Rita da Cascia: santa dell’impossibile

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Se Maggio è il mese di Maria è anche il mese di Rita da Cascia. La Santa dell’amore e del perdono, invocata e venerata in moltissime parti del mondo per le sue qualità taumaturgiche, le indiscutibili doti di avvocata paciera delle cause ultradifficili dell’uman andare. Tant’è che è detta la “santa degli impossibili” e popolarmente è diffusa opinione che fin dal giorno della sua salita al cielo Rita si è schierata dalla parte dei più bisognosi, per soccorrerli e realizzare per loro quei miracoli prodigiosi considerati dalla logica comune irrealizzabili.

Nel firmamento dei santi e delle sante della Chiesa, Rita è certamente una stella di prima grandezza. Ma quale è il messaggio che questa santa ci ha lasciato? Beh, come disse durante il Giubileo del 2000, davanti ad una grande folla di devoti della santa in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II “È un messaggio che emerge dalla sua vita: umiltà e obbedienza sono state la via sulla quale Rita ha camminato verso un’assimilazione sempre più perfetta al Crocefisso. La stigmate che brilla sulla sua fronte è l’autenticazione della sua maturità cristiana. Sulla Croce con Gesù, ella si è in un certo senso laureata in quell’amore, che aveva già conosciuto ed espresso in modo eroico tra le mura di casa e nella partecipazione alle vicende della sua città”cioè cercando di portare pace fra le varie fazioni contrapposte e in lotta fra loro”

Sebbene il tempo logora tutto come mai non ha logorato il ricordo di questa santa italiana, vissuta ben sei secoli fa e ancora oggi è ricordata, invocata, pregata nei casi più disperati da migliaia di devoti in tutto il mondo? Per Giovanni Paolo II poichè: “La santa di Cascia appartiene alla grande schiera delle donne cristiane che “hanno avuto significativa incidenza sulla vita della Chiesa, come anche su quella della società”. Rita ha bene interpretato il “genio femminile”: l’ha vissuto intensamente sia nella maternità fisica che in quella spirituale”. Per la gente comune invece perchè Rita è la santa capace di capire e interpretare le necessità e l’ ama invoca perchè la sente simile, viva e vicina in ogni difficoltà della vita. Come dire che per ciascuno Rita è soprattutto il segno d’amore vivifico che nelle crisi della vita può dare coraggio e forza per ricominciare, ed oggi come ieri è l’esempio per ciascuno della sollecitudine al perdono pacificante e al rigetto incondizionato della violenza sanguinaria che non porta mai a nessuno nulla di proficuo.

Tante le leggende, i racconti, le meraviglie prodigiose fiorite intorno alla Santa come il diffondersi di un profumo intenso di rose nelle vie del paese e in quelli confinanti e lo scampanio improvviso e spontaneo di tutte le campane del circondario nella notte del 22 Maggio al momento della sua salita al cielo, o della vite morta che fruttificò e ancora oggi è presente all’interno del monastero, della rosa fiorita in pieno inverno sotto la neve e due fichi maturi chiesti e trovati dalla cugina nell’orto della casa paterna e interpretati come la salvezza ed il candore dell’anima di suo marito e dei suoi figli.

Come mai Rita, santa, più amata, dopo san Francesco e sant’Antonio, sia per la quantità di miracoli attribuitole, sia per la sua storia umana è conosciuta anche come: Santa delle Api”;Santa della Rosa” ; “Santa della Spina”.?

Come:

Santa della RosaTradizionalmente la rosa piccola e rossa è simbolo per eccellenza, di questa esile ed umile donna diventata santa super venerata. Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all’interno della basilica emana un intenso profumo di rose e le rose benedette ogni 22 maggio, per la sua festa, oltre che essere fonte di protezione per la famiglia per mali e pericoli conservano tutta la fragranza di una rosa fresca.

Santa della Spina” – Unica santa nella storia cristiana a ricevere in fronte la stigma spina che le produsse una profonda piaga purulenta e fetida che la costrinse alla segregazione. Si narra che durante la vita clustrale, Rita alternava ore di preghiera, contemplazione, dedizione totale a Gesù con ore di visite a malati, lebbrosi e spesso per pacificare le fazioni che si combattevano nella cittadina umbra. Sempre umile e obbediente alle regole mai scansò fatiche o prove vessatorie, tuttavia nel suo cuore la giornata era un intensa meditazione della Passione di Cristo tanto che un giorno del 1432, mentre era in estasi davanti al Crocefisso, una spina si staccò dalla corona del Cristo e si conficcò nella sua fronte. La stimmata accentuò ancor più l’adesione animica di Rita alla croce di cristo e l’amore per gesù e fatta eccezione per trasferimento a Roma per la canonizzazione di san Nicola da Tolentino in cui la ferita si rimarginò per riapparire al suo ritorno a cascia, visse gli ultimi 15 anni di vita in una totale immedesimazione della passione di Cristo. Per questo, forse la migliore definizione della santità di Rita da Cascia la troviamo nella iscrizione che è stata posta sull’urna contenente i suoi resti mortali: “Tucta allui se diete”. “Si diede tutta a Lui” cioè a Cristo, anche nel momento della crocifissione, che è la cosa umana più difficile.

