Perchè

don

Perchè tanta violenza sulla donna?

Non passa giorno senza che, in ogni parte del mondo, una donna sia essa bambina, adulta o vetusta subisca stupri, sevizie, accoltellamenti, soprusi, morte o… o… o…

Perché?

Perché è femmina, perché generatrice, perché competitiva, perché forte, perché libera, perchè  si veste come le pare, perchè ha il coraggio di ribellarsi a un modello di donna che deve lavorare, tacere e subire la volontà di usanze lesive di padri, mariti e chichessia le stia intorno?

O.. perché… l’uomo bestia egoista la considera una proprietà di suo uso, da poter violare, usufruire a capriccio, darle fuoco, distruggere impunemente?

O…perché l’uomo si sente un anonimo essere detronizzato dal mondo globale e sfoga i suoi istinti identitari animaleschi su figlie, compagne madri, donne qualunque che passeggiano, fanno la spesa, vanno in discoteca, lavorano, viaggiano,  o…o…o…

Perché non esiste più un confine di rispetto umano per l’altro?

Bah…??? L’unica evidenza è che son tante, troppe le donne d’ogni età bersaglio di violenza maschile e che succeda per un motivo o per un altro, in un luogo o in altro, a nessuna maria, Lula, Joana e le migliaia altre vittime di mano brutale è mai venuto a mente sia giustificativo del loro massacro.

nel buio

In qualsivoglia perché la violenza è un fatto barbaro inaccettabile a qualunque ragione.

bydif

Il respiro delle donne

nel respiro

Ovunque vado in giro per il mondo cambia il paesaggio, l’idioma, la cultura, il credo, la politica, l’economia, il colore del cielo, della terra, a volte della pelle. Mutano le tradizioni, l’abitudine, il folklore. Varia la flora, la fauna, l’architettura, la musica, il modo di vestire, il cibo, il gusto, l’odore. Ciò che a qualunque latitudine mi trovo, non muta mai è il respiro delle donne.

In ogni luogo aperto o chiuso che sia quello delle donne è un respiro immutabile. Un respiro che  ti segue, martella, cadenza ogni passo, ogni gesto, ogni attenzione e non scrolli di dosso neanche se inabissi in mare o danzi sfrenata nella savana. Dappertutto, sia una metropoli, piccola città o deserto, montagna, marina o il bordo di una piscina, quel ritmo invariabile ti fruscia nell’orecchio come fosse un naturale sottofondo sonoro del luogo in cui aliti. Ma il sonoro è così acuto e assordante che non può essere un sottofondo naturale. Non lo è infatti. È un eco. Un universale eco del respiro unisono di corpi e anime di donne. Un millenario rimbombo di respiri indissolubilmente coesi da uno stesso destino di violenze, oppressioni, vessazioni, abusi, oltraggi, diritti usurpati.

Per ogni dove vai puoi scoprire un difforme dal proprio ambiente che richiede un adattamento temporale. Ma il respiro delle donne no. Quello lo ritrovi identico in ogni habitat. 

Sarà per questo che Dire un No mondiale alla violenza sulle donne lo trovo lodevole nell’intenzione ma chimerico negli effetti reali? Si, oggi come oggi, lo considero un inarrivabile traguardo!

Esagero nel pessimismo? Può darsi se non fosse che…

Che dovrebbe essere un diritto inalienabile scontato e non un problema mondiale da estirpare.

Se non fosse che in tanti anni di disquisizioni a vari livelli, in modi e maniere più disparate,  i casi di violenza subiti da donne a ogni latitudine invece che sparire son lievitati più del pane prodotto ogni giorno in ogni angolo del pianeta.

Se non fosse che basta dare una sbirciata ai dati delle violenze perpetuate sulle donne, d’ogni età e condizione per afferrare che l’abolizione di una tale iniquità di genere è una fantasticheria. 

Se poi, ai dati conosciuti degli atti di indegnità compiuti sulle donne, ci si addiziona quelli dei casi di violenza, che per svariate ragioni, restano sotterrati nell’animo di chi li ha subiti, quindi sconosciuti alla collettività, beh per le donne è più facile realizzare il sogno di andare a vivere su Marte che sconfiggere l’ ignominia che ogni giorno, tante, troppe, se non smettono volontariamente d’esistere o vengono spietatamente soppresse, da mariti, padri, fidanzati, conviventi amici, vicini e sconosciuti, debbono coercitivamente sopportare in ogni contesto. Ovviamente mi riferisco alla violenza abbietta che non lascia scampo alle donne, come quella assurda che vigliaccamente aggredisce e non permette di salvarsi la vita, quella oltraggiosa del ricatto affettivo-morale che impedisce di campare in libertà d’essere, quella schiavista e fobica che mina irrimediabilmente stima e equilibrio psichico, quella oppressiva dell’angheria fisica quotidiana, quella che toglie fiato, volontà, desideri, massacra carne e spirito e riduce allo stato di passiva rassegnazione.

Ultimamente certe “divette” han portato all’attenzione dei media internazionali casi di passate molestie che sono vergognose ma di certo dissimili dalla violenza assassina. A dirla tutta trovo le “cantate” a scoppio ritardato, a detta per convenienza di salva prima la carriera poi la dignità, un polverone nocivo che confonde l’opinione pubblica, distorce l’essenza concettuale della violenza femminea e estranea la legittima considerazione dovuta alle tante vittime finite sotto le luci dell’obitorio e non sotto i riflettori di red carpet , dei talk show o sui rotocalchi patinati. Inoltre, sebbene il rivelare le molestie sia un diritto che non ha limiti di tempo e non è un qualcosa di tollerabile per nessuna donna nota o anonima, il corale raccontare di molestie, mi pare abbia  assunto più i toni del clamore, di notizia d’ effetto, in certi casi di messaggio strumentale a un sistema di potere maschile che non di valore aggiunto alla causa della violenza.  Violenza che  purtroppo, ogni giorno, stupra, preda e stermina centinaia e centinaia di donne colpevoli d’esser donne.

