Il mistero Trino

trinità

Nella liturgia cristiana, oggi, domenica dopo Pentecoste, si celebra il mistero Trino. Cioè, una di quelle celebrazioni rituali fondamentali della fede in quanto gloria il mistero Uno =Tre.

Per meglio dire quell’arcano del divino di Tre Essenze Divine, Padre, Figlio, Spirito Santo, distinte e Unica sostanza. Come dire, Dio è Uno e al contempo è Tre. Al che vien da dire è impossibile, un essere è un essere e non può anche essere tre esseri ben differenti. E qui sta il sostanziale di questa celebrazione per ogni credente cattolico. Perché? Perché non è facile comprendere e nemmeno tanto agevole da recepire senza meditata fiducia nell’accettare logicamente senza riserve l’indecifrabile. Tuttavia un tale concetto sembra irrazionale ma non lo è. Non lo è in quanto Il mistero Trino, o S.S.Trinità, è parte integrante del mistero della salvezza voluta da Dio per mezzo del Figlio, Gesù, incarnato dallo Spirito Santo nel grembo di Maria per essere carne viva della Redenzione.

È chiaro come il sole, questa è una solennità ardua da afferrare e spiegare, tuttavia nel suo mistero offre un opportunità essenziale sia per cementare in se stessi la fede senza riserve sia per riaffermare nel gesto e nelle parole del segno della croce la vera essenza di Dio, non nell’unità ma nella triplicità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre essenze: misericordia, sapienza e amore, una sola fonte.

Meglio di me si è espresso in merito papa benedetto XVI in un angelus: “…”Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “…

Ciò detto, il mistero Trino, arcano principale della religione cristiana, è quell’ ignoto del divino di amore e di luce inaccessibile alla logica umana che solo una fede profonda connette alla realtà divina. Tanto più effettiva congiungendo il pensiero a Gesù che ci manifesta la Trinità facendoci conoscere il Padre; sé stesso, uomo, Figlio e Parola di Dio incarnata; lo Spirito Santo, disceso su Maria e apostoli, nostro Consolatore e Avvocato.

385px-masaccio_003_1773158

 Sereno viaggio spirituale nel mistero Trino a tutti!

By dif

per la cronaca:

La solennità della Santissima Trinità, introdotta nel rituale cattolico nel 1334 da papa Giovanni XXI, si celebra sempre una settimana dopo quella di Pentecoste.

La sua più esplicita manifestazione Trina si ha nel battesimo di Gesù., dove, come da narrazione evangelica, la mano rappresenta la voce di Dio al di sopra della colomba che figura lo spirito santo che scende su Gesù, il figlio.

Il termine Trinità deriva da : Tri =3 +Unita = Trinità.

 

