Un pomeriggio libero.

f. rossi

C’è silenzio in questo pomeriggio.

Seduta sul tronco d’un vecchio albero, guardo il cielo. Le macchie di azzurro intenso, fra le chiome degli olivi, sembrano oblò da cui poter carpire la visione di un scenario sconosciuto da fissare nella mente. All’intorno, un silenzio avvolgente crea una atmosfera senza tempo ma non irreale. Piuttosto di estraniamento da quel tic tac che ti scandisce e condiziona, t’incalza continuamente al fare senza sosta. Un profumo particolare, energico sale alle narici, prepotentemente invade ogni fibra, scuote e poi, come balsamo magico, sgombra dal cervello qualsiasi cosa lo molesta. Fisso lo sguardo su le merlature delle mura antiche. Le cupole, l’oro, i cipressi, i sassi, i fiori, le stradine, la piazza dei bus in sosta, i soldati in gruppo m’apparono tutti statici. Poltriscono nell’afa pomeridiana come in migliaia di altre città sparse nel mondo in attesa di brezza che li mobiliti. Nessun pensiero mi si affolla. Non prego. Muto lo sguardo vaga per comprendere come in un posto tanto carico di tensioni ataviche tutto si mostri così pacato, flemmatico, distaccato. Perché non avverto divisioni, discordie, rivendicazioni, turbamenti? Eppure dovrei percepirle. Invece è come se una forza millenaria mi ricordasse che i secoli, gli anni qui non circolano come nel resto del pianeta. Qui tutto defluisce senza angustiare e pressare. Qui tutto è predisposto per ascoltare, aspirare, immagazzinare senza preconcetti. Silenzio e placidezza mi distraggono l’occhio. Una lieve brezza mi accarezza. Un fiore rosso porpora mi sfiora. Quassù,la vista è magnifica. Ho avuto fortuna. Inoltrarmi tra cactus, palme e rosmarino posto migliore di questo non potevo trovare per gustarmi questo pomeriggio libero. Tutto sembra magico e perfino il tronco su cui son seduta assomiglia a un morbido divano. É proprio vero che basta aprire gli occhi al mondo per trasfigurare l’intorno! Intanto, una silenziosità trascendente impregna l’aria e rende ogni cosa coinvolgente, voluttuosamente morbida come una coperta di cachemire. Che sensazione! Un brivido sprofonda, risale, divide e mi esplora l’anima. In quest’angolino di terra, popolato da olivi, fiori, arbusti e aromatiche il silenzio arcano e al tempo stesso vocifero scollega dal guardare sentire e recepire consueto; invita esclusivamente a stare in propria compagnia e a dialogare con quel tu che zittisci, trascuri, deformi, modelli sui frastorni dei mille extra richiami fuggevoli. Il tutto diventa impercettibile, privo di ordinarie esigenze vincolate ai sensi, al conveniente, al moto. Resto immobile. Ascolto. A poco a poco avverto un grattio, sembra carta vetrata che scrosta, liscia e polverizza da un vecchio legno indurimenti e magagne. Un batter d’ali, si associa al grattio, assomiglia a uno spruzzo antiparassitario che volatilizza infestanti desideri e aspirazioni promossi da una società apparentata con l’emergere ed esclusivamente aggregante a valori merciferi, discriminatori dell’essere.  Aspiro. Un sentore di essenze riposanti virginea l’inutile fastidioso di azioni e pensieri. É bello questo immobilismo fisico e mentale. Nessun rumore umano mi perviene a disincantarmi. Ascolto. Ascolto il silenzio. Immobile ascolto fuori e dentro l’ armonia sinfonica del silenzio. É entusiasmante. Più vivo e palpitante di una folla al mercato. Accordi di note sconosciute riempono le stanze intime di vibrazioni che soppiantano il silenzio con una esplosiva concertazione. Una concertazione in cui musicalità mai credute possibili inondano e fanno straripare qualsiasi argine edificato a scudo. Suoni, acusticamente mai voluti afferrare per non andare oltre il proprio mediocre recinto, rimbombano massacrando lo scontato congetturale melodico dell’ego. Una subbugliante gamma sonora, spiazza le frequenze ricettorie e trasforma all’inverosimile i ritmi assimilativi. Tutto il se diventa una trasparente partitura che decontestualizza l’impersonale uditivo. L’intimo si fa spartito concertale di un luogo strabiliante per alloggiare raffinatezze sonore. Rifisso lo sguardo sulla collina, sui tetti, le cupole dorate, le strade, gli alberi, i sassi, i fiori, i colori che sbucano dai recinti dei giardini privati. Tutto è vivo e palpitante; ha un anima. In ogni cosa, anche nella polvere, sento un respiro che contagia, avverto un passo lieve che catalizza, colgo echi di parole avvincenti. Nulla più poltrisce. Come è avvenuto? Non so spiegarlo. È avvenuto. D’altronde non è un luogo insignificante. Tanti sono i motivi che portano ad approdarvi e altrettanti quelli che inducono a evitarlo. Alla fine capisco. Qui tutto ha un direzione, un accezione, un apprendere senza veli. Quando ci capiti, sia per caso che per volere, instauri un rapporto tanto intenso e inusitato col magistrale concertatore che esatura pesi e orpelli rendendoti vibrante uditore e interprete dell’ascolto. Oh, oh, com’è.. Uno scoppio mi fiocina le orecchie. Un fuoco divampa. Sirene bucano l’aria. Sono tante. Militari ovunque macchiano il panorama togliendogli la magia statica. L’ovattato silenzio si dissolve. Confusi suoni di voci rimbalzano. Non saprei dire da dove.  Come pietroni stupore e grida rotolano giù dalla collina, invadono l’angolino eremo pomeridiano nel quale estasiata da ore sosto. Alzo lo sguardo. L’azzurro è sparito. Cielo e terra somigliano a brace ardente. Non è brace. É sangue. Arrossa il silenzio. Tambura il cuore. Improvvisamente il cellulare squilla. La voce preoccupata di mio figlio mi giunge remota. Concitato mi chiede dove sono e come sto. Non comprendo la sua apprensione. Qui tutto ok  gli dico. Insiste e chiede se sono al sicuro. Certo che sono al sicuro, anzi al sicurissimo. Gli mando un bacio. Poco convinto della mia sicurezza mi saluta con  un sacco di raccomandazioni. Di che ha paura. Bah..mitraglie e uomini  tacciono. Tace anche il silenzio di quest’angolo. La normalità ringhiotte case, strade, animosità umane, dissidenze etniche, politiche e ideologiche.

