parametri dell’umano da si comunicare e interagire nel mondo umanoide e che nel loro contatto con l’uomo, in qualità di” portavoce” divini, oltreché far percepire la presenza e far cogliere la missiva in molteplici modi, possono assumere forme assolutamente diverse e imprevedibili.

angel arcobaleno

Bensì, noi, come possiamo avvertire la presenza di queste creature, afferrare un messaggio, chiaramente comprendere che sono una realtà “vivente” di quel vasto mondo che ci sovrasta e non un parto della nostra sfrenata fantasia immaginifica o di patologiche convinzioni di esistenze soprannaturali? Detto che è prerogativa d’ognuna di queste celesti creature, se farsi vedere come angeli, con sembianze umane, oppure restare invisibili, con un po di attenzione. Cioè? Gli angeli costantemente segnalano di esserci, siamo noi umani a trascurare o escludere i loro segnali, specialmente quando percepiamo che sono scomodi perché vorrebbe dire cambiare, per certuni ammettere che esistono e rivedere tutti i concetti sull’extra esistenza.

angel profumi

Vabbè, ma come la manifestano? In svariate maniere, di preferenza attraverso la percezione sensoriale, talvolta con azioni sorprendenti, tuttavia sempre con metodi che l’umano riesce a percepire o tangibilmente riconoscere. Al dunque? Al dunque I segnali visibili di questi “ delegati “di Dio, possono pervenire di giorno e di notte, in forma oggettiva, allusiva, trasmissiva. Tipo? Monetine nuove di zecca o di altri paesi, piume di pigmento indecifrabile, sensazioni improvvisa di caldo e freddo, sfioramenti, ventate, profumi intensi, musiche o voci che irrompono all’improvviso e di cui non si riesce a distinguere la provenienza, sparizione e riapparizione di oggetti; un colore, un numero, una scritta, un animale, uno spot; una persona in cui più e più volte ci imbattiamo da sembrare ci perseguiti. Lampeggiamenti, squarci di luce che confondono la vista, balenii che attraggono l’attenzione su un punto del cielo, della terra, dell’acqua o su un volto. Un sogno che si ripete, un pensiero che ci martella. Incontri con bambini che ci guardano, sorridono, ci vengono vicini, ci abbracciano senza un perché; strani personaggi che ci chiedono una stravagante indicazione, ci guardano fisso, rivelano un segreto di qualcuno che non conosciamo, propongono un’opportunità di lavoro al quale si aspirava, un luogo da visitare, ci raccolgono un oggetto caduto, donano qualcosa come un sassolino, un fiore, un biglietto con una citazione. Una figura che spicca inconsuetamente in mezzo alla folla e attira lo sguardo come una calamita e si fissa nel pensiero da non poi poterlo distogliere.

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Perché e quando manifestano la presenza? Essenzialmente per ricordare all’uomo che su questa terra non “cammina” da solo bensì, per volontà del suo Creatore, costantemente affiancato da un’altra creatura che per quanto resa invisibile all’occhio non lo è alla sua capacità percettiva di assimilarne il supporto benefico. Tuttavia anche semplicemente per diffondere amore. Il quando? Il quando è presto detto, ogni qual volta c’è motivo di rassicurare, avvertire, spiritualmente sostenere.

angel bambini

E se uno non ci crede? Lo cassa come una fola per grulli? Pratica altra ideologia? Come agiscono, se ne vanno o restano? Beh… tutte le essenze angeliche si attengono ai criteri a cui son eletti, perciò anche i messaggeri divini, quindi restano! Vale a dire, essendo delegati del principio del Padre “ nessuna creatura in terra deve esser lasciata sola e in balia di se stessa” ogni radice di selettività sarebbe un atto contrario alla Sua volontà. Inoltre, la differenza discriminatoria contravverrebbe al concetto che siamo esseri liberi e in quanto tali anche di credere o no, professare un credo o un altro, considerare balle per beoti ogni idea di esistenza sovrumana
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Eh si, recepire o scartare è prerogativa umana. Perché? Beh, perché giammai, ripeto giammai questi Esseri di puro spirito messaggeri divini intervengono sul libero arbitrio, quel libero arbitrio di fare o non fare un azione, credere o no, accettare o rifiutare che Dio stesso ha voluto fosse una scelta autonoma dell’essere da Lui creato.

angel voci.In conclusione, Gli Angeli e le Essenze dei mondi extra corporei quando vogliono manifestare la loro presenza o comunicare con noi esseri umani per metterci in guardia, avvertire di prossimi eventi, messaggiare un qualcosa di problematico, acciocché percepiamo la loro vicinanza spirituale, comprendiamo la disponibilità a prestare benefico aiuto, guidarci a sbrogliare i dilemmi, ricorrono a mezzi correlati al nesso che vogliono messaggiare. Ossia facilmente da individuare e dedurre il significato per associazione di elemento, aria, acqua, terra, fuoco, luce, materia, simbolo, archetipo, proprietà. Comunque sia il metodo angelico di riferire presenza, messaggi o avvertimenti, non è mai in modo sporadico, ripetuto e sempre evidente. Se l’uomo non lo intercetta o afferra il perché sta nella sua volontà elusiva o negativa.