Santa delle Api”- Si racconta che già a 5 giorni operò il suo primo miracolo, conosciuto come delle Api Bianche guarendo un contadino, feritosi gravemente con la falce a una mano. Questi, passandole vicino, per andare a medicarsi, nel vedere delle api che ronzavano sul suo volto cercò di scacciarle proprio con la mano ferita che guarì immediatamente. Mentre il giorno della morte venne avvistato uno sciame di api nere, dette murarie, che ancora oggi hanno dei nidi nel convento.

Inoltre “santa della misericordia e del soccorso” in molti paesi è venerata anche come santa della misericordia e del soccorso per il racconto della donna di Spoleto che fuggita per maltrattamenti dal marito, derubata e aggredita curò, rivestì, e tranquillizzò assicurandole che tornata dal marito questi convertito non avrebbe più abusato di lei con violenze e ingiustizie, inoltre per essere stimata come migliore avvocata e confidente delle donne in difficoltà.

Tante le leggende, i racconti, le meraviglie prodigiose fiorite intorno alla Santa come il diffondersi di un profumo intenso di rose nelle vie del paese e in quelli confinanti e lo scampanio improvviso e spontaneo di tutte le campane del circondario nella notte del 22 Maggio al momento della sua salita al cielo, o della vite morta che fruttificò e ancora oggi è presente all’interno del monastero; della rosa fiorita in pieno inverno sotto la neve e due fichi maturi chiesti e trovati dalla cugina nell’orto della casa paterna e interpretati come la salvezza ed il candore dell’anima di suo marito e dei suoi figli. O come il primo miracolo della santa, quello al falegname Cicco Barbari. Da poco diventato invalido alle mani e non potendo più lavorare vedendo la salma di Rita, esclamò:“Oh, se non fossi ‘struppiato’, la farei io questa cassa!” inspiegabilmente guarì immediatamente, e le suore lo incaricarono della costruzione dell’umile cassa.

La venerazione di Rita iniziò subito dopo la morte, e fu caratterizzata dall’alto numero e qualità degli eventi prodigiosi, dovuti alla sua intercessione. Tuttavia fu proclamata beata 180 anni dopo la sua morte, nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII, e venne canonizzata da Leone XIII durante il Giubileo del 1900.

Rita da Cascia, santa “dell’impossibile”della terra umbra, a me cara , alla quale mi sono rivolta in ogni momento difficilissimo. Oggi con tutto il cuore prego di aiutare tutti a venir fuori da questa situazione pandemica tragica.

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per la cronaca:

Non è facile tracciare un profilo storico di santa Rita. Ci sono molti punti oscuri, e spesso le notizie di una certa attendibilità si mescolano alle leggende, che si formarono durante i secoli in diverse stratificazioni. Detto ciò, Rita, ovvero Margherita Lotti, nacque  a Roccaporena, una frazione dell’umbro comune di Cascia, in provincia di Perugia, presumibilmente nel 1381 da Antonio Lotti ed Amata Ferri, due anziani benestanti “pacieri di Cristo”, per meglio dire conciliatori nelle lotte tra guelfi e ghibellini, oggi si direbbe che svolgevano il ruolo di “mediatori civili”. Margherita, chiamata da tutti Rita, amatissima dai genitori crebbe nella campagna umbra in serenità e bellezza. Da ragazza mite, umile, ubbidiente e ben educata anche nel leggere e scrivere, fin da giovanissima assai credente e devota di San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino, si appassionò alla famiglia Agostiniana, da frequentare assiduamente il monastero Santa Maria Maddalena di Cascia tanto da manifestare il desiderio di voler prendere i voti. Ma come usanza dell’epoca, i genitori, a 13 anni la promisero sposa a Paolo di Ferdinando, della potente famiglia Mancini, uomo piuttosto irruente, dal carattere violento che sposò 3 anni dopo. Dal matrimonio nacquero Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. L’unione, piuttosto burrascosa per le differenze caratteriali e spirituali, dopo 18 anni e proprio nel momento, che dopo tante sofferenze, preghiere e sopportazioni di Rita, con la conversione di Paolo a una vita di pace e fede, sembrava aver trovato una serenità di convivenza venne brutalmente interrotta dall’assassinio di Paolo da parte di ex compagni di odi, vendette, scontri e violenze partitiche. Come ovvio la famiglia Mancini voleva vendetta. Rita donna per eccellenza votata al perdono si rifiutò di rivelare i nomi degli assassini di Paolo alla sua famiglia. Supplicò anche i figli di non aderire al sentimento di odio e onorare la memoria del padre con il perdono e l’onestà e non con la spirale del sangue. Ma, Rita comprese che invano era il suo supplicare, i suoi 2 figli seguivano le orme dell’odio vendicativo. disperata e sofferente pregò e chiese a Dio di interrompere i loro scopi sanguinari. Come voce popolare riporta da lì a poco i due fratelli si ammalarono e morirono. Rita distrutta dal dolore come moglie e madre, rimasta sola, risentì forte il desiderio che giovanissima agognava di votarsi alla vita claustrale e chiese di entrare nel Monastero Agostiniano Santa Maria Maddalena di Cascia. Ma, per la sua condizione civile e poichè nel monastero c’era una suora parente della famiglia Mancini, offesa per la reticenza di Rita di non rivelare i colpevoli, per ben 3 volte venne rifiutata. Al che, secondo la leggenda, i suoi 3 santi protettori Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino la portarono, dallo scoglio di Roccaporena dove Rita si recava per pregare, direttamente dentro al Coro del monastero imponendo alle suore incredule la sua accoglienza. In realtà sembra che dopo aver pacificato le due famiglie duellanti Rita nel 1407 ottiene di entrare nel Monastero in cui vi rimarrà per ben 40 anni, fino al 22 maggio del 1457, giorno del suo ritorno al padre.

