Pentecoste: il sigillo di fuoco

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La Solennità di Pentecoste è una delle feste più importanti del calendario liturgico in quanto con la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli, riuniti insieme nel Cenacolo, Dio mette il sigillo di fuoco nei  fedeli, uniti nel Nome di Gesù. 

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2, 1-4).

In un certo qual modo la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue  di fuococompleta l’incarnazione, gloria la promessa di Gesù: Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Paraclito, un altro Consolatore, che rimarrà eternamente con voi “e segna l’avvio della chiamata missionaria della Chiesa. Chiesa come universalità del Risorto in cui gli Apostoli sono rivestiti di Spirito Santo per annunciare al mondo quel Verbo eterno, crocifisso e risorto.

Cos’è lo spirito Santo? E’ la luce di verità, il sigillo di fuoco che  guida nel cammino dell’amore in Cristo, pastori e agnelli.  
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Si può dire che La Pentecoste è una solennità che ricorre nel 50° g. dopo Pasqua esalta quell’operare misterioso di Dio Uno e Trino!

BYDIF

…..per la cronaca

Inizialmente lo scopo primitivo della festa di Pentecoste era agricolo. Una lieta festa chiamata “festa della mietitura”o “dei primi frutti”. Si celebrava il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua in ringraziamento a Dio per i frutti della terra. In altri passi era nota come “festa dello Shavuot, cioè delle Settimane poiché cadeva sette settimane dopo la Pasqua. Presso gli ebrei indicava anche l’inizio della mietitura del grano. Ma, a poco a poco , gli Ebrei le diedero un significato nuovo tant’è che la Pentecoste divenne “il giorno del dono della Legge” e alla vigilia della festa a ogni israelita era fatto obbligo di passarlo a leggere la Legge. Tuttavia, la Pentecoste era una delle tre festività, dette Shalosh regalim, feste del pellegrinaggio a Gerusalemme di tutti gli uomini. Comportava l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un pellegrinaggio a Gerusalemme di tutti gli uomini, un’adunanza sacra ‘asereth o ‘asartha e particolari sacrifici.

La Pentecoste cristiana viene celebrata già nel periodo apostolico .Tertulliano è il primo a parlarne, come di una festa ben definita, in onore dello Spirito Santo. Nell’iconografia descrittiva difficilmente Lo Spirito Santo è stato raffigurato sotto forma umana. Nell’Annunciazione e nel Battesimo di Gesù è presente sotto forma di colomba e nella Trasfigurazione come nube luminosa. Sebbene più volte preannunciato nei Vangeli da Gesù, è nel Nuovo Testamento che viene rivelata la personalità della divinità dello Spirito Santo.

 

 

 

 

invocazione per la pace a S. Rita

s rita

Oh ammirabile Santa
perla rara del cuore di Gesù
tenerissima madre e sposa
votata a servire e soccorrere
e da dio eletta avvocata
delle cause impossibili
afflitti e disperati
da odi e discordie
che impediscono la pace
a Voi oggi con devozione
preghiamo e ci affidiamo
per intercedere grazia
di liberarci dall’incubo
di guerre e oppressioni.
Oh, Gloriosa santa Rita
dal cuore colmo di amore
serva fedele di Cristo
avvovcata della nostra speranza
umilmente Vi imploriamo
che nessuno in terra abbia più
da soffrire e spargere lacrime
per inimicizia e guerra.
Beatissima Santa della spina e della rosa
delle cause perse e disperate
ma a Voi rese da Dio possibili
onorandovi vi preghiamo
elargite a questa umanità
armonia e sollievo.
Oh, prodigiosa Santa
angelo di concordia
ricolma di virtù
intercedi per noi clemenza
da far rifiorire la pace in ogni angolo della terra.

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Bydif

Grazie amatissima Santa della mia terra. Di certo so che ascolti chi a te si rivolge con mente e spirito  fiduciosi.