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In luce divina auguro a tutti i miei simili di captare la presenza delle creature celesti, comprendere il loro perché comunicativo e soprattutto che c’è assai, assai e ben altro oltre noi!

Bydif

op s...vorrei aggiungere… c’è tantissimo oltre bensì in bene e in male…per cui c’è da fare molta attenzione a non confondere i segnali comunicativi… non è detto che tutte le manifeste parvenze incorporee siano di natura angelica benefica ma…ma …ne parlerò… 

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…* Come i tre angeli che appaiono ad Abramo; gli angeli che annunciano la nascita di Gesù ai pastori, la sua Resurrezione; Gesù che ne parla come esseri reali ed attivi che vegliano sugli uomini; i mistici come Padre Pio, che lo vedevano sempre accanto; gli infiniti racconti della gente comune scampati a pericoli mortali e gravi difficoltà grazie a persone, sparite all’istante di averli salvati.

Quel giorno, a Gerusalemme , passo dopo passo sulla Sulla Via Dolorosa.

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Quel giorno, a Gerusalemme, non ricordo il giorno della settimana, forse era mercoledì, o venerdì, pellegrina tra pellegrini, percorrendo da mattina a sera strade e stradine, in cerca di comprensione, certezze ed anche emozioni, convinzione, rivelazione, attendibilità storica, scoperta degli enigmi della fede, in verità esalati dalla terra e percepiti ad ogni passo, son giunta in quel groviglio di vicoli della città vecchia, in cui si snoda la via Dolorosa. La via del “cammino di Cristo con la sua croce”. Il quartiere musulmano che tra botteghe strapiene di ogni sorta di spezie, motorini che ti sfiorano, venditori che ti assalgono, giovani che sulla ripida scalinata si scaracollano giù, carretti che arrancano, bambini che scherzano, donne paludate in lunghi abiti, uomini in fogge stravaganti, canti, grida, richiami del muezzin, vocio di gente di ogni colore, lingua, luogo della terra, rosari e orazioni riporta la mente, il cuore, la curiosità di ogni pellegrino alla narrazione degli avvenimenti tragici di Gesù. Percorrendola, pur tra un miscuglio indescrivibile di volti, distrazioni a gogò, mercanteggi, odori prorompenti che all’improvviso si infilano nelle narici o ti sollucherano lo stomaco, via vai di persone,di vita quotidiana movimentata, beh, non so come non so il perché ma ad ogni passo ti cambia la percezione di quel guazzabuglio. Passo dopo passo, una specie di atmosfera quieta, armoniosa t’avvolge, isola dal contesto, fa prendere coscienza dell’importanza del luogo, percepire la storia, cogliere tangibilmente il patimento di Cristo. In un certo qual modo trasporta oltre il tempo, a rivivere in tutta la sua crudezza la circostanza tragica di un condannato a morte dall’umana imbecillità. Percepire con forza l’insondabile mistero del Divino, del Suo cammino verso la morte per amore proprio di quell’umana stoltezza che un giorno lo Osanna e quello dopo con brutale cinismo lo condanna e Crocifigge. Quel giorno, non so se del primo viaggio o dell’altro, inoltrandomi, assieme a una folla pellegrina e no, su quella via Dolorosa ho vissuto emozioni indescrivibili. Passo dopo passo m’è sembrato di camminare al fianco di Cristo, avvertire, in quel tragitto, tutto il patimento del dono della Sua  vita per amore. Passo dopo passo ogni sosta vivficava ogni momento dolente  di quell’ultimo percorso di Gesù.  