Il 2017 è alla porta. Sarà brutto o sarà bello?

2017

Sempre più forte il nuovo anno  bussa alla porta. Vuole entrare e sicuramente entrerà nelle vite. Nessuno può rifiutargli l’ingresso. E come potrebbe? Nessuno umano blocca la mano al tempo! Con quel suo ticchettare sul portone del mondo, di tic tac in tic tac il pendulo batocchio inesorabile moribonda ore e minuti a messer 9-2016 che porino con San Silvestro  in un tic spira e con un tac vita concede al nuovo anno. Ebbene si, poco ha da campare il 2016, tra qualche ora, in qualunque parte del mondo ognuno, volente o nolente, ad un tic lo caccerà  e ad un tac spalancherà la porta e accoglierà col sorriso o col broncio, col cuore pieno di speranze o l’animo titubante, con veemenza festante o passione sospirante, con scoppi luccicanti o quiete sognante l’ignoto signor 2017 ovvero messer uno. Messer 2016, finirà nell’archivio delle vite, li da storico testimone rimarrà, per alcuni con rimpianto per altri con sollievo, e messer 2017, con piglio deciso com’è da sua natura, inizierà a regnare, per alcuni da magnanimo per altri da taccagno, per altri ancora da cinico o da trepidante. Sarà brutto o sarà bello? Chi lo sa!  Fatto sta così è così deve essere, finché il mondo continuerà a ruotare un anno se ne va e un altro viene senza prima farci sapere di che pasta è fatto e come, giorno dopo giorno, agirà nel privato e nel collettivo mondo. Tuttavia qualcosina di come si comporterà a livello generico si può ricavare. Basta farlo parlare. Certo non rivelerà al cento per cento cosa ha in serbo, altrimenti dove sarebbe il bello. Però almeno sul 50 ci si può contare, il che non è poco considerato che bisogna sorbirlo com’è, per 365 giorni, senza alcuna possibilità, se non piace, di modificarlo, anzi, conviene da subito, da subitissimo accettarlo. Perché? Perché da primo della classe, ci tiene assai al suo ruolo di condottiero e non gli piace per niente essere ignorato, tant’è che al solo annuso scatta come un fiero guerriero animoso di buttarsi nella mischia per dimostrare d’esser il migliore. Ma vediamo un po’ in dettaglio quel che si ricava ad analizzarlo. Iniziamo dalle cifre 2 0 1 7: saggezza

Se sommo e riduco 2+0+1+7 = 10 =1+0=1; già so che il nuovo anno sarà gestito da messer 1, un individualista con mentalità da capo, in tutti gli avvenimenti della scena mondiale metterà il suo zampino. Se il saggio messer 9-2016 stimolava a sbarazzarsi di tutte le palle al piede senza rimpianti, questo, con essenza da comandante in capo, esorta di alzare le chiappe e senza indugi marciare in avanti. Col suo impettito palo a freccia mette subito in chiaro che punta verso l’alto e giammai in basso. La sua filosofia è arrivare per primo in cima, non si perde in dettagli, con tutti s’accorda con nessuno spartisce, a tutti tiene testa. È leader autosufficiente, nessuno lo domina, nessuno lo scalza, nessuno l’influenza, per accrescere tutti a lui ricorrono mentre a lui basta se stesso. Perché è l’unicum, l’unità primordiale creatrice; la potenza che genera la scintilla e tutto avvia; il capostipite testa forgiatrice dell’altrui valore; il fallo onnipotente maschile inseminatore”

Al dunque in breve, messer 2017 comunica che è un autonomo ambizioso, con una logica da primatista in cui solo chi assume il comando di se stesso s’impone al mondo e giunge al massimo successo, chi nicchia, o per agire aspetta il consenso altrui, ben che gli va in retrovia rimane a sospirà.

Se analizzo il 2017,“pezzo per pezzo”, altri preziosi indizi mi fornisce per meglio dire cosa mette in ballo :

Il 2 dice che da millenium, la sua influenza è di storia a lunghissima scadenza, nell’anno è sfumatura da dettaglio, carisma solo gli avvenimenti diplomatici a lungo raggio, quelli extra che vanno tra cielo e terra.

Lo 0 è restio a pronunciarsi, troppo imprevedibile o scontato può essere l’apporto al fato, comunque al mondo offre infinite possibilità, tanto in bene che in male, quel che avverrà dipende dall’uso del ragionare, lo specifico dell’accadere reale, per singolo e globale, il nulla e il molto che ognun ricava, v‘è nella cifra successiva.

L’ 1 subito si attiva e fa sapere che in testa ha le idee chiare, è un autonomo imprenditore e dal “vuoto” non si lascia dominare, con l’audacia risoluta tutto nella vita riesce a fare, anche in quest’anno per arrivare primi ai traguardi in se c’è da confidare, lui la mano la tende a chi intuisce e subito agisce, vibra sempre da capo anche quando è funzionario al caso.

Il 7 da profetico divino, chiude col dire che il divenire è problematico e assai strano, senza forzar la mano tanto si può aspettare tranne l’arricchimento volgare, Prudenza e pazienza son sagge virtù bensì intelligenza studio e scienza son “armi” basilari a chi vuol migliorare. La sintesi esplicita è nelle sue mani, spirito e materia son le chiavi filosofali  a tutte le variabili esistenziali. 

Al dunque, tutte le cifre sono cooperanti al presagio annuale ma è il capofila, Messer uno a comandare i fatti più probabili quotidiani. Siccome è un messer di poche parole ma assai “loquace” di passo, per non rischiare di restare al palo a contare chi sorpassa, conviene scrollar la pigrizia da mente e corpo e mettersi a marciare. D’altronde, con messer uno si parte per una avventura  novennale, si getta il seme al futuro, si attiva la forza primigenia della vita attiva. Pionieri di se stessi si deve essere per realizzare idee e desideri ambiti,  esploratori di terre nuove da “occupare” per poi a tutto campo dominare. Sia chiaro, è con messer uno che si mette la prima pietra per ogni costruzione di futuro: professionale, sociale, affettivo, relazionale, salutare… perché è lui che capitana e finanzia i progetti dell’industria esistenziale, da poi via via sviluppare, assestare, modificare fino a ricavare dagli obiettivi iniziali gratificazioni, successi, cospicui guadagni, stabilità fisica e morale e quant’altro si cerca e si vuole. Quindi? Quindi a capodanno, sotto al vischio si brinda all’iniziativa e.. e con un tac si prende il via! Scarico d’entusiasmo e stufo di fare tanto per arrivare a poco? Quello è passato, il nuovo è lasciarsi andare, non calcolare, iniziare a marciare!