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PREGHIERA di MAGGIO 2020 A MARIA di PAPA FRANCESCO

Maggio è il mese di Maria, del rosario e della devozione al cuore SS della Vergine e in quest’anno tanto difficile e drammatico per tutti noi, Papa Francesco non poteva mancare di ricorrere alla Madre del figlio Salvifico Gesù  per chiedere rifugio e protezione :

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O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro.

Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio Divino, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia.

Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro eroica fatica e dona loro forza, bontà e salute.

Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati e ai sacerdoti che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti.

Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus.

Assisti i Responsabili delle Nazioni, perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità, soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà.

Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro.

Madre amatissima, fa’ crescere nel mondo il senso di appartenenza ad un’unica grande famiglia, nella consapevolezza del legame che tutti unisce, perché con spirito fraterno e solidale veniamo in aiuto alle tante povertà e situazioni di miseria. Incoraggia la fermezza nella fede, la perseveranza nel servire, la costanza nel pregare.

O Maria, Consolatrice degli afflitti, abbraccia tutti i tuoi figli tribolati e ottieni che Dio intervenga con la sua mano onnipotente a liberarci da questa terribile epidemia, cosicché la vita possa riprendere in serenità il suo corso normale.

Ci affidiamo a Te, che risplendi sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Amen.

Madonnatenerezza PITTORE CRETESE

Confido nel cuore dolce e tenero di Maria che recitando questa bellissima preghiera ascolterà,  ci soccorrerà e aiuterà a superare questo terribile momento carico di paura, sconcerto, stravolgimento di vita. Soprattutto spero che da Mamma celeste aiuterà tutti a trovare conforto ai drammi personali e alle famiglie  sostegno e forza  per non crollare sotto il peso delle difficoltà materiali.

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Day mamme

cuore

Day mamme! Un giorno in cui il pensiero di solito avvolto dal calore di due braccia solide fugge lontano. Fino alle stelle dove il cuore inizia a battere all’unisono con un altro e gli occhi si riempono di quella lucente tenerezza che solo l’amore senza riserve fa rifulgere in un volto. Volto di una madre. Volto di una mamma. La tua. Ma anche quello di milioni di altre madri. Madri che ancor ci sono e a cui ogni figlio può manifestare gioia e affetto e madri che materialmente non ci sono ma ogni figlio sa che c’è. C’è perché l’amore mai stacca l’uno dall’altro. Cambia solo apparenza,giammai la sostanza. Quest’anno, ancor più il pensiero vola oltre, vola fino alle stelle, in quelle stelle lucenti che alzando lo sguardo ti riempono gli occhi di energia illimitata, l’anima di chiarore vitale che sorregge il coraggio e ristora ogni umana sofferenza. Quest’anno sono tante, tantissime le stelle che dall’infinito brillano sui volti di figli e figlie. Troppe le stelle che dal cielo scintillano per asciugare lacrime, sollevare dal dolore immenso che squarcia i petti di tanti cuori. Cuori di figli a cui quelle stelle specchiano volti di madri. Mamme strappate al loro affetto violentemente,crudelmente, inaspettatamente da un invisibile “mostro”. Un infinitesimo “mostro” di nome covid-19 venuto chissà da dove chissà per quale motivo a rapire con virulenza inaudita tante mamme ai loro partoriti. Figli che nemmeno hanno potuto difenderle, fargli un gesto , una carezza,fissare il pensiero grato con lo sguardo, oggi possono solo guardare in alto, laddove son quelle stelle-mamme, per collegarsi almeno per un attimo e dire sommessamente ad ognuna:mamma t’amo tanto, sei la mia luminosa stella che mai nessuno rapirà dal cuore.

Nulla può consolare un così grande e sconvolgente dolore mai. Seppoi consumato nella brutale impassibilità delle istituzioni che quel “microbo mostro” agiva all’improvviso si ma rapiva, quasi esclusivamente, anime vecchie, madri out, cenci col piede nella fossa, con sfilata inesorabile di camion con su ammassate bare come fossero vuote, prive d’ogni riferimento individuale, di vite vissute, lotte, forza morale, affetti dedizione sociale,storie belle e meno, beh …giammai nessuna lacrima potrà lavare lo struggimento di un cuore filiale. Ma neppure potrà farle scomparire da mente e cuore di quella parte di collettività che sa andare oltre un imbalsamato conteggio, oltre un dato anagrafico, sa vedere oltre l’età un essere umano. In specie un essere che proprio per gli anni accumulati su questa terra ha dato tanto in braccia e cuore per ricostruire una nazione disorientata dalla guerra,creare un futuro libero e migliore per se, la famiglia la comunità, lasciare un esempio costruttivo a tutte le generazioni. Malgrado ciò, laddove brillano le stelle-mamme, per mediazione dell”inaccessibile mistero Divino brilla anche una enorme stella-mamma piena di sfolgorante Grazia consolatrice. Una Mamma senza tempo che son sicura che almeno Lei,eletta Madre Celeste, priva di cinismo selvaggio, diatribe quanto mai zoticone che deprivano di valore un essere in base agli anni terrestri, ha accolto con tutti gli onori le mamme vittime del “mostro”, e ha accarezzato con illimitata dolce tenerezza ogni ruga, ogni cuore arrivato su, su su fra le stelle in grandissimo abbandono affettivo da farlo risplendere intensamente da poter continuare a far luce al cammino di ogni amato, da così pian piano lenire lo sconforto e togliere da mente e vista il crudele drammatico distacco, dovuto al “mostro”covid-19” e in parte anche delle miserrime stime dei bollettini, nonché cretinismo di una logica ripetitiva rassicurante l’opinione comune instillando l’idea che solo avere tanti anni è sinonimo di aggressione fatale dell’invisibile mostriciattolo covid, per il resto della popolazione basta star in casa a ballare, cantare, fare un po’ di ginnastica e tutto procede al solito. Gente che come Maria, la Madre celeste che ama ed ha considerazione e rispetto di ogni essere che popola questo pianeta. Grazie MADRE divina di aver ridato dignità alle tantissime mamme arrivate su, in luoghi di bellezza amena e armonia di spirito. Grazie mamma per avermi insegnato ad andare oltre il supporre che se il fato si porta via una mamma anziana, il dramma è quasi inesistente o vale meno di un altro.

