IL NOSTRO PRESEPE

Aspettando la notte Santa
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Il nostro presepe è piccolino

grande è l’amore nel  cuoricino

attende trepido

la nascita del Divin Bambino

Annunciata da angelo e cherubino

a tutto il mondo poverino

da stella cometa col codino

ai re d’ogni cantuccino

Il nostro presepe è piccolino

immenso l’amore del Bambino

verrà  a riscaldar 

il gelo d’ogni miserino

a illuminar il cammino

d’ogni uomo

strappandogli via   l’odio

piantando un seme nuovo

di letizia e mitezza

Il nostro presepe è piccolino

dentro c’è la tenerezza d’un bambino

con l’aureola e il mantellino

la dolcezza di Maria e il pastorino

la bellezza che  adora  il Divino.

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felice attesa …

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BOLLA DI SAPONE

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Bolla

Soffice schiuma

turgida d’alito

Aleggi nel blu

Un soffio un sospiro

Un lieve puff

Scivoli giù

Ti perdi

Svanisci

Non ti vedo più

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Quando l’amore  mi spalanca le sue porte, mi sembra di scorgere un mondo composto da  una miriade di punti colorati con i quali posso andare a giocare all’infinito. Sono talmente convinta  che ciò che  percepisco e vedo  non è effetto di fantasia che varco la soglia  con la stessa impazienza, slancio  e  incanto di quando bambina avevo un dono da scartare. Mi lascio esaltare da tutti quei meravigliosi puntolini impalpabili, credendoli eterni e incorruttibili. Abbandono senza remore ogni freno inibitorio. Esco dal cono d’ombra fosco e anonimo che imbrigliava  vivacità e  creatività, ardita, spericolata, libera. Desidero solo correre, emozionarmi, tuffarmi leggera  e ariosa in mezzo a quei puntolini variopinti, acchiapparli, stringerli, ruzzolare, esultare di gioia, inebriarmi della loro luce. Carpire con anima e corpo ogni sfumatura, svolazzare, fluttuare. Entrare in quello spazio tempo dove tutto ti è possibile,  anche credere che  una bolla di sapone sia indistruttibile.

Quando l’amore mi spalanca le porte,  scorgo una miriade di  puntolini luccicanti, son bolle di sapone sperse dal vento

Simbiosi

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I legami d’amore e d’amicizia profondi  sono una perfetta simbiosi come  l’incontro fra quest’ape e la margherita. Rimangono  indistruttibili quando si alimentano vicendevolmente, non prevale, in uno dei due, egoismo e possessività  e per dirla con Karhil Gibran:
“nel piacere si distingue ciò che è bene da ciò che non è bene “
 “Basta girovagare  fra i campi e i giardini e si impara che è piacere dell’ape raccogliere miele dai fiori, ma è anche piacere del fiore cedere miele all’ape. Per l’ape infatti il fiore è fontana di vita, e per il fiore l’ape è messaggero d’amore, e per entrambi, ape e fiore, dare e ricevere è piacere e necessità ed estasi. Siate nei vostri piaceri come i fiori e le api. “
 
La bellissima foto è un connubio delicato e al tempo stesso appassionato tra due nature diverse, una vegetale e una animale.  Osservandola mi emoziona per la  complicità che trasmette.   Mi  fa riflettere  quanto sia  semplice per questi due “esseri” intendersi e   scambiarsi un reciproco favore, senza perdere leggerezza e armonia; quanto invece fra esseri umani è complicato, pesante  ed a volte impossibile intendersi, collaborare  e scambiarsi un minimo di favore!
E’stata scattata ed appartiene a Gegè

