C’è amor e amor.

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Eh si, l’amore non ha una identità inconfondibile. Nemmeno ha un criterio unico, un grado di intensità livellato, un modus espansivo standard, una qualità uniforme o una modalità reattiva codificata. Neppure un tempo, una costante, una certezza ratificata, una attrattiva universalmente classificata, una esternazione prevedibile. Ha molteplici sembianze, si potrebbe dire quante sono le essenze umane a loro volta indescrivibili in modo inequivocabile. Quindi l’amore non è una corrispondenza univoca tra due insiemi ma una svariata estrinsecazione emozionale lusinghevole l’appagamento affettivo a volte di essenze complementari, talaltra opposte, altra di genere uguali, talvolta diverse, imprecisabili. Comunque sia essenze espressive di sensibilità sensoriali radicate nell’intimo, con più o meno armonia sincrona nel pensiero, passionalità, comunicativa, comportamento, genere. Il meglio che può capitare nella vita è quello indissolubile, leale, rispettoso, compartecipe,  solidale, gentile, comprensivo, sincero, disponibile, collaborativo, generoso, affettuoso, amichevole,  rasserenante, altruista, fraterno, consolante, onesto, paritario nelle idee e nel comportamento duale, gratificante il quotidiano, corroborante l’animo e il fisico. Il peggio  quello, infedele, lusingatore, scortese, aggressivo, egoista,  violento, ossessivo, animalesco, tirannico, vendicativo, avvilente, infernale nel comportamento, devastante la mente, usurpatore della vita stessa. A volte capita di incontrare quello che sta in mezzo, quell’amor che da e prende, ossia  che estriseca qualità un po dell’uno e dell’altro, se prevalgono le buone beh…è un altalena di sentimenti vivibile, se le cattive …abbè, ben che vada… amarezza  assicurata.

Ah l’amor l’amor se ti entra nel cuor son gioie e dolor!

bydif

 

 

Chi sa dove sta

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Chi sa dove sta giacché…

In tutto il baglior d’ allettar gaudente tutto c’è, tutto trovi e…e se di poco ti contenti anche a prezzi buoni, bensì…

Bensì, se sei sofistico e vai cercando quel riscaldo d’animo che t’ avvolge di luce viva, traina nel sentir dell’immenso, sommerge d’ amor stellare rende lieve come piuma e beato come un bimbo cullato dalla sua dolce mamma… embè….

Embè ti poi incaponi a girà e rigirà, mirà e rimirà, spostarti nei mercatini d’ogni città e pure oltralpe sconfinà, non lo scovi.

Non lo scovi manco se vai a cercarlo sui monti ymalai, negli sprofondi degli oceani o su le dune a setaccià gli aggranelli delle secche terre.

E Manco lo scovi se oltrepassi le nuvolaie dei ghiacci, guizzi sui spazial razzi o vai a suonà i social campanelli uno per uno a domandà:

ditemi brava gente dove sta o dove si può’ trovà quel sentir che penetra giù giù, rimesta e rimesta, tira il calore su su e inonda di gioioso divino benessere mente e cuore ?

Uno gentile dirà, mi spiace non sta qua!

Lo capiscione di mode e facile guadagno : è merce che non va, non è trend e manco influencer!

Il perfido:vattene dalla mia proprietà!

Lo scettico : non esiste!

L’ avveduto: ce l’hai il green pass per girà senza infettà !

Un altro rabbioso : ehi tu, non sta a scoccià, senza lavoro ho altro a cui pensà!

Talaltro deciso: non scommetto un carlino che riesci a trovà quello che stai a domandà!

Il venale: urca, se lo trovi torna qua! Mi hai illuminà sul guadagno che ci potrei fa, tanto da arricchì una città e sguazzà a vita senza smortammi a lavorar!

Un facilone: guarda negli scaffali del supermarket!

Quell’altro cafone: è morto di covid!

Allorquando, girando invano afferri che nessuno sa dove il riscaldo d’animo sta, da una finestra qualcuno d’impreciso mormora:  se vuoi trovà quello che tanto ti scora a ramingà spettrati nel tuo profondo, però mica per poco, fino a quando non senti piccà e piccà da pensar al tuo preciso contrario e..e può darsi nell’infiammo dell’animo ti riesca di materializzarlo; abbensì sofistico non garantisco che corrisponda a quel vivo sentir che avvolge di calore e inebria lo spirito d’immenso amor stellare e come piuma nell’etere divino fa planare!

Caspita, se sta lì,  è difficile  riuscir,  misà…

Misà che anche per quest’anno è meglio che mi contento di un poco di bagliore scintillante e smetto di ramingà per trovà la fiamma dell’ immenso amore che riscalda animo e core!

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bydif

Day mamme

cuore

Day mamme! Un giorno in cui il pensiero di solito avvolto dal calore di due braccia solide fugge lontano. Fino alle stelle dove il cuore inizia a battere all’unisono con un altro e gli occhi si riempono di quella lucente tenerezza che solo l’amore senza riserve fa rifulgere in un volto. Volto di una madre. Volto di una mamma. La tua. Ma anche quello di milioni di altre madri. Madri che ancor ci sono e a cui ogni figlio può manifestare gioia e affetto e madri che materialmente non ci sono ma ogni figlio sa che c’è. C’è perché l’amore mai stacca l’uno dall’altro. Cambia solo apparenza,giammai la sostanza. Quest’anno, ancor più il pensiero vola oltre, vola fino alle stelle, in quelle stelle lucenti che alzando lo sguardo ti riempono gli occhi di energia illimitata, l’anima di chiarore vitale che sorregge il coraggio e ristora ogni umana sofferenza. Quest’anno sono tante, tantissime le stelle che dall’infinito brillano sui volti di figli e figlie. Troppe le stelle che dal cielo scintillano per asciugare lacrime, sollevare dal dolore immenso che squarcia i petti di tanti cuori. Cuori di figli a cui quelle stelle specchiano volti di madri. Mamme strappate al loro affetto violentemente,crudelmente, inaspettatamente da un invisibile “mostro”. Un infinitesimo “mostro” di nome covid-19 venuto chissà da dove chissà per quale motivo a rapire con virulenza inaudita tante mamme ai loro partoriti. Figli che nemmeno hanno potuto difenderle, fargli un gesto , una carezza,fissare il pensiero grato con lo sguardo, oggi possono solo guardare in alto, laddove son quelle stelle-mamme, per collegarsi almeno per un attimo e dire sommessamente ad ognuna:mamma t’amo tanto, sei la mia luminosa stella che mai nessuno rapirà dal cuore.

