Ripescare il coraggio

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Coraggio coraggio. Quante volte si sente dire! E se il coraggio manca. Mica è facile reperirlo. Beh sei costretto a trovarlo se non vuoi rimanere spiaccicato al pavimento della vita. Già il vivere normale ogni giorno ti obbliga a usarlo. A volte può mancare e dato che è difficile reperirlo si può rimanere schiacciati dagli eventi però è cosa rara. Che il coraggio più o meno ce lo abbiamo tutti è un dato di fatto. Nessuno può farne a meno  per realizzare i piccoli e grandi sogni, le ambizioni personali o anche quelle collettive. Certo a volte capita che per variegate sfaccettature ci sono momenti che richiedono più coraggio anzi così tanto coraggio da farti paura. A taluni, questi momenti di abnorme  coraggio  capitano sempre nello stesso periodo dell’anno, addirittura nello stesso mese. Per strane casualità cosmiche?del fato? Non so. A me quei momenti son sempre capitati in Agosto. È stato sempre un mese capitale Agosto nelle vicissitudini della mia esistenza.

Agosto, agosto con me agisci come il governo. A ogni solleone crogiola qualcosa di strano tanto cecato dai raggi non vedi che ti frega e lo scopri a cosa fatta.

Caldo, ventoso o bagnato che eri Agosto mi hai messo nel piatto della vita la realtà più inaspettata tragica e dura. Volente o nolente il tuo imperativo era bruciare i miei progetti. Fossero ambiziosi o modesti non importava. Con cinico sadismo sogni certezze e speranze in un attimo  incenerivi tutto  lasciando al mio orizzonte nient’altro che fumo. Dopo avermi steso con un KO micidiale o lasciata imbambolata sulla poltrona di casa, prima ti divertivi nel vedermi nel panico, poi sovvertivi il timore e freddo come iceberg mi chiedevi di tirar fuori il coraggio. Non il solito coraggio, il tuo.  Il coraggio di Agosto, vale a dire  un coraggio da leoni. Un coraggio per oltrepassare barriere di cemento senza muovere un muscolo. Un coraggio per andare al buio come un gatto dritta dritta verso il vuoto senza caderci dentro. Il coraggio d’esser dragone vincente su squadroni e squadroni di pericoli mentre  ero sgomenta colombella. Il coraggio di stamparmi un sorriso da ebete imbalsamata da sfoggiare a chi  faceva domande e non sapevo che dire. Il coraggio di far navigare un barcone senza remi per approdare su qualche spiaggia portando in salvo chi amavi con tutta l’anima. Anche  il coraggio di mentire che tutto era perfetto per non far inutilmente soffrire chi ti stava accanto.. Coraggio, coraggio un tormentone martellante per fare anche l’impossibile. Quel coraggio sai bene Agosto che non c’era in me. Tu insistevi, insistevi e incredibilmente lo cacciavo fuori. Non so dove lo tenevo in serbo. So che ferita, sanguinante e pure rincretinita dal turbinio dei fatti incresciosi che mi cucinavi coi tuoi raggi spietati filavo come una locomotiva. È vero, la lotta era impari tra me e te agosto ma se era per coraggio, incosciente follia o il fuoco che bruciava saltavo le cataste come una lepre. Debbo anche ammettere che il fuoco che mi ardeva in petto era così vivo di motivazioni che bruciava gli ostacoli senza troppe ceneri. Quante volte mi hai abbattuta e ho ricominciato. Non oso contarle. L’avevo il coraggio agosto?  Se l’avevo! Oggi…Oggi quel coraggio non l’ho più. Oh …Forse l’ho ancora. Certo meno vibrante d’allora. Forse ho paura di crederci. Oh …oh…dai ammettilo quel che manca per far scattare Il coraggio di agosto è la motivazione. Chissà. È solo il 5 Agosto. E.. il  mare è pieno di argentei luccichii che  specchiano negli occhi come focherelli virginei, pescando pescando tra quei luccichii potrei ripescare il coraggio di agosto.