Un numero incalcolabile di donne che però allo unisono continuano a respirare  e  ovunque vai è quel respiro chein sottofondo eca   e rende immutabile il suono dei respiri di tutte le  donne.

Muterà un giorno l’eco.  Forse…

graig cowl

by dif    

….le immagini sono opere di Graig Cowling

 

Vite strappate

vite strappate

Con la scia di brutalità che avvolge il globo e tiene col fiato sospeso milioni di persone, oggi, parlare di violenza sulle donne sembra quasi anacronistico. Fermo restando che la violenza è sempre e comunque un atto di ferocia, più o meno intellegibile a seconda le ragioni addotte da chi la compie, mi pare che quella sulle donne richiama comunque un distinguo. Lo richiama perché quasi sempre cresce e matura tra le mura domestiche di ricchi e poveri, acculturati o semianalfabeti, allorché sussiste un contorto rapporto di valori, per lo più affettivi, tra uomo e donna. Quanti mariti, compagni, figli, spasimanti, fidanzati, ex sono rei di violenza? Tanti, troppi, direi al 98%. Dite che esagero poiché son di parte? Macché, son le statistiche a parlare! Basta dare un occhiata alle elenco delle vittime e di chi le ha strappate alla vita per averne conferma! A parte rare eccezioni di delitti su donne a causa di rapine armate o di occasionali scatti per futili motivi di uomini particolarmente aggressivi, la mano assassina era di chi le stava accanto, di chi diceva di amarla, di chi le doveva il dono della vita. Sicuramente alla base del rapporto, più o meno stabile o transitorio, di convivenza uomo-donna, c’è un modo erroneo di amare se sfocia in omicidio. Appare evidente in qualunque violenza perpetuata sulla donna e in ogni parte del mondo che c’è un profondissimo e distorto senso della gelosia, del possesso, del mancato rispetto verso la figura femminile che arma la mano. Abitualmente la mano violenta scatta e si abbatte senza pietà allorquando non si vuole perdere il predominio maschile sull’”oggetto” delle brame e poco importa che sia madre, partner o sposa, ciò che interessa è uccidere per affermare un diritto di proprietà. Ovviamente ciò per l’assassino è inconfutabile motivo per spezzare una vita umana senza batter ciglio. Ma se l’omicidio di una donna, da parte di un familiare convivente o meno, fa scalpore e finisce sui media, purtroppo c’è un tipo di violenza sulle donne ancor più subdola e pestilenziale che difficilmente trova voce a meno che la stessa donna non trova il coraggio per dargliela. E qui io mi incacchio. Perché? Per due motivi. Il primo è che quando trova animo di farlo spessissimo, per non dire sempre, la sua ribellione non la salva in quanto non trova un ascolto che la mette al riparo da atti di ritorsione ne psicologica ne di salvezza esistenziale. Il secondo perché in certo modo viene interpretata, giudicata, discussa, quasi quasi incolpata di scatenare la violenza maschile col suo comportamento. Quante volte si sente e si legge che minigonne, tacchi, indipendenza, sono provocazioni che scatenano la violenza? Molte. Inaccettabile ma disgraziatamente diffusa opinione per giustificare l’atto crudele o la furia schiavista egocentrica dell’uomo. Per liberare le donne dalla violenza ce ne è di strada da fare! Tanta tanta se da un sondaggio un giovane su 4 afferma che la violenza sulle donne è scusata dal troppo amore e dal livello di esasperazione a cui gli uomini sono condotti proprio dall’atteggiamento o troppo spigliato, o eccessivamente indipendente o enormemente provocatorio delle donne.

Oggi si dice che il sentimento che prima unisce e poi separa, attraverso l’omicidio, uomo e donna è malato, o chi lo compie è un folle, un disadattato, un essere tormentato dalla gelosia che deforma la realtà o è un debole che ammazza per autodifendere il “territorio” di suo dominio affettivo. Sarà anche vero ma a me appaiono scuse, balle giustificative di un maschilismo radicato e coltivato in ogni tortuosità sociale. Mi sembra più veritiera che la causa principale di qualunque violenza sulle donne scaturisce da una assoluta perdita di rispetto della vita altrui, acuita da un cinismo, una ambiguità un non sapere accettare i cambiamenti, il progresso, i diritti paritari di due specie complementari quanto indispensabili l’uno all’altra al crono universale della continuità. È pur vero che la donna è sempre stata un po’ il possesso- trastullo dell’uomo e ha sempre dovuto subire, in quasi tutte le culture, un rimarcato concetto di dipendenza soggettiva o almeno sopportare l’esclusività di oggetto-possesso del desiderio, o la tirannide del padre, fratello, figlio padrone, in breve una specie di schiavismo mascherato da amore. Ciononostante, tranne che nei paesi con credenze religiose esacerbate la violenza gratuita era inferiore e nessun femminicidio trovava radice nell’antagonismo fra specie, semmai l’ intercettava nei conflitti dovuti ai cambiamenti egualitari epocali e nelle fratture dei sistemi ideologici culturali dei luoghi d’appartenenza.