Nulla può consolare un così grande e sconvolgente dolore mai. Seppoi consumato nella brutale impassibilità delle istituzioni che quel “microbo mostro” agiva all’improvviso si ma rapiva, quasi esclusivamente, anime vecchie, madri out, cenci col piede nella fossa, con sfilata inesorabile di camion con su ammassate bare come fossero vuote, prive d’ogni riferimento individuale, di vite vissute, lotte, forza morale, affetti dedizione sociale,storie belle e meno, beh …giammai nessuna lacrima potrà lavare lo struggimento di un cuore filiale. Ma neppure potrà farle scomparire da mente e cuore di quella parte di collettività che sa andare oltre un imbalsamato conteggio, oltre un dato anagrafico, sa vedere oltre l’età un essere umano. In specie un essere che proprio per gli anni accumulati su questa terra ha dato tanto in braccia e cuore per ricostruire una nazione disorientata dalla guerra,creare un futuro libero e migliore per se, la famiglia la comunità, lasciare un esempio costruttivo a tutte le generazioni. Malgrado ciò, laddove brillano le stelle-mamme, per mediazione dell”inaccessibile mistero Divino brilla anche una enorme stella-mamma piena di sfolgorante Grazia consolatrice. Una Mamma senza tempo che son sicura che almeno Lei,eletta Madre Celeste, priva di cinismo selvaggio, diatribe quanto mai zoticone che deprivano di valore un essere in base agli anni terrestri, ha accolto con tutti gli onori le mamme vittime del “mostro”, e ha accarezzato con illimitata dolce tenerezza ogni ruga, ogni cuore arrivato su, su su fra le stelle in grandissimo abbandono affettivo da farlo risplendere intensamente da poter continuare a far luce al cammino di ogni amato, da così pian piano lenire lo sconforto e togliere da mente e vista il crudele drammatico distacco, dovuto al “mostro”covid-19” e in parte anche delle miserrime stime dei bollettini, nonché cretinismo di una logica ripetitiva rassicurante l’opinione comune instillando l’idea che solo avere tanti anni è sinonimo di aggressione fatale dell’invisibile mostriciattolo covid, per il resto della popolazione basta star in casa a ballare, cantare, fare un po’ di ginnastica e tutto procede al solito. Gente che come Maria, la Madre celeste che ama ed ha considerazione e rispetto di ogni essere che popola questo pianeta. Grazie MADRE divina di aver ridato dignità alle tantissime mamme arrivate su, in luoghi di bellezza amena e armonia di spirito. Grazie mamma per avermi insegnato ad andare oltre il supporre che se il fato si porta via una mamma anziana, il dramma è quasi inesistente o vale meno di un altro.

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Un saluto a tutte le mamme del mondo e un abbraccio a tutti i figli che hanno una mamma-stella!

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La storia non finiva lì …

…la storia non finiva lì perché come se addice “uno sposo morto se soppianta con altro vivo”!

...

Ininfatti, il secondo amor iniziò così:

Squagliatosi al solleone il connubio de sposetti, capetti de contradaioli de gialli e deverdicchi, per partenza precipitosa de consorte, addivenuto assai conosciuto per su modi poco raffinati ma assai efficaci per attirar fanselfie, stufo de troppi ni de altro sposo, suggestionati da propri cortigiani bastian contrari al coadi§ de menage passionale, eppoi, nel gaudio de annemici de connubio e de astiosi de accolorazione der palazzo apparlamentato, brutalmente inabissato dal gran maggiorduomo decasa addivenuto da fideiussore super partes a killer insolente partigiano de consorte ammollato…

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l’ammollato nun se piagnucolò all’inabissamento der partner, prima se stette imbalsamato a sentì er linguacciamento divorzista de maggiorduomo ormai ex garante de unione e assai anelante de addivenì er boss de combriccola de su contradaioli…

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poi, co’ occhietti anneri de tristizia se agguardò intorno pe’ avvedé chi appoteva allettà a rimpiazzallo nell’alcova e fa ammorì d’invidia il fedifrago, nun fece manco a tempo a scrutà che se avvide spuntà uno “bravo ragazzo” a falle da “ruffiano” per rimpiazzo …

3I contradaioli assaputo che lu “bravo ragazzo” je affaceva da ruffiano pe altro connubio, da nun fallo arrestà solo soletto e addovesse lascià casetta acconiugale e arriandà a chiudese ne su salottino a piagnese l’inaspettato distacco dallo suo amato accontrattato, ie scoppiarono de strabiliamento e addicerie da fa impallidì er bel paese e tutti i contradaioli asseduti ne poltroncine der palazzo apparlamentizio, solo i contradaioli rossi che s’oddiavan tanto il fan-successo de sposo dismesso da avvegliene scaglià tante ma tante de malignità, se misero con puoca decenza onorevolizia a esultà …

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apperò, pe accasallo de nuovo e potè ripitturà er gran palazzo parlamentizio e accede alla dimora agguvernizia, scuvato lo sposo ce avvoleva lu consenso der Supremo, accussì se riannò ar Su gran palazzo abbandierato addiglielo alchè…alchè se riattrovò a addovè risuolve er dilemma cromatizio…

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er Supremo prestò orecchio alla aspirazione de connubio ma da assennato, prima de addì de si a un altro accoppiamento strano, e accollasse l’ire deje volghi de mutamento tinteggio e stravolge l’ aspetto ambientale urbano, pe’ apprudenza acconvocò tutti li vari apparientati da cumprende se er desiderio jera una ammira vendicativa per smogliato traditore o no annelito accuppiamento pe appassione aggenuina…

...rebus cromatico

Ascoltolli nun capì manco se i due s’eran scoppiati e quali altri due volessero coppiarsi… abbensì accapì bene bene che nissuno se avvoleva smollà da poltrona elettizia e annà a poltrì sul divanetto de casa e accussì apperentò a capetti de contrade  de tornasse tutti a chiarisse….

