Il Santo”nato” da una pietra, ucciso da pietre.

giotto s-Stefanus 330 35

Si narra che la notte Santa, alcune donne, con i propri bambini in braccio, si unirono ai pastori in marcia verso la grotta per adorare Gesù Bambino e per far benedire da Lui i propri figlioletti. Tra le donne c’era una giovane sposa, siccome, anche se lo desiderava ardentemente, ancora non aveva un figlio, per non essere da meno delle altre spose, pensò bene d’inventarsene uno. Così prese una grossa pietra, mise una cuffietta in punta, l’avvolse in uno scialle, e proprio come se fosse un bambino appena nato, si mise a correre insieme alle altre tenendo la pietra stretta fra le braccia. Quando arrivò alla grotta, dopo essersi inginocchiata per adorare il figlio di Dio appena nato, guardò Gesù e nel vederlo così bello e sorridente, il pensiero le corse a quella pietra inerte che stringeva forte ma non poteva mostrare e far benedire, un po’ per l’inganno un po’ per il dolore scoppiò in un pianto accorato. Però quando si alzò per ritornare a casa, la Vergine Madre, le domandò:”Tecla, che cosa porti in braccio?” Seppur si sentì scoperta, rispose: “Allatto un figlio maschio!.” Allora Maria che aveva letto nel suo cuore e compreso il suo innocente inganno le disse: “Su, scopriti il seno e allatta tuo figlio. il tuo desiderio é stato esaudito. Da ora La tua pietra é diventata un bel bambino!” Tecla scostò lo scialle che avvolgeva la pietra e rimase di stucco. Tra le braccia al posto dell’arida e fredda pietra c’era proprio un bellissimo caldo bimbo, il suo primo figlio che la guardava sorridendo. Mentre esterefatta e felice del miracolo si allontanava dalla grotta la Madonna le sussurrò :“Ricordati però che egli é nato da una pietra e a colpi di pietra morirà”. Quel bimbo “nato” da una pietra cheTecla  chiamò Stefano, proprio  come disse Maria fu ucciso da pietre. Infatti, cresciuto divenne diacono e fu il primo  cristiano  a donare la sua vita per fede. Leggenda a parte, le  origini  di S. Stefano non sono certe. si suppone fosse greco, anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica. Di certo si sa che Stefano, il cui nome in greco ha il significato di “coronato, fu uno dei primi giudei a diventare cristiano e a seguire gli apostoli e che poi in ragione della sua schietta fede, cultura e saggezza fu nominato primo diacono di Gerusalemme, dei  7 diaconi scelti dalla comunità cristiana per aiutare gli apostoli, ormai troppo impegnati nel ministero evangelico, nel “servizio delle mense”, ossia una assistenza quotidiana a vedove e deseredati. Gli Atti degli Apostoli raccontano che Stefano nell’espletamento di questo compito era pieno di grazia e fortezza e non si limitava al lavoro amministrativo, era attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora che passavano per la città santa di Gerusalemme, e che convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto e compiva grandi prodigi tra il popolo. Ciò infastidì gli anziani e gli scribi. Secondo quanto riportato dagli Atti degli apostoli, i capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi giorni del Santo, verso il 36 d.C. questi lo catturarono e trascinandolo davanti al Sinedrio con falsi testimoni “Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato” lo accusarono di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Durante il processo inquisitorio alla domanda del sommo sacerdote: “Le cose stanno proprio così?” Stefano rispose con un lungo discorso. Il più lungo degli Atti degli Apostoli, in cui, ripercorrendo la Sacra Scrittura, come testimonianza che Dio aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti l’avvento di Gesù e che gli Ebrei avevano ignorato con durezza di cuore, concludeva: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”. Ovviamente le sue parole aumentarono rancore e odio contro di lui. ma Stefano ispirato dallo Spirito, non se ne curò e alzando gli occhi al cielo non potè fare a meno di aggiungere: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”. Ciò scatenò l’ira dei presenti che imbestialiti lo trascinarono fuori dalle mura della città e scagliando grosse pietre lo lapidarono. Concluso il martirio vendetta, deposero poi, a mo di omaggio di vittoria, i loro mantelli ai piedi del suo principale inquisitore accusatore, un giovane di nome Saulo. Nientemeno che Paolo di Tarso. Pensate un po’ il futuro “apostolo delle genti” che a sua volta finì martire della ferocia del popolo sobillato! Mentre crollava sotto i colpi degli aguzzini, Stefano pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”. Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda. A quanto sembra furono rinvenute il 3 dicembre 415 su suggerimento di un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, il quale ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio, che gli disse che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore e volevano essere sistemati in un luogo più decoroso. Gli indicò il luogo della sepoltura collettiva, che sarebbe stato riconoscibile dal profumo. Dei sepolcri due sarebbero stati infatti decorati da cestini di rose bianche, uno da fiori di zafferano e quello di santo Stefano di rose rosse. Con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, destò tanto stupore e le reliquie di Stefano cominciarono a spargersi per il mondo conosciuto di allora. Una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme. Sant’Agostino attesta che, subito dopo il ritrovamento a Gerusalemme del corpo di Santo Stefano, nei suoi luoghi di culto iniziarono a verificarsi dei miracoli. Si racconta che molti avvennero con il solo toccare le reliquie, addirittura solo attraverso il contatto con la polvere della sua tomba. In seguito la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati. Ne arrivarono così tante in Europa che il numero delle relique supera la realtà di un corpo umano. La celebrazione liturgica di S. Stefano non è stata fissata per caso subito dopo il Natale. La data del 26 fu scelta in quanto nei giorni seguenti alla venuta del Figlio di Dio furono posti i comites Christi, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.

Purtroppo i martiri cristiani uccisi per fede in Cristo iniziati col santo” nato da pietra e ucciso da pietre” non finiscono mai. Anche oggi nelle filippine in 9 hanno dato la vita.

                                                                       bydif