Il giorno del silenzio in arte poetica

Il Sabato Santo, incastonato tra dolore gioia, è il giorno segnato da un profondo silenzio; silenzio di Dio denso di sofferenza e di pesantezza della sua apparente sconfitta, ma anche di attesa di quella speranza centro di meditazione e fede che in ognuno suscita sensazioni e trova espressione diversa, talvolta solo di pensiero, talaltra di immagini, talora di parole in versi che distinguono varie sensibilità artistiche nonchè di ispirazione dei sentimenti del messaggio :

-Giovanni_Battista_Tiepolo_074

L’ORA SESTA

Il sangue scorre da la bionda testa
coronata di spine, lungo il viso,
e asconde ai fili l’ultimo sorriso.
Urla la folla e ondeggia. È l’ora sesta.

Guardate intorno, voi che fate festa

e schiamazzate per averlo ucciso!
Il velo del gran tempio s’è diviso:
s’apre la terra e mugge la tempesta.

Mirate! Il ciel si schianta, il sol s’oscura,
sfolgora il lampo, rumoreggia il tuono;
grida al delitto e freme ogni creatura.

È l’ora nona. Dal divino trono

il Padre placa, a un cenno, la natura,
e pace ai peccatori offre e perdono.

Franco Berardelli

masaccio

Pianto della Madonna

O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio,
o figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi giocondi,
figlio, che non rispondi,
figlio, l’alma t’è uscita,
figlio della smarrita.
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio bianco e biondo,

figlio, volto giocondo,

figlio, perchè t’ha il mondo,
figlio, così spezzato?
Figlio, dolce e piacente,
figlio della dolente,
figlio, che ti ha la gente
malamente trattato!

Jacopone da Todi

56 giotto

Calvario

Al Martire Divino hanno le braccia
robuste dei carnefici innalzato
sul patibolo infame, e nella faccia
insanguinata e smorta,
fissa lo sguardo ognun, tetro e feroce

Non una sola voce
di pietà, di rimorso o di rimpianto;
non un sospiro, un pianto,
tra quella turba sul Calvario accolta!

Sol la natura ascolta,
sol la natura freme,
e spezza pietre, e fa brillar nel cielo
rapidi i lampi, mentre il vento geme.

Fugge trepida allor quasi smarrita
nella nebbia incombente
la spaurita gente;
e tra il rumor del tuono
s’ode un bimbo che chiede: Perché o mamma,
l’han crocifisso s’era tanto buono?

Giovanni Ricci

Crocifissione_di_Botero

SABATO SANTO

Ritornavo: morìa sabato santo.
M’ero stancato i suoi piedi a baciare;
su quei piccoli piedi avevo pianto
le insensate mie lacrime più rare.

Movevan negri nuvoli lor manto

lacero su ‘l baglior crepuscolare
di primavera; l’aer tutto quanto
echeggiava di reduci fanfare.

E il brulicar pasquale, e un repentino

odor di terra smossa con la brezza,
tra case alte accigliate, da un giardino,

pareanmi, tra il bruciar de le mie cave

mani, una mia seconda fanciullezza
accompagnare d’un sorriso grave.

Francesco Gaeta

cimabue_crucifixion_assisi

PER IL SABATO SANTO 1953 

A Nando Fabro

Il gallo s’è sgolato per millenni.
E Cefa ha pianto. E dondolò dall’albero
lo scheletro dei Giuda. Balza fuori,
rovescia sopra il tetro nostro suolo,
o Signore, la pietra che Ti chiude.
Te Risorto presentono nei solchi
turgide gemme e pallidi frumenti.
Ripercorrono ansiosi i Due di Emmaus
l’antica strada. E là Maria di Magdala
nell’orto attende che Tu la sorprenda.
Hora est jam: il tedio e il lamento
vano, che noi tardi di cuore a credere
a guardia riponemmo del Sepolcro,
un Tuo urlo disperda, o Tu più forte
d’ogni morte, Gesu: de somno surge.
E gli Angioli, alleluja, e le campane
Annuncino alleluia, che Tu ritorni.

