FLAVIA E ROBERTA

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” 2 RAGAZZE, 2 AMICHE, 2 PUGLIESI, 2 ITALIANE, UNA STORICA IMPRESA. Flavia e Roberta ci hanno fatto vivere un sogno, regalato una emozione agonistica unica e forse irripetibile. Chi mai avrebbe pensato che fossero le due amiche pugliesi a disputarsi il grande slam? Credo nessunissimo. Al massimo qualche tifoso dell’una o dell’altra ci sperava di veder la sua prediletta in finale! Invece A Flushing Medows, una di fronte all’altra, come un tempo lontanissimo c’erano loro, proprio loro, Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Allora, a nove anni, si guardarono negli occhi con la determinazione dell’atleta agli esordi che non vuol perdere e la consapevolezza che vittoria e sconfitta erano le lunghe strade da percorrere. Oggi, trentenni, si guardavano negli occhi con la stessa se non ancor più determinazione dello sportivo che non ci sta a perdere e la consapevolezza che le lunghe vie percorse le aveva portate sul tetto del mondo, ma anche l’emozione delle amiche vere con la percezione che la vittoria coronava la propria carriera a danno dell’altra. Come nelle favole più belle, poco importa chi delle 2 nella finale degli US OPEN a New York si è presa la corona da regina e chi è rimasta principessa. ENTRAMBE NEL DIARIO DELLA VITA POSSONO SCRIVERE BRAVE, BRAVISSIME. Per arrivare lì hanno faticato, sudato, lottato all’incredibile per superare mostri sacri del tennis, come Serena Williams, la numero uno del mondo, battuta da Roberta.Grazie ragazze dell’assolato sud. Grazie infinite . Una volta tanto l’Italia è finita in prima pagina, su tutti i notiziari e i media del mondo, per un fatto bellissimo, e non di fattacci. Grazie ancora, il vostro macth, imprevedibile e indiagnosticabile dai bookmacher, ha regalato a noi e al mondo l’ immagine di un Italia che sa stupire, essere protagonista, battersi con dignità, coraggio e capacità. La vostra impresa come ha detto il Presidente del Coni,G. Malagò, È una di quelle cose che fino a quando non le tocchi con mano sono un sogno”. Siamo fieri e orgogliosi di voi ragazze, non solo per il sogno trasformato in realtà, perché sappiamo che di Roberta e Flavia l’Italia ne ha tante, anche se non fanno notizia. Il derby BrindisiTaranto o Flavia-Roberta, all’Arthur Ashe Stadium di Flashing Medows nel Queens, sabato 12 settembre rimarrà nellamemoria di tanti, non solo Italiani, perché BRAVE LO ERAVATE MA ORA SIETE MITICHE!

bydif

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NE HO PIENE LE SCATOLE

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È vero, stavolta hanno esagerato. Quelle gigantografie con “Vittorio Casamonica re di Roma” “Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso” sono un po’ troppo osannanti e irriverenti per una chiesa, oltretutto intitolata a don Bosco che di umiltà lastricò la sua vita. Ma chiunque, almeno una volta, si è imbattuto in un funerale di una comunità cinti o rom non troverebbe nulla di cui scandalizzarsi, polemizzare, farci una interrogazione parlamentare, chiedere le dimissioni del sindaco, avere da ridire sul parroco, tirarci fuori ore di analisi sul perché e sul percome quel funerale è stato tanto eclatante. Men che meno troverebbe anomala la presenza dei vigili a regolare la viabilità. Pure al mio paesello dove al massimo si possono incrociare quattro gatti, 2 cani, e una decina tra auto e cristiani, per una questione di controllo e ordine pubblico, carabinieri e vigili son sempre presenti ai funerali. Figurarsi se potevano mancare a uno di Roma! Il caos avrebbe fatto imbestialire anche il morto. Che dire poi di corone di fiori a iosa, incensamenti al morto con frasi, macchinoni ultralussuosi, strade ricoperte di petali di rose e fiori, partecipazione in massa con banda d’accompagnamento che suona brani musicali insoliti se non che  sono la normalità per l’addio terreno a un qualsiasi componente del clan. Se poi il “caro” estinto ha un ruolo di capo, ha origini “nobili” o è semplicemente un membro che gode di “stima e rispetto” il tutto si tramuta in tripudio di sfoggio che a noi può sembrare kitsch e inopportuno ma a loro no. Questione di cultura, tradizioni, usi e costumi. Niente di atipico c’è nel funerale di Casamonica. Neppure la carrozza trainata da sei cavalli col nero pennacchio e bardature dorate, la rolls-royse, i suv o altre auto costose sono un mai visto. Fanno parte del rituale d’accompagnamento all’ultima dimora in cui tutto deve essere estremamente vistoso. Anzi faraonico. Giusto o sbagliato che sia è il loro modo. Cadere dalle nuvole o vederci altro in un funerale del genere vuol dire non conoscere affatto sinti o rom. Peggio,  appare un ipocrito strumentalizzare e alzare polveroni giganteschi su un fatto per alimentare odi etnici e deviare l’attenzione da fatti e responsabilità di ben altro calibro. Scommetto che se i parenti non avessero scelto la musica del padrino tutto il can can attorno a questo funerale non c’era. Se pensate che sono anch’io sinti o rom vi sbagliate di grosso. È che non vivo fuori del mondo ma vicino a un paese nel quale vi è sepolta una loro “regina” e spesso ci sono funerali simili. Se invece il discorso si allarga e scivola su un terreno diverso da quello di un funerale a un “caro estinto di etnia cinti o rom”, che ha fatto tanto notizia da finire sui media di tutto il mondo, allora tutto cambia. Tante sono le domande a cui dovrebbero rispondere quelli che oggi polemizzano, gridano vergogna, scaricano su un povero “diavolo” elicotterista gli eccessi, affermano che il funerale ha ferito Roma, la chiesa e gli italiani, rimpallano grottescamente i non sapevo.  Dovrebbero chiarire come mai si è giunti a metterci ancora una volta in ridicolo, a farci sembrare tutti mafiosi, conniventi di un sistema criminale, stupidi al punto tale da ignorare che dietro a qualsiasi funerale c’è una prassi farraginosa che è impossibile ignorare dove e come si svolge. Non fateci scompisciare dalle risate parlando ora di attività criminose, droga, riciclaggio, usura e chi ne ha più ne metta per criticare un funerale show imbarazzante, un po’ di dignità intellettuale farebbe dimenticare qualche “fuoruiscita grigia”. Seppoi dietro e dentro alla bara c’è cotanto, questo si che è atipico.. Surge un dubbio.  Come mai nessuno, prima della dipartita del Casamonica, ha curiosato o ha fatto la domandina semplice, semplice, alla Totò, a chi di dovere “ La sua vita si svolge tra casa e chiesa… E va be’, ma nel tragitto che cosa succede? Forse si evitava agli italiani una figuraccia di m…a! Cosa è successo di lecito o di illecito nel curriculum vitae del fu “Vittorio” io non lo so. Ma so che oggi è stata la “somma che fa il totale” ha farci ridicolizzare in prima pagina in tutto il mondo e resta difficile distinguere i marioli dalle mariolate. Come noto la stalla va chiusa prima. Di logica dopo è inutile. Sbraitare ai quattro venti colpe e sviste sa più di presa per i fondelli che di riparo al danno. Purtroppo Ognuno ha la faccia che ha. Ma qualche volta esagera.” Comunque sta la storia, almeno io, dtelenovelle insulse ne ho piene le scatole. Di quelle di e su Roma capitale poi….meglio sorvolare…magari in elicottero gettando petali….certe puzzette di bruciato... sembrerebbero olezzo…..ahahahah