LE INVISIBILI VISIBILI

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Martedì, la mia amica Lu con tono perentorio mi ha detto: “muovi le chiappe e vieni tre giorni  a rinfrescarti al mare”  Stanca del caldo e dell’afa ho accettato l’invito e l’ho raggiunta. Siamo amiche bensì abbiamo idee e gusti diversi perciò sapevo che sicuramente  mi sarei  ritrovata fra gente che ama esserci e non passa  inosservata. Infatti, quando siamo scese al mare nel vedere una sfilza di costolette dorate, con  accanto salsicciotti lustri d’olio,  sdraiati in morbidi letti per abbrustolirsi, sotto gazebo con drappeggi, tavolini con su enormi piatti di frutta,  beveraggi colorati e quant’altro servisse a migliorare le ore di parcheggio balneare,  ho avuto una sensazione di disagio, mi sembrava d’esser fra alcove di convegni amorosi invece  che sul  litorale per prendere il sole tra una sguazzata e l’altra.  Naturalmente Lu mi ha presentato a un sacco di persone ma ero così frastornata che ho stretto tante mani e afferrato pochi nomi, tuttavia fra sorrisi e occhialoni non ho potuto fare a meno di avvertire  un serpeggio di noia spossante   A fine  vacanza , scorrendo fatti e persone mi è parso d’aver passato tre giorni al museo delle cere. Quei corpi belli e sodi, schierati in prima fila e sventolati a richiamo  di subappalti  per mastri ceraioli non diffondevano calore umano e vitalità espressiva, e, le conversazioni  sembravano manoscritti di cronistorie a soggetto unico. Quelle pupattole, oltre ad avere interessi limitati a migliorare i loro lati  B, A e G con botulino, acido ialuronico creme e cremette, ingrandire il loro conto in banca , rifornire il guardaroba e  l’agenda degli incontri, intrecci e viaggi, per farla breve risultavano   impalcature parlanti che se facevi tanto di smuovere un’assicella gli crollava tutto l’ambradan socio- economico che gli garantiva visibilità egocentrica,  schiere di amici.. e un modo di vivere  in prima fila, cioè da VIP

Così,  quando a casa mi è capitata fra le mani l’immagine di Madre Teresa,   mi è venuto spontaneo il confronto tra donne che senza il potere, gli amici, le feste, i drink, le barche, i club esclusivi e  l’ appartenenza ad un ceto  sociale elevato si sentono svotate, smarrite, perdono colore e grinta e donne ” invisibili” coraggiose e altruiste  che si prodigano, combattono e sacrificano la loro esistenza per alleviare le sofferenze dei dimenticati  dal cosiddetto: “ uomo civilizzato, evoluto, acculturato, democratico ” (??? -pensa un po’ se era cavernicolo…) Donne generose che prima pensano ai propri simili  costretti da sopraffazioni egoistiche  a vivere in condizioni umilianti e poi a loro,  vive e palpitanti,  animate da ideale di giustizia socio-politica  che non tollera lo strapotere e il profitto  che affama, spoglia,  deruba  e schiavizza.  Colme di amore e sensibilità solidale verso  poveri, deboli, malati, drogati, alcolizzati abbandonati al loro triste destino dall’ indifferenza di governi, collettività e peggio familiari con  spirito vocazionale teso a lottare ogni forma di  abuso, specie quello esercitato su bambini  da gente  viziosa, senza scrupoli, spesso dedita a  traffici che a definire illeciti  è  una bazzecola. Armate  di  impegno etico  per restituire agli emarginati  dignità  e diritti  sottratti loro da un sistema iniquo e antidemocratico,  hanno scelto deliberatamente  un sistema di  vita disagiato, spesso maturato da convinta fede a perseguire un modello di universalità fraterna che esclude qualsiasi forma di vessazione. Donne dagli obiettivi chiari e concreti che sfruttano le loro risorse intellettuali e fisiche per soccorrere chi è in difficoltà senza contropartita. Donne consapevoli, capaci di andare controcorrente, dimenticare se stesse per beneficio di altri,  sostenere battaglie umanitarie fra ostilità e persecuzioni d’ogni genere  con autentica passione. Disponibili  a morire col sorriso piuttosto che piegarsi alle leggi assurde dell’uomo,  abbandonare o rinnegare gli ideali  d’un servizio assoluto  al prossimo per salvare la pelle. Donne libere da pregiudizi, indomite e competenti, quasi sempre dai volti sereni e con gli occhi scintillanti, prive di subbugli interiori  di ambizioni mancate, invidie, angosce   e maschere d’ipocrisia che invece assillano e schiavizzano le altre. Se hai la fortuna di avvicinare una di queste donne, come mi  è capitato  tempo fa nel visitare l’orfanatrofio “ FAMIGLIA FERITA” in Bosnia Erzegovina, percepisci qualcosa d’insolito e indefinibile,  una sensazione di fierezza e soddisfazione profonda.  Se l’analizzi attraverso le condizioni in cui vivono e operano ti  sembra impossibile. Emanano un profumo di forza naturale ma non di trascendenza, piuttosto di smaliziata e concreta visione della realtà che stupisce. Avverti che agiscono con determinazione entusiasta, parlano della vita, della debolezza umana, degli obbrobri che seminano guerre ed individualismo  senza verdetti di condanna irreversibili, espongono con crudezza sintetica  fatti, conseguenze infami di sofferenza senza sdegni  o filosofie pitocche. Comprendi che sono tante gocce preziose,  anonime nel grande mare per l’occhio sbadato ma ben visibili  alla   fauna  che s’agita nell’acque profonde perché  ognuna di quelle gocce coopera alla sua sopravvivenza, è fonte indispensabile   per non rendere il mare   una pozzanghera fangosa. Donne che si caricano di pesi impropri  senza fronzoli e giri di parole, all’apparenza delicate e fragili ma nella sostanza rocce salde che non hanno bisogno di  ammennicoli costosi e schiere di amici sottraendo congrue fette dei  donativi per sentirsi realizzate,  gli basta  dignità, coraggio,  fede, ambizione a confortare, curare, istruire sfamare,  impedire degrado, prostituzione, illegalità. Talvolta si sente affermare che donne simili privilegiano valori astratti a scapito di quelli terreni, sono più interessate a convertire e far pregare il Dio in cui credono che  orientare al  progresso, niente  di più falso se si ode dire “ Nessuno viene messo alla porta o perde il diritto di restare in questa comunità  perché è maggiorenne se non ha almeno un diploma d’istruzione superiore, un lavoro  che gli garantisce una casa, l’indipendenza economica e morale, altrimenti sarebbe come buttarlo in pasto ai falemici del mondo. “ – Magari si sentisse da certe bocche !!!  