6queie se parlottarono, se dissero e se appregarono tutti li santi protettori de sfamamento de poltronisti e…e con grandulo assollevamento de ex maggiuordomo de estinto sposalizio che pe affasse ariannonimà de notte supplicava li santi e de giuorno se affaceva vedè estrangero addovesse riassedè na pultrona …

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e muanco a dillo te je se ammisero d’accordo de riputturà er palazzo de giallo arrossicino da faje ribrezzo pure al minchio che ne avea accossì tanto de lor rimpalliasse ingiurie che avuto lo reddito se addorme sotto er pino e…e fa schizzà alle galassie quegli che chiedevan de obbligo riconsultà il populino e se addovevano soddisfà de stasse a presenzià al misfiatto…

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 Lo supremo che già aveva accapì che aspiranti sposi, cortigiani e servitori de er palazzo che tanto se jeran derisi e avvituperati pur de restasse comodi a poltrì ieran pronti a vendese l’anima al diavolo, figurasse se nun se accordavan de addì de amasse tanto da volesse a tutti i costi accasà, riconsultolli altro nun ebbe da appotè addi che: “ vabbò..se ve avvolete marità e vostri parentadi ve aiutan attrovà la chincaglia che ve serve pe acchittarvi e iavete già lo “ gran maestro de servi de er palazzo de menage…nun posso addi de no …

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cussì,  lo infatuato, pe’ arruffianeria de bravo ragazzo, se accomunicò a tutti li suje sponsor e a tutti quegli altri, che lo stevono assentì, co tutti gli arnesi pe appotè addivulga quelche jeva da dì, che seja innamurato e se ammaritava co l’ammollato…

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acciò, er palazzo parlamentizio se riaputturava, e…e anche se a qualcchedunno nun je stava aggigia o no’ se appotea pacificà de tanto oltraggio a lor sientimento e vista, de assalvà la poltroncina che jassicurava aje du’ invaghiti e a na masnada bighellona e bugiardina de fa ancor la bella vita, iera meglio che se accontinuassero a sgobbà e tirasse la cinghia e zittarelli,  se addovèan surbì er connubbio artificioso pe avvolesse mantenesse in vita…

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jappoi dietto, cu tromboni, fanfare, ultrasuoni creditizi extraurbani de accompiacenti a ritinteggio pe mantenè trippa a sorci de cantine e arrifornì de salvagente i croceristi de galà, scampanielli de contrari a infamia de accoppiatizia fasulla, con gran sfoggio de gallicismi de gran chef del riuso, estasi de maneggi de rimpiazzo, lacrimotti de languidi de apprimo innamuoramento, se accelebrò l’inconsulto connubio…

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acchè, lu giovinotto appromotore de idea de rottura ammourosa, adije sue, appiù addovuta a screditizia ripicca de fidejussore stizzato pe avvedesse traballà le su essibizioni da assuper professuore de menage der palazzo, che da avviero addesiderio de core de accoppiato, nu partecipò ar galà, dejo ammor spuntato pe’ ammore assuo ito, se annò a studià…

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accelebrata l’unione de rappezzo a ammore affulminato da saetta de tempesta canicolare, i nuovi ridipintori e er massaio, de comando de tutta asservitù, de galoppo se acconciarono ner palazzo strombazzando a li contradaioli estrangeri aio accomodo de pecunia de esse i migliori capiscioni de truogoli nunziali, accusì bravi da appotè far strabilie daffà esultà le panse de du accasati, der prode giovanotto de ruffianeria e deje ippocriti magna ufo che daje poltruoncine jie strizzavan gli occhietti de sollievo…

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assoprattutto co a loro super laccatura farlocchia der palazzo sponsale te affacean ammorì de tormento li grulli contradaioli apprimi pitturandi de nozze squagliate dar solleone per avvernice difettuosa e dajo assurriscaldiamento de aggiovine capoccia

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mianco a dillo, er primario felicetto de unione strampalata, pe’ no addì reietta a sani intelletti, iera er massaio manutengolo der maneggio de asserviti ar palazzo de new cromatizio acconiugamento, ex borghesuccio perbenino, ex fideiussore de nozze e appituramento der palazzo acconiugale, ex maggiuordomo de menage sposetti e alloro cortigiani, ex super parties de contradaioli giuallisverdi, ex avvucato de tutto er populo estrangero a andazzo der palazzo, che appalestrato de muscuoli parlantizii se assentiva er sommo pio doctor de new story…

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ma l’appiù aggiulivo de matrimonio jera lo giovine de ruffianeira, che affà accoppià l’ammollato, co no contradaiolo uno pochetto restio ma accovvinto da artri de su apparentado rifornimento rossicino, javeva realizzato il su sogno acrobatico de capetto de no manipolo de accoliti…

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ininvece ar beffato da ammor arruffianato, pe ammantenè affarucci, apprivilegi e avvestisse da arristocrattici ummanitari addifensori de trippe puopolari, no’ altro je restò che sloggià dar palazzo e assedesse co’ su contradaioli suje strapuntini de piccionaia agguardà amorasse li du acconiugati e aggongolà de boria er bismaggiorduomo pe avello gabbato…

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ma…ma accome se addice…nu’je tutt’oro quelche ar sol arluce…

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ininfatti…nu passiò mianco na mesata da mariage arruffiano pe accompassione de animella spaessata che se avvede la star de arruffianamento accambià avvestimento miesso pe alloccà i contradaioli e affasse li fattacci sue, rimiettese li su veri panni…

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apperò arripaludato co su pannetti je se cade la maschera de filantropo de riapitturamento der palazzo sponsale e attutti je se fa chiaro lu ambiguo suo, de no esse no nobil altruista. de cori attraditi…

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tantoleje che pe fa accapì acchì ancor acchi nu avesse accapì la su strategì, assubito te accomincia addì cosette da aggità le acque de sposetti e lu capo massaio der palazzo da sembraje che avvolesse assubito falli annegà…

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eppoje pe ancoppiù stralunaie e accoronà la su voja sproppuositata de star de magic successo e aggiocasse le su carte se arriaccambia avveste…

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riappaludato daje maghetto illussionista de appolitica cheje te se affantasma su le piazzette de a ttivì te addì de avvolesse scongregà da li contradaioli rossicini truoppo mortaccini peje li su gusti e fundà na congrega de evvivi senza apperò addì de mirà a depredà le arriserve de’ altri …

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e acchì…acchì accomincia na storia de smaneggi e de smanovre  e affà addì che te  cumpromette lu menage elli acconiugati de new ammor appoco se appotràn aggoder de astarà addormì ne accomoda alcova…

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lu capo massaro der palazzo, sibbiene “elevato” a illuminato de cieli stellati e  deje arristoccrazie mantelluate de continiente estrangere a lu su poppolo, pe arrestà accapo der palazzo de menage se addeve assaje zampettà…

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lu sloggiato da alcova, ininvece co tutto lo gazzabuglio se appò arricomincià a dasse daffà a ammoreggià pe arricconniugasse…

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apperchè, come addice lu savio  “nea pollitica quillo che je se vede nun è ammai quillo che se frescura, je quillo che se arrivede e se attorna a ventura…

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er populo? Er populo saaggià che l’ammur ven e sva  accussì la storia se accontinua ”

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si tratterà di aspettare…poco…

bydif

Ridere fa bene alla salute!

