Dipinto del martirio di SAN LORENZO del BEATO ANGELICO
Ogni anno, il X agosto, per la mia città di origine è un giorno importante e particolare: si ricorda con tante manifestazioni religiose e culturali la barbara morte dell’innocente SAN LORENZO e al contempo si rinnovano le leggende delle scintille di fuoco, fiorite e radicate nell’immaginario collettivo intorno al Suo supplizio. Per me quest’ultime sono importanti e sacrali quanto le prime, mi riportano alla mente un festoso mondo di bambina vissuto con gioia e spensieratezza tra sacro e profano insieme alle persone che in quel momento rappresentavano certezze, speranze, affetti, futuro e che oggi sono introvabili, disperse dagli eventi della vita o salite in vette inviolabili.
La mia memoria cerca di coltivare e tramandare le tradizioni folcloristiche che allora accesero l’entusiasmo e la fantasia di fanciulla, sia per non disperdere un patrimonio popolare sia per ritrovare volti, odori e sapori che altrimenti il tempo cancellerebbe.
Come ho accennato varie sono le leggende più o meno misteriose che si riferiscono al supplizio del Santo. Quella che mi affascina rievoca le anime senza sonno che vagano nella volta sconfinata del cielo e ogni 10 agosto fra le dieci e la mezzanotte tornano in terra sotto forma di meteore ed a chi riesce con lo sguardo a intercettarle ed a seguire il loro percorso concedono l’avverarsi d’un desiderio. Quella che però sento profondamente è la leggenda legata al martirio del Santo. Secondo i racconti tramandati, il giorno della sua morte il cielo apre le sue porte segrete e per tre giorni rovescia sulla terra tutte le lacrime di dolore versate da una stella mentre guardava S. LORENZO, posto su una graticola, ardere tra le fiamme e invece di gemere diceva sorridendo ai suoi aguzzini : “SONO COTTO DA QUESTA PARTE, GIRATEMI DALL’ALTRA E POI MANGIATEMI “ Quelli furibondi lo fecero a pezzi e gettarono i suoi resti alla plebe affamata. Da allora ogni anno il giorno della sua morte chi si sdraierà sotto la volta celeste sopra a un lenzuolo bianco dopo essersi purificato, bagnandosi sette volte la fronte con acqua cristallina o immergendosi in mare o in una fontana, se avrà l’animo sincero e addolorato come la stella non solo potrà vedere le sue lacrime ma potrà raccoglierle sotto forma di minuscoli granellini. I granellini conservati in un sacchetto diventeranno una protezione che li salvaguarderà dal fuoco, dalla ferocia e dall’ingiustizia. Si racconta anche che un soldato romano che assisteva alle torture, tramite una graticola posta su carboni ardenti, raccolse con uno straccio le gocce di sangue e grasso che colavano dal corpo del Santo mentre spirava. Le portò al paese di Amaseno dove tuttora è custodito e ogni 10 di agosto dallo straccio cola il Sangue di S. Lorenzo, a chi si reca a vederle con nel cuore dolore e rigetto per ogni forma di tortura e male il Santo concede un Miracolo spirituale.
Un’altra tradizione racconta che il cielo ad ogni anniversario della morte di SAN LORENZO piange copiosamente per tre giorni. Le lacrime sono i lucciconi del fuoco arrivati fino in cielo. Vuole ricordare all’umanità che malvagità e crudeltà continuano a martirizzare gli innocenti. I lucciconi mentre scendono si tramutano in stelle filanti o in minuscole fiammelle come quelle che si staccavano dalla graticola e cadevano qua e là per significare che esiste la speranza, un giorno verranno sconfitte e il bene trionferà sul male. Per questo a chiunque si associa al dolore del cielo versando lacrime con animo sincero senza abbandonare la speranza mentre guarda lo sciame stellare che cade gli viene concesso in premio l’avverarsi d’un desiderio, sia se lo esprime apertamente sia se per virtù non osa.
Quand’ero bambina e ancora l’aria era tersa e limpida ed era facile vedere i lucciconi del cielo, la sera di S, Lorenzo, verso le dieci con il beneplacito dei genitori, insieme alle amiche più care, animata dalla fantasia e dalla voglia di stare fuori casa fino a tardi, andavo a sdraiarmi su una collinetta vicina a casa, oggi ricoperta da un nugolo di palazzoni non si vede neanche più. Di solito vestite di bianco o d’un colore chiaro, convinte che renderci il più possibile visibili ci attirava il favore del cielo, riuscivamo a vedere un mucchio di stelle filanti e potevamo esprimere tanti desideri. E’ un ricordo bellissimo che tuttora mi accompagna. Rimanevamo li in silenzio, come tante mummie con il naso all’aria mentre intorno il buio, il caldo, i rumori della natura ci avvolgevano e creavano una atmosfera magica e surreale finché una di noi non urlava di gioia per aver adocchiato una scia luminosa ed espresso il desiderio. A volte le stelle filanti, che noi chiamavamo capelli d’angelo tanto erano belle, brillanti e inverosimili, scendevano così in fretta che era difficile contarle e allo stesso tempo formulare un desiderio. Infatti mentre tornavamo a casa felici e soddisfatte ridevamo prendendoci in giro, nessuna di noi si ricordava quante stelle aveva visto e quanti desideri aveva espresso, così diventava tutto una specie di misteriosa favola e un insieme di vivaci congetture da scoprire che ci accompagnavano fino all’anno successivo.
La sera di San Lorenzo vado ancora a sdraiarmi in qualche luogo dove possibilmente non arriva il frastuono ma regna solo il rumore della natura con la speranza di vedere una lacrima del cielo che si tramuta in stella filante in modo da esprimere un desiderio e mantenere le mie radici. Ma sarà per l’inquinamento che rende difficoltoso vedere il cielo limpido, perchè non ho più la spensieratezza di allora, non mi vesto di bianco, o perché so che il fenomeno delle stelle cadenti in realtà è dovuto ai detriti d’una vecchia cometa che gira intorno al sole, una volta all’anno la terra ne incrocia l’orbita, le particelle entrano nell’atmosfera terrestre e mentre cadono s’incendiano, l’atmosfera non l’avverto magica, la fantasia non vola e non cerca di esplorare con occhi sognanti lo sconfinato brillio. Così raramente riesco a vedere i lucciconi del pianto celeste e solo eccezionalmente ho la possibilità di esprimere un desiderio, però dal mio cuore non sparisce la devozione al Santo. Anche stasera andrò in un oasi e , come tanti altri mi apposterò con il naso all’aria in attesa che la magia delle stelle si ripeta per sognare l’avverarsi d’una aspirazione. Mi auguro che la luna sia benigna, non mi offuschi la vista d’una lacrima dei desideri, per evitarlo ripeterò la breve filastrocca insegnatami da mia madre: ” Stella stellina fammi vedere la tua luccicante codina, e tu luna non essere avara e birichina. ” Un tempo funzionava, almeno una stella cadente riuscivo a vederla per affidargli il mio desiderio!!!
San Lorenzo era originario di un paesetto d’ Aragona, Osca, morì martirizzato e decapitato a Roma il x agosto del 258, 4 giorni dopo la morte di Sisto II suo grande amico, per l’editto promulgato dall’imperatore Valeriano: « Episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur » (Tascio Cecilio Cipriano, Epistola lxxx, 1)
E’ molto venerato ed è il protettore dei pompieri, fochisti, rosticcieri e di tutti coloro che per lavoro o necessità hanno bisogno del fuoco.