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DELIZIA PASQUALE
A tutti gli amici e passanti in segno di affetto e riguardo offro questa delizia di cioccolato
la cui forma morbida , senza principio e fine, da sempre è simbolo di vita, e mistero sacrale
con l’augurio sincero che al suo interno ognuno trovi un dono, non un dono qualsiasi, quello che è nascosto nei desideri segreti, nella profondità dello spirito.
La sua dolcezza possa trasformare la vostra vita rendendola feconda, luminosa, leggera, colma di amore.
La sua rotondità vi conceda una vita senza spigoli.
Il suo simbolismo vi faccia trovare la fede in Cristo
La sua bontà vi renda la vita un piacere da assaporare ogni giorno.
Il suo guscio schiuda tutte le speranze per esaudirle
La sua perfezione sia auspicio di rinnovamento e di cammino sereno
><
Vi abbraccio fortissimamente con il cuore e il pensiero
e auguro ancora a tutti una felice S. Pasqua di rinascita
DIF
VINO, CASTAGNE E COMPAGNIA
Anche quest’anno è andata, come si suol dire abbiamo fatto il nostro San Martino. Ci siamo radunati una trentina, fra parenti e amici, a casa mia concordando una serata informale, da passare in allegria, senza tanti fronzoli, intorno al camino a smangiucchiare, cuocere castagne, brindare col novellino, scherzare, raccontare un po’ di fatterelli e anche sbracare su questo e quello. Ognuno ha portato qualcosa da sgranocchiare e da bere. Alla fine ne è rimasto tanto che per tre giorni farò a meno di cucinare! E’ stata una serata rilassante, festosa e piena di sana letizia, i ragazzini si sono divertiti un sacco ad ascoltare i racconti rievocativi dei grandi, hanno voluto sapere un sacco di cose, così gli abbiamo raccontato la leggenda di San Martino, perché si chiama estate e si festeggia. Debbo dire che il racconto è stato un po’ pasticciato dai ricordi diversi che ognuno di noi si era fissato nella mente da bambino, ascoltando i racconti dei propri nonni o genitori, dalle risate e gli sfottò reciproci, perciò non so quanto abbiano capito. Comunque i racconti hanno creato un’atmosfera viva e familiare, un po’ retrò e con qualche sfumatura d’ antiche situazioni vissute in passato, tuttavia senza eccessive nostalgie che facessero languire la serata, anzi tutto s’è concluso felicemente con cantilene e filastrocche legate alle nostre diverse radici che andando nel solito ristorante o pizzeria sarebbero rimaste nei cassetti della memoria. Riporto una canzoncina della mia terra, non per snobbare le altre, perché non le so:
Tre iorni e un pezzettino iè l’estate de’ San Martijo
Lo primo, stua la botte e saggia lo vino
‘mazza lo porco e spartisci co’ io vicino
coci lo pane e lo dolcino piccia el lume e lo camino
‘loggia e sfama lu poverino poia la zucca sol cuscino
dormi e sogna e no’ pensà el demane ci’è sarà
Lu secondo, ‘sloca l’oio da’ mulino solca lu campo co’ vijno
da semenza a ugellino poia lu mosto ne’ io bottino
copri moie e bambino diidi pane co’io miserino
scruta lu monte se ha cappeio e lu fosco lu pianello
piccia foco e lumino pe’ vede lu cammino
Mangna e bei a cor felice ballotta e spagnotta
Spranga l’uscio lu diavolaccio ricoera lu poieraccio
Poia la zucca sol ganciale dormi e sogna el demane
Lu terzo, mungni vacca spraia l’aia pilja ascia e canestra
va a macchia a fa’ la frasca la fastella a fascina
mucchia grano e sfarina aggrega moglie e vicina
marita figlia zitellina scampana donna birichina
tira lo vicino pe’ fondello pe’ scampà da l’onferno
piccia foco ne’io camino metti tizzo no’ scaldino
cuccia lo caldaro pe’ faiolo mesta e rimesta co’ ramaiolo
brustola pane salsiccia e costacina sgreppia fino a mattina
lu pezzetto chie rimane te serve pe’ demane
tizza carbone carica schioppo va’ a salà lu maiale
rimpinza la pansa e sona campane no scordà lo salame
ringrazia San Martijo chie l’inverno iè vicino
Non conosco l’autore.Da ragazzini si cantava la sera correndo a cerchio intorno ai falò che si accendevano in onore di San Martino, c’era sempre qualcuno che ci accompagnava suonando l’armonica a bocca.