Con messer uno che guida l’anno, anche l’ardita idea che frulla in capo troverà appoggio e agio. Pensare e ripensare stagna l’aria fritta che si appiccica e non lascia spazio alla pratica prospera conquista.

L’uno è un signore potente, ha la  stoffa da leader autosufficiente, l’indole decisa, ottimista e intraprendente. Sotto il suo dominio a tutto si può dar inizio. Basta una ideuzza e quello sprinta fino al traguardo ma… attento… che sia idea nuova in quanto detesta l’usato. Non c’è in testa? Da lui ispirato, una piccola piccola in capo si trova sempre! È Assurda? Urra, urra, son proprio le idee impensabili le sue preferite!  Lanciarla sul “mercato” senza spavento gioca con la buona sorte, succederà quel che succederà, l’audace sconfigge sempre il codardo. Meglio però puntualizzare, che  il suo motto è creare perciò per ottenere il massimo risultato conviene non  copiare e non affidarsi al già provato. Lui, il 2017 è il genio creatore, l’ avanguardia che affronta l’ignoto con coraggio e ricorre alle proprie risorse creative per risolvere brillantemente  qualsiasi problema gli apparenta il fato. È la maschia unità primordiale, dotata di quell’essenza fecondante l’ispirazione che non abbisogna di elucubri stantii per germogliare ma di immediato. Inoltre possiede il fuoco sacro, quello che forgia qualsiasi metallo si batte a caldo. Lo so che par una stranezza trascurare il dettaglio, incitare a lanciarsi, spingere l’istinto e scartare la riflessione, ma nella vita quotidiana arriva primo proprio chi prima agisce, è chi sorprende l’altrui e lo sorpassa che vince sugli eventi e soldi e stima si guadagna. Pertanto, in qualsiasi campo chiunque miri a raggiungere il successo, nel 2017, non si spreca a programmare, a meditare cosa può’ e non può raggiungere, vuole o non vuole conquistare, non è questo l’anno per centrare il bersaglio, in futuro ci sarà tempo e modo per farlo. Il 2017 è l’anno propizio per riavviare l’esistenza, dar aria nuova a tutto campo, che sia lavoro, amore, quattrini o quant’altro c’è sul piatto ambito, si coglie e si fa la sua buona ventura sfruttando l’attimo. Non c’è da stupirsi, se la sua logica è agire piuttosto che approfondire, ci son ben nove anni da marciare per arrivare a mettere la bandiera al tetto, in ognuno v‘è l’occasione adatta a cambiar passo, esaminare il costrutto e magari cambiarlo di netto se non è più adatto.

Messer uno-2017 indizia che per tutti ha in vista grandi cambiamenti, soprattutto da ottobre in poi opererà al massimo. L’attività sarà febbrile per tutti e in tutti i settori l’urgenza del fare supererà quella del traccheggiare. Quattro i filoni che muovono i fermenti innovativi : immediato, iniziativa, indipendenza, introspezione. Però, all’origine di tutto ci sarà il dominio individuale. Che sia semplice lavoratore, capitano d’industria, governante, o anonimo pinco pallino, il desiderio d’esser leader di se stesso, sarà in tutti impellente e così vitale  che costi quel che costi, ognuno si farà in quattro e anche più per conquistarsi un piccolo o grande suo autonomo posticino di “potere”. Ovviamente imprevedibile è quel che può scatenare e accadere con una tale logica d’azione, specie se assume forme di ostinazione. Tuttavia è l’agire in autonomia che il 2017 mette in prima linea e premia abbondantemente chi vi aspira. 

Con la sua freccia volta in alto, pronta a scagliarsi per innovare, molti gli avvenimenti imprevedibili lascerà alla storia. Qualcuno sarà caotico e sconvolgente e pure sulla scena mondiale impopolare ma servirà ad avviare il futuro su strade con nuovi metodi nel ragionare.  Nuove democrazie altre soppianteranno, nuovi movimenti si creeranno, ma anche nuove prospettive di progresso spunteranno. Opposte posizioni di credo e di comando si sfideranno a colpi di verbal prepotenza e rapidità d’intelletto. Ogni leader, d’ogni ramo, governante o no che sia,  vorrà ottenere supremazia assoluta sull’altro. Con ogni mezzo si batterà, vincerà chi per primo scoccherà il fatal dardo, si farà “pioniere” di teorie collettive audaci, catalizzerà le energie in azioni pratiche dirette, ispirato dal coraggio ruoterà i suoi “dardi”a tutto campo La celerità è il credo di quest’anno in arrivo, sostituirà la trattaviva diplomatica con l’accordo rapido. Anche perchè, in ogni vicenda, personale e globale, l’opportunità concreta, migliore a stabile soluzione, con messer uno, si ottiene sempre quando la chiarezza esplicita bandisce quella evasiva e mai quando chi aspira a conquista, o col dire o con l’agire, usa l’illecito . Per cui la correttezza etica, specie verbale, ricomincerà a farsi avanti in tutti i rapporti, in quelli di stampo politico ci sarà resistenza, ma vicende collettive obbligheranno ad applicarla per scongiurare eversivi crolli. Punto dolente dell’anno sarà comunque un senso comunitario di bisogno introspettivo, con ricerca di nuove vie materiali e spirituali, di nuovi modelli e stili di vita. In alcuni, la necessità di meditazione solitaria, spingerà all’isolamento, a respingere, anche in modo improvviso,  tutto ciò che è conformismo sociale accreditato a cui, in seguito, altri si accoderanno creando involontariamente un vero movimento intelletualoide politico, da non sottovalutare. 

