CIAO, MICHAEL JACKSON

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Il RE del POP MICHAEL JACKSON è trasvolato prematuramente in altri lidi lasciando esterrefatti i fan di tutto il mondo. Non posso dire di essere una di loro dato che amo un altro genere musicale, tuttavia voglio rendergli omaggio poiché nelle sue vocal – perfomance c’è sempre stato un sottile richiamo trascendente che ha carpito la mia attenzione. Ogni volta che mi è capitato di ascoltarlo o vederlo esibirsi in qualche spettacolo ho captato delle vibrazioni emotive, una sorta di grido interiore animico, un messaggio sottinteso di disagio intrinseco che andava oltre il contenuto espresso con modi anticonvenzionali ed a volte esageratamente scenografici dall’artista.  Voglio dire che mi sembrava di cogliere in lui aspetti completamente diversi dal suo modo eccentrico di esibirsi pubblicamente. Avvertivo un contrasto violento tra essenza e tangibilità, una discromia tra comunicazione occulta e palese che gli causava una sofferenza atroce. Dietro tante stravaganze, non ho mai ravvisato la bizzarria d’un artista “ genio sregolato” stranamente vi ho colto il dramma acuto di un’anima ultrasensibile intrappolata e prigioniera di angosce primordiali. Una natura medianica solitaria e triste, perennemente in lotta con spettri fantasmagorici inibitori della libertà, del suo concetto di “spazialità universale. Direi una necessità di trasmutazione ascetica d’un “genio sublimale” di ricomporre le scissioni traumatiche all’identità prodotte dall’incrociarsi spasmodico di percezioni extra sensoriali e vitali. Inoltre una ferrea volontà di elevarsi, di arrivare a un modus vivendi purificato e perfetto compatibile con le aspirazioni viscerali d’una felicità assoluta e oblativa, pronta a tutto, anche a farsi “spellare ” Vanificata però da una miriade di sollecitazioni complesse e tormentate provenienti da scollamenti tra comportamento reale e aspirazioni immaginifiche. Dietro il trucco, abiti stravaganti, movenze parossistiche, mascherine o atteggiamenti eclatanti e frivoli, ho avvertito il tentativo di mimetizzare l’ascetismo, coprire  la vulnerabilità  di  vivere una quotidianità impropria, diversa da quella che gli apparteneva  nella   memoria connessa alla quintessenza.

La sua vita artistica e umana non poteva che essere  un crogiolo espressivo enigmatico, un concentrato di carisma eclettico coinvolgente, assolutista e ostile ad ogni forma di banalità, per cui  anche il suo smaterializzarsi assume inevitabilmente  un alone ermetico.  MICHAEL J. si amava o si contestava, era impossibile ignorarlo o rimanere indifferenti, racchiudeva una energia sfuggente, esclusiva  e indefinibile  che si propagava attraverso la fusione di silenzio e sonoro: – movimento flessuoso e sinuoso del corpo  amalgamato alla spazialità senza confini della voce – Esibendosi  trovava l’equilibrio tra spirito e materia, librava nello sconfinato “rientrava” nel suo elemento naturale, forse non a caso è stato definito un Peter Pan.

Come lui “ardeva” di trovare una risposta nell’indissolubile per sopprimere la sofferenza che gli procurava l’essere imperfetto e la paura di sparire nel nulla, i brani musicali della raccolta THE ESSENTIAL, o come NUMBER ONES, THRILLER, LEAVE ME ALONE, BLACK OR WHITE, attraverso il fluire nell’etere temporale, faranno trovare ai fan la risposta alla sofferenza che oggi provano per aver perso la gioia di vederlo e ammirarlo in perfomance spettacolari,  uniche per estrosità e talento come solo un’anima complessa sa trasferire e affascinare diventando un mito. Da parte  mia c’è un “sentire” che mi tiene collegata a quella parte dell’artista che ho intraviso, per questo ho voluto aggiungere un ciao ai cori di fan sparsi in tutto il mondo. Spero che durante il “tragitto” abbia incontrato l’angels Farrah Fawcett, alla quale, come donna, non posso fare a meno di rivolgere un pensiero.

 

      

 

 

 

 

CIAO, MICHAEL JACKSONultima modifica: 2009-06-27T00:40:00+02:00da difda4
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2 pensieri su “CIAO, MICHAEL JACKSON

  1. Nella storia di MICHAEL JACKSON non ho mai amato la morbosa attenzione della stampa e l’assenza di aiuti per una persona che aveva bisogno. Dal trionfo all’abbandono: la fine era dietro l’angolo! Ciao Michael.

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