Per domani, Signore? Oh, da domani
s’inizino, coll’alba, i giorni nuovi,
alleluia, viso Domino. Alleluia!

Gherardo del Colle

crocifissionemedina

Il giorno del silenzio è il giorno della vergogna dei discepoli per essere fuggiti e d’aver rinnegato il Signore. Traditori, incapaci di far fronte al presente e al futuro di quei segni che inizieranno a scuoterli a partire dalla Domenica con il racconto del sepolcro vuoto e le apparizioni del Risorto.

Ma il giorno del silenzio è anche il Sabato di Maria, che con la sua forza d’animo di madre vive nelle lacrime l’attesa della Potenza Divina che risuscita e sorregge ogni  speranza umana di riscatto, di risalita nelle difficoltà dal buio “inferino” alla luce del trionfo trascente.

Nella luce del cielo turchino Buon sabato Santo !

bydif

…..

le immagini, a partire dall’alto, sono opere degli artisti::

-Giovanni Battista Tiepolo; Masaccio;Giotto di Bondone;Botero;Cimabue;Medina-

 

I cantaPassione

 

cantapassion

I Cantapassione sono questuanti muniti di organetto e triangolo o tamburello che nella settimana santa, al pomeriggio, fanno il giro delle case a cantare e suonare “la passion de Cristo”. Tali canti, per lo piu in dialetti tipici del luogo, un tempo erano diffusissimi, oggi un po’ meno, tuttavia resistono al tempo e tramandano una cultura rituale orale rappresentativa della storia in modo esorcizzante in virtù di un radicamento popolare fortissimo in specie nella società rurale. Nelle mie rimembra giovanili infatti, c’è tutta una aspettativa devozionale di accoglienza dei Cantapassione partecipativa che non sostituiva la liturgia pasquale canonica anzi ne rafforzava la comprensione, in quanto testimonianza di fede in spirito espressivo semplice e al contempo vivo documento narrativo di un Cristo amico che tramite terra e cielo dava protezione e sicurezza. C’è da dire che i canti traggono origine da inequivocabili riti magico-pagani, legati alla fertilità e alle stagioni, con funzione di scongiuro- propiziatorio, in particolare di inverno-primavera come morte-rinascita della terra, per assonanza morte- Resurrezione confluiti a poco a poco nella narrazione evangelica da rendere non solo popolare la passione di Cristo ma anche assai simbolicamente aderente alla vita faticosa della gente comune, si può dire come fosse una liturgia a sostegno del corpo e dello spirito nelle croci umane da portare e sopportare. Tra i vari testi-canti-narrativi dei fatti evangelici della morte-rinascita, portati musicalmente alla gente dai Cantapassione, il sottostante Le ventiquattr’ore” o “Orologio della Passione”, senz’altro è il più popolare ed esplicito dei giorni della passione di Cristo, poichè ripercorre in ventiquattro immagini, ora per ora, il processo, la crocefissione, il martirio e la resurrezione di Cristo:

