LE TERRICOLE

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Non sopporto le formiche terricole perchè con il loro minuscolo granellino di sabbia che arraffano qua e la s’infilano in buchi che non ti sogneresti mai!!! Quando meno te lo aspetti ti ritrovi che ti han riempito tutti gli ingranaggi sensibili, specie quelli delle tende che hai messo per evitare sguardi indiscreti dei dirimpettai, ti ritrovi il telecomando che manovra il saliscendi una scatoletta esaurita, cambi le pile pensando di ridargli energia e invece dopo mille tentativi sei costretta a rivolgerti a un esperto che ti guarda come un ufo mentre stacca tutta la sabbietta che “quelle” hanno accumulato all’interno della centralina e nei condotti del telaio. Le terricole son terribili, per evitare guai ti costringono a stare sempre all’erta, a controllare che le file legionarie, più veloci d’una Ferrari ai tempi belli di Sciumi, non raggiungano l’obiettivo prima di te. E’ una impresa ardua stargli dietro per debellarle, mentre spezzi una cordata spiaccicandole con ogni mezzo quelle quatte, quatte son già ripartite all’attacco, han formato una fila interminabile che avanza inesorabile alle tue spalle, così ti ritrovi sfibrata e inviperita al punto di partenza, non riesci neppure a comprendere dove erano rintanate per mettere una di quelle trappole acchiappa formiche al gusto di miele e piretro che potrebbero risolvere il problema senza farti impazzire di rabbia. In questi giorni non so se per il caldo scoppiato precocemente, per noia, ripicca o motivi che sfuggono al mio umano intendimento sono accanite, han preso di mira un buchetto insignificante del telaio che mi sembrava di aver protetto rendendolo viscido con una spruzzata di olio antiruggine  ma quelle piccole e furbe terricole, non so come, son riuscite a fregarmi passando impettite sull’olio, anzi nel guardarle furibonda mi è sembrato mi facessero marameo. Le formiche terricole, “subfamily formicinae”  son tediose e pestifere come i pettegolezzi,  granellino dopo granellino seguendo la formica pilota costruiscono delle montagnette sferiche, delle vere iperboli di sabbia,  si infilano velocissime nei canaletti oscuri, li intasano costruendo i loro piccoli castelli di renella sicure che non le vedi e non le senti, ti accorgi del misfatto quando i meccanismi s’inceppano. Proprio come certi discorsetti renosi, all’apparenza innocui e facili da sgretolare ma in realtà veloci, persistenti e pericolosi perchè progettati con le tecniche della moderna ingegneria gossispiana che mira a edificare grattalingue resistenti ad ogni sorta di cataclisma, in sostanza un formicaio che da fuori sembra un guscetto inoffensivo ma se lo spacchi escon fuori una miriade di formichette con le loro parolette, si propagano a raggiera e in un battibaleno ti invadono e ti si appiccicano addosso a mo’ di sanguisughe che ti fanno rabbrividire dal disgusto, poi ci metti un sacco di tempo a ripulirti. Come le terricole le ciarle non sai dove crescono, come si sviluppano, e neanche perchè si infiltrano nei posti che più ti recan danno e se tenti di difenderti ti fan marameo!! La specie peggiore di terricola è quella che rivola in filze dietro al primo treno d’alta velocità che passa, s’infila di prepotenza nei meandri più disparati, cerca di acciuffare i granellini di rena tra la melma pur di costruire un nidietto, pone domandine e domandone come test attitudinale per scoprire strani marchingegni che gli permettono di abilitare legioni di altre formiche, soprattutto le zuccaiole, a scorrazzare su e giù per i vagoni con granelli di rena automatizzati,  farcisce canali e canaletti da mattina a sera con sputacchi di ramanzine e fiumi d’infida melassa, astutamente sposta la tua attenzione con strattagemmi di illusionismo da far invidia al miglior maghetto, si contorce come un vermicello partoriente per farti scattare la molla del pietismo e accorrere a raccattare la placenta.

Le cavallette, grazie al suggerimento di un blogger, le ho debellate affittando un gatto. Per  le terricole ho letto e riletto ma  al momento devo sorbirle. Il rimedio per farle sparire esiste, si tratta di trovare il predatore specializzato il ” chepalotus follicularis”ma dove lo trovo? Temo che fin quando non arriva una “gelata” che le stecchisce come baccalà facendole desistere dal passeggiare su e giù per i canaletti delle mie tende, seguiteranno impavide ad ammucchiar granellini di renella. Proprio ieri sera mentre mi godevo il fresco, seduta nel mio salottino di vimini, sul terrazzo deliziata dal profumo di gelsomino abbarbicato alla ringhiera,  ho adocchiato una filetta agguerrita di terricole ibridi, ballettavano una danza  per infinocchiarmi,  volevano farmi credere di non avere fini reconditi, di essere cicale disinteressate. Le poverine non sapevano che ero munita d’un canoscropio, un gioiellino di cannocchiale con incorporato un  microscopio, regalatomi  da mia sorella micro-biologa. Osservandole attentamente  ho capito che con la loro faccetta peciastra cercavano di far  leva sul mio sentimento estetico che aborrisce anche la più piccola macchiolina, così non mi sarei precipitata a cercare qualcosa per farle sparire, anzi le avrei assecondate e loro alla velocità della luce avrebbero  raggiunto la meta, non sono caduta nell’inganno, le ho fatte ballare lungo i canaletti premendo il telecomando. Ma non ho risolto il problema, domani tornano all’attacco. Forse se riesco a togliere l’ingrediente che gli serve da mattoncino si spostano, vanno a nidificare in altri recinti, magari si  infileranno nei tubi di quelli che si divertono a guardarle, mentre a me  fanno rizzare i capelli. Domani provo. A pensarci bene in qualche modo anche loro hanno diritto di sfamarsi, probabilmente son state istruite seguendo modelli e criteri che scorrazzando in canali e canaletti dai dai  qualcosa si rimedia sempre, non si rimane  a pancia vuota. A volte con questa tecnica rischiano di prendere la salmonella o d’incappare in un boccone velenoso e….Meglio adottare il sistema vivi e lascia  vivere, ossia fingere che non esistono…