Messer 1-2017 è ottimo per tutti i cambiamenti, pessimo per mantenimenti di status quo; eccellente per tutte le idee di :nuovi lavori, progetti, programmazioni sociali, imprese, nuove scienze, studio e ricerca, invenzioni ecc… Negativo per trattative diplomatiche di vecchia impostazioni e filosofie retrive. Fino all’autunno la situazione economica privata e generale si prospetta instabile, facilmente malcontento e insoddisfazione circolerà e si riverserà sui governanti con grosse probabilità di rovesciamenti improvvisi. A conclusione d’anno la ripresa volerà con notevole sollievo di tasche e borsellini. Anno, buono per economie con concetti progressisti, meno per scambi finanziari e accumoli di capitali.

In amore tanti i colpi di fulmine che accenderan passioni, pochi quelli che si trasformeranno in solide unioni, tuttavia qualche inatteso incontro può vincolare l’avvenire. comunque anche in questo settore la voglia d’innovare supererà quella di mantenere, perciò le unioni traballanti finiranno al macero, altre storie scriveranno amori, affetti, passioni. Data la natura”fallica” la fecondità sarà in primo piano, 

La testa è il punto debole del benessere psico/fisico. Potrà condizionare sia nel globale che nell’individuale camminar terreno. Nuove cure,verranno da scoperte a tutt’oggi impensabili. Qualche rischio di epidemia.

In conclusione, altro comunica che ha in previsione messer 1-2017, ma per non troppo annoiare mi fermo qui. Se non sembra chiaro il mio dire al suo dire  basta ricordare che l’anno a cui tutti si brinda con allegria è positivo e costruttivo a ripartire e far ripartire la vita. Seppur stimola all’azione decisa e rapida, non tutto subito si raccoglie a pari sforzo, ma i “semi” gettati sono  piuttosto importanti e condizionanti il futuro, in ogni settore della vita.

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Con un grandissimo augurio di prosperità a tutto campo, auspico a tutti un anno di rinnovamento che conduca a raggiungere gli obiettivi ambiti o semplicemente pensati, tantissima serena felicità morale, affettiva e materiale.

By dif

..a presto i post delle previsioni segno per segno

La “NATIVITA’ nell’Arte

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Tempo di Natale, tempo di rievocazione della nascita di Gesù, tempo di presepi, ma anche tempo di…. “natività e adorazione”.

Se è vero che a partire da san Francesco d’Assisi che col suo presepe vivente a Greccio, episodio attestato da Giotto in un affresco, popolarmente prese avvio la tradizione di testimoniare l’avvenimento della nascita di Gesù, allestendo nei luoghi sacri, in casa, un po’ ovunque i presepi ricchi o meno, artistici o mistici, è altrettanto vero che l’arte figurativa precede, almeno di un millennio, la rievocazione testimoniale dell’evento “divino”. Un po’ dovuta a motivi di fede, in specie quelli divulgativi, un po’ a quelli iconici narrativi. Quindi al mondo dell’arte ieratica e agli artisti che ne sono stati attratti o vi si sono cimentati su commissione va riconosciuto un ruolo importante, culturalmente impossibile da ignorare. All’uopo si può affermare che è pressoché impraticabile, a qualunque latitudine, scovare un artista che non abbia sfogato il suo “genio creativo” realizzando con ogni tecnica, almeno una volta, un opera inerente le vicende di Gesù. Chiaramente, a seconda del talento, più o meno pregevole, bensì sempre trasponendo, attraverso il mezzo usato, sensibilità e spiritualità del proprio tempo e essere. Ma, tra i temi narrativi della vita terrena del figlio di Dio, è la “nascita” povera di Gesù in una mangiatoia perché non c’era per essi posto nell’albergo” ad avere il primato ispiratore. Infatti, la ritroviamo in quasi tutte le produzioni dei grandi maestri. Tantissimi i capolavori di Natività“Adorazioni” che ci hanno lasciato e che possiamo ammirare in tutta la loro sontuosa maestria di tecnica e estro creativo.

La più antica raffigurazione della natività ad oggi conosciuta, ovvero la scesa umana, incarnata dal verbo, essendo fondamento oggettivo della cristianità, si trova a Roma nelle catacombe di Priscilla ed è un abbozzo monocolore in cui la Vergine seduta con il Bambino in braccio ha accanto un profeta che indica una stella, “ una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” num. 24,17. Anche nelle catacombe di san Sebastiano troviamo la figurazione di un Gesù nato, ma con un solitario Gesù bambino dentro una cassa-culla guardato da due animali più che iconografia della natività figura nessi profetici. Metaforicamente i due animali esprimono il popolo ebreo e pagano: “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende Isaia 1,3. Siccome allegoricamente i cristiani dei primordi, collegarono il loro periglioso “viaggio” di fede verso Gesù a quello altrettanto periglioso per giungere a Betlemme, dei Magi adoranti, dal 3 sec, tante le scene dell’avvenimento che hanno figurato sulle pareti delle catacombe e nei sarcofagi. Le prime, molto semplici, comprendono: la Madonna; talvolta anche Giuseppe; il Bambino, più grandicello di un neonato, in atto di benedire o tendere le mani ai presenti; i magi che offrono i doni, oro incenso e mirra, su un piatto, e, come da cerimoniale imperiale “aurum coronarium”, con le mani coperte dal mantello, a segno di purezza e rispetto; la stella a volte a forma di fiore o cerchio o rosone… che come il sideus Iulii nel culto imperiale romano conferma la divinità di Gesù. Però è a partire dal IV sec., come dimostrano il dittico in avorio e pietre preziose del V sec. nel Duomo di Milano, i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di Venezia e delle Basiliche di Santa Maria Maggiore e di Santa Maria in Trastevere a Roma, che la Natività divenne il soggetto preferito dell’arte comunicativa del sacro. Di solito la scena compositiva “costruita” in base alle narrazioni presenta: una grotta, utilizzata per il ricovero degli animali, con al centro il Bambino Gesù, avvolto in strettissime fasce da sembrare una mummietta in un sarcofago, quasi a preannuncio di morte e resurrezione, Maria distesa, in un angolo l’assorto Giuseppe e gli Angeli che portano l’annuncio alla parte più emarginata del popolo ossia i pastori, a volte, a simbolo dei pagani che manifestano la loro fede in Gesù Bambino, in lontananza i Magi venuti seguendo la stella dall’oriente e per sottolineare la realtà dell’incarnazione altri particolari, tratti dai vangeli Apocrifi.