 bye bye dif

SAN GIOVANNI BATTISTA:RITI E TRADIZIONI DI IERI E OGGI

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Si dice che il solstizio d’Estate rende  tutto  possibile. ma  solo San Giovanni Battista tutto rinnova, purifica e conferma. 

In tempi lontani i solstizi erano le porte per accedere a dimensioni ultraterrene e a loro guardia era posto Giano bifronte, colui che contemporaneamente vede nell’una e nell’altra dimensione passato e futuro. Nel corso del tempo, la tradizione pagana mescolandosi a quella cristiana, pur conservando l’antico valore di custodia delle porte- fra i due mondi, terreno e ultraterreno, ha sostituito Giano con i due Giovanni: il Battista nel solstizio estivo e l’Evangelista in quello invernale per cui le porte solstiziali di lithia, sole alla massima potenza, si aprono il 24 giugno, giorno della nascita liturgica di san Giovanni battista. Non a caso però. Secondo un’antica credenza molto radicata, anche nei paesi anglosassoni e celtici, è il giorno in cui il sole si sposa con la luna, ossia il fuoco con l’acqua, e nelle antiche celebrazioni di S. Giovanni il fuoco e l’acqua, falò e rugiada, sono i simboli più acclarati. L‘acqua che non bagna, la famosa guazza o rugiada, perché purifica ed eleva dona sapienza e fortuna, ai saggi potere materiale e spirituale; il fuoco perché non brucia i raccolti, ma riscalda, rinvigorisce, illumina le tenebre, incenerisce le negatività, dona abbondanza futura purificando la terra attraverso i tanti falò accesi nelle campagne che eliminano le scorie dannose del passato recente. Nella antichità i riti d’inizio estate erano considerati un momento di pienezza di vita, di rinnovamento delle energie, di tempo per liberarsi da paure, tristezze e dolori della vita. Con San Giovanni Battista il solstizio d’estate invece è tempo di purificazione e di rinnovamento del sé, cioè un rinnovato impegno a Dio e a noi stessi. In realtà sacro e profano si fondono e si confondono nelle tante credenze, ritualità, magie e superstizioni fiorite intorno al santo e al passaggio del sole dalla crescita alla decrescita, in tutto il mondo. Per i più il 24 giugno, da mezzanotte a mezzanotte è un giorno in cui tutto è possibile, l‘inverosimile può farsi realtà concreta e il verosimile può addivenire astrazione pura, come per esempio la leggenda che se si va in un bosco ricco di felci si può avere l’esclusivo piacere di veder sbocciare, su una felce maschio, un bianchissimo fiore che schiudendosi inonda di una luce purissima capace di fugare ogni sorta di male e stregoneria e donare ricchezza fortuna. O quella dei serpenti che si riuniscono e si trasformano in una grande palla sibilante e contorcente chiunque riesce a prenderla ottiene poteri magici. Tante le tradizioni e i riti in uso legati alle celebrazioni popolari in onore di  san Giovanni e al solstizio che rappresenta il Sole in tutta la sua gloria, passione e assicurazione del successo del raccolto. Per maghi e stregoni di ogni tempo la notte che precede la festa, ieri del sole oggi di san Giovanni, è considerata magica per eccellenza con tantissime storie di streghe, sabba orgiastici, riti a sfondo più o meno demoniaci e truculenti. Inoltre, porta con molti rituali legati alle fate che hanno influenzato popoli e tradizioni ma anche la letteratura, basta pensare a Shakespeare e al suo ” Sogno di una notte di Mezz’estate”.