Prepàrati all’un’ora
quest’è l’ultima cena
e con faccia serena
così Geoù parlò
e con faccia serena
così Gesù parlò →
Disse sarò tradito
disse sarò negato
e Giuda disperato
rispose io non sarò
e Giuda disperato
rispose io non sarò
Alle tre i sacramenti
istituisce allor
e a lor tutti contenti
‘l suo corpo dispensò
e a lor tutti contenti
‘l suo corpo dispensò
Alle quattro si mosse
con grande compassion
alle cinque nell’orto
il buon Gesù andò
alle cinque nell’orto
il buon Gesù andò
Alle sei il Padre Eterno
dal re dei cieli andò
alle sette nell’orto
la turba lo menò
alle sette nell’orto
la turba lo menò
Alle otto una guanciata
al buon Gesù toccò
alle nove schiaffeggiato
allor Giuda si turbò
alle nove schiaffeggiato
allor Giuda si turbò
Alle dieci carcerato
il buon Gesù andò
quando che fu accusato
suonava l’undicior
quando che fu accusato
suonava l’undicior
Alle dodici Pilato
le mani si lavò
alle tredici di bianco
vestiro ‘l salvator
alle tredici di bianco
vestiro ‘l salvator
Alle tredici di bianco
vesitro ‘l salvator
con una canna in mano
per dargli più dolor
con una canna in mano
per dargli più dolor
Coronato di spine
fu alle quindicior
dalle tempie divine
il sangue suo versò
dalle tempie divine
il sangue suo versò
Legato alla colonna
fu alle sedicior
battuto e flagellato
per Dio fu un gran dolor
battuto e flagellato
per Dio fu un gran dolor
Alle diciassettore
la penna sua adoprò
per la brutta sentenza
che al buon Gesù toccò
per la brutta sentenza
che al buon Gesù toccò
I chiodi e i martelli
per lui si preparò
in croce il Redentore
all’or diciotto andò
in croce il Redentore
all’or diciotto andò
Alle diciannovore
testamento donò
Gesù pieno d’amore
Giovanni a sé chiamò
Gesù pieno d’amore
Giovanni a sé chiamò
Alle venti da bere
chiedeva il salvator
gustando aceto e fiele
solo per ‘l peccator
gustando aceto e fiele
solo per ‘l peccator
Suonando le ventuno
la testa sua chinò
quell’alma santa e pura
all’Eterno Padre andò
quell’alma santa e pura
all’Eterno Padre andò
Alle ventidueore
la lancia lo passò
con ferro e con parole
la costola gli piagò
con ferro e con parole
la costola gli piagiò
Alle ventitréore
di croce lo levò
Maria con gran dolore
in braccio lo pigliò
Maria con gran dolore
in braccio lo pigliò
Alle ventiquattrore
Gesù al sepolcro andò
solo per nostro amore
e a tutti ci salvò
solo per nostro amore
e a tutti ci salvò
Di sette giorni intanto
Gesù risuscitò
con gloria festa e canto
all’eterno padre andò
con gloria festa e canto
all’Eterno Padre andò.

ventiquattrore

In armonia di spirito buon Venerdì Santo

bydif

 

Sei andato tanto all’improvviso

fabrizio frizzi

Sei andato tanto all’improvviso in quel cielo lontano e misterioso amico a portare con garbo il tuo sorriso
da lasciare al sole del mattino il cuore stordito e la mente vagare incredula fra le righe dei quotidiani a cercar di ritrovarti
forse per aggrapparsi al desiderio che fosse un brutto sogno di uno sbaglio di penna
forse perché si è sempre impreparati ad accettar anche temporaneamente di separarsi da un sincero amico con il quale tante serate hai condiviso
forse per carpire all’apparenza reale che non può essere finita senza una frase di commiato, un abbraccio, una stretta di mano cordiale, un respiro d’ avviso per una partenza così tanto radicale da lacerar violentemente il risveglio da chi è sempre stato un signore, un giovane assai gentile e beneducato
o…o forse per confidare che ancor rigoglioso ragazzo Fabrizio sei li, sei li a comunicare con la solita franca gaiezza che stasera potremo incontrarci e insieme da amici invisibili l’uno all’altro combattere fianco a fianco una battaglia vitale che precocemente non ti allontani da chi tenacemente ami, non ti strappi dalle braccia la piccola Stella, non tolga anzitempo, come hai detto Tu, la missione di padre.
Sei andato tanto all’improvviso in quel cielo lontano e misterioso volto amico ma con i tuoi modi garbati hai lasciato alla famiglia, agli amici, al tuo pubblico, la luce di occhi e sorriso, luce che oltrepassa i recinti, illumina tutto e mai estingue una vita.

frizzi f

La vita è meravigliosa”
é vero Fabrizio, ovunque la si viva!
bydif

Domenica delle Palme nell’arte poetica.