Nostra Signora di Fatima

verg fat

Questo 13 maggio, è il 106° anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima e come consueto una gran moltitudine di pellegrini da tutto il mondo è approdata sul suolo lusitano per rendere devoto omaggio alla Vergine Maria, ma anche con in cuor un desiderio di ricevere grazie e intercessioni per questioni di umana sofferenza. Qualche anno, fa anch’io per puro caso sono approdata in quella immensa piazza del santuario gremita da una incredibile folla multietnica e l’impatto coinvolgente è stato incredibile. A dir il vero all’inizio in quel groviglio di anime viaggianti mi sentivo un po’ smarrita, un tanto perché pur essendo devota alla Madonna quel pellegrinaggio non l’avevo programmato ne per esigenza animica incalzante ne per desiderio di fede, mi ci ero ritrovata all’improvviso per affetto e sostegno a una persona cara. Un tanto perché nel vedere tanto fervore sprigionare dai gesti e dai volti che incrociavo o addirittura scorgerne altri di ogni età e ceto sociale che pregando si facevano in ginocchio tutta la piazza per arrivare alla cappellina dove era posta l’immagine della Madonna mi saliva una sensazione di stupore e ammirazione per tanta convinzione ma anche di mancanza, quasi a sentirmi miserrima. Sennonché deve essere che quando meno ci pensi il fato dello spirito agisce e se vuole trova tutte le strade per farti arrivare dove ti è necessario per progredire, o forse più semplicemente, ed stato così per me, per tracciarti la strada da perseguire per resistere a situazioni future imprevedibili, assai dolorose da viverle e superarle senza cadere nel baratro nero dello disperazione. Cosicché, dopo un primo sbilanciamento, dovuto allo stupore di una partecipazione mistica di quella variopinta folla ai limiti del surreale, oltrechè ad una atmosfera silenziosa ma che respirando risultava più chiassosa di un concerto di oranti tenori che ti pervadeva e frastornava l’occhio e la ragione, quel mio primo pellegrinaggio in un luogo mariano è stato tutto un susseguirsi di profonde percezioni sensoriali che sembrava mi squarciassero il petto. Inspiegabili sensazioni nuove, elettrizzanti mi trascinavano in piena notte su quella immensa piazza ormai semi deserta, non a pregare, muta a rimirare quella immagine di giovane donna ammantata di bianco, minuta e con una corona in bilico in testa che da un momento all’altro pareva volesse scivolar giù, avvolta in quella teca di vetro avvolta da tutto un fragrante olezzo di rose bianche, gigli e tuberose che arrivava in ogni vicolo. Ancor oggi mi è difficile spiegare quel perchè preciso della ragione che metteva in moto il desiderio di andare in piena notte a guardare la Vergine Maria, come dicono li, della “nostra Signora di Fatima”. Neppure riesco a spiegarmi i meccanismi interiori di quel muto ammirare la madonna e ora dopo ora sembrarmi che star li mi guarisse l’anima. Come dire, un impercettibile tocco di brezza la tirasse fuori da tutto un guazzabuglio esistenziale per riportarla alla sua naturale espressività. Tant’è che da allora tanto è cambiato in me,nei modi e nel pensiero. Ancora non come avevo percepito doveva essere o dovrebbe essere . Perché? Perché ho fatto tanti altri pellegrinaggi e come allora non per volontà, quasi tutti per caso, solo gli ultimi due per decisione autonoma, poi ci doveva essere un terzo in Armenia, un luogo che mi ha sempre affascinato e desideravo molto percorrere le sue strade, purtroppo ci si è messo di mezzo il covid e ancora è in sospeso. Tuttavia credo non sia un caso, forse non sono pronta per quei luoghi. Se deve essere sarà…sennò pace…Però ho fiducia. In fondo in fondo ormai so che come ha detto la Madonna a Fatima ai tre pastorelli, Lucia, Giacinta e Francesco, basta pregare con sincerità di mente e cuore e quando è possibile Lei esaudisce. Dappoi mica è faticoso rivolgere il pensiero alla madre di Dio o recitare un Ave Maria al giorno. Quindi mi affido. Mi affido e confido in quel misterioso mondo dell’inspiegabile al ragionar dell’umano. Perchè? Beh, nel trascorrer degli anni ho compreso che alla cappellina delle apparizioni di quella immensa piazza, quasi senza confini e senza tempo, non ci arrivi per caso, neppure quando ti sembra evidente, ci arrivi perché ti è essenziale assimilare quello che non è spiegabile e intuisci in seguito vivendo la realtà quotidiana.
Comunque confesso che a tutt’oggi quel che mi incuriosisce decifrare di quel pellegrinaggio è il carisma trasponder che ti arriva dritto dritto nell’anima da una immagine, per quanto meravigliosa nella sua raffigurazione tratta dai racconti delle apparizioni ma pur sempre di materia statica.