Amor che va…amor che viene…

Il primo iniziò così:

Al bel paesello ci fu un adunata per stabilì di qual colore si dovesse rivestì er palazzo de combriccola parlamentizia sennonché, alla conta votaiola, venne fori un dilemma cromatizio…

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Il Sapiente capo del paese per scioglie il dilemma de come potè accolorà  er palazzo senza addovè scontentà assentì i capetti de vari contradaioli…niuno se voleva rinuncià al su tinteggio e ci fu un gran pour parler a vuoto finché, finchè in un giorno di tarda primavera, a 2 scaltri giovinotti, caporioni contradaioli dei giallini e verdini, venne un ideuzza audace …

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Confidarono l’ideuzza al “Supremo”  sapiente capo de’ tutto il bel paese acche Glie apparve una ideuzza ardita ardita ma nun mostrò de scandalizzà se i due, tanto diversi pe’ stile e opinione, se volevan accasà e se addoeva appitturà er palazzo co’ lor colori bensì …3

…bensì pe’ sta convinto de affidaGlie la “casetta” apparlamentata de matrimonio co’ dispensa e tutti i “servitori”e fa tinteggià er palazzo bicolore se addovevano attrovà uno ” fideiussore” de connubio ..accussì i due “infatuati” pensa pensa scovarono un pallido perbenino…

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lo presentollo al “Supremo” che  interrogatolo, pe’ accapì se era convinto e adattino a gestì a “casetta” e mantenè armonia tra i due innamoratini, er pallido, con timido garbo, glie se qualificò “avvocato de popolo” utilizzabile a fa’ avallante de “sposalizio” da risultaLLe conforme…

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Dopoaddicchè, nell’ incredulità de’ propri contradaioli e de quelli annemici s’annunciò ar popolaio, in attesa de sapè de qual color se appitturava er palazzo, il matrimonio dei due “spavaldi” giovani tanto infervorati l’un dell’altro da fregassene de’ vespaio che suollazzavano…

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Partiron gli inviti agli amici cari, quelli nun se fecero pregà a far brigata e partecipà con fanfara a le “nozze” officiate dal Supremo e “canonizzate” da perbenino “fideiussore” accreditatosi avvocatuccio de tutto er populino…

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Convolati, i due sposetti asseguitati da parenti stretti e da pallido perbenino garante de lor “matrimonio” felici se istallarono nella “casetta apparlamentata ”de fresco riappiturata de giallo e de verde da fa sbatte le orbite tanto nun se appotea avvedè e pe’ togliese ie assilli e cincischie se affidarono le “chiavi” de dispensa de menage al perbenino.
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e pe’ fa rosicà certuni invidiosi i due attalamati se facean avvedè che s’amavan e s’amavan e eterno connubio se giuravan.. .
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e..E per non annoiasse ogni tanto se sfidavano da addivenì assai popolari e coinvolge sempre più fan a partecipà con euforia a loro schermaglie acconiugali che apperò se concludevano sempre a pareggio in modo che niuno de’ du’ potesse addì d’esse er vincitore da sfrigellà la sensibilità dell’altro a portà rancore…

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Intanto che i due se giocavano a rimpallasse de sfide e de amor il “ fideiussore acconventicola “ elevato a “maggiordomo capo super partes ” de nido passionale ne le or de riposo  se svagava  a palestrà  er fisichello e allenasse a mutà a bisogna de menage  er cereo faccino… 

10 fisicato

I delusi del connubio, mentre i due se facevano sempre più avvedé de esse tanto tanto in sintonia de contegno e de ragionamento accoppiatizio, senza alcun ritegno insultavano e schernivano, e pe fa’ allitigà la “coppietta” se presero de mira uno de due da accanisse addiie de tutto e pure a insinuà de viaggià de straforo su…

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Ignari i due sposetti sempre più sommersi da fan de lor giochetti concorrenziali continuavano ad amasse e pe’ animà le tifoserie ogni tanto se rimbeccavano  ..

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Nel rimbecca rimbecca un acconiugato dava l’impressione de esse piuttosto abile da attirasse più ammiratori e suscità in alcuni fan dell’altro qualche malumore ma l’amor era florido e in alcun modo il popolar divario turbava la relazione….

di m sal

Poi..poi un giorno chissà come chissà perché a uno dei due sposetti accontrattati con garante super gli venne un…

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L’altro lo guardò stralunato come se avesse masticato na foglia de cannabis e lo rassicurò che il su sospetto era insussistente nondimeno il dubbio rosicò rosicò e se trsformò in …
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Attuttavia il menage continuò e s’arrivò a un giorno in cui i vincolati se trovarono a biforcà..
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però senza assapè che il fideiussore elevato a Maggiordomo de menage sponsale se stava a meditasse in omertà …

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Appresso al biforcamento lo sposetto sospettoso s’ agitò, in solitudine se questionò e se determinò de ammollà l’altro e attornà single…

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 Il su concludere trapelò nel parentado e emerse su social parlottai… scompigliò l’ agorà e costrinse il “monarca” a parlà con gran felicità de un bullo che abiurato da contradaioli e notabili de piazze aspirava tanto tanto a tornà in auge…

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Il capo maggiordomo super partes e i parenti allividiti da su decisione de smaritasse se cospirarono de fa na mossa pe’ affossallo all’opinione convittrice e rivoltà i fan sostenitori a giralle l’esaltazione in derisione…

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Poi il pigionale super partes auto-attolettato da gran “maestro de palazzo” se andò a specificà a tutto il parentado che i due accasati se stavan a tornà single…

