Fin da bambina, il giorno di Santa Lucia, per me coincide con l’inizio dei preparativi al S. Natale. Era in questo giorno che in famiglia si faceva il presepe, si piantava l’albero e si tiravano fuori tutti gli ornamenti necessari per decorarlo nei giorni successivi. La nonna e la mamma preparavano il pesto per far i cappelletti e gli agnolotti, non ho mai capito il motivo ma pare che venivano buoni solo se il condimento si cuoceva e si macinava nel giorno della Santa. Alla sera, era consuetudine che le famiglie vicine si facessero visita per vedere i presepi degli altri e definire quale era il più bello. C’era sempre un gran via vai di gente, noi bambini si respirava un’atmosfera di attesa gioiosa perché mentre si andava a casa del vicino “passava” Santa Lucia a lasciare dolcetti di zucchero, bamboline per le bambine, soldatini per i maschietti, e un piccolo gioco o qualcosa che serviva per la scuola. Era una sorta di gioco per i grandi fatto fra un bicchiere e l’altro di vinsanto e una fetta di torcolo, -cose che lasciavamo sul tavolo per rifocillare e ringraziare Santa Lucia – infatti ridevano, scherzavano e facevano dei segni di complicità come per dire:stai in guardia sennò i ragazzini capiscono l’antifona e addio sorpresa…Ancora mi sembra di sentire le voci allegre che si rincorrevano e nelle narici i profumi del muschio fresco, del ginepro, della noce moscata, dei mandarini, delle mele cotogne, dell’uva passa , del cedro candito che rivolando per la via si intrecciavano e entravano dagli usci creando un insieme dolciastro che ti si incollava addosso per tutto il periodo delle feste. Era un odore così insolito e gradevole che forse è per questo che ancor oggi mantengo parte di quelle tradizioni come comprare l’albero, tirar fuori gli addobbi, iniziare a preparare il presepe con muschio fresco. – Per casa c’è un gran profumo di muschio che risveglia i miei ricordi… Sono andata a raccoglierlo nel bosco ieri, quello secco, non sa di nulla!!- C’era una canzoncina che le nostre mamme ci facevano recitare,mentre si preparava il presepe, altrimenti dicevano la Santa non “passava” per casa nostra, la saltava e lasciava i nostri dolcetti e regalini ai cuginetti o ai bambini vicini, figurarsi se noi non obbedivamo…col solito “altruismo” dei ragazzini la recitavamo a squarciagola …è questa
Santialussia da’i occi bei
Scegni ju co’ to cammei
Angnoli stielle e campanei
Prigna chiè la siera se coprei
Santialussia da’ i occi ciari
Scegni jiu co’i toi reghiali
Santialussia daia lampaja
Spaie luise suie contraida
Santialussia daio pugnaile
la paiura tu ié lontannie
chie la caisa gliè sicura
Santialussia doce e bea
ientra ju piagnino piagnino
Magna pur lu torcolino
Nu sveià lu bambino
Lassa li doni sijè steto boinino
La cegnere sijé steto birrichino
Santialussia mija beia
te iengrazia la famiia
Vaije pur co’ stellia e campaniella
A doinà ognie luse e miraviglia
Santa Lucia, vergine martire cristiana, nata a Siracusa (283-304) è venerata da sempre, sia nella cultura cristiana che ortodossa. Per il suo nome Lux = luce o luminosa nella tradizione popolare è considerata la protettrice della vista e di tutti coloro che hanno problemi legati agli occhi. In realtà è la Santa che “illumina il cammino per arrivare a Dio” Anche Dante era suo fedele devoto tantè che nella sua Divina Commedia oltre che decantarla per bellezza e luminosità degli occhi le assegna un ruolo di spirito celeste che ridiventa umano per guidare nel cammino di fede come fece con lui : “I’ son Lucia lasciatemi pigliar costui che dorme; sì l’agevolerò per la sua via “(Purgatorio IX, 55-57)
“Qui ti posò ma pria mi dimostraro li occhi suoi belli quella intrata aperta: poi ella e ’l sonno ad una se n’andaro (Purgatorio IX, 61-63)
Invece la tradizione dei doni in parte è stata associata alla donazione di tutti i suoi averi ai poveri della città. In parte alla sostituzione di vecchie feste popolari pagane, le feste della luce che venivano celebrate in gran parte dei paesi nordici e di solito iniziavano otto giorni prima del solstizio d’inverno.
Oggi le sue spoglie sono conservate nella chiesa di S. Geremia a Venezia dove giunsero da Costantinopoli dopo vari trafugamenti.
I simboli legati alla Santa sono: gli occhi, la lampada, Il pugnale e la palma.
Il suo numero occulto è il 4.
Il colore: bianco perlaceo.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Il torcolo è un dolce tipico della mia terra, per chi volesse assaggiarlo ….questa è la mia ricetta:
500 g.farina00-150 g, zucchero- 1 uovo- 70 g. burro fuso -150 g.cedro candito a pezzetti-100 g uva sultanina ammollata nel vino nero e strizzata-100 g pinoli- 20 g.semi d’anice- 10 cucchiai olio di oliva extravergine – 1 bicchiere di acqua – 20 g. lievito di birra-
Si impasta la farina con gli ingredienti, meno l’uovo, aggiungendo il lievito di birra sciolto in 1 bicchiere di acqua tiepida, dopo aver lavorato l’impasto per qualche minuto si mette in una teglia da forno col buco centrale ben imburrata, si lascia lievitare per un’oretta in luogo caldo, si spennella la superficie con l’uovo sbattuto e si incide con 6 tagli di coltello, si mette in forno a 180° per 50m. Si serve accompagnata da Vinsanto o passito dell’Elba, oh! buon appetito…..