Per concludere è tristissimo ai nostri giorni constatare che la violenza sussiste e colpisce donne di ogni età. Se poi investe bimbe piccolissime è aberrante. Purtroppo non è infrequente leggere cronache di stupri su esseri agli albori della vita, credo repulsivi a chiunque abbia un minimo di sentimento e coscienza umana. Difatto sta che una giornata non risolve nulla. Altrimenti i numeri delle vite strappate sarebbero diversi. Forse per essere efficace e cambiare questo anomalo comportamento verso le donne, anzi verso chiunque, perché in me la violenza non trova differenza di genere, ogni giorno dovrebbe essere la giornata antiviolenza. Ma, vista l’escalation in ogni ambito…temo che sarà difficile. Io ci spero. Ci spero perché conosco tantissimi uomini che non scambiano la compagna per proprietà privata e l’amore per diritto decretativo di vita o di morte. Anzi, sarà utopico ma ci spero poiché tanti uomini combattono per eliminarla.

Mi piace pensare che a questa sequela di vite strappate proprio gli uomini metteranno se non fine almeno un quoziente ammissibile.

                                                     by dif

Di figuracce ne ho piene le tasche.

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Da qualche parte ho letto che il consiglio di sicurezza dell’ONU, riunitosi per discutere su come intervenire per impedire l’avanzata dell’ISIS in Libia, dopo aver deciso che al momento l’intervento politico è preferibile a quello militare, ha invitato il rappresentante italiano, l‘ambasciatore S. Cardi, a dire quale ruolo l’Italia avrebbe assunto nella delicata e intrigatissima trattativa. Non so se è vero. Ma se lo è, è una roba da non credere. Sapete cosa gli è saltato nel falloppio cervellotico di dire: “L’Italia è pronta ad un ruolo guida nella missione in Libia”. Se non fosse una roba serissima riderei a crepapelle. Siccome lo è, più di quanto vorrei, perché sento il busso alla porta dell’ISIS, mi son chiesta: ma dove credeva di stare l’ ambasciatore per proporre ‘na roba del genere, su scherzi a parte o su ‘na nuvoletta marziana? Non sa che l’Italia son tre anni che si fa prendere per i fondelli dall’India nella trattativa dei nostri marò. Che da 4 e oltre tratta e ritratta in EU non è arrivata a una conclusione equa ma è diventata ostaggio di velati diktat che ci hanno ridotto un mucchio di precari sbarca lunario sopravvissuti per un minimo di dignità personale. E se non è riuscita a cavare un ragno da un buco in queste, diciamo quisquilie, come può l’Italia essere pronta a guidare una diplomatic mission almost impossible per la miriade di attori che vi satellinano, i numerosi interessi che vi ruotano, le fasulle motivazioni ideologiche che l’animano? Dica come ambasciatore perché, se ancora non lo sa, l’Italia al momento non è pronta nemmeno a gestire decorosamente un gruppetto di imbecilli, maleducati ragazzotti d’oltre frontiera armati di bottiglie di birra, qualche eccitante pastiglietta, un po’ di palloncini e un sacchetto di fumogeni colorati. Figurarsi se è pronta per una masnada di feroci sanguinari tagliagole. Non è pessimismo, è la realtà dei fatti. Se ha saputo ho visto, è bastata una manciata di ragazzotti a mandare in tilt la gestione della sicurezza della capitale d’Italia. Vero ubriachi fraccichi ma pur sempre ragazzotti che solo pisciando, vomitando, lanciando insulti e bottiglie vuote, hanno devastato la piazza più bella e famosa al mondo, ci han fatto fare una mondiale figura di m…a, ops di pori tapini disorganizzati, e pure cretini, se qualcuno dei loro capoccia si è permesso di dire che le 48 ore di panico e casino erano colpa nostra. Lei non so, io, neppure oso formulare un pensiero di quel che sarebbe successo se a scorrazzare per Roma invece di 500 hooligans olandesi, farciti solo d’inciviltà, c’erano 500 musi incappucciati, con bandiere nere, farciti di coltelli, bombe e kalashnikov. Minimo, minimo una carneficina. Mi creda, meglio affidarla a qualcun altro se esiste! Il pericolo che si corre è orribile. Non si può rischiare. Mi rincresce dire ciò, perché l’Italia ha tanti uomini e donne di valore, dai cervelli sopraffini, in grado di comprendere, argomentare, unire, debellare un mostro di barbarie, se non al 100% pacificamente almeno all’80%. È anche probabile che abbia proposto l’Italia proprio contando sulla nomina di uno di loro. Il fatto è che di solito chi ha il merito e la capacità o non fa parte dei “circoli” giusti o per i vizietti clientelari all’italiana è declassato o per qualche malato di protagonismo viene escluso. Siccome la posta in gioco è altissima, a malincuore, ribadisco che stando ai fatti l’Italia non è pronta per un compito del genere. Anzi, l’Italia sarebbe prontissima se chi “pesca” nel mucchio pescasse….ma siccome……e di #figuracce ne ho piene le tasche# per me non lo è. Da gregaria? Forse.