Non so se riesco a rpescarlo intanto auguro a tutti un felice agosto.

by dif

Il tempo mi é scivolato….

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Si, il tempo mi è scivolato tra le mani come fosse un oleoso impasto di sensazioni piene di torpore apatico. Come se qualunque attimo  del film vitale  girato dal suo trascorrere   fosse bloccato su un fotogramma nero che mi impediva  di  scorrerlo e di trascorrerlo col solito tran tran. Così dalla primavera sono passata all’autunno come se in mezzo non ci fosse stato nulla. Eppure di cose ce ne sono state!  Neanche usuali a pensarci. Eppure… Eppure mi è scivolato. Neache le scosse del terremoto mi son servite a trattenerlo.   E che scosse amici miei! Di quelle che  ti fanno saltare nel pieno della notte giù dal letto che balla e ti mettono le ali ai piedi dalla paura. Già. I piedi mettevano le ali ma la testa e il cuore? La testa e il cuore erano lontani milioni  anni luce da tutto ciò che ruotava intorno. Ambedue avevano trasvolato il tempo, abbandonato cronos  per trasferirsi su un altro pianeta. La testa era finita nei meandri spirituali e indecifrabili di nettuno e il cuore si era catapultato nelle viscere di  uno di quei  crateri infuocati  di plutone. Perchè? Non c’è stato un perchè tangibile. E’ avvenuto in modo naturale come fosse necessario a vivere esperienze senza tempo, senza volti, senza niente di niente che appartenesse a questo pianeta. Come se fosse indispensabile purificare e decodificare testa e cuore  per riprendere il ritmo del tempo impedendogli di scivolare. Così in questo pianeta dalla primavera son passata all’autunno in un battibaleno e senza un minimo ricordo brutto o bello di vissuto. Eppure…eppure non è così. In realtà nel tempo non vissuto ho vissuto stagioni e stagioni, visto cose strabilianti, fatto esperienze sensazionali che mi hanno prodotto una metamorfosi irreversibile. Non c’è che dire tra maggio e settembre  il tempo di questa dimensione mi è scivolato, ho afferrato e vissuto quello di altre dimensioni e non sono più la stessa. Migliore o peggiore? Questo non lo so. So che non posso raccontare nulla. Perchè? Perchè in un mondo che considera normale, giusto e  miracoloso un governo che si pavoneggia di aver tirato fuori dal baratro i suoi consimili togliendo solo ai più deboli, qualunque fatto straordinario accaduto a chiunque  non può che considerarlo una anormale follia! Però..però non tutti sono uguali…forse se troverò quel coraggio che vado cercando da quando ho intrapreso a scribacchiare nel blog lo farò.  infatti a qualcuno in parte ho raccontato, naturalmente quello che si può descrivere a parole, e, forse  perchè mi conosce in modo non virtuale o per educazione, (saperlo è un rebus.. )non ha dubitato un attimo che il tempo che mi è scivolato tenendomi lontanissima da voi tutti – per me non era così perchè vi avevo portato quasi tutti con me- è si, un fatto raro ma  sicuramente meno  di un qualsiasi governo che non sa vedere oltre  tasse,  tagli, cuci e incolla i soliti noti alle logiche di una dimensione meramente fiscalmonetaria.

 Un saluto caro e un bacione megagalattico

dif

 *

Ringrazio tutti coloro che mentre il tempo di qua scivolava inesorabilmente dalle mie mani e mi catapultava in altre galassie hanno contribuito  con il loro pensiero, il loro affetto e le loro parole a riportarmi in questa dimensione che con tutti i difetti che ha mi permette ancora di vedere le persone che amo, colloquiare virtualmente e non con  quelle che stimo e alle quali sono spiritualmente legata.