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Un saluto a tutte le mamme del mondo e un abbraccio a tutti i figli che hanno una mamma-stella!

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I due raggi fonte di “grazie”.

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I due raggi fonte inesauribile di benefici e rifugio a cui tutto il genere umano può attingere sono l’irraggiamento del cuore “Divino di Gesù ” a misericordia dei problemi terreni che assillano, affliggono o pericolano il vivere quotidiano di uno o più. Lo ha detto Gesù stesso : “riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia ma anche benefici terreni, sia alle singole persone sia ad intere comunità”. Dunque una fonte Divina di perenne conforto morale e di generoso aiuto esistenziale per chiunque vi si accosti. Ma da che deriva tanta generosa profusione di grazie a un popolo o a ognuno che transita su questo pianeta in caso di necessità? Beh, come ha spiegato Gesù a suor Faustina Kowalska, la mistica polacca a cui apparve e alla quale diede istruzioni per l’immagine iconografica : “entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia misericordia, quando sulla croce il cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia”. Quindi, benefici perchè “irradiati ” dal cuore di Gesù. Dal cuore dell’”Uomo” ingiuriato, condannato, crocifisso e agonizzante trafitto da una lancia. Quel Gesù che scientemente si è fatto crocifiggere per amore all’umanità. Amore all’umanità talmente grande che a un gesto di sfregio umano dal suo cuore trafitto che fa.. fa che al posto dell’odio e del risentimento mette l’amore e la comprensione e fa uscire “due raggi” per offrirgli una meravigliosa opportunità di ricevere un “mare” di grazie, di abbondanti elargizioni gratuite.

Ma per qual ragione da quei due raggi possono sgorgare un “ mare” di grazie, di doni per chiunque voglia attingervi?

La ragione, L’Ha specificata Cristo stesso, ed è: “il raggio pallido rappresenta l’acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il sangue che è la vita delle anime”.

Dunque perchè sono sangue e acqua che zampillano dal Suo corpo martoriato. Acqua e sangue che diventano prodigiose fonti di infinita Divina clemenza e vita per l’uomo, se lo vuole.

Proprio così!

Ma, come ha detto il papa santo, Giovanni Paolo II, il 30 aprile del 2000, giorno in cui esaudì la richiesta fatta da Gesù alla mistica Suora che la domenica successiva a quella della Resurrezione fosse “la festa della Divina misericordia” e che il pontefice stabilì, i due raggi, uno rosso e uno bianco, sono fonte di grazie e vita anche per altre ragioni. Ovvero in quanto :

il raggio bianco, è il simbolo dei sacramenti del battesimo e della penitenza che purificano, che giustificano le anime”; e “ricorda anche il dono dello Spirito Santo” il cui emblema biblico è proprio l’acqua.

Il raggio rosso, invece, “è il simbolo dell’Eucarestia”, “evoca il sacrificio della croce e il dono eucaristico”. Inoltre “i due raggi”, sangue e acqua, rappresentano “la chiesa, nata dal cuore trafitto di Cristo”.

Al che i due raggi misericordiosi potrebbero definirsi attivi solo per i credenti cristiani. Non è così.

Gesù, il figlio divino fatto uomo, incarnato e immolato a riscatto, offre sangue e acqua sgorgati dal suo corpo a tutto il genere umano, a chiunque singolarmente o insieme ha bisogno di Misericordia, di Grazia soprannaturale per appianare una necessità, fisica, spirituale, catastrofica a se, una comunità, un popolo.

E, in questo momento storico così tragico, in cui si potrebbe dire con Lui “…le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa passione…” quei due raggi, uno rosso rubino e l’altro trasparente e limpido, son preziosi flussi di clemenza da cui ricevere ciò che rincuora, solleva, dona speranza certa di aiuto concreto a un dramma terribbile. Speranza certa perchè quei due raggi che erompono dal cuore, fatti di sangue e acqua, come Ha detto il Figlio del riscatto a suor Faustina, sono ”… i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto. ”. Sono una indiscutibile sorgente a cui senza timore e con fiducia, singoli e popoli, possono attingere e aldilà di un credo ottenere la grazia a questa terribile pandemia da coronavirus che affligge, tormenta e spaventa in ogni secondo del giorno .