Bydif

isis

 le foto le ho scaricate dal weeb

Non c’è tregua

-boia-

Se fai un giretto nelle cronache del mondo resti senza parole. Ovunque l’umanità è braccata da orchi, orchesse, diavoli e diavolerie. In varie forme e modi spuntano ovunque e ovunque agiscono senza freni. Ovunque la loro furia devastante imperversa e ovunque colpisce senza pietà. Questi immondi esseri, con la loro brama spudorata di efferatezza malvagia, impazzano e sfuggono a qualunque logica e criterio razionale. Ovunque domina un malessere occulto, sia un singolo o una collettività orchi, orchesse, diavoli e diavolerie sono li, pronti a insinuare, suggerire, ossessionare, appestare per far scattare reazioni comportamentali abnormi in cui non ci sono più confini all’agire iniquo, anzi lo trasformano in valide motivazioni, in opportunità liberatorie, in diritto prioritario dell’ego. Sono esseri, perversi e crudeli, dei gelidi furbi che per agire indisturbati sottilmente corrodono le resistenze, capovolgono la realtà, si camuffano in suadenti erogatori del giusto e intrappolano nella morsa psichica del crimine infernale. A tutti i costi vogliono abbattere i confini intrinseci fra bene e male per sovvertire le regole e impossessarsi del potere temporale di menti, cuori, azioni. Hanno raggiunto un grado di insopportabile spudoratezza che nessuno può sentirsi immuni dai loro spietati e subdoli modi. Sono talmente assetati di sangue, potere denaro che pur d’ ingozzarsi, senza un minimo tentennio, riescono a mutare chiunque in proprio simile: in un mostro repellente. In men che non si pensi si impossessano della mente e dell’anima, alterano emozioni e reazioni, trasformano un innocuo vecchietto in killer, madri e padri impeccabili in carnefici, giovani pacifisti in sicari, innocenti bambini in spietati vendicatori,, intere generazioni in boia. Ogni giorno con i loro misfatti conquistano le cronache e primeggiano indisturbati. In varie forme e modi, emergono dalle spelonche degli antri più bui dell’essenza umana, conquistano, inquinano sovvertono, generano caos, smantellano certezze, persuadono all’abominio. Tutta l’umanità è pressata dalle loro mostruosità e tutta l’umanità è diventata preda per i loro turpi scopi. Non c’è tregua per il bene. Perché? Perché il tempo stringe. Il conflitto tra energie agli antipodi è incessante, la lotta è senza sosta. Orchi, orchesse, diavoli e diavolerie incalzano. Vogliono scardinare definitivamente l’ordine, dominare l’umanità, piegarla al loro scellerato volere di atti spregevoli che neanche le civiltà più barbare e primitive osavano. E noi? Stupidamente ci illudiamo che orchi, orchesse, diavoli e diavolerie sono spauracchi dell’immaginario collettivo dell’irreale, roba per creduloni che non si materializzano, non agiscono nel concreto, quindi non sono un pericolo incombente da contrastare con tutte le forze. Noi indifferenti leggiamo, ascoltiamo, inorridiamo e ce ne freghiamo se leader dal carisma malefico affascinano e robotizzano esseri fragili per scannare, stuprare, rapinare, martirizzare, vendere, schiavizzare. Loro avanzano e noi continuiamo se non a ignorare a sottovalutare. L’ immobilismo di conservazione di certo non stana gli immondi ne li tramuta in virtuosi.

bydif

Giornata contro la violenza sulle donne

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Non mi piacciono le giornate a dedica. Non risolvono i problemi che stanno alla radice, scaricano solo la coscienza di quanti dovrebbero e potrebbero se non impedire almeno correggere scempi, discriminazioni, ingiustizie, aberrazioni sociali, economiche, culturali in più rimandano al mittente la grana, qualsiasi sia la questione che tratta.Sebbene i numeri di donne morte ammazzate siano impressionanti, da vera emergenza comportamentale deviata di partner, conviventi e apparentati, tutte le manifestazioni contro questi, quasi giornalieri, massacri mi suonano un po’ insulse, prive di genuinità verso i drammi delle vittime. In certi casi come veri e propri business, in altri da revival folcloristici di bandiera ideologica,in altre ancora ravviso un fondo di devastante ipocrisia della società in relazione ai rapporti che nell’ambito di essa stabilisce con la figura femminile tant’è che raramente le concede di competere liberamente in ruoli paritari, la relega in diritti di genere, tipo quote rosa … grrr….Ancor più assurda mi suona questa giornata di ribellione verso la violenza scaricata in maggioranza dall’uomo sulla donna se penso che è dovuta a una sommatoria dei suoi contorti malesseri, per lo più alimentati da una antiquata travisata potestà con diritto di vita e morte, come se la donna fosse un suo esclusivo oggetto di uso, consumo e abuso e non un essere umano di sua pari dignità. Non nego che il silenzio, l’indifferenza, l’assuefazione rassegnata di questi aberranti crimini sarebbero peggio, dico solo che un così complesso e grave trucidio non si evita e non si risolve con simboli, slogan, flash mob, seminari, concerti, libri, moltiplicando una ribalta di celebrazioni maggiormente coinvolgenti donne, quindi le probabili vittime, avrebbe bisogno di ben altro. Quindi…starò alla larga  e anche se adoro le scarpe rosse  oggi non l’indosserò, non mi va di confondere un mio sfizio di donna con un simbolo diventato il feticcio di una giornata inutile.  Se così non fosse, da anni gravi dilemmi come la fame, l’abuso e lo sfruttamento dei minori nel mondo, tra giornate, discussioni, forum, comitati, onlus, pubblicazioni, sensibilizzazioni, richieste di aiuti e chi ne ha più ne metta, invece che essere in crescita sarebbero scomparsi o quantomeno rappresenterebbero dati sporadici di mala governance territoriale. Di certo c’è che nessuna giornata celebrativa, per quanto concettualmente giusta nella sua istituzione, elimina sopraffazioni morali, psicologiche e fisiche, modifica atteggiamenti e pensieri malati, soprattutto educa al diritto umano all’incolumità, alla solidarietà, alla legalità, alla non violenza, sradica secolari diseguaglianze. O no?

 giornata proficua a tutti

bydif

UCCEL DI BOSCO….

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Già da alcuni giorni i mezzi di informazione cartacei e visivi si sono sprecati a dire la loro, a snocciolare una serie di dati, formulare ipotetici scenari delle cause di violenza sulle donne a volte così ridicoli da tramutare un atroce problema in un pour parler salottiero da ingrassa polli , dire tanto cambiare niente. Riflettendo lo stomaco mi si rivolta e mi vien da piangere. Si, da piangere rabbiosamente. Perchè? Perchè donna. Domani tutti sti opinionisti, analisti, politicanti e chi ne ha più ne metta – sfrutta occasione del giorno per promuovere il suo tornaconto- saranno uccel di bosco. Come al solito il gran dire cesserà e nessuno di quelli mi salverà! Nessuno eviterà a me o un’altra mia amica, sorella di questo pianeta da pugni, schiaffi, bastonate, calci, sevizie, mutilazioni, umiliazioni, privazioni, dileggi, persecuzioni, abusi di ogni genere che una volta su due conducono all’obitorio.