1 Giotto_di_Bondone_-_No._26_Scenes_from_the_Life_of_Christ_-_10._Entry_into_Jerusalem_-cappella scrovegni

Rami d’Olivo

Quanti rami d’olivo! Avanti! Avanti!

Son bell’e benedetti: o chi ne vuole?

Li ho colti stamattina, e tutti quanti

coi primi raggi li ha baciati il sole.

Sull’uscio, alla finestra, a capo al letto

metteteci l’Olivo benedetto;

come la luce e le stelle serene

un po’ di luce, al cor, fa tanto bene…

M. Giarrè Billi

par giotto

L’olivo benedetto

Lo sai, che su tutti gli altari,

oggi benedicon l’olivo?…

Domenica dell’olivo:

domenica di pace!

Andiamo, vecchio: entriamo.

La chiesa è pe’ tuoi pari;

che lì, se non altro, si tace…

Chiedine un piccolo ramo,

di quell’olivo di pace:

portalo a casa con te.

È ancora umido e vivo

come una fronda novella;

pieghevole come un giunco;

fresco così che le foglie

odorano a troncarle;

odorano più che alle nari,

d’amarognolo, al palato,

come l’olio appena torchiato.

Chi sa da quale adunco

pennato fu còlto stamani!

Chi sa da quali mani,

leggère alle cose leggère

e alle pesanti dure,

fu posto in quel paniere

medesimo, dove si bruca

la nera bacca!… Era di primo giorno

forse; e perciò, vedi?, conserva ancora

su di sé quel pallore

d’alba – allorché la luna mattutina

vanisce nel cielo di perla

come una festuca

incenerita, e ogni stella

si spegne in un pianto di brina…

Portalo teco, sul cuore;

portalo con sereno ciglio.

Danne una ciocca a tua moglie

e una ciocca a tuo figlio.

Fa come un tempo la madre

tua, benedetta!, faceva con te.

Pietro Mastri

IMG_6698-ter-Assisi-Basilica-di-S.-Francesco-Chiesa-Inferiore-Lorenzetti-ingresso-a-Gerusalemme

La domenica delle Palme
Chinar la testa che vale?
E che val nova fermezza?
Io sento in me la stanchezza
del giorno domenicale,

mentre la madre mia buona
entra con passo furtivo
nella mia stanza e mi dona
un ramoscello d’ulivo…

E se ne va. Tutto quello
ch’ella vuol dirmi lo dice
a questo suo ramoscello
che adornerà una cornice:
adornerà la cornice
dorata a capo del letto
l’ulivo ch’è benedetto,
l’ulivo che benedice;

porterà pace e abbondanza
nelle casette più sole,
rallegrerà un po’ la stanza
dell’infermo, senza sole,

ricorderà poi con tanta
fede l’ingresso solenne
di Cristo a Gerusalemme
nella domenica santa!…

Ulivo, e a me che dirai?
Le stesse cose anche tu?
se una parola: giammai,
se due parole: mai più?

Nulla tu doni al mio cuore
che lo consoli un istante,
ed il mio sguardo tremante
non vede in te che un colore:

il color triste di tutto
il mondo che non ha sole
e piange tacito e vuole
vestirsi di mezzo lutto;
il colore della noia
e dei fiori di bugia,
il colore della mia
giovinezza senza gioia;

il colore del passato
che ritorna ben vestito,
il color dell’infinito
e di ciò che non è stato;

il color triste dell’ore
così lente a venir giù
dai lor numeri, il colore
che non è colore più.

di Marino Moretti

ICONA-CRISTO-ENTRA-A-GERUSALEMME

La Domenica dell’olivo

Hanno compiuto in questo dì, gli uccelli

il nido (oggi e la festa dell olivo)

di foglie secche, radiche, fuscelli;

quel sul cipresso, questo su l’alloro,

al bosco, lungo il chioccolo d’un rivo,

nell’ombra mossa d’un tremolio d’oro.

