Chi c’è nella grotta

Aldilà della fede che ti anima trovarsi davanti alla grotta di Lourdes e scrutare gli occhi dei pellegrini che col rosario in mano, a tutte le ore del giorno e della notte, col sole, il vento o la pioggia battente, se ne stanno li, per ore, e ore, a fissare quella bianca statua di Madonna nell’incavo, è un esperienza che spiritualmente coinvolge e allo stesso tempo, almeno a me, pone mille interrogativi. Sensibilizza perché avverti che quel popolo che prega in varie lingue non è li per caso. È li per decisione che varia da persona a persona. In molti trapela un esserci per una tenue speranza. In altri per un totale affrancamento. In certi altri per una richiesta precisa. In taluni per sbrogliare un ammasso di sconcerti intimi. In alcuni per una sorta di ringraziamento.

Pone mille interrogativi perché in nessuno filtra un disinteresse o un minimo distacco mentale da quella bianca immagine. Ognuno, con gli occhi fissi o col capo chino, se ne sta li cerebralmente sintonizzato su quella statua di donna ieratica e non si scollega nemmeno se diluvia ma sgrana il rosario come se fiammeggiasse il sole. Ti domandi e ridomandi: come è possibile che nessuno palesa una reazione di disagio neanche se inzuppato da testa a piè? Non ha senso logico. Se li guardi però…

Se li guardi, in quei pellegrini abbrividiti da pioggia e freddo o abbrunati da sole e calura, da parerti sagome lignee incollate a panche o selciato, la risposta a una illogica l’afferri all’istante. È scritta a caratteri cubitali sui loro volti: attesa. In ogni immagine umana, giovane, meno giovane, libera o impedita, è la parolina magica che li rende inalterabili alla condizione climatica. Aspettativa di che? Beh, è scontato, di quel qualcosa impossibile all’umano! Si, ognuno da quella bianca immagine di Donna Divina stoicamente si attende un atto straordinario di sgravio, una “guarigione” del dilemma che li tempesta nel fisico o nello spirito.

Il singolare che stupisce e allocca il pensiero realista è che nei volti non filtra Illusione, ma certezza. Una assoluta sicurezza di essere, da quella immagine statica di Madonna, ascoltati, compresi, esauditi in qualsiasi ragione li cruccia e per la quale son li, fissi e irreagenti a qualunque deconcentrazione.

Fa invidia l’aggrappamento totale a simile convinzione. In specie se hai la consapevolezza d’esser incapace di sperimentare un analogo stoicismo per inseguire un qualcosa di ipotetico. Benché…

Benché se a Lourdes mi ha suscitato sbalordimento constatare come ogni pellegrino, quando si scollega da quell’immagine, ha il volto radioso, pacificato e soddisfatto come quello di chi ha ottenuto tutto ciò che a quella immagine ha implorato, il frastornamento, che mi ha invaso, dopo lo scattare foto a quella Bianca immagine, nel guardarle dovermi domandare: chi c’è in quella grotta oltre la Vergine immacolata, è stato inceppante d’ogni altra emozione o turbamento provato in quel via vai di volti giunti a Lourdes dai luoghi più sperduti del pianeta.

Ogni tanto guardo quelle foto. In particolare le  due che posto.

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Ogni volta cerco di afferrare il perché a distanza di un minuto le immagini son tanto diverse e in una mi par vedere, alla sinistra di Maria, una specie di vermiciattolo beffardo.

Purtroppo non arrivo mai a una deduzione certa.

Nel guardarle e riguardarle il dubbio rimane e la domanda che mi impella è sempre la stessa: nella grotta, c’è o non c’è un intruso?

Boh! Arriverò mai a comprendere e… se c’è, perché c’è?

Se non avessi scattato io le foto… direi che son frutto di un pazzoide burlone.

 

In attesa di risolvere il mio etereo rebus visivo a tutti un concreto augurio di felice weekhend

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Simbiosi

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I legami d’amore e d’amicizia profondi  sono una perfetta simbiosi come  l’incontro fra quest’ape e la margherita. Rimangono  indistruttibili quando si alimentano vicendevolmente, non prevale, in uno dei due, egoismo e possessività  e per dirla con Karhil Gibran:
“nel piacere si distingue ciò che è bene da ciò che non è bene “
 “Basta girovagare  fra i campi e i giardini e si impara che è piacere dell’ape raccogliere miele dai fiori, ma è anche piacere del fiore cedere miele all’ape. Per l’ape infatti il fiore è fontana di vita, e per il fiore l’ape è messaggero d’amore, e per entrambi, ape e fiore, dare e ricevere è piacere e necessità ed estasi. Siate nei vostri piaceri come i fiori e le api. “
 
La bellissima foto è un connubio delicato e al tempo stesso appassionato tra due nature diverse, una vegetale e una animale.  Osservandola mi emoziona per la  complicità che trasmette.   Mi  fa riflettere  quanto sia  semplice per questi due “esseri” intendersi e   scambiarsi un reciproco favore, senza perdere leggerezza e armonia; quanto invece fra esseri umani è complicato, pesante  ed a volte impossibile intendersi, collaborare  e scambiarsi un minimo di favore!
E’stata scattata ed appartiene a Gegè