In questo pomeriggio libero, itinerando oltreil recinto,  tra i profumi e il  tepore d’un sole imprterrito tanto ha parlato, tanto ho ascoltato.  Rimarrà impresso?   Rimarrà.  Il rosso è un colore tenace. Il mitra un oratore persuasivo. Il filo spinato un pluralista efficiente!

PA200467

bay dif

Ops…dimenticavo d’esser  o… ero in un triangolo di terra secolarmente accidentata da

 muri e fili strappa pelle, interessi contrapposti, rivendicazioni territoriali, credo antagonisti.

Lettera di un soldato

 

dich. guerra

Oggi ricorre il centenario – 1915-2015 – dell’entrata in guerra dell’Italia. Per quante parole  potrei trovare, per descrivere gli orrori, il biasimo e le sofferenze umane che portò con se quella guerra, nessuna suonerebbe veritiera, tutte assomiglierebbero a un assemblaggio retorico, un po’ perché non l’ho vissuta sulla mia pelle, un po’ per il tempo che nel suo trascorrere inesorabile inghiotte anche i ricordi più scolpiti tramandati da chi c’era. Inoltre, mai potrei con le parole mie dare il senso giusto alle emozioni e ai travagli intimi di quei uomini -soldati di trincea, più o meno coraggiosi e più o meno arditi e consapevoli del perché erano lì ma comunque combattevano fino all’estremo limite. Credo, anzi sono certa che la sottostante lettera, allora censurata e riportata come fu vergata dallo sconosciuto soldato, non solo onorerà la memoria di chi mai rivide il sole nascere da quelle trincee della 1 guerra mondiale, ma illuminerà menti e cuori a vedere ognuno di quei ragazzi, uomini, alpini combattenti oltre ogni oratoria prolissa celebrativa.

1 guerra m

lettera di soldato dal cognome ignoto del 10 gennaio 1916 da Zona di Guerra a Sassuolo di Modena. Censurata.