Era come si aprisse un sipario che ti svelava un pezzettino di storia sacra, del figlio di Dio sceso in terra per offrirsi in olocausto e al contempo ne eri parte. Partecipavi e ti nutrivi l’anima di straordinario. respiravi e ti avvvolgevi cuore e cervello di una intensità di sentimenti che mai avevi provato. Guardavi e gli occhi registravano una singolarità di immagini sconosciute che ti ribaltavano ogni supposizione, ogni concetto che ti eri costruito sulla storia degli ultimi respiri di Cristo, forse per tradizione, forse per opinione, forse per superficialità della fede.  Fatto sta che passo dopo passo, quel giorno, nella tappa dell’orto degli ulivi, nell’ora che umilmente Gesù si rimetteva alla volontà del Padre ho aspirato il suo mistero umano e tutto il mondo m’è parso morire in quella pietra ancor rossa di sangue e di sudore. Passo dopo passo, su quel lembo di terra verde e silenziosa, tra i secolari ulivi una ventata mi ha trasmesso l’ amarezza del vile tradimento per pochi denari. Avrei voluto fuggire per il disagio di tanta meschinità. Passo dopo passo, scena dopo scena, quel giorno ho percepito una immensa sofferenza per la stoltezza, l’avidità, la superbia umana che con freddo cinismo ingiustamente accusava,  condannava un “uomo” al supplizio e godeva del Suo strazio. Mi ha fatto provare sconcerto e vergogna. Avrei voluto rintanarmi nel buio androne di quella via, non proseguire quel cammino. Ma sarei stata una vigliacca, così interiormente scossa  ho proseguito.   Passo dopo passo, ad un certo momento in quel marasma di respiri e orazioni, un suono triste che somigliava a un lungo lamento o a un pianto sconsolato, ha sommerso i presenti, gli ha fatto volgere il capo per comprendere da che parte o da chi provenisse. Nessuno capì. Ma in quella nenia triste  ho avvertito una fiammata di calore, di forza carismatica invisibile che ti attrae, fascina e sconvolge.  Con una fitta al cuore, s’è aperto un varco nel mio pensiero, è volato oltre il tempo, ai piedi di una madre che guardava suo Figlio coronato di spine, grondare di sangue, cadere più volte sotto il peso di una pesante croce per offrire una chance di salvezza all’umanità intera. Passo dopo passo, in quel giorno pellegrino, nell’attimo che ho visualizzato quel Figlio che veniva inchiodato a quella croce, pianto   nel silenzio da Sua Madre mentre certi altri guardavano con indifferenza, quasi compiaciuti, ho percepito uno disorientamento spirituale che mi soffocava il respiro. Il mio pensiero, è andato  oltre la marea di pellegrini, oltre il vocio dei figli di questa terra santa, oltre ogni limite,  all’istante che la croce si alzava da terra e Cristo, nudo, solo e trafitto, piegava il capo e perdonava, agonizzava e assolveva, mostrava la sua fragilità umana.  Di fronte a ciò mi son sentita piccola piccola, indegna di quel martirio ma anche tanto, tanto irata e avvilita dalla crudeltà dei miei simili. Passo dopo passo, quel giorno, sosta dopo sosta, scena dopo scena, orazione dopo orazione,  quel giorno in cima alla via Dolorosa ho percepito un profumo  di incommensurabile dolcezza. Sapeva di  eterno e tra il sol che mi feriva l’occhio intravisto lo splendore del volto Divino.  Mi son sentita avvolgere da una luce, cospargere da cima a piè da  un immenso amore che mi ha empito l’animo di gioia e speranza. Soprattutto di certezza che la nostra vita non finisce davanti a una pietra. Va oltre.

...18 gesù inchiodato in croce

Passo dopo passo, quel giorno a Gerusalemme, su quella via del “cammino di Cristo con la sua croce” ho vissuto un esperienza che si è scolpita nel mio essere. Tutti almeno una volta dovrebbero passare di lì. Se non cambia la vita, di sicuro ogni passo su quella terra, su quei luoghi, fa riflettere.

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Nella luce di Cristo, Risorto auguro a tutti una Santa Pasqua serena, anzitutto di Rinascita.