Quindi, vabbè cantare, suonare farsi coraggio con #celafaremo, stare alla larga dagli altri e raccomandare #lavatipuliscistaiacasa, bensì, perché non anco guardare a quei due raggi, rosso e chiaro, e confidare in quel Divino amore misericordioso offerto con tanta generosità a chiunque e per qualunque problema l’attanaglia? Tanto più se Lui ha affermato: “Chi confida nella Mia Misericordia non perirà, poiché tutti i suoi problemi sono Miei ed i nemici s’infrangeranno ai piedi del Mio sgabello”. Poi, sta ad ognuno accogliere la Sua offerta!

Perché non farlo? Fra tante terapie adottate e che circolano senza che ognuna goda di pareri univoci e sia garanzia di certa efficacia…provare anche questa ” medicina” mica può nuocere…anzi…

Forse perché Ha anche precisato : “Desidero darMi alle anime e riempirle del Mio amore, ma sono poche le anime che vogliono accettare tutte le grazie che il Mio amore ha loro destinato. La Mia grazia non va perduta; se l’anima alla quale è destinata non l’accetta, la prende un’altra anima”.

Chiaramente per ogni anima intende ogni persona che accetta o no il Suo aiuto…beh…ovvio no il perchè una persona si perde i doni e un’altra li riceve.. se li perde l’uomo profittatore delle cose terrene e vacue, agguerrito a procacciarsi egoisticamente il pro e non sa comprendere la grandezza della gratuità, del donare altruistico, il concedere per amore dell’essere senza distinguo. é Il troppo attaccamento materiale che gli impedisce di afferrare la consistenza che viene dall’incorporeo e del “dono gratis” per cui scarta a priori, però chissà perchè quando non riesce ad avere quel che brama si ricorda del soprannaturale ed è pure capace di “incolparlo” dei suoi demeriti.

cuore

Un saluto speciale a tutti e…come ricorda papa Francesco I:

“Pietà e tenerezza è il Signore, il quale per il grande amore con il quale ci ha amati, ci ha donato con indicibile bontà il suo unico Figlio, nostro Redentore,…”

Ergo, a buon intenditor…

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Sulle Strade di Gesù e di Maria

Nazareth:

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La città dell’annuncio. La città di Maria.

La città del disegno Divino ignoto al misero pellegrino

nella luce d’un cielo intenso turchino

nel pietroso arroccarsi di muri biancastri

schiude orizzonti a ogni cammino.

Non unitario. Non arruffone.

Preciso e chiaro per ogni diverso pellegrino

giunto fin qui da chissà dove, spinto da chissà quale motivazione.

Facce colorate incrocio, sorrisi, curiosità,  sfioro

vedo, ascolto, osservo, nella mente immagazzino.

Contorni colorati  avvolgono, flash fruscii, sussurri arrancano

lingue imparlate dolcemente scivolano, 

aromi forti confondono, pensieri s’accavallano

sembra percepire ogni pensiero del viadante vicino

 l’intento intimo di ciascuno  peregrino

conoscere il perché di ogni singolo cammino.

Osservo , riosservo, penso…

penso al motivato del cammino, del mio e di quello del mio vicino

Anelito? Convinzione? Speranza? Cercare? Trovare? Capire?

Forse tutti e nessuno, solo stranezza di un momento critico,

o forse intima necessità di certezza.

Ed è allor che ti avverto Maria

silenziosa cogliere in ogni sguardo l’implorativo

comprendere ogni sospiro..

sollevare il peso incognito d’un perplesso …

sfiorar la gota di un triste animo vecchio,

soccorrere l’arsura di sapere, far catturare il mistero

a ciascun ramingo spirito modesto.

Perché ti avverto Maria, su questa striscia di terra sassosa,

gremita di volti in attesa di riprendere il cammino

nella terra messaggera del tuo Figlio Divino

andare su e giù sotto un cielo limpido turchino

come una qualsiasi fanciulla felice,

felice d’esser utile, non lo so.

Capto solo che ci Sei carica di spirito trascente

da riempire cuori e menti di tutte le genti. 

Ci sei Maria a far luce al cammino errante di noi gente d’ogni etnia

giunta fin qui da chissà dove spinta da chissà quale motivazione

unita dal ripercorrere su questa Santa Terra

i passi del mistero dell’Eterno,  di Tuo Figlio,

chi per scoprirlo, chi per comprenderlo,

chi per accertarsi o palesemente negarlo.