Stimatissimo signore

Mi affretto a scriverci questa mia la quale gli darrò spiegazione della mia vita. Ora senta la civiltà della nostra bella Italia gli dirò che noi stiamo trattati come cani, ed in servizio siamo in tutte lore. Quando ripenzo mi si speza il quore, trovandomi nei pianti e nei dolori, gli dirò che fra gli morti, cioè i nostri frattelli, passeggiamo come passeggiare sopra gli sassi in un fiume, questa è la civiltà della nostra Italia. Gli dirò che qua siamo in mezzo nei disagi ed alle passioni ripensando alle famiglie nostre care. Qua riposiamo come le belve alla foresta e del mangiare sidanno poco e niente, qua si troviamo privi di ogni sorte e sofrire siamo noi già stanchi. Dunque mio buon signore, ora gli debbo tralaziare di farmi la mia pace desisederata perché mi chiamo e ecco in servizio bisogna ritornare. Qui ammalati non ne conoscono per niente, ammalati è come sani, sempre in servisio, siamo sensa mai avere una piccola oretta di libertà qua tutto e nero e sangue che se lui vedesse la nostra vita come e trattata, non la può giudicare altro chi non la provata. Dover pensare alle famiglie cari che si sta bene, bisogna piangere come i bambini alla sua madre, penzare che qua cia laziato la pelle tanti padri di famiglia lasiando le sue molie e figlie nel dolore, lasio giudire a lui che cosa daranno mancando chigli mantiene il pane. Ora gli dirò che io mi trovo al fronte di cordilana, dove a macello della carne Umana. Quante  famiglie fra i dolori e pianti, Morto che gli sarà il suo caro guerreggiante povere spose e figli tutti quanti. Noi stiamo giornalmente tribulanti, li chi perderà il marito e gli amanti, brutte giornate noi stiamo qui passando, Nel mezzo amaro pianto e le passioni con tanto furore e poi tribolazione. Solo di me spiegato una piccola passione che soltanto e simile di questa vita infame. Firmandomi rispettoso. Saluti ed addio perché di qui non si salva baciandomi tutti i miei cari.

elmetti 1 g. m.

mai dimenticare che la strada della libertà va percorsa ogni giorno con gli occhi aperti  impedisce, forse, simili orrori

Bydif

 le foto le ho scaricate dal web

Basterà?

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In una piazza San Pietro traboccante di uomini, donne, bambini, bandiere, striscioni, si è appena conclusa la veglia per la pace in Siria e nel Medio Oriente. Ma Basterà il Siria day, a scongiurare i pericoli di una guerra? Mi auguro di si. Anzi, voglio crederci con tutta la mia fede che questa giornata mondiale di digiuno-preghiera, come ha detto papa Francesco, faccia scoppiare la pace e non la guerra” perché se così non sarà allora so che saranno cacchi amari per tutti. Come profetizzato dalla Vergine Maria tutta l’umanità sarà in forte pericolo”Mi basta riflettere sui milioni di persone che indipendentemente dal credo politico e lo status laico e religioso, in ogni luogo, hanno risposto all’appello lanciato, domenica all’Angelus, da Papa Bergoglio per captare che qualcosa di poco rassicurante aleggia nell’aria e che più o meno inconsciamente ogni popolo, ognuno di noi avverte. Se alla riflessione associo i visi, i modi e soprattutto lo sguardo assorto e silenzioso di tutti i presenti alla veglia rivolto verso Maria Salus Popoli Romani, Regina della pace mi par di carpire la consapevolezza della gente che sa del pericolo e tenta disperatamente di eliminarlo. Il tutto mi rimembra un altro messaggio della Vergine “… ho detto che i grandi saranno in disaccordo tra di loro; ho detto che il mondo è sulla via della rovina. Preannuncio un’altra grande catastrofe per il mondo …Se solo le persone ascoltassero … ma non lo faranno! Che i grandi sono in disaccordo si è constatato nel recentissimo G20… Il resto è in quel “se solo ascoltasseroOgnuno sa che difficilmente ascolteranno per cui necessita oltrepassare la barriera del proprio credo e coinvincimento ideologico, unirsi e pregare con  tutta l’anima  per sperare. Nessuno può chiamarsi fuori dal pericolo, tutti corriamo il rischio di rimanere impigliati nella rete del solito giochetto a fregatura dei palazzi del potere, venduto all’opinione mondiale come atto dovuto di sbarramento a crimini umani, perpetuati con armi chimiche da Assad o da chissà chi in Siria. l’Evidente paradosso che proprio un nobel per la pace, Barak Obama, sia colui che con maggiore determinazione persegua come unica strada la belligeranza armata fa  battere forte nel petto di tutti il timore che davvero il momento è cruciale. In uno striscione della piazza leggo “Obama you have no dreams, you have a nightmare” tradotto: “ Obama non hai sogni, hai un incubo”. Un incubo? Allora…mi par ovvio il perchè in tantissimi abbiamo risposto all’appello accorato di papa Francesco di pregare e digiunare per la pace, che poi è tutto nelle parole di Giovanni XXIII :“ alieno dalla ragione, pensare di ristabilire la giustizia violata attraverso quello strumento di morte che sempre è la guerra” .Ogni uomo e donna di buon senso sa che un conflitto armato ingoia ragioni e ragione e da semplice raid circoscritto deflagra sempre in modo imprevedibile. Stavolta c’è la cognizione di un qualcosa di fatale, che quel “ ferma la tua mano Caino “ di Francesco I è un tentativo estremo di stoppare azioni violente verso ogni fratello per scongiurare ciò che nessuno immagina. In particolare verso quei fratelli che appartengono a un area del mondo flagellata da conflitti interni e esterni, dove anche un niente fa scattare la spirale aggressiva che sparge morte e disperazione, sarebbe quantomai imprudente, per non dire catastrofico non fermare la mano di Caino. L’ha ben espresso l’arcivescovo esperto in politiche laiche e teologiche del medio oriente Pietro Parolin, li «Sono in gioco l’equilibrio del mondo, la convivenza presente e futura di varie religioni e dei grandi gruppi etnici» Non ci sono alternative, o tutti insieme fermiamo l’ingranaggio che alimenta la macchina aggressiva verso il fratello « ….o andremo verso la guerra totale» I venti minuti di surreale silenzio della piazza, dove non ha echeggiato neanche il più flebile vagito di un bimbo innocente, ha chiaramento dato a tutti la risposta.

