Quel vuoto che il tempo non riesce a colmare.

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 Mi son chiesta il perché. In fondo è passato tanto di quel tempo da quel giorno che la sensazione di vuoto avrebbe dovuto sparire. Per altro ne è passato tanto in una girandola di avvenimenti il più delle volte non facili da affrontare con serenità di mente e spirito. Anzi, proprio a causa di quel giorno, migliaia di volte i succeduti son stati talmente ardui da sperticare anima e corpo e far crollare anche i senni più resistenti che avrebbe dovuto proprio sparire. Invece no. Manco per niente s’è sparito. Quel vuoto s’è annidato e come un serpente s’è attorcigliato a ogni giorno che è passato. Talvolta è così presente da dare l’impressione di una voragine che non vuole essere colmata o è impossibile da riempire con ore, giorni che si susseguono e diventano anni. Eppure dovrebbe . Non è che prima di quel giorno c’era tanto da sguazzare in gioie , serenità e facil vivere. C’era un guazzabuglio da mettere KO. C’era un succedere di altalenanti stati d’animo, di angustie, di rincorse spaventose per tamponare situazioni pericolanti. C’era un o stato d’ansia costante, un pressante escogitare come salvare il barcone dalla bancarotta. Uno snervante elucubrare sul come non far trasparire la reale situazione ai ragazzi. C’era un costante pregare, raccomandarsi a tutti i santi di non perdere la ragione, di non lasciarsi sopraffare da un continuum di fatti balordi che scaturivano da un sottovalutare le considerazioni sulle proprie azioni, l’incongruenza tra il volere fare e il possibile realizzabile. C’era una estrema differenza di intendimenti, sul come pilotare l’esistenza propria e altrui , l’una di responsabile logica pratica, l’altra di impazienza da rasentar la follia. Di specchio, il vuoto, nessuna ragione avrebbe avuto, ne in quella occasione ne dopo, di percepirsi. Tant’è che allora qualcuno disse che quel vuoto era una liberazione. Invece a distanza di anni e anni c’è. Perché resiste? Perché quel vuoto ha lasciato una eredità inconfutabile che ogni giorno carica di consapevolezza che nonostante le tante ragioni per colmarlo 4 altre ragioni oggettive ogni giorno lo ripropongono con una forza tale che non si elude. Non si può eludere. È sangue del suo sangue che ogni giorno ti rammenta che quel vuoto improvviso d una maledetta sera di marzo è l’assenza di un affetto, di un legame che non si dissolve col tempo. Già, quel vuoto scavato in un momento dalla sorte tanto tempo fa, in un modo o nell’altro, deve continuare a esserci. D’altronde l’ho subito avvertito che in nessuna circostanza futura poteva sparire come se mai fosse capitatole sulle nostre strade. Era come eliminare la metà dell’albero da cui, tra bene e male, son sbocciati i meravigliosi fiori che ogni giorno profumano l’aria che respiro.

evanescenze

Beh, quel marzo è lontanissimo da parer anni luce e il vuoto invece vicino da parer esser sotto i piedi; ciononostante la sensazione non è negativa, tutt’altro è di effetto che la vita di reazione al vuoto elabora una sua strategia di costanti fatti di bilanciamento, per cui il tempo non riesce a riempire il vuoto, lo mantiene presente. Direi vivo. A pensarci non è poi importuno.

by dif

Quel vuoto che il tempo non riesce a colmare.ultima modifica: 2023-03-13T13:10:21+01:00da difda4
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