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.da uomo intemerato de alto profilo fideiussorio nun stava a rimorchio de amore esaurito …

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e pe avvalorà su tesi de esse ormai blasonato pedagogo de manovre de corte appaltatrice de cori… imputò tutto il “peccato” a un solo ammogliato e con poco onore de rango nobile scaricò una botte de contumelie sull’esplicito aspirante single…

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Realizzato il su approgettato, de “ammazzà” aspirante scapolo co’ na gragnola de offese attirà simpatie de contradaioli nostrani che nun avevan mai smaltito la frustrazione del connubio e de astuzia quelle extra-bandiera, il fideiussore col petto in fuori, fiero de avé screditato il ”nefando” snamorato e avé attirato i pronti a usurpallo e quelli risoluti a segregarlo con ignominia, annò dal supremo a riconsegnà le chiavi de ormai cassato nido idillico…

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così… siccome spesso l’apparenza abbindola e la realtà nun è ugual al sogno…

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l’unione dei due accontrattati con tanto entusiasmo accasati nello stupore canicolare l’ira de quegli che avvedevan vacillà la confortevole sediarina, il panico de quelli che con il “divorzio” glie chiudeva la bottega de approvvigionamenti e anche il gran fremito de gioia de quegli altri che invece se adocchiavan de riaprì la disputa de tinteggio de gran palazzo parlamentizio e de appotè cambià appituramento più de loro gradimento, l’unione s’ammorì…

fine amor

…ma la storia non finisce qui …

bydif

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Vale ancora celebrar l’amore?

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Vale ancora celebrar,l’amore o con tanti cuoricini, frasi,frasette, social messaggini, rose, rosette che turbinano è un inutile ampolloso evocar l’amor? Malgrado le sdolcinature invasive e stucchevoli, celebrar l’amore vale sempre!

Se è veritiero, e non una fiammata di superficial possesso, ambizione, paura della solitudine, opportunismo, ossessione, almeno una giorno di concentrato richiamo amoroso vale viverlo. Perché? Perché l’amore, a volte nel linguaggio smerciato in modo lezioso e alquanto rituale in gesti e  forma da farle perdere identità e effettivo significato, prima di tutto è mistero inspiegabile. Sublime mistero che all’unisono fa battere i cuori e niente eguaglia in emozione! Certo non si sa mai quando arriva, da dove viene, non scatta a volontà dell’uno e dell’altro, tant’è che di volti di innamorati incorrisposti se ne incontrano parecchi, succede, rapisce, esiste, lega senza far capire se per un attimo, per sempre, per poco. Vale, perché, l‘amore, profondo e vero, non è di comando terreno, scatta a un count down cosmico che indipendente da pensiero, contesto, materia collega le energie vitali e unisce esseri, anime, pensieri a distanze illimitate. Anche se quello indissolubile è raro quando scatta avvince,  lega emozioni e fa vivere sensazioni irripetibili.

Ma come si fa a riconoscer un amor se è vero o finto se talvolta t’arriva, ti illude crea solo sofferenza, ti massacra l’anima e talaltra pur violenta e t’ammazza? Beh, tra i tanti modi misteriosi con cui l’amore approda nelle vite e si esprime a un altro essere, uno solo arriva all’altro e lo conquista per sempre: quello che è scritto negli occhi, perché nessuno può alterarlo. Chi può mistificare quello che è grafito nell’essenza incorporea? Nessuno!

Ebbene si,l’amore quello che combacia perfettamente due monadi, scritto negli occhi si può leggere, interpretare,presumere, ma falsificare proprio no. Quindi…si confonde il vero col falso solo quando si imbroglia se stessi, non fa comodo o non si vuole ammettere la realtà incisa negli occhi o la si guarda specchiando i propri occhi da non veder più quelli dell’altro.

Ma parlar dell’amore come fosse solo esclusiva linfa passionale per cuori e corpi di innamorati è riduttivo. È riduttivo perché l’amore non ha confini, è incondizionato a flirt, passional-affettivi ristretti a duetti di cuori, alla Romeo e Giulietta. L’amore oltrepassa il concetto di un canto d’amore a due cuori, due corpi, due vocisi distende nell’aria in infinite forme e sfaccettature, altrettanto vive, a volte anche più galvanizzanti e cariche di sentimento, passione, calore,  quasi mai coinvolgenti aspetti distorti da infatuazione tanto da brillar come diamanti.

Per esempio: l’amore di una madre per un figlio/a; ha un aspetto così radioso, profondo, inseparabile da sommergere qualsiasi altro sentimento di coppia. L’amore per il prossimo; ha note tanto acute d’arrivare a sommergere d’affetto una miriade di cuori ai confini della terra. L’amore a Dio; ha sfumature così sublimi da pigmentare una tela infinita. L’amore per un amico; ha così tante analogie simbiotiche da diventare la nostra fotocopia animica. L’amore per la musica, l’arte, la poesia han dentro tanta energia d’accendere quel sacro fuoco ardente a fiamma viva che avvince e trasmette così tanta armonia, attaccamento, passione da appaiar e far cantar tutte l’anime disperse dell’etere. E si potrebbe continuare…perché ogni amore ha quella magica alchimia che contagia e in qualunque forma e modo approda a mente e cuori, trasmette quel lirismo espressivo unico e meraviglioso di poetico eterno.

Vale ancora celebrar l’amore perché più d’ogni farmaco ancor guarisce i mali dell’animaVale ancor,anche quando è populistico perché nient’altro come l’amore fa superare pregiudizi e umani invalicabili limiti. Vale a san Valentino per la storia di come è nato e si è diffuso. Vale, perché in ogni amore, oggi, domani, sempre c’è un pizzico di coinvolgente delirio che manda in visibilio! 

bydif

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Caro papà

bimbo siriano

Carissimo papà,

Stamani, guardando la foto del papà siriano, con in valigia il suo bambino che dorme pacifico e tranquillo come fosse in una culla ovattata, nel mentre lascia la sua terra e tutto il vissuto a causa di violenza mi è venuto un groppone alla gola e uno sdegno da non dire verso taluni idioti riformatori di sacrali vincoli .