Sotto questo sole che par rendere alla vista

tutto uniforme mi par capire poco conta l’intento

positivo o negativo

l’essenziale per ciascun itinerante è percorrere questa antica Terra

andare…andare con spirito leggero e memoria aperta

per fecondare nell’animo la gioia di essere… 

essere fardello di amore, verità e storia.

bydif

p. nazaret

 

Dal diario:

L’arrivo a Nazareth : sensazione stupenda… incredibile essere qui . incredula..mi do un pizzicotto..non sogno…confusione… risate..passi…rumori..ascensori…silenzio. Notte. Dal balcone. Respiro gli aromi che m’arrivano dal giardino sottostante. guardo all’orizzonte… il cielo ha un chiarore che sprofonda a valle, scruto il panorama, è difficile distinguere le case arroccate, le luci brillano e il pensiero corre…corre fin su …vaga sulle stradine… è come veder scorrere la storia al contrario..è come trovarsi a contatto con una realtà che ti è sempre stata presente nello spirito ma non la percepivi con gli occhi…… un lampo illumina il cipresso snello che mi sta di fronte…sento degli spari… vengono dal buio delle colline…ho un attimo di  interrogativo…Un venticello mi sfiora. È una carezza… grazie mio Dio …grazie avermi permesso di venire a transitare sulle tue vie, ripercorrere i  passi del mistero..oh.. una stella vicina alla luna brilla…abbandonarsi al profumo della tua terra è inebriante…gioia immensa sarà…su queste strade incontrarti…

#Andra’ tutto bene

andrà

“Andrà tutto bene” è il mantra psicologico esorcizzante che da balconi, bocche social veicola da nord a sud la speranza. Invita grandi e piccoli a non perdersi d’animo, a non cedere alla paura di questi momenti tremendamente incerti, angosciosi e tragici, dovuti a un nemico tanto invisibile, lesto e implacabile nell’insinuarsi e diffondersi quanto critico, penoso, duro da combattere e sconfiggere al punto da sconvolgere e travolgere la collettività in un marasma paralizzante la libertà individuale. Nonchè sbalestrare profondamente tutto il sistema istituzionale, sociale, politico, economico nazionale e mondiale per far fronte all’emergenza sanitaria infettiva, eccezionalmente virulenta nell’espansione da coinvolgere l’intero pianeta. Beh che ci crediate e no #“Andrà tutto bene” non è un espressione nuova venuta da una “genialata”casuale ma “vecchia” di secoli, risale al XIV sec. ed a pronunciarla per primo è stato Gesù. Si, proprio Gesù : “All shall be well”, “Tout ira bien”,”Tutto andrà bene”, disse in una visione alla mistica inglese, Giuliana di Norwich, vissuta tra il XIV e il XV sec., gravemente malata e convinta di non farcela a superare il pericolo della malattia. Con quell’ “Andrà tutto bene”, Gesù, il Divino Amore, Le voleva comunicare con tenerezza di stare tranquilla, avere fiducia, coraggio e speranza che alla fine la guarigione sarebbe arrivata . E arrivò, la mistica guarì e in seguito riporrtò tutto ciò che aveva visto e udito nel libro “Rivelazioni dell’Amore Divino”. Ebbene, sapere che ” Andrà tutto bene” scritta nei modi più vari, espressa in tante forme disparate, espressa in arcobaleni colorati che oggi campeggia ovunque, è stata pronunciata proprio da Gesù, infonde un intenso senso di poterci credere che questi momenti terribili che attanagliano mente e animi passeranno. Tuttavia,questo strano” ritorno” di “All shall be well”, ” Andrà tutto bene” che appare dappertutto e in un qualche modo unisce  in me da un lato suscita un forte sentimento di fiducia, da un altro solleva un inquietudine interiore, come se il suo emergere con tanta prepotente visibilità fosse una provocazione. Un pungolo all’umanità che popola la terra a “credere” che anche dal male si trae un bene. Perchè? Perchè anche se chi ha fede non dubita mai dell’amore misericordioso di Cristo che ha vinto la morte ed è Risorto ed è consapevole che nei misteriosi disegni Divini, come disse San Paolo “tutto concorre al bene”, talvolta, in situazioni critiche si lascia andare all’andazzo comune dello sconforto, perde la speranza o peggio soccombe completamente al “delirio” che il credere è una irrazionale sciagura per l’umano.

Un fatto è certo, la frase pronunciata da Gesù ” “All shall be well”, collima con la situazione attuale anche se purtroppo c’è da rincuorare tanti esseri umani a sperare, ad aver “fede” che c’è una fine al “tunnel” buio della pena e che prima o poi, come insegna la storia, questo brutto periodo passerà seppure non senza prima aver lasciato una lunga scia nera nel mondo. Passerà e… Alcuni riprenderanno la corsa del vivere come se nulla fosse avvenuto, altri si rallegreranno di averci tratto profitto, a talaltri il pericolo corso farà ritrovare il senso vivo e vero del dono della vita. In molti racconteranno l’angoscia, l’eroismo di medici e infermieri, la stoltezza decisionale, l’ossessività informativa, la solidarietà, le lacrime versate, le preghiere elevate, la solitudine, la mancanza di poter correre nei prati, abbracciarsi, baciarsi, sognare l’avvenire, fare le cose di sempre. Qualcuno dirà che ha scoperto la fragilità dell’effimero, qualcun altro la fortezza di saper resistere all’incubo pressante della paura.  Altri invece diranno come scrisse Giuliana di Norwich : “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene…”

Comunque, # Andrà tutto bene! Ma alla fine di tutto  indubbiamente nella sua tragica realtà la pandemia avrà anche cambiato tante vite e tante sorti umane e costretto ad ogni livello a riconsiderare l’andazzo umano. Il che può essere un “bene” … Per ora…