Per la cronaca: San Martino era di Pannoia, un paese dell’attuale Ungheria, è il patrono dei poveri e dei mendicanti (dal significato simbolico della spartizione del mantello) dell’esercito e della fanteria (dal significato del suo nome che deriva da Ares, Marte, dio della guerra) da noi anche del fuoco, dell’amore non corrisposto, degli imprevisti nei viaggi. Le forme dei simboli associate al Santo sono: la palla di fuoco rotolante e il bastone pastorale. Il colore rosso. I numeri 11 e 4, quest’anno anche il 33.
NON TI ABBANDONO
AMICI DI MARIA
Ieri sera tra urla, schiamazzi d’una platea straripante di fan arrivati da tutta Italia a sostenere i loro beniamini, compresa una mia vicina che s’è presa tre giorni di ferie per andare a fare un tifo sfegatato per Luca, si è conclusa l’8 edizione del programma Amici della De Filippi. Personalmente non sono un’accanita ma seguo il programma dai tempi di Ambeta, la ballerina che il televoto non premiò a causa di certi ” sapientoni” insipidi che confusero la danza per un calorifero. A dir il vero anche ieri sera ho sentito affermare delle cose idiote, con assoluta mancanza di sensibilità umana, oltreché di rispetto e decenza se si dice ad un concorrente, in un momento per lui delicato, precisamente a Valerio: Hai una faccia antipatica, canti solo l’amore, non sei radiofonico e così via. Vero che in democrazia ognuno può esprimere l’opinione che vuole ma il buon gusto pone dei limiti. Certe bocche al mattino dovrebbero specchiarsi ben bene, forse riuscirebbero a vedere la loro pochezza e, forse imparerebbero a sparare critiche intelligenti, meglio ancora a cucirsele. Non ho televotato, non avevo preferenze, ognuno dei quattro ragazzi era lì per concludere un sogno, portare avanti una speranza, oggi molto importante considerando quanto tutti i giorni si legge e si sente su altri giovani che bruciano le loro vite ingurgitando ogni sorta di porcheria, si imbottiscono di sballo perchè non hanno un ideale preciso, vivono consumando la vita sull’onda dell’effimero, sugli errori di una società che non sa offrire alternative. Questo programma per certi versi discutibile e può darsi taroccato nel televoto di sicuro ha il pregio di dare a qualche giovane un’opportunità per farsi conoscere, forgiandolo almeno in parte per districarsi in una realtà difficile, spietata e cinica. Ha vinto l’edizione stravincendo Alessandra, una ragazza brava e gioiosa, alla quale auguro, come agli altri, di realizzare tutti i sogni. La sua vittoria era nell’aria, si recepiva dal suo modo di starsene seduta a gambe incrociate con quel viso pienotto e sorridente, come un piccolo ” buddha” in attesa di consacrazione. Si, un piccolo buddha ottimista, distensivo, rassicurante che attirava voti e simpatie. Mi ha richiamato alla mente certe espressioni di Berlusconi, i suoi continui appelli ad essere ottimisti, a pensare in grande, a non gufare il futuro con facce meste, ad attirarsi la buona sorte spendendo e spandendo senza tante fisime di recessione. La vittoria di Alessandra mi ha messo un tarlo nel cervello: magari Berlusconi L’azzecca! Un bel viso gaio, paciocco, nutrito e sereno infonde buon umore, suscita pensieri frivoli allontana quelli cupi. Da oggi voglio attenermi a questa filosofia, ho appiccicato sul frigo una enorme faccia tonda e sorridente, sicuramente nell’aprirlo non mi verrà più l’ansia se il contenuto è scarso!