Purtroppo la violenza definita impersonalmete di genere, come se chi la subisce non avesse un volto, un nome, una storia, è l’unica pecularietà che accomuna il destino globale delle donne. Sbagliato pensare che sia un problema di oscurantismo culturale o sia espressione di ceti emarginati. La violenza sulle donne non ha confini e non conosce differenze di condizione religiosa economica sociale. Si abbatte sia sulla donna per così dire che vive ai piani bassi sia su quella che vive ai piani alti della società. Essa sale e scende dalle trombe delle scale notte e giorno e come una piovra famelica ghermisce, martoria, ingoia la sua preda. Donne inermi e indifese per lo più tra i 16 e i 49 anni. Solo nel nostro paese quest’anno ne ha già ingoiate 116 e nessuna celebrazione o disquisizione una tantum annuale le ha strappate dai suoi micidiali tentacoli.

L”adrenalina mi sale a mille, se ci penso! Tanto parlare per niente mutare!

Oggi si parla, si sfila, si appella e ci si scartabella e domani un’altra finirà al creatore, altre subiranno sevizie morali e corporali, altre avranno la loro razione giornaliera di percosse che frantumano la loro anima, spinano il loro corpo, poltigliano la loro volontà! Che facciamo per evitarlo? Celebriamo!

Sarebbe ora di passare da una giornata mercifera a qualcosa di concreto. Almeno iniziando a ratificare la convenzione di Istambul che si articola in tre punti fondamentali :Prevenzione, Protezione, Perseguibilità. Al momento dei 10 paesi che servono per farla entrare in vigore solo uno l’ha fatto, ironia dell’ironia un paese a maggioranza islamico : la Turchia. Gli altri 9 paesi? Uccel di bosco

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Un abbraccio senza confini

dif

CI MANCAVA QUESTA PER UMILIARCI !!!

 

FA male al cuore. un male terribile che ti paralizza, ti diresti che è  impossibile, uno scherzo di un burlone carnevalaio e invece è tutto vero…un vero doppiamente umiliante per una vittima di stupro e, se poi è stato commesso da un branco famelico di bestiale sesso non ci sono parole per descrivere la devastazione che procura.

Ma chi sono costoro ? Chi sono costoro che dicono che i carnefici di uno stupro di gruppo non è necessario metterli subito in carcere -quando li prendono..- ma possono comodamente starsene in una soffice poltrona di casa propria ad aspettare la sentenza -sempre che arrivi -!!?? Da dove sbucano questi che lasciano i miei carnefici negli agi mentre io son condannata a vivere subito da carcerata per la violazione subita, per l’incubo che si ripeta, per lo schifo che occlude ogni poro della mia pelle ? Chi sono costoro che valutano i miei aguzzini diversi e più degni di un qualsisi ladro di mele che finisce subito in carcere? In giro dicono che costoro hanno sentenziato secondo una valutazione estensiva del diritto, sarà, a me pare che se è vero questo diritto l’hanno tirato all’inverosimile lasciando me nel panico e sotto shock. Non sanno costoro quanto è difficile per una donna presentarsi a denunciare una violenza sessuale dove deve ripetere e ripetere a questo e a quello tutto ciò che ha subito, rivivere attimi aberranti e ore di terrore e di dolore. Se poi a subire la violenza è un ragazzino o una bimba non ne parliamo nemmeno e mi domando: come farà a farsi aiutare a uscire dalla sua condizione disumana? E io, oggi donna stuprata, domani dove troverò il coraggio di denunciare il branco che per ore ha usato il mio corpo come fossi una bambola senza anima se già so che al massimo quei bruti possono finire qualche mesetto in una comunità mentre io sono stata condannata a un carcere morale a vita ?

Quando si equipara una violenza sessuale del “branco” particolarmente efferata e ignominiosa a una qualsiasi violenza e si stabilisce che va benissimo una custodia cautelare alternativa al carcere di per se il reato viene valutato come non grave e si manda un messaggio alla vittima che è peggio dello stupro, è una sferzata lacerante, una sferzata che la condanna ancora una volta a subire, a tacere, a rendersi invisibile al diritto.

Vero che nessun giudice e nessuna sentenza potrà mai cancellare la devastazione raccapricciante intima subita da una donna, un bimbo, una ragazzina, altrettanto vero che almeno almeno alla vittima venga riconosciuto che il reato subito è socialmente pericoloso da arginare e non da agevolare tirando il diritto per i capelli, altrimenti subisce un doppio stupro di gruppo.

Di certo noi donne violate sappiamo che la violenza fisica è sempre deprecabile e quella morale è sempre mortale ma a chi interessa? Questa sentenza forse giusta e ammissibile sotto il profilo giuridico sicuramente è umiliante per la vittima  e regressiva per tutta la società, in più ha in se il pericolo del “più siamo meno rischi corriamo”

Triste è che per un “estensione” o extensions che dir si voglia, da domani temo di ritrovarmi assalita da quegli schifosi esseri con i rinforzi di parenti e amici, tanto valeva dirmi: donna, murati viva in casa !!!!