E covano sul musco e sul lichene

fissando muti il cielo cristallino,

con improvvisi palpiti, se viene

un ronzio d’ape, un vol di maggiolino.

Giovanni Pascoli

2 maesta_duccio-ingresso_a_gerusalemme

La Domenica delle Palme, come ricorda l’evangelista Matteo, è la Domenica  del giorno del trionfo di Gesù:

Ed essi menarono il puledro a Gesù, e gettarono sopra quello le lor vesti; ed egli montò sopra esso. E molti distendevano le lor vesti nella via, ed altri tagliavan de’ rami dagli alberi, e li distendevano nella via. E coloro che andavan davanti, e coloro che venivan dietro, gridavano, dicendo: Osanna! Benedetto sia colui che viene nel nome del Signore! Benedetto sia il regno di Davide, nostro padre, il quale viene nel nome del Signore. Osanna ne’ luoghi altissimi!”

A tale ricorrenza religiosa, decisamente un tempo assai sentita dal popolo cristiano, tanti poeti  hanno dedicato versi che vanno aldila della narrazione escatologica.Tra le tante opere del patrimonio culturale espressivo ve ne sono alcune a me care, come quelle sopra,  in quanto mi riportano la mente a sensazioni di letizia oltrechè a descrizioni vissute con grande partecipazione collettiva.

olivo

Buona domenica delle palme o dell’olivo amici e passanti!

bydif

 

 

Caro papà

bimbo siriano

Carissimo papà,

Stamani, guardando la foto del papà siriano, con in valigia il suo bambino che dorme pacifico e tranquillo come fosse in una culla ovattata, nel mentre lascia la sua terra e tutto il vissuto a causa di violenza mi è venuto un groppone alla gola e uno sdegno da non dire verso taluni idioti riformatori di sacrali vincoli .

