Il “soffio” magico di San Pietro

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In questa notte che precede la solenne festa dei santissimi Pietro e Paolo in molti paesi, persiste l’antica tradizione credenza del ” soffio” magico di san Pietro.

Cos’è? Secondo una antica leggenda è un prodigio di San Pietro nel suo passaggio sulla terra da cui si trae una previsione annuale come dire un oracolo per intervento “magico”di San Pietro!

Come si realizza ? Con il soffio di san Pietro!

Quando? Durante la notte di vigilia della festa dei santi Pietro e Paolo poichè come narra tradizione San Pietro accompagnato da San Paolo passa sulla terra e per esprimere vicinanza ai fedeli compie la magia.

Cioè? Cioè soffia e…e fa apparire la sua barca !

Ovvero è credenza radicata che con un soffio San Pietro trasforma una chiara d’uovo in barca o  veliero che a seconda di come al mattino apparirà all’occhio svelerà se in arrivo ci sono tempi buoni o meno!

La narrazione tradizionale spiega che se la vigilia della festa dei Santi Apostoli, Pietro e Paolo, in un contenitore di vetro, bottiglia, caraffa, vaso, si versa, fino a metà, dell’acqua, si fa scivolare dolcemente la chiara di un uovo, si mette il recipiente all’aperto, sotto una pianta, sul davanzale di una finestra o un balcone, si lascia ai raggi della luna e alla guazza, al mattino, secondo la descrizione popolare dentro il contenitore magicamente si vedrà la barca di San Pietro!

Chiaramente è credenza che in base di come il soffio dell’Apostolo Pescatore forma la barca e le vele si ha l’indicazione oracolare sul futuro anno degli affari di tutta la famiglia compreso salute, abbondanza, lavoro, amori, fortuna.

Ovviamente la barca o veliero di san Pietro va interpretata. E qui sta il difficile. In generale più il veliero sarà bello e ben riconoscibile, avrà tante vele aperte e più promette una situazione generale ottima, con giornate di sole e piene d’ottimismo, piogge scarse. Un tantino meno distinguibile, con meno vele aperte assicurerà un annata discreta, con qualche imprevisto risolvibile, meno sole e più pioggia. Se apparirà un po confuso e con vele strette l’annata sarà assai piovosa e la situazione generale rimarrà più o meno la stessa. Se non si noterà affatto una barca allora si faticherà molto e si raccoglierà poco. Attenzione però, Il veliero a mezzogiorno inizierà a scomparire per cui “la sua lettura rivelatrice ” dopo non sarà più possibile.

Realmente com’è che un albume forma la barca di san Pietro? Per un fenomeno di cambio di temperatura!

L’albume, che ha una densità maggiore dell’acqua prima tende ad affondare; durante la notte con l’aria più fresca, l’attrazione della luna e la rugiada la chiara crea tanti filamenti e allo spuntar del sole, a mano a mano che l’acqua si scalda il bianco d’uovo filamentoso sale verso l’alto e nel risalire si apre a mo di vele.

il “soffio” magico di San Pietro in alcuni luoghi è più conosciuto come la “barca” in altri come barchetta o  Il “ veliero” di San Pietro.

Certo con la scienza si spiega il fenomeno ma…ma vuoi mettere la differenza di fascino che c’è tra prosaico e magico? È abissale. Eppoi se da tanti secoli resiste “l’è vero, l’è vero l’è arivà San Piero. L’è vero, l’è vero l’è arivà la barca de’ san Piero” un fondo di verità c’è.

Intanto che la notte avanza, San Pietro e Paolo passano e Pietro “soffia” la magia si forma,  a tutti auguro una notte di sogni fatati!