Ovviamente le rappresentazioni simboliche della “natività” seguono un po’ la storia della fede e un po’ quella evolutiva dell’umano progresso temporale, culturale, tecnico, sociale. Quindi un escursius visivo delle varie raffigurazioni della nascita di Gesù, eseguite da artisti, più o meno conosciuti e prestigiosi, oltreché testificare un episodio dei “ vangeli dell’infanzia “ di Luca e Matteo, con una composizione sempre più complessa dal punto di vista “architettonico”, più ricca di particolari descrittivi, di personaggi, di allegorie, di materiali impiegati e perizia esecutiva, in un certo qual modo certificano anche le mutazioni, le innovazioni, le disgregazioni e direi pure le insofferenze intellettuali. La loro cronistoria invero è assai illuminante sull’artista ma assai di più di epoche, costumi, stili, paesaggi, tecniche esecutive, convinzioni, tradizioni popolari, cambiamenti etici, sociali ecc. Ad esempio: in certe natività appaiono particolari paesaggistici di “rovine” o ruderi che hanno una valenza tutt’altro che aspecifica. In parte esprimono la tradizionale credenza pagana che quando una vergine avesse partorito il Tempio della Pace a Roma sarebbe crollato – “Legenda Aurea”- e traslata anche il vecchio mondo che crolla all’avvento di quello nuovo, in parte stanno a simboleggiare l’eternità e la pace che non riposano nelle forze dell’uomo, ma sono nelle mani del “Principe della pace”, Isaia 9, 5. Mentre, il numero tradizionale dei magi di tre, numero sacro per eccellenza ma dipende dai tre doni oro, incenso e mirra, triplice professione di fede in Gesù Re, Dio e Uomo, nelle elaborazioni artistiche resta invariato, l’aspetto muta. Dal IV secolo un Magio è rappresentato inginocchiato; alla fine del XIII secolo, il primo Magio, a capo scoperto, è inginocchiato e in atto di deporre allegoricamente la corona ai piedi del bambinello divino, il secondo in piedi indica la stella al terzo; dal 1464 compare, ad opera del Mantegna, anche il re nero; dal XV sec, in riferimento ai Padri della Chiesa che ravvisavano nei tre Re i discendenti dei tre figli di Noè, i Magi assumono le sembianze delle tre razze umane, dei tre allora continenti e delle tre età dell’uomo: l’Europa, Baldassarre vecchio; l’Asia, col turbante Melchiorre l’ adulto; l’Africa, il giovane di pelle scura, Gaspare.

Nel XVI e XVII sec. Un po’ alla volta la “natività perde la ricca e affollata descrizione narrativa, assume un tono apologetico. La luce sublima la natura e il corpo di Gesù. Il Dio incarnato, in mezzo alla scena, brilla così tanto di luce da respingere le ombre. Dal XVIII sec. l’iconografia della venuta in terra del figlio di Dio dissipa il calore devozionale, così prima da spazio al sentimentalismo, poi alla fedele veridicità, di seguito scarta il valore religioso proprio, fino ad arrivare a vere e proprie dissacrazioni. Tuttavia la nascita di Gesù, in bene e in male, nel mondo dell’arte e degli artisti conserva il suo ruolo rappresentativo privilegiato, anche se, come logico, il tempo ne muta schemi compositivi, personaggi, paesaggi, mette il bambinello sulla nuda terra o su baldacchini dorati, asseconda estro, da spazio a ridondanza, schematizza fin all’eccesso figure simbolo della Natività, perfino arriva allo sbeffeggio da sfiorare la blasfemia.

Nel concludere, tanto altro c’era da dire sull’argomento per essere esaurienti, per meglio specificate e chiarire l’evoluzione della natività nel tempo, sia dal punto di vista artistico –stili, artisti, tecniche metamorfosi compositive, simbolismi… che da quello religioso – significati, spiritualità, personaggi, linguaggi, immagine, metafore…

Comunque, con questa breve spolverata sulla figurazione visiva della Nascita di Gesù, a mio modo, ho cercato di sottolineare come la Sua venuta terrena abbia colpito l’immaginazione e in qualunque angolo del mondo non ha lasciato indifferenti ne arte ne artisti, ha trasmesso, valorizzato, magari ignorato i valori essenziali della fede, e da un avvio, meramente evangelico- evocativo-simbolico, sia diventata trasposizione di concetti-stili-tecniche- finanche trasgressione, mai ha perso il fascino, l’attrattiva. Il che qualcosa vorrà pur dire.

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Con il pensiero rivolto al valore vero della Sua venuta che stanotte si rinnova e rievoca in varie forme più o meno ortodosse, auguro a tutti un felicissimo S. Natale in allegria, amore, pace di spirito e materia.

bydif

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– in storia dell’arte un opera rappresentativa della nascita di Gesù è definita: Natività, se la scena presenta una capanna o grotta con bue e asinello, al centro il bambinello, ai lati Maria e Giuseppe; Adorazione se sulla scena figurativa compaiono pastori, magi o altri personaggi.-

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immagini:in alto catacombe di priscilla, Gentile da fabriano, Caravaggio; Dottori

Filastrocca di Santa Lucia

santa lucia

 

Santia Lussia da’i occi bei
Scegni ju co’ to cammei
Angnoli stielle e campanei
Prigna chiè la siera se coprei
Santia Lussia da’ i occi ciari
Scegni jiu co’i toi reghiali
Santia Lussia daia lampaja
Spaie luise suie contraida
Santia Lussia daio pugnaile
la paiura tu ié lontannie
chie la caisa gliè sicura
Santia Lussia doce e bea
ientra ju piagnino piagnino
Magna pur lu torcolino
Nu sveià lu bambino
Lassa li doni sijè stato boinino
La cegnere sijé stato birrichino
Santia Lussia mija beia
te iengrazia la famiia
Vaije pur co’ stellia e campaniella
A doinà ognie luse e miraviglia