Non so se dal tuo mondo etereo dell’immenso azzurro si vede quanto succede in questo carnale piccolo recinto terrestre e nemmeno se è possibile scorrere con gli occhi o ascoltare criteri logici o idiozie circolanti. Se puoi, sai già che quella foto è emblematica e contiene le tante le ragioni che offrono uno spettacolo ne bello da guardare ne piacevole da udire e tantomeno da propalare se si ha un minimo di cognizione dell’essenza del creato. Ci sono guerre orrende che si consumano nell’indifferenza con persecuzioni celate, traffici umani obbrobriosi, fiumi di popoli sconvolti e confusi e fiumi di denaro che entrano in poche tasche e fiumi di parole senza coscienza che corrono più veloci del lampo che sgomentano e fissano concezioni di mutamento fallosi in equità sociali e ancor più in significati di valori e di patrimonio del genere umano. Se puoi papà, ben sai che fra tutto il guazzabuglio liquido intellettuale che scivola vogliono farti sparire. Vogliono che ti rinneghi per abbracciare una filosofia di vita collettiva in cui non esisti come entità genetica distinta che mi ha dato la vita. Vogliono dissolvere dalla mente di figlia il concetto di padre in “bontà” di una beota presunta ghettizzazione di certuni procreati in non so quali modi. Vogliono che dalla mia bocca non esca papà, ma un multiuso produttore di embrione per adeguarlo a un sistema d’insieme collettivo di entità fisiche mutabili, scambiabili e senza una natura di ruoli chiari percepibili. Mi è triste papà riscontrare una tale assurdità! Ancor più il non comprendere il fine di eliminare il termine papà, la pietra miliare generativa di ogni essere umano, bello, buono, brutto o cattivo che cammina in questo recinto terrestre sospeso nello sconfinato galattico. Come faccio papà a scacciare da mente e cuore una paroletta che al solo pronunciarla mi figura il tuo volto, il sorriso, le mani, le parole, i gesti. Mi dispiega una quotidianità che mi ha sorretto, consolato, consigliato accompagnato nella crescita con tanto amore e dolcezza. Mi narra tutto un vissuto passato insieme nella gioia e nella sofferenza, nel magro materiale e nel lusso spirituale, nel trovarsi e perdersi per necessità estemporanee, nel camminare fianco a fianco in silenzio e nel discutere animatamente su argomenti di vita, di pensiero, di principi e di decisioni esistenziali che tanto mi è servito a formarmi come donna, come madre come cittadina di un globo che gira? Come faccio papà a considerarti una sorta di caso che ci accomuna e non un uomo preciso che mi ha concepito condividendo emozioni, amore, intenzioni con la donna scelta per costruire insieme l’avvenire, una famiglia, spartire un destino nella privacy e in comunità ? Spiegamelo tu papà che sei nel luogo di verità come capire e accettare una siffatta illogica. Io mi arrovello ma proprio non ci riesco a recepire un sistema vivendi che mi demolisce i fondamenti padre-figlia, mi toglie la parola patrimonio di un fisionomia, un profumo, un insegnamento, un legame indissolubile al tempo e alle scelleratezze umane di pretesto, più discriminatorie dei discrimini che vuol eludere. Capisco che in confronto alla drammaticità che emerge e denuncia la foto di padre con figlioletto in valigia non è la cosa peggiore che può capitare nel corso dell’esistenza rinunciare a chiamare papà mio e non Carlo o tizio e sempronio. Sarò tarda e fuori moda ma non riesco ad abdicare a babbo, papà, paparino che tanto mi evoca nella mente e tanto mi colma di benessere mistico e morale.

In verità Papà, come mi hai insegnato, a essere intellettualmente onesta com me stessa, non voglio accettarlo. Proprio non ci sto a sopprimere una paroletta che nessuno insegna ma tutti a pochi mesi dell’esistenza articolano guardando un volto, ascoltando un respiro, afferrando una mano ruvida e calda.

Ti guardo papà. La foto è un po’ scolorita ma il tuo sorriso no. Quello è vivo, carico di infiniti momenti navigati insieme che hanno fatto e fanno la nostra storia di papà e figlia. Oggi, in dimensioni diverse proseguono e sono altrettanto belli, pieni di affetto, riconoscenza, significati di radici inestirpabili. Guardarti, papà mi trasmette una gioia immensa. Parlare con te ogni giorno mi riempe di fiducia e sicurezza. Ma è nel suono di papà che recepisco la consapevolezza dell’indistuttibile, l’essenza della vita, l’intensità di una attenzione infinita, l’armonia di un meraviglioso collegamento animico sinfonico che oltrepassa i confini della materia e riempe di letizia.

Anche se nell’attuale profano tutto si evolve così in fretta quasi da toglierti il respiro e tutto marcia in tale velocità e in così tante direzioni sbalestrate da non lasciar spazio e modo a riflessioni di salvaguardia ne di significati profondi ne di rispetto sacrale della vita nel creato, per mia fortuna, davanti alla tua foto papà tutto si ferma e rientra in una dimensione di valori solidi e concetti chiari di continuità di una stirpe, una cultura, un coraggio saggio di discendenza di sangue identificabile che mi permettono senza doverti “scartare o ribattezzare la genesi” di affrontare la realtà liquida dell’oggi. In fondo al cuore ho ben nitida la certezza che mi sei accanto e guidi i passi come fossero i primi e posso fregarmene di essere obsoleta agli occhi cecati di modernisti negativi.

Grazie papà di avermi dato la vita e di esserci sempre.