Di seguito una breve panoramica di riti e usi più popolari legati al sole e al Santo :

– i falò la cui accensione serve a dare luce allo spirito depresso,saltandoli si ha fortuna, danzandovi intorno si allontanano gli spiriti malvagi; il “bagno” conla guazza come atto di purificazione e rinnovamento che richiama il battesimo hanno il posto d’onore.

-raccogliere fiori e erbe per ottenere l’ acqua profumata di san Giovanni che leviga e toglie impurità ma che in Spagna e altre parti le giovani donne sperano di divinare e scoprire il futuro amore.

– decorare con foglie di betulla, finocchietto selvatico, iperico e lillà bianco le porte delle case per proteggere da malattie .

– Cogliere le noci immature, sia per fare il nocino, il nocello, e il liquore detto schiara cervello”, sia come simbolo: da tenere in casa per rafforzare la fede in quanto la forma ovale del mallo indica spiritualità, e sia per richiamare il valore dell’uovo filosofico in cui si maturerà la pietra.

Legare a mazzetto 5 erbe: rose, iperico, verbena, ruta e trifoglio, per rinnovare e saldare i vincoli d’amore.

cogliere le “erbe” tra le tante usanze forse è la più popolare, in quanto le erbe e i fiori erano e sono il simbolo del potere guaritore del Sole che, a Litha, raggiunge il suo apice e comincia la seconda parte della sua iperbole ovvero la discesa. Cogliere le erbe significa anche “raccogliere la Luce e conservarla per affrontare l’oscurità che si appresta a tornare. Ma quali sono le “erbe” e come vanno raccolte? Per le quali non c’è limite, ovviamente quelle che hanno potere curativo per gli erboristi, magico per quelli che credono nei poteri soprannaturali. Nella cultura contadina e popolare la raccolta delle erbe,  seppure la scelta  varia da territorio a territorio, è la preferita. Per il come invece tradizionalmente la raccolta è importante e va fatta con abiti, utensili e gesti precisi. Tanto per dire: le erbe vanno colte con la mano sinistra,anche se nel canto scozzese per la Raccolta Sacra tratto dai Carmina Gadelica, con il quale i Druidi accompagnavano il rito, le indicazioni sono differenti, ovvero raccoglierle con la destra e riporle per conservarle con la sinistra. I contenitori, sia durante la raccolta, sia nell’essiccazione e conservazione, assolutamente non metallici, vimini e terracotta sono i preferibili, ma vanno bene anche sporte di tessuto. Mai recidere le erbe e i fiori con forbici o mezzi simili ma con le mani o un coltello di legno. Al momento della raccolta indossare una tunica,o un abito largo, in cotone o fibre naturali in colori chiari, meglio se bianca verde o arancio. Per precisare,la raccolta era ed è sacra, in quanto per i credenti rappresenta un momento di grande comunione con Dio e per i laici erboristi esperti un grande connubio tra la natura e l’uomo quindi foglie o pezzetti delle erbe, non vanno mai lasciati a terra ma raccolti e posti in un sacchetto di stoffa. Tra l’altro a detta di alcuni il sacchetto acquisterà un grande potere magico-divinatorio e se posto sotto il cuscino rivela in sogno avvenimenti terreni e ultraterreni – anche nella cultura celtica, la «messe magica» costituiva il riflesso di quanto avveniva nel macrocosmo, sul piano spirituale e quanto sarebbe avvenuto nel microcosmo sul piano materiale.

Ma chi era san Giovanni Battista?

Giovanni Battista, il battezzatore, è una delle personalità più importanti del cristianesimo in quanto la sua vita già dal grembo materno si intreccia con quella di Gesù. A iniziare dalla sua venuta annunciata dall’arcangelo Gabriele, lo stesso angelo che sei mesi dopo annunciò quella di Gesù alla vergine Maria, per proseguire con Giovanni che fu il primo a dichiarare, più volte, di riconoscere Gesù come il Messia annunciato e, nel giorno del suo battesimo nelle acque del giordano, lo additò, ai suoi seguaci, come “l’agnello di dio che toglie i peccati del mondo” sottolineando il proprio rapporto di dipendenza affermando: “Egli deve crescere e io invece diminuire “lIlum oportet crescere, me autem minui” –vang. di giov.-In base alle narrazioni evangeliche Giovanni, figlio di Zaccaria e Elisabetta cugina di Maria, fu generato eccezionalmente quando i genitori erano in tarda età. Definito nei vangeli “voce di uno che grida nel deserto” vox clamantic in deserto, Giovannisecondo Marco – vestito di pelle di cammello e cibandosi di locuste e miele selvatico, conduceva una vita di penitenza e preghiera nel deserto. Proprio nel deserto sembra abbia avuto contatti con gli esseni, comunità monastiche giudee che vivevano nel deserto aspettando il messia, che praticavano già il battesimo, ossia l’immersione in acqua come rito di purificazione. Mentre per alcuni vangeli apocrifi, fu in seguito alla morte della madre che si sarebbe recato nel deserto dove fu istruito dagli angeli e uomini sapienti alla futura missione di conversione attraverso il battesimo. Imprigionato per aver condannato pubblicamente la condotta scandalosa di Erode Antipa, fu decapitato intorno al 35 d. C. per compiacere Salomè, figlia di sua cognata e amante. Per aver conosciuto direttamente Gesù e per averne annunciato la messianicità divina Giovanni è ricordato come “il più grande dei profeti”. Venerato da tutte le Chiese cristiane e non solo, insieme a Gesù è presente anche nel corano come un dei massimi profeti che precedettero Maometto. Da Agostinone dà notizia già nel IV secolo, sappiamo che la celebrazione della nascita di Giovanni al 24 giugno nel cattolicesimo è antichissima, e i riti celebrativi erano considerati un momento di pienezza di vita, tra l’altro insieme alla vergine Maria è l’unico santo di cui si celebra oltre la nascita terrena anche il dies natalis, ossia la morte come nascita alla vita eterna.