Basta  un mese di condivisione della loro realtà per capire che la fede è il loro motore ma il rispetto della volontà altrui, il bramare che  tutti gli esseri vivano in pari dignità è il punto di arrivo. Donne speciali,  competenti e  per niente sempliciotte, più visibili delle visibili perchè dal loro comportamento la società può estrarre riflessioni utili e certi social politicanti che  il loro chiacchiericcio è vergognoso e inconcludente. Donne invisibili che purtroppo conquistano un trafiletto Ansa e  qualche ora di attenzione  sulle prime pagine solo quando finiscono massacrate e rapite, mentre le visibili ci son sempre per amorazzi,  spiaggiamenti con questo o quello purché influente, partecipazioni in  reclusori con  scimmiottamenti  della realtà e un sacco di robe vane,  una tantum per altruismo  sbandierata per settimane.  Però la vicinanza con donne visibili, se non fai parte del sistema  e della mentalità  che circola, dopo un po’  diventa una noia mortale, mentre lo stare accanto alle  invisibili  è stuzzicante perché ti arma  di coraggio  per sopportare le incongruenze   e  ti rifocilla  lo spirito spappolato dalla cruda realtà.

Agosto

                    

 

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 MESSI PROFUMATE                                           

 RIPOSTE E STIPATE                                            

 SUSSURRANO

DELICATE FRAGRANZE

ODOROSI SUDORI                                

OPEROSI VIGORI                                             

PROMESSE MANTENUTE                                   

TENERI ARDORI

INEBRIATI E VIBRANTI

SOTTO CIELI STELLATI.