Non so se dal tuo mondo etereo dell’immenso azzurro si vede quanto succede in questo carnale piccolo recinto terrestre e nemmeno se è possibile scorrere con gli occhi o ascoltare criteri logici o idiozie circolanti. Se puoi, sai già che quella foto è emblematica e contiene le tante le ragioni che offrono uno spettacolo ne bello da guardare ne piacevole da udire e tantomeno da propalare se si ha un minimo di cognizione dell’essenza del creato. Ci sono guerre orrende che si consumano nell’indifferenza con persecuzioni celate, traffici umani obbrobriosi, fiumi di popoli sconvolti e confusi e fiumi di denaro che entrano in poche tasche e fiumi di parole senza coscienza che corrono più veloci del lampo che sgomentano e fissano concezioni di mutamento fallosi in equità sociali e ancor più in significati di valori e di patrimonio del genere umano. Se puoi papà, ben sai che fra tutto il guazzabuglio liquido intellettuale che scivola vogliono farti sparire. Vogliono che ti rinneghi per abbracciare una filosofia di vita collettiva in cui non esisti come entità genetica distinta che mi ha dato la vita. Vogliono dissolvere dalla mente di figlia il concetto di padre in “bontà” di una beota presunta ghettizzazione di certuni procreati in non so quali modi. Vogliono che dalla mia bocca non esca papà, ma un multiuso produttore di embrione per adeguarlo a un sistema d’insieme collettivo di entità fisiche mutabili, scambiabili e senza una natura di ruoli chiari percepibili. Mi è triste papà riscontrare una tale assurdità! Ancor più il non comprendere il fine di eliminare il termine papà, la pietra miliare generativa di ogni essere umano, bello, buono, brutto o cattivo che cammina in questo recinto terrestre sospeso nello sconfinato galattico. Come faccio papà a scacciare da mente e cuore una paroletta che al solo pronunciarla mi figura il tuo volto, il sorriso, le mani, le parole, i gesti. Mi dispiega una quotidianità che mi ha sorretto, consolato, consigliato accompagnato nella crescita con tanto amore e dolcezza. Mi narra tutto un vissuto passato insieme nella gioia e nella sofferenza, nel magro materiale e nel lusso spirituale, nel trovarsi e perdersi per necessità estemporanee, nel camminare fianco a fianco in silenzio e nel discutere animatamente su argomenti di vita, di pensiero, di principi e di decisioni esistenziali che tanto mi è servito a formarmi come donna, come madre come cittadina di un globo che gira? Come faccio papà a considerarti una sorta di caso che ci accomuna e non un uomo preciso che mi ha concepito condividendo emozioni, amore, intenzioni con la donna scelta per costruire insieme l’avvenire, una famiglia, spartire un destino nella privacy e in comunità ? Spiegamelo tu papà che sei nel luogo di verità come capire e accettare una siffatta illogica. Io mi arrovello ma proprio non ci riesco a recepire un sistema vivendi che mi demolisce i fondamenti padre-figlia, mi toglie la parola patrimonio di un fisionomia, un profumo, un insegnamento, un legame indissolubile al tempo e alle scelleratezze umane di pretesto, più discriminatorie dei discrimini che vuol eludere. Capisco che in confronto alla drammaticità che emerge e denuncia la foto di padre con figlioletto in valigia non è la cosa peggiore che può capitare nel corso dell’esistenza rinunciare a chiamare papà mio e non Carlo o tizio e sempronio. Sarò tarda e fuori moda ma non riesco ad abdicare a babbo, papà, paparino che tanto mi evoca nella mente e tanto mi colma di benessere mistico e morale.

In verità Papà, come mi hai insegnato, a essere intellettualmente onesta com me stessa, non voglio accettarlo. Proprio non ci sto a sopprimere una paroletta che nessuno insegna ma tutti a pochi mesi dell’esistenza articolano guardando un volto, ascoltando un respiro, afferrando una mano ruvida e calda.

Ti guardo papà. La foto è un po’ scolorita ma il tuo sorriso no. Quello è vivo, carico di infiniti momenti navigati insieme che hanno fatto e fanno la nostra storia di papà e figlia. Oggi, in dimensioni diverse proseguono e sono altrettanto belli, pieni di affetto, riconoscenza, significati di radici inestirpabili. Guardarti, papà mi trasmette una gioia immensa. Parlare con te ogni giorno mi riempe di fiducia e sicurezza. Ma è nel suono di papà che recepisco la consapevolezza dell’indistuttibile, l’essenza della vita, l’intensità di una attenzione infinita, l’armonia di un meraviglioso collegamento animico sinfonico che oltrepassa i confini della materia e riempe di letizia.

Anche se nell’attuale profano tutto si evolve così in fretta quasi da toglierti il respiro e tutto marcia in tale velocità e in così tante direzioni sbalestrate da non lasciar spazio e modo a riflessioni di salvaguardia ne di significati profondi ne di rispetto sacrale della vita nel creato, per mia fortuna, davanti alla tua foto papà tutto si ferma e rientra in una dimensione di valori solidi e concetti chiari di continuità di una stirpe, una cultura, un coraggio saggio di discendenza di sangue identificabile che mi permettono senza doverti “scartare o ribattezzare la genesi” di affrontare la realtà liquida dell’oggi. In fondo al cuore ho ben nitida la certezza che mi sei accanto e guidi i passi come fossero i primi e posso fregarmene di essere obsoleta agli occhi cecati di modernisti negativi.

Grazie papà di avermi dato la vita e di esserci sempre.

Però, prima di lasciarti con un bacio e augurarti ultraterrene delizie mi viene da chiederti: a me risulta che per essere presente sulla terra tutti, pure i robot hanno un “papi”che li ha concepiti, ma tu da lassù sai se quaggiù c’è qualcuno venuto alla luce senza il seme di un papà? In un modo o in un altro come sempre avrò da te risposta papà!

Un abbraccione in spirito di eco amorevole.

Dif

0padre e figlio

Auguri Mamma!

mamma

Auguri mamma!!!

Tantissimi, da riempirel’infinito.