 

        

  

QUALCUNO SA DARLE UNA RISPOSTA?

Questa vicenda  non è fiaba, non è fantasia di una monella, un racconto concepito da una mente spaesata,  è uno dei tanti eventi capitati nella vita di una normalissima donna che alle fiabe neanche crede, il trascendente non lo esclude bensì lo prende con le molle, è  più  scettica incallita che credula. La poverina da anni si arrovella a trovare una risposta, ha cercato, scartabellato, domandato qua e la ma o l’han guardata di traverso o gli han semplicemente risposto: “Ma va l’ha, non può essere, son vaneggi di un’immaginazione  fervida, fatti vedere da uno psicopatologo!”  La poverina disperata  c’è andata, quello l’ha visitata e rivisitata ma strana non l’ha trovata, semmai un tantino  suscettibile e irritata le è sembrata al momento di  pagare l’onerosa parcella. Fatto sta, risposta non l’ha trovata e da anni  la cerca affannata per porre fine a  dilemmi che ogni tanto la catapultano ai confini dell’assurdo, costringendola fra se e  se a raccontarsi cose come questa che or posto:

< Creatura iridescente, bianca come lattea luce un giorno ti vidi. C’era l’alluvione, sospesa sopra il fiume, seguivi il mesto procedere di una famigliola alluvionata. Scivolavi al  fianco degli scampati che si erano appollaiati su una barchetta stringendo al petto i loro fagotti di cose raffazzonate alla rinfusa. Eran padre, madre, due figlioletti e una vecchia nonna, remavano lentamente, gli occhi fissi sull’acqua limacciosa, i volti muti, rassegnati all’ineluttabile si allontanavano da averi e casa sommersi dalle acque trasbordate dagli argini del Po senza accorgersi di te che li seguivi passo, passo.

Dove ti ho visto? Precisamente tra Brescello e Guastalla, lungo una biforcatura disegnata dalle acque fuoruscite dal letto principale del fiume, nel silenzio assoluto che lascia una tragedia appena consumata, seguivi il lento andare degli sventurati con atteggiamento protettivo e carezzevole.  Stavi a loro fianco, li scortavi con l’ansia curiosa di sorte  avversa che ha trafitto ingiustamente, il timore apprensivo di un pericolo vitale ancora non scampato dai poverini.

 Eri tutta di luce, un essere sottile e leggiadro fasciato di luce, braccia e gambe affusolate, non eri trasparente o informe macchia ma un corpo fatto di materia luminescente dalle proporzioni simili a quelle umane che camminava sospesa a un pelo dall’acqua.  Non ho visto occhi ma dall’atteggiamento del volto rivolto verso la famigliola ti comportavi come se vedevi, giravi il volto per guardare innanzi,  quasi a voler essere timone di quella piccola barchetta stracarica per condurla in salvo. Mi sei apparsa trepida e sorridente materia iridescente, un neon vivente con una ciambella sopra il capo, fatta della stessa sostanza, se così posso definirla, uguale al corpo, se così posso chiamarlo, staccata di circa dieci centimetri non ruotava almeno a me sembrava, non ti sorreggeva ma in qualche modo che io non posso definire, da umana, ti serviva.   Non so chi eri da dove venivi come facevi a essere li, perché io ti vedevo e gli altri no almeno credo perché non battevan ciglio di meraviglia.

 Flessuosa e agile creatura sconosciuta a questo mondo, almeno da me, nell’aria camminavi, ti muovevi, con le mani carezzavi quelle creature umane meste e silenziose pressate da pensieri per l’indomani incerto.  Scivolavi, quasi ti meravigliavi che fossero afflitti, osservavi acque e visi, esortavi ad andar sicuri innanzi, forse sussurravi parole di conforto, che io non potevo afferrare, ero spettatrice e non fruitrice delle tue preoccupazioni.  