 

attualità,donne,violenza,stupro

 

 

DIF

 

NON BASTA UNA GIORNATA

Non credo tante alle celebrazioni giornaliere, specie a quelle sui temi di diritto umano, a mio parere sterile strombazzamento di 1giorno che non risolve nulla in quanto negli altri 364 gg messa a posto la coscienza di aver richiamato l’attenzione su un grave illecito, tutto rimane tale e quale, nessuno o quasi agisce in modo concreto per eliminare le violazioni  fisiche o morali. Da donna però che mai dispera sulla possibilità che un giorno nel mondo ci sia maggiore equità per tutti e, nessuna donna sia soggetta a subire orribili soprusi, da parte di nessuno e per nessuna ragione, mi sembra opportuno non ignorare

la giornata mondiale contro la violenza alle donne “

Si celebra giovedì 25 novembre e in tutto il mondo sono previste iniziative di vario genere, indette da organizzazioni umanitarie e non, con tanta enfasi oratoria e scarsi fatti a seguire per cui a poco servono, anche se qualcuno dice parlarne è già qualcosa.

Alcuni credono che la violenza subita dalle donne sia un fenomeno sociale e di costume legato all’ignoranza, al sottosviluppo economico e culturale, appartenga agli strati della popolazione malavitosa o quantomeno con scarsa sensibilità e moralità, talvolta legata a credenze locali o religiose.  Niente di più falso. Infatti se così fosse non si comprende come mai non passa giorno che la cronaca non registra casi di donne uccise, seviziate, stuprate, oggetto di stolking, imprigionate, schiavizzate e tenute in condizioni di asservimento morale e fisico in paesi che vantano decenni di civiltà e democrazia, con leggi e leggine che in teoria dovrebbero tutelare le donne. Proprio nei cosiddetti paesi moderni, evoluti, maggiormente acculturati e ricchi il problema aumenta di giorno in giorno, in certe città essere donna è un vero e proprio handicap, limita enormemente l’autonomia, costringe a vestirsi in modo impersonale, restare in casa negli orari considerati a rischio, come se non bastasse in certe metropoli obbliga a trasformare la propria casa in fortino da carcerati.

Chiaramente la violenza sulle donne è un problema che esiste e persiste in tutte le culture e in tutti i sistemi più o meno democratici e grava tantissimo sulla libertà femminile sotto ogni punto di vista.

Spesso si crede che il fenomeno non ci riguarda, che è lontanissimo da noi, impossibile che avvenga nel proprio quartiere, che qualcuno che ogni giorno frequenti o incontri al parco ti stupri, altre ancora, e è la peggiore, che la causa della violenza subita deriva da un comportamento diretto della donna, come dire: se è successo se l’è voluta! Invece la violenza sulle donne è un malcostume comune alla prepotenza, all’egoismo e alla scarsa importanza che si attribuisce al rispetto verso l’altro. Infatti non c’è differenza sociale o status personale che impedisce di violare i diritti più elementari degli individui inermi, uomo o donna o bambino che sia. Tanto è vero che gli atti peggiori di violenza maturano in famiglia, proprio nel luogo dove la donna si sente protetta, le sembra di avere la sicurezza che nessuno la sfiorerà. Spesso è proprio quel nostro vicino tanto gentile, perbenino e ritenuto integerrimo a picchiare brutalmente la propria compagna, a sottoporla a abbietti ricatti e nel caso peggiore a ucciderla facendoci cadere dal pero con: ma come… un professionista..tanto sensibile…chi l’avrebbe sospettato ecc. ecc.

Ma perché le donne subiscono violenza da mariti, fidanzati, datori di lavoro, padri, figli e così via. Perchè sono deboli e incapaci di reagire? No assolutamente no! Le donne sono in grado di difendersi e di reagire, anche di cambiare il mondo se vogliono ma debbono decidersi. Se aspirano alla dignità, al rispetto, ai diritti paritari debbono combattere anche le proprie debolezze. Devono denunciare marito, fidanzato o datore di lavoro, rifiutare chi le manipola a scopi pubblicitari, rifiutare gli spot in cui sono umiliate, rifiutare di ritoccarsi per soddisfare l’apparire, rifiutarsi di spogliarsi per compiacere la vista maschile, rifiutarsi di sorridere a chi le maltratta, rifiutare chi le vuole belle e oche, rifiutare chi le obbliga a concedersi per sedersi nei palazzi del potere tanto per mascherare di essere progressisti, poiché la violenza fisica è tragica, ti uccide, stupra, strappa la pelle, ti rompe le ossa, ma la violenza psicologica è peggiore, ti annulla ti rende una zombie vivente e per giunta complice, si vittima e favoreggiatrice se non denunci, non scappi, nascondi, assecondi, approfitti del malcostume maschile per ottenere quel che ti spetta di diritto.

E’ ora che la donna non dica più questo non lo voglio e poi si asserva in privato e in pubblico ai dettami maschilisti, è ora che non rinuncia a combattere i poteri forti perché composti da uomini.

A tal proposito mi sorgono spontanee  delle domandine:

Come faranno le donne a conquistare il diritto di non subire molestie in famiglia se nascondono scusano, si vergognano di denunciare chi le viola intimamente e le insulta nell’animo perché spesso quando trovano il coraggio di farlo vengono ritenute inattendibili o subiscono l’onta del dubbio?

Come faranno le donne a non essere usate diventando farcitura di panini da fast food se non dicono no all’uso improprio del proprio corpo quando chi rifiuta viene messa al bando, il che significa non lavorare più in quel settore, perdere anni di sacrifici?

Come faranno le donne a far imprigionare chi le molesta se non si ribellano a sentenze di condanna in cui il molestatore è un fuori di testa ma non lo fanno curare come incapace d’intendere e volere, vedi caso hunziker?

Come faranno le donne a non essere schiave di pregiudizi se ritengono che il proprio padre ha il diritto di bastonarle, un familiare molestarle, il proprio uomo considerarle una proprietà d’uso 24 ore su 24?