Però, prima di lasciarti con un bacio e augurarti ultraterrene delizie mi viene da chiederti: a me risulta che per essere presente sulla terra tutti, pure i robot hanno un “papi”che li ha concepiti, ma tu da lassù sai se quaggiù c’è qualcuno venuto alla luce senza il seme di un papà? In un modo o in un altro come sempre avrò da te risposta papà!

Un abbraccione in spirito di eco amorevole.

Dif

0padre e figlio

Week end al cinema

Piove. E mo, do’ vado a svagarmi un pochetto sto week end? Cielo grigio, umore grigio, idee grigie. Umm. Beh se non posso sta all’aria aperta per sgrigiarme  me vado  a ride un po’ al cinema e mi sa pure a teatro. Dilemma: che me vado a vedè ?

Mister_Felicita modified o salvini

quo vidisfollia-

renziu modified o staisereno oCommediaTorno-indietro-e-cambio- o

vacanze-romane omen food o

i due de o  sarailmiotipo

e mo girae mo cubo

i due poltutti modified modified

 

 

Ohi, ohi , da andà a vedè ce n’è assai, se c’è da ride  pe scordà pioggia e  grigiore è tutto da capì. Tiro a sorte e me vado. Meio de niente sarà per passà il week end!

Bye Bye

Dif

 

 

 

Woman’s Day. Un canestro di mimose senza memoria!

8 marzo 2018

Woman’s Day: Un canestro di mimose senza memoria storica.

Eh si! Un Woman’s Day al profumo di mimosa, frasi stucchevoli, banali auguri, frivoli spettacoli, raduni più o meno nostalgici, melense parolaie. Un busness rituale che a nessuna donna giovane, vecchia, bianca o colorata, impegnata nel sociale o nella sopravvivenza giornaliera interessa se poi.. Se poi la giornata dedica alle donne, celebra o autocelebra il nulla. Un nulla che non fa onore ne rende giustizia alle innumerevoli donne, discriminate, abusate, soppresse nel tentativo di acquisire un minimissimo diritto umano se non di parità, almeno di dignitosa condizione dell’esistere.

Ma si sa, la memoria ha durata breve, e oggi, poco importa che la Giornata internazionale della donna, scaturita dal rogo, in cui 126 donne operaie tessili, tra le quali 39 italiane, persero la vita sfracellate al suolo nel tentativo di scampare alle fiamme in un posto di lavoro in cui non esistevano diritti e sicurezza ma solo massacrante sfruttamento ai limiti dell’umana sopportazione, sia addivenuta un subbiss di manifestazioni leziose e scontate. E meno importa dei sacrifici eroici passati o del presente delle donne morte o vive in lotta per conquistare un diritto inalienabile di qualunque essere. 

In questo girevole globo, oggi importa invadere l’atmosfera di mimose e parole, di mero consumismo con sciorinamento di vanesio prolisso, ipocrisia festaiola, stereotipati fiorellini, caramellosi link, catene augurali, scarpette rosse e ombrellini. Importa un palesare interesse sui social con una quantità abnorme di canestri con mimose e cuoricini stucchevoli in bella mostra, auguri per non si sa quale desiderio la fortuna ti recapiti che nessuna donna affascinano nel momento in cui subisce una inammissibile disparità di trattamento sul lavoro, nella società, in famiglia.

D’altronde, un rametto, per quanto bellissimo o profumato, di mimosa, non basta a nessuna donna per colmare giorni e giorni di una manipolata differenza-indifferenza, nella quale deve essere diversa da quello che è per sopravvivere a una società fasulla, che oggi, a livello mondiale, parla e straparla di diritti paritari e valore femmineo nella vita comunitaria e domani…domani e anche meno la calpesta, l’ingiuria e le nega di farne parte a piena condizione.

Un Woman’s Day, o giornata mondiale della donna, al profumo di rose e fiori, può essere incantevole, anche piacevole, nel ricevere una frasetta leziosa con link da cliccare e rispedire a amiche e conoscenti per sciorinare che è il giorno mimosa-dedica-cuoricino, ma senz’altro inadeguato per debellare le storture per le quali le donne a tutt’oggi ancora debbono lottare e purtroppo anche perire.

