Caro papà, un tempo oggi era la tua festa,
e noi figlie correvamo a te con un pensierino
fatto con le nostre mani, insieme alla maestra.
A noi bambini non importava quanto fosse bello
perfetto e originale, importava farlo giocando
e pasticciando in allegria con i nostri compagni
per poterti dire:
ecco papà, noi ci siamo e ti amiamo.
Con tutto il cuore ti ringraziamo
di essere il nostro papà
premuroso, affettuoso, sincero.
Sempre presente al nostro occorrere,
sempre attento alla nostra educazione,
sempre equilibrato nel rimproverare sghiribizzi e capricci,
regalare con entusiasmo approvazione.
Con un bigliettino, un disegno, o un gingillo
correvamo a te con il viso raggiante di amore e orgoglio
per abbracciarti e farti sentire il nostro calore di figlie.
Era bello papà
vederti sorridere con negli occhi la sorpresa
e un tantino d’imbarazzo dovuto alla tua riservatezza.
Era bello guardarti con quanta attenzione leggevi
i pensierini, rimiravi i nostri imperfetti oggettini,
e poi ridere insieme come fossimo tutti bambini
sentire la tua carezza sfiorarci il viso,
annusare il profumo di mani indurite dal lavoro.
Era bello fare festa papà allora!
Oggi ho una grande confusione in testa.
Dicono papà che non dovremmo festeggiarti,
crea discriminazione, io non capisco
a chi papà
festeggiandoti per ringraziarti di esserci
e di averci dato la vita
facciamo un torto o produciamo una divisione.
Tutti abbiamo un papà
o qualcuno non ce l’ha?
Mi gira la testa papà mentre mi arrovello a pensà:
come han fatto a nascere i bambini che sento vociare nel vicolo
se non c’è un seme di papà?
Spiegamelo tu papà che sei nel luogo di verità!
Fammi questo favore, per togliermi dalla confusione.
Sarò diventata tarda di mente con l’adulta età o
son finita sul pianeta dell’assurdo ma io
non comprendo papà, i negazionisti educatori
di una festa tanto amena per un figlio e una figlia.
Per favore fammi capire perché vogliono togliermi il nome papà
dal mio cuore,
farti diventare un indistinguo individuo genitore.
Lo so da sempre che sei mio genitore e
insieme alla mamma formiamo una famiglia
se sia colorata o neutra non lo so e non mi domando
perché
non cambia quello che so.
So che papà è una parola dolce, insostituibile
alla mia mente e al mio cuore.
Pronunciarla dona una certezza di tenerezza che viene dall’amore;
scriverla diffonde un profumo inesauribile che inonda le giornate di calore;
guardarla in viso riempe di un piacere rasserenante ineguagliabile.
Papà,
per me, ha un sapore buono di onesto lavoratore,
di insegnamento, di volontà, di sacrificio, di sofferenza,
di appartenenza, di legame indissolubile al tempo e alle scelleratezze umane.
Toglierlo dalla bocca di un bambino è estirpargli l’essenza della vita,
rimuoverlo dal cuore di un adulto è distruggetegli le origini identitarie.
Papà. Sei e resti papà. Nessuno ha il diritto di cancellarti.
Non sei tu che discrimini, dividi, confondi.
È la grande stupidità umana che in tutti i modi nega l’innegabile.
Ti usa e abusa per egoismo, per disconoscere i valori protettivi,
per spersonalizzare la società, riducendola un ammasso informe,
aspecifico di contenuti che armonizzano il creato.
Ti guardo papà. La foto è un po’ scolorita ma il tuo sorriso no.
Quello è vivo, carico di infiniti momenti navigati insieme,
che hanno fatto e fanno la nostra storia di papà e figlia,
oggi proseguono in dimensioni diverse ma sono altrettanto belli,
pieni di affetto, riconoscenza, significati di radici inestirpabili.
Guardarti, papà mi trasmette una gioia immensa.
Sento la tua mano stringere la mia con la stessa intensità di quand’ero bambina,
con lo sguardo darmi fiducia e sicurezza,
con la parola infondermi vicinanza spirituale in ogni frangente.
Nessuno ha il diritto di togliermi dalla bocca, dalla genesi, dalla mia storia
umana la paroletta papà.
É una violenza assurda, menzognera, culturalmente imbecille.
Gli “educatori” farciti di finta umanità antidiscriminatoria, di teorie ugualitarie,
pusillanimi e diseducativi violentatori delle origini della vita di un bambino
che vadano a farsi friggere nel crogiolo del qualunquismo creativo.
Vogliono abolire la festa del papà? e chissene frega.
Che “ammazzino” ripudino, cancellino il loro papà.
Io me lo tengo, lo coccolo, lo onoro
e se anche lo abbraccio con l’anima, oggi lo festeggio,
lo festeggio come continuità di una stirpe, di una cultura, di un valore saggio
di discendenza di sangue identificabile.
Nel bene e nel male, tu sei il mio papà e resti papà.
Io e mia sorella, siamo e restiamo per sempre tue figlie.
Un grazie amorevole papà e
tantissimi auguri di celestiali delizie.
Tua figlia generata, alla quale hai dato un volto, un nome,
un grandissimo enorme affetto
dedicato tempo, fatica intelletto.
trasmesso rispetto, sacralità della vita,
consolato in avverse occasioni esistenziali,
insegnato a difendere diritti e valori comunitari
e
fossanche non ti avessi mai potuto vederti e corporeamente conoscerti
a mai rinnegare il nome papà
per un ideale fasullo di umano progresso.
Dif