Come faranno le donne a sopprimere la giornata contro la violenza se non iniziano a fare squadra, a superare il concetto del se per contrastare unite chi viola i loro diritti di donne, madri, lavoratrici, professioniste, le rende oggetto di piacere sessuale, pure fattrici di figli, corpi da mostrare in tutte le salse per aumentare potere, share, affari???

Non basta una giornata a eliminare la violenza, a far si che ogni giorno, ogni minuto una donna non sia vittima di prepotenza, subisca soprusi d’ogni genere, basta guardare le statistiche, c’è da rabbrividire. Se continua così, ci vorranno decenni di giornate. Senza la volontà collettiva di contrastare questo turpe scempio che da tanto opprime le donne e ne fa vittime di atroci delitti, i diritti equi e di tutela saranno un miraggio celebrativo annuale, le donne continueranno a subire.

Solo le donne possono eliminare l’ingiustizia, diventando un muro compatto antiviolenza salveranno se stesse, figlie, madri, amiche, e, renderanno la giornata antiviolenza da strombazzamento sterile di una dignità violata, storica conquista di un diritto dovuto

Solo iniziando a essere una squadra compatta e determinata a livello globale le donne riusciranno a godere quei diritti legati alla loro natura, a non essere ridotte un corpo ad uso e consumo d’un padrone sia esso padre, marito, società, capo, stato.

Per concludere, non voglio apparire critica o ridurre il problema un fatto di donne, ossia sbrighiamocela fra noi, assolutamente no. Ritengo che qualunque riforma o progresso nel diritto umano richiede una concordanza di intenti territoriali e extraterritoriali, ma siccome il potere globale al 98% risente di una cultura nella quale il ruolo della donna è secondario, tantè che nel nostro paese si invocano le quote rosa e non quelle azzurre per sedersi in parlamento, come se fare politica fosse un diritto riservato ai maschi e concesso in beneficio temporaneo a una piccola rappresentanza di donne, e, francamente mi pare proprio un modo settario di applicare i diritti. Beh, credo che noi donne non possiamo aspettarci grandi cambiamenti! Se vogliamo che la nostra condizione cambi l’unica alternativa è di eliminare i separatismi, diventare una flotta di corazzate da sfondamento. Certo alla luce di fatti odierni mi pare che a volte ci diamo la zappa sui piedi e sarà difficile arrivare a eliminare almeno la brutalità morale, anche se da ottimista confido. Mi auguro che non ci vogliano giornate celebrative per eliminare le ingiustizie che da troppo le donne subiscono in ogni parte del globo, anzi che non ci voglia nessuna giornata per ottenere il rispetto dei diritti. Anche se francamente dubito, mi pare che le “giornate a tema” crescono fitte come i funghi ma si riducono ad “abbuffata”giornaliera di gravi tematiche umane.

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E questa cos’è

arte pubblicitaria, provocazione, ironia, messaggio educativo, cultura, progresso, rispetto, diritto?

Per me

Solo “lurida” violenza alla dignità femminile

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NON BASTA  UNA GIORNATA PER ELIMINARLA

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BASTA VIOLENZA ALLE DONNE

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Domani, 25 è la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza sulle donne.

Quasi ogni giorno, i mezzi d’informazione riferiscono fatti cruenti a danno di donne, giovani e meno giovani per motivazioni insensate come nel caso di Hiina sgozzata dal padre padrone, o Lorena soffocata, bruciata e gettata in un pozzo da tre coetanei. – Per questo  l’ANFORA della staffetta  è partita da Niscemi per concludersi a Brescia..Riflettendo bene è pressoché un bollettino di guerra.

 Infatti, i casi che approdano alla ribalta sono quelli eclatanti, di violenze tragiche quali assassinio, lesioni gravissime, stupri di gruppo, non contemplano i misfatti che si consumano fra le pareti domestiche, nei luoghi di lavoro, nei rapporti interpersonali, nella vita sociale e comunitaria sulle donne. Tante, troppe, una su tre dicono le statistiche, sono le donne picchiate, perseguitate, oppresse, oltraggiate, vendute, schiavizzate, discriminate, ricattate, utilizzate malversamente, uccise, violate fisicamente, moralmente, psicologicamente solo perché nate donne. Non esiste parte del mondo, più o meno democraticamente avanzata, nella quale le donne usufruiscono di leggi e regole di diritto paritario e di tutela. In tutte le culture coesiste un fattore discriminante che ingloba aspetti dispregiativi verso la donna, talora la si considera inferiore, uno strumento sessuale riproduttivo insignificante da tenere lontana dall’interazione attiva nelle scelte centrali della vita collettiva, talaltra un elemento di disturbo al predominio dell’orgoglio virile tanto da subire mutilazioni e sfregi legati alla sua natura femminea, altre ancora viene sottoposta a consuetudini tramandate da culti pseudo religiosi o principi barbari e anacronistici radicati nel territorio e mantenuti per viltà e comodo. Veramente sconcertante. Imbarazzante per chiunque abbia un minimo di concretezza l’andazzo che traspira da tante opinioni sulle donne, da tanti gesti compiuti a loro danno quotidianamente, denota una mancanza di volontà di combattere il fenomeno della brutalità verso le donne, insensibilità e indifferenza al problema degli abusi, disonestà intellettuale verso un conflitto sottile e perverso che nega, ritarda, ostacola i diritti, prima di tutto umani e poi di non violenza da parte di un padre, un marito, un governo, un datore di lavoro, di chicchessia si autodefinisca umano evoluto.

Va anche detto che la donna in primis deve ribellarsi, non soggiacere a compiacenze familiari per paura di ritorsioni e ricatti economici, deve denunciare le violenze senza aspettare augurandosi che le cose cambiano, non può solo appoggiarsi e sperare che le varie iniziative di organizzazioni internazionali femminili riescono a risolvere il suo problema. Per estirpare il malcostume dei maltrattamenti è necessario l’impegno di tutti, comprendere che il seme negativo germina nell’educazione dei figli maschi, perciò deve farsi portatrice di idee antiviolente, inculcare da subito in loro il valore e il rispetto verso la madre, la futura compagna, la figlia.