Tante le iconografie rappresentative di Giovanni Battista, per inciso è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli e ciò testimonia il grande interesse che in tutte le epoche ha suscitato.

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buona serata  di fede divina  e luce terrena

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l’immagine :San Giovanni del Caravaggio

Lettera di un soldato

 

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Oggi ricorre il centenario – 1915-2015 – dell’entrata in guerra dell’Italia. Per quante parole  potrei trovare, per descrivere gli orrori, il biasimo e le sofferenze umane che portò con se quella guerra, nessuna suonerebbe veritiera, tutte assomiglierebbero a un assemblaggio retorico, un po’ perché non l’ho vissuta sulla mia pelle, un po’ per il tempo che nel suo trascorrere inesorabile inghiotte anche i ricordi più scolpiti tramandati da chi c’era. Inoltre, mai potrei con le parole mie dare il senso giusto alle emozioni e ai travagli intimi di quei uomini -soldati di trincea, più o meno coraggiosi e più o meno arditi e consapevoli del perché erano lì ma comunque combattevano fino all’estremo limite. Credo, anzi sono certa che la sottostante lettera, allora censurata e riportata come fu vergata dallo sconosciuto soldato, non solo onorerà la memoria di chi mai rivide il sole nascere da quelle trincee della 1 guerra mondiale, ma illuminerà menti e cuori a vedere ognuno di quei ragazzi, uomini, alpini combattenti oltre ogni oratoria prolissa celebrativa.

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lettera di soldato dal cognome ignoto del 10 gennaio 1916 da Zona di Guerra a Sassuolo di Modena. Censurata.

Stimatissimo signore

Mi affretto a scriverci questa mia la quale gli darrò spiegazione della mia vita. Ora senta la civiltà della nostra bella Italia gli dirò che noi stiamo trattati come cani, ed in servizio siamo in tutte lore. Quando ripenzo mi si speza il quore, trovandomi nei pianti e nei dolori, gli dirò che fra gli morti, cioè i nostri frattelli, passeggiamo come passeggiare sopra gli sassi in un fiume, questa è la civiltà della nostra Italia. Gli dirò che qua siamo in mezzo nei disagi ed alle passioni ripensando alle famiglie nostre care. Qua riposiamo come le belve alla foresta e del mangiare sidanno poco e niente, qua si troviamo privi di ogni sorte e sofrire siamo noi già stanchi. Dunque mio buon signore, ora gli debbo tralaziare di farmi la mia pace desisederata perché mi chiamo e ecco in servizio bisogna ritornare. Qui ammalati non ne conoscono per niente, ammalati è come sani, sempre in servisio, siamo sensa mai avere una piccola oretta di libertà qua tutto e nero e sangue che se lui vedesse la nostra vita come e trattata, non la può giudicare altro chi non la provata. Dover pensare alle famiglie cari che si sta bene, bisogna piangere come i bambini alla sua madre, penzare che qua cia laziato la pelle tanti padri di famiglia lasiando le sue molie e figlie nel dolore, lasio giudire a lui che cosa daranno mancando chigli mantiene il pane. Ora gli dirò che io mi trovo al fronte di cordilana, dove a macello della carne Umana. Quante  famiglie fra i dolori e pianti, Morto che gli sarà il suo caro guerreggiante povere spose e figli tutti quanti. Noi stiamo giornalmente tribulanti, li chi perderà il marito e gli amanti, brutte giornate noi stiamo qui passando, Nel mezzo amaro pianto e le passioni con tanto furore e poi tribolazione. Solo di me spiegato una piccola passione che soltanto e simile di questa vita infame. Firmandomi rispettoso. Saluti ed addio perché di qui non si salva baciandomi tutti i miei cari.