Un weekend

1 marina

Era un po che per svariati motivi non riuscivo a fare un week hend distensivo. Profittando di una possibilità, ho messo quattro cosette in un borsone e son partita a razzo. Naturalmente con due giorni disponibili la meta non poteva essere ne troppo distante ne insignificante al mio sentire. Così ho imbroccato l’autostrada che ero certa mi portava in posti in cui potevo ricaricarmi la visuale con orizzonti un tantino più fascinosi di quelli quotidiani e soprattutto finalmente quietare la voglia di mare che da un po era na fissa. E si, il mare, specie in questo periodo ancor di poca ressa e frastorni vacanzieri, è il luogo che stimola alquanto il desiderio di staccare la spina del tran tran. Forse sarà per l’aria frizzantina, il sole che va e viene, la spiaggia ancor selvaggia, le camminate in solitario a piedi nudi sull’acqua freddina che ti accarezza le caviglie e ti brivida un tantino che m’attrae. In verità è perché quella distesa di acqua che all’orizzonte si connette al cielo e in certi giorni sfuma i suoi colori pare amalgamarsi con la luce, in altri perdersi tra le nuvole, in altri innalzarsi nell’infinito volteggiare per poi risprofondare nelle sue viscere mi capriccia assai a livello emozionale. Per di più ascoltare il suo ondeggiante rumore mi ritempra il fisico e mi istilla sensazioni di armonia sonora con l’invisibile, quasi di concertuale appartenenza animica a una sinfonia simbolica che, con note variamente acute, fluisce nell’etere pacificando la mia irrequietezza interiore. Guardarlo fissando le onde mi da sempre una percezione di movimento ineluttabile in cui l’umanità, tra un onda e l’altra, va e viene senza mai ripetersi, a volte risucchiata, altre sbatacchiata, altre ancora frammentariamente riflessa, mai amorfa o statica. Bensì quel che mi affascina particolarmente di quella marea ondosa dalle innumerevoli sfumature policrome in movimento mai ripetitive è il potere che ha di stuzzicarmi il torpore abitudinario, farmi reagire nell’essenza profonda in quanto mi sintonizza su lunghezze d’onda impercettibili all’occhio ma alquanto vibranti per i sensi. Nondimeno è nell’aspirare quel suo profumo schiumoso che il mare mi inebria e trasporta oltre le correnti umane, mi denuda delle sovrastrutture ostruttive insulse e quantomai abbarbicate a un andare assuefatto, talvolta per comodo passivo al defluire delle vicende dell’esistenza. Specialmente quando è in burrasca. Coi suoi sbuffi, i mille impetuosi intrecci che si contorcono, s’accavallano, spumeggiando rumorosamente si sollevano, minacciosamente dal confine fra cielo e terra avanzano, con veemenza impattano sugli scogli, si frangono, disperdono in lunghe scie sulla sabbia, risucchiati rivolano placati per ritornare ancor più irruenti. Calmo, agitato o furioso, nelle sue spettacolari esibizioni di tinteggi delicati, infuocati o ferruginosi, i luccichii abbaglianti e i grigiori improvvisi, il mare mi depura l’anima e innesta nel pensiero un senso di liberazione. Direi di leggerezza che mi traina oltre il solito riferito terreno per librarmi in quei sentieri dell’immenso ancor inesplorati dall’essenziale. In sintesi, passeggiare sulla riva del mare o starmene immobile sulla sabbia a guardare le sue variegate sfaccettature di moto e colori m’aiuta sempre o a fossilizzare le preoccupazioni delle tempeste della vita o a chiarire quei perché mi frullano in testa e senza risposta m’assorbono preziose energie vitali. Non so per quale misterioso canale agisce, ma per me il mare è un balsamo fisico e spirituale. Può essere perché appartengo all’elemento acqua. Comunque sia quell’incessante oscillare d’acqua lieve o fragoroso è un qualcosa di musicale che mi reintegra l’armonia delle note sbagliate della vita. Purtroppo non sempre è possibile godere dei suoi coinvolgenti benefici, tuttavia, ogni qual volta v’è uno spiraglio di mezzi e tempo o la fortuna come quella di poter andare senza indugi corro. Perché anche un solo pomeriggio a contatto visivo con il mare mi basta per rivitalizzare le energie e riaffrontare il panorama della consuetudine. V’è da dire che il contatto con la natura in genere mi gratifica sempre e qualunque specchio d’acqua, lago, oceano o torrente, ognuno coi suoi inconfondibili colori, le sfumature paesaggistiche, gli effetti di luce, i rumori nello scorrere o nello sciabordare sulle rive renose, sassose o silvestri, mi proietta sempre in un mondo di trasparenze in cui ogni affanno perde consistenza, il tempo si ferma per dar spazio a un momento di limpida grazia.

mare 1

Difatto è stato un weekend in solitaria beatitudine e son tornata a casa rifocillata in ogni poro della pelle e ristorata nei meandri dell’inconsistenza intangibile e per niente è pesato, all’andare per la smania di godermi una vacanza marina e nel tornare al paesello padano, l’affrontare un traffico maleddettamente intenso e a singhiozzo che di solito mi sbalocchia i nervi.

100_1549

bydif.

L’Ascensione

resurg

L’Ascensione, è un festività liturgica molto importante che si riferisce al momento in cui il figlio di Dio, Gesù di Nazareth, quaranta giorni dopo la Sua Risurrezione si eleva dalla terra, sale in cielo e si asside alla destra del Padre.

Come si sa? E’ narrato: Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio” …” Detto questo,… ” alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro”… fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”

Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” atti 7,55

Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.”

Dunque? Dunque l’Ascensione è un avvenimento storico-trascendente che rappresenta il compimento definitivo della missione umana di Gesù, in quanto di fatto Egli si congeda dai discepoli e dal mondo per tornare al padre e ritornare alla fine dei tempi.

Ma…ma come ha ben detto l’emerito papa J. R. l’ascesa al cielo di Gesù è qualcosa in più di una conclusione di vita terrena:“L’Ascensione conclude il periodo delle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione. Nel vangelo di Luca, Gesù si stacca dai suoi discepoli mentre li benedice: il gesto significa che Egli, andandosene, apre il mondo a Dio. Nell’occasione, Gesù non compie fisicamente un viaggio verso una zona lontana del cosmo, ma entra nella piena comunione con Dio. Anche se non è più fisicamente visibile, Gesù rimane comunque presente nel mondo in modo nuovo, grazie al potere di Dio che supera le limitazioni della spazialità; i discepoli ne sono consapevoli ed è per questo che non si rattristano, ma sono pieni di gioia”

Quindi la “salita” al cielo di Gesù che oggi si celebra con grande solennità è una festività di glorificazione e riconoscimento del Divino sull’umano, ma anche un momento di riflessione di fede e speranza da vivere con immensa gioia.

27 ascension

Serena giornata di “ascesa”, di viaggio spirituale nelle altitudini dell’immenso a tutti! E…e a livello terreno tanto che ci siamo   un bacio a tutte le mamme e per chi può un agurio di  lieta giornata di festa in loro compagnia.

Bydif

per la cronaca: un tempo la ricorrenza della ascesa di Cristo al cielo era festiva, oggi non più, per cui la celebrazione nelle varie parrocchie si posticipa alla domenica successiva.