Purtroppo, c’è da riconoscere che è difficile per qualsiasi donna demolire i pregiudizi che allignano nei suoi confronti, spesso quando denuncia è sottoposta a una pressione morale giudicante inquisitoria e dubitativa vale a dire, la strisciante convinzione, “se la nefandezza è stata compiuta, tu donna, in qualche modo l’hai provocata, con la condotta allusiva, il modo di vestire e così via. “ Esempio lampante è lo stupro degli otto ragazzi di Montalto di Castro, su una ragazzina tredicenne, rimessi in libertà perché “ bravi ragazzi”, Cancelleranno tutto con due anni di lavori utili. E che dire poi sui commenti dei paesani, circolati nelle varie interviste ? Da brividi, peggio, da rimanere di stucco perché al coro 

maschile dubbioso sulla moralità della fanciulla, hanno fatto eco alcune mamme. Mi è stato e mi è difficilissimo, come madre, comprendere un atteggiamento così lucidamente cinico, non ci riuscirò mai più di tutto rimuginando: se fosse accaduto a una loro figlia avrebbero reagito con lo stesso spietato cinismo ? Le statistiche quindi sulla violenza alle donne, fra le pareti domestiche, non sono una fola ma un dato oggettivo specchio della realtà.

La giornata, mondiale della NON VIOLENZA SULLE DONNE fu stabilita ufficialmente nel dicembre 1999, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per sensibilizzare i governi, le organizzazioni internazionali e quelle operanti sul territorio di tutti i paesi del mondo a impegnarsi concretamente per porre fine, alla discriminazione d’ogni genere perpetuata sulle donne.

Invero, c’è da ricordare che furono le donne, nel luglio 1981 a Bogotà, Columbia, nel primo ECUENTRO FEMINISTA DE LATINOAMERICA EL CARIBE a gridare no alla profanazione e alla negazione dei diritti alle donne, pertanto la presa di posizione verso i diritti umani al genere femminile e la data celebrativa scelta dall’ONU non è casuale, è rievocativa dell’assassinio incivile, per modalità e logica, delle tre eroiche sorelle domenicane Mirabal. Le sorelle, Minerva, Patria e Maria Teresa Mirabal, soprannominate le “farfalle” furono assassinate il 25 novembre 1960 per ordine del dittatore Trujillo in quanto ispiratrici del “movimento democratico del 14 giugno”, movimento che rappresentava una forte voce dissidente al suo potere. La loro brutale morte però non fu invana, scosse le coscienze della popolazione e impressionò a tal punto l’opinione pubblica mondiale che in breve tempo il dittatore fu epurato (con un colpo di fucile) e conseguentemente anche il suo malgoverno politico- finanziario. Nel 1995 Julia Alvarez ha pubblicato “IL TEMPO DELLE FARFALLE “ un libro dedicato alle sorelle che poi ha ispirato a M. Barroso il film: “ In the Time of the Butterfilies”

Son passati dieci anni, da quando è stata istituita la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, non mi sembra che nel mondo le politiche di tanti governi hanno mutato le convinzioni assurde riconoscendo i diritti umani delle donne, variato gli atteggiamenti ostracisti, incrementato le prospettive di eguaglianza, giustizia, parità economica e sociale,. Neppure ho constatato che alla violenza sulle donne sia stata riservata una attenzione particolare di condanna, utile a migliorare i pregiudizi sociali, culturali ed educativi che stanno alla base di tanti comportamenti individuali violenti se non in forma sporadica, e incompleta. Nel frattempo, il genere umano ha elaborato congegni in grado di approdare su Marte o duplicare il fatidico big ben della vita ma è stato incapace di elaborare semplici progetti di politiche socio-economico-culturali per eliminare dalla forma mentis generale che una donna non è diversa dal suo opposto per cui di qualsiasi età e appartenenza etnica e religiosa deve godere di rispetto e libertà di scelta, degli stessi diritti indiscutibili e chiunque li viola deve essere condannato sotto ogni punto di vista.

Personalmente non credo che una giornata celebrativa rimuova i pregiudizi millenari verso le donne, o apra le “menti” ai governanti per affrontare radicalmente il problema della violenza femminea o come dicono alcuni femminicida, chi non ha subito una violenza, specie sessuale, non è in grado di comprendere le ferite invisibili che provoca, che nulla e nessuno riuscirà a cancellare lo schifo, la bestialità, il terrore, lo squarcio nell’animo, cagionato dall’oltraggio e dall’intrusione, che le resterà un marchio infuocato nel corpo e nello spirito corrosivo, in più dovrà tollerare gli sguardi dispregiativi e coloro che 

sottovalutando il “crimine” lo reputeranno lavabile alla prima fontanella d’acqua fresca.

Il guaio è …. le fontanelle non esistono più.

Un argomento sul quale ci sarebbero un’infinità di cose da dire, riflessioni e considerazioni da fare, milioni di testimonianze e prove documentali  da far emergere. Per concludere in breve, metto il mio bigliettino nell’ Anfora simbolo del “basta” violenza sulle donne”  prendendo a prestito le parole  del poeta Kahlil Gibran:

Chi prova pietà per la donna, la disprezza.

Chi le attribuisce la colpa dei mali della società, la opprime.

Chi crede che la bontà di lei dipenda solo dalla propria bontà e che la sua

malvagità dipenda solo dalla propria , è uno spudorato.

Ma colui che accetta la donna come Dio l’ha fatta, le rende giustizia.

 bydif

 

 

 

 

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