Impietrita senza una risposta precisa con lo sguardo, ti ho seguito, con la testa scombussolata dalla tua vista mille domande mi hanno assalito, nessuna risposta certa è scaturita, solo stupore. Ancora nel mio occhio sei impressa,  nella mia mente mulinelli come un rompicapo affascinante e infinito.  Da allora un succedersi di  domande mi son posta,  senza senso  l’alternarsi di risposte.  Eri santo protettore, eri angelo, eri creatura sorta dalle acque, d’altro pianeta venuta, eri uomo, eri donna, eri  androgino asessuato.   Chi eri  e  dove  posso trovare  la soluzione al mio cercare?  Chi  osa darmi una  risposta se creatura  nessuno che io conosca ti ha vista.  Mi prendono per matta solo ad accennarlo, figurarsi a  dirlo! Lo sussurro piano,   mi arrovello nel ginepraio dell’assurdo, studio e seguo l’informale, l’astruso paranormale, non ti trovo descritta nemmeno sognata e vagheggiata da una logica umana rappresentata da una  scienza concordata su nozioni  che ti  escludono a priori.

Perché  ti sei palesata, concessa alla mia vista, quali riflessioni vuoi che faccia  per arrivare a conclusioni che reggono al senno razionale senza arenare o ribaltare nel marasma delle tesi  infondate di realtà soprannaturali.  Di sicuro ti ho estrapolata, involontariamente captata filtrandoti in un attimo di luce sbagliata  che correva a  velocità rallentata, afferrabile da mio occhio mortale  ma nessuno che io conosca, creatura iridescente, crederà che quel mercoledì  ti abbia vista mentre il campanile della chiesa, mezzo sommersa dalle acque del Po,  rintoccava per tredici volte quasi a dirmi sei  desta, non stai sognando o sei caduta in stato ipnotico in mezzo alle acque, hai le traveggole   per uno scherzo  burlone. 

Chi può credere a una storia  simile non so.  Comunque da qualche parte esiste chi conosce la risposta o può almeno dirmi è raro ma  possibile che tu, creatura iridescente bianca come la via lattea, con una ciambella  sopra la testa,  quel giorno fossi lì a sostenere una famigliola, guidarla  nel pantano delle acque, esortarla a non perdere coraggio  ed io, per fortuna o più per  scarogna giacché mi pesa come un macigno,  ti ho vista come vedo una casa, un albero, una qualunque cosa fatta di materia che si vede e si  tocca.

Accidenti, e riaccidenti perché queste cose particolari capitano a me che non le voglio e non le cerco non so proprio. So solamente che  devo accettarle tanto non saprei  a chi  e dove contestarle.  Non posso gridarle al mondo, mi manca il coraggio  di come poi gli altri ti guardano. Non avrei paura di affermarle a uno scienziato purché non sia prevenuto e limitato, consideri vero tutto  quello che è comprovato e fasullo tutto il resto,  sol perché ancora non documentato. Se proprio, proprio devo essere sincera, vorrei alquanto spiegare ste cose all’apparenza astruse  e scientificamente sconosciute a chi sa poi trarne conclusioni, magari  avere quel tassello che gli manca  a un sapere umano limitato al vedere.

Di certo quel che mi racconto so che è tutto vero ma per ora posso sussurrarlo piano, piano. >

***

 

Qualcuno sa darle una risposta che non sia la solita ovvia: ma va l’ha l’è una fola bella e buona?????

 

 ***

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LA SCALA DELLA SPERANZA

 

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Ogni giorno

viene

Ti aggrappa

Tira

Tira forte

E,Tu

Non sai

Sali

Scendi

Sali

A quale gradino

Sei

Ti affatichi

Ti affanni

Sempre in bilico

Rimani

Di qua

Di la

Sembra facile

Salire la scala

Della speranza

Nell’orrida stanza

Più la guardi

Meno la vedi

Più la sali

Meno arrivi

Più la cerchi

Meno la trovi

Dicono

E’ luce

Non vedi?