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Pietro e Paolo. Un po’ di storia:

La ricorrenza della solennità dei Santi Pietro e Paolo patroni di Roma nasce dalla tradizione che vuole i due giunti dalla Giudea a Roma nello stesso periodo e martirizzati lo stesso giorno, anche se in luoghi diversi. Pietro, il cui nome deriva dall’aramaico “kephà”, tradotto in greco “pétros” e significa “saldo come una pietra, roccia”. Pescatore diventato Apostolo di Gesù fu scelto come “roccia”su cui gettare le fondamenta della chiesa, di cui fu il primo papa. E’ il santo patrono di muratori, ciabattini, orologiai, pescatori e per via delle chiavi dei portieri. Secondo la narrazione l ‘ venne crocefisso a testa in giù presso il circo di Caligola in Vaticano.

Secondo una antichissima leggenda popolare i pescatori che vanno in mare a pescare nel giorno della sua festa si imbattono nel diavolo che scatena una tempesta, per questo scaramanticamente molti pescatori il 29 giugno non escono in barca. Si dice anche che San Pé u ne veu un pe lê  – San pietro ne vuole uno per seo “ I temporali di San Pietro fanno tremare”. Tuttavia “ Ogni pescatore buono ha san Pietro per patrono” infatti lo invoca per “esorcizzare” trombe marine o battute di pesca tumultuose.

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San Paolo originario di Tarso , il cui nome Paolo invece deriva dal latino volgare paulus “piccolo” fu prima persecutore dei cristiani poi incontrò Gesù Risorto sulla via tra Gerusalemme e Damasco si convertì e predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. È da ciò che nasce il detto “fulminato” sulla via di Damasco. In base ai tramandi orali fu invece decapitato alle Acque Salvie all’Ostiense. Si racconta che il suo capo mozzato fece tre rimbalzi da cui sgorgarono tre fonti e successivamente vi vennero edificate tre chiese. Detto l’apostolo delle genti, è patrono dei cordai, teologi, panierai, cestai, di chi si occupa di stampa, viene invocato per allontanare le tempeste, a salvaguardia di pericoli dei morsi di animali velenosi. San Paolo ha anche fama di “esorcista” o guaritore dei tarantolati.

 Se il giorno di san Paolo è sereno godrem l’annata e l’abbondanza in seno. Ma se fa freddo guerra avremo ria e se nevica o piova carestia”

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Pietro il “pescatore” e Paolo l’illuminato. Due Santi, due pietre miliari del cristianesimo. Il 29 giugno con uguale onore e venerazione tutto il mondo celebra il loro trionfo trscendentle.

Alcuni storici però ritengono che i due Santi non furono ne martirizzati il 29 giugno ne contemporaneamente e che in realtà la scelta del 29 giugno è legata all’antica festa divinatoria romana del Quirino, celebrante i due gemelli Remo e Romolo.

Alcuni detti sui due Santi:

Chi loda San Pietro, non biasima San Paolo” tradotto “Chi ti loda in presenza, ti biasima in assenza”

Se piove a San Paolo e Piero piove par on ano intìero”

 

 