# ” andrà tutto bene” è il tam tam arcano che unisce l’umanità al tempo del coronavirus.

bydif

giuliana di norwich facciata cattedrale

….per la cronaca: le visioni di Gesù  alla mistica Giuliana di Norwich durarono solo per tutto il periodo della malattia. Di lei si sa poco, neppure il suo nome completo, ma fu la prima donna  di un epoca  inusuale per le donne esprimersi in campo letterario  a scrivere in inglese da guadagnare  la nomea di “madre della prosa inglese”. Una statua della la mistica che visse tra il 1342 al 1430 circa si può ammirare sulla facciata della Cattedrale anglicana della città. Benedetto XVI le dedicò l’intera udienza generale del 1° dicembre 2010, mentre  papa Francesco  durante l’udienza generale del 23 marzo 2016, dedicata al Triduo Pasquale. la ricordò dicendo “ha descritto, con linguaggio semplice, ma profondo ed intenso il senso dell’amore misericordioso”….

mille parole da dire

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mille parole da dire

nessuna vuole uscire 

come avesse timore

che al comparire fosse violata

male interpretata

stuprata nell’essenza divina

scaraventata nel precipizio

del rinnego ottuso

dell’odio violento

di un mondo rabbioso

all’amore incondizionato

mille parole da dire

nessuna ha il coraggio di uscire

si crogiola nell’abulia

nella gabbia smemorata

inneggiante l’ impersonale

come fosse un beverone

di felicità assicurata

mille parole da dire

nessuna vuole uscire

per paura d’esser strappata

dalle mura sicure di casa

approdare a un mondo di spavento

sbeffeggio insulto malvagio

generato antidoto universale laico

all’inarrivabile sentimento sacro

mille parole da dire

per riserbo o vigliaccheria

nessuna vuole uscire

esprimere l’intimo convinto

rimane piombata

dalla insidia spietata

dell’ esterno giudizio

all’amore mistico

mille parole da dire

nessuna ha più la forza di uscire

rivelare alla luce del sole

le spirituali intense emozioni 

24 sole in mano

e.r.

Felice domenica!

bydif

I miei sconfini

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Spesso la mia mente e il mio corpo imprevedibilmente  sconfinano per cercare risposte diverse a realtà e fatti quotidiani. E’ come se si trasferissero per  sfrondarsi da orpelli riduttivi alla libertà di pensiero, purificarsi da tutti quegli attaccamenti feticci e obsoleti che, per timore o ipocrita convenienza,  impediscono di esprimere opinioni  in completa assenza di pregiudizi,  vivere la corporalità per come si è e non per come  si dovrebbe essere in base a una logica classificatrice. Una dislocazione in cui ragione e fisicità  entrano in quegli spazi  dove si può meditare,  rielaborare il sentito-veduto-vissuto da angolazioni libere e inusitate che non esulano la concretezza ma la rendono vergine, priva di considerazioni condizionate da logiche altrui. Ovvero ciò che vogliono esprimere sia frutto di opinioni libere e ciò che vogliano provare sia integramente parte dell’essere. Non so ben spiegare  quale meccanismo  provoca questo mio sconfinare, so  che avviene in quanto insito nella mia natura e ogni volta che succede mi rigenera in tutto e per tutto. In fondo non mi interessa spiegarmelo o spiegarlo, mi interessa viverlo. Perché? Perché le risposte che trovo alle mie perplessità, sono quelle che provengono  nell’analizzare la realtà che mi circonda senza influenze.  Sono la possibilità di constatare che esistono angolazioni diverse per viverla. Talvolta sono semplicemente intuizioni che mi offrono l’opportunità di scoprire e entrare in diretto contatto con quello che comunemente si ritiene una fola inventata o inverosimile. Altre sono un vantaggio per glissare ogni forma  di imbrigliamento,  un quid che  impedisce di  rimanere schiacciati da una massificazione ovvia nella quale chi non pensa, dice, agisce  nello schema codificato è escluso con bombarde di ragioni che nulla hanno a che vedere con la ragione stessa, solo con i paletti dell ‘accomodato sistema del potere.  Non temo i  miei sconfinamenti mentali  o corporali,  vero che ogni volta mi stupisco però mai li evito perchè ci ricavo  un utile enorme. Cioè? Quello di non aver paura degli ossificati! 

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Brrr… che Dio mi scampi sempre da loro!

bydif

Santa Bibiana

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A Santa Bibiana o Viviana che in codice popolare è simbolismo di vivere e saper sopravvivere con vivezza, dalle mie parti, è ancora radicata consuetudine trarre conclusioni sul tempo che farà. L’abitudine mi è rimasta e stamani uscendo quando ho constatato che pioveva mi è venuto spontaneo esclamare: ahia ce semo, mo sta pioggia ce toccherà sorbilla per un bel po’!

Eh si, perché il detto popolare arcinoto presagia: “se te piove pe’ santa Bibiana, mettete lo core in pace che te addevì sorbì pe’ 40 dì e na settimana. Se te arribelli te arrovescia li ombrelli e se po’ acchiami li tu parenti te allunga di 20 giorni li tempi” La rima di questo proverbio, come in altri, in parte, deriva dall’usanza di prendere i primi giorni del mese – es. 2 dicembre – a pronostico del futuro stagionale, in parte dal numero 40 legato a riti dell’acqua o a periodi di pioggia, tipo il diluvio universalePiovve sopra la terra per quaranta dì e quaranta notti”

Speriamo che il proverbio ambasciatore del tempo si sbagli. In ogni caso me ne guardo di contestà il presagio di santa Bibiana e di invità i parenti non ci penso proprio. La pioggia, in questa come in tante altre parti del paese, ha già fatto tanti danni e se perdura per 40 dì…con frane e piena sul territorio sarà già lotta dura…con altri 20 giorni…non ci voglio pensà perché per il paese sarebbe una completa sciagura. Vero che spesso motti e proverbi della tradizione popolare risultano assai fedeli a quanto annunciano di brutto o bello, tuttavia io confido sempre nei Santi, a volte dietro l’espressione proverbiale c’è sempre un indicazione che se succede non succede per niente.