È

Li!

Non vedi

Accanto ai piedi

No

Vedo il muro

Il buio nero

Cerco

sbatto

Sanguino

Dicono vai

Sanguino

Arranca, arranca

Dice la memoria

stanca

Sanguino

Perché proseguo

Mi chiedo

Se mi fermo è fatta

Pronta la risposta

Vai, ce la farai

C ’è sangue

Tanto sangue

Arranca

Senza domanda

Sulla scala

Della speranza

Tanta gente

È rimasta

Altra

È scivolata giù

Non si vede più

Poca in cima

È approdata

Superando l’orrore

Del macigno oppressivo

Gradino dopo gradino

Posso farcela

Domando

Io sanguino

Prosegui

Suggerisce l’anima

Non lasciare la speranza

Al deviato scalino

Nulla viene dal destino

 

Arrivato

Non penso più

Guardo

Chi è rimasto giù

Le sorrido

dal blu

dico vieni su

Anche

Tu

Puoi farcela

 

di:epf

 

 

Ci sono momenti della vita che per cause imprecisate, tanto di natura oggettiva quanto di disagio incoscio, si perde coraggio, tutto diventa difficile, la minima cosa diventa un ostacolo insormontabile, l’umore e i pensieri si fanno cupi, a poco a poco ci si sente soli, incompresi, frustrati, si perde interesse e speranza.

Se non si reagisce subito, ci si ritrova in una spirale depressiva pericolosa e complessa, tanto da maturare grave sconforto con atti estremi, come è successo a un mio carissimo amico anziano che in una notte del gennaio scorso si è sparato. Uno dei tanti che non è riuscito a farcela, è scivolato lungo i gradini… dalla scala.

Attualmente le statistiche sociologiche dicono che sono in notevole aumento i disturbi dovuti a disagi intimi, alle difficoltà oggettive, ma in gran parte agli stili di vita imposti da una società sempre più proiettata ad esaltare valori futili e materiali e sempre meno quelli umani.

 

La foto l’ho scattata in un corso di sopravvivenza…..

LENTO PROGRESSO

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Quando ho aperto il blog la mia intenzione era quella di liberarmi di conoscenze scomode, soprattutto trovare il coraggio di superare le barriere psicologiche che mi hanno sempre  impedito di raccontare le cose insolite che ogni tanto si intrufolano  nella mia vita imbarazzandomi ed a volte lasciandomi perplessa sul perché le percepisco, le vedo o le intercetto nonostante la mia volontà avversa. A dire il vero,  il cammino ad “aprirmi agli altri” senza il timore di essere derisa o peggio passare per una conta frottole si è rivelato molto lento e tortuoso. Le mie resistenze a valicare i recinti convenzionali  sono ancora  forti, tuttavia sento che non devo arrendermi,  prima di tutto perché è ora che io accetto quella parte di me che esula dal razionale se non voglio continuare a sentire un disagio intimo che mi turba e mi consuma energie nell’ostinarmi a ignorarla. Ulteriormente  perché spero che prima o poi qualcuno attraverso il blog sappia rispondere ai miei interrogativi o quantomeno riesca a spiegarmi se esistono sensibilità che vanno aldilà della normalità riuscendo a vivere frammenti di realtà alternative contemporaneamente, senza perdere conoscenza e senza praticare alcunché di irregolare o spiritico. Quello che mi inquieta  non è il fatto di avvertire cose strane, credo che a tutti capiti di avere qualche percezione sensoriale premonitoria e singolare specie legata a persone care,  quanto il vedere, in momenti assolutamente lontani da precondizioni emotive che possono favorirli, esseri  diversi da quelli che ogni giorno incontro, le cui forme  non corrispondono  alle mie conoscenze  documentali, sentire  materialmente il contatto di nature diverse in momenti nei quali pensieri e gesti esulano da qualsiasi aggancio a questioni inconsuete, sono esclusivamente  appartenenti al discernimento della vita umana corrente. Per esempio, perché mentre sono allegramente impegnata a cucinare, a sbrigare di fretta mansioni prettamente concrete per assurdo tipo zappare o rasare il prato chiacchierando con il vicino di cose terra terra, all’improvviso nella mia mente si apre uno squarcio di tutt’altro genere,  sento una voce che mi racconta cose private di se o di altri che a me non interessano minimamente né in quel momento né in generale? Oppure, perché mentre sono in vacanza e mi godo relax, compagnia, luoghi e quanto c’è di bello e straordinario  intorno a me all’improvviso vedo esseri dissimili  che interagiscono nel contesto ma si muovono come se tempo e spazio fosse diverso? Cosa centrano e da dove provengono? O invece mentre conduco le mie aspre battaglie  con bollette, spese e conti   qualcuno si intromette con prepotenza nel filo dei miei pensieri comunicandomi accadimenti presunti?