***

Santa Lucia, Lux = luce,  nella tradizione popolare è considerata la protettrice della vista e di tutti coloro che hanno problemi legati agli occhi. Da sempre molto venerata, sia nella cultura cristiana che ortodossa,  è la Santa che “illumina il cammino per arrivare a Dio. Qualità che anche  Dante,  le riconosce.  Nella sua Divina Commedia oltre che decantarla per bellezza e luminosità degli occhi le assegna un ruolo di spirito celeste che ridiventa umano per guidare nel cammino di fede come fece con lui :I’ son Lucia lasciatemi pigliar costui che dorme; sì l’agevolerò per la sua via “(Purgatorio IX, 55-57) “Qui ti posò ma pria mi dimostraro li occhi suoi belli quella intrata aperta: poi ella e ’l sonno ad una se n’andaro (Purgatorio IX, 61-63)

In   gran parte dei paesi nordici, ma anche in molti nostri paesi, per Santa Lucia è tradizione scambiarsi dei doni. Tradizione, in parte associata alla donazione di Lucia di tutti i suoi averi ai poveri della città, in parte in  sostituzione di vecchie feste popolari pagane, cioè le feste della luce che venivano celebrate al solstizio d’inverno ma  iniziavano otto giorni prima.

Le  spoglie di Santa Lucia Vergine martire cristiana, nata a Siracusa -283-304 -sono conservate nella chiesa di S. Geremia a Venezia dove giunsero da Costantinopoli dopo vari trafugamenti.

I simboli legati alla Santa sono: gli occhi, la lampada, Il pugnale e la palma.

Il suo numero occulto è il 4.

Il colore è il bianco perlaceo.

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Augurissimi a tutte le Lucie, a noi un augurio che la Santa ci aiuti a veder bene per districarci nei lati oscuri del quotidiano  e camminare sicuri  nelle strade  della vita.

bydif

 