SILENZI INTERROTTI

D’ACQUE SCOSCESE

NASTRI SERPINI

FRA BOSCHI E PENDII

LATORI GIULIVI

D’INNEVATE CIME

ASSOLATE E SASSOSE

BRUGHIERE INCASTRATE

GERMINATRICI D’ANELITI 

SPETTATRICI DI SEGRETI

GORGOGLIATI  D’ANIME  

INNAMORATE E INTRICATE

SOLITARIE E ABBANDONATE

DA PROMESSE   ARRUFFATE

CON MESSI PROFUMATE

STIPATE E RIPOSTE

NEI MEANDRI DEL CUORE

FRAGRANTE E ODOROSO

LONTANO E PENSIEROSO

SOTTO UN CIELO STELLATO

SCALDATO DA UN AGOSTO

D’UNA ROVENTE ESTATE

” L’OLMA “

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Ieri era una di quelle giornate in cui avevo necessità d’introspezione, di scavare nel mio profondo attraverso gli occhi della natura per sbarazzarmi di cose obsolete, rinnovarmi in spirito e materia. Così son salita sulla mia geppa e son partita senza una meta, dentro di me sapevo che il caso mi avrebbe guidato nel luogo della bisogna. Sotto la spinta sibillina che covava in me, ho preso l’autostrada, a Carpi l’ho abbandonata. Senza guardare le indicazioni dei paesi alla prima biforcazione ho svoltato a destra. Ad un certo punto noto l’indicazione “OLMA ” d’istinto percepisco che quella era la mia meta, senza pensarci due volte svolto nella stradina laterale, percorro circa 2 Km in un silenzio surreale,  quel silenzio che riserva il meriggio di festa assolato in aperta campagna, nel quale gli unici suoni che arrivano sono il ronzio delle api che vagano fra le margherite per succhiare il nettare, il fruscio delle ali di farfalle e calabroni che svolazzano festosi, il frinire di qualche grillo solitario in cerca di compagnia. Il luogo ideale per stare con se stessi, camminare fra i campi lasciandosi avvolgere dalle benefiche vibrazioni emesse dai toni di verdi, assorbire l’umore della solida terra,  olma2.jpgmentre si pensa ai fatti propri, per non lasciarsi fuorviare da astrazioni inconcludenti, godere, dopo quattro giorni di pioggia, del calore corroborante del sole. Mentre scruto cercando uno spiazzo per parcheggiare la geppa, all’improvviso la vedo, alta, maestosa, enorme nell’aia d’un casolare l’OLMA  sovrasta la pianura che la contorna come una grande madre ancestrale, protettiva e al tempo stessa severa, l’emozione che si prova guardandola è difficile da descrivere, è come se un sogno si materializzasse nel momento che non aspetti. Un cartello spiega che è un esemplare secolare, monumento nazionale protetto dal WWF della specie ULMUS CARPINIFOLIA o CAMPESTRIS. Intimorita da tanta maestosità mi avvicino, le giro intorno, cerco di abbracciarla per assorbire calore e suoni chiusi in lei, il tronco è enorme, da soli non si riesce a circondarlo, allora mi siedo ai suoi piedi, poggio la schiena sulle radici contorte, alzo gli occhi per ammirare la sua immensa chioma ricoperta da giovani foglie d’ un verde smagliante e afferro il messaggio. Questa volta non era necessario che maciullassi le meningi, il messaggio era chiaro dovevo stare solo un po’  sotto la grande OLMA, bastava ascoltare i suoni delle mie “cavità interiori”, rinnovare le mie frondi senza sbarazzarmi di nulla, dovevo lasciare che le vecchie foglie cadessero da sole,  a mano a mano  gemme nuove spuntavano innovando e vivificando la mia “vecchia” struttura. Sono rimasta lì 2 ore, senza un pensiero preciso, ho lasciato che tempo e spirito fluissero finchè ho avvertito che il “tumulto” bioritmico diventava una piacevole sensazione di freschezza e vitalità che riconciliava le mie frastagliate sensazioni di metamorfosi. Dopo aver ringraziato la generosa  Olma per avermi ospitato e consigliato, mi sono diretta in paese, volevo sapere qualcosa in più sull’olmo secolare e sfamare lo stomaco che brontolava. Al bar del paese tutti conoscevano la storia centenaria, una storia bella e romantica che cercherò di sintetizzare:

” L’OLMA “è un esemplare secolare di olmo chiamato al femminile dagli abitanti del paese per la sua regale generosità nel donare ogni anno  foraggio, frutti e fascine. Un brutto giorno alcuni abitanti della Valle d’AOSTA per gelosia scesero giù e lo tagliarono a metà, volevano che il loro OLMO BIANCO non avesse concorrenti, che fosse il più grande. Ma in una notte di luna piena l’OLMA ricrebbe come prima, l’indomani si sradicò, partì infuriata per la Valle d’Aosta, voleva vendicarsi. Trovò l’Olmo Bianco, ingaggiò una lotta furiosa finchè lo battè. A fine combattimento stremata dallo sforzo guardando l’Olmo Bianco mal ridotto si innamorò, fece la pace e decise di sposarlo. Il giorno dopo si unirono in matrimonio. Dopo una notte d’amore infocata i due olmi innamorati stabilirono che ognuno avrebbe vissuto nel proprio paese per non dare un dolore agli abitanti. A testimonianza del loro amore nacque l’Olmo Campestre che attualmente forma la zona verde della scuola del paese.”