” L’OLMA “

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Ieri era una di quelle giornate in cui avevo necessità d’introspezione, di scavare nel mio profondo attraverso gli occhi della natura per sbarazzarmi di cose obsolete, rinnovarmi in spirito e materia. Così son salita sulla mia geppa e son partita senza una meta, dentro di me sapevo che il caso mi avrebbe guidato nel luogo della bisogna. Sotto la spinta sibillina che covava in me, ho preso l’autostrada, a Carpi l’ho abbandonata. Senza guardare le indicazioni dei paesi alla prima biforcazione ho svoltato a destra. Ad un certo punto noto l’indicazione “OLMA ” d’istinto percepisco che quella era la mia meta, senza pensarci due volte svolto nella stradina laterale, percorro circa 2 Km in un silenzio surreale,  quel silenzio che riserva il meriggio di festa assolato in aperta campagna, nel quale gli unici suoni che arrivano sono il ronzio delle api che vagano fra le margherite per succhiare il nettare, il fruscio delle ali di farfalle e calabroni che svolazzano festosi, il frinire di qualche grillo solitario in cerca di compagnia. Il luogo ideale per stare con se stessi, camminare fra i campi lasciandosi avvolgere dalle benefiche vibrazioni emesse dai toni di verdi, assorbire l’umore della solida terra,  olma2.jpgmentre si pensa ai fatti propri, per non lasciarsi fuorviare da astrazioni inconcludenti, godere, dopo quattro giorni di pioggia, del calore corroborante del sole. Mentre scruto cercando uno spiazzo per parcheggiare la geppa, all’improvviso la vedo, alta, maestosa, enorme nell’aia d’un casolare l’OLMA  sovrasta la pianura che la contorna come una grande madre ancestrale, protettiva e al tempo stessa severa, l’emozione che si prova guardandola è difficile da descrivere, è come se un sogno si materializzasse nel momento che non aspetti. Un cartello spiega che è un esemplare secolare, monumento nazionale protetto dal WWF della specie ULMUS CARPINIFOLIA o CAMPESTRIS. Intimorita da tanta maestosità mi avvicino, le giro intorno, cerco di abbracciarla per assorbire calore e suoni chiusi in lei, il tronco è enorme, da soli non si riesce a circondarlo, allora mi siedo ai suoi piedi, poggio la schiena sulle radici contorte, alzo gli occhi per ammirare la sua immensa chioma ricoperta da giovani foglie d’ un verde smagliante e afferro il messaggio. Questa volta non era necessario che maciullassi le meningi, il messaggio era chiaro dovevo stare solo un po’  sotto la grande OLMA, bastava ascoltare i suoni delle mie “cavità interiori”, rinnovare le mie frondi senza sbarazzarmi di nulla, dovevo lasciare che le vecchie foglie cadessero da sole,  a mano a mano  gemme nuove spuntavano innovando e vivificando la mia “vecchia” struttura. Sono rimasta lì 2 ore, senza un pensiero preciso, ho lasciato che tempo e spirito fluissero finchè ho avvertito che il “tumulto” bioritmico diventava una piacevole sensazione di freschezza e vitalità che riconciliava le mie frastagliate sensazioni di metamorfosi. Dopo aver ringraziato la generosa  Olma per avermi ospitato e consigliato, mi sono diretta in paese, volevo sapere qualcosa in più sull’olmo secolare e sfamare lo stomaco che brontolava. Al bar del paese tutti conoscevano la storia centenaria, una storia bella e romantica che cercherò di sintetizzare:

” L’OLMA “è un esemplare secolare di olmo chiamato al femminile dagli abitanti del paese per la sua regale generosità nel donare ogni anno  foraggio, frutti e fascine. Un brutto giorno alcuni abitanti della Valle d’AOSTA per gelosia scesero giù e lo tagliarono a metà, volevano che il loro OLMO BIANCO non avesse concorrenti, che fosse il più grande. Ma in una notte di luna piena l’OLMA ricrebbe come prima, l’indomani si sradicò, partì infuriata per la Valle d’Aosta, voleva vendicarsi. Trovò l’Olmo Bianco, ingaggiò una lotta furiosa finchè lo battè. A fine combattimento stremata dallo sforzo guardando l’Olmo Bianco mal ridotto si innamorò, fece la pace e decise di sposarlo. Il giorno dopo si unirono in matrimonio. Dopo una notte d’amore infocata i due olmi innamorati stabilirono che ognuno avrebbe vissuto nel proprio paese per non dare un dolore agli abitanti. A testimonianza del loro amore nacque l’Olmo Campestre che attualmente forma la zona verde della scuola del paese.”

 Proprio una storia romantica!  Ho passato un pomeriggio fantastico e pieno di intense emozioni. Ho saputo che anche l’OLMO BIANCO vive ed è un’altro esemplare di monumento secolare della natura protetto dal WWF, spero un giorno di passare da quelle parti per portargli i saluti dell’OLMA.