In questi giorni c’è un profumo di muschio in casa che rincuora l’animo e risveglia sopite emozioni di letizia e comunanza partecipativa familiare. Quel profumo di muschio fresco, intenso, penetra nelle radici come un balsamo ricostruttore del proprio passato, custodito gelosamente ma un po’ oblato dagli eventi e dal tempo. Aspirando ti accorgi che lo ieri mantiene intatto tutto il suo fascino e comprendi che seppur nel presente chi c’era materialmente non c’è più, spiritualmente c’è e vive e partecipa con te. Si, sembra quasi che la casa si riempia di volti, suoni, risa e anche di contese elettrizzanti e allestire il presepe non è un fatto meccanico di tributo a una tradizione è oltrepassare il tempo, entrare in una dimensione in cui vivi e rivivi, stati d’animo, affetti e significati. Il profumo di muschio che aleggia tutto muta. Si trasforma in un qualcosa che riporta alla luce visi amati, tanta allegria, tanto amore e tenerezza. Così, mentre stendi il muschio, fai collinette, laghetto pieno di paperelle e tracci stradine è come se ridisegni l’esistenza tua e dei tuoi cari e al contempo rispondi a un appello ancestrale importantissimo e fondamentale che mantiene integre le radici identitarie. Alberelli, casette, pecorine, pastori e angioletti, asino e bue e figurette di donne e uomini di cartapesta, inerte e scolorita da tanti riutilizzi, non appartengono più a un epoca precisa, collocabile in un temporaneo vissuto. Posati, a mo di ognuno, sul muschio fresco, riprendono i colori originari, vivono, comunicano e interagiscono all’evento straordinario che anno dopo anno riporta memoria e olfatto a quel simbolo testimonianza forte e innegabile di unione, pace, fratellanza, perdono, amore incondizionato. Porre la capanna storta, rudere d’infanzia lontana, a rifugio di un bambinello chiamato Gesù, Maria e san Giuseppe, con quel profumo di muschio che ti invade è un emozione senza pari! Consola e ristora da ogni afflizione ordinaria. Ti avvince e ti riporta all’essenziale, ai valori concreti distratti da clamori, esteriorità, egoismo, superficialità. Non c’è Natale in casa senza profumo di muschio che vuol dire Presepe. Perchè? Nella vita di un cristiano credente la natività è il punto fermo del divino fatto uomo per amore dell’uomo. L’ho ben compreso nella basilica di Betlemme! Ma la natività segna anche una svolta storica che non può e non deve essere ignorata in quanto fonte ispiratrice inesauribile di valori umani che accompagnano nel cammino evolutivo di convivenza, egualitarismo, pacificazione e riconciliazione. San Francesco fu il primo a comprenderlo e proprio per non farla esaurire fu lui il primo a ricostruire l’evento che cambiò il destino del mondo, includendovi anche quella parte di fede popolare bisognosa di una visiva ricostruzione corporea dei protagonisti messianici. Al presente si parla tanto di presepio e di canti natalizi ma in tanto accalorarsi e accapigliarsi ci vedo un po’ troppa enfasi ipocrita più corrispondente a una certa italianità da non toccare che al valore emblematico connesso da salvaguardare.
Comunque sia, il profumo di muschio che respiro in casa mi annulla i detrattori del presepe e toccando il muschio mi par veramente che le note di stille nacth, in versione italiana astro del ciel, fluiscono e… mente e cuore si riempano dell’immensità fulgida e inalterabile del “pargol divin” che “luce dona alle genti, pace infonde nei cuor”. Ogni anno, nel fare il presepe ritrovo le radici, i volti, e gli affetti ma è nell’odore fresco del muschio che afferro quel non so che di puro che trasforma il giorno della nascita di Gesù da festa familiare qualunque a giorno solenne .
by dif