 Proprio una storia romantica!  Ho passato un pomeriggio fantastico e pieno di intense emozioni. Ho saputo che anche l’OLMO BIANCO vive ed è un’altro esemplare di monumento secolare della natura protetto dal WWF, spero un giorno di passare da quelle parti per portargli i saluti dell’OLMA.

L’ALLEGRA “FATTORIA”

Come ogni sabato mattina sono scesa giù con l’idea di sorseggiare il caffè ascoltando brani d’opera in onda su  canale 5, però complice il tempo fuligginoso ho pigrato troppo e mi son trovata i “brandelli” giornalieri del reality condotto dalla Perego. Tanto che c’ero ho pensato: con  qualche risata si inizia bene la giornata.! All’inizio i fattorai stavano litigando ancora con la “casta” Lory e c’era più da piangere che da ridere ma poi è sbucato Ciro che s’era messo in testa di passare una notte tra Marianne e Lory,  furbo il piccolo! e  la cosa si è fatta intrigante. Infatti dopo qualche trattativa conclusa con La Lory nel lettino a fianco, ecco  i due nel “lettone”  di mammà che sotto le lenzuola armeggiano ma non percepisco  se muovono le lenzuola  per dargli aria o invece per qualcosa di concreto. Come al solito non s’è capito nulla,  sul più bello s’è vista la Lory raccontare che non aveva dormito per i rumori confusi  del letto a fianco, così ognuno è libero di immaginare le cose più strepitose….Ma a sentire Ciro è stata la notte più bella della sua vita, a sentire Marianne la carne ha resistito!!! Affari loro. Ancora in questi reality non mi è chiaro se quel che succede è “montato” ad arte o avviene in conseguenza del vivere forzato di gente che si ritrova con l’obiettivo di aumentare il suo potere d’acquisto senza avere nient’altro da spartire. Più che i partecipanti a me stuzzicano i tecnici addetti alle riprese, loro non si vedono, sono i fantasmi che sanno un mucchio di cose interessanti e non possono raccontarle  ma se potessero..allora .. La cosa strana nell’ascoltare Lory, non so se più curiosa o scandalizzata perchè era successo poco,  è che  mi ha risvegliato  un fatto simile capitato ad una mia amica qualche anno fa. Questa mia amica insieme ad un’altra mia amica, sua datrice di lavoro, era andata ad una fiera importante  che ogni anno si tiene negli Stati Uniti, e fin qui tutto normale, ma l’altra si era portata un consulente nonchè a suo piacere amante. Cosi alla sera s’infilava nella loro camera con la scusa di fare il punto della situazione sull’andamento della giornata, poi tra una chiacchiera e l’altra la passione si accendeva e la mia povera amica nel letto a fianco si tirava le lenzuola in testa per non vedere ma dimenticando di mettersi i tappi sentiva fino all’alba tutte le effusioni, i mugolii e quantaltro scaturiva dall’ardore dei due  amanti. Tornata a casa , come al solito  telefona infuriata al suo sfogatoio che sarei io, e non so quante cose inviperita mi ha detto sulla sconcezza dei due sulla loro mancanza di rispetto bla.. bla .. Dopo averla ascoltata le ho detto:  loro saranno stati indiscreti ma tu sapevi …forse ti piaceva sentire e magari  partecipare altrimenti avresti o preso le lenzuola andando  a dormire nella vasca da bagno, ti trasferivi nella camera di lui,  o prendevi il primo aereo e tornavi!!! La mia risposta come al solito non l’aveva gradita perchè non le lasciava spazio a repliche,   mi è stata alla larga fino alla prima occasione tragico-comica che aveva da raccontarmi, lei è meglio di un reality!!!! quello che dopo tanti anni d’amicizia non comprendo se c’è o ci fa, un po’ come la Lory, anche se a me piace il suo stile tra il meditato e lo studiato. L’allegra “fattoria” in confronto alla mia amica è una noia infinita!! Ma  guardando il bel “plasticato” della situazione una risata mi è scappata, in fondo era quello che volevo per iniziare bene la giornata….

