L’aspra dignità

mani

Diamoci la mano compagni.

….

Avanzando nella notte velata

Da luma d’orror offuscata

arriviamo alla sagoma nera

Intravisa tra schiuma franta

aspetta a vista consunta

di stivar l’agognate libertà

Diamoci la mano compagni

Reticolando muti e felini

Stringendo i nostri fagotti

di vita radunata in fretta

zompiamo sulla carretta

straboccante di storia maledetta

Filieremo da realtà bislacca

Madri sventrate da guerriglia

Sudori martellati da ferraglia

Lamenti torcigliati d’una terra

Diamoci la mano compagni

uniti eviteremo di cadere

nella fossa nera nera

scavata dal business neguziero

Sparire in groppa al destriero

Che acquattato aspetta goloso

D’azzannar la nostra carcassa

Ingozzarsi di carne fresca

Diamoci la mano compagni

Formiamo una catena

Una catena c’arrivi alla cresta

D’un lembo di terra foresta

che aspetta e non rigetta

Vomitando nel regno di Nettuno

Uno spiedo di carne secca

Diamoci la mano compagni

Sfidando la furia della natura

Intrecciamo un nastro spinato

Lungo quanto il creato

Un nastro di gente avvezza

A ramazza e cavezza

Decisa a porre fine a tedio vessato

infraterno caduco radicato

Diamoci la mano compagni

Armati di coraggio e sudore

Con i nostri cartocci millenari

Urtichiamo la verità negletta

duellando con l’ira maledetta

che prima spella e poi rifocilla

in un lembo di terra foresta

Incasseremo l’aspra dignità

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 bydif

 

SAN GIOVANNI BATTISTA:RITI E TRADIZIONI DI IERI E OGGI

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Si dice che il solstizio d’Estate rende  tutto  possibile. ma  solo San Giovanni Battista tutto rinnova, purifica e conferma. 

In tempi lontani i solstizi erano le porte per accedere a dimensioni ultraterrene e a loro guardia era posto Giano bifronte, colui che contemporaneamente vede nell’una e nell’altra dimensione passato e futuro. Nel corso del tempo, la tradizione pagana mescolandosi a quella cristiana, pur conservando l’antico valore di custodia delle porte- fra i due mondi, terreno e ultraterreno, ha sostituito Giano con i due Giovanni: il Battista nel solstizio estivo e l’Evangelista in quello invernale per cui le porte solstiziali di lithia, sole alla massima potenza, si aprono il 24 giugno, giorno della nascita liturgica di san Giovanni battista. Non a caso però. Secondo un’antica credenza molto radicata, anche nei paesi anglosassoni e celtici, è il giorno in cui il sole si sposa con la luna, ossia il fuoco con l’acqua, e nelle antiche celebrazioni di S. Giovanni il fuoco e l’acqua, falò e rugiada, sono i simboli più acclarati. L‘acqua che non bagna, la famosa guazza o rugiada, perché purifica ed eleva dona sapienza e fortuna, ai saggi potere materiale e spirituale; il fuoco perché non brucia i raccolti, ma riscalda, rinvigorisce, illumina le tenebre, incenerisce le negatività, dona abbondanza futura purificando la terra attraverso i tanti falò accesi nelle campagne che eliminano le scorie dannose del passato recente. Nella antichità i riti d’inizio estate erano considerati un momento di pienezza di vita, di rinnovamento delle energie, di tempo per liberarsi da paure, tristezze e dolori della vita. Con San Giovanni Battista il solstizio d’estate invece è tempo di purificazione e di rinnovamento del sé, cioè un rinnovato impegno a Dio e a noi stessi. In realtà sacro e profano si fondono e si confondono nelle tante credenze, ritualità, magie e superstizioni fiorite intorno al santo e al passaggio del sole dalla crescita alla decrescita, in tutto il mondo. Per i più il 24 giugno, da mezzanotte a mezzanotte è un giorno in cui tutto è possibile, l‘inverosimile può farsi realtà concreta e il verosimile può addivenire astrazione pura, come per esempio la leggenda che se si va in un bosco ricco di felci si può avere l’esclusivo piacere di veder sbocciare, su una felce maschio, un bianchissimo fiore che schiudendosi inonda di una luce purissima capace di fugare ogni sorta di male e stregoneria e donare ricchezza fortuna. O quella dei serpenti che si riuniscono e si trasformano in una grande palla sibilante e contorcente chiunque riesce a prenderla ottiene poteri magici. Tante le tradizioni e i riti in uso legati alle celebrazioni popolari in onore di  san Giovanni e al solstizio che rappresenta il Sole in tutta la sua gloria, passione e assicurazione del successo del raccolto. Per maghi e stregoni di ogni tempo la notte che precede la festa, ieri del sole oggi di san Giovanni, è considerata magica per eccellenza con tantissime storie di streghe, sabba orgiastici, riti a sfondo più o meno demoniaci e truculenti. Inoltre, porta con molti rituali legati alle fate che hanno influenzato popoli e tradizioni ma anche la letteratura, basta pensare a Shakespeare e al suo ” Sogno di una notte di Mezz’estate”.

Di seguito una breve panoramica di riti e usi più popolari legati al sole e al Santo :

– i falò la cui accensione serve a dare luce allo spirito depresso,saltandoli si ha fortuna, danzandovi intorno si allontanano gli spiriti malvagi; il “bagno” conla guazza come atto di purificazione e rinnovamento che richiama il battesimo hanno il posto d’onore.

-raccogliere fiori e erbe per ottenere l’ acqua profumata di san Giovanni che leviga e toglie impurità ma che in Spagna e altre parti le giovani donne sperano di divinare e scoprire il futuro amore.

– decorare con foglie di betulla, finocchietto selvatico, iperico e lillà bianco le porte delle case per proteggere da malattie .

– Cogliere le noci immature, sia per fare il nocino, il nocello, e il liquore detto schiara cervello”, sia come simbolo: da tenere in casa per rafforzare la fede in quanto la forma ovale del mallo indica spiritualità, e sia per richiamare il valore dell’uovo filosofico in cui si maturerà la pietra.

Legare a mazzetto 5 erbe: rose, iperico, verbena, ruta e trifoglio, per rinnovare e saldare i vincoli d’amore.

cogliere le “erbe” tra le tante usanze forse è la più popolare, in quanto le erbe e i fiori erano e sono il simbolo del potere guaritore del Sole che, a Litha, raggiunge il suo apice e comincia la seconda parte della sua iperbole ovvero la discesa. Cogliere le erbe significa anche “raccogliere la Luce e conservarla per affrontare l’oscurità che si appresta a tornare. Ma quali sono le “erbe” e come vanno raccolte? Per le quali non c’è limite, ovviamente quelle che hanno potere curativo per gli erboristi, magico per quelli che credono nei poteri soprannaturali. Nella cultura contadina e popolare la raccolta delle erbe,  seppure la scelta  varia da territorio a territorio, è la preferita. Per il come invece tradizionalmente la raccolta è importante e va fatta con abiti, utensili e gesti precisi. Tanto per dire: le erbe vanno colte con la mano sinistra,anche se nel canto scozzese per la Raccolta Sacra tratto dai Carmina Gadelica, con il quale i Druidi accompagnavano il rito, le indicazioni sono differenti, ovvero raccoglierle con la destra e riporle per conservarle con la sinistra. I contenitori, sia durante la raccolta, sia nell’essiccazione e conservazione, assolutamente non metallici, vimini e terracotta sono i preferibili, ma vanno bene anche sporte di tessuto. Mai recidere le erbe e i fiori con forbici o mezzi simili ma con le mani o un coltello di legno. Al momento della raccolta indossare una tunica,o un abito largo, in cotone o fibre naturali in colori chiari, meglio se bianca verde o arancio. Per precisare,la raccolta era ed è sacra, in quanto per i credenti rappresenta un momento di grande comunione con Dio e per i laici erboristi esperti un grande connubio tra la natura e l’uomo quindi foglie o pezzetti delle erbe, non vanno mai lasciati a terra ma raccolti e posti in un sacchetto di stoffa. Tra l’altro a detta di alcuni il sacchetto acquisterà un grande potere magico-divinatorio e se posto sotto il cuscino rivela in sogno avvenimenti terreni e ultraterreni – anche nella cultura celtica, la «messe magica» costituiva il riflesso di quanto avveniva nel macrocosmo, sul piano spirituale e quanto sarebbe avvenuto nel microcosmo sul piano materiale.

Ma chi era san Giovanni Battista?

Giovanni Battista, il battezzatore, è una delle personalità più importanti del cristianesimo in quanto la sua vita già dal grembo materno si intreccia con quella di Gesù. A iniziare dalla sua venuta annunciata dall’arcangelo Gabriele, lo stesso angelo che sei mesi dopo annunciò quella di Gesù alla vergine Maria, per proseguire con Giovanni che fu il primo a dichiarare, più volte, di riconoscere Gesù come il Messia annunciato e, nel giorno del suo battesimo nelle acque del giordano, lo additò, ai suoi seguaci, come “l’agnello di dio che toglie i peccati del mondo” sottolineando il proprio rapporto di dipendenza affermando: “Egli deve crescere e io invece diminuire “lIlum oportet crescere, me autem minui” –vang. di giov.-In base alle narrazioni evangeliche Giovanni, figlio di Zaccaria e Elisabetta cugina di Maria, fu generato eccezionalmente quando i genitori erano in tarda età. Definito nei vangeli “voce di uno che grida nel deserto” vox clamantic in deserto, Giovannisecondo Marco – vestito di pelle di cammello e cibandosi di locuste e miele selvatico, conduceva una vita di penitenza e preghiera nel deserto. Proprio nel deserto sembra abbia avuto contatti con gli esseni, comunità monastiche giudee che vivevano nel deserto aspettando il messia, che praticavano già il battesimo, ossia l’immersione in acqua come rito di purificazione. Mentre per alcuni vangeli apocrifi, fu in seguito alla morte della madre che si sarebbe recato nel deserto dove fu istruito dagli angeli e uomini sapienti alla futura missione di conversione attraverso il battesimo. Imprigionato per aver condannato pubblicamente la condotta scandalosa di Erode Antipa, fu decapitato intorno al 35 d. C. per compiacere Salomè, figlia di sua cognata e amante. Per aver conosciuto direttamente Gesù e per averne annunciato la messianicità divina Giovanni è ricordato come “il più grande dei profeti”. Venerato da tutte le Chiese cristiane e non solo, insieme a Gesù è presente anche nel corano come un dei massimi profeti che precedettero Maometto. Da Agostinone dà notizia già nel IV secolo, sappiamo che la celebrazione della nascita di Giovanni al 24 giugno nel cattolicesimo è antichissima, e i riti celebrativi erano considerati un momento di pienezza di vita, tra l’altro insieme alla vergine Maria è l’unico santo di cui si celebra oltre la nascita terrena anche il dies natalis, ossia la morte come nascita alla vita eterna.

Tante le iconografie rappresentative di Giovanni Battista, per inciso è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli e ciò testimonia il grande interesse che in tutte le epoche ha suscitato.

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buona serata  di fede divina  e luce terrena

bydif

 

l’immagine :San Giovanni del Caravaggio