verg fatima

Bydif

L’Italia che non mi piace

è…

italia no - Copia

è…

l’Italia del lavoro che ammazza

della pace che arma

dei diritti che bidona

l’Italia della giustizia che nega

della onestà che tarocca

dei mammoni che paga

l’Italia della politica che bara

pluralista che separa

dei favori che schiava

l’Italia della bellezza che maltratta

della cultura che imbratta

del patrimonio che espatria

l’Italia delle lacrime che frana

dei rifiuti che accatasta

della cricca che allatta

l’Italia del pallone che sfascia

dei talk che sbraca

del perbenismo che falsa

l’Italia della mafia che divora

degli apparentati che sfama

degli influencer che aizza

l’Italia del pregiudizio che spacca

della istruzione che imbraga

dei bulli che allatta

l’Italia del folklore che scarta

del buongusto che letama 

della cristianità che sfregia

l’Italia delle faziose contese

le ciarlatanerie indebite

le gogne mediatiche

L’Italia che non mi piace

è

l’ Italia del dopo e mai prima

delle promesse dismesse

delle reiterate scorrettezze

è

quella Italia dei sofismi

che s’appella ai cavilli

buggera i suoi fragili figli

è

l’Italia strillona

che farlocca la verità

confonde la parità

abusa della libertà

ital che

Quella che mi piace ? Ce ne è tanta ma… lo dirò un’altra volta!

bydif

 

L’artigiano, simbolo della dignità del lavoro

Chi è L’artigiano simbolo della dignità del lavoro? È SAN GIUSEPPE!

Eh si, proprio Lui, sposo di Maria vergine e padre putativo di Gesù. Il Giuseppe la cui celebrazione solenne come pater familia ricorre il 19 marzo ? Si! Allora? Allora la cui festività è anche il 1° maggio! Com’è? Com’è com’è… è per celebrare l’artigiano Giuseppe! Da quando? Da quando papa Pio XII nel 1955 , scelse il primo maggio, festa del lavoro, per ufficialmente eleggerlo patrono degli artigiani e degli operai! Lo scopo? Beh, lo scopo di commemorare san Giuseppe in questo giorno in primis è identificare la dignità dell’uomo nel lavoro, quindi funzionale alla sua rispettabilità nel contesto sociale nonché di completezza al suo essere. Per cui riconoscere il lavoro partner essenziale dell’esistenza umana, ma anche sottolineare che la necessità di dover svolgere un lavoro per dovere di sussistenza di se e di chi convive non è affatto degradabile, anzi come esplica l’esempio di Giuseppe è traino di elevatezza gratificante. Sinteticamente? Per sintesi dare un senso pieno alla vita e al viverla! O, ritenere la fatica un valore primario complementare alla soddisfazione umana, in qualità distinzione, proprietà , beneficio . Perché l’artigiano simbolo della dignità del lavoro è san Giuseppe? Intanto perché sembra appurato che era un artigiano del legno, un falegname, che all’occasione sapeva sbrigarsela anche come fabbro e carpentiere. Tant’è che nel Vangelo viene chiamato fabbro. Mentre Gesù chiamato “il figlio del carpentiere” e quando lo udirono insegnare nella sinagoga, dissero di lui: “Non è Egli il figlio del legnaiolo?”o in altra occasione con stupore e disprezzo: “ Non è costui il falegname?.” Quindi un lavoratore vero. Un instancabile operaio in proprio, che tutti i giorni, nella sua bottega artigiana, dal mattino alla sera guarnito dei suoi strumenti, pialla, martello scalpello …creava oggetti di legno, riparava, faticava, sudava. Poi perché pur essendo di nobili origini ma squattrinato non ha avuto nessuna difficoltà a chinare la testa, mettere a frutto mani e capacità. Per così dire ne sentirsi sminuito in dignità, ne del suo valore di uomo, marito e padre a lavorare sodo. Il che è assai per qualificarlo a immagine simbolica del mondo operaio. Poi per la funzione fondamentale che attribuisce al lavoro nella esistenza umana: sia come senso di responsabilità; come mezzo indispensabile qualificante l’individuo, sia all’adeguarsi alla sua dura legge, identica per tutti, per garantire un minimo status di agio ai propri cari in relazione alla comunità. In un certo qual modo per essere esempio concreto che l’occupazione è un impegno personale essenziale per gratificare l’esistenza propria e altrui per cui di rimando il lavoro è un diritto umano e sociale che non può essere eluso o precluso a nessuno da nessuna civiltà.

