Nostra Signora di Fatima

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Questo 13 maggio, è il 106° anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima e come consueto una gran moltitudine di pellegrini da tutto il mondo è approdata sul suolo lusitano per rendere devoto omaggio alla Vergine Maria, ma anche con in cuor un desiderio di ricevere grazie e intercessioni per questioni di umana sofferenza. Qualche anno, fa anch’io per puro caso sono approdata in quella immensa piazza del santuario gremita da una incredibile folla multietnica e l’impatto coinvolgente è stato incredibile. A dir il vero all’inizio in quel groviglio di anime viaggianti mi sentivo un po’ smarrita, un tanto perché pur essendo devota alla Madonna quel pellegrinaggio non l’avevo programmato ne per esigenza animica incalzante ne per desiderio di fede, mi ci ero ritrovata all’improvviso per affetto e sostegno a una persona cara. Un tanto perché nel vedere tanto fervore sprigionare dai gesti e dai volti che incrociavo o addirittura scorgerne altri di ogni età e ceto sociale che pregando si facevano in ginocchio tutta la piazza per arrivare alla cappellina dove era posta l’immagine della Madonna mi saliva una sensazione di stupore e ammirazione per tanta convinzione ma anche di mancanza, quasi a sentirmi miserrima. Sennonché deve essere che quando meno ci pensi il fato dello spirito agisce e se vuole trova tutte le strade per farti arrivare dove ti è necessario per progredire, o forse più semplicemente, ed stato così per me, per tracciarti la strada da perseguire per resistere a situazioni future imprevedibili, assai dolorose da viverle e superarle senza cadere nel baratro nero dello disperazione. Cosicché, dopo un primo sbilanciamento, dovuto allo stupore di una partecipazione mistica di quella variopinta folla ai limiti del surreale, oltrechè ad una atmosfera silenziosa ma che respirando risultava più chiassosa di un concerto di oranti tenori che ti pervadeva e frastornava l’occhio e la ragione, quel mio primo pellegrinaggio in un luogo mariano è stato tutto un susseguirsi di profonde percezioni sensoriali che sembrava mi squarciassero il petto. Inspiegabili sensazioni nuove, elettrizzanti mi trascinavano in piena notte su quella immensa piazza ormai semi deserta, non a pregare, muta a rimirare quella immagine di giovane donna ammantata di bianco, minuta e con una corona in bilico in testa che da un momento all’altro pareva volesse scivolar giù, avvolta in quella teca di vetro avvolta da tutto un fragrante olezzo di rose bianche, gigli e tuberose che arrivava in ogni vicolo. Ancor oggi mi è difficile spiegare quel perchè preciso della ragione che metteva in moto il desiderio di andare in piena notte a guardare la Vergine Maria, come dicono li, della “nostra Signora di Fatima”. Neppure riesco a spiegarmi i meccanismi interiori di quel muto ammirare la madonna e ora dopo ora sembrarmi che star li mi guarisse l’anima. Come dire, un impercettibile tocco di brezza la tirasse fuori da tutto un guazzabuglio esistenziale per riportarla alla sua naturale espressività. Tant’è che da allora tanto è cambiato in me,nei modi e nel pensiero. Ancora non come avevo percepito doveva essere o dovrebbe essere . Perché? Perché ho fatto tanti altri pellegrinaggi e come allora non per volontà, quasi tutti per caso, solo gli ultimi due per decisione autonoma, poi ci doveva essere un terzo in Armenia, un luogo che mi ha sempre affascinato e desideravo molto percorrere le sue strade, purtroppo ci si è messo di mezzo il covid e ancora è in sospeso. Tuttavia credo non sia un caso, forse non sono pronta per quei luoghi. Se deve essere sarà…sennò pace…Però ho fiducia. In fondo in fondo ormai so che come ha detto la Madonna a Fatima ai tre pastorelli, Lucia, Giacinta e Francesco, basta pregare con sincerità di mente e cuore e quando è possibile Lei esaudisce. Dappoi mica è faticoso rivolgere il pensiero alla madre di Dio o recitare un Ave Maria al giorno. Quindi mi affido. Mi affido e confido in quel misterioso mondo dell’inspiegabile al ragionar dell’umano. Perchè? Beh, nel trascorrer degli anni ho compreso che alla cappellina delle apparizioni di quella immensa piazza, quasi senza confini e senza tempo, non ci arrivi per caso, neppure quando ti sembra evidente, ci arrivi perché ti è essenziale assimilare quello che non è spiegabile e intuisci in seguito vivendo la realtà quotidiana.
Comunque confesso che a tutt’oggi quel che mi incuriosisce decifrare di quel pellegrinaggio è il carisma trasponder che ti arriva dritto dritto nell’anima da una immagine, per quanto meravigliosa nella sua raffigurazione tratta dai racconti delle apparizioni ma pur sempre di materia statica.

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