Oh, se per un momento potessi annullare il tempo mamma! Quel tuo inconfondibile profumo invaderebbe così tanto questa stanza da render questo mattino maggiolino magico. All’improvviso quel tuo sorriso, più splendente e luminoso di un sole, fugherebbe da ogni angolo buio e freddo e in ogni poro sentirei il tuo calore. Tutto l’intorno a me avrebbe un sapore così dolce e gioioso, così intenso di colore e luce, così pieno di energia e amore da trasformar questi attimi di vita in uno straordinario giardino d’emozioni. Occhi e cuore incrociati quanto si direbbero mamma! Quanto ti direi io, mamma, che non ti ho detto. Ti aprirei il mio cuore come non ho mai saputo o forse voluto fare. Perché? perché non l’ho chiaro Mamma. Forse un tantino perché sono sempre stata un ostinata, cocciuta, introversa fai da te e un tantino per pudore. Ma  oggi …oggi che mi manchi tanto, tantissimo mamma…oggi ti racconterei tutto..tutto ciò che covo e nascondo nel mio intimo. Oh se potessi trasvolare il tempo e essere vicina a te! Così vicina da sfiorare la tua  fronte, i riccioli color del grano un po’innevati, carezzar le tue mani e rannicchiarmi tra le braccia sode e forti, ascoltare la musica del tuo cuore, di quel tuo cuore generoso e ardente…come ti svelerei i miei segreti mamma, ti inonderei di quelle parole che tu pazientemente aspettavi e volevi, vuoi ancor sentire da me …e io? Io, dura come l’acciaio o come pietra marmorizzata ancor mai ho articolato. Che sciocca di figlia devi aver pensato e quanto dolore il mio silenzio ti ha causato. Perdonami mamma. Perdonami se non ho compreso quello che anelavi. Era poco, pochissimo in confronto a quello che tu mi regalavi. Non è stata insensibilità, piuttosto credere che c’era tempo. Invece non c’era. Purtroppo no mamma.. Devo confessarti che non immaginavo che il distacco tra noi fosse così improvviso, intenso e traumatico e che nulla valeva più di te in questo mondo. Probabilmente credevo  che  la tua mancanza rientrasse nella ineluttabilità del destino umano e che lavoro, figli, amicizie potessero riempire la mia vita, forse sostituirti.  Invece..invece, tardi, troppo tardi ho compreso che niente poteva e può sostituire la tua voce, il tuo dirompente sorriso, i tuoi silenzi, il tuo sguardo, le tue amorevoli attenzioni, la tua infinita generosità, il tuo coraggio, il tuo inesauribile fare, saper partecipare e donare con anima e cuore. Dolorosamente mamma, in quell’altro mattino, in un attimo, ho scoperto quello che per testardaggine non avevo concesso al mio cuore di buttar fuori. Oh .. Se in quel maggio, Mamma, avessi ascoltato l’impulso del cuore. Oggi..oggi i miei auguri sarebbero senza il rimpianto di non averti espresso tutto l’amore e l’ammirazione che avevo per te. Se quel mattino avessi dato retta a ciò che mi sgorgava nell’intimo, creduto all’intuizione, mamma, nel farti gli auguri… Ti avrei stretto così forte da trasmetterti l’amore, il rispetto, la gratitudine che provavo. Quanto ti avrei resa felice mamma e quanto i tuoi occhi si sarebbero riempiti di gioia? Infinitamente!  Purtroppo non l’ho fatto e ora lo so. Allora …credevo… prima o poi… invece.. Invece quel soffio di vento ci ha temporaneamente divise .. ma quel soffio mi ha insegnato che ogni minuto potrebbe essere l’ultimo quindi devo considerarlo una vita intera e devo sfruttarlo al massimo per dire e non per tacere quanto ho nell’animo a chi amo, ammiro, e nel mio pensiero rappresenta la vita, il mondo intero.

Oggi i miei figli mi riempiranno di auguri e frasi scherzose ma il mio pensiero magicamente varcherà la soglia, andrà oltre, ti raggiungerà mamma. Perché l’amore oltrepassa ogni forma di frontiera. Oggi, ovunque tu sia mamma nel farti gli auguri sussurrerò quello che non ho saputo dirti prima: quanto  eri meravigliosa e  insostituibile,  quanto ti ammiravo per le tue qualità di donna, gentile, sensibile, coraggiosa, delicata e al tempo stessa ferrea, spirituale  nell’animo realistica nell’affrontare il quotidiano, ambiziosa nei progetti ma semplice e spontanea nell’apprezzare quello che il fato ti concedeva. Sarà la più bella festa della mamma che passeremo insieme.

Auguri mamma, infiniti quanto l’amore e… salutami l’altra mamma che ti ha accolto e tutte le mamme invisibili che ti fanno compagnia.

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Con amore la tua dif

 

 

il volto dell’amore.

cuo

A parte il solito business invasivo di cuori cioccatolosi, rose rosse, piumette, biscottini afrodisiaci, eccitanti mangerini, frasi e frasette da sussurrare, messaggiare, social dedicare, il giorno di San Valentino, per la storia di come è nato e si è diffuso, resta pur sempre un giorno ambasciatore d’amore. Un giorno araldo per far sapere a chi si ha nel cuore che la passione è profonda, la fiamma viva, i sentimenti intensi,il desiderio sincero. E si potrebbe continuare con tante altre espressioni per far arrivare il nostro messaggio al cuore di chi ci rapisce, di chi vogliamo abbracciare, avere accanto a ogni risveglio. Tanti infatti sono i modi con cui si può dichiarare l’amore a un altro essere, bensì uno solo arriva all’altro e lo conquista per sempre: quello che è scritto negli occhi, perché nessuno può alterarlo. D’altronde, chi può mistificare quello che è grafito nell’essenza incorporea? Nessuno! Ebbene si,l’amore scritto negli occhi si può leggere, interpretare,presumere, ma falsificare proprio no. Perché? Perché l’amore così tanto celebrato, a volte in modo assai sdolcinato nel linguaggio e alquanto rituale nei gesti da farle perdere identità e effettivo significato, prima di tutto è mistero inspiegabile. Nasce da un count down cosmico che indipendentemente da pensiero, contesto, materia collega due esseri. Non è mai la volontà a far scattare all’unisono i battiti dei cuori. Tant’è che volti di innamorati incorrisposti se ne incontrano parecchi. Naturalmente se parliamo dell’amore che combacia perfettamente due monadi. Altrimenti conversiamo su tutt’altro, tipo l’attrazione,l’ambizione, la paura della solitudine, l’opportunismo ecc. Spesso si sente dire che l’amore ha più volti, vero. Per esempio l’amore di una madre per un figlio ha un volto così radioso, profondo, inseparabile da sommergere qualsiasi altro sentimento. L’amore per il prossimo ha note tanto acute d’arrivare ai confini della terra. L’amore a dio ha sfumature così sublimi da pigmentare una tela infinita. L’amore per un amico ha così tante analogie da diventare la nostra fotocopia. In qualunque modo l’amore esprime e trasmette a un altro essere tenerezza, calore, emozione, passione ha un volto meraviglioso, unico, da vivere, in tutta la sua magica alchimia, fossanche per un attimo.