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mai dimenticare che la strada della libertà va percorsa ogni giorno con gli occhi aperti  impedisce, forse, simili orrori

Bydif

 le foto le ho scaricate dal web

70 anni di LIBERTÀ’

25 aprile

Fiumi di parole sono state dette, scritte, rievocate, da noti e meno noti, pro e contro la resistenza, in questi 70 anni, perciò non starò ad aggiungerne altre. Ciò che invece mi sembra opportuno e doveroso è avere MEMORIA. Quella MEMORIA che con tanto amore mi è stata inculcata e con tanta accuratezza morale tramandata, per evitare che figli, nipoti e pronipoti commettano gli stessi errori di padri, nonni, trisavoli. Oggi, in cui tutto va veloce, tutto si consuma e tutto si disperde in una frazione di secondo, tutto è globalizzato e tutto è socialsovraesposto, la MEMORIA può sembrare superflua ma non è così. No, non lo è e non può esserlo se MEMORIA È LIBERTÀ. Perché la memoria-libertà è un bene che non piove dal cielo, non è un self  e non si acquista con un clic sul PC. La libertà è come una nuvola bianca, come il vento, come il mare, come una melodia, come un sorriso, come l’amore, come il respiro, come il pensiero, come la poesia, come la perfezione, come la luce, come un fiore profumato sbocciato su una pietra che trovi, ammiri, annusi, vivi la sua bellezza se cammini veloce e non perdi mai di vista il sentiero maestro. Se lo perdi ti perdi e in un baleno potresti perdere la vita. Avere MEMORIA è importante nella vita di tutti i giorni, non se ne può fare a meno, se si perde, si perde l’autonomia, l’indipendenza, la libertà di scegliere e di agire, si è in balia degli altri, per questo si cerca di conservarla e preservarla con ogni mezzo. Ma se è indispensabile avere memoria per rimanere efficienti, e continuare la propria esistenza, ancor più indispensabile è avere MEMORIA-LIBERTÀ. Chi la sotterra, la ignora, o per incoscienza  la  butta nei rifiuti non sa che si sbarazza di un eredità preziosa di vite, lacrime, sangue, coraggio, stoicismo, sofferenza, umanità, paure, sospiri, fede, ideali, soprattutto significa che getta irreversibilmente la speranza. Quella speranza libera capace di salvare vite, futuri, sogni di uomini, donne, bambini in ogni parte del mondo. 70 anni di libertà sono un eredità inestimabile. Qualcuno ha scritto che “ la libertà è il virus più contagioso che l’umanità abbia mai conosciuto” Non conviene giocarsela con un antibiotico!

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buon  anniversario 

by dif

 

 

Woman’s Day 

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Woman’s Day ? Ovvero giornata internazionale della donna. Una perdita di memoria storica!  La celebrazione, nata, nel 1909 negli stati uniti su iniziativa del partito socialista con nobili presupposti di lotta per la conquista sociale politica e economica delle donne, nel tempo, ridotta a una serie di melense celebrazioni, frasi stucchevoli, banali auguri, frivoli spettacoli, business di mimose, raduni più o meno nostalgici contro discriminazioni e violenze sulle donne, non fa onore ne rende giustizia vera alle innumerevoli donne morte nel tentativo di acquisire un minimissimo diritto umano se non di parità almeno di dignitosa condizione di lavoratrici. A tutt’oggi, la ricorrenza diventata giornata mondiale della donna, che sia scaturita dopo il rogo, in cui persero la vita 126 donne operaie tessili scioperanti, della Cotton di cui non ci sono riferimenti attendibili, o per l’incendio divampato il 25 marzo del 1911 alla Triangle Shirtwaist Company di cui invece esiste eccome terrificante testimonianza al Museum of the city of New York di 146 donne, 39 erano italiane, sfracellate al suolo nel tentativo di scampare alle fiamme in un posto di lavoro in cui non esistevano diritti e sicurezza ma solo massacrante sfruttamento ai limiti dell’umana sopportazione, poco importa. Ciò che importa alle donne morte e vive è che i sacrifici eroici passati e le lotte del presente per un diritto inalienabile di qualunque essere di questo girevole globo non sia mero consumismo con sciorinamento di vanesio parolaio, ipocrisia festaiola, stereotipati fiorellini, caramellosi link augurali. A nessuna donna giovane, vecchia, bianca o colorata, impegnata nel sociale o nella sopravvivenza giornaliera interessa un Woman’s Day celebrativo del nulla. Interessa di non dover più, mai più subire umiliazioni fisiche e morali da parte di chicchessia; interessa la dignità di vivere e essere artefice del suo futuro in una società equa, di non essere mai, mai più considerata, oggetto da trastullo, merce di scambio, contenitore riproduttivo. Soprattutto interessa che la memoria storica dell’8 marzo non sia polvere brillantinata da cospargere qua e la per coprire fatti e misfatti di una ingiustificabile sperequazione di trattamento umano. Interessa non essere diversa da quelle che è per sopravvivere in una società fasulla.  Sa, come lo sa ogni altra donna pragmatica che oggi si parla di loro come un valore della vita comunitaria da apprezzare e riconoscere a livello mondiale e domani se le mette sotto i piedi negandogli il valore di farne parte a piena condizione.

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Forza donne, malgrado tutto possiamo farcela !

 by dif

le foto sono di Gui Bourdin fotografo pubblicitario di fama mondiale

Di figuracce ne ho piene le tasche.