 Tanti i fatti inquietanti che s’insinuano  nel vissuto, non  comprendo, non so dargli una risposta  plausibile.  Desidero circostanziare  che  conduco una vita semplice, quanto mai connessa ad una realtà dura, di lotta e rozza fatica, quindi assolutamente lontana da immaginazioni fantastiche, trasporti utopistici devianti l’oggettività, legata a mistiche e filosofie astratte.

Non fosse altro per avere, da sola, sul groppone la responsabilità morale e materiale di quattro figli è infattibile ch’io mi trastulli dietro concetti aleatori o evado dalle cose tangibili.  Vero che ogni tanto ho necessità di mantenermi a stretto contatto con il suolo e devo camminare in casa scalza, o andare a trascorrere qualche fine settimana dove posso sdraiarmi e sentire l’humus che si sprigiona dal terreno del luogo ma sono le uniche stravaganze che mi concedo e mi servono a scaricare l’aggressività che accumulo durante le battaglie quotidiane.  Quando posso  leggo  molto, però le tematiche  che scelgo non sono mai  di tipo fantascientifico, legate a spettri o robe simili, anzi ho un rigetto anche per i film che trattano argomenti del genere. Tanto per chiarire,  per ben tre volte sono andata spontaneamente a farmi analizzare da uno psichiatra per sapere se le rotelle erano  a posto,  sono andata fino a Ginevra da un grosso luminare del settore,  ma ogni consulto specialistico ha decretato che non ho  niente fuori posto, nessuna anomalia, neanche sono influenzabile, depressa,  emotivamente impressionabile,  ho patologie ossessive o soffro di sdoppiamenti della personalità. Ognuno ha concluso che  sono banale, un essere umano senza particolari problematiche che richiedono approfondimenti o somministrazione di qualche pilloletta dall’effetto placebo. Al massimo:“Una donna sofferente per  dispiaceri dovuti a problemi familiari”. Bella scoperta, in quel momento il padre dei miei figli era scomparso all’improvviso.  Più che sofferente ero stravolta  e allibita considerando le responsabilità che ereditavo!  Certo quando sono andata a farmi analizzare non ho minimamente accennato a queste mie stranezze intercettatrici perché lo scopo era quello di stabilire se ero sana di mente ho se invece ero uscita di senno.  Se  avessi accennato a questi “trasbordi visivi” ai contatti mnemonici e corporali  il loro parere sarebbe stato uguale? A volte il pensiero mi infastidisce, poi penso che uomini di  scienza siano in grado di leggere nel profondo, oltre ciò che una persona manifesta e dice. Quindi non è il mio cervello ad andare in tilt ma una parte di me. Forse, ogni tanto, un pezzo di me si trasforma in radar capace di raccogliere vibrazioni emesse da estranei, capta trasmissioni di pensiero provenienti da persone lontane  o forse riesce a sognare da sveglia. Perché? Principalmente,  perché succede ad una che non le cerca,  non le vuole, le rifiuta e le considera avveniristiche forme d’isterismo visionario di persone grulle,  crede in Dio ma senza particolare slancio mistico, si vergogna al solo pensiero di raccontarle anche in forma anonima?  Di fatto a nessuno ho  detto del  blog. Ho pensato che  mi sarei sentita libera e facilitata a trovare il coraggio necessario ad esporre fatti, per così dire enigmatici a interlocutori virtuali, poi non raccontando queste cose strampalate a persone che mi stavano davanti in carne e ossa credevo di superare il pudore, le paure e le  diffidenze che generalmente mi impediscono di farlo. Invece, tranne timidi accenni sporadici, ai quali auto violentando la mia naturale avversione non ho potuto sottrarmi, come il “ messaggio di Eluana “ ancora non  sono riuscita spezzare i recinti d’un qualcosa che mi sembra una condanna e non una predisposizione naturale, un valore sensorio aggiunto. Comunque non demordo, Più mi  ostino a respingere l’insolito e più quello s’intrufola nella mia vita, perciò la miglior strategia per allontanarlo ho dedotto deve essere  quella di esorcizzarlo svelandolo. Certo preferirei raccontare i fatterelli straordinari a viso aperto, in forma diretta come uso agire nella vita, ma ho  timore di imbarazzare i miei figli o di esporli a rischi di ritrovarsi  una madre lontana dal modello che loro conoscono seppure   scherzando dicono: una madre come te se non ci fosse dovremmo inventarcela!