Qua e la

Galleria

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volta… L’innocenza pedalava lesta Improvvisa scorse la malizia La guardò soggiogata Sotto la volta sbiancata la bicicletta attese muta   Solare trai girasoli mi tuffa aspirai la solare energia l’humus della terra mia Mugghiarono i sentimenti infilando le verdi colline allacciarono il biondo fiume raccolti dal vento giocarono col pino del vigneto  a sera ubriachi di colore zufolarono la solata turbando … Continua a leggere

OMBRA

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Nel bagliore d’un sole

Un incontro casuale

Accende la fantasia

L’anima vibra

S’infiamma…  protende

Mistero e sogno

Frangon la via

Sapori e fulgori

Intreccian  sussurri

Chi sei tu?

Una scia

Chi son io?

Un ombra

 

 

Orchidee

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Oggi è un giorno speciale. Ovunque lo sguardo volgo, flessuose  orchidee occhieggian sbarazzine e…rispondono  al mio sorriso con un fruscio. Forse perchè compio gli anni vogliono circondarmi di affetto, oppure ricordarmi che la vita è preziosa e rara come loro. Un dilemma che mi rende leggera. Ho deciso. Mi merito una vacanza in un posto fantastico. La costa turchese  mi sembra adatta per farmi coccolare.

YEAHH!!!

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 –  MONACI –                                    –  LES DEMOISELLES –
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Particolare affresco MASACCIO- Le capacità ritrattistiche dell’artista toccano il massimo-

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Les Demoiselles d’Avignon – Opera del periodo cubista di Picasso rimasta incompiuta

BROCCHE E CICLONE

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Qualche giorno fa, al mio paesello, è passato  un ciclone che ha fatto un po’ di cocci. Come succede spesso, le brocche che avevamo messo in bella mostra per abbellir le nostre variopinte aiuole non hanno subito  gli stessi  danni. Quelle messe ai cantucci, dipinte di  rosso, nero e ocra   la furia turbinosa, chissà perchè, le ha ridotte in polvere. I proprietari poverini  son costretti a ricomprarne una nuova di zecca per non  ammattirsi una vita a riappiccicar le briciole. Riunitisi han deciso di andare insieme  ad acquistarle. Tirando sul  prezzo senza irritare  il mercante pensano di concludere  un bell’affare portandosi a casa  un’anfora vistosa da far invidia ai vicini. Le brocche smaltate d’azzurrino c’abbelliscono la villa più grande del paese, il ciclone le ha sfiorate  sbeccando solo  il beccuccio. Una vera fortuna. Il proprietario con poco mastice può riappiccicarle e con un  destro ritocchino  farle sembrare appena sfornate evitando il pericolo d’ustioni cui va soggetto il terracottaio quando dimentica le presine o si distrae guardando le mosche che ronzano. Ad una  cinquantina di  brocche poste sul piazzale d’una spa multicolore,  orgoglio dei soci, il ciclone gli ha dato una bella zaffata. Metà  le ha sbriciolate, l’altra metà le ha crepate. Per gli azionisti un vero colpo. Adesso  il loro destino è un’incognita legata  ad un  restaura brocche volubile che non si pronuncia se accetta o no l’incarico. I malcapitati han perso il sonno, temono che se quello ci mette secoli a decidere le anforette diventan cimeli per pochi estimatori. Infine per  altri il ciclone è stato un dono della provvidenza, non solo non  gli ha rotto le brocche, addirittura le ha  riempite  di foglietti gratta e vinci dei due  tabaccai della piazza. I proprietari girano per il paesello sventagliandoli  come  un tesoro sottratto  ai corsari. Han  deciso di metter le brocche  all’asta per comprarsi morbide chauffeuse per metterci le chiappe affaticate dalla contesa.

 I compaesani che si dilettano di meteorologia però han detto  di non stare tranquilli, le nostre anfore sono ancora in pericolo. La coda del ciclone  fra qualche giorno scaricherà la sua furia e gli effetti non sono prevedibili tanto che l’han soprannominata refeballottadeum.  Chi vuole salvare le  brocche rimaste  in ballo deve agire in fretta. Ci han suggerito di prendere delle precauzioni, ossia  impacchettarle, porle  in solide casse  e andare a goderci il sole al mare. Quelli   costretti  a stare a casa per impegni inderogabili almeno  mettano le preziose anfore in  cantina dove la furia del tifone  non arriva riducendole  un mucchietto di rossa terracotta. A me son sembrati esagerati perciò non ho deciso quale opzione scegliere, sicuramente deciderò in base all’umore. Se la brocca si rompe  mica è la fine del mondo … magari è l’occasione per comprarne un’altra d’un colore che si adatta meglio ai fiori del mio giardino, così la mia vicina russa la smetterà di dirmi che quella che ho a lei non piace.