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Da qualche parte ho letto che il consiglio di sicurezza dell’ONU, riunitosi per discutere su come intervenire per impedire l’avanzata dell’ISIS in Libia, dopo aver deciso che al momento l’intervento politico è preferibile a quello militare, ha invitato il rappresentante italiano, l‘ambasciatore S. Cardi, a dire quale ruolo l’Italia avrebbe assunto nella delicata e intrigatissima trattativa. Non so se è vero. Ma se lo è, è una roba da non credere. Sapete cosa gli è saltato nel falloppio cervellotico di dire: “L’Italia è pronta ad un ruolo guida nella missione in Libia”. Se non fosse una roba serissima riderei a crepapelle. Siccome lo è, più di quanto vorrei, perché sento il busso alla porta dell’ISIS, mi son chiesta: ma dove credeva di stare l’ ambasciatore per proporre ‘na roba del genere, su scherzi a parte o su ‘na nuvoletta marziana? Non sa che l’Italia son tre anni che si fa prendere per i fondelli dall’India nella trattativa dei nostri marò. Che da 4 e oltre tratta e ritratta in EU non è arrivata a una conclusione equa ma è diventata ostaggio di velati diktat che ci hanno ridotto un mucchio di precari sbarca lunario sopravvissuti per un minimo di dignità personale. E se non è riuscita a cavare un ragno da un buco in queste, diciamo quisquilie, come può l’Italia essere pronta a guidare una diplomatic mission almost impossible per la miriade di attori che vi satellinano, i numerosi interessi che vi ruotano, le fasulle motivazioni ideologiche che l’animano? Dica come ambasciatore perché, se ancora non lo sa, l’Italia al momento non è pronta nemmeno a gestire decorosamente un gruppetto di imbecilli, maleducati ragazzotti d’oltre frontiera armati di bottiglie di birra, qualche eccitante pastiglietta, un po’ di palloncini e un sacchetto di fumogeni colorati. Figurarsi se è pronta per una masnada di feroci sanguinari tagliagole. Non è pessimismo, è la realtà dei fatti. Se ha saputo ho visto, è bastata una manciata di ragazzotti a mandare in tilt la gestione della sicurezza della capitale d’Italia. Vero ubriachi fraccichi ma pur sempre ragazzotti che solo pisciando, vomitando, lanciando insulti e bottiglie vuote, hanno devastato la piazza più bella e famosa al mondo, ci han fatto fare una mondiale figura di m…a, ops di pori tapini disorganizzati, e pure cretini, se qualcuno dei loro capoccia si è permesso di dire che le 48 ore di panico e casino erano colpa nostra. Lei non so, io, neppure oso formulare un pensiero di quel che sarebbe successo se a scorrazzare per Roma invece di 500 hooligans olandesi, farciti solo d’inciviltà, c’erano 500 musi incappucciati, con bandiere nere, farciti di coltelli, bombe e kalashnikov. Minimo, minimo una carneficina. Mi creda, meglio affidarla a qualcun altro se esiste! Il pericolo che si corre è orribile. Non si può rischiare. Mi rincresce dire ciò, perché l’Italia ha tanti uomini e donne di valore, dai cervelli sopraffini, in grado di comprendere, argomentare, unire, debellare un mostro di barbarie, se non al 100% pacificamente almeno all’80%. È anche probabile che abbia proposto l’Italia proprio contando sulla nomina di uno di loro. Il fatto è che di solito chi ha il merito e la capacità o non fa parte dei “circoli” giusti o per i vizietti clientelari all’italiana è declassato o per qualche malato di protagonismo viene escluso. Siccome la posta in gioco è altissima, a malincuore, ribadisco che stando ai fatti l’Italia non è pronta per un compito del genere. Anzi, l’Italia sarebbe prontissima se chi “pesca” nel mucchio pescasse….ma siccome……e di #figuracce ne ho piene le tasche# per me non lo è. Da gregaria? Forse.

Bydif

isis

 le foto le ho scaricate dal weeb

Capodanno lunare: arriva la capra.