Bydif

per la cronaca:
la Via Dolorosa è una strada a gradoni, per lo più in salita, all’interno delle mura della città Vecchia di Gerusalemme che parte dalla Chiesa della Flagellazione, più o meno il luogo in cui Gesù fu giudicato e condannato a morte da Ponzio Pilato e in poco meno di un chilometro giunge alla Basilica del Santo Sepolcro, che più o meno corrisponde al  Golgota, il luogo nel quale Gesù fu crocifisso, deposto e sepolto. Dunque la via Dolorosa corrisponde all’amaro tragitto di Gesù e la sua pesante croce  per giungere al punto in cui verrà inchiodato, trafitto, lasciato morire. Di fatto è la via che percorrendola rimembra tutte le fasi salienti delle ore finali della vita di Gesù Cristo sulla Terra. Nello Specifico, una parte della narrazione della Sua via Crucis messa a fuoco in 14 momenti, però, gli ultimi 5 sono all’interno della Basilica del Santo Sepolcro. Tali momenti cruciali, comunemente definiti stazioni, in quanto i pellegrini sostano per  considerare l’avvenimento e pregare sono;1, condanna a morte di Gesù; 2, Gesù è caricato della Croce; 3, cade la prima volta; 4, incontra la Madre; 5, è aiutato dal Cireneo; 6, è asciugato dalla Veronica; 7, cade la seconda volta8, consola le pie donne; 9, cade la terza volta; 10, è spogliato; 11, è crocifisso; 12, muore; 13, è deposto dalla croce; 14, è sepolto.

A prescindere dal credo tutti i turisti in visita a Gerusalemme prima o poi transitano in questa via che a distanza di anni la narrazione che sviluppa in quel marasma del souk continua ad essere radice di convinzione mistica.

Attualmente, si può dire che per opera dei francescani che tra l’altro conservano il privilegio dei “quadri” rappresentativi per lo più di terrecotta, delle 14 “stazioni, la via dolorosa o via crucis si può percorrere in qualunque luogo vi sia un edificio di culto.
….
Curiosità sulla via Crucis
c’è un detto popolare che recita “anche lui o lei ha fatto la sua via crucis! Cioè ha subito una serie di sfighe che gli han causato patimenti e sofferenze.
In un altro senso, ” gli è costato una via Crucis! Cioè, lui o lei per ottenere quel posto, quel documento, quel diritto, è stato costretto a rivolgersi a così tanti e a girare in lungo e in largo   da contorcersi dal dolore.

Giovedì Santo

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Il giovedì santo è il giorno della Settimana Santa che conclude la quaresima e da avvio al cerimoniale basilare del mistero di Cristo, il Truido Pasquale. Ossia dei tre giorni conclusivi della vita terrena di Gesù Cristo. Per meglio dire richiama alla memoria tutti gli avvenimenti legati a Gesù, dalla cena con gli apostoli alla passione crocifissione, morte, fino alla resurrezione tre giorni dopo.

Il Triduo,  si può dire, il memoriale, cuore pulsante  dell’essenza della fede cristologica. Secondo il Rito Cattolico Romano inizia proprio ai Vespri del Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini o Cena del Signore o del Crisma, poiché si consacrano gli oli santi, e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.

Il rituale evocativo del Giovedì Santo, in primis ricorda l’istituzione dell’Eucarestia. Quel “cibosacramentale simbolo della consegna totale della vita di Gesù, di una nuova alleanza tra Dio e gli uomini, attraverso un pane spezzato e del vino versato durante l’ultima cena con gli apostoli. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.

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Cena nella quale col cerimoniale della lavanda dei piedi memora l’amore che si fa servizio e dono. Eh, si, Cristo lo afferma nel momento in cui Lui, il Signore, il figlio di Dio, generosamente fattosi umano, con grande umiltà si inginocchia davanti agli uomini, suoi discepoli, per lavare loro i piedi. Durante la cena, …., Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”….Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. …..”Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: “… Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.”

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Di seguito rammenta quella del ministero sacerdotale ” Andate e diffondente nel mondo la Parola in verità”

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e del comandamento dell’amore fraterno.”  Amatevi l’un l’altro come Io ho amato voi”

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La Messa in Coena Domini del  giovedì Santo non termina con l’ite missa est ”la Messa è finita” bensì con un momento di raccoglimento  che in silenzio vivifica l’agonia di Gesù, raccolto  in preghiera col Padre, nell’orto dei Getsemani.

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Le Palme o Passion Domine

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Le Palme o Passion Domine è la celebrazione di un episodio cristologico fra i più importanti per i cattolici, in quanto rievoca l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme.

Secondo le scritture evangeliche il suo arrivo a Gerusalemme in sella a un asino, fu un tripudio glorificatrice di folla acclamante che agitava ramoscelli di alberi, foglie di palma, frasche colte dai campi; gridava osanna, osanna; stendeva tappeti al suo passaggio, tributandoGli onori riservati ai re. Ma, come succede spesso nelle vicende umanoidi, chiaramente l’osannante accoglienza di Gesù, contrasta nettamente con quanto consegue poi nella narrazione della Sua sorte. Infatti, poco dopo, allorché tradito per il vile denaro, arrestato e accusato di spacciarsi per il Messia, flagellato, deriso, coronato di spine, condannato a morte, mandato da Ponzio Pilato, quegli non convinto della sua colpevolezza, invita a scegliere tra Gesù e Barabba chi esentare dalla condanna, la stessa folla preferirà assolvere il brigante e condannare Gesù a una morte orrenda urlando:crocifiggiLo, crocifiggiLo”!