Quanto sarebbe invece magnifico  un Woman’s Day che festeggia una società globale equa, in cui ogni donna ha la dignità di vivere e essere artefice del suo futuro, dove mai più, ripeto mai più, deve subire umiliazioni fisiche e morali da parte di chicchessia;  mai, mai più essere considerata,  inferiore, oggetto da trastullo, merce di scambio, contenitore riproduttivo? Assai tanto! Avrebbe un profumo inestinguibile da capogiro. Un colore vivo di certezza acquisita capace di soppiantare quel simbolo rosso e quel giallo sbiadito che oggi  circola nelle piazze stracolme d’ illusione.

Lungi da me apparire controcorrente o negare che qualcosa in meglio è cambiato nella condizione della donna, il fatto sta che come a qualsiasi donna che vive sulla sua pelle condizioni inique, interessa un ben altro Woman’s Day di mazzolini fioriti e sdolcinate frasette di convenienza. Prima di tutto interessa che la memoria storica dell’8 marzo non sia polvere brillantinata, cosparsa qua e la, per coprire fatti e misfatti di una ingiustificabile sperequazione di trattamento umano e poi che cortei, parole e tutto l’aldebaran giornaliero non siano brand di copertura per logiche donna=discrimine.

A quando un Woman’s Day, di canestri vuoti di mimose e stracolmi di parità umana? Chissà!!!

canestroA resistere donne, prima o poi possiamo farcela a cambiare del tutto la logica!

bydif

Rompicapo FLOR-ELETTORALE.

Qual’è il numero-fiore mancante?

Se:ogni fiore vale un numero che va da 1 a 35; 

Se ogni fiore-numero sommato o sottratto a altri fiori- numeri da un fiore che equivale a un altro fiore- numero che va da 7 a 42;

Se il risultato dei fiori numeri sommati o sottratti nella 5 operazione è lo stesso della 1.

quale fiore

Arduo assai trovare il numero-fiore mancante! 

Dopo averne sentite di cotte e di crude, anzi stracotte e ristufate, finalmente è arrivato il giorno fatidico in cui ogni cittadino italiano maggiorenne, con una crocetta su un simbolo, può esprimere la sua opinione ideologica o la simpatia per un leader piuttosto che per un altro, e dissolvere o materializzare lo spettro dell’ingoverno a seconda se le scelte convergono in prevalenza su una formazione o coalizione partitica da totalizzare una maggioranza di crocette, non solo certa, ma con una percentuale che almeno permetta al capo dello Stato, Mattarella, di affidare a un candidato premier un incarico di venturo governo. Considerato il Rosatellum e stando ai si dice straripetuti e rigirati in tutte le salse di questi mesi, pare che far svanire lo spettro dell’ingoverno è impossibile in quanto, alla conta complicatissima, il grattacapo è senza soluzione, il che è come dire a ogni italiano che oggi si reca a esprimere un parere con una preferenza su un simbolo per un nulla di fatto e alla fine ottiene lo stesso effetto di chi sta a casa. Beh, in ogni caso, per me meglio un giretto a vuoto che un rimpianto e… Mi auspico che i miei connazionali non solo alzino il sederino dal divano ma da più intelligenti e pratici dei si dice con una scelta decisiva smentiscano i pronostici di un giro a vuoto. Comunque, in attesa di apprendere mi applico sfidando la mia logica a risolvere il complicatissimo rompicapo flor-elettorale di un mio angelico e carissimo amico. Se riesco, dice che  conosco in anticipo, su numerosissime maratone e talk  mediatici contacrocette concessioni affidamento a italiche formazioni politiche, l’esito finale del prossimo destino governativo. 

Un saluto riscalda logica a tutti!

By dif