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A mezzanotte, in tutto l’oriente e le varie chinatown” sparse nel mondo sono iniziati i grandi festeggiamenti del capodanno 2015. Come noto, in Cina l’ingresso dell’anno nuovo o Festa della Primavera non coincide con quello occidentale, ha data variabile in quanto scandito dalle fasi lunari; di solito entra con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno. Da tradizione di leggende accreditate e filosofie legate all’alternanza ciclica di elementi e di nature opposte, insieme al capodanno in tutto l’oriente si celebra con riti scaramantici anche l’ingresso dell’animale guida annuale. Quest’anno è il turno della capra o pecora di elemento legno, natura yin femminile, energia passiva. I cinesi non fanno molta distinzione tra capra o pecora per cui usano chiamare l’ottavo segno dello zodiaco cinese anche pecora.La capra, inCinaè simbolo di esaltazione della vita armoniosa col Cosmo, arti e attività creative, pace interiore, serenità, onestà e bellezza, saggezza e coesistenza, amore e protezione filiale, sensibilità interiore.Annuncia un anno tesoalla pace e all’allontanamento di tensioni e discussioni, favorevole a chi rifugge dalle polemiche e fonda la sua vita su creatività e fantasia. In primis, con la sua influenza la capra, ricucirà gli strappi dovuti all’irruenza del Cavallo, suo predecessore, poi favorirà gli incontri di pacificazione per trovare soluzioni ai conflitti che affliggono il singolo e la collettività,soprattutto spingerà tutti a escludere rimedi di forza bruta privilegiando quelli fondati sulla ragionevolezza sensata.Il suo agire filosofico yin non farà sparire magicamente i dubbi, la rabbia o la violenza che assillano e turbano la quotidianità, con un velo di saggezza e il quietoandare nasconderà tutto ciò che potrà disturbare l’armonia per concedere il tempo di trovare una alternativa a lotte, rancori, contrapposizioni.A differenza dell’anno del cavallo, yang, il ritmo d’azione e degli eventi di quello della capra yinnon sarannoaffannosamente intensi, tumultuosi, veloci e a volte drastici e prepotenti, seguiranno vie lente e moderate. Il rischio sarà chese da un lato, il procedere con modi contenuti e tesi misurate “guariràdai problemi,per effetto della natura passiva yinmarcatamente introspettiva, ipersensibile, scarsamente ottimista la lentezza tenderàad alzare il pessimismo ambientale autocommiserativo, generando stati collettivi di sfiducia e fiacca che di certo, in caso di necessità impellenti, non favoriranno ne riprese rapide ne decisioni coraggiose progressiste. Nelle persone fragili potràcausareisolamento incostruttivo e in certi casi provocare anche reazioni autolesionistecon arroccamento dell’energia produttiva, specie in chi non riuscirà in ambito professionale a sviluppare la creatività e a far valere le sue prerogative.Tuttavia, in virtù dell’elemento legnoquesta capra di indole gentile e generosa con una particolare sensibilità per i problemi altrui tendenzialmente proteggetutti dalle grandi difficoltà e cercherà di aiutareognuno sia moralmente che economicamente. Sebbene per omofonia simboleggi lo YANG, l’anno nascenteèpropizio all‘armonia famigliare, quindi faciliterà le riunionie assecondandol’atmosfera tranquilla, smussando le discordie,evitando i litigi violenti,Come scrisse Dante “io sentia voci, e ciascuna pareva Pregar per pace e per misericordia”difficilmente porterà a drastiche rotture affettive socio-comunitarie. Ritenuta un animale fiducioso e affettuoso,per il mondo orientale, la capra difatto avvantaggerài pacifisti eaiuterà il processo di risanamento creato da eventi ostili passati. Ciò nonostante,consideranola capra anche l’animale per eccellenza selvatico, insofferente alle coercizioni, imprevedibile e testardamente capriccioso, sfuggente al controllo, capace di raggiungere tutti gli obiettivi facendo leva si sulla innata diplomazia ma, in caso estremo pure sulle trattative a cornate e i caparbiestenuanti bracci di ferro. Quindi, in caso di controversie,a volte, più che da timida pecora buonista, si comporterà da strafottente diabolico caprone. A tal proposito va sottolineato che nelle cosmologie il valore allegorico della pecora-capra tra femmina e maschio assume caratteristiche diverse.La femmina è la pecorelladomestica sinonimo di mitezza, innocenza, purezza sacrificale, mentre il maschio, caprone o becco, è l’accezione negativa dei valori lussuriosi virili, sfrenati e incontrollati.Su un piano empirico, tale ambivalenza può tradursi in lotta tra il casto femmineo sprovveduto contrappostoalfurbo maschilismolibertino cagionando scontri ideologici non indifferentia tema sessuale.Su un livello trascendentaleinvece in antagonismo tra puro e impuro: l’Agnus Dei’contro l’hircum satan”. Come dire lotta direttatra il “refuga hircus” e il “pure vero agnum”che umanamente se non è irrisolvibile poco ci manca, per cui è auspicabile non si verifichi. Qualora a livello pratico ad opera di “satanae turbatores attecchisse i risvolti e le conseguenze dello scontro sarebbero impensabili, se non catastrofiche quantomeno virulente e idrofobe. I momenti più vulnerabili dell’anno saranno tra marzo e aprile, luglio e agosto, soprattutto tra gennaio e febbraio venturi quando ogni animale reggente prima di cedere il passo scatena una seriedi eventi in modo compulsivo. In tali periodi gli attriti blandi, isolati, insignificanti,fra persone, gruppi, stati potranno prendere una piega tutt’altro che innocua con episodidemotivanti che non sarannopiacevoli da nessun punto di vista. La capra, è bene ricordare che seppureè un animale che detesta le tensioni concettuali sia nei rapporti interpersonali sia in quelli internazionali, per organizzarsi e trovare stimoliha il difetto di appoggiarsi a personalità forti che impongono disciplina e volontà e di conseguenza modellano le azioni secondo la loro natura autoritaria snaturando gli eventi. Da non sottovalutare neppure l’aspetto permaloso della capretta, quel suo andareprima a rifugiarsi in luoghi impervi e inaccessibili occultandosi alla vista per nascondere lo stato d’animo realeferito per poi ricomparire all’improvviso e sferrare una controffensiva dagli effetti incontenibili. In India la capra è considerata la madre del mondo e il nutrimento ad ogni livello anche spirituale. Per altri popoli asiatici le sue corna sono il retaggio del suo legame con il potere degli Dei attraverso i quali passano i loro fulmini scagliati a terra. Comunque,nell’ora meridiana tra le 13 e le 15, decisioni importanti, appuntamenti, consulti, trattative, riunioni saranno protette dagli strali e usufruiranno dei suoi poteri di buona fortuna. Invece gli avvenimenti per così dire “ ventosi negativi” spireranno da direzione sud sud ovest con una concentrazione maggiore nella stagione estiva.In conclusione l’anno della pecora-capra scorrerà con pregi e difetti agevolmente per quasi tutti, . Sarà molto propizio a chi svolge professioni in campo artistico culturale, ai creativi in genere, alla diplomazia riservatissima, ai cooperatori di pace e armonia, agli idealisti, alla rinascita spirituale, alla ricerca e ai ricercatori in branchie particolari della tecnica, della pediatria, all’aggregazione per fini spirituali, ai rapporti familiari, alla nascita e crescita dei figli, agli amori empatici, alla fertilità, alle eredità comprese e onorifiche.