Di fatto l’episodio celebrato nella liturgia di oggi avvia la Settimana Santa. Ovvero i riti solenni che rievocano gli ultimi passi di Gesù su questa terra. Passi dolorosi, ermetici, di passione, falsità, rinnegamento, condanna iniqua, brutalità, crocifissione, morte. Tuttavia passi di consapevole accettazione di immolazione, di dono, di amore, di insegnamento, misericordia, perdono, rinascita. Innanzitutto, passi di conquista, liberazione, di trionfo della vita sulla morte. Dunque una ricorrenza di memoria rituale essenziale per i cristiani. Chiama a partecipare, ascoltare, silente meditare sul sacrificio immenso di Cristo; le friabilità etiche del genere umano; l’offerta del SE incondizionata a comprensione, mitezza, riscatto e salvezza eterna dell’umanità. Nondimeno, ognuno a riflessioni di riscontro del vivere la propria fede in parallelo con la via da Lui tracciata con tanta generosa amorevolezza e indiscutibile umiltà.

mazzetto di osanna

Qualcosa in più  su questa festività cristiana:

I Vangeli narrano che Gesù arrivato con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme, la sera del sabato, mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito. Il Vangelo di Matteo sottolinea che questo avvenne affinché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Giunto, la numerosissima folla, radunatasi dal ciarlare dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, tagliò rami di ulivo e di palma per agitarli calorosamente in suo onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.

La liturgia delle Palme, si svolge iniziando al di fuori della chiesa. Il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma. Dopo la lettura di un brano evangelico, li distribuisce ai fedeli radunati che li porteranno a casa in segno di devozione e augurio di protezione divina da fulmini , malattie e cattiveria. Dopodiché dà inizio alla processione per accedere in chiesa e celebrare la Messa, durante la quale c’è dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, la lunga lettura della Passione di Gesù. Articolata in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura. Ritualmente è alternata da tre lettori : il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso.

Tale lettura della Passione non è la stessa del Venerdì Santo, poiché nella celebrazione del venerdì si legge il testo del Vangelo di San Giovanni.

La festività cristologica delle Palme, cade durante la Quaresima, che termina il Giovedì Santo, primo giorno del cosiddetto “Triduo Pasquale”.

È una ricorrenza mobile. Legata direttamente alla Pasqua, la cui data viene fissata in base alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera del 21.

La memoria della Passion Domine o delle Palme è celebrata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti.

L’ Evento di oggi rimanda alla ricorrenza ebraica di Sukkot, cioè la “festa delle Capanne”, in occasione della quale numerosissimi fedeli arrivavano in pellegrinaggio a Gerusalemme. Ognuno portava in mano il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie evoca il silenzio di fronte a Dio, legati insieme a una specie di cedro, l’etrog, con un filo d’erba, da agitare durante la salita al tempio peraltro ritmata da un continuo scandire Hoshana ( ossia salvezza )

Secondo alcuni l‘ingresso di Gesù in Gerusalemme, invece non corrisponde alla festa ebraica di Sukkot o delle Capanne, ma allorquando Gesù porta gli apostoli sul Monte Tabor mentre c’era la festa. Quindi alla nostra festa della Trasfigurazione, anche chiamata della Luce poiché è una solennità gioiosa dell’attesa del messia.

La saggezza popolare italiana ha prodotto alcuni proverbi sulla ricorrenza delle Palme:

L’olivo benedetto, vuol trovar pulito e netto.

La domenica dell’olivo tutti gli uccelli hanno il nido, e la merla furbarella l’ha per aria e l’ha per terra; ma il colombo sciagurato non l’ha ancora cominciato.

La palma benedetta, buone novelle aspetta.

Palma al sole, Pasqua con l’alluvione; oppure, Palma molle, Pasqua asciutta; Palma asciutta, Pasqua molle. Beh, se è vero, qui oggi ha piovuto quindi a Pasqua splenderà il sole.

col uliv

Comunque sia, pioggia o sole auguro a tutti una settimana di pacifica convivenza, di generosa disponibilità, in particolare di  spirituale vicinanza al Signore a chi ha fede in Cristo, e a chi non l’ha all’umana  esistenza del prossimo.

bydif