siria,pace,papafrancesco.politica,guerra

Da ottimista  credo fermamente che anche un digiuno mondiale  formi una sinergia da fermare la mano di ogni Caino! Da realista penso…penso…ummm …meglio evitare ciò che penso  e…

lasciare  a tutti un bel sorriso 

dif

 

-le immagini le ho scaricate dal web e  ringrazio chi le ha messe in rete 

-le profezie si riferiscono a quelle della  Vergine Maria a Ida Peerdeman, e siccome dicono tanto altro sull’argomento della trattato ci farò un post 

 

 

AVREI PREFERITO CHE…

 Mi rincresce tanto, tantissimo dirlo ma con quello che è successo l’altroieri adesso so che non sono matta. Le risposte razionali che cercavo e mi hanno spinto, per trovarle, ad aprire questo blog non le ho avute, però almeno sono certa che non sono visionaria, mi sono tolta anni di assillo, anche se, sul perchè e il percome sono entrata in possesso di notizie, diciamo anticipatorie? mi resta un mistero e a questo punto credo tale debba restare finchè “qualcuno” non riterrà io sia pronta per saperlo. Tuttavia avrei preferito diversamente. Era meglio che ancor avessi mille dubbi, continuavo a tormentarmi e pormi centomila domande sulla mia logica/ illogica piuttosto che avere una consapevolezza. Voleva dire che oggi nulla di atipico era alle porte di casa nostra e in tanti altri paesi, nulla di pericoloso o capace di sconvolgere gli equilibri precari del mondo era nell’aria. Voleva dire che quanto scritto in altri post era dovuto a una sensazione o una utopia fomentata dalla mia fervida fantasia e non una palese crudezza circolante, e, oggi non avrei…