Nel salutarvi e augurarvi buon capodanno lunare son sicura che la capra di legno da sensibile qual’è terrà lontano il mefistofelico caprone e legatcom’è alla primavera e alla natura che rinasce vi donerà freschezza, dinamismo, vivacità e altruisticamente vi cederà un po’ del suo benessere economico.

bydif

Che ci porti 2015?

sole ros

Di primo acchitto  sembri un  estroverso bonaccione che fa ben  sperare che i tuoi 365 giorni  siano una piacevole compagnia arricchita da  generose prospettive di una sorte prodiga che rincuora gli animi, rimpingua il borsellino, ritempra il fisico stressato dal pitocco morente e  apre deliziose strade di spensierato andar su e giu per il mondo.   Se ti scruto un po’ mi par carpire che la tua bonarietà è solo un apparente veste per tranquillizzare gli spiriti turbati dal tuo intellettuale, sofistico, introverso e analitico predecessore  e,  se  affondo il mio sguardo nella tua indole avverto una turbolenza beffarda che esplicita chiaramente che è meglio accantonare l’idea di passare un anno  in una  atmosfera di elargizione prospera costante. Fissandoti balza alla vista che  la tua compagnia sarà tutta una avventura perigliosa. Il tempo con te non scorrerà sui binari del vecchio ciuf ciuf ma al motto: “aspettati l’inaspettato” viaggerà su quelli  supersonici dell’alta velocità per cui di allettante in te c’è solo una destinica convivenza di ore e giorni scritti sul calendario.  Scomponendoti è lampante che la tua bonaggine è circoscritta a una collaborazione diplomatica di appoggio amichevole necessitato che traversa il sibillino mediale, sosta nell’indipendenza, la forza di volontà, l’inventiva dell’arrangiarsi da soli e approda su un versatile  quanto mai insolito, libero, originale,  catalizzatore atomico di imprevisti. Se ti sommo poi la  vibrazione carismatica porta in se un potere magnetico geniale quanto mai aggressivo nell’organizzarsi per fini materiali lucrosi e goderecci che fan presagire modi risoluti e  poco convenzionali dell’interazione strategica pratica. Senza ombra di dubbio il tuo divenire 2015  esclude  quel  tran tran che si contenta di primeggiare in spirito e sapienza, punta all’opulenza, all’abbondanza  a riempire i  forzieri con denaro sonante per cui ogni mezzo diventa lecito  per ribaltare la situazione e dirigere successo potere, soddisfazioni a proprio pro. Anche esotericamente  la strada di socievole comunanza d’intenti universali che tracci – 2 – resta una incognita in balia del caos  folle  –  0 – che   incappa nel solitario individualista – 1 – e di fatto confluisce forze e sforzi in competizione agguerrita,  talvolta in eccessi euforici  che fanno della vita un affascinante gioco pericoloso con accessi a vie alternative che  conducono a un sacco di imprevisti -5- in cui,  seguire i  capricci e restare in efficiente  equilibrio, sarà un impresa bizzarra.   Ma è superando i limiti che si acquista quel magico potere nei  riuniti  – 8 –  che  frutta  vantaggi e profitti desiderati e porta in cima al comando del se e degli altri. Da subito è conveniente prepararsi a filare a tutta birra con la consapevolezza che il tuo anno transita a velocità rischiose in cui non sono previste fermate a vie ordinarie e pacifiche ma a quelle imprevedibili della pugna e del cimento. Nel piccolo e nel grande la legge del profitto, per te 2015, è guida di azioni e decisioni e, la brama dell’avere, del dominare, del prevaricare diventa lecito mezzo per accaparrarsi un posto in prima classe. Con te, il profumo dei soldi rianima i morti! In ognuno il valore di accumulo e conquista addiviene l’ imprescindibile leit motiv che anima l’ingegno, ribalta ogni situazione miseranda indesiderata, spalanca le porte che fanno girare sia la ruota della fortuna materiale sia quella cosmica centro infinito dei sentieri vitali. In definitiva quel che porti in abbondanza 2015 è l’ opportunità di abbracciare l’azzardo e il movimento, organizzare il tempo, cambiare idee e fatti per migliorare concretamente condizioni finanziarie e lavorative. Naturalmente i campi applicativi votati al successo sono quelli legati al denaro, al commercio di prodotti, preziosi, rari, monetari, alle transazioni economiche valutarie e voluttuarie su vasta scala, alla diplomazia d’accaparramento di beni siano essi territori, persone, cose. Ovvio che la corsa determinata all’arricchimento, al potere, al dominio influente facilmente induce l’ingorda volontà dei tiranni, degli iniqui, dei politicanti falsi a tramutare tutto in intollerante interesse fruttifero di tornaconto personale col rischio di immiserire chi è già misero, ingrassare chi già è obeso. Comunque sia questo nascituro anno a tutti promette una chance, a tutti sollecita la voglia di avere le tasche piene e la testa sgombra da preoccupazioni economiche, a tutti concede di giocarsi vantaggiosamente la partita esistenziale. Salutare il suo ingresso in allegria è quindi il modo più propizio per intercettare la sua evidente ambizione di venali riconoscimenti e ottenere 365 giorni di congrui favori.

infinitoFelicissimo, positivo e ricco 2015!

byDif

 a breve, come consueto, le previsioni segno per segno.