Il Paone Spavonato

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Nel bar dell’aia a me vicina, è di moda favellar la storia di un paone pomposetto e riformino che un dì, alletta na platea de babbei e un vecchino, faruglia d’esser l’unico modestino a cambiar il loro magro destino e s’appollaia, a tutta fretta col su magico gigliettto e qualche croco furbetto, sul ramo più alto della stanza del comandino. Isso sul rametto, paventa a tutti una cuccagna, s’ acconcia piume e piumette a la su greppia, a tutta cresta te inizia a beccà, sgufagnà, proclamà; a girà per boschi a sfanfaronà che grulli tacchini covaccia e gallycedronus ingaggia. A gufi e civette perplessi da tanta baldanza, sputacchia che meio de lui non ci sta e se devono rassegnà a sta a guardà. Nell’aia belante slaida una sequela de cose da riformà per meglio tutti campà. Ai galli zucchera stantie polpettine per fargliele ingozzà senza falli cantà. Alle galline smuove l’aria per falle fetà qua e la portentosi ovetti da distribuì ai giovin capretti in attesa de potesse sfamà. Ai suini trogola una sbobba da cileccargli la voglia de grufolar ne la su stanza parlottina. Tronfo de gloria, sgrilla la coda compra un super aereo viaggia. Ovunque s’assede se paoneggia, becca, ciancia, sfotte e comanda. In tutte l’aie paulula da re senza capì che solo i farlocchi incanta e più la su rota luccichina ciancia più va a finì che ve inciampa. Qualche astuto galloppayo l’avverte de non esagerà, de frenà la su boria, ma il paone ormai cecagno de vanagloria li mette in minoranza e va ancor più agirà e rigirà, a mostrà le su piume al vento. Anzi, convinto d’esser addivenuto er sovrano assoluto dell’aia te va pure a escogità de sbarazzasse de regole e regolette, fornisse de nove acconcie ai su megalomani progetti blaterando che servono a sfrondà i rami parlottai e fa sfollà tutti quei grassi musicai che v’assostano addurmì. Per meglio inchiappettà il popolo dell’aia e fasse incoronà re de tutte l’aie del contado, il gonfiopaonetto a tutti le decanta, le decanta tanto le su riforme da intontir oltre i ciuchi anche i cavalli scaltri. Solo alcuni pulcini, che giran giran per l’aia senza trovà il mangime e alcuni cigni, che sanno nuotar zitti ma pescà veloci, non se lasciano irretì e te vannò a intui che la fregola del paone a cambià le regole dell’aia mira a altra direzione. Il paone s’è tanto supergasato d’esser irresistibile che nell’essere informato che pulcini e cigni nun so fessi irretiti, ce fa una risata e sparpaglia voce che so un’accozzaglia del guazzo, tutti diranno si alla su riforma con gran gioia e loro se dovranno sbobbà la su vittoria. Porino … se sapesse ….che…. na schiera de cacciatori imbelli schiamazza a gai fagianelli, galli e tacchinelli di spennargli la coda che con vanto paonazza, strappargli quella cresta da fanfare e fallo fuggì dall’aia, altro che sfotte e inghirlandasse, se addoeva infilà il giubbino antiproiettile, mettese a corre a perdifiato e pregà d’arrivà in cima al colle a fasse ospità nell’uccelliera  dal capo fattoria….Stando al favellar… è con quel suo dir che se tira la sfiga e se firma la su condanna,  perché il popolo dell’aia, al sentirsi definire un’accozzaglia, già arcistufo della sua aria da paon ditta-re, corre in massa a diglie che le su riforme se le po’ tenè, e se nun glie va bene se po’ pure andà a eremità per boschi. Fatto sta che insiste e insiste che da reuccio pavone si trova spavonato e finisce sul selciato da un no esagerato, esternato da un paese a dir poco esasperato. Al no dell’aia alla su proposta, li per li s’annichila, assai sconcertato fa du lacrimucce e un paulo balbettino poi dal su bosco s’è spoltrona e vola a tutto fiato in sul colle presidiato a di me ne vado. Il poncello così se pensa de salvà almen la cresta. Invece il porino è finito congelato nel frigo smammarino del capo fattoria assai accigliato che canocchialando, dal su bel colle quirilino, ha osservato una schiera di fagiani e meleagris gallopayo che dai rami del parla tu che sfotto anch’io, affamati dalla sicumera paonfanzista, canticchiavano d’aver acquisito con un no inaspettato e un si deflagrato col su parterre rabberciato, paontwittino tvbombardino buggarintrona, il legittimo diritto di spennarlo e divorarlo senza un minimo di afflitto e di travaglio d’apparir ghiottoni spudorati di un paon supermontato con un ego smisurato. Il paone mezzo spennato, messo al fresco dal fattore pe’ tentà de salvà la su situazione,  invece che mettese a riflette in do ho sbagliato se ribada so io er meglio del contado, so io che ordino e tramo, so io che cambitutto in meglio, so io che in frigo ce mando chi me vol fa sbobbà. Poro pavoncello, se vede che  con la botta  ie smontato el cervello. Altrimenti…s’ attaceva.  Si nun s’è stontato ormai deve assapè che ..…daie che te daie a crogiolasse d’esser re immortale; ruota che te riruota le su penne a destra e manca; sventaglia e risventaglia l’ocellata variopinta in su la piazza merkatara con bulloarroganza; vola e te risvolacchia a mostrà la supremazia di leadership con ruota pernacchia a un unione cecchina, paventa stalking rendiconto sforabilancia, sferra pugno terremoto migranti, e…con manovra t’incastro e t’avanza, deve assapè che la su novella se l’è male raccontata e con un si trobato s’è fatto frittata . …Che,in una notte ne buia ne chiara, isso sul tronetto ghigino l’imponderabile il suo asso calava…e la spennatura ci stava. Se favella tanto in su le piazze le su disgrazie, ma niuno ce vede de che scandalizzasse de na vendetta oltranzista del drappello uccellatore contro il povero paone strafottente. Iè accusato d’aver alimentato i sazi predatori e lasciato a panza vuota i millenium osservatori, aver gonfiato a dismisura le su quotazioni spifferaiando ch’era l’unico paone sul mercato, adatto a rottamazzare le ruote ai tacchini vecchiarini, all’oche starnazzanti e ai galli chicchirichini, stazionati nell’aia da ciuchi sprovvedini, pecore capre anatre mute e grassi suini. Insomma, com‘è come non iè,  il fatto ie che il pavo cristatus con tutta la su vanità, in una notte stellata con gufi e civette in ansia, è finito ruotato da un si mancato, messo nel frigidairo a clima comandato a sfrollare il su verso immodesto de io so diverso, senza tergiverso cambio verso a tutto il piazzame e mentre l’alba spunta e il guazzabuglio piazzame brinda, al megapaone spennacciato l’iperbole de la su bella favola fracella su tutte l’aie del contado e il botto è così grosso che attraversa l’oceano. Porino… la su caduta.. niuno soccorre. Tutti lo spennano. Solo il fattore ha un po’ di pietarina. Non capisce tutta la storia, vede solo danneggiata la su boria e pensa di frollarlo un po’ prima di buttarlo allo sbaraglio del popolo della su aia. Il capo fattoria pensa de  salvaie almeno qualche penna , però non sa che… che il paone, iè tanto grullarino, e nel frigo sta ideà  non ci sto fattor mio,  il re so io, anche a te un bel frittolo so cucinar io. Porino, nun arriva a capì de bassà la cresta, quello, è di poche parole ma assai scaltro d’occhio e di cervello.  Intuìto l’intrigo rimugino del paone, il capo fattore fra se se dice, a si, mo paone te fo vede io, in che pasta sto impastato io, e preso il matterello apre il frigidario, sbrina il porino, lo ciuffa per le zampette e gli assesta un colpo da maestro al pennacchio, e in un balenio il paone è spavonato dal fattore capo e in bel cappon da brodo trasformato, messo in pentola e a fuoco lento lento lento li lasciato. La notizia del paone ammollato se sparpaglia subito nell’aia e tutti se mettono a congettà che di lui sarà. Il fattore essendo un equo aristocratico, non vol passà da avaro che se pappa da solo un paone, te ben pensa de chiamasse a la su mensa a spartì la sorte del paone con tutti i capetti dell’aia. Quelli assai in gaudio per la spennacciata manco un secondo ci pensano, facendo finta de non vedè, pecore ciuchi e galli su cortigiani che per l’aia fantasticano e se rodicchiano l’animo pel bel paoncello ammollo, fra il giubilo dei tacchini e pure dei suini, frottano subito al colle assedè a la mensa con gran supponenza e voglia de dì. Ognuno a su modo e con su verso infatti se mette a sbrodà e risbrodà a intingolà il becco sporco in ogni piattino, a ingozzasse e scarnificà il povero paone e senza un minimo de creanza pure a esultar senza ritegno palleggiando le su piume nel salottino azzurro del convivio. Il fattor li ascolta e li guarda, se frena da di quel che pensa della poca creanza ma a sentirli strugolare bevaracciare sfregiettà oltremisura se scoccia assai così ripreso il su bel matterello a uno a uno giù dal colle li voltola fino all’aia. Poi, abbugliato assai dal comportamento de su commensali fa serrà la porta e se ritira a pensà. Pensa e ripensa di chi se po’ fidà, de chi mette a capo senza scontentà l’aia, de chi meio è istriuto per conferi e rappresenta la su fattoria…pensa che te ripensa, a il paone, a la su corte, a tutta la situazione dell’aia, conviene de non potesse fidà a lasciar l’aia a sbrodolà su un pavone iperbolico, manco se po’ permette de perde tempo con tutto quel che c’è in ballo alla fattoria, e men che meno se po’ fasse coionà in giro d’esse privo de abilità o peggio fasse fregà dallo spennacciato che ammollato sta a tramà come smollasse dal pentolaio. Pensa che te ripensa al fattore gli appare chiaro de fa sentì che je il capo de tutta l’aia e che niuno lo comanda o gli impone qualcosina che non esca dalla sua testolina. Tuttavia sa che nun ha tanto da pescà. Decide allor de nominà er meno peggio. Ce son quattro che ie sembrano adattini, ma nun sa prevedè il futuro, accusi pensa è  meio  se affido  alla sorte, può essere che c’azzecco. Prende 4 foglietti ce scrive i 4 nomi, li mette nel taschino e tira su il fogliettino. Ahio, il nome nun è proprio er meglio, troppo gentile ma se pel destino è quello, quello nomina e nun ce torna a pensà anche perché deve da un segno che niuno se po ficcà nella capuozza de comandà da re, d’autoproclamasse er meglio, de insedià le regole tanto pe fasse bello e apparir salvator dell’aia, oscurà il su prestigio de capo.  Così fa sapè il nome a tutta l’aia con tal cipiglio che manco un beo se sente.  Con il su nome, il fattore nun sbaraglia i capetti e i sottocapetti dicerini, a quelli nun sa che in seguito ce pensa il gentilino che in serbo ha nel taschino un sapere che a niuno  mostra, t’assesterà un bel colpino da  zittà tutti gli abitanti dell’aia,  compreso il paocino. Porino… al pavon reuccio iè vorrà un po’ pe’ tornà a beccà.  Intanto mentre nell’aia regna il silenzio e tutti s’accorrono a trovasse un alternativa che li salvi dallo spennamento paonino, na corte sministra na legge che niuno po’ dictatare, niuno soffocare, niuno avere il superpotere de fregolasse e sministrà il mangime  senza tenè conto del parere popolino.

