Lento cammino

Pensa e ripensa  ho concluso che almeno un migliaio di volte sono andata oltre il recinto tuttavia solo per affrontare e superare difficoltà materiali che in quel momento mi  assillavano e richiedevano di non formalizzarsi, di seguire strade che andavano “oltre” ciò che desideravo o facevano parte della mia filosofia di vita. Naturalmente senza violare regole e leggi e tantomeno creando danno a chicchessia, solamente  violentando la mia essenza con grinta e determinazione, a volte sfidando i miei limiti e le risorse energetiche. Come mai allora non riesco a superare lo scoglio psicologico che mi permette di raccontare quanto mi è accaduto quel lontano 1° gennaio 1978 e anche dopo? Di cosa ho paura? Dei giudizi altrui, di scoperchiare una pentola bollente, oppure di prendere consapevolezza di sensibilità che mi appartengono? Forse la ragione si oppone al sentimento e mi impedisce di valicare il recinto. Eppure lo voglio e sento che devo farlo. Ma, come? Semplice, con lo stesso criterio di un bambino quando corre su un prato con il suo aquilone e salta felice tutti gli ostacoli che gli impediscono di avanzare. Sono agile e viva.  Ancora l’alito della spensieratezza che da bambina mi faceva guardare al cielo senza timore mi spalanca gli occhi e mi fa battere il cuore! Corri, corri veloce, non pensare, libera lo spirito imprigionato dalla convenzione che tutto è vero solo se palpabile e spiegabile. Esiste altro. Il cammino è lento ma varcherò la soglia. Devo avere risposte.