MADRI RIBELLATEVI

Le polemiche sorte intorno alla canzone di Povia “Luca era gay”  hanno spinto la mia curiosità e la naturale  disposizione a non soffermarmi al sentito dire a leggere attentamente  il testo della canzone. Dire che sono rimasta esterrefatta dal contenuto è dire  poco, non per i passaggi sulla transizione che porta ad amare  prima un uomo e poi una donna, o viceversa, succede a tanti, ma dalle accuse verso la figura materna. Il messaggio della canzone di fatto è  rivolto ad un comportamento scorretto e fagocitario di una madre verso il figlio. Una madre egoista e instabile riversa sul figlio le sue frustrazioni di coppia, confonde l’identità, impedisce la crescita equilibrata, condiziona le scelte delle amicizie specie al femminile, distorce gli istinti sessuali del figlio al punto da spingerlo a pensare che è naturale essere attratto  ad amare un uomo, piuttosto che una donna, vergognandosi di se stesso e pieno di paura che gli altri scoprano questa sua tendenza. Quindi una esplicita accusa alla madre di aver manipolato la crescita e la libera espressione, d’averlo reso succube al suo volere trasformandolo in gay. Poi, nel momento che una donna prende l’iniziativa comprende di non essere gay, ma lo era diventato per colpa della madre, del suo modo di sobillare  le scelte, quindi d’esser vittima dell’amore esagerato, possessivo e ossessivo d’una madre irrealizzata con matrimonio finito male.

Francamente da madre  mi sento profondamente offesa dal messaggio che  la canzone volontariamente o non trasmette, è un attacco frontale alla donna madre e per di più in difficoltà, la dipinge come un’incapace a crescere un figlio maschio, a dargli una solida identità di ruolo sociale, soprattutto a renderlo consapevole e libero nella scelta di amare chi vuole e come vuole, una madre che travia, manipola e influenza nel modo più abietto il figlio al punto da farlo sentire diverso. Mi meraviglio che si sia fatta tanta fiera per l’orgoglio gay e non si sia sollevata una mosca a difesa delle madri che di certo sono ben altra cosa rispetto ai concetti espressi da Povia. Non capisco lo scalpore per uno che ha cambiato indirizzo sessuale, sempre sia vero e non una fola mediatica,  neanche il minimo sdegno ad un attacco frontale e duro verso le  madri. Non sono gli omosessuali il bersaglio di Povia sono le madri e il loro modo sbagliato di amare e allevare i figli, sono le madri le uniche responsabili delle scelte sessuali dei figli, vale a dire che solo le  madri influiscono nella psiche del figlio alterandone l’attrazione che lo rende etero o omo. Una vera corbelleria e una faciloneria scriteriata scaricare sulle madri quello che si è o non si è come se le madri fossero onniscienti e non semplici esseri umani soggetti a sbagli, ma di certo lontane mille miglia da quelle di Povia. Ma sua madre cosa pensa, non si ribella? Ho allevato da sola due maschi e due femmine, ho superato un sacco di difficoltà ma niente mi ha ferito come le parole di Povia, certo non dimentico che è una canzonetta ma il putiferio che si è scatenato intorno se non è di origine polico-commerciale è ignobile, significa una voluta disattenzione verso le donne specie le madri che non hanno un appoggio, la solita distorsione a dare contenuti secondo un criterio di scalpore piuttosto che di verità. Non mi meraviglierei se domani qualcuno paventasse che le  scelte sessuali sono solo il risultato di una educazione materna invece che di una scelta personale. Madri ribellatevi al messaggio di Povia, una canzonetta può far male più d’uno schiaffo. Mi aspetto di sentire qualche voce, se così non sarà vorrà dire che  le  donne madri valgono meno d’un gay o non fanno notizia degna di nota. In fondo se Luca prima era gay e poi etero vuol dire che ha cambiato idea o ha trovato l’alchimia dell’amore in una donna, una madre resta una madre e segue sempre un figlio, non cambia idea o figlio lo ama per quello che è, etero o omo che  differenza fa per una vera madre, niente. Non so se la canzone avrà successo o meno so solo che il contenuto è altamente dispregiativo per le madri.