Qui, al momento non piove più. Sembra spunti il sole beh… Pioggia si, pioggia no Buon giorno di Santa Bibiana!  E non scordatevi con Bibiana “scarpe di ferro e calze di lana”!

bydif
santa bibiana del berniniChi era santa Bibiana? Secondo la narrazione più o meno attendibile una giovane nobile romana, vissuta ai tempi dell’impero, prima di Costantino e poi di Giuliano l’apostata il quale ripristinò le persecuzioni che Costantino aveva abolito, che all’età di 15 fu martirizzata a causa della sua fede cristiana per comando del governatore persecutore Apronio. Si racconta che tutta la sua famiglia fu sterminata perché aderente alla fede di Cristo. Prima trucidarono il padre Flaviano, poi decapitarono la madre Dafrosa e si impossessarono di tutti i beni, poi cercarono con ogni mezzo di costringere le figlie Demetria e Bibiana a ripudiare la fede in Cristo. Le fanciulle resistettero come poterono però Demetria non sopravvisse alle dure torture e così Bibiana fu l’ultima a perire bensì non prima di aver subito ogni tipo di angheria. In effetti, rimasta sola, la giovanissima vergine venne circuita con ogni lusinga ad abbracciare il lusso e la mondanità, Lei ben salda nella sua fede non si arrese , cosicché vista la fermezza a rimanere fedele cristiana e a mantenere intatta la sua virtù per ritorsione venne legata a un palo e piombata, cioè flagellata senza pietà con fasci di verghe e pallini di piombo. Dopo quattro giorni di flagelli la giovane spirò. Per oltraggio ulteriore a tanta fermezza e resistenza, Apronio ordinò di buttare il corpo della fanciulla  in una fossa per farlo dilaniare dai cani randagi, ma quelli non violarono il corpo della giovinetta, anzi, in base alla tradizione, lo vegliarono come a proteggerlo da chiunque volesse ancora sfregiarlo e uno di loro segnalò dove trovarlo. Ciò fu ritenuto un grande  segno di rispetto alla sacralità della martire in chi credeva e  lasciò a bocca aperta i torturatori e tutto il popolo romano. ll corpo di Bibiana fu raccolto da un diacono e  sepolto nel vecchio palazzo di famiglia. In seguito venne portato, nella basilica, eretta a Roma in suo onore sull’Esquilino, poi rifatta nel 1626 dal Bernini.

Una santa semplice dal cuore limpido, innocente tanto che nell’iconografia usuale la sua anima esce dal corpo e vola dritta in cielo sotto forma di colomba. Amata dalla gente semplice, gente contadina dai gesti genuini ma capace di guardare al cielo, immaginare storie leggendarie e affidare a chi avvertiva simile presagi di vita legata al mondo agreste. Il culto a santa Bibiana si diffuse da subito e tradizionalmente fu eletta tutrice delle porte dell’inverno contro i danni del freddo e di ogni malanno cagionato da freddo e intemperie. A mano a mano che finirono le persecuzioni ai cristiani si propagò in varie parti d’Europa e numerose furono le chiese a lei dedicate. Sembra che la data del 2 dicembre sia dovuta alla venerazione della gente al giorno della sua morte. Patrona di Siviglia, Bibiana è la protettrice delle malattie mentali, di chi soffre di crisi epilettiche, di angoscia, subisce stati di oppressione psicologica o di stregoneria, e anche dei beoni. A Roma, popolarmente si ritiene che l’erba “l’erba di santa Bibiana” o canapa acquatica, poiché cresce in ogni stagione vicino alla basilica della santa cura ogni sorta di malanni, inoltre, dato che col fusto si usava fare uno spago è credenza che fosse stato usato per legare Gesù alla croce ed è detta anche erba della santa fune. Oltre a ciò la colonna a cui Bibiana era stata legata e crudelmente martirizzata, ancora presente, sia prodigiosa. Un tempo era pratica comune del popolo grattarla per ricavare polvere da sciogliere nell’acqua e berla per essere miracolati o liberati da sortilegi e ferocia.

Germinazione

germ

Canta il mio cuore

Nella solitudine

Dell’ignoto domani.

Canta

La gioia schiusa

Di palpiti frementi.

Canta

Euforico di germinare

Senza domande

al Foresto destino

Un seme vitale

Canta

l’Esaltante germoglio

guizzante in grembo

Prepotente e vivo

Canta

lo scorrere del tempo

il martellio di una vita fetale

la simbiosi di un cuoricino

Canta

Affascinato dal battito

sfrighettante

Come acqua di torrente alpino.

la gaiezza d’ un cinguettio

Vagito

Di sole infocato

Gemma

Di amore appassionato.

E’

Bello

Sentirlo cantare

alla nuova vita

cuore

e.r. 1971

A max: il mio cuore canta ancora felice di averti vicino!