Romantica notte a chi l’amore l’ha, a chi lo sogna , a chi lo canta e

a chi lo sospira  nelle pagine di un libro.

bydif

Vite strappate

vite strappate

Con la scia di brutalità che avvolge il globo e tiene col fiato sospeso milioni di persone, oggi, parlare di violenza sulle donne sembra quasi anacronistico. Fermo restando che la violenza è sempre e comunque un atto di ferocia, più o meno intellegibile a seconda le ragioni addotte da chi la compie, mi pare che quella sulle donne richiama comunque un distinguo. Lo richiama perché quasi sempre cresce e matura tra le mura domestiche di ricchi e poveri, acculturati o semianalfabeti, allorché sussiste un contorto rapporto di valori, per lo più affettivi, tra uomo e donna. Quanti mariti, compagni, figli, spasimanti, fidanzati, ex sono rei di violenza? Tanti, troppi, direi al 98%. Dite che esagero poiché son di parte? Macché, son le statistiche a parlare! Basta dare un occhiata alle elenco delle vittime e di chi le ha strappate alla vita per averne conferma! A parte rare eccezioni di delitti su donne a causa di rapine armate o di occasionali scatti per futili motivi di uomini particolarmente aggressivi, la mano assassina era di chi le stava accanto, di chi diceva di amarla, di chi le doveva il dono della vita. Sicuramente alla base del rapporto, più o meno stabile o transitorio, di convivenza uomo-donna, c’è un modo erroneo di amare se sfocia in omicidio. Appare evidente in qualunque violenza perpetuata sulla donna e in ogni parte del mondo che c’è un profondissimo e distorto senso della gelosia, del possesso, del mancato rispetto verso la figura femminile che arma la mano. Abitualmente la mano violenta scatta e si abbatte senza pietà allorquando non si vuole perdere il predominio maschile sull’”oggetto” delle brame e poco importa che sia madre, partner o sposa, ciò che interessa è uccidere per affermare un diritto di proprietà. Ovviamente ciò per l’assassino è inconfutabile motivo per spezzare una vita umana senza batter ciglio. Ma se l’omicidio di una donna, da parte di un familiare convivente o meno, fa scalpore e finisce sui media, purtroppo c’è un tipo di violenza sulle donne ancor più subdola e pestilenziale che difficilmente trova voce a meno che la stessa donna non trova il coraggio per dargliela. E qui io mi incacchio. Perché? Per due motivi. Il primo è che quando trova animo di farlo spessissimo, per non dire sempre, la sua ribellione non la salva in quanto non trova un ascolto che la mette al riparo da atti di ritorsione ne psicologica ne di salvezza esistenziale. Il secondo perché in certo modo viene interpretata, giudicata, discussa, quasi quasi incolpata di scatenare la violenza maschile col suo comportamento. Quante volte si sente e si legge che minigonne, tacchi, indipendenza, sono provocazioni che scatenano la violenza? Molte. Inaccettabile ma disgraziatamente diffusa opinione per giustificare l’atto crudele o la furia schiavista egocentrica dell’uomo. Per liberare le donne dalla violenza ce ne è di strada da fare! Tanta tanta se da un sondaggio un giovane su 4 afferma che la violenza sulle donne è scusata dal troppo amore e dal livello di esasperazione a cui gli uomini sono condotti proprio dall’atteggiamento o troppo spigliato, o eccessivamente indipendente o enormemente provocatorio delle donne.

Oggi si dice che il sentimento che prima unisce e poi separa, attraverso l’omicidio, uomo e donna è malato, o chi lo compie è un folle, un disadattato, un essere tormentato dalla gelosia che deforma la realtà o è un debole che ammazza per autodifendere il “territorio” di suo dominio affettivo. Sarà anche vero ma a me appaiono scuse, balle giustificative di un maschilismo radicato e coltivato in ogni tortuosità sociale. Mi sembra più veritiera che la causa principale di qualunque violenza sulle donne scaturisce da una assoluta perdita di rispetto della vita altrui, acuita da un cinismo, una ambiguità un non sapere accettare i cambiamenti, il progresso, i diritti paritari di due specie complementari quanto indispensabili l’uno all’altra al crono universale della continuità. È pur vero che la donna è sempre stata un po’ il possesso- trastullo dell’uomo e ha sempre dovuto subire, in quasi tutte le culture, un rimarcato concetto di dipendenza soggettiva o almeno sopportare l’esclusività di oggetto-possesso del desiderio, o la tirannide del padre, fratello, figlio padrone, in breve una specie di schiavismo mascherato da amore. Ciononostante, tranne che nei paesi con credenze religiose esacerbate la violenza gratuita era inferiore e nessun femminicidio trovava radice nell’antagonismo fra specie, semmai l’ intercettava nei conflitti dovuti ai cambiamenti egualitari epocali e nelle fratture dei sistemi ideologici culturali dei luoghi d’appartenenza.

Per concludere è tristissimo ai nostri giorni constatare che la violenza sussiste e colpisce donne di ogni età. Se poi investe bimbe piccolissime è aberrante. Purtroppo non è infrequente leggere cronache di stupri su esseri agli albori della vita, credo repulsivi a chiunque abbia un minimo di sentimento e coscienza umana. Difatto sta che una giornata non risolve nulla. Altrimenti i numeri delle vite strappate sarebbero diversi. Forse per essere efficace e cambiare questo anomalo comportamento verso le donne, anzi verso chiunque, perché in me la violenza non trova differenza di genere, ogni giorno dovrebbe essere la giornata antiviolenza. Ma, vista l’escalation in ogni ambito…temo che sarà difficile. Io ci spero. Ci spero perché conosco tantissimi uomini che non scambiano la compagna per proprietà privata e l’amore per diritto decretativo di vita o di morte. Anzi, sarà utopico ma ci spero poiché tanti uomini combattono per eliminarla.

Mi piace pensare che a questa sequela di vite strappate proprio gli uomini metteranno se non fine almeno un quoziente ammissibile.

                                                     by dif