Detto ciò è facilmente intuibile il perché tra tanti santi proprio S. Giuseppe e non un altro è stato scelto a esprimere simbolicamente la dignità del lavoro. Inoltre il suo svolgere un tipo di operosità artigiana, quindi abile nel fabbricare oggetti utili alla collettività avvalora il simbolismo. Per quale motivo? Lo avvalora come modello onorario di piccola impresa che nella storia del progresso è sapere che diventa cultura del lavoro, fonte di conoscenza da trasmettere, radice di ogni piccola industria o grande imprenditoria e parte fondamentale della produzione. È da una “bottega” come quella di san Giuseppe che si acquisisce maestria per evolverla e trasformarla in industria. Purtroppo, oggi come oggi, per imbecillità, speculazione, profitto, globalizzazione, mancanza di stima in attività manuali e sottovalutazione della competenza, eccessiva ricerca nel sudare poco e guadagnare molto se non farsi pagare per starsene in ozio, queste preziose botteghe stanno scomparendo.

Per concludere, non c’è che dire, con papa Francesco suo grande devoto “Celebriamo san Giuseppe lavoratore ricordandoci sempre che il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità della persona”. “ preghiamo che nessuno resti senza lavoro” “Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona: l’uomo e la donna che lavorano sono degni” ci sono tante persone “che vogliono lavorare e non possono». E questo “è un peso per la nostra coscienza, perché quando la società è organizzata in tal modo” e “non tutti hanno la possibilità di lavorare, di essere “unti” dalla dignità del lavoro, quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra dignità incominci di qua.

Magari nell’invocare questo santo protettore di falegnami, ebanisti e carpentieri, senzatetto e persino dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno, immagine significativa della nobiltà del lavoro e di chi lo esercita, non fa male rammentare che anche la nostra costituzione lo ribadisce.

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Con l’immagine iconografica di san Giuseppe* , auguro a tutti di avere già una degna occupazione oltreché una notte di sereno riposo.

bydif

per la cronaca:

Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale.

– Di lui non si sanno molte cose sicure, se non quelle riferite dagli evangelisti Matteo e Luca. Tuttavia nei cosiddetti vangeli apocrifi i narratori, intorno alla sua figura si sono alquanto sbizzarriti in notizie e storie leggendarie ma per lo più a cominciare da s. Agostino e San Girolamo ritenute inattendibili. Comunque quella che riporta del suo bastone prodigiosamente fiorito determinando nella “gara”tra contendenti la sua scelta a sposo di Maria popolarmente si è piuttosto divulgata e accreditata. Benché a tale leggenda si potrebbe anche dare un significato allegorico di passaggio tra il Vecchio e il nuovo testamento.

-In Oriente san Giuseppe è venerato dal IV secolo, in Occidente da verso l’ XI.

Nei secoli, la sua devozione ha raggiunto grande popolarità. Prova ne è la presenza di reliquie in vari luoghi : Notre-Dame di Parigi custodirebbe i due i anelli di fidanzamento, suo e di Maria; la chiesa parigina dei Foglianti i frammenti di una sua cintura; Perugia il suo anello nuziale; la chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dei camaldolesi il suo bastone; Aquisgrana le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe.

il nome Giuseppe, di origine ebraica sta a significare “Dio aggiunga”, tra i cristiani iniziò a diffondersi già agli albori del suo culto e si accrebbe assai nel tempo, in Europa soprattutto nell’800 e 900.

san giuseppe

* di s. Giuseppe, già Pio IX aveva in qualche modo riconosciuto la sua importanza come lavoratore quando, l’8 dicembre 1870, lo proclamò santo patrono universale della Chiesa.

*frammento di un opera di Gerrit- van- honthorst esposta all’ermitage di san pietroburgo.