In conclusione il progresso è lento, debbo superare le resistenze autodifensive e  le prevenzioni educative verso fenomeni non propriamente comuni ma ormai la volontà è inarrestabile, un po’ alla volta metterò nero su bianco le scomodità segrete.

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Superare la paura

Certo, per avere risposte devo avere il coraggio di tirare “fuori” quello che ho avvertito, ho detto scherzando ma che nella realtà mondiale è puntualmente successo e  altro accadrà almeno fino al 2031, – è pressappoco a questa data che si riferiscono i fatti che inconsapevolmente conosco. – In tutti questi anni mi sono chiesta tante volte se non era il caso di scrivere a qualcuno, magari ad un giornalista, per fornire indizi di probabili avvenimenti che avrebbero cambiato la vita di persone e paesi in modo che si potesse intervenire, ma ogni volta la “paura” di essere considerata sciocca o quantomeno visionaria è stata più forte. Però non sono sicura se è stata paura o mancanza di coraggio di andare oltre i “recinti” che mi sono volontariamente costruita e puntualmente vengono abbattuti da fatti imprevedibili che mi coinvolgono e io razionalmente rifiuto. Sarò finalmente capace di farlo? Mi domando perchè farlo oggi ed a chi può interessare. Forse a me per trovare una risposta ad una diversità che non ho mai voluto accettare in quanto mi affascina ma non mi spiego con la logica e il buon senso. I miei amici mi considerano strana ma saggia, i miei nipoti mi adorano e cercano la mia compagnia, i miei figli non sempre condividono le mie scelte e i miei pareri ma ritengono che la vita difficile che ho dovuto affrontare non ha intaccato la mia voglia di vedere nel niente il bello. Devo andare oltre il recinto della mia vita? Ci penso.

Conoscenza scomoda

 

Benvenuti a tutti.

E’ da tanti anni che mi porto dentro segreti scomodi, precisamente dal 1° Gennaio 1978, quando in una tranquilla riunione di famiglia un po’ per scherzo e un po’ sul serio ci siamo messi a parlare di sensazioni irrazionali, di realtà visibile e impercettibile ma non ho mai avuto il coraggio di raccontare quanto mi è successo. Ora vorrei iniziare a farlo attraverso questo blog per trovare qualcuno che mi dia una risposta scientifica ad un fatto che non è per niente scientifico. Avrò il coraggio?