 uno sconvolgimento intimo macerante mille volte peggiore di quello dei dubbi che mi impedisce di assaporare l’ingresso della primavera, una stagione che di solito mi rigenera e predispone al pensiero luminoso e positivo. Al momento mi astengo dal dire il perchè dico solo: “Dio mio, ti scongiuro, fa che non sia vero!” Per meglio dire mi auspico con tutte le forze di avere torto, che abbiano ragione i trionfalismi di certuni convinti come sono che tutto si risolve con sanzioni, una -no fly zone- e qualche raid aereo sui cieli libici, sia per far fuori gheddafi che tutto il malessere circolante che cova in quell’area geopolitica e non solo. Ma purtroppo il mio auspicio temo sia una flebile speranza alla quale voglio aggrapparmi, tale resterà perchè la risposta di un successo se la sono scritta da soli nel momento che hanno battezzato la “missione” Odyssey dawn. Sembra una beffa del destino. Se non sapessi che ha risvolti indescrivibili, che ci sono in ballo tante vite umane perchè il male non è concentrato tutto in un uomo o in una zona, mi farei una gran risata sul come quelli che pensano di saperla lunga, credono di conoscere come e quando poter controllare l’umano e gli avvenimenti temporali con azioni di forza, sono in realtà omettucoli ipocriti all’alba di una impresa piena di tranelli e incognite. Omettucoli così menzogneri e in malafede che non si meritano neppure un barlume di giustificazioni. Vero è che al comportamento folle e irresponsabile umano non c’è limite quando si tratta di volere a tutti i costi il potere, mantenere una superiorità politica, distorcere per egoismo e scopi poco nobili i dati oggettivi; come altrettanto vero è che a nulla vale la storia maestra per evitare madornali errori di valutazioni, pericolose distorsioni che portano a collassi umani. Quando nella mente di qualcuno alligna la scelleratezza, prevalgono ragioni che ragioni non sono se non quelle fruttificate dall’albero della insania mania di potenza materiale, tutti i ragionamenti per farli rinsavire vengono polverizzati.  Mi verrebbe da dire che l’ alba e il  modo di pensare mi ricorda la frase sibillina delle tre sorelle fatali, nella tragedia del macbhet“ Per noi il bello è brutto, il brutto è bello” fra la nebbia planiamo e l’aer fello. Non so perchè mi è sovvenuta alla memoria. Considerato che è di un dramma ritenuto porta sfiga e tutti gli artisti evitano di pronunciare in quanto trasforma un annunciato trionfo in un terrbile fiasco è proprio strano. Mah, al momento concludo qui, ci tornerò sopra poiché c’è altro da dire. Intanto prego, imploro colui che tutto può, che a chi ha preso con tanta fretta delle decisioni belligeranti con l’illusione di liberarsi da uno scomodissimo dittatore gli torni un pizzico di buonsenso, almeno non canti vittoria sugli ipotetici successi, si accerti cosa c’è nel pentolone delle rivolte e chi ha in mano l’attizzatoio delle braci. Gli torni un briciolino di vera onestà che induca a non mascherare una sete di accaparramento egoistico con una esigenza di soccorso altruista a un popolo tiranneggiato. Altrimenti dovrebbe spiegare perchè un principio tanto giusto e magnanimo ha richiesto più di 40 anni di pensamento, perchè l’intervento umanitario vale solo per alcuni territori e non per tutti quelli che si trovano in condizioni estreme, è interventista solutivo con una velocità da primato solo dove c’è possibilità di un tornaconto e va come una lumaca o un ibrido congelato dove non c’è nulla di appetibile. Questo poi sarebbe il meno. Ciò che ha fugato la mia “odissea” con anni di ricerca a mie perplessità dice altro. Dice che gli omettucoli già sordi in quanto non hanno sentito le voci di chi aveva maggior senso di responsabilità, pure talpette cecate da smanie predatrici pretestuose enfatizzeranno qualche risvolto a loro favore e sbrodolandosi in giuggiole saranno ignari di sguazzare in un pantano di acque bollenti a spese di esseri umani che altrettanto ignari li accolgono con inni e gesta di gioia. Specifico che quanto detto sopra non è riferito  alle profezie della fine del mondo.

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Voglio comunque non lasciarmi sopraffare,  essere positiva e rimanere ottimista sapendo che c’è  una possibilità che niente di tragico succederà a una parte di umanità.

Vi lascio un rametto di pesco di buon  presagio

  auguro  a tutti  una  ottima settimana

d’inizio primavera

dif

TERRORISTA KAMIKAZE

kamikaze.JPG

Islamico, se sei  verace

Non imbottirti di piombo fugace

Deflagrando in botto artificiale

L’anima non diventa immortale

Sprofonda come  saetta

Nel vulcano di vendetta

 Liquefatta da lava maledetta

Scivola in budella putrefatta

D’ avidi mostri orditori

Venditori di purificazione

Mangiatori di sconoscenza

Terrorista suicida

Non farti macellaio

Per carismi scellerati

Indottrinati da jihad

Contorti implacabili

D’immortali riscatti

Non finire nella trappola

Come topo lusingato

Da boccone allettato

Rifletti sull’odore

Fetido ch’ emana

T’istiga al martirio

Compra l’immateria

Con pugno di bezzi

Di lavaggio sepolcrale

Ti vomita all’inferno

Lordo di sangue umano

Ti condanna a vagare

Abbietto all’infernale

Cingi il petto e la vita

Con tritolo di verità

Riatta d’immolarti

Tirarando il  trucido laccio 

Miraggio talebano

Escluso dal Corano

Scegli l’eroica salvezza

A morir di natura

Sprezza dogmi a misura

Mercenari sobillatori

Combatti l’ insania dell’jihad

Promuovi le leggi d’Allah

Pacifica opposte frontiere

Origini di stessa radice

Kamikaze terrorista

Scoppiando disonori la terra

Il Dio per il quale muori

Concusso da terrori fasulli

Ti getti fra le braccia dell’orrido

Non ti purifichi lavandoti nel sangue

Ti condanni a Giudizio imparziale

A ramingare in eterno

Kamikaze

Cingiti di pace, avrai la gloria !

bydif

Purtroppo oggi hanno tirato il laccio, hanno spezzato le vite di sei nostri “RAGAZZI ” della folgore