Se racconta che da quel dì chi voleva capì capì, chi era tonto o cercava de fa er furbò andò a fondo, e ne l’aia più nessun da re comandò e manco ci pensò. E il paone…il paone pare che continuò…. al bar  dell’aia ie dicono che continua con la su sicumera…e quello manco fritto se ripiana la boria…però se narra che la su storia non fu più da favola ma da favoletta, perchè la su rota nessuno più incantò  e a poco a poco la su corte se inquattò o se cambiò nome pe non fasse riconosce, solo qualche barbagianni resistette a nun scappà, mica per fedeltà, nun sapeva dove e con chi andà. Porino me te faie pena…però se teneva il becco chiuso…e gonfiato meno la su la ruota da potè vedè avanti e retro …non sarebbe inciampato…quel di, con ruota e cresta, se sarebbe salvato e….e a sentir i decanti davvero poteva addiventà un superpaone da rispettà e in tutte l’aie trovà er modo de fasse osannà come campione …invece…invece t’è  finì ammollato per la su boria e  il su stesso paupolato.

Per non dilungà il favellar me zitto.

Morale della novella? Questa si che è bella!

paone che troppo palula la su gloria se secca il becco e se spiuma la rota”

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by dif

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immacolato passaggio

m

Evanescenti immagini

mi riporta il pensiero

d’occhi da bambina rivolti al cielo

per veder

tra le stelle lattee

il TUO miracoloso passaggio

In quella via aperta al cuore

dal candore fanciullesco

anche nella notte più offusca

trovavo

il TUO manto sospeso

pieno di tenerezza l’angelico sorriso

Nello sfiorar del vento

 l’immacolato alito intenso

Allora

mi sembrava un canto immenso

a balsamo d’animo pulito d’ogni scontento

e

fioriti cieli sereni germogliavano futuri

Nell’occhio trepido la tua venuta correva

alberi carichi d’amore di luce inondava

nell’incanto immaginario ogni dubbio si perdeva

….A quella ammasso di stelle

mi riporta il pensiero stasera….

Libera da fanciullo inganno fra le stelle guardo

incredula

 ancor vedo il TUO immacolato passaggio!

Quel biancor dolcissimo

rassicura il mio animo stanco

e.r.

….0ggi è l’Immacolata concezione. L’unica donna nata senza la macchia del peccato originale. Un dogma cristiano del 1854, proclamato dopo le apparizioni a Bernadette da Soubirous, da papa Pio IX, e  dopo plurisecolari diatribe e storia di fede.

Perchè Immacolata? Perchè prescelta a esser madre del Dio salvifico e madre di tutti i popoli. Destinata a rimaner pura. L’ Incontaminata Vergine, in spirito e corpo,  Madre del Figlio che  si metterà sotto i piedi la serpe malefica che nuoce all’umanità intera.

Un tempo, tutti si aspettava con ansia di festeggiare L’immacolata e, dall’8 al 10 dicembre grandi e piccoli alla sera eravamo con il naso all’insù per vedere il passaggio della Madonna con gli angeli. Oggi non ricordo ciò che vedevamo ma non ha importanta dentro mi è rimasto il ricordo di una sacralità intensa, colorita da voci e volti di devozione della comunità in cui vivevo e della famiglia

L’immacolata  si festeggia ancora  ma non più come allora. Oggi è sbandierata assai ma….ma  come “ponte per vacanze e shopping” Si è quasi dimenticato che l’Immacolata è Ponte,  ma   Ponte universale  di  amore. Come ha detto Papa francesco:

“Il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi.”

P7010044

Lieta giornata a tutti

by dif

l’immagine della Vergine in basso l’ho scattata a Nazareth,, nel piazzale della Basilica dell’Annunciazione.

SI. NO. NON SO. Uffa…

si no

 

A dare credito a quanto da mesi e mesi sgranocchiato da bocche e boccacce domani è il giorno fatidico che o smollerà una tale sberla all’Italia da lasciarla tramortita per l’eternità o le metterà le ali per volare alto, che dico altissimo da dominare l’Europa e il mondo fin quando il mondo esisterà.

Cavolaccio dei cavolacci un autentico dilemma mefitico per la coscienza! E io, domani che faccio ?

Vabbè tutto per tirarmi a crocettare a pro o contro ma farmi mangiare il cervello per ingrassare panze traboccanti di ciccia molliccia di aut aut strafottenti, farmi verme per gonfiare di strapotere insulsi vermiciattoli, tarlarmi la rispettabilità dell’intendere e del volere per esaudire i desideri di voraci termiti o lasciar a plasmatori di folle belanti gestire la mia libertà di opzione quella di facoltà di selezione. Uhm mi pare troppo! Allora..che faccio ? Creditizio quella bombarda di parole, parolacce e nauseabondi tour imbocca e rimpinza trippe da far cagare un si o un no e la colata di vieni vieni a mangiar gli zuccherini e non startene a casa a mielarti sul divano o le giudizio mega balle, le metto nel cassetto e le rimando ai diavoletti sputacchiani di opzioni ingabbia coscienza spiriti creduloni? Letto e riletto, le ragioni irragionevoli, per dire si, no cambio la mia bella costituzione, non ho trovato la soluzione! Anzi, il non so, che prima non era in mia considerazione, mi è apparso un gigante ferma porta da sbattermi davanti alla televisione!

Però..però rinnegar le mie ragioni .. rinunciar a un libero diritto d’esprimer un opinione..tradir la mia civica educazione…uhm. Che conto poi a me stessa se imbratto la mia indipendenza votereccia ? Che so marionetta di mega galattici ballisti. Pecora citrulla da accodarsi a cani lupi per andar all’ovile. Antiquaria scassata che compra dai frottolai carabattole e gli svendei capolavori. Che non so ragionar col mio intelletto e decidere in autonomia se crocettare si, no o starmene a casa a leggere un bel libro costumato di cultura. No. No! Non posso rinunciar a un libero diritto d’esprimer un opinione per quattro cialtra paroloni fuoriusciti da crani sbruffoni o rimestati e impiattati da sguatteri vestiti da chef stellati e nemmeno per vituperai di profezie apocalittiche scassi l’Italia se non metti la crocetta sul si!

Non posso proprio. Non abdico uno stile di vita. Lo so che la coerenza in certi luoghi non è una moda praticata e in certe bocche troppo adulterata da poterla vantare come codice d’onore di una logica spassionata, ciononostante ho deciso, me ne frego. Non mi va proprio di rinnegare un credo per farmi robottino operativo d’altrui pensiero.Tuttavia, ancor meno mi va di stare al passo colle subsidenze psicologiche e decidere si o no per far esultare questo e quello. Domani, metterò la mia crocetta in base a convinzioni scaturite nel soppesare vantaggi e non della referendaria consultazione. Sarà si, sarà no? Qui non dirò! Di certo non darò un calcione alle mie razionali deduzioni.Tanto non ho da tirarmi dietro un partito ne attirar e scambiar favori. Eppoi urterei il sancito principio di segretezza che fa rimaner libero da pastoie . In più, da attrice secondaria, esibire il si e il no sarebbe ininfluente al convincere e sterile alla recita. Appurato che non sono attrice da non so, quel che posso dire uscirò a metterci la faccia o sul si o sul no. Comunque non da sprovveduta o emotiva evacuatrice di mal di pancia neh.. con quel che ha combinato in Inghilterra e in America..me ne guardo bene. Senza i mal di pancia Trump se ne starebbe nella sua miliardaria tower e non a formattare un governo di strapoteri che prima o poi affosseranno le pance con tutti i suoi ammennicoli; Cameron avrebbe ancora lo scettro di primo ministro di GB e la May non starebbe a negoziare con L’UE il post brexit che emarginerà il regno facendo annaspare le pance in un mare di spiagnucolai. Per cui.. un si e un no viscerali. Escluso! Ritrovarmi inzaccherata di m…. non sarebbe piacevole a vista e olfatto. Anzi tanto spiacevole che prima di aggregarmi al “cast” nazional popolare, ho studiato a fondo da pronunciare un persuaso assenso-dissento. In questo poi… v‘era da studiare parecchio per non farsi incorporare in una baraonda di teatranti assai fuori palla da snocciolar su e giù una migliaccata di galattiche narrazioni, fuori luogo e fuori tempo, da stramortir anche l’uditore più paziente. Dire che è stato una autentico recitio arraffonato è dire niente con quei protagonisti mitraglia volgarissimi gerghi, guarniti da acrobazie e effetti scenici da rincitrullire assai assai i fan acclarati, figurarsi i restii. Vi dirò…A quanto mormora la platea qui accanto sembra che alcuni son pronti a rinculare e farsi risarcire il biglietto di adesione. Se è vero…lunedì al botteghino,,,si vedranno stelle sbriciolarsi e smodati pianeti e satelliti orbitar su e giù da grovigliar l’assetto del creato e pure quello ancor manco figliato. Non mi tange. Domani, fatta la mia parte con ragionata deduzione smollo il sipario su una lunga commedia incannicciata di insopportabili fanfaluche da fuorviare l’ intelletto del più esperto ascoltatore. Dopodiché, a cuore pacifico, senza contar pecore fino all’alba farò una bella dormita e nulla mi importerà chi dall’urna uscirà vincitore. Sarà il si o il no. Sarà il risultato di una somma di decisioni e se non combacia con la mia non la considererò una sconfitta, ma democrazia che si rispetta.

Invero la vittoria dell’uno o dell’altro, tanto sia quella presunta che toglie il “teatro” Italia dai pasticci o lo capofitti nelle cloache degli abissi, non susciterà rammarichi ne a me ne a chi, dilemma o non dilemma, si sarà  espresso. Saranno I non so, gli indifferenti, i delegatari cronici a dolersene assai. Solo loro saranno i responsabili dell’una o dell’altra asserzione e solo loro i colpevoli se l’Italia si ritroverà tramortita da un epica sberla o metterà le ali per volare alto, che dico altissimo, da lasciar i dubbiosi a bocca aperta.

Nel concludere, aggiungo un cinguettio.. par che per taluna profezia e alcune edottanalisi chiunque pomperà la prosopopea del successo non farà altro che gonfiare aria fritta. Entrambe le decisioni frutteranno un risultato referendario destinato a far selezione, mutare il cast di produzione.

Uffa…sta a vedè che dopo tanta fatica per discerner, dal canestro di insulti, scempiaggini, supermegaballe e spregevoli fole, i pro per crocettare il  si o il no con ragione,  me devo sorbì  un tiro mancino…noooo, nun ce voglio crede…me farebbe schizza  na rabbia da incendià il cielo. 

bydif