UN GIRO IN PIAZZA

Ieri mattina mentre ancora arruffata di sonno cercavo di mettere in fila i pensieri per organizzare la giornata, uno squillo di campanello mi ha creato panico. Chi sarà a quest’ora, apro o faccio finta di non essere in casa? ho pensato, visto che ero in vestaglia e ciabatte. Poi , spiando dalla finestra ho visto la russa, una vicina di casa alta, bella  e bionda, insieme a quella della casa accanto, una tipa striminzita e spigolosa, già agghindate. Cosa ci fanno ste due insieme che non si sopportano! Incuriosita mi sono affacciata per sentire che novità portavano. Dai pigrona, mi fa la russa, vieni con noi a fare un giro in piazza, andiamo a vedere se al mercato troviamo qualcosa di carino, festeggiamo la primavera e facciamo quattro chiacchiere. Veramente andare in piazza era l’ultimo dei miei desideri ma presa alla sprovvista ho risposto: vengo se avete la pazienza di aspettare, in tanto salite su. Di certo non volevo uscire con loro che hanno 10 anni in meno senza essermi tirata un po’ su. Finito il restauro sono scesa a recuperarle annunciando che avrei preso la mia auto tanto ch’erano lì, in realtà non mi fido di loro, una è spericolata e l’altra sbadata, sarei arrivata in piazza con i nervi tesi, meglio di no. Quando siamo approdate al mercato c’era già un gran  via vai di gente, soprattutto donne, intorno alle bancarelle una calca che non si vedeva un accidenti. Dopo un’oretta di strattoni stanche e stufe di girare senza vedere nulla  abbiam deciso di andare al bar sotto i portici a prenderci un bel cappuccio bollente, una scusa per sederci. Mentre ciarlavamo beate, l’occhio ci è caduto su uno strano tipo seduto sullo scalino della vetrina di fronte, porgeva un bigliettino a chi gli passava accanto. La vicina striminzita incuriosita ha iniziato a fare delle congetture: darà i numeri del lotto, farà della pubblicità….intanto la russa con un balzo felino si era avvicinata per prendere un fogliettino , almeno avremmo saputo… Tornata a sedersi è scoppiata in una fragorosa risata che ci ha attirato addosso tutti gli occhi del bar, non la finiva più di ridere, non capivamo un accidenti. Gli ho tolto di mano il fogliettino per capire, c’era scritto un numero di cellulare e sotto la frase: NO carità, un SMS di solidarietà! Veramente più che ridere c’era da riflettere, cosa significava?Al mio solito volevo comprendere bene, così mi sono avvicinata allo strano uomo, ho preso il biglietto che m’allungava in silenzio, poi con l’aria tonta le ho detto: non capisco perchè ti stai congelando per distribuire sti foglietti. Prima mi ha scrutato ben bene, poi mi ha risposto: di certo non sei una volpe se mi fai una domanda così stupida, non vedi il numero, devi mandare un SMS! A chi?ho ribattuto Tu mandalo,avrai gratitudine e potrai guadagnarti il paradiso!  Non ho mollato l’osso, a favore di chi lo mando? Scuotendo la testa mi ha risposto: che t’importa? tu invia un sms qualche pancia la riempi di sicuro, di questi tempi ognuno deve ingegnarsi come può! In che modo, non capisco? Dai, non puoi essere tanto cretina, ma formando una catena solidale, come altro sennò! Allibita sono tornata dalle mie vicine che intanto stavano cianciando con due tipi niente male. Allora ho chiesto cosa si fa ? Si va o no! è l’ora di fare il pranzo. Mentre cucinavo le pennette al limone riflettevo che l’idea di quel giro in piazza era stata proprio buona, mi aveva confermato che i vicini sono più utili di quel che si pensa e che la mia vicina russa è proprio un’astuta, rideva a crepapelle perchè al volo aveva capito che ormai la tecnologia l’usano